","Corteo contro il carcere","post",1699487249,[42,43,44],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[16,14,12],{"post_content":47},{"matched_tokens":48,"snippet":51,"value":52},[49,50],"mera","di","della pena - si riduce alla \u003Cmark>mera\u003C/mark> richiesta \u003Cmark>di\u003C/mark> più controllo e sorveglianza negli","CORTEO CONTRO IL CARCERE\r\nE LA SOCIETA CHE NE HA BISOGNO\r\nSabato 11 novembre\r\ndalle ore 15\r\nangolo tra via Val della torre e corso Cincinnato (Torino)\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nQui l'intervista con una compagna, mentre \u003Cmark>di\u003C/mark> seguito il testo \u003Cmark>di\u003C/mark> lancio del corteo:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/CorteoCarcere.081123.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMentre non si riesce più a contare il numero \u003Cmark>di\u003C/mark> gente massacrata e la cui vita è in scacco per via \u003Cmark>di\u003C/mark> necessità e imperativi \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra che bussano alle porte \u003Cmark>di\u003C/mark> questa Europa apparentemente prossima al collasso sia economico che ecologico; mentre i giornali imperversano in una retorica schiacciante in cui terrorista è nominato colui che lotta, si organizza e risponde - colpo su colpo - alla violenza degli Stati, alla violenza delle colonie e all’ingiustizia strutturale dei sistemi differenziati del capitalismo neo-liberale (ossia la produzione, da parte del capitalismo, \u003Cmark>di\u003C/mark> categorie \u003Cmark>di\u003C/mark> persone sfruttabili, ricattabili e reprimibili a seconda delle sue necessità); mentre tutto questo succede, il carcere - essenza materiale e simbolica, della dirompenza del sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo, punizione e messa a valore delle classi oppresse - diventa un nodo centrale contro cui lottare. Non solo per ribadire come il potere si materializzi sulle vite \u003Cmark>di\u003C/mark> sfruttati e sfruttabili, ma anche per sottolineare quali alleanze vogliamo ribadire, scoprire e valorizzare nel nostro bisogno \u003Cmark>di\u003C/mark> organizzarci contro un'esistenza invivibile e inaccettabile.\r\n\r\nIl momento storico in cui ci troviamo a vivere ci impone la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> ampliare lo sguardo sul fenomeno carcerario, legandolo non solo a un dispositivo fisico repressivo, ma capendo come la diluizione del sistema carcere al \u003Cmark>di\u003C/mark> fuoridelle patrie galere coinvolga inevitabilmente i diversi strati sociali e informi il tessuto sociale tutto. Il governo Meloni e le sue politiche, marcatamente classiste, razziste e securitarie, mostra una continuità a ritmo sostenuto, in rapporto con gli esecutivi precedenti nel creare supposti \"soggetti criminali\" enemici da cui difenderci. La tendenza è quella giustizialista che continua a materializzarsi nell'uso della decretazione d'urgenza, sia riguardo al fenomeno della cosiddetta \"devianza giovanile\" sia a quello della migrazione. Decreti che hanno il medesimo obiettivo politico: privazione della libertà personale e \u003Cmark>di\u003C/mark> movimento. Un vero e proprio strapotere penale, e carcerario, quello che si sta sviluppando oltre il perimetro dell'istituzione totale per eccellenza, dove a farne le spese sarà la parte più sfruttabile e ricattabile del tessuto sociale. Il mito collettivo, secondo cui la prigione protegge (da cosa esattamente?) e quindi sia un male necessario, non è altro che un mito utilizzato per giustificare, quando ancora ce ne sia bisogno, l’istituzione carcere in sé, luogo ove confinare la miseria e soffocare la protesta contro l'ordine stabilito e creare cittadini obbedienti. E questo mito è \u003Cmark>di\u003C/mark> sovente ancorato all'idea, quasi religiosa, del \"chi ha peccato deve pagare\". Ma invece è ovvio che le carceri, essendo per essenza strutture coercitive, non possono che avere come unico scopo la disciplina e la sicurezza. Questo controllo sociale totalizzante viene esercitato al \u003Cmark>di\u003C/mark> là delle mura del carcere, attraverso la paura che esso incute, ma anche per \u003Cmark>mezzo\u003C/mark> delle cosiddette pene alternative, ovvero ulteriori strumenti per aumentare la carcerazione diffusa. La prigione è il luogo \u003Cmark>di\u003C/mark> punizione per eccellenza, in cui la società capitalista neoliberale rinchiude coloro che dichiara dannosi, per contenere qualsiasi slancio \u003Cmark>di\u003C/mark> rivolta sociale e mantenere così al suo interno valori morali basati sulla disuguaglianza, sullo sfruttamento, sul rispetto dell'autorità e sulla sottomissione alla violenza dello Stato.\r\n\r\nLe rivolte, gli scioperi della fame, le lotte dei reclusi che caratterizzano la quotidianità delle carceri, sono l'evidenza \u003Cmark>di\u003C/mark> una rabbia irriformabile. Una rabbia relegata, dagli organi governamentali, a una totale silenziazione delle sue rivendicazioni, in cui si vuole privare \u003Cmark>di\u003C/mark> significato qualsiasi atto \u003Cmark>di\u003C/mark> protesta con la conseguente invisibillazione delle condizioni detentive.Le parole del ministro della Giustizia Nordio, in visita al carcere \u003Cmark>Lorusso\u003C/mark> e Cotugno, lo scorso mese in risposta alla morte \u003Cmark>di\u003C/mark> due detenute, non fanno altro che speculare sull'accaduto e portare avanti i calcoli politici \u003Cmark>di\u003C/mark> governo, \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte all'evidenza strutturale che il carcere uccide. Lo scopo delle istituzioni penitenziarie è dunque chiaro: controllare, monitorare, punire, uccidere, poiché la necropolitica è parte integrante della logica carceraria.\r\n\r\nEssa si basa sul fare della violenza-tortura-morte uno strumento \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo e deterrenza per gli internati, verso il mondo dei liberi e in particolare verso quegli strati del tessuto sociale che, in diverse forme, escono dagli schemi costruiti attorno ad essi. Grazie allo sciopero della fame \u003Cmark>di\u003C/mark> 181 giorni portato avanti da Alfredo Cospito e alla mobilitazione contro il 41bis e l'ergastolo ostativo al suo fianco, è oggi forse maggiormente noto come lo stato utilizzi la tortura, annientando psico-fisicamente le persone detenute nelle carceri per estorcere informazioni, richiedere il pentimento o la dissociazione. Questi sono i meccanismi brutali \u003Cmark>di\u003C/mark> cui si avvalgono le istituzioni per il re-inquadramento \u003Cmark>di\u003C/mark> massa della società tutta.\r\n\r\nQuando il sistema carcerario esplica la sua funzione violenta e mortifera, l'opinione pubblica tende a polarizzarsi in due correnti non dualistiche tra \u003Cmark>di\u003C/mark> loro: da una parte si consolida l'approccio giustizialista, dove si criminalizza e si condanna alla responsabilità individuale dell'espiazione della colpa, discorso accettato da un ampia fetta della società. Dall'altra, invece, il paradigma garantista, abbandonate le proprie velleità \u003Cmark>di\u003C/mark> assicurazione dello stato \u003Cmark>di\u003C/mark> diritto - come il principio \u003Cmark>di\u003C/mark> proporzionalità e funzione rieducativa della pena - si riduce alla \u003Cmark>mera\u003C/mark> richiesta \u003Cmark>di\u003C/mark> più controllo e sorveglianza negli istituti penitenziari, tramite l'assunzione massiccia \u003Cmark>di\u003C/mark> guardie, militari e personale sanitario. Nello specifico i sindacati \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia avanzano rivendicazioni bastate sulla richiesta \u003Cmark>di\u003C/mark> più organico con l'obbiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> aumentare la loro capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> coercizione e violenza nei confronti dex detenutx,soprattutto dex rivoltosx.\r\n\r\nEntrambi gli approcci danno voce quindi ad un unicum securitario. Un discorso che nel suo complesso va smascherato. La violenza statale si perpetua nell'ordine carcerario anche attraverso il sovraffollamento, la mancanza \u003Cmark>di\u003C/mark> cure sanitarie e i pestaggi della polizia. Pensare \u003Cmark>di\u003C/mark> riformare le carceri non è un'orizzonte politico desiderabile perché non può esserci una vera emancipazione senza la distruzione totale dei luoghi \u003Cmark>di\u003C/mark> reclusione e della società che li necessita.\r\nCONTRO IL CARCERE E LA SOCIETÀ CHE NE HA BISOGNO: rendiamo tangibile la solidarietà a chi resiste e lotta contro la violenza quotidiana della detenzione, attraversando le strade \u003Cmark>di\u003C/mark> Vallette per arrivare fino alle mura del carcere \u003Cmark>Lorusso\u003C/mark> Cotugno.\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[54],{"field":55,"matched_tokens":56,"snippet":51,"value":52},"post_content",[49,50],2310390430660821000,{"best_field_score":59,"best_field_weight":60,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":28,"score":61,"tokens_matched":62,"typo_prefix_score":62},"2220420628480",14,"2310390430660821105",4,6678,{"collection_name":39,"first_q":65,"per_page":66,"q":65},"LORUSSO PEZZO DI MERDA",6,8,{"facet_counts":69,"found":11,"hits":97,"out_of":168,"page":11,"request_params":169,"search_cutoff":18,"search_time_ms":155},[70,76],{"counts":71,"field_name":74,"sampled":18,"stats":75},[72],{"count":11,"highlighted":73,"value":73},"arsider","podcastfilter",{"total_values":11},{"counts":77,"field_name":17,"sampled":18,"stats":95},[78,80,82,84,86,88,90,92,94],{"count":11,"highlighted":79,"value":79},"meme",{"count":11,"highlighted":81,"value":81},"noise",{"count":11,"highlighted":83,"value":83},"merda",{"count":11,"highlighted":85,"value":85},"droga",{"count":11,"highlighted":87,"value":87},"RONDE",{"count":11,"highlighted":89,"value":89},"violenza",{"count":11,"highlighted":91,"value":91},"TRINCERONE",{"count":11,"highlighted":93,"value":93},"EXPLOITATION",{"count":11,"highlighted":65,"value":65},{"total_values":96},9,[98],{"document":99,"highlight":122,"highlights":152,"text_match":163,"text_match_info":164},{"comment_count":28,"id":100,"is_sticky":28,"permalink":101,"podcastfilter":102,"post_author":103,"post_content":104,"post_date":105,"post_excerpt":34,"post_id":100,"post_modified":106,"post_thumbnail":107,"post_title":108,"post_type":109,"sort_by_date":110,"tag_links":111,"tags":121},"97675","http://radioblackout.org/podcast/08-05-25-arsider-speciale-degrado/",[73],"outsidermusic","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/080525_SPECIALE_DEGRADO.mp3\"][/audio]\r\n\"Il riconoscimento” è il prerequisito della giustizia. 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