","Abuso improprio di produzione artistica: dai coni alle Vallette al Louvre nel deserto","post",1510363771,[49,50,51,52,53],"http://radioblackout.org/tag/abu-dhabi/","http://radioblackout.org/tag/arte-di-sistema/","http://radioblackout.org/tag/louvre/","http://radioblackout.org/tag/luci-dartista/","http://radioblackout.org/tag/situazionismo-e-vandalismo/",[17,21,15,19,23],{"post_content":56,"post_title":60,"tags":63},{"matched_tokens":57,"snippet":58,"value":59},[15],"è quest'ultimo il caso del \u003Cmark>Louvre\u003C/mark> di Abu Dhabi che in","La consueta ubriacatura artificiale di una settimana di arte a Torino ha esasperato la portata di molte mosse sbagliate da tutti i protagonisti della sceneggiata: la sindaca miliardaria Appendino che ha voluto fare la Dama di san Vincenzo dell'arte e portare un po' di cultura \"alta\" ai buzzurri di periferia. Le era anche stato spiegato dove aveva sbagliato, a parole, poi la provocazione dei coni gelato illuminati a novembre a intristire le strutture suburbi con colori fuori contesto ha provocato gesti situazionisti degni di un trattato plaudente delle migliori penne che la nostra critica può sfoderare. E allora a intingere la sua acuta analisi nell'inchiostro del sardonico commento a queste espressioni di un sistema ormai completamente avulso dalla realtà con cui non vuole nemmeno confrontarsi, ma solo fare gesti che rispondono a logiche di mero calcolo propagandistico, abbiamo chiamato Franco Fanelli, incisore torinese, docente e redattore del \"Giornale dell'Arte\".\r\n\r\nIl pretesto per questa chiacchierata che abbiamo diviso in due parti – una legata a questioni più prettamente locali e l'altra che si estende a livello globale (per poi ricondursi all'ambito locale, con rimandi costanti ai due mondi surrettiziamente contrapposti, quando invece vedremo che rispondono a criteri assimilabili) – è offerto da questioni locali di neocolonialismo di periferie imbelli ma anche di conferimento di legittimazione di Stati e inserimento nel consesso di chi fa riferimento all'unica cultura prevista per ottenere l'adesione di massa a un concetto di cultura e quindi di sistema: è quest'ultimo il caso del \u003Cmark>Louvre\u003C/mark> di Abu Dhabi che in questi giorni è stato palesemente gonfiato da critici incensanti. Perciò abbiamo premesso la sintesi di tre articoli di quotidiani che introducono i vari aspetti che abbiamo trattato con Franco e che poi sono stati ampliati dal discorso a tutto campo.\r\n\r\nQui si dipanano i 22 minuti relativi alla parte locale: la reazione situazionista autoctona che ha voluto spiegare all'autorità torinese e ai suoi servi intellettuali (compreso l'inconsistente Luca Beatrice, buono per ogni stagione futurista e passatista) dove dovevano ficcarsi i coni gelato, spiegando chi per primo avesse operato un vulnus sulla reale espressione artistica del genius loci:\r\n\r\ncolonialismo artistico locale\r\n\r\nPoi la discussione si è allargata, portando il discorso a quello che è l'uso ormai assodato da almeno 3 secoli di opere riconosciute come artistiche dal potere e da chi detiene le leve economiche per poter usare l'evento artistico in funzione di espressione di potere e di manifestazione di estensione dello stesso: lo scambio simbolico che conferisce lo status e l'integrazione nel consesso di chi è parte dell'impero... anche in questo caso a prescindere dalla forza derivante dal tempo e dal luogo in cui si va a inserire la ferita dell'imposizione di un'interpretazione unidirezionale del mondo centrata sulla supremazia occidentale, pur incensando il detentore delle fonti energetiche, che mette in cantiere investimenti faraonici (e artificiali), come peraltro fin dagli antichi romani siamo abituati ad assistere.\r\n\r\ncolnialismo artistico globale",{"matched_tokens":61,"snippet":62,"value":62},[15],"Abuso improprio di produzione artistica: dai coni alle Vallette al \u003Cmark>Louvre\u003C/mark> nel deserto",[64,66,68,71,73],{"matched_tokens":65,"snippet":17},[],{"matched_tokens":67,"snippet":21},[],{"matched_tokens":69,"snippet":70},[15],"\u003Cmark>Louvre\u003C/mark>",{"matched_tokens":72,"snippet":19},[],{"matched_tokens":74,"snippet":23},[],[76,82,85],{"field":24,"indices":77,"matched_tokens":79,"snippets":81},[78],2,[80],[15],[70],{"field":83,"matched_tokens":84,"snippet":62,"value":62},"post_title",[15],{"field":86,"matched_tokens":87,"snippet":58,"value":59},"post_content",[15],578730123365712000,{"best_field_score":90,"best_field_weight":91,"fields_matched":92,"num_tokens_dropped":35,"score":93,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":35},"1108091339008",13,3,"578730123365711979",6646,{"collection_name":46,"first_q":15,"per_page":96,"q":15},6,{"facet_counts":98,"found":14,"hits":110,"out_of":140,"page":14,"request_params":141,"search_cutoff":25,"search_time_ms":142},[99,105],{"counts":100,"field_name":103,"sampled":25,"stats":104},[101],{"count":14,"highlighted":102,"value":102},"I Bastioni di Orione","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":106,"field_name":24,"sampled":25,"stats":109},[107],{"count":14,"highlighted":108,"value":108},"Bastioni di Orione",{"total_values":14},[111],{"document":112,"highlight":126,"highlights":132,"text_match":135,"text_match_info":136},{"comment_count":35,"id":113,"is_sticky":35,"permalink":114,"podcastfilter":115,"post_author":38,"post_content":116,"post_date":117,"post_excerpt":41,"post_id":113,"post_modified":118,"post_thumbnail":119,"post_title":120,"post_type":121,"sort_by_date":122,"tag_links":123,"tags":125},"97142","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-10-04-2025-la-societa-cinese-al-tempo-dei-dazi-il-teerrore-sinstalla-a-port-au-prince-dietro-al-ballottaggio-tanti-ecuador/",[102],"La Guerra dei dazi impatta con il Partito comunista cinese e la società cinese, decoupling e reazioni alla confusione trumpiana. Violenze se possibile ancora più efferate a Port-au-Prince, blocco di merci, fame e migrazione; muro dominicano, traffici di armi e droga. Noboa vs Gonzáles: il ballottaggio in Ecuador vede il confronto dei molti mondi che compongono il paese..\r\n\r\nI reciproci tentativi di isolare il nemico dal mercato\r\nAbbiamo chiesto ad Alessandra Colarizi, direttrice editoriale di “China Files”, di restituirci un’idea di quello che può essere lo sguardo della società cinese sulla scomposta guerra commerciale trumpiana.\r\nA iniziare dall’identificazione di eventuali nuovi partner commerciali in sostituzione del mercato statunitense (considerando anche un’improbabile ulteriore estensione della presenza cinese in Africa, a fronte di un più probabile controllo della regione limitrofa – il libero scambio con Corea e Giappone? – e dell’Asean), o di assorbimento interno di parte delle esportazioni; prendendo poi in considerazione le contromisure non solo tariffarie adottate dal governo cinese, mirate e dunque già meditate prima che si scatenasse la buriana; la riduzione dei bond americani in pancia alle casse di Pechino (secondo detentore mondiale del debito di Washington); la creazione del welfare.\r\nSi è inserito anche il problema dei porti di Panama e degli altri scali interessati all’operazione di Trump, che mira a mettere sotto pressione la Cina. Il problema è quanto la guerra commerciale vada a impattare sul mercato del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori cinesi, che hanno saputo inscenare “incidenti di massa” per protestare contro la recessione della qualità della vita.\r\nQueste ostilità si vanno a inserire in una contingenza che vede dal covid e dalla bolla immobiliare in avanti la situazione economico-finanziaria meno positiva e arrembante nello sviluppo commerciale cinese, che viene tamponata con il nazionalismo e la rivalità con gli Usa, quindi la guerra commerciale scatenata da Trump potrebbe essere un atout per rinforzare la difesa. Si va dipingendo un gioco di guerra che vede i due contendenti intenti a isolare il nemico nel suo recinto, precludendogli relazioni commerciali con il resto del mondo.\r\nSicuramente i prodotti cinesi sono concorrenziali con qualsiasi altro prodotto per qualità/prezzo, a prescindere da qualsiasi guerra di dazi. Rimane da vedere se il prevedibile mafioso della Casa Bianca non imporrà all'Europa di applicare le stesse tariffe comminate alla Cina dalla inaffidabile amministrazione trumpiana, altrimenti...\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6raaHK91qq3LlnKS8tT0Ur?si=Pml1A4qlS1u5_IZ_tKoXxA\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti sull’Asia orientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/AlessandraColarizi_Decoupling-Forzato.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGangs of Port-au-Prince\r\nNon si arresta la vendetta coloniale per l’atto rivoluzionario di indipendenza di Toussaint Louverture che nel 1791 fece di Haiti la prima colonia affrancata dal giogo francese. Infatti l’indifferenza per le condizioni disastrose in cui versa in particolare la capitale e la crisi esistenziale di un paese privo di risorse, saccheggiato da gang che spadroneggiano facendosi beffe di truppe keniane dell’Onu e armate dalla vicina Florida.\r\nRoberto Codazzi ci aggiorna sulla situazione, ma soprattutto dipinge il quadro per cui riusciamo a farci un’idea di cosa significa vivere in queste condizioni, con le gang che controllano tutti i quartieri della capitale tranne uno, con sparuti gruppi di autodifesa di cittadini (e si registrano linciaggi di appartenenti alle gangs catturati), scarsità di cibo, baratto, ritorno alle campagne per poter coltivare almeno il nutrimento, difficoltà di movimenti per i molti posti di blocco gestiti dalle bande e le comunicazioni affidate a eroici giornalisti radiofonici che vengono assassinati, quando si individuano le sedi delle radio. Le uniche merci che transitano tra Miami e Port-au-Prince sono le armi; altra provenienza di armi è dalla Colombia/Venezuela nel sistema del narcotraffico, che vede in Haiti un hub.\r\nTra Repubblica dominicana e Haiti ci sono costanti frizioni, frontiere chiuse – pur se sono concesse aperture a merci per consentire la sopravvivenza in assenza di possibilità di accesso al territorio haitiano. Ora si aggiungono rimpatri e restrizioni sui cittadini haitiani presenti in territorio dominicano, anche se la repubblica dominicana si fonda sulla manodopera a basso costo dei “cugini” haitiani, che ora si contano in misura di circa 2 milioni di presenze in condizioni precarie. Si organizzano marce per l’espulsione dal territorio turistico dominicano.\r\nGli haitiani sono respinti senza interruzione dagli Usa dal mandato di Obama: una situazione consolidata dalle immagini al confine messicano, quando venivano inseguiti con i lazos; i rimpatri sono ora ridotti dalla chiusura degli aeroporti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/l-ulteriore-deterioramento-della-vita-di-haiti--65552467\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione al Caribe si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/RobertoCodazzi_Gangs-of-Port-au-Prince.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Davide Matrone ,docente universitario e giornalista freelance che vive a Quito , parliamo delle elezioni presidenziali in Ecuador , lunedi ci sarà il ballottaggio fra la candidata di \"Revolucion Ciudadana\", partito legato al correismo ,Luisa Gonzalez e il figlioccio della dinastia più ricca dell'Ecuador ,Daniel Noboa ,attuale presidente . Nonostante qualche scivolone xenofobo sulla questione dei rifugiati venezuelani che vorrebbe rimpatriare forzosamente e l'assenza nella sua campagna elettorale dei temi del lavoro ,Luisa Gonzalez incarna la sinistra che c'è in Ecuador in questo momento storico ,sicuramente lontana dalla radicalità del correismo della prima ora .L'alleanza storica con il movimento indigeno Pachakutik - braccio politico della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie), la più grande del Paese - guidato da Leonidas Iza sposta il baricentro della \" revolucion ciudadana\" verso posizioni piu' progressiste ed evidenzia il prevalere all'interno delle comunità indigene di posizioni antiliberiste rompendo con il sostegno ai presidenti conservatori Lasso e Noboa dei cosidetti \"ponchos dorados \" la borghesia indigena che aveva fatto blocco con le élite reazionarie di Quito. Noboa ha fallitto totalmente sulla questione della sicurezza in un paese che è diventato hub privilegiato dei narcotrafficanti in America Latina ,tanto da dover ricorrere ai mercenari americani della \"Blackwater\" ,mandando evidenti segnali di debolezza e inadeguatezza nell'affrontare il problema della sicurezza che è molto sentito dalla popolazione che fino a qualche tempo fa viveva in paese considerato realtivamente sicuro ,mentre adesso L'Ecuador ha il tasso di omicidi più elevato del Sudamerica. Il ricorso ai mercenari nordamericani si configura anche come un ingerenza palese di un paese straniero negli affari interni dell'Ecuador ,mentre si manifesta la subordinazione di Noboa alle pretese di Washington che vorrebbe riappropiarsi anche della base militare di Manta , chiusa nel 2006 da Correa.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-nuovo-ciclo-del-correismo--65555974\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione all'America latina si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BASTIONI-10042025-ECUADOR.mp3\"][/audio]","13 Aprile 2025","2025-04-14 12:50:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 10/04/2025- LA SOCIETÀ CINESE AL TEMPO DEI DAZI - IL TERRORE S’INSTALLA A PORT-AU-PRINCE -DIETRO AL BALLOTTAGGIO TANTI ECUADOR","podcast",1744540748,[124],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[108],{"post_content":127},{"matched_tokens":128,"snippet":130,"value":131},[129],"Louver","rivoluzionario di indipendenza di Toussaint \u003Cmark>Louver\u003C/mark>ture che nel 1791 fece di","La Guerra dei dazi impatta con il Partito comunista cinese e la società cinese, decoupling e reazioni alla confusione trumpiana. 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