","Aziende produttrici di armi : lobby e interessi italiani.","post",1683815734,[61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/lobby-delle-armi/","http://radioblackout.org/tag/narrazione-bellica/","http://radioblackout.org/tag/produzione-armi-in-italia/",[15,30,34],{"post_content":66,"post_title":72,"tags":76},{"matched_tokens":67,"snippet":70,"value":71},[68,69],"delle","armi","di questi riguarda la vendita \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>armi\u003C/mark> cosiddette leggere per uso privato.","Secondo la stima diffusa dal SIPRI di Stoccolma la spesa militare mondiale ha raggiunto nel 2022 la somma di 2.240 miliardi di dollari complessivi, ossia una crescita del 3.7% rispetto all'anno precedente. Ciò significa un aumento di 127 miliardi in un anno. Gli Stati Uniti restano al primo posto in classifica nella spesa militare globale ricoprendo il 39%, una cifra di tre volte maggiore rispetto al paese al secondo posto, ossia la Cina.\r\n\r\nAnche l'Italia ambisce ad ottenere la sua posizione nella cartografia globale \u003Cmark>delle\u003C/mark> industrie di armamenti e questo risulta evidente in questa fase in cui la propaganda bellica assume un ruolo di primo piano negli interessi governativi, ciononostante è indicativo che nonostante la spesa pubblica dedicata agli armamenti aumenti, a totale discapito \u003Cmark>delle\u003C/mark> esigenze del Paese, la percentuale in PIL del ritorno di questa spesa è veramente minima. Ne abbiamo parlato con Francesco Vignarca della Rete Pace e Disarmo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Francesco-Vignarca-rete-pace-e-disarmo-2023_05_11_2023.05.11-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa questione degli armamenti in Italia ha differenti aspetti, uno di questi riguarda la vendita \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>armi\u003C/mark> cosiddette leggere per uso privato. Di questo vasto mondo di \u003Cmark>lobby\u003C/mark> italiane ne ha fatto un'inchiesta Giorgio Beretta in un saggio dal titolo \"Il Paese \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>armi\u003C/mark>\", che verrà presentato oggi pomeriggio alle ore 17.30 presso il Centro Studi Sereno Regis a Torino. All'interno del saggio viene analizzato il tema della \"cultura\" \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>armi\u003C/mark> e le percentuali che riguardano il loro utilizzo in casi che smentiscono la narrazione della legittima difesa.\r\n\r\nIl governo in carica cavalca l'onda della propaganda bellicista, come dimostra, tra le altre, la fotografia che ritraeva la sottosegretaria della Difesa Isabella Rauti mentre imbracciava un fucile mitragliatore ARX-200 in occasione del Salone degli Armamenti di Abu Dhabi. Questo fatto pone in risalto come la narrazione che tende alla normalizzazione dell'uso e della vendita di \u003Cmark>armi\u003C/mark> rispecchi interessi economici e politici di cui nessuna forza politica è esente, come dimostrano le cariche presso le aziende principali in fatto di produzione di \u003Cmark>armi\u003C/mark> e nelle \u003Cmark>lobby\u003C/mark>, di esponenti da destra a sinistra dell'arco parlamentare che si riciclano nell'ambito della compra vendita \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>armi\u003C/mark>.\r\n\r\nDi seguito l'approfondimento con Giorgio Beretta autore di \"Il Paese \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>armi\u003C/mark>\".\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Beretta-il-paese-delle-armi-2023_05_11_2023.05.11-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":73,"snippet":75,"value":75},[69,74],"lobby","Aziende produttrici di \u003Cmark>armi\u003C/mark> : \u003Cmark>lobby\u003C/mark> e interessi italiani.",[77,81,83],{"matched_tokens":78,"snippet":80},[79,68,69],"Lobby","\u003Cmark>Lobby\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>armi\u003C/mark>",{"matched_tokens":82,"snippet":30},[],{"matched_tokens":84,"snippet":85},[69],"produzione \u003Cmark>armi\u003C/mark> in italia",[87,93,96],{"field":35,"indices":88,"matched_tokens":89,"snippets":92},[47,14],[90,91],[79,68,69],[69],[80,85],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":70,"value":71},"post_content",[68,69],{"field":97,"matched_tokens":98,"snippet":75,"value":75},"post_title",[69,74],1736172819517538300,{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":103,"num_tokens_dropped":47,"score":104,"tokens_matched":103,"typo_prefix_score":47},"3315704398080",13,3,"1736172819517538411",{"document":106,"highlight":124,"highlights":141,"text_match":99,"text_match_info":151},{"cat_link":107,"category":108,"comment_count":47,"id":109,"is_sticky":47,"permalink":110,"post_author":50,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":53,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":58,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":122},[44],[46],"52625","http://radioblackout.org/2019/02/la-lobby-delle-armi-ha-il-suo-padrino-politico/","Un refrain piuttosto ricorrente è quello che vede la società civile americana contrapporsi alla Nra, la National Rifle Association, ogni qual volta si registra una nuova strage in un campus o in altri luoghi pubblici a causa della facilità con cui ci si può armare in Usa. Un fenomeno che è riconducibile all'azione di lobbismo da parte della associazione degli armaioli americani. Ora, leggendo un bell'articolo proposto da \"Pressenza\" a firma Andrea Intonti si direbbe che sia stata posta la prima pietra per la fondazione di un sistema di potere simile a quello che ha dato così tanta forza alla Nra che di riflesso produce una forte base di consenso per i politici privi di scrupoli che intendono accarezzare gli interessi di cacciatori e amanti delle armi, ora schierata a coorte dietro al Comitato Direttiva 477, che intende tutelare i diritti dei legali detentori di armi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Intonti che studia i sistemi di potere e in particolare il loro fondamento sulle lobbies che scelgono di creare cartelli con il potere politico per salvaguardare interessi economici che travolgono la comune percezione della realtà, inducendo in questo caso da lui analizzato a scelte di detenzione di armi sempre più diffuse... l'argomento ha scatenato un dibattito che potete ascoltare in questo podcast, che dà voce anche a pareri critici rispetto a un aspetto dell'articolo da cui siamo partiti, ritenendo utile che lo stato non possa controllare eccessivamente il possesso e l'uso delle armi: un dibattito interessante che magari potremo approfondire ulteriormente\r\n\r\nLa saldatura di interessi tra politica e lobbies\r\n\r\n \r\n\r\n ","18 Febbraio 2019","2019-02-18 02:01:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-15_industria-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"201\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-15_industria-300x201.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-15_industria-300x201.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-15_industria-768x514.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-15_industria-1024x686.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-15_industria.jpg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La lobby delle armi ha il suo padrino politico",1550455304,[119,61,120,121],"http://radioblackout.org/tag/distretti-industriali/","http://radioblackout.org/tag/salvini/","http://radioblackout.org/tag/sistema-di-potere/",[32,15,123,28],"salvini",{"post_content":125,"post_title":129,"tags":132},{"matched_tokens":126,"snippet":127,"value":128},[68,69],"interessi di cacciatori e amanti \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>armi\u003C/mark>, ora schierata a coorte dietro","Un refrain piuttosto ricorrente è quello che vede la società civile americana contrapporsi alla Nra, la National Rifle Association, ogni qual volta si registra una nuova strage in un campus o in altri luoghi pubblici a causa della facilità con cui ci si può armare in Usa. 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Haftar, ufficiale di Gheddafi poi passato all'opposizione e risieduto a lungo negli Stati Uniti dove ha collaborato a lungo con la CIA ed il Dipartimento degli Esteri del paese americano, sostiene che la nave turca si dirigesse verso Derna, porto libico sotto il controllo dei salafiti proclamatisi alleati dell'Isis, eventualità che il governo e l'armatore turco smentiscono.\r\nDietro questo atto di aggressione c'è la guerra per procura che si muovono Turchia e Qatar i quali appoggiano i Fratelli Musulmani insediati al governo a Tripoli, e Arabia Saudita ed Egitto che fiancheggiano il governo uscito dalle elezioni libiche del 2012 e che si proclama laico ma soprattutto nemico dei Fratelli musulmani. L'Egitto, da parte sua ha cambiato radicalmente posizione dopo il colpo di stato che ha abbattuto il Presidente Morsi dei Fratelli Musulmani ed ha insediato al potere il generale Al Sisi, schieratosi con l'Arabia Saudita.\r\nIn altre parole l'azione di ieri potrebbe essere inquadrata dentro la guerra che le due coppie di potenze dell'area sunnita del mondo mussulmano mediorientale si stanno muovendo su più scacchieri in questo momento: Africa del Sahel, Libia e Siria. Più in generale si tratterebbe di un conflitto per l'egemonia nel mondo arabo in vista di uno scontro più generale con l'Iran, potenza emergente dell'area e stato in prudente ma deciso avvicinamento verso gli Stati Uniti.\r\nBisogna anche ricordare che Haftar ha agito probabilmente anche per impedire la costituzione di un governo di unità nazionale tra i tripolini filo-turchi (e qatarini) e il parlamento di Tobruk (amico di Egitto e sauditi). Il loro possibile riavvicinamento vorrebbe dire che i due blocchi sunniti hanno trovato un accordo che non potrebbe che escludere proprio Haftar che si è presentato come salvatore della patria e che affida alla vittoria militare le sue chance di controllare l'intero paese.\r\nNon è da escludere nemmeno che il generale libico agisca per conto di Washington che, in pieno sganciamento dal Medio Oriente, non vede di buon occhio la formazione di un blocco sunnita (che avrebbe anche l'appoggio di Israele - si vedano i boatos su di un accordo tra il paese ebraico e Hamas ormai passata in quota saudita - perchè quest'alleanza sarebbe necessariamente diretta contro Teheran e questo porterebbe alla continuazione dell'instabilità nell'area.\r\nArea dalla quale gli americani non vedono l'ora di sganciarsi come dimostrano le tensioni sempre più forti tra Washington da un lato e Israele e Arabia Saudita dall'altro. Il costo del mantenimento dell'intervento americano in Medio Oriente è sempre più alto e oggi, dopo lo sganciamento dal petrolio saudita, sempre meno giustificato per un'amministrazione poco condizionata dalla lobby petrolifera e da quella dell'industria delle armi, da sempre favorevoli all'alleanza con Ryad e Tel Aviv e alla presenza USA in Medio Oriente.\r\nNon si deve dimenticare infine che il bombardamento del mercantile turco avviene all'indomani delle ritrovate velleità europee (a guida italiana) di intervento in Libia. Tali velleità si basano sull'ipotesi di una ritrovata unità nazionale libica e della fine delle ostilità tra Tobruk e Tripoli. Eventualità, come abbiamo visto, considerata assolutamente negativa tanto da Haftar che da Washington.\r\nAscolta la diretta con Stefano:\r\n\r\nredattore stefano_libia_attacco nave","12 Maggio 2015","2015-05-14 12:42:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/libia-222x160-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"222\" height=\"160\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/libia-222x160.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Libia. 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In fondo si tratta di selezionare, filtrare e gerarchizzare una forza-lavoro senza diritti e infinitamente disponibile allo sfruttamento, utile anche per ricattare, al ribasso, la già debole forza-lavoro del continente.\r\nSul significato e le responsabilità di questi periodici naufragi, abbiamo scambiato qualche parola con Giacomo dell'associazione di Askavusa di Lampedusa\r\ngiacomo_askavusa_13_5_14\r\n\r\n \r\n\r\nQui il loro ultimo, chiarissimo, comunicato:\r\nDopo i tanti naufragi di questi anni e la progressiva militarizzazione della gestione delle migrazioni, le tragedie, le emergenze, i naufragi assumono sempre di più un aspetto di giustificazione e gestione economica per chi ha in mano il potere.\r\nMantenere il caos, la disorganizzazione, la malagestione, sembrano prassi collaudate, più che effetti di una incapacità politica e gestionale.\r\n\r\nCosi a Lampedusa, per tenere in piedi l'affare immigrazione (Tratta di corpi/oggetto) si scaricano su una piccola comunità problematiche internazionali e la disperazione di migliaia di persone. I migranti sono stati nuovamente fatti scendere per pochi minuti in porto e fatti risalire sulla nave di linea che collega Lampedusa a Porto Empedocle. Questo ha provocato un forte ritardo della partenza e un enorme perdita per i pescatori lampedusani che continuamente vedono svalutato il pregiato pescato, per questioni inerenti alle mancanze della compagnia Siremar o in questo caso all'abuso da parte dello stato italiano, dei mezzi che sono predisposti per la vita della comunità di Lampedusa, da troppo tempo depredata di tutto: dalla militarizzazione massiccia dell'isola, che si vorrebbe continuare con l'ampliamento del centro e l'esproprio di alcuni terreni adiacenti al centro, alla continua pressione mediatica che tende a dare una narrazione dell'isola ad uso della politica e di chi fa affari sulla pelle degli ultimi.\r\n\r\nOvviamente ci sono anche delle responsabilità della comunità e dell'amministrazione comunale, che vanno affrontate in modo serio e costruttivo, ma di sicuro l'atteggiamento di scaricare le colpe su chi si trova in condizioni peggiori delle nostre non aiuta, e fa il gioco di chi usa e abusa di Lampedusa. Se non si inserisce l'uso da parte del potere di Lampedusa, in un uso sistematico delle risorse dei territori \"Altri\" da parte di alcune lobby e di una oligarchia che ha come unica legge il mercato, avremo una lettura miope e distorta di ciò che sta accadendo. Ciò che accade a Lampedusa, accade da secoli, in altre forme, in Africa e in altre zone del pianeta.\r\n\r\nLampedusa ha da offrire la sua posizione strategica, ed il suo essere set teatrale. Basta ripensare a quello che accaduto nel 2011, per rendersi conto di come l'isola possa essere usata per mettere in scena \"L'invasione dell'Europa\" con poco più di 60 mila persone passate in un anno. Se si trattengono 10 mila persone a Lampedusa come avvenne per i Tunisini nel 2011, ovviamente si creano condizioni e rappresentazioni che non si potrebbero avere se la stessa quantità di persone fosse distribuità in tutta Italia.\r\nRimandiamo al libro: Lampedusa, lo spettacolo del confine di Paolo Cuttitta per avere ampia descrizione dell'uso \"teatrale\" che si è fatto di Lampedusa.\r\n\r\nQuindi il sistema, da Lampedusa questo prende, la facilità di creare a Lampedusa rappresentazioni ed emergenze, tragedie e apologie. In Africa ha preso schiavi, interi territori, materie prime, progettazione legata alla cooperazione, debito, mercato per la vendita di armi e retorica per pulirsi le coscienze.\r\n\r\nCosi ora i recenti naufragi che non mobilitano le stesse masse di opinionisti, artisti, mass media, etc etc hanno un sapore ancora più amaro, ma nel contempo assumono la stessa funzione delle emergenze e delle tragedie di Lampedusa.\r\n\r\nLe parole sono le stesse, che sia un autorità europea a parlare o libica la questione rimane la stessa \"Ci servono i soldi\". Il ricatto è sempre legato ai corpi dei migranti, che siano morti o vivi, che siano innalzati a martiri del dirittoumanesimo o declassati a invasori portatori di malattie e povertà, che siano intesi come un problema o una risorsa, raramente riescono a esprimere in prima persona la loro condizione, non sono mai soggetti, sono sempre e solo oggetti, feticci, corpi biologici.\r\n\r\nCiò che chiediamo da tempo è:\r\nPerchè si continuano a fare guerre e produrre armi ?\r\nPerchè si continua a sfruttare i territori del cosidetto \"Terzomondo\" ?\r\nPerchè non si regolarizzano i viaggi di tutti ?\r\nPerchè i fondi impiegati per costruire e gestire luoghi di reclusione e tortura come i CIE o altri centri del genere non vengono impiegati per costruire strutture nei paesi terzi per avviare le pratiche di richiesta d'asilo ?\r\nPerchè a fronte di viaggi pagati anche 10 mila euro per arrivare in Europa non si concedono più facilmente i visti per lavoro e turismo e si favoriscono viaggi regolari su navi e aerei di linea ?\r\n\r\nQueste sono solo alcune domande, ce ne sarebbero altre, ma la risposta crediamo sia sempre la stessa. L'attuale sitema economico liberale/capitalista ha bisogno di questo. Storicamente c'è un filo che lega lo schiavismo, l'nvasione delle americhe, il colonialismo, il razzismo, l'imperialismo e la gestione delle migrazioni contemporanee. La globalizzazione ha accentuato tutte quelle questioni legate allo sfruttamento di classe e dei territori più ricchi di materie prime.\r\n\r\nAlla nostra comunità chiediamo di tentare di fare un'analisi generale delle questioni che investono Lampedusa e non fermarsi alla tentazione di scavalcare il muro più basso, cosa che i governanti vogliono e stimolano.\r\nDi cercare una empatia con le classi più deboli che vivono in altre forme i nostri stessi problemi.\r\n\r\nA chi ha già riconosciuto il problema in un problema sostanziale di classe e distribuzione delle ricchezze come base di analisi anche per le migrazioni di continuare a percorrere questa strada teorica e di praticare la solidarietà con i migranti, non in quanto tali, ma come portatori di istanze politiche e storiche.\r\n\r\nAi governanti, alle ONG, agli esportatori di diritti umani, a chi sfrutta i lavoratori e i territori, ai capitalsiti, a chi usa le tragedie e Lampedusa per i propri sporchi affari diciamo: \"SIETE I NOSTRI NEMICI\"","13 Maggio 2014","2014-05-19 11:58:14","Una nuova tragedia targata Europa",1400003340,[200,201,202,203,204],"http://radioblackout.org/tag/askavusa/","http://radioblackout.org/tag/europa/","http://radioblackout.org/tag/lampedusa/","http://radioblackout.org/tag/mediterraneo/","http://radioblackout.org/tag/migranti/",[24,206,207,208,209],"europa","Lampedusa","Mediterraneo","migranti",{"post_content":211},{"matched_tokens":212,"snippet":213,"value":214},[68,74],"Lampedusa, in un uso sistematico \u003Cmark>delle\u003C/mark> risorse dei territori \"Altri\" da parte di alcune \u003Cmark>lobby\u003C/mark> e di una oligarchia che","L'ennesima \"tragedia del mare\", come siamo ormai stati abituati a derubricare le periodiche morti di massa prodotte dalle politiche europee sull'immigrazione nel Mar Mediterraneo conta questa volta già 17 morti accertati e oltre un centinaio di dispersi.\r\nIl gioco \u003Cmark>delle\u003C/mark> parti tra governo italiano e Unione Europea sulle responsabilità della nuova strage fanno venire il voltastomaco e nascondono la realtà - fatta di potere e soldi - di una divisione europea e gerarchizzata del lavoro di \"frontierizzazione\" armata del continente, dove lo scopo è appaltare sempre un po' più a sud il lavoro sporco per gestire masse di emigranti in fuga da guerre, carestie e assenza di prospettive causate dal modello liberista euro-atlantico.\r\nMentre il gioco a rimpiattino continua, saremo obbligati ad essere ancora innumerevoli volte testimoni di nuove tragedie che hanno però precise responsabilità e contenuti. In fondo si tratta di selezionare, filtrare e gerarchizzare una forza-lavoro senza diritti e infinitamente disponibile allo sfruttamento, utile anche per ricattare, al ribasso, la già debole forza-lavoro del continente.\r\nSul significato e le responsabilità di questi periodici naufragi, abbiamo scambiato qualche parola con Giacomo dell'associazione di Askavusa di Lampedusa\r\ngiacomo_askavusa_13_5_14\r\n\r\n \r\n\r\nQui il loro ultimo, chiarissimo, comunicato:\r\nDopo i tanti naufragi di questi anni e la progressiva militarizzazione della gestione \u003Cmark>delle\u003C/mark> migrazioni, le tragedie, le emergenze, i naufragi assumono sempre di più un aspetto di giustificazione e gestione economica per chi ha in mano il potere.\r\nMantenere il caos, la disorganizzazione, la malagestione, sembrano prassi collaudate, più che effetti di una incapacità politica e gestionale.\r\n\r\nCosi a Lampedusa, per tenere in piedi l'affare immigrazione (Tratta di corpi/oggetto) si scaricano su una piccola comunità problematiche internazionali e la disperazione di migliaia di persone. I migranti sono stati nuovamente fatti scendere per pochi minuti in porto e fatti risalire sulla nave di linea che collega Lampedusa a Porto Empedocle. Questo ha provocato un forte ritardo della partenza e un enorme perdita per i pescatori lampedusani che continuamente vedono svalutato il pregiato pescato, per questioni inerenti alle mancanze della compagnia Siremar o in questo caso all'abuso da parte dello stato italiano, dei mezzi che sono predisposti per la vita della comunità di Lampedusa, da troppo tempo depredata di tutto: dalla militarizzazione massiccia dell'isola, che si vorrebbe continuare con l'ampliamento del centro e l'esproprio di alcuni terreni adiacenti al centro, alla continua pressione mediatica che tende a dare una narrazione dell'isola ad uso della politica e di chi fa affari sulla pelle degli ultimi.\r\n\r\nOvviamente ci sono anche \u003Cmark>delle\u003C/mark> responsabilità della comunità e dell'amministrazione comunale, che vanno affrontate in modo serio e costruttivo, ma di sicuro l'atteggiamento di scaricare le colpe su chi si trova in condizioni peggiori \u003Cmark>delle\u003C/mark> nostre non aiuta, e fa il gioco di chi usa e abusa di Lampedusa. Se non si inserisce l'uso da parte del potere di Lampedusa, in un uso sistematico \u003Cmark>delle\u003C/mark> risorse dei territori \"Altri\" da parte di alcune \u003Cmark>lobby\u003C/mark> e di una oligarchia che ha come unica legge il mercato, avremo una lettura miope e distorta di ciò che sta accadendo. Ciò che accade a Lampedusa, accade da secoli, in altre forme, in Africa e in altre zone del pianeta.\r\n\r\nLampedusa ha da offrire la sua posizione strategica, ed il suo essere set teatrale. Basta ripensare a quello che accaduto nel 2011, per rendersi conto di come l'isola possa essere usata per mettere in scena \"L'invasione dell'Europa\" con poco più di 60 mila persone passate in un anno. Se si trattengono 10 mila persone a Lampedusa come avvenne per i Tunisini nel 2011, ovviamente si creano condizioni e rappresentazioni che non si potrebbero avere se la stessa quantità di persone fosse distribuità in tutta Italia.\r\nRimandiamo al libro: Lampedusa, lo spettacolo del confine di Paolo Cuttitta per avere ampia descrizione dell'uso \"teatrale\" che si è fatto di Lampedusa.\r\n\r\nQuindi il sistema, da Lampedusa questo prende, la facilità di creare a Lampedusa rappresentazioni ed emergenze, tragedie e apologie. In Africa ha preso schiavi, interi territori, materie prime, progettazione legata alla cooperazione, debito, mercato per la vendita di \u003Cmark>armi\u003C/mark> e retorica per pulirsi le coscienze.\r\n\r\nCosi ora i recenti naufragi che non mobilitano le stesse masse di opinionisti, artisti, mass media, etc etc hanno un sapore ancora più amaro, ma nel contempo assumono la stessa funzione \u003Cmark>delle\u003C/mark> emergenze e \u003Cmark>delle\u003C/mark> tragedie di Lampedusa.\r\n\r\nLe parole sono le stesse, che sia un autorità europea a parlare o libica la questione rimane la stessa \"Ci servono i soldi\". Il ricatto è sempre legato ai corpi dei migranti, che siano morti o vivi, che siano innalzati a martiri del dirittoumanesimo o declassati a invasori portatori di malattie e povertà, che siano intesi come un problema o una risorsa, raramente riescono a esprimere in prima persona la loro condizione, non sono mai soggetti, sono sempre e solo oggetti, feticci, corpi biologici.\r\n\r\nCiò che chiediamo da tempo è:\r\nPerchè si continuano a fare guerre e produrre \u003Cmark>armi\u003C/mark> ?\r\nPerchè si continua a sfruttare i territori del cosidetto \"Terzomondo\" ?\r\nPerchè non si regolarizzano i viaggi di tutti ?\r\nPerchè i fondi impiegati per costruire e gestire luoghi di reclusione e tortura come i CIE o altri centri del genere non vengono impiegati per costruire strutture nei paesi terzi per avviare le pratiche di richiesta d'asilo ?\r\nPerchè a fronte di viaggi pagati anche 10 mila euro per arrivare in Europa non si concedono più facilmente i visti per lavoro e turismo e si favoriscono viaggi regolari su navi e aerei di linea ?\r\n\r\nQueste sono solo alcune domande, ce ne sarebbero altre, ma la risposta crediamo sia sempre la stessa. 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In Italia ci sono 3,2 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4,7 della media europea. In Italia i posti letto sono calati del 30 per cento tra il 2000 e il 2017.\r\nIl governo si è gingillato tra banchi a rotelle e ponte sullo stretto ma solo le briciole sono state stanziate per assumere medici, infermieri, assistenti sanitari, per aprire nuovi reparti, per la prevenzione e la cura nel territorio, per le USCA, le unità di assistenza domiciliare.\r\nI sanitari che rendono pubbliche le condizioni in cui sono obbligati a lavorare sono sottoposti a provvedimenti disciplinari e rischiano il posto.\r\nI soldi del recovery found non verranno utilizzati per tutelare la nostra salute, ma per sostenere le imprese, la lobby del cemento e del tondino, l’industria bellica e l’apparato militare.\r\nOggi la sanità è al collasso: i posti letto scarseggiano, non ci sono strutture e personale per curare adeguatamente tutti.\r\nPer chi se le può permettere ci sono le cliniche private, la prevenzione, le cure. Per gli altri la vita è oggi più che mai un terno al lotto. Ma a decidere non è mai il destino. Decidono i governi.\r\nI responsabili siedono sui banchi del parlamento, nei consigli regionali e nelle segreterie di tutti i partiti. Tutti hanno governato, trasformando la salute in business.\r\n\r\nNel 2020 sono stati stanziati circa 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019. Calcolate quanti posti letto, quanti ospedali, quanti tamponi, quanta ricerca si potrebbe finanziare con questi 26 miliardi e rotti di euro. Avrete la misura della criminalità di questo e di tutti i governi di questi anni.\r\n\r\nIn questi lunghi mesi è diventato “normale” scegliere chi vive e chi muore in caso “le risorse non siano sufficienti”. Chi è povero, malato, anziano non merita di vivere. La sua vita è un costo insostenibile per chi sceglie di spendere per rinforzare l’apparato bellico che sostiene l’imperialismo tricolore e gli interessi di multinazionali come ENI e Leonardo.\r\nLa bozza di piano pandemico stabilisce che i responsabili di “fughe di notizie” vengano censurati: la verità sulla gestione della pandemia non deve essere resa pubblica.\r\n\r\nI militari, promossi a poliziotti durante la pandemia, sono nelle nostre strade per affiancare le altre forze dell’ordine nella repressione di ogni insorgenza sociale.\r\nSono per le strade dei quartieri dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove si allungano le file di poveri, senza casa, senza reddito, precari. \r\nLa crisi pandemica che ha colpito la maggior parte dei paesi europei ha prodotto una crisi sociale senza precedenti, che sta innescando momenti di rivolta sociale.\r\nSe non ci sono i soldi per il fitto e le bollette, la tutela della salute diventa un lusso che pochi possono permettersi. Per mettere insieme il pranzo con la cena, molti si sono dovuti adattare ad una miriade di lavori precari sottopagati, senza reali tutele dal rischio di contagio.\r\nLa chiamano pandemia ma è una sindemia, perché il virus colpisce e uccide soprattutto i più poveri, quelli che più degli altri sono colpiti da malattie croniche, che dipendono dallo stile di vita, dall’esposizione all’inquinamento, dal cibo spazzatura, dal mancato accesso a prevenzione e cura.\r\nIl coprifuoco serale, inutile per contenere il virus, è mera ginnastica d’obbedienza, uno dei tanti dispositivi disciplinari sperimentati in vista di possibili insorgenze sociali. La produzione non si deve mai fermare, costi quel che costi, mentre le nostre vite sono sempre più compresse.\r\nIl governo teme le rivolte e elargisce elemosine a scadenza agli imprenditori colpiti dalle chiusure. Ma per i tanti che lavoravano in nero o con contratti di poche settimane non c’è né cassa integrazione, né “ristori”.\r\nIl governo si è preso pieni poteri, ha reso permanente lo stato di emergenza, per avere mano libera nella repressione delle lotte. I tanti pacchetti sicurezza usati per dare scacco agli indesiderabili, ai corpi in eccesso, ai sovversivi non bastano ad un governo che vuole mettere sotto controllo militare l’intera popolazione.\r\n\r\nPresto finiranno blocco degli sfratti e cassa integrazione, presto non ci saranno più salvagente, presto gli ultimi saranno chiamati a pagare un prezzo ancora più alto per la crisi pandemica.\r\nPer il governo le nostre vite non valgono fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa.\r\nLe restrizioni imposte dal governo non basteranno a fermare il virus. Un virus che continuerà a correre finché la logica del profitto e della guerra sarà più importante delle nostre vite.\r\n\r\nFermarli dipende da ciascuno di noi. Salute e giustizia sociale vanno di pari passo.\r\n\r\nLe fabbriche d’armi, le caserme, i poligoni di tiro, le basi militari sono a due passi dalle nostre case.\r\nGettare sabbia negli ingranaggi del militarismo è possibile ed urgente.\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nAssemblea antimilitarista – Torino\r\nLaboratorio Anarchico Perlanera – Alessandria\r\nLa Miccia – Asti”","9 Febbraio 2021","2021-02-09 17:29:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/antiwar_poster-black-intero-blu-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"282\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/antiwar_poster-black-intero-blu-300x282.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/antiwar_poster-black-intero-blu-300x282.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/antiwar_poster-black-intero-blu-1024x963.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/antiwar_poster-black-intero-blu-768x722.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/antiwar_poster-black-intero-blu-1536x1444.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/antiwar_poster-black-intero-blu.jpg 1606w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Guerra al covid o guerra ai poveri? #antimilitarista13F",1612891757,[236,237,238,239,240,241],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarista13f/","http://radioblackout.org/tag/giornata-antimilitarista/","http://radioblackout.org/tag/guerra-ai-poveri/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione-delle-citta/","http://radioblackout.org/tag/spesa-di-guerra/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[243,244,245,246,247,248],"#antimilitarista13F","giornata antimilitarista","guerra ai poveri","militarizzazione delle città","spesa di guerra","torino",{"post_content":250,"tags":254},{"matched_tokens":251,"snippet":252,"value":253},[69],"guerra, finanzia la diplomazia in \u003Cmark>armi\u003C/mark> dell’Eni in Africa, accelera sul","Sabato 13 febbraio è stata lanciata una giornata di informazione e lotta antimilitarista in piazza Castello a Torino dalle 15,30.\r\nInterventi, mostre azioni performanti e… Alessio Lega e Guido Baldoni che intervengono su De Andrè e il canzoniere antimilitarista.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Werther della Miccia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-09-antimili-werther.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2021 02 09 antimili werther\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione dell’iniziativa:\r\n\r\n“Il governo aumenta la spesa di guerra, finanzia la diplomazia in \u003Cmark>armi\u003C/mark> dell’Eni in Africa, accelera sul Tav e le altre grandi opere.\r\nA dieci mesi dall’inizio della pandemia nulla è stato fatto per porre rimedio alle scelte criminali dei governi.\r\nNegli ultimi 10 anni sono stati tagliati 43.000 posti di lavoro nella sanità. 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La sua vita è un costo insostenibile per chi sceglie di spendere per rinforzare l’apparato bellico che sostiene l’imperialismo tricolore e gli interessi di multinazionali come ENI e Leonardo.\r\nLa bozza di piano pandemico stabilisce che i responsabili di “fughe di notizie” vengano censurati: la verità sulla gestione della pandemia non deve essere resa pubblica.\r\n\r\nI militari, promossi a poliziotti durante la pandemia, sono nelle nostre strade per affiancare le altre forze dell’ordine nella repressione di ogni insorgenza sociale.\r\nSono per le strade dei quartieri dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove si allungano le file di poveri, senza casa, senza reddito, precari. \r\nLa crisi pandemica che ha colpito la maggior parte dei paesi europei ha prodotto una crisi sociale senza precedenti, che sta innescando momenti di rivolta sociale.\r\nSe non ci sono i soldi per il fitto e le bollette, la tutela della salute diventa un lusso che pochi possono permettersi. 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L'unico fatto positivo è la decisione di applicare la misura cautelare ai domiciliari per sei No Tav e l'imposizione dell'obbligo di firma quotidiano per il più giovane.\r\nLa Procura, nelle persone dei PM Rinaudo e Padalino, gli stessi che, fuori da ogni norma e consuetudine, si trovavano all'interno del cantiere la notte degli arresti e delle violente cariche della polizia, aveva chiesto il carcere per tutti.\r\nPer il resto il GIP ha accolto in pieno la tesi dell'accusa che il mero possesso di limoni, malox, maschere antigas dimostrerrebbe la volontà di tutti i partecipanti alla manifestazione di voler attaccare le forze dell'ordine. Il ritrovamento di bastoni, cesoie e due bottiglie molotov completerebbe il quadro. In questo modo non solo si formulano accuse gravi come la resistenza e la violenza a pubblico ufficiale, ma anche quella di possesso di armi da guerra. Grazie all'uso abnorme ma ormai abituale del concorso morale, diviene automatico che ciascuno sia responsabile di tutto quello che accade.\r\nNei fatti quella che si combatte in Val Susa è una vera guerra con impiego massiccio di gas velenosi, pestaggi, torture e molestie sessuali. Chi la conduce possiede legalmente armi da guerra: pistole, manganelli, fucili per sparare i gas, oltre ad essere dotato delle migliori difese come scudi, caschi, maschere antigas.\r\nGli avvocati del legal team No Tav decideranno nei prossimi giorni se presentare istanza di riesame, ma è probabile che i sette attivisti mantengano le restrizioni loro imposte sin dopo la pausa agostana.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Eugenio Losco, avvocato del Team No Tav, difensore di uno degli arrestati, che ha annunciato la decisione del ragazzo di 17 anni ferocemente pestato nella notte del 19 luglio di sporgere denuncia contro i propri aguzzini.\r\nLe ultime parole sentite dal giovanissimo attivista prima di svenire sono state \"smettiamola altrimenti lo ammazziamo\". Dai referti emerge che gli hanno spezzato la mandibola e il naso, che ha il segno di uno scarpone sullo sterno e numerose altre ferite ed escoriazioni.\r\nAscolta la diretta con Eugenio\r\n2013 07 24 losco arresti no tav\r\n\r\nNonostante la repressione, nonostante il persistente tentativo di dividere i buoni dai cattivi, la risposta del movimento contro la Torino Lyon non si è fatta attendere.\r\nUn migliaio di No Tav, in maggioranza valligiani, hanno preso parte alla fiaccolata che si è snodata ieri sera per le strade di Susa. Il corteo era aperto dalle donne solidali con Marta, la No Tav pisana ferita e molestata sessualmente da alcuni poliziotti dei reparti antisommossa durante la serata di lotta al cantiere di Chiomonte. I No Tav hanno sostato lungamente di fronte all'hotel Napoleon, che ospita carabinieri di stanza alla Maddalena, invitandoli ad andare via. Passando per le vie del centro si è fermato sia davanti ad una pizzeria che ha stipulato un contratto con gli occupanti, sia di fronte al comune, schierato con la Lobby del Tav. La manifestazione si è conclusa di fronte alla villetta del sindaco Gemma Amprino, che, come d'abitudine, non si è fatta vedere.\r\n\r\nSabato 27 ci sarà la marcia popolare No Tav in Clarea. L'appuntamento è per le 14 al campo Sportivo di Giaglione, da dove si raggiungerà Chiomonte.","24 Luglio 2013","2013-07-29 13:28:23","No Tav. 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che si vive nel paese dopo l'acuirsi delle tensioni in seguito alle dichiarazioni di Putin sulla sovranità della Moldavia e il rischio di un coinvolgimento del paese nella guerra in Ucraina .Il nostro interlocutore,che non nasconde la sua ammirazione per la presidente,ci restituisce un ritratto vivido e interessante della realtà moldova e dei difficili rapporti con la Transnistria ,dove peraltro stazionano i militari russi come foza di interposizione .Il quadro complessivo rimanda alle stratificazioni storiche che hanno visto questa terra,la Bessarabia,contesa nel tempo fra l'influenza rumena e l'imperialismo russo amputata dello sbocco al mare concesso all'Ucraina.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/bastioni-moldavia-230223.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Angelo Ferrari profondo conoscitore dell'Africa parliamo delle elezioni presidenziali in Nigeria che si terranno il 25 febbraio , estremamente importanti perchè interessano un paese fondamentale per gli equilibri nel continente ,decisivo dal punto di vista economico e demografico .I due candidati dei partiti tradizionali sono sfidati dal terzo incomodo Peter Obi del Labour party che sembra godere dei favori dei giovani che costituiscono la maggioranza degli elettori che andranno al voto in un clima di estrema tensione a causa della presenza di Boko Haram in vaste zone del nord ,di una crisi sociale ed economica profondissima ,alti tassi di disoccupazione giovanile ed inflazione galoppante ,disuguaglianze diffuse e spoliazione delle immense risorse energetiche del paese da parte delle multinazionali petrolifere.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/BASTIONI-FERRARI-230223.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine riprendiamo la seconda parte dell'intervista a Carlo Tombola sul mercato delle armi ,affrontando gli aspetti relativi al peso della logistica ,il ruolo dei porti e 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Fondato nel 1918 è diventato un punto di riferimento, uno strumento per i giornalisti esteri, dà voce a tutti (dai palestinesi ai movimenti pacifisti), ha fatto da megafono alle recenti proteste contro la riforma della Corte suprema e lo sconvolgimento dei meccanismi di potere. Pubblica che cosa succede nella West Bank e nella Striscia di Gaza (non solo ora che c’è la guerra), fa inchieste, intervista coloni e palestinesi e nomadi del Negev. Dà voce a minoranze e maggioranze.\r\nCon la guerra di Gaza ha lasciato un discreto spazio alle critiche al governo e all’esercito per la mancata difesa dei Kibbutz attaccati violentemente da Hamas per ore nel drammatico 7 ottobre scorso, ha intervistato quotidianamente i parenti dei duecento e passa rapiti da Hamas che hanno esercitato una pressione politica per ottenere il rilascio degli ostaggi.\r\nLa scorsa settimana ha pubblicato un approfondimento sull’elicottero da combattimento che avrebbe sparato sui partecipanti al rave party israeliani facendo un certo numero di vittime. È molto critico su Netanyahu e la sua fuga dalle inchieste che lo accusano di corruzione.\r\nTutto questo certo ha dato fastidio (e dà fastidio) a quello che in Israele ora chiamano il triumvirato/gabinetto di guerra, formato dal premier Bibi Netanyahu, il ministro della difesa Yov Gallant e il ministro senza portafoglio Benny Ganz.\r\nFonte Senza Bavaglio\r\n\r\nAnalisi e prospettive del conflitto in medio oriente\r\nIl governo di Netanyahu è in profonda difficoltà da un anno. Per ottenere una coalizione governativa stabile in un paese che storicamente è caratterizzato da una certa instabilità parlamentare, il Likud si è dovuto alleare con gli elementi più oltranzisti del panorama politico, nello specifico con il variegato mondo del sionismo religioso e con raggruppamenti politici ultra-ortodossi. Nella storia politica israeliana tali gruppi non hanno mai goduto di peso politico come ora. Il sionismo, sia nella sua componente socialista che in quella revisionista, ovvero liberale, nasce come progetto politico laico nelle sue parti maggioritarie, e, sopratutto, trainanti, e tale rimane per decenni anche dopo la nascita dello stato di Israele. Le componenti religiose di estrema destra cominciano a guadagnare trazione a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Elettoralmente avevano un peso relativo ma riescono a influenzare pesantemente lo scacchiere politico fornendo una base di voti per il Likud. Da quegli ambienti arriverà l’assassino di Rabin nel 1995. Facciamo un salto avanti di una decina di anni. A metà anni 2000 il governo – per ironia della sorte del Likud – nell’ambito del processo di pace decide il ritiro dalla striscia di Gaza e la demolizione degli insediamenti dei coloni sul territorio che viene restituito alle autorità palestinesi. Bisogna qua chiarire alcuni passaggi: quegli insediamenti erano roccaforti dell’estrema destra religiosa e nulla avevano a che fare con i Kibbuzim e Moshav dei pionieri e quel momento segna una frattura tra quei settori, dalla sinistra fino al centro-destra, della società israeliana che volevano un processo di pace con l’ANP e il movimento dei coloni che teorizza la necessità di stabilire l’autorità di uno stato con un’identità religiosa e politica – e non solo culturale – ebraica sull’intera area del così detto Grande Israele. Il processo di pace di quegli anni naufragò ma la frattura, logicamente, non venne mai sanata.\r\nNe abbiamo parlato con Gino\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a Venaus\r\nore 12 dal piazzale dell’ex Assa\r\n\r\nVenerdì 15 dicembre\r\nCena antinatalizia \r\nbenefit lotte sociali\r\nore 20 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nMenù eretico \r\nEsposizione spettacolare del Prese(m)pio autogestito: porta la tua statuetta per arricchirlo!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","5 Dicembre 2023","2023-12-05 23:47:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/blu-200x110.jpg","Anarres del primo dicembre. 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Bloccati i mercanti d’armi!\r\nIl 28 novembre era la giornata di apertura dell’Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria bellica aerospaziale.\r\nUn evento a porte chiuse, riservato ai maggiori produttori a livello mondiale, ai rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor.\r\nL’appuntamento per gli antimilitaristi era di fronte all’ingresso dell’Oval, dove, protetti da un ingente schieramento di polizia, dovevano entrare i partecipanti a questa convention, fiore all’occhiello della \u003Cmark>lobby\u003C/mark> \u003Cmark>armi\u003C/mark>era subalpina.\r\nGli antimilitaristi armati di striscioni e cartelli sin dalle 12 hanno occupato la strada davanti al cancello del centro congressi.\r\nDopo pochi minuti le auto dirette all’Oval hanno fatto retro marcia. I partecipanti sono stati obbligati ad entrare all’Oval a piedi, alla spicciolata, da un passaggio interno al Lingotto.\r\nPer la prima volta dopo 18 anni gli antimilitarist* hanno bloccato l’ingresso ai mercanti d’armi.\r\nIl blocco è stato tenuto per oltre due ore, in modo che nessuno passasse dalla porta principale.\r\n\r\nSudan. Il silenzio sulla strage\r\nLa guerra civile in Sudan è scomparsa dai media, nonostante continuino i massacri specie nel Darfur.\r\nSe a Khartoum e nelle zone limitrofe la situazione è molto grave, nel Darfur è catastrofica. Forte è il rischio di un genocidio simile a quello compiuto nella prima decade del Duemila dagli ex janjaweed (termine che più o meno significa “diavoli a cavallo”), che sono stati ribattezzati Rapid Support Forces. 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Anche in questo caso testimoni oculari hanno riferito ai reporter di Reuters di aver visto le milizie arabe in azione mentre perseguitavano i masalit a Ardamata, vicino a El Geneina, dove si trova anche un campo per sfollati.\r\nIn quell’area l’obbiettivo sono proprio le persone di etnia masalit, popolazione musulmana, ma non araba, che vive a cavallo tra Sudan e Ciad.\r\nDa Africa ExPress\r\n\r\nAffari di morte tra Italia ed Egitto\r\nIl 22 novembre il gruppo a capitale statale Fincantieri Spa ha firmato con la Armament Authority del Ministero della Difesa della Repubblica araba d’Egitto un contratto della durata decennale per la fornitura di servizi di manutenzione e studi logistici a favore \u003Cmark>delle\u003C/mark> due fregate multi-missione Fremm “ENS Al-Galala” ed “ENS Bernees” della Marina Militare egiziana.\r\n\r\nIl contratto del valore di 260 milioni di euro comprende la quota che sarà destinata a Orizzonte Sistemi Navali (la joint venture partecipata da Fincantieri e dalla holding del complesso militare-industriale italiano Leonardo Spa con quote, rispettivamente, del 51% e del 49%) in qualità di sub-fornitore.\r\n\r\nIl governo israeliano vuole chiudere Haaretz\r\nHaaretz in ebraico significa “terra”. Fondato nel 1918 è diventato un punto di riferimento, uno strumento per i giornalisti esteri, dà voce a tutti (dai palestinesi ai movimenti pacifisti), ha fatto da megafono alle recenti proteste contro la riforma della Corte suprema e lo sconvolgimento dei meccanismi di potere. Pubblica che cosa succede nella West Bank e nella Striscia di Gaza (non solo ora che c’è la guerra), fa inchieste, intervista coloni e palestinesi e nomadi del Negev. Dà voce a minoranze e maggioranze.\r\nCon la guerra di Gaza ha lasciato un discreto spazio alle critiche al governo e all’esercito per la mancata difesa dei Kibbutz attaccati violentemente da Hamas per ore nel drammatico 7 ottobre scorso, ha intervistato quotidianamente i parenti dei duecento e passa rapiti da Hamas che hanno esercitato una pressione politica per ottenere il rilascio degli ostaggi.\r\nLa scorsa settimana ha pubblicato un approfondimento sull’elicottero da combattimento che avrebbe sparato sui partecipanti al rave party israeliani facendo un certo numero di vittime. È molto critico su Netanyahu e la sua fuga dalle inchieste che lo accusano di corruzione.\r\nTutto questo certo ha dato fastidio (e dà fastidio) a quello che in Israele ora chiamano il triumvirato/gabinetto di guerra, formato dal premier Bibi Netanyahu, il ministro della difesa Yov Gallant e il ministro senza portafoglio Benny Ganz.\r\nFonte Senza Bavaglio\r\n\r\nAnalisi e prospettive del conflitto in medio oriente\r\nIl governo di Netanyahu è in profonda difficoltà da un anno. Per ottenere una coalizione governativa stabile in un paese che storicamente è caratterizzato da una certa instabilità parlamentare, il Likud si è dovuto alleare con gli elementi più oltranzisti del panorama politico, nello specifico con il variegato mondo del sionismo religioso e con raggruppamenti politici ultra-ortodossi. Nella storia politica israeliana tali gruppi non hanno mai goduto di peso politico come ora. Il sionismo, sia nella sua componente socialista che in quella revisionista, ovvero liberale, nasce come progetto politico laico nelle sue parti maggioritarie, e, sopratutto, trainanti, e tale rimane per decenni anche dopo la nascita dello stato di Israele. Le componenti religiose di estrema destra cominciano a guadagnare trazione a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Elettoralmente avevano un peso relativo ma riescono a influenzare pesantemente lo scacchiere politico fornendo una base di voti per il Likud. Da quegli ambienti arriverà l’assassino di Rabin nel 1995. Facciamo un salto avanti di una decina di anni. A metà anni 2000 il governo – per ironia della sorte del Likud – nell’ambito del processo di pace decide il ritiro dalla striscia di Gaza e la demolizione degli insediamenti dei coloni sul territorio che viene restituito alle autorità palestinesi. Bisogna qua chiarire alcuni passaggi: quegli insediamenti erano roccaforti dell’estrema destra religiosa e nulla avevano a che fare con i Kibbuzim e Moshav dei pionieri e quel momento segna una frattura tra quei settori, dalla sinistra fino al centro-destra, della società israeliana che volevano un processo di pace con l’ANP e il movimento dei coloni che teorizza la necessità di stabilire l’autorità di uno stato con un’identità religiosa e politica – e non solo culturale – ebraica sull’intera area del così detto Grande Israele. 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Con tutta probabilità alla ripresa delle ostilità - dichiarate e volute da una dirigenza politica sionista a caccia di risultati - assisteremo ad uno spostamento verso il sud della Striscia di Gaza dei bombardamenti e delle operazioni militari, con un probabile e se possibile ancor più tragico tributo di sangue pagato dalla popolazione civile.\r\n\r\nAl centro della puntata odierna c'è però un piccolo ma necessario approfondimento sui costi economici (e relativa sostenibilità) della guerra da parte della società israeliana. Alcuni articoli e pronuciamenti di agenzie di rating descrivono quello che sta accadendo: rischio recessione per il 2024 (Moody's), 360.000 riservisti richiamati alle armi (pari all'8% della forza lavoro complessiva, tra cui anche molti addetti ai settori di punta dell'Hi-Tech - il 18% del PIL nazionale); 120 milioni di $ persi al giorno, pari all'8% del PIL (Bloomberg); e ancora un costo diario della guerra che secondo il Ministero delle Finanze di Israele si aggira intorno ai 260 milioni di $ al giorno. Per cercare di districarci meglio tra questi dati, a prima vista esorbitanti abbiamo raggiunto un contatto che, per lavoro, si occupa di rierca in ambito di debito sovrano e rischio sui mercati emergenti.\r\n\r\nIn chiusura di trasmissione una serie di estratti audio e letture dal recente tour italiano dello storico anti-sionista israeliano Ilan Pappé, in giro per il nostro paese per presentare la traduzione italiana del suo importante libro \"10 miti su Israele\". 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Con varie giustificazioni, tra cui quella della sicurezza umana e della salvaguardia della biodiversità (sic!), si è sdoganata la caccia alle specie di fauna selvatica (senza distinzioni) anche nelle aree protette e nelle aree urbane, in qualsiasi momento dell’anno e su decisione delle singole regioni, senza vincoli di parere dell’Ispra. 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