","Nessun M346 e nessun altra arma a Israele! Corteo a Varese",1350079433,[],[],{"post_content":127,"post_title":131},{"matched_tokens":128,"snippet":129,"value":130},[18],"allo stato sionista 30 aerei \u003Cmark>M346\u003C/mark>, addestratori propedeutici ai cacciabombardieri F35.\r","Sabato 13 ottobre un ampio cartello di associazioni e individui hanno organizzato una manifestazione contro la guerra a Venegono Inferiore, presso Varese, dove c'è la sede nazionale di Alenia Aermacchi (gruppo Finmeccanica), che in virtù dell'accordo di cooperazione militare Italia-Israele stipulato nel 2005 dovrebbe fornire allo stato sionista 30 aerei \u003Cmark>M346\u003C/mark>, addestratori propedeutici ai cacciabombardieri F35.\r\n\r\nQuesta mattina abbiamo intervistato Elio Pagani, uno dei promotori dell'iniziativa, sia sul corteo che sui rapporti del movimento pacifista con i lavoratori dell'industria bellica.\r\n\r\nAscolta l'audio:\r\n\r\nElio_Varese",{"matched_tokens":132,"snippet":133,"value":133},[18],"Nessun \u003Cmark>M346\u003C/mark> e nessun altra arma a Israele! 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A Torino, ha sede la Collins, ex Microtecnica, che costruisce componentistica per aerei da combattimento che si trova sul Tornado, Leonardo (M-346, AW169, EH101), Bombardier (Learjet 45, Global 7000/8000), Eurofighter, Airbus (A320Neo, A330).\r\n\r\nSistemi sofisticati per guidare missili su obiettivi militari e civili che nascono in aziende come questa che si trovano nel territorio cittadino ed estendono la loro competenza tecnica anche alla sorveglianza urbana.\r\n\r\nFondata nel 1929 dall'ingegner De Rossi in piazza Graf 147, nel rione San Salvario, Microtecnica nasce come azienda specializzata nella meccanica di precisione. Durante la seconda guerra mondiale la produzione era orientata soprattutto verso commesse militari (bussole, piloti automatici per aerei, apparati guida per siluri, micrometri), oltre che componentistica per la Fiat, che a sua volta produceva gran parte degli automezzi per l'Esercito italiano. La fabbrica al contempo garantiva la disciplina interna attraverso la militarizzazione e la repressione di operai e operaie, che ciònonostante hanno dato vita a una tenace opposizione alla guerra, come durante gli scioperi del '43.\r\n\r\nConvertitasi al settore aerospaziale dagli anni 70, oggi Microtecnica è parte di Collins Aerospace, controllata del colosso militare-industriale statunitense RTX. L'azienda è di interesse strategico nazionale per lo Stato italiano, vassallo degli USA, tanto che nel 2023 il governo Meloni ha posto il \"golden power\" contro la sua potenziale acquisizione da parte della multinazionale francese Safran. Con tre siti produttivi - oltre a quello di Torino, uno a Luserna San Giovanni (TO) e uno a Brugherio (MB) - l'azienda produce sistemi di controllo di volo, controllo motore e valvole, per aerei, elicotteri e droni da combattimento che sganciano bombe in mezzo mondo. E mentre a Gaza è in corso il primo genocidio automatizzato della storia e nelle trincee russe e ucraine i droni rimpiazzano i disertori, con la recente apertura di due centri di ricerca e tecnologia applicata, a Roma e a Trento, Collins (che già vanta una lunga collaborazione con il Politecnico di Torino) si propone come avanguardia nell'innovazione tecnica e scientifica per sistemi di guida autonoma e intelligenza artificiale, le cui applicazioni spaziano dal bombardamento aereo alla sorveglianza urbana.\r\n\r\nNon è un caso che in Piazza Graf fervano i lavori di \"riqualificazione\" approvati dalla Giunta comunale PD e finanziati dalla Collins: quattro aiuole e un parcheggio per \"stimolare comportamenti sostenibili e rispettosi degli spazi pubblici\". Comportamenti certamente disciplinati e filtrati dalle decine di telecamere a 360° poste lungo il perimetro della fabbrica in espansione, a pochi passi da una delle tante Zone Rosse interne al perimetro urbano, dove una parte di umanità viene controllata militarmente o eliminata dagli stenti o dalle retate.\r\n\r\nGiovedi 15 maggio ci sarà un presidio contro la Collins e le zone rosse, stessa faccia della guerra interna ed esterna agita al fine di dispiegare gli strumenti della sorveglianza e militarizzazione per la pacificazione sociale. Ne parliamo con una compagna.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/INFO-1205025-PIAZZA-GRAF.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","12 Maggio 2025","COLLINS E ZONE ROSSE STESSA GUERRA.","2025-05-12 18:06:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/via-graf-INFO-15052025-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"240\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/via-graf-INFO-15052025-240x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/via-graf-INFO-15052025-240x300.jpg 240w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/via-graf-INFO-15052025.jpg 500w\" sizes=\"auto, (max-width: 240px) 100vw, 240px\" />","LA GUERRA IN CASA, PRESIDIO CONTRO LA COLLINS E ZONE ROSSE",1747065844,[159,160,161,162,163],"http://radioblackout.org/tag/disertarelaguerra/","http://radioblackout.org/tag/collins/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/presidio/","http://radioblackout.org/tag/zone-rosse/",[165,166,15,167,168],"#disertarelaguerra","COLLINS","presidio","zone rosse",{"post_content":170},{"matched_tokens":171,"snippet":173,"value":174},[172],"M-346","si trova sul Tornado, Leonardo (\u003Cmark>M-346\u003C/mark>, AW169, EH101), Bombardier (Learjet 45,"," \r\n\r\nLa guerra nasce da casa nostra. 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Alla vigilia del terremoto politico che ha investito il governo Draghi & C., il Consiglio dei ministri ha varato il decreto missioni internazionali per l’anno in corso. Principale novità, la partecipazione delle forze armate italiane al dispositivo predisposto dalle autorità qatariote per proteggere militarmente la Fifa World Cup. (…)\r\nMa le vere ragioni dell’oneroso impegno italiano per la Fifa World Cup 2022 sono state espresse dallo Stato maggiore della difesa e dal ministro Lorenzo Guerini. “La richiesta di supporto alle attività di difesa del Qatar in occasione dei Mondiali si configura come il naturale corollario e il coronamento di una collaborazione tecnico-operativa e industriale avviata da anni e con grosse potenzialità di sviluppo/opportunità”, scrive la Difesa. “L’Italia è orgogliosa di poter contribuire al regolare svolgimento di una rassegna globale: la cooperazione militare bilaterale tra Italia e Qatar è forte e intensa e abbraccia numerose attività di spiccato valore strategico”, ha dichiarato Guerini. “L’Italia crede nella partnership dei nostri due Paesi, che vede già in atto numerosi programmi di cooperazione industriale, e guarda con fiducia ad altre attività e collaborazioni, in piena coerenza anche con i nostri interessi comuni in materia di sicurezza e difesa”. (4)\r\n\r\nIl petro-emirato del Qatar è oggi il maggiore cliente del complesso militare-industriale-finanziario italiano - Leonardo e Fincantieri in testa - e le lucrose commesse di armi sono state ottenute anche grazie al pressing a tutto campo di presidenti del consiglio, ministri, amministratori delegati, generali e ammiragli. Lo scorso febbraio il gruppo industriale Leonardo S.p.A. ha consegnato all’Aeronautica militare del Qatar sei caccia addestratori avanzati M-346 “Master” realizzati negli stabilimenti di Varese-Venegono. I velivoli possono raggiungere una velocità massima di 1.093 km/h, a una quota operativa di 13.715 metri sul livello del mare e possono essere impiegati anche per azioni di combattimento e attacco con missili aria-aria o per i bombardamenti contro obiettivi terrestri con munizioni di caduta da 500 libbre.\r\n\r\nLa consegna dei caccia rientra nell’ambito dell’accordo di cooperazione sottoscritto dalle forze aeree di Italia e Qatar nel novembre 2020 e che prevede anche la formazione dei piloti qatarioti nelle maggiori basi aeree italiane e presso il nuovo polo integrato di addestramento al volo costituito dall’International Training Flight School di Galatina (Lecce), dallo scalo di Decimomannu (Cagliari) e dal poligono di Salto di Quirra, ancora in Sardegna. I primi sei “allievi” della Qatar Emiri Air Force hanno concluso il corso avanzato propedeutico al volo sui caccia di prima linea lo scorso 12 luglio. (5)\r\n\r\nAncora a Leonardo la Marina militare del Qatar ha richiesto la fornitura di un Centro Operativo Navale per il monitoraggio e il pieno controllo delle acque territoriali, della Zona Economica Esclusiva e degli spazi di mare adiacenti. In base all’accordo, il nuovo Centro Operativo sovrintenderà al comando, controllo e coordinamento delle operazioni marittime, supportando le forze armate dell’emirato nei processi decisionali e nella gestione degli interventi “rapidi”. (6) Sempre nel marzo 2022 Leonardo ha consegnato alle forze armate di Doha due elicotteri multiruolo versione NFH (Nato Frigate Helicopter), prodotti nello stabilimento di Venezia Tessera e destinati alle operazioni navali. I velivoli sono parte della maxi-commessa del valore di oltre 3 miliardi di euro firmata nel 2018 dal consorzio europeo NHIndustries costituito da Airbus Helicopters (62,5%), GKN Fokker (5,5%) e Leonardo (32%). Il Qatar ha ordinato 16 elicotteri in versione TTH per compiti terrestri e 12 in versione NFH. Leonardo opera in qualità di prime contractor con la responsabilità per la gestione del programma, l’assemblaggio finale e la consegna dei 12 elicotteri per la Marina, più la fornitura di servizi di supporto e addestramento per gli equipaggi e i tecnici addetti alla loro manutenzione. All’holding italiana è stata attribuita anche la realizzazione di radar, sensori elettro-ottici, sistemi video ed identificazione e quelli per la gestione dei sistemi d’arma degli elicotteri (missili aria-superficie e siluri per il contrasto a minacce navali e sottomarine). (7)\r\n\r\nAnche nel caso degli elicotteri del consorzio NHIndustries/Leonardo, sono le forze armate italiane a collaborare alla formazione dei piloti militari dell’emirato. E’ presso l’aeroporto di Viterbo, sede del 1° Reggimento “Antares” dell’Aviazione dell’esercito italiano (AVES) che si svolge l’addestramento del personale della Qatari Emiri Air Force, con la supervisione dei tecnici di Leonardo. “La formazione del personale qatariota è una delle attività addestrative di punta di AVES ed evidenzia il ruolo ormai consolidato di scuola internazionale di volo per la componente militare elicotteri”, spiega lo Stato maggiore dell’Esercito. “L’impegno complessivo, nei tre anni dall’avvio del programma Qatar, ha consentito il conseguimento di 2.000 ore di volo su elicottero NH-90 nella versione terrestre, cui si aggiungono ulteriori 2.500 ore sul simulatore di volo”. (8) Il 10 luglio 2022 lo scalo militare di Viterbo ha ospitato il vicepremier e ministro della difesa del Qatar, Khalid Mohamed Al Attyiah, in visita in Italia. Nel dare il benvenuto all’ospite, il comandante dell’Aviazione dell’esercito, generale Andrea Di Stasio, ha evidenziato che ad oggi sono stati addestrati più di una decina di equipaggi delle forze armate dell’emirato. “L’incontro è proseguito con la dimostrazione di un atto tattico condotto da un elicottero NH-90 (con equipaggio misto italiano e qatariota), che ha rilasciato personale utilizzando la tecnica del fast rope, e da un CH47F che ha recuperato i militari utilizzando la tecnica del grappolo, episodi operativi che richiedono un’alta specializzazione”, ha enfatizzato l’ufficio stampa dell’Esercito. (9)\r\n\r\nPrima di recarsi a Viterbo, il vice premier Al Attyiah, in compagnia del ministro della difesa Lorenzo Guerini, aveva partecipato presso lo stabilimento Fincantieri di Muggiano (La Spezia) alla consegna del pattugliatore offshore OPV “Sheraouh”, seconda unità della classe commissionata al cantiere italiano dal ministero della Difesa del Qatar nell’ambito di un programma di acquisizione navale che ha un valore complessivo di quasi 4 miliardi di euro e prevede, oltre ai due pattugliatori offshore, quattro corvette e una unità anfibia LPD (Landing Platform Dock). Alla cerimonia a Muggiano erano presenti pure i Capi di Stato maggiore della Marina militare di Italia e Qatar (l’ammiraglio Enrico Credendino e il generale Abdulla Bin Hassan Al Sulaiti) e il neopresidente di Fincantieri SpA, il generale Claudio Graziano, già Capo di Stato maggiore della Difesa e fino al 15 maggio 2022 presidente del Comitato militare dell’Unione europea.\r\n\r\n“Il pattugliatore Sheraouh, al pari del gemello Musherib, consegnato nel gennaio 2022, è un’unità altamente flessibile con capacità di assolvere a molteplici compiti che vanno dal pattugliamento, al ruolo di nave combattente”, riferisce Fincantieri. (10) Le due unità hanno una lunghezza di circa 63 metri, una larghezza di 9,2 metri, una velocità massima di 30 nodi, e possono ospitare a bordo 38 persone di equipaggio.\r\n\r\nLo scorso maggio ha avuto invece luogo nello stabilimento Fincantieri di Palermo l’impostazione della nave anfibia LPD commissionata dal Qatar. Questa unità avrà una lunghezza di circa 143 metri, una larghezza di 21,5 e potrà ospitare fino a 550 persone. Sarà dotata di due rampe carrabili e di un bacino interno allagabile in grado di accogliere un mezzo da sbarco veloce; il ponte di volo sarà dimensionato per ospitare gli elicotteri multiruolo NFH di Leonardo. (11) Due delle quattro corvette ordinate sono state consegnate nei mesi scorsi alla Marina militare del Qatar. Realizzate a Muggiano, le unità sono lunghe circa 107 metri, larghe 14,70 metri e raggiungono la velocità massima di 28 nodi. Le corvette possono ospitare 112 militari, diversi battelli veloci gonfiabili e un elicottero NFH.\r\n\r\nOvviamente non solo con gli aerei, gli elicotteri e le navi da guerra può spiegarsi la passione dei leader politici, militari e industriali italiani per il ricco e potente emirato del Golfo. Con la frenetica corsa alla diversificazione delle fonti energetiche dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il Qatar si è candidato a divenire in pochi anni il leader mondiale della produzione di gas naturale liquefatto (GNL). Il 19 giugno a Doha, il ministro per gli Affari energetici dell’emirato, nonché presidente e amministratore delegato di QatarEnergy, Saad Sherida Al-Kaabi, ha sottoscritto con l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, un accordo per la creazione di una joint venture. “QatarEnergy deterrà una quota del 75% e Eni il restante 25%”, spiega il portavoce dell’holding italiana. “La joint venture a sua volta deterrà il 12,5% dell’intero progetto NFE - North Field East, di cui fanno parte 4 mega treni GNL con una capacità combinata di liquefazione pari a 32 milioni di tonnellate/anno (MTPA)”. Grazie al progetto NFE il Qatar aumenterà le capacità di esportazione di GNL dagli attuali 77 MTPA a 110 MTPA. Sono previsti investimenti per quasi 29 miliardi di dollari.\r\n\r\n“NFE dovrebbe entrare in produzione entro la fine del 2025 e impiegherà tecnologie e processi all’avanguardia per minimizzare l’impronta carbonica complessiva, tra cui la cattura e lo stoccaggio della CO2”, enfatizza Claudio Descalzi. “Siamo onorati e lieti di essere stati scelti come partner nel progetto di espansione. Questo accordo è una significativa pietra miliare per Eni e si inserisce nel nostro obiettivo di diversificazione verso fonti energetiche più pulite e affidabili, in linea con la nostra strategia di decarbonizzazione”. (12)\r\n\r\nDecantare la sostenibilità socio-ambientale del progetto NFE è come affermare che più armi di distruzione di massa produci e più assicuri la pace e il disarmo dei popoli. “Eni svilupperà in Qatar il progetto considerato da tanti come la peggiore bomba climatica al mondo”, scrive Andrea Barolini su Valori, la testata giornalistica di proprietà di Fondazione Finanza Etica. “Il North Field East è un giacimento di gas naturale immenso che si stima possa contenere il 10% delle riserve mondiali. Un autentico disastro in termini di contributo al riscaldamento globale, nonostante le rassicurazioni dei vertici dell’azienda, che insiste sull’utilizzo di tecnologie che sarebbero in grado di limitare i danni al clima”. Un’inchiesta pubblicata a maggio dal quotidiano The Guardian inserisce l’NFE tra i progetti di sfruttamento di petrolio e gas più dannosi in assoluto. “Bombe climatiche, appunto, suscettibili di provocare emissioni per più di un miliardo di tonnellate di CO2 sull’insieme del loro ciclo di vita”, conclude Barolini.\r\n\r\nNiente bomber azzurri in campo a Doha 2022, ma tante, anzi tantissime bombe belliche e ambientali per il Qatar made in Italy.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/2022-09-13-mazzeo-missioni-qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","13 Settembre 2022","2022-09-13 19:43:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/203047785-18a896f5-f1e3-4535-8321-717182a8ae3f-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"170\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/203047785-18a896f5-f1e3-4535-8321-717182a8ae3f-300x170.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/203047785-18a896f5-f1e3-4535-8321-717182a8ae3f-300x170.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/203047785-18a896f5-f1e3-4535-8321-717182a8ae3f.jpg 735w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Mondiali, militari e gas: la nuova missione militare italiana in Qatar",1663097743,[195,196,197,198,199,200],"http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/guerini/","http://radioblackout.org/tag/missioni-militari-italiane-allestero/","http://radioblackout.org/tag/mondiali-in-qatar/","http://radioblackout.org/tag/qatar/",[202,203,20,204,28,205],"descalzi","ENI","missioni militari italiane all'estero","qatar",{"post_content":207},{"matched_tokens":208,"snippet":209,"value":210},[172],"Qatar sei caccia addestratori avanzati \u003Cmark>M-346\u003C/mark> “Master” realizzati negli stabilimenti di","Azzurri fuori dal mondiale di calcio ma 560 militari italiani si schiereranno a bordo campo in Qatar per contribuire alla sicurezza armata della kermesse sportiva in programma dal 21 novembre al 18 dicembre 2022. 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I velivoli possono raggiungere una velocità massima di 1.093 km/h, a una quota operativa di 13.715 metri sul livello del mare e possono essere impiegati anche per azioni di combattimento e attacco con missili aria-aria o per i bombardamenti contro obiettivi terrestri con munizioni di caduta da 500 libbre.\r\n\r\nLa consegna dei caccia rientra nell’ambito dell’accordo di cooperazione sottoscritto dalle forze aeree di Italia e Qatar nel novembre 2020 e che prevede anche la formazione dei piloti qatarioti nelle maggiori basi aeree italiane e presso il nuovo polo integrato di addestramento al volo costituito dall’International Training Flight School di Galatina (Lecce), dallo scalo di Decimomannu (Cagliari) e dal poligono di Salto di Quirra, ancora in Sardegna. I primi sei “allievi” della Qatar Emiri Air Force hanno concluso il corso avanzato propedeutico al volo sui caccia di prima linea lo scorso 12 luglio. (5)\r\n\r\nAncora a Leonardo la Marina militare del Qatar ha richiesto la fornitura di un Centro Operativo Navale per il monitoraggio e il pieno controllo delle acque territoriali, della Zona Economica Esclusiva e degli spazi di mare adiacenti. In base all’accordo, il nuovo Centro Operativo sovrintenderà al comando, controllo e coordinamento delle operazioni marittime, supportando le forze armate dell’emirato nei processi decisionali e nella gestione degli interventi “rapidi”. (6) Sempre nel marzo 2022 Leonardo ha consegnato alle forze armate di Doha due elicotteri multiruolo versione NFH (Nato Frigate Helicopter), prodotti nello stabilimento di Venezia Tessera e destinati alle operazioni navali. I velivoli sono parte della maxi-commessa del valore di oltre 3 miliardi di euro firmata nel 2018 dal consorzio europeo NHIndustries costituito da Airbus Helicopters (62,5%), GKN Fokker (5,5%) e Leonardo (32%). Il Qatar ha ordinato 16 elicotteri in versione TTH per compiti terrestri e 12 in versione NFH. Leonardo opera in qualità di prime contractor con la responsabilità per la gestione del programma, l’assemblaggio finale e la consegna dei 12 elicotteri per la Marina, più la fornitura di servizi di supporto e addestramento per gli equipaggi e i tecnici addetti alla loro manutenzione. All’holding italiana è stata attribuita anche la realizzazione di radar, sensori elettro-ottici, sistemi video ed identificazione e quelli per la gestione dei sistemi d’arma degli elicotteri (missili aria-superficie e siluri per il contrasto a minacce navali e sottomarine). (7)\r\n\r\nAnche nel caso degli elicotteri del consorzio NHIndustries/Leonardo, sono le forze armate italiane a collaborare alla formazione dei piloti militari dell’emirato. E’ presso l’aeroporto di Viterbo, sede del 1° Reggimento “Antares” dell’Aviazione dell’esercito italiano (AVES) che si svolge l’addestramento del personale della Qatari Emiri Air Force, con la supervisione dei tecnici di Leonardo. “La formazione del personale qatariota è una delle attività addestrative di punta di AVES ed evidenzia il ruolo ormai consolidato di scuola internazionale di volo per la componente militare elicotteri”, spiega lo Stato maggiore dell’Esercito. “L’impegno complessivo, nei tre anni dall’avvio del programma Qatar, ha consentito il conseguimento di 2.000 ore di volo su elicottero NH-90 nella versione terrestre, cui si aggiungono ulteriori 2.500 ore sul simulatore di volo”. (8) Il 10 luglio 2022 lo scalo militare di Viterbo ha ospitato il vicepremier e ministro della difesa del Qatar, Khalid Mohamed Al Attyiah, in visita in Italia. Nel dare il benvenuto all’ospite, il comandante dell’Aviazione dell’esercito, generale Andrea Di Stasio, ha evidenziato che ad oggi sono stati addestrati più di una decina di equipaggi delle forze armate dell’emirato. “L’incontro è proseguito con la dimostrazione di un atto tattico condotto da un elicottero NH-90 (con equipaggio misto italiano e qatariota), che ha rilasciato personale utilizzando la tecnica del fast rope, e da un CH47F che ha recuperato i militari utilizzando la tecnica del grappolo, episodi operativi che richiedono un’alta specializzazione”, ha enfatizzato l’ufficio stampa dell’Esercito. (9)\r\n\r\nPrima di recarsi a Viterbo, il vice premier Al Attyiah, in compagnia del ministro della difesa Lorenzo Guerini, aveva partecipato presso lo stabilimento Fincantieri di Muggiano (La Spezia) alla consegna del pattugliatore offshore OPV “Sheraouh”, seconda unità della classe commissionata al cantiere italiano dal ministero della Difesa del Qatar nell’ambito di un programma di acquisizione navale che ha un valore complessivo di quasi 4 miliardi di euro e prevede, oltre ai due pattugliatori offshore, quattro corvette e una unità anfibia LPD (Landing Platform Dock). Alla cerimonia a Muggiano erano presenti pure i Capi di Stato maggiore della Marina militare di Italia e Qatar (l’ammiraglio Enrico Credendino e il generale Abdulla Bin Hassan Al Sulaiti) e il neopresidente di Fincantieri SpA, il generale Claudio Graziano, già Capo di Stato maggiore della Difesa e fino al 15 maggio 2022 presidente del Comitato militare dell’Unione europea.\r\n\r\n“Il pattugliatore Sheraouh, al pari del gemello Musherib, consegnato nel gennaio 2022, è un’unità altamente flessibile con capacità di assolvere a molteplici compiti che vanno dal pattugliamento, al ruolo di nave combattente”, riferisce Fincantieri. (10) Le due unità hanno una lunghezza di circa 63 metri, una larghezza di 9,2 metri, una velocità massima di 30 nodi, e possono ospitare a bordo 38 persone di equipaggio.\r\n\r\nLo scorso maggio ha avuto invece luogo nello stabilimento Fincantieri di Palermo l’impostazione della nave anfibia LPD commissionata dal Qatar. Questa unità avrà una lunghezza di circa 143 metri, una larghezza di 21,5 e potrà ospitare fino a 550 persone. Sarà dotata di due rampe carrabili e di un bacino interno allagabile in grado di accogliere un mezzo da sbarco veloce; il ponte di volo sarà dimensionato per ospitare gli elicotteri multiruolo NFH di Leonardo. (11) Due delle quattro corvette ordinate sono state consegnate nei mesi scorsi alla Marina militare del Qatar. Realizzate a Muggiano, le unità sono lunghe circa 107 metri, larghe 14,70 metri e raggiungono la velocità massima di 28 nodi. Le corvette possono ospitare 112 militari, diversi battelli veloci gonfiabili e un elicottero NFH.\r\n\r\nOvviamente non solo con gli aerei, gli elicotteri e le navi da guerra può spiegarsi la passione dei leader politici, militari e industriali italiani per il ricco e potente emirato del Golfo. Con la frenetica corsa alla diversificazione delle fonti energetiche dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il Qatar si è candidato a divenire in pochi anni il leader mondiale della produzione di gas naturale liquefatto (GNL). Il 19 giugno a Doha, il ministro per gli Affari energetici dell’emirato, nonché presidente e amministratore delegato di QatarEnergy, Saad Sherida Al-Kaabi, ha sottoscritto con l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, un accordo per la creazione di una joint venture. “QatarEnergy deterrà una quota del 75% e Eni il restante 25%”, spiega il portavoce dell’holding italiana. “La joint venture a sua volta deterrà il 12,5% dell’intero progetto NFE - North Field East, di cui fanno parte 4 mega treni GNL con una capacità combinata di liquefazione pari a 32 milioni di tonnellate/anno (MTPA)”. Grazie al progetto NFE il Qatar aumenterà le capacità di esportazione di GNL dagli attuali 77 MTPA a 110 MTPA. Sono previsti investimenti per quasi 29 miliardi di dollari.\r\n\r\n“NFE dovrebbe entrare in produzione entro la fine del 2025 e impiegherà tecnologie e processi all’avanguardia per minimizzare l’impronta carbonica complessiva, tra cui la cattura e lo stoccaggio della CO2”, enfatizza Claudio Descalzi. “Siamo onorati e lieti di essere stati scelti come partner nel progetto di espansione. Questo accordo è una significativa pietra miliare per Eni e si inserisce nel nostro obiettivo di diversificazione verso fonti energetiche più pulite e affidabili, in linea con la nostra strategia di decarbonizzazione”. (12)\r\n\r\nDecantare la sostenibilità socio-ambientale del progetto NFE è come affermare che più armi di distruzione di massa produci e più assicuri la pace e il disarmo dei popoli. “Eni svilupperà in Qatar il progetto considerato da tanti come la peggiore bomba climatica al mondo”, scrive Andrea Barolini su Valori, la testata giornalistica di proprietà di Fondazione Finanza Etica. “Il North Field East è un giacimento di gas naturale immenso che si stima possa contenere il 10% delle riserve mondiali. Un autentico disastro in termini di contributo al riscaldamento globale, nonostante le rassicurazioni dei vertici dell’azienda, che insiste sull’utilizzo di tecnologie che sarebbero in grado di limitare i danni al clima”. Un’inchiesta pubblicata a maggio dal quotidiano The Guardian inserisce l’NFE tra i progetti di sfruttamento di petrolio e gas più dannosi in assoluto. “Bombe climatiche, appunto, suscettibili di provocare emissioni per più di un miliardo di tonnellate di CO2 sull’insieme del loro ciclo di vita”, conclude Barolini.\r\n\r\nNiente bomber azzurri in campo a Doha 2022, ma tante, anzi tantissime bombe belliche e ambientali per il Qatar made in Italy.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/2022-09-13-mazzeo-missioni-qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[212],{"field":103,"matched_tokens":213,"snippet":209,"value":210},[172],{"best_field_score":141,"best_field_weight":179,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":180,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":216,"highlight":241,"highlights":246,"text_match":139,"text_match_info":249},{"cat_link":217,"category":218,"comment_count":47,"id":219,"is_sticky":47,"permalink":220,"post_author":50,"post_content":221,"post_date":222,"post_excerpt":53,"post_id":219,"post_modified":223,"post_thumbnail":224,"post_thumbnail_html":225,"post_title":226,"post_type":56,"sort_by_date":227,"tag_links":228,"tags":235},[44],[46],"38323","http://radioblackout.org/2016/11/torino-niente-pace-per-chi-fa-guerra/","L'assemblea antimilitarista ha indetto una settimana di iniziative in occasione del 4 novembre, festa delle forze armate italiane.\r\nLa settimana si è aperta il 29 otobre con un presidio, poi diventato itinerante per le strade del Balon e di Porta Palazzo.\r\nLe prossime iniziative sono:\r\n\r\nMercoledì 2 novembre ore 21 alla FAT, in corso Palermo 46 “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all'Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”\r\nInterverrà Stefano Capello, autore, tra gli altri, di \"Oltre il giardino\"\r\n\r\n\r\nVenerdì 4 novembre ore 17\r\nParata dei disertori durante la cerimonia militarista per la “festa” delle forze armate\r\nAppuntamento in piazza Castello angolo via Garibaldi\r\n\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Domenico, un compagno novarese, attivo nel movimento contro gli F35.\r\nCon lui abbiamo approfondito i temi dell'appello dell'Assemblea Antimilitarista, che vi riportiamo di seguito.\r\n\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-11-01-antimili-dome\r\nIl 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine.\r\nIl 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nCent'anni fa, a rischio della vita, disertarono a migliaia la guerra, consapevoli che le frontiere tra gli Stati sono le righe che demarcano il territorio di chi governa, ma non hanno nessun significato per chi abita uno o l'altro versante di una montagna, l'una o l'altra riva di un fiume, dove nuotano gli stessi pesci, dove crescono le stesse piante, dove vivono uomini e donne che si riconoscono uguali di fronte ai padroni che si fanno ricchi sul loro lavoro. \r\n\r\nCent'anni dopo, quelle trincee impastate di sangue, sudore, fango e rabbia la retorica patriottica, il garrire di bandiere e le parate militari nascondono i massacri, i pescecani che si arricchivano, le “decimazioni”, gli stupri di massa. E ancora nessuno parla delle rivolte, delle “tregue spontanee”, dell'odio per gli ufficiali. Ne resta traccia nelle canzoni, che tenaci sono passate di bocca in bocca e riecheggiano nelle labbra di chi oggi lotta contro eserciti, guerre, stati e frontiere.\r\n\r\nIn questi anni lungo i confini d'Italia si sta combattendo una guerra feroce contro la gente in viaggio, contro chi fugge conflitti dove le truppe italiane sono in prima fila.\r\nIn Iraq battaglioni d'élite dell'esercito tricolore partecipano all'assedio di Mosul, per cacciare i jihadisti dello Stato Islamico.\r\nSono in Iraq da mesi per difendere gli interessi della Trevi, la ditta italiana che si è aggiudicata i lavori alla diga di Mosul, uno snodo strategico per chi intende fare buoni affari nel paese.\r\nI governi alleati dell'Italia hanno finanziato e protetto i soldati della jihad prima in Afganistan, poi in Siria. A Mosul si sta consumando in nostro nome un altro immane massacro di uomini, donne e bambini, pedine di un gioco feroce di potenza.\r\nAd Aleppo si muore da anni nel silenzio fragoroso dei più. Le lacrime ipocrite per i bimbi morti non hanno fermato le bombe.\r\nIn Rojava, dove dal 2012 la popolazione ha deciso di attuare un percorso di autonomia politica, di solidarietà e di mutuo appoggio, nella cornice del confederalismo democratico, il governo turco bombarda le città nel silenzio fragoroso di chi, proprio sulle milizie maschili e femminili della regione a maggioranza curda della Siria, ha fatto leva per fermare l'avanzata dell'Isis. La rivoluzione democratica in Rojava apre una crepa nelle logiche di potere che caratterizzano le grandi potenze che si contendono il controllo del Mediterraneo all'Eufrate.\r\n\r\nSin dalla seconda guerra mondiale muoiono nei conflitti armati più civili e sempre meno militari. I soldati sono professionisti super addestrati, strumenti costosi e preziosi da preservare, mentre le persone senza divisa diventano obiettivi bellici di primaria importanza in conflitti che giocano la carta del terrore, per piegare la resistenza delle popolazioni che serve sottomettere, per realizzare i propri obiettivi di dominio. La propaganda di guerra all'Isis marchia come terroristi i militari della jihad, ma usa gli stessi mezzi. Solo la narrazione è diversa. Torture, rapimenti extragiudiziali, detenzioni senza processo, sono normali ovunque. L'Isis ama di più lo spettacolo e lo usa per dimostrare la propria forza e attrarre a se nuovi adepti. Al di là del palcoscenico la macelleria di Abu Graib, di Guantanamo, della School of Americas è la medesima esibita a Raqqa, Ninive, Senjal.\r\nAl riparo delle loro basi, a dieci minuti di auto dalle loro case, i piloti dei droni, osservano in uno schermo le possibili vittime, le puntano e le colpiscono come in un videogioco. 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Le sostiene la stessa propaganda: le questioni sociali, coniugate in termini di ordine pubblico, sono il perno su cui fa leva la narrazione militarista.\r\n\r\nTorino è uno dei principali centri dell’industria aerospaziale bellica.\r\nSono cinque le aziende piemontesi, leader nel settore: Alenia Aermacchi, Thales Alenia Space, Avio Aero, Selex Es, Microtecnica Actuation Systems / UTC. 280 SMEs.\r\nL’industria di guerra è un buon business, che non va mai in crisi. L’industria bellica italiana fa affari con chiunque. I soldi non puzzano di sangue e il made in Italy va alla grande.\r\nL'Europa ha pagato miliardi il governo turco perché trattenesse i profughi che lo scorso anno premevano alle frontiere chiuse. Li ha allontanati dalla vista e se ne è lavata le mani: nelle cerimonie ufficiali il ministro di turno spende retorica su chi muore in mare o in fondo a un tir. La verità cruda ma banale è che in Siria, in Iraq, in Afganistan, in Libia si combatte con armi che spesso sono costruite a due passi dalle nostre case.\r\nA Torino e Caselle c’è l’Alenia, la sua “missione” è fare aerei militari. Nello stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall’Alenia.\r\nUn business milionario. Un business di morte.\r\nLo Stato italiano investe ogni ora due milioni e mezzo di euro in spese militari, di cui mezzo milione solo per comprare nuove bombe e missili, cacciabombardieri, navi da guerra e carri armati. Gli altri servono per le missioni militari all'estero, per il mantenimento del militari e delle strutture. Si tratta, per il 2016, di 48 milioni di euro al giorno. Il governo nei prossimi anni ha deciso di spenderne ancora di più. Alla faccia di chi si ammala e muore perché non riesce ad accedere a esami specialistici e cure mediche.\r\nNel nuovo Documento programmatico pluriennale della Difesa - 2016-2018 - sono previsti: 13,36 miliardi di spese nel 2016 (carabinieri esclusi), l’1,3 per cento in più rispetto all’anno scorso. Cifra che sale a 17,7 miliardi (contro i 17,5 del 2015) se si considerano i finanziamenti del ministero dell’Economia e delle Finanze alle missioni militari (1,27 miliardi, contro gli 1,25 miliardi dell’anno precedente) e quelli del ministero per lo Sviluppo Economico ai programmi di riarmo (2,54 miliardi, nel 2015 erano 2,50).\r\n\r\nFinanziamenti, quelli del Mise, che anche quest’anno garantiscono alla Difesa una continuità di budget per l’acquisto di nuovi armamenti per un totale di 4,6 miliardi di euro (contro i 4,7 del 2015). Le spese maggiori per quest’anno riguardano i cacciabombardieri Eurofighter (677 milioni), gli F-35 (630 milioni), la nuova portaerei Trieste e le nuove fregate Ppa (472 milioni), le fregate Fremm (389 milioni), gli elicotteri Nh-90 (289 milioni), il programma di digitalizzazione dell’Esercito Forza Nec (203 milioni), i nuovi carri Freccia (170 milioni), i nuovi elicotteri Ch-47f (155 milioni), i caccia M-346 (125 milioni), i sommergibili U-212 (113 milioni).\r\nLa vocazione umanitaria delle forze armate italiane ha fame di nuovi costosissimi giocattoli.\r\nIn tutto il paese ci sono aeroporti militari, poligoni, centri di controllo satellitare, postazioni di lancio dei droni.\r\nLe prove generali dei conflitti di questi anni vengono fatte nelle basi sparse per l’Italia.\r\nLa rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta.\r\nNegli ultimi anni sono maturate esperienze che provano a saldare il rifiuto della guerra con l’opposizione al militarismo: il movimento No F35 a Novara, i no Muos che si battono contro le antenne assassine a Niscemi, gli antimilitaristi sardi che lottano contro poligoni ed esercitazioni. Anche nelle strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze sociali sono ricette universali, c’è chi non accetta di vivere da schiavo, c'è chi si oppone alla militarizzazione delle periferie, ai rastrellamenti, alle deportazioni.\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\n\r\nContro tutti gli eserciti, contro tutte le guerre!\r\n\r\nAssemblea Antimilitarista\r\nantimilitarista@inventati.org","1 Novembre 2016","2016-11-02 12:12:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/drooker_slingshot-vs-tank-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"260\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/drooker_slingshot-vs-tank-300x260.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/drooker_slingshot-vs-tank-300x260.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/drooker_slingshot-vs-tank.jpg 461w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino. 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Un Predator armato costa 4 milioni di dollari contro i 137 di un F35.\r\n\r\nL’Italia è in guerra da decenni ma la chiama pace.\r\nÈ una guerra su più fronti, che si coniuga nella neolingua del peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma parla il lessico feroce dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della repressione.\r\nLa guerra diventa filantropia planetaria, le bombe mezzi di soccorso.\r\nGli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa, sono nel Mediterraneo e sulle frontiere fatte di nulla, che imprigionano uomini, donne e bambini.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. 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La verità cruda ma banale è che in Siria, in Iraq, in Afganistan, in Libia si combatte con armi che spesso sono costruite a due passi dalle nostre case.\r\nA Torino e Caselle c’è l’Alenia, la sua “missione” è fare aerei militari. Nello stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall’Alenia.\r\nUn business milionario. Un business di morte.\r\nLo Stato italiano investe ogni ora due milioni e mezzo di euro in spese militari, di cui mezzo milione solo per comprare nuove bombe e missili, cacciabombardieri, navi da guerra e carri armati. Gli altri servono per le missioni militari all'estero, per il mantenimento del militari e delle strutture. Si tratta, per il 2016, di 48 milioni di euro al giorno. Il governo nei prossimi anni ha deciso di spenderne ancora di più. Alla faccia di chi si ammala e muore perché non riesce ad accedere a esami specialistici e cure mediche.\r\nNel nuovo Documento programmatico pluriennale della Difesa - 2016-2018 - sono previsti: 13,36 miliardi di spese nel 2016 (carabinieri esclusi), l’1,3 per cento in più rispetto all’anno scorso. Cifra che sale a 17,7 miliardi (contro i 17,5 del 2015) se si considerano i finanziamenti del ministero dell’Economia e delle Finanze alle missioni militari (1,27 miliardi, contro gli 1,25 miliardi dell’anno precedente) e quelli del ministero per lo Sviluppo Economico ai programmi di riarmo (2,54 miliardi, nel 2015 erano 2,50).\r\n\r\nFinanziamenti, quelli del Mise, che anche quest’anno garantiscono alla Difesa una continuità di budget per l’acquisto di nuovi armamenti per un totale di 4,6 miliardi di euro (contro i 4,7 del 2015). Le spese maggiori per quest’anno riguardano i cacciabombardieri Eurofighter (677 milioni), gli F-35 (630 milioni), la nuova portaerei Trieste e le nuove fregate Ppa (472 milioni), le fregate Fremm (389 milioni), gli elicotteri Nh-90 (289 milioni), il programma di digitalizzazione dell’Esercito Forza Nec (203 milioni), i nuovi carri Freccia (170 milioni), i nuovi elicotteri Ch-47f (155 milioni), i caccia \u003Cmark>M-346\u003C/mark> (125 milioni), i sommergibili U-212 (113 milioni).\r\nLa vocazione umanitaria delle forze armate italiane ha fame di nuovi costosissimi giocattoli.\r\nIn tutto il paese ci sono aeroporti militari, poligoni, centri di controllo satellitare, postazioni di lancio dei droni.\r\nLe prove generali dei conflitti di questi anni vengono fatte nelle basi sparse per l’Italia.\r\nLa rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta.\r\nNegli ultimi anni sono maturate esperienze che provano a saldare il rifiuto della guerra con l’opposizione al militarismo: il movimento No F35 a Novara, i no Muos che si battono contro le antenne assassine a Niscemi, gli antimilitaristi sardi che lottano contro poligoni ed esercitazioni. Anche nelle strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze sociali sono ricette universali, c’è chi non accetta di vivere da schiavo, c'è chi si oppone alla militarizzazione delle periferie, ai rastrellamenti, alle deportazioni.\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\n\r\nContro tutti gli eserciti, contro tutte le guerre!\r\n\r\nAssemblea Antimilitarista\r\nantimilitarista@inventati.org",[247],{"field":103,"matched_tokens":248,"snippet":244,"value":245},[172],{"best_field_score":141,"best_field_weight":179,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":180,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":251,"highlight":263,"highlights":268,"text_match":139,"text_match_info":271},{"cat_link":252,"category":253,"comment_count":47,"id":254,"is_sticky":47,"permalink":255,"post_author":50,"post_content":256,"post_date":257,"post_excerpt":53,"post_id":254,"post_modified":258,"post_thumbnail":53,"post_thumbnail_html":53,"post_title":259,"post_type":56,"sort_by_date":260,"tag_links":261,"tags":262},[44],[46],"19281","http://radioblackout.org/2013/11/spesa-di-guerra-e-baby-pensionati-con-il-mitra/","I festeggiamenti del 4 novembre, festa delle forze armate che coincide con la \"vittoria\" nella prima guerra mondiale, è stata segnata da parate militari e retorica patriottica, anche se in alcune località come Messina e Reggio Emilia vi sono state contestazioni e iniziative contro l'aumento delle spese militari.\r\nCaccia, blindati, elicotteri, fregate: la spesa di guerra aumenterà in modo netto rispetto allo scorso anno. Grazie ad un trucco: i costi non ricadono sulla Difesa, ma sullo Sviluppo economico.\r\nI fondi per l'acquisto di armamenti saranno 5,5 miliardi di euro, grazie al contributo del ministero dello Sviluppo Economico che mette a disposizione 2.182 milioni per comprare sistemi militari.\r\n\r\nNel paniere soprattutto i caccia europei Eurofighter. Molti sanno che il preventivo per gli F35, prodotti dalla Lockeed Martin in joint venture con Alenia ammonta a 12 miliardi di euro, meno noto il fatto che la spesa prevista per gli Eurofighter è di 21,1 miliardi di euro.\r\nNel corso del 2013 per comprare gli Eurofighter il ministero Sviluppo Economico spenderà 1182 milioni di euro, mentre quello della Difesa sborsa mezzo miliardo per gli F-35.\r\nMa è tutto il budget per le forze armate a essere cresciuto nel 2013: 14,4 miliardi di euro contro i 13,6 miliardi del 2012. Il Ministero dello Sviluppo Economico, acquisterà le fregate Fremm (5,6 miliardi per le prime sei); i blindati da combattimento Freccia (1,5 miliardi per 249 veicoli); i jet d'addestramento Aermacchi M-346 (220 milioni per la prima trance); i gadger elettronici per il \"Soldato futuro\" (800 milioni); gli elicotteri NH-90 di Esercito e Marina (3.895 milioni) e gli Agusta AW-101 dell'Aeronautica (740 milioni).\r\nL'Esercito spende soprattutto per gli elicotteri: i grandi Chinook presi negli Usa costano 974 milioni. Poi ci sono 202 milioni per acquistare 479 camionette Lince con protezione migliorata. La Marina sta completando la nuova flotta di sottomarini: i quattro modernissimi U-212 costeranno 1.885 milioni. Il prezzo finale della portaerei Cavour sarà di 1.390 milioni. Le due ultime fregate Orizzonte consegnate invece verranno 1.500 milioni, con rate fino al 2020.\r\nLa spesa militare italiana è aumentata del 25% negli ultimi vent'anni. Soldi sottratti ad ospedali, trasporto locale, scuole, servizi.\r\n\r\nTra i tanti privilegi dei militari c'è la possibilità di andare in pensione a 50 anni con l'85% dell'ultima retribuzione e la possibilità di fare un altro lavoro cumulando le due entrate.\r\nUn ulteriore segnale della progressiva militarizzazione della società, del ruolo sempre più ingombrante delle forze armate, chiamate ad una funzione disciplinare, in cui la distinzione tra guerra interna e guerra esterna diviene sempre più impalpabile.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Stefano del Comitato contro Aviano 2000.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nguerra","6 Novembre 2013","2013-11-07 13:47:32","Spesa di guerra e baby pensionati con il mitra",1383744038,[],[],{"post_content":264},{"matched_tokens":265,"snippet":266,"value":267},[172],"veicoli); i jet d'addestramento Aermacchi \u003Cmark>M-346\u003C/mark> (220 milioni per la prima","I festeggiamenti del 4 novembre, festa delle forze armate che coincide con la \"vittoria\" nella prima guerra mondiale, è stata segnata da parate militari e retorica patriottica, anche se in alcune località come Messina e Reggio Emilia vi sono state contestazioni e iniziative contro l'aumento delle spese militari.\r\nCaccia, blindati, elicotteri, fregate: la spesa di guerra aumenterà in modo netto rispetto allo scorso anno. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/2020-07-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLink: 2020 07 17 anarres\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nCPR di Gradisca. A sei mesi dall’uccisione di Vakhtang Enukidze, un altro immigrato è morto nel CPR di Gradisca. Troppi farmaci, dicono i giornali. In queste settimane si sono moltiplicati gli atti di autolesionismo e i tentativi di rivolta. I reclusi sono in un limbo: le deportazioni si sono interrotte per la pandemia, ma i CPR hanno continuato ad accogliere nuovi prigionieri della guerra ai migranti. \r\nNe abbiamo parlato con Federico dell’assemblea No Frontiere – No CPR del Friuli e Venezia Giulia\r\n\r\nDue approfondimenti sull’economia dei lavoretti, ispirati ad un dossier uscito su terre libere\r\nVita da rider. Come funziona il caporale digitale?\r\nL’algoritmo alla base delle app di food delivery non è neutrale. È pensato per trasformare il lavoro in un gioco crudele che “premia” i lavoratori vulnerabili e bisognosi. Così un “lavoretto per studenti” è diventato un girone infernale. Per scelta del management\r\n\r\nGig Economy. Lavoretti? È un sistema per lucrare sulla disperazione\r\nLa gig economy coinvolge almeno 600mila persone con uno stipendio medio di 346 euro. Sono i lavoratori poveri. Formalmente autonomi, spesso di mezza età o migranti. Hanno il peso di un debito o del permesso di soggiorno. Dopo la crisi del 2008 le multinazionali – 50 società con una manciata di dipendenti – hanno “investito” anche in Italia.\r\n\r\nMattarella e Pahor: mano nella mano per seppellire i carnefici con le vittime, i fascisti con i partigiani. Nel segno di una memoria, che nega la dimensione colonialista e razzista dell’espansione ad est del regno d’Italia. La lunga storia della pacificazione violenta delle popolazioni slave assoggettate. La prima di due puntate che dedichiamo al revisionismo sulle vicende del colonialismo irredentista.\r\nClaudio Venza, anarchico e docente di storia all’Università di Trieste, ci ha raccontato la storia del Narodni Dom. Una storia emblematica dei veleni nazionalisti. \r\n\r\nFree(k) Pride. Liber* mostr* per le strade di Torino\r\n\r\nQuest’anno il il Free(k) pride è uscito dalla nicchia piccola ma preziosa degli attivisti che lo avevano promosso le volte scorse, per dilagare in città. Una marea caotica e viva, dove cartelli, cori e slogan erano la cornice narrativa che accompagnava un corteo, che viveva di vita propria, emancipandosi dalla mera critica ai Pride istituzionali, che hanno disertato le piazze, rifugiandosi nel web.\r\nUn corteo forte, transfemminista queer, intersezionale ed alieno ad ogni seduzione istituzionale, senza sponsor né padrini. Libero.\r\nWater, vasche e lavandini rosa sono comparsi in piazza Castello per denunciare l’operazione di pink washing dell’amministrazione Appendino.\r\nIl conte Verde avviluppato da un lungo mantello rosa ha demacizzato la piazza del comune. All’arrivo la targa che dedicava i giardini ex GFT alla sadica santa cattolica Teresa di Calcutta è stata sostituita. Ora i giardini ricordano la rivolta dello Stonewall Inn del giugno 1969. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\n23 - 24 - 25 luglio. Tre giorni di informazione e lotta\r\n\r\nL’urgenza dell’anarchia\r\n\r\nIl governo aumenta la spesa di guerra, finanzia la diplomazia in armi dell’Eni in Africa, accelera sul Tav e le altre grandi opere.\r\nLa crisi sociale la pagano i poveri, i senza casa, i senza reddito, i precari \r\nI migranti muoiono in mare e nei CPR, lavorano come schiavi nei campi\r\nLa salute è sempre di più un lusso che pochi possono pagare\r\nPer il governo le nostre vite non valgono fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa\r\nIl governo punta sull’emergenza per prendersi pieni poteri e vietare scioperi e manifestazioni\r\n\r\ncome prima, peggio di prima…\r\n\r\nStrappiamo sempre più spazi di autorganizzazione e lotta!\r\nLe nostre vite non sono merci\r\nCreiamo reti di solidarietà e mutuo appoggio\r\nLottiamo contro chi ci sfrutta e ci comanda\r\nUn mondo senza governi, padroni, eserciti è possibile ed urgente\r\n\r\nGiovedì 23 luglio\r\ndalle ore 10,30\r\nvolantinaggio al mercato di piazza Foroni\r\n\r\nVenerdì 24 luglio\r\nore 16 punto info\r\nvia Po 16\r\n\r\nSabato 25 luglio\r\nore 14,30\r\npunto info\r\na Porta Palazzo\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20 (in agosto non ci siamo)\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 21 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","23 Luglio 2020","2020-07-23 09:27:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/2020-07-16-manif-fat-lotte-luglio-200x110.jpg","Anarres del 17 luglio. Morire di CPR. Vita da rider. Gig economy. Mattarella e Pahor. Free(k) Pride…","podcast",1595496311,[],[],{"post_content":313},{"matched_tokens":314,"snippet":316,"value":317},[315],"346","con uno stipendio medio di \u003Cmark>346\u003C/mark> euro. Sono i lavoratori poveri.","Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. 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Libero.\r\nWater, vasche e lavandini rosa sono comparsi in piazza Castello per denunciare l’operazione di pink washing dell’amministrazione Appendino.\r\nIl conte Verde avviluppato da un lungo mantello rosa ha demacizzato la piazza del comune. All’arrivo la targa che dedicava i giardini ex GFT alla sadica santa cattolica Teresa di Calcutta è stata sostituita. Ora i giardini ricordano la rivolta dello Stonewall Inn del giugno 1969. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\n23 - 24 - 25 luglio. Tre giorni di informazione e lotta\r\n\r\nL’urgenza dell’anarchia\r\n\r\nIl governo aumenta la spesa di guerra, finanzia la diplomazia in armi dell’Eni in Africa, accelera sul Tav e le altre grandi opere.\r\nLa crisi sociale la pagano i poveri, i senza casa, i senza reddito, i precari \r\nI migranti muoiono in mare e nei CPR, lavorano come schiavi nei campi\r\nLa salute è sempre di più un lusso che pochi possono pagare\r\nPer il governo le nostre vite non valgono fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa\r\nIl governo punta sull’emergenza per prendersi pieni poteri e vietare scioperi e manifestazioni\r\n\r\ncome prima, peggio di prima…\r\n\r\nStrappiamo sempre più spazi di autorganizzazione e lotta!\r\nLe nostre vite non sono merci\r\nCreiamo reti di solidarietà e mutuo appoggio\r\nLottiamo contro chi ci sfrutta e ci comanda\r\nUn mondo senza governi, padroni, eserciti è possibile ed urgente\r\n\r\nGiovedì 23 luglio\r\ndalle ore 10,30\r\nvolantinaggio al mercato di piazza Foroni\r\n\r\nVenerdì 24 luglio\r\nore 16 punto info\r\nvia Po 16\r\n\r\nSabato 25 luglio\r\nore 14,30\r\npunto info\r\na Porta Palazzo\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20 (in agosto non ci siamo)\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 21 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[319],{"field":103,"matched_tokens":320,"snippet":316,"value":317},[315],578730054645711000,{"best_field_score":323,"best_field_weight":179,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":324,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":14},"1108057784320","578730054645710961",{"document":326,"highlight":344,"highlights":349,"text_match":321,"text_match_info":352},{"comment_count":47,"id":327,"is_sticky":47,"permalink":328,"podcastfilter":329,"post_author":279,"post_content":330,"post_date":331,"post_excerpt":53,"post_id":327,"post_modified":332,"post_thumbnail":333,"post_title":334,"post_type":308,"sort_by_date":335,"tag_links":336,"tags":343},"25469","http://radioblackout.org/podcast/ebola-e-big-pharma/",[],"L’eruzione epidemica del virus Ebola nell’Africa occidentale dimostra che la salute non può dipendere dalle leggi del mercato e dalle big pharma.\r\n\r\nIl modello di sviluppo statale e capitalista non solo non garantisce più i livelli di consumo e sicurezza sbandierati durante la guerra fredda, ma non è neppure in grado di prevenire e controllare epidemie globali letali.\r\n\r\nGli Stati Uniti hanno deciso l'invio di un contingente militare, per tenere sotto controllo gli abitanti della Liberia, la loro (ex)colonia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Ennio Carbone, immunologo e ricercatore all'università della Magna Grecia a Catanzaro, professore ospite all'ateneo di Stoccolma.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 17 ebola\r\n\r\nDi seguito un articolo di Ennio Carbone, uscito sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nConsiderazioni mediche\r\nIL 23 marzo 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità diffonde il primo comunicato sulla nuova eruzione epidemica del virus Ebola nella foresta pluviale della Guinea, Prefettura di Gueckedou (Repubblica della Guinea). Questa è la prima volta che si ha un’epidemia in larga scala. Il 20 aprile 2014 si contavano 242 pazienti infettati da Ebola tra Guinea e Liberia, di questi 147 sono già morti. Da marzo 2014 ad oggi circa 2000 sono i casi diagnosticati con piu di 600 morti: l’epidemia più severa finora registrata.\r\nIl ceppo virale responsabile è il ceppo Zaire Ebola. Il virus ha raggiunto in maggio le capitali dei due paesi con alta concentrazione umana rispettivamente Conakry e Monrovia dove il contagio è più rapido e l'epidemia potrebbe subire una accelerazione. Casi sospetti sono stati descritti in Mali e Sierra Leone. Il virus appartiene alla famiglia dei Filoviridae (ordine dei Mononegavirales). Alla stessa famiglia appartiene il virus di Marburg altro patogeno letale (porta il nome dello scienziato che lo scopri e ne rimase infettato letalmente). Il terzo membro della famiglia dei filovirus è il Cuevavirus che non è stato dimostrato infettare gli uomini. I tre virus sono dei virus propri di alcune specie di pipistrelli.\r\nI virus della famiglia Filovirus sono parassiti abituali di tre tipi di pipistrelli che popolano le foreste pluviali dell Africa occidentale e trovano rifugio nelle caverne e miniere: Hypsignathus monstrosus (pipistrello a testa di martello), Epomops fraqueti, Myonecteris Torquata. Queste specie si nutrono esclusivamente di frutta e sono il supporto proteico principale per le popolazioni dell Africa Occidentale, la loro caccia, macellazione e vendita in appositi mercati settimanali (luma) ha rappresentato la condizione ideale per il passaggio di Ebola dal pipistrello all'uomo.\r\n\r\nLa percentuale di decesso da Ebola è altissima: il 60-90% degli infettati muore dopo poche settimane. L’Ebola data la sua altissima letalità è stato classificato nella Categoria A come agente per bioterrorismo dal Center for Disease Control and Prevention di Atlanta US 2014. Questa caratteristica del virus lo pone al centro dell’ interesse della ricerca militare del Ministero Della Difesa Americano (US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases).\r\n\r\nTutti i fluidi biologici sono altamente infettivi (sudore, sangue, sputo), ma non viene trasmesso per via respiratoria. La malattia si presenta come una semplice influenza con febbre, dolori muscolari, mal di testa, vomito, diarrea il che rende difficile una sua diagnosi che spesso viene confusa con la malaria o altre banali infezioni. Il paziente muore una volta entrato nella fase emorragica, dopo pochi giorni o settimane. La fase emorragica si presenta con emorragie interne, sottocutanee, vomito ematico, insufficienza renale e respiratoria. Il trattamento è sintomatico anche se un farmaco favipiraravir (anti RNA virale) ha dato buoni risultati nel topo ed un vaccino è in via di allestimento: in altre parole attualmente non esiste alcuna terapia testata nell’uomo efficace contro questa infezione (1).\r\n\r\nL’arrivo di Ebola nelle grandi città dell’Africa Occidentale (Monrovia, Conakry) marca la differenza con le precedenti ondate epidemiche. Questo tragico evento conferisce alla epidemia 2014 una rapida diffusione in aree densamente popolate dove la povertà, le condizioni igieniche, e la scarsità di acqua rendono l'infezione ancora più contagiosa. E' difficile pensare di lavarsi le mani e preservare buoni livelli di igiene se non si ha acqua da bere. Calcoli approssimativi basati sulle precedenti epidemie (2005 Repubblica Democratica del Congo) portano a pensare che il passaggio da epidemia a pandemia dell'infezione di Ebola sia possibile e possa avere le caratteristiche delle pandemie dei virus influenzale (2).\r\n\r\nQuali sono le possibilità che l'epidemia possa trasformarsi in una pandemia che coinvolga le regioni più sviluppate del pianeta?\r\n\r\nPer rispondere a questa domanda da un lato va considerato che le modalità di trasmissione del virus Ebola del ceppo Zaire si basano strettamente sulle condizioni di povertà estrema delle popolazioni che colpisce. Dove carenze igieniche, assenza di presidi sanitari specializzati nel trattamento di malattie infettive, facilità di spostamento tra le aree epidemiche congiuntamente a tradizioni culturali come quella di lavare i corpi dei deceduti prima della sepoltura con relativo contagio per contatto con i fluidi biologici sono la causa del propagarsi dell'epidemia. Nei paesi più ricchi si ha un sistema sanitario molto più efficiente, presidi per il trattamento delle malattie infettive specializzati, condizioni igieniche migliori, possibilità di effettuare una quarantena degli infetti efficace, inoltre è possibile tracciare i contatti interpersonali per monitorare le possibili catene umane dell'infezione per interromperle.\r\n\r\nQuindi una pandemia che coinvolga Europa e Stati Uniti è poco probabile. Tuttavia, anche se poco probabile una pandemia resta possibile.\r\nInfatti vanno considerate alcune caratteristiche dell’epidemia di ebola di quest’anno. Nella corrente epidemia per la prima volta sono stati coinvolti grossi centri urbani, ha una alta velocità di propagazione ed alta incidenza di mortalità.\r\nInoltre la coevoluzione tra la nostra specie e le specie virali ha dimostrato che virus propagatisi inizialmente per zoonosi possono adattare il proprio genoma alla propagazione interumana acquisendo la capacità di propagarsi rapidamente ed efficientemente nella nostra specie.\r\n\r\nConsiderazioni politiche.\r\n\r\nL’encefalomielite emorragica provocata dal virus Ebola (Ebola Virus Disease,EVD) appartiene dal punto di vista patologico alle nuove malattie e alla grande famiglia di malattie orfane. Il suo inquadramento tra le nuove malattie (dove troviamo anche la Legionellosi, HIV, Virus di Mamburg, Hantavirus, Dengue) indica una malattia dovuta ad un patogeno (virus o batterio) che solo recentemente è entrato in contatto con la nostra specie. Mentre per malattie orfane sono ad esempio la Malaria, Virus enterici della dissenteria infantile e la stragrande maggioranza delle nuove malattie infettive colpiscono le regioni più povere del pianeta. Sono dette orfane perché poco studiate e perché non hanno trovato ancora una soluzione terapeutica poiché non esistono programmi di finanziamento pubblici o privati a sostegno della ricerca su queste patologie.\r\nE’ interessante notare che la prima descrizione dell’infezione da Ebola risale al 1976 a Yambuku, nello Zaire regione mineraria nota per i giacimenti di oro. E proprio nelle miniere che i pipistrelli infetti hanno passato il virus ai lavoratori impiegati nelle estrazioni minerarie. Questo è un esempio paradigmatico del meccanismo che porta da un lato all’insorgenza delle zoonosi e dall’altro all’emergere di nuove patologie infettive. Infatti la presenza dell’uomo in nicchie ecologiche precedentemente non popolate porta gli animali ed i loro parassiti a contatto con la nostra specie. Lo sfruttamento selvaggio del pianeta non curandosi dell’impatto ambientale ha anche questo tipo di effetti collaterali.\r\n\r\nI rimedi a breve e lunga scadenza\r\nIl controllo dell’epidemia tramite la quarantena ed il controllo dei flussi migratori ci riporta alle pratiche mediche del 1500-1600 AD. Durante le epidemie di peste e colera i malati venivano concentrati nei lazzaretti funzionavano come incubatori delle malattie ma anche per confinare gli infetti e impedire che gli untori diffondessero il morbo. Questa pratica oggi potrebbe innescare tensioni sociali violente e dubbia efficacia. Oggi in Liberia, Sierra Leone, Guinea già si registrano resistenze da parte delle popolazioni infettate ad entrare in luoghi dove il contagio è praticamente certo, inoltre per non essere emarginati socialmente si tengono nascosti in famiglia gli infettati. La quarantena di massa non è in grado di bloccare la pandemia vista la velocità di diffusione, la difficoltà di diagnosi differenziale con altre malattie infettive. La quarantena per gli immigrati non serve quando cittadini USA, spagnoli, inglesi ed italiani probabilmente hanno già contratto l’ infezione.\r\n\r\nL’ unica soluzione per bloccare una pandemia è il vaccino come dimostrato dal successo ottenuto contro il vaiolo, la poliomelite. Per prevenire i rischi relativi a all’insorgenza di pandemie sostenute da agenti patogeni orfani è operare un cambio di paradigma ponendo la salute globale come obiettivo e non il profitto della ricerca medica ed industria del farmaco.\r\n\r\nLa frequenza ed intensità delle epidemie di Ebola sono aumentate di quattro volte nelle regioni subsariane dal 1994 ad oggi quindi la possibilità di un eruzione epidemica globale era più che prevedibile (8). Recenti dati sperimentali dimostrano che i pazienti che sopravvivono all'infezione posseggono degli anticorpi in grado di legarsi al virus impedendogli di infettare l'organismo ospite. Le recenti scoperte hanno aperto la strada all’utilizzo di queste molecole in terapia come nel caso del medico ed infermiera USA curati con questo approccio nei giorni scorsi. Ma recuperare il tempo perso non è possibile e quindi si stanno saltando fasi importanti necessarie per la valutazione dei danni dei nuovi farmaci sull'uomo o possibili effetti collaterali per cercare un rimedio efficace subito contro l’ epidemia.\r\nI due pazienti statunitensi sono stati trattati con il farmaco Zmapp che è una mistura di anticorpi antiEbola derivati da quelli prodotti dai sopravvissuti precedentemente testato solo nelle scimmie con buoni risultati. I risultati ottenuti si associano con la guarigione dei pazienti. Tuttavia il trattamento su solo due pazienti non permette di concludere se gli effetti benefici siano da attribuire al farmaco piuttosto che al decorso spontaneo della malattia includendo i due pazienti nel 10-40% di guarigioni spontanee per questa infezione. Inoltre sono a disposizione solo quantità limitate di questo farmaco non ancora prodotto da nessuna big pharma e che non sembra essere di interesse commerciale.\r\nE’ da notare che il trattamento di uomini con queste molecole non segue la procedura standard che prevede trials clinici di 1, 2 e 3 fase per accertarne gli eventuali effetti tossici o collaterali. Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza di terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta di prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie di scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto di studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa di questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica di nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute di milioni di persone a livello globale. Nel caso di malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza di mezzi di trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza di vaccini ed il corrispondente rischio di pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia di questi giorni in grado di proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie di primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero di pazienti e alla loro povertà quindi un segmento di “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono di interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e 18° secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology 346, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. Nature Vol 454|10 July 2008|doi:10.1038/nature07082)","10 Ottobre 2014","2018-10-17 22:09:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/soldi-farmaci-200x110.jpeg","Ebola e Big Pharma",1412947219,[337,338,339,340,341,342],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/big-pharma/","http://radioblackout.org/tag/ebola/","http://radioblackout.org/tag/liberia/","http://radioblackout.org/tag/mercificazione-della-salute/","http://radioblackout.org/tag/pipistrelli/",[287,291,285,289,295,293],{"post_content":345},{"matched_tokens":346,"snippet":347,"value":348},[315],"against Zaire Ebola virus. 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Infatti la presenza dell’uomo in nicchie ecologiche precedentemente non popolate porta gli animali ed i loro parassiti a contatto con la nostra specie. Lo sfruttamento selvaggio del pianeta non curandosi dell’impatto ambientale ha anche questo tipo di effetti collaterali.\r\n\r\nI rimedi a breve e lunga scadenza\r\nIl controllo dell’epidemia tramite la quarantena ed il controllo dei flussi migratori ci riporta alle pratiche mediche del 1500-1600 AD. Durante le epidemie di peste e colera i malati venivano concentrati nei lazzaretti funzionavano come incubatori delle malattie ma anche per confinare gli infetti e impedire che gli untori diffondessero il morbo. Questa pratica oggi potrebbe innescare tensioni sociali violente e dubbia efficacia. 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Ma recuperare il tempo perso non è possibile e quindi si stanno saltando fasi importanti necessarie per la valutazione dei danni dei nuovi farmaci sull'uomo o possibili effetti collaterali per cercare un rimedio efficace subito contro l’ epidemia.\r\nI due pazienti statunitensi sono stati trattati con il farmaco Zmapp che è una mistura di anticorpi antiEbola derivati da quelli prodotti dai sopravvissuti precedentemente testato solo nelle scimmie con buoni risultati. I risultati ottenuti si associano con la guarigione dei pazienti. Tuttavia il trattamento su solo due pazienti non permette di concludere se gli effetti benefici siano da attribuire al farmaco piuttosto che al decorso spontaneo della malattia includendo i due pazienti nel 10-40% di guarigioni spontanee per questa infezione. 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Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza di terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta di prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie di scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto di studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa di questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica di nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute di milioni di persone a livello globale. Nel caso di malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza di mezzi di trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza di vaccini ed il corrispondente rischio di pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia di questi giorni in grado di proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie di primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero di pazienti e alla loro povertà quindi un segmento di “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono di interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e 18° secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology \u003Cmark>346\u003C/mark>, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. Nature Vol 454|10 July 2008|doi:10.1038/nature07082)",[350],{"field":103,"matched_tokens":351,"snippet":347,"value":348},[315],{"best_field_score":323,"best_field_weight":179,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":324,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":14},6637,{"collection_name":308,"first_q":18,"per_page":39,"q":18},["Reactive",356],{},["Set"],["ShallowReactive",359],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fFUwO0drRoAFnd71gU68YpxSMKwTt8IYn_61op7M-9vE":-1},true,"/search?query=M346"]