","Venezuela in crisi: Maduro annuncia una nuova Costituente","post",1493814368,[65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/maduro/","http://radioblackout.org/tag/primo-maggio/","http://radioblackout.org/tag/venezuela/",[18,69,15],"primo maggio",{"post_content":71,"post_title":75,"tags":78},{"matched_tokens":72,"snippet":73,"value":74},[18],"visto un'opposizione al presidente Nicolas \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> scendere in piazza in modo","Dopo il primo maggio in Venezuela, che ha visto un'opposizione al presidente Nicolas \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> scendere in piazza in modo conflittuale, la situazione di crisi del Venezuela sembra peggiorare. In campo ci sono interessi economici e nuovi assetti politici, in una fase di cambiamenti che sanciscono un nuovo scenario dalla morte di Chavez. Abbiamo provato a capire la composizione di piazza del primo maggio in molte città del Venezuela, cercando di scorgerne le criticità e avere uno sguardo di insieme del contesto venezuelano. Quello che si potrebbe prospettare ora è sicuramente una cronicizzazione della crisi che attualmente coinvolge il Paese e un probabile colpo di stato che porterebbe alla destituzione di \u003Cmark>Maduro\u003C/mark>. Quest'ultimo nel frattempo, ha illustrato la proposta di una nuova Assemblea costituente per riformare lo Stato. 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La presenza di navi \"narcos\" e lo schema del terrorismo ad esse applicate hanno fornito la giustificazione pubblica per tale presenza da parte del governo di Trump. Questa situazione ha visto la pronta risposta del governo di Maduro, che ha allertato le milizie popolari e rilanciato sulla minaccia portata in vista di possibili tentativi di destabilizzazione al paese latinoamericano. 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L’opposizione ha parlato da subito di brogli e la leader della destra venezuelana , Maria Corina Machado ha invitato , di nuovo, la gente a scendere in piazza sabato “in ‘tutte le città del Paese”. Si sta profilando una situazione condizionata dall'ingerenza esterna degli Stati Uniti e di alcuni paesi latinoamericani tra cui Argentina ,Ecuador,Perù ,Uruguay che hanno riconosciuto come presidente Edmundo Gonzalez assumendo come verità incontrovertibili le accuse di brogli agitate dall'opposizione. Il tutto in un contesto di golpe strisciante con le piazze che si contrappongono e le manifestazioni contro Maduro che si susseguono non solo nella capitale .\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/INFO-VENEZUELA-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDal Venezuela ci è arrivato anche il contributo di Geraldina Colotti giornalista e sostenitrice della rivoluzione bolivariana che si trova in questi giorni a Caracas.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/GERALDINA-COLOTTI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","3 Agosto 2024","Venezuela continua l'ingerenza statunitense nel tentativo di condizionare l'esito elettorale. 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Inoltre gli escualidos hanno trovato una faccia giovane che giura sulla Costituzione bolivariana di Chavez, appartenente a un partito che fa parte dell'Internazionale socialista, il cui leader è ai domiciliari da più di un anno e quindi è meno squallido degli impresentabili fascisti di prima, benché l'endorcement immediato degli Usa sia quanto meno sospetto; dall'altro lato per ragioni economiche (la Cina è esposta per una ventina di miliardi e si approvvigiona di petrolio a basso costo da Pdvsa), o di populismo geopolitico (Russia, anch'essa esposta per 17 miliardi e fornitrice di armi al regime di Maduro), o per contiguità nelle disavventure petrolifere (Iran), per non parlare della Turchia di Erdogan («Fratello, resta in piedi!»), troviamo schierati con il presidente bolivariano le peggiori nazioni autoritarie della nostra epoca, Bashar al-Assad compreso.\r\n\r\nNon è nemmeno definibile tecnicamente come golpe, ché in Sudamerica è sempre militare, e invece in questo caso i militari semmai sono schierati ufficialmente per il presidente in carica, che invece ha esautorato nel 2015 il parlamento eletto, perché non lo rappresentava...\r\n\r\nInsomma è difficile prendere posizione tra i due contendenti, i due parlamenti, i due presidenti... è un po' sempre la solita scelta del male minore, che non è poi mai tale. Come abbiamo detto in finale di approfondimento, dopo la interessante sollecitazione di un ascoltatore, noi possiamo schierarci sicuramente con el pueblo de los barrios, siamo dalla parte di chi scende in piazza contro il potere che lo affama e non con chi cerca di sostituirvisi per interessi di multinazionali; intanto per cercare di avviare il dibattito abbiamo sentito Alfredo Luis Somoza per un equilibrato e consapevole commento degli eventi di questi giorni in Venezuela, che poi inevitabilmente si è allargato al resto del Cono Sur.\r\n\r\nvenezuela\r\n\r\n \r\n\r\nCi è poi pervenuta dalla Spagna una serie di interessanti messaggi da un ascoltatore, coinvolto e informato, che ci sembra particolarmente utile pubblicare, proprio per questo bisogno di confrontarci su quale sia l'esegesi più corretta dei fatti:\r\n\r\n \r\n\r\n«Trovo questa analisi molto miope ed elitista. Il popolo venezuelano è affamato dall'impero e non certo dal governo Maduro, che siamo d'accordo che non è Chavez. Ma il popolo venezuelano è molto più maturo e cosciente di come lo dipingete, dopo 20 anni di lotta. Le contraddizioni per carità sono tantissime ma in Venezuela c'è una maggioranza sociale e socialista con 2 coglioni così che lotta contro tutto e contro tutti affamata ma con una dignità e un valore che qui ce li sogniamo\r\n\r\nAnch'io ho vissuto in Venezuela e lavorato a Caracas per due anni per ViVe. Televisione pubblica e quindi ovviamente chavista. Prima ho lottato e documentato le lotte degli indigeni e i contadini per la terra. Anarchici ambientalisti che subivano in prima persona le contraddizioni della rivoluzione. Il documentario che racconta tutto ciò lo potete vedere qua:\r\nhttps://youtu.be/N7JgFK6d1Zc\r\nNon sono un chavista acritico. Però ho visto le missioni di alfabetizzazione alimentazione e sanità con i miei occhi. Ho vissuto sempre nei barrios. Ho lavorato nel carcere minorile facendo programmi con i ragazzi detenuti per la tele che potete vedere qui?:\r\nhttps://youtu.be/4zxN7obH6Eg\r\n\r\nPenso che affermare di non sapere dove schierarsi sia tremendo però e non posso non dirvelo. Perché nei barrios da due anni a questa parte c'è un fermento enorme e una determinazione e una coscienza che non posso sentir ridotte a un discorso su Maduro. Il chavismo è molto maturo e castigato e ha bisogno di solidarietà\r\n\r\nE comunque non sono chavista? l'ho sentito con le mie orecchie dire: «Non tollereremo derive anarchiche nella nostra rivoluzione» al bastardo. Però era un grande! E ha lavorato onestamente per gli ultimi. Anche un antiautorista deve rendergliene conto. Poi i risultati sono questi perché noi sappiamo perché... ma c'è ancora mooolto margine di ripresa e necessità di appoggiare il popolo venezuelano è quasi l'ultimo baluardo socialista del latinoamerica».\r\n\r\n \r\n\r\nInsomma, non è poi un giudizio così distante da quello offertoci da Alfredo Luis Somoza, no?","25 Gennaio 2019","2019-01-25 23:25:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Guaido-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Guaido-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Guaido-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Guaido-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Guaido.jpg 853w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","¡Usurpadores!",1548456251,[206,207,208,209,65,67],"http://radioblackout.org/tag/bolivariana/","http://radioblackout.org/tag/caracas/","http://radioblackout.org/tag/chavismo/","http://radioblackout.org/tag/guaido/",[211,212,213,214,18,15],"bolivariana","Caracas","chavismo","Guaidó",{"post_content":216,"tags":220},{"matched_tokens":217,"snippet":218,"value":219},[18],"peraltro le scelte economiche di \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> non sono state improntate alla","La trappola economico-politica ordita ai danni dello stato bolivariano si è esplicitata con l'autoproclamazione in piazza di Juan Guaidó, palesemente in combutta con gli Usa trumpisti; peraltro le scelte economiche di \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> non sono state improntate alla possibilità di evitare il tracollo finanziario della nazione e la reazione di fronte alle difficoltà, al palese fallimento di uno stato con un milione per cento di inflazione in 9 giorni, sono state solo di soffocamento delle rivolte con l'uso anche di squadracce di paramilitari in motocicletta; è anche vero che dall'altra parte finora si trovava il ceto medio livoroso, perché doveva in qualche modo dividere la ricchezza con le classi meno abbienti, grazie alla politica sociale di Chavez.\r\n\r\nMa ora si direbbe che pure i barrios e il ceto popolare non riescano a sopravvivere e si ribellino anche in seguito a casi di corruzione (comuni a tutta l'esperienza dell'onda progressista del Sudamerica, spazzata via negli ultimi anni). 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Poi i risultati sono questi perché noi sappiamo perché... ma c'è ancora mooolto margine di ripresa e necessità di appoggiare il popolo venezuelano è quasi l'ultimo baluardo socialista del latinoamerica».\r\n\r\n \r\n\r\nInsomma, non è poi un giudizio così distante da quello offertoci da Alfredo Luis Somoza, no?",[221,223,225,227,229,231],{"matched_tokens":222,"snippet":211},[],{"matched_tokens":224,"snippet":212},[],{"matched_tokens":226,"snippet":213},[],{"matched_tokens":228,"snippet":214},[],{"matched_tokens":230,"snippet":81},[18],{"matched_tokens":232,"snippet":15},[],[234,240],{"field":39,"indices":235,"matched_tokens":237,"snippets":239},[236],4,[238],[18],[81],{"field":96,"matched_tokens":241,"snippet":218,"value":219},[18],{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":51,"score":149,"tokens_matched":37,"typo_prefix_score":51},{"document":244,"highlight":262,"highlights":278,"text_match":98,"text_match_info":286},{"cat_link":245,"category":246,"comment_count":51,"id":247,"is_sticky":51,"permalink":248,"post_author":54,"post_content":249,"post_date":250,"post_excerpt":57,"post_id":247,"post_modified":251,"post_thumbnail":252,"post_thumbnail_html":253,"post_title":254,"post_type":62,"sort_by_date":255,"tag_links":256,"tags":260},[48],[50],"42205","http://radioblackout.org/2017/05/cono-sur/","Un continente sotto attacco degli interessi del capitalismo.\r\n\r\nGli eventi venezuelani di questo periodo, raccontati dai media occidentali senza considerare molti aspetti della realtà attuale, dei livelli di scontro violento (ricercato da un'opposizione trucidamente fascista e squadrista) e della posta in gioco nel cortile di casa degli Usa, a cui si sommano le tensioni e il rischio di un secondo impeachment in Brasile, dopo il golpe giudiziario ai danni di Djilma Roussef, ci hanno ispirato il bisogno di confrontarci con Adalberto Belfiore, esperto dell'area per lunga pratica dei luoghi interessati dalle manifestazioni contro il potere di Maduro e per aver vissuto e partecipato a lungo all'esperienza sandinista in quel Nicaragua, che fu un'altra esperienza di rovesciamento degli interessi liberisti che per dieci anni aveva fatto della lotta di classe la spina nel fianco degli statunitensi, per poi risolversi ora malamente in un'occupazione del potere, dopo essersi appropriati dei frutti dela rivoluzione.\r\n\r\n \r\n\r\nQuello che ne è scaturito è un viaggio appassionato tra conquiste e welfare sociale autentico, attacchi della reazione fascista e scelte che hanno condotto a tracolli economici che travolgono le punte più avanzate dei tentativi revolucionari, che significa trovare il modo di far emancipare gli strati sociali inferiori ed eliminare le disuguaglianze. Ma nela narrazione di Adalberto rimane al fondo ancora qualche speranza che l'esperienza bolivariana nel continente possa proseguire, contrastando gli interessi del capitalismo.\r\n\r\n \r\n\r\nUnknown","26 Maggio 2017","2017-05-30 17:28:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/el_cuarto_sur-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/el_cuarto_sur-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/el_cuarto_sur-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/el_cuarto_sur.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Latinoamerica, una passione rivoluzionaria",1495815915,[65,257,258,259,67],"http://radioblackout.org/tag/nicaragua/","http://radioblackout.org/tag/ortega/","http://radioblackout.org/tag/revolucion/",[18,33,27,261,15],"revolucion",{"post_content":263,"tags":267},{"matched_tokens":264,"snippet":265,"value":266},[18],"manifestazioni contro il potere di \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> e per aver vissuto e","Un continente sotto attacco degli interessi del capitalismo.\r\n\r\nGli eventi venezuelani di questo periodo, raccontati dai media occidentali senza considerare molti aspetti della realtà attuale, dei livelli di scontro violento (ricercato da un'opposizione trucidamente fascista e squadrista) e della posta in gioco nel cortile di casa degli Usa, a cui si sommano le tensioni e il rischio di un secondo impeachment in Brasile, dopo il golpe giudiziario ai danni di Djilma Roussef, ci hanno ispirato il bisogno di confrontarci con Adalberto Belfiore, esperto dell'area per lunga pratica dei luoghi interessati dalle manifestazioni contro il potere di \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> e per aver vissuto e partecipato a lungo all'esperienza sandinista in quel Nicaragua, che fu un'altra esperienza di rovesciamento degli interessi liberisti che per dieci anni aveva fatto della lotta di classe la spina nel fianco degli statunitensi, per poi risolversi ora malamente in un'occupazione del potere, dopo essersi appropriati dei frutti dela rivoluzione.\r\n\r\n \r\n\r\nQuello che ne è scaturito è un viaggio appassionato tra conquiste e welfare sociale autentico, attacchi della reazione fascista e scelte che hanno condotto a tracolli economici che travolgono le punte più avanzate dei tentativi revolucionari, che significa trovare il modo di far emancipare gli strati sociali inferiori ed eliminare le disuguaglianze. 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Solo pochi giorni prima del 15° anniversario del colpo di stato contro Chavez (11-13 aprile 2002), quelli che lo attuarono hanno cominciato a gridare contro un presunto “auto golpe” dell'attuale presidente Maduro. Mentre le proteste del 2014 erano una reazione a disordini violenti capeggiati dal movimento studentesco di destra del paese, quelle di quest’anno sono cominciate dopo che la Corte Suprema di Giustizia (TJS) ha emesso una sentenza che assegnava alla Corte poteri temporanei di assumere le funzioni legislative dell’Assemblea Nazionale. Il parlamento venezuelano veniva infatti dichiarato colpevole di “oltraggio alla Corte” per più di sei mesi, dopo che l’opposizione si era rifiutata di rifiutata di far dimettere tre dei suoi parlamentari sotto inchiesta per brogli elettorali. La sentenza è stata revocata quasi immediatamente, mentre le destre reazionarie denunciavano una “rottura dell’ordine costituzionale”. Le proteste di piazza, oggi animate principalmente da giovani, sono state un’occasione da non perdere per le opposizioni, che stavano subendo un costante calo di popolarità dopo un anno intero di sperpero della propria maggioranza legislativa in parlamento. Di fronte alle manifestazioni, Maduro ha ordinato all’Esercito di marciare \"in difesa della morale\" e in \"ripudio dei traditori della patria\". I militari negli ultimi 20 anni hanno sempre avuto un ruolo centrale in Venezuela, ma oggi più che di un governo \"civico-militare\", c'è chi parla di governo \"militare-civico\".\r\n\r\n \r\n\r\nAd aggravare la situazione c'è naturalmente la crisi economica che da tempo sta affliggendo uno Stato oggi a rischio default, il cui modello di accumulazione è totalmente basato sullo sfruttamento ed esportazione di prodotti petroliferi, di cui non può controllare il prezzo. Di fronte alle forti limitazioni delle riserve di valuta forte e dei proventi del greggio, il governo ha dato priorità al pagamento del debito estero rispetto alle importazioni, che sono state pesantemente tagliate, aggravando così la scarsità di beni nel paese e, conseguentemente, la fame. Allo stesso tempo, per pagare per il bilancio dello Stato, che opera con un deficit pari al 15-20% del PIL, si è fatto ricorso a una politica che stampa nuova moneta, cosa che a sua volta ha portato alla iperinflazione. Come evolverà la crisi in Venezuela sembra dipendere dalle dinamiche interne al potere, in termini di controllo delle forze armate e di egemonizzazione delle mobilitazioni di massa per le strade, mentre le realtà sociali antagoniste auto-organizzate appaiono oggi più che mai frammentate e indebolite. Se al momento non sembra che l’opposizione reazionaria abbia la forza di rovesciare lo Stato, è più che evidente il declino del bolivarismo di facciata di Maduro, che nel frattempo ha annunciato ulteriori concessioni ai capitalisti nazionali ed esteri.\r\n\r\n \r\n\r\nCon l'intento di evitare fallaci appiattimenti tanto sul Madurismo capitalista quanto sulle proteste di piazza chiaramente attraversate da spinte reazionarie, questa mattina abbiamo raggiunto il giornalista e scrittore Alfredo Somoza, profondo conoscitore della realtà latino-americana:\r\n\r\nSomosaVenezuola","28 Aprile 2017","2017-05-02 20:11:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/TPYDEPN46932-kVP-U11002462636192VrB-1024x576@LaStampa.it_-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/TPYDEPN46932-kVP-U11002462636192VrB-1024x576@LaStampa.it_-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/TPYDEPN46932-kVP-U11002462636192VrB-1024x576@LaStampa.it_-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/TPYDEPN46932-kVP-U11002462636192VrB-1024x576@LaStampa.it_-768x433.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/TPYDEPN46932-kVP-U11002462636192VrB-1024x576@LaStampa.it_.jpg 998w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Venezuela in fiamme: il sanguinoso declino del bolivarismo di facciata",1493382114,[118,301,65,302,303,67],"http://radioblackout.org/tag/chavez/","http://radioblackout.org/tag/osa/","http://radioblackout.org/tag/scontri/",[21,24,18,305,306,15],"OSA","scontri",{"post_content":308,"tags":312},{"matched_tokens":309,"snippet":310,"value":311},[18],"presunto “auto golpe” dell'attuale presidente \u003Cmark>Maduro\u003C/mark>. 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da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]","20 Settembre 2025","2025-09-22 23:43:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 18/09/2025 - LA SVOLTA DELL'ATTACCO SIONISTA A DOHA; RIVOLTE E INTRIGHI NELLA CONTORTA ESTATE IN SUDEST ASIATICO; IL GERD ETIOPE, ALLEANZE IN CORNO D'AFRICA E L'ASSEDIO MEDIEVALE SUDANESE; WAR ON DRUGS CONTRO CARACAS, CARIBE E MEXICO","podcast",1758374559,[386,387],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/","http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[354,366],{"post_content":390},{"matched_tokens":391,"snippet":392,"value":393},[18],"il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante \u003Cmark>Maduro\u003C/mark>, comunque eccezione pur con le","Nel 43esimo anniversario di Sabra e Chatila iniziamo la trasmissione con Laura Silvia Battaglia per analizzare quali strade si aprono al mondo arabo e in particolare ai paesi del Golfo dopo il proditorio attacco del fascistissimo governo israeliano contro la delegazione di Hamas chiamata a Doha a valutare le proposte di tregua; da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante \u003Cmark>Maduro\u003C/mark>, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]",[395],{"field":96,"matched_tokens":396,"snippet":392,"value":393},[18],578730123365187700,{"best_field_score":399,"best_field_weight":400,"fields_matched":37,"num_tokens_dropped":51,"score":401,"tokens_matched":37,"typo_prefix_score":51},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":403,"highlight":414,"highlights":419,"text_match":397,"text_match_info":422},{"comment_count":51,"id":404,"is_sticky":51,"permalink":405,"podcastfilter":406,"post_author":54,"post_content":407,"post_date":408,"post_excerpt":57,"post_id":404,"post_modified":409,"post_thumbnail":381,"post_title":410,"post_type":383,"sort_by_date":411,"tag_links":412,"tags":413},"98318","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-29-05-2025-i-veri-uomini-mangiano-empanadas-novi-sad-pedala-a-strasburgo-ma-lue-era-fuori-trumponomics-vale-un-taco/",[342],"L’ultima settimana di maggio vede ai Bastioni di Orione un concentrato di gusti latinos. Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-08 08:54:32","BASTIONI DI ORIONE 29/05/2025 - GLI ANARCOCAPITALISTI MANGIANO EMPANADAS; NOVI SAD PEDALA A STRASBURGO, MA L’UE ERA FUORI; TRUMPONOMICS VALE UN TACO?",1748911188,[386],[354],{"post_content":415},{"matched_tokens":416,"snippet":417,"value":418},[18],"Machado solo il 14), ma \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> è comunque uscito rafforzato – come","L’ultima settimana di maggio vede ai Bastioni di Orione un concentrato di gusti latinos. Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ",[420],{"field":96,"matched_tokens":421,"snippet":417,"value":418},[18],{"best_field_score":399,"best_field_weight":400,"fields_matched":37,"num_tokens_dropped":51,"score":401,"tokens_matched":37,"typo_prefix_score":51},{"document":424,"highlight":437,"highlights":442,"text_match":397,"text_match_info":445},{"comment_count":51,"id":425,"is_sticky":51,"permalink":426,"podcastfilter":427,"post_author":428,"post_content":429,"post_date":430,"post_excerpt":57,"post_id":425,"post_modified":431,"post_thumbnail":432,"post_title":433,"post_type":383,"sort_by_date":434,"tag_links":435,"tags":436},"92163","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-26-09-2024-america-latina-disillusioni-e-rumori-di-sciabole-sri-lanka-e-bangladesh-sommovimenti-nella-periferia-indiana-sudan-al-burhan-attacca-khartoum-mentre-il-corno-dafrica/",[342],"radiokalakuta","In questa puntata di Bastioni di Orione con Diego Battistessa ,nostro interlocutore privilegiato per quanto concerne il continente latinoamericano, guardiamo all'insieme dell'America Latina in una fase di ridefinizione degli equilibri regionali scandita anche da cupe reminescenze golpiste che inquietano il presidente della Colombia Petro e l'Honduras di Xiomara Castro .Inoltre ci sono tensioni sempre più acute fra il Venezuela di Maduro ,deluso dal mancato sostegno di alcuni governi latinoamericani supposti amici , e L'Argentina di Milei dove il tasso di povertà è arrivato al 52,9 % grazie alle politiche ultraliberiste del \"loco\". I due paesi si scambiano accuse e spiccano mandati di arresto reciproci tra i due presidenti, intanto sul piano diplomatico il Messico non invita la corona di Spagna alla cerimonia d'insediamento della nuova presidente Claudia Sheinbaum a causa delle sue mancate scuse per i crimini commessi dagli spagnoli durante la conquista ,ferite che ancora bruciano.\r\n\r\nIl modello Bukele adotatto in El Salvador si propone come soluzione alla violenza diffusa ,meno diritti piu' repressione ,ma le conseguenze di queste politiche repressive si riflettono sullo stato della società civile stretta tra la violenza istituzionale e quella dei narcos che acquisiscono sempre più potere e influenza economica sul continente.\r\n\r\nUn quadro complesso in chiaroscuro che ci rimanda un America Latina nel pieno di un processo di transizione in cui si sovrappongono diversi modelli di società a volte contrapposti , con contraddizioni e fratture sociali derivate dalle eterne disuguaglianze che sono ben lungi dal ricomporsi.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Miavaldi ,profondo conoscitore della realtà indiana, parliamo dell'India e dei sommovimenti alla sua periferia in Sri Lanka e Bangladesh.\r\n\r\nNel contesto frammentato ed attraversato dagli eventi bellici che sta ridefinendo gli equilibri internazionali ,l'India ha una postura di equidistanza fra i blocchi che si stanno profilando. Da una parte è integrata nei BRICS dall'altra è all'interno del QUAD un'alleanza militare anti-cinese guidata dagli americani e comprendente anche giapponesi, indiani e australiani. Questa politica è erede della posizione di non allineamento (quando c'erano i due blocchi contrapposti ) di Nehru e di Indira Ghandi, ma il contesto è molto diverso e l'India è un partner commerciale importante della Cina ,nonostante le tensioni ai confini , e al contempo un rivale regionale . Intanto le cose si muovono ai confini del continente indiano ,le dinastie che hanno governato il Bangladesh e lo Sri Lanka sono state estromesse dalle rivolte popolari ,Sheikh Hasina la presidente dal pugno di ferro del Bangladesh è in esilio in India con grave imbarazzo di Modi ,mentre a Dacca il governo ad interim sostenuto dai movimenti studenteschi che hanno promosso la rivolta contro Hasina è guidato dal premio nobel Yunus con la benevola momentanea tolleranza dell'esercito.\r\n\r\nIn Sri Lanka è stato eletto nuovo presidente Anura Kumara Dissanayake leader del Partito nazionale del popolo, coalizione di sinistra che raccoglie anche i JVP il partito del presidente di tendenza marxista rivoluzionaria fondato nel 1965. Dissanayake ha promesso di sviluppare il settore manifatturiero, quello tecnologico e l’agricoltura, ma soprattutto in campagna elettorale si è posto come il candidato anticorruzione, vicino al popolo e garante della trasparenza. Sta rinegoziando con il FMI il prestito che a condizionalità insostenibili per il paese aveva contrattato Rajapaksa, rappresentante della dinastia al potere , le aspettative sono molte dopo il default sul debito ed anche le ferite della guerra civile contro i Tamil durata dal 1983 al 2009 attendono di essere rimarginate .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/Miavaldi_2024-09-27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Pamidesse ,di Focus on Africa , approfondiamo la situazione in Sudan e in Corno d'Africa. In Sudan giovedì l’esercito regolare ha iniziato una controffensiva particolarmente intensa, la più grande degli ultimi mesi, nelle zone del paese controllate dal gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), che sono concentrate soprattutto nella capitale Khartum. Furiosi combattimenti si registrano a Omdurman, la città gemella di Khartoum nel pieno del centro abitato con conseguenze disastrose per i civili . La guerra che sembrava congelata in una divisione del paese che ricordava lo scenario libico ha avuto quindi un accelerazione dovuta forse al rifornimento di materiale bellico ulteriore da parte degli alleati di Al Burhan (Egitto) e ad un tentativo di acquisire vantaggi sul campo in vista di una eventuale trattativa .\r\n\r\nLe condizioni della popolazione sono spaventose ,è la più grave crisi umanitaria nel mondo e oltre alle devastazioni dovute alla guerra ,le migliaia di sfollati , la carestia che affligge varie parti del paese , le violazioni dei diritti umani e le violenze esercitate dalle parti in conflitto contro la popolazione civile si aggiunge l'epidemia di colera che sta colpendo la capitale.\r\n\r\nTutto ciò avviene in un contesto regionale sempre più teso con l'Egitto che si appresta a trasferire truppe in Somalia in seguito ad un accordo con Mogadiscio in funzione anti Etiopia che invece reclama un accesso al mare in seguito agli accordi con il Somaliland per l'utilizzo in concessione di un tratto di costa sul Mar Rosso. Sullo sfondo le tensioni mai sopite tra Egitto ed Etiopia a proposito della diga del Gerd sul fiume Nilo Azzurro il cui riempimento in atto dal 2020 sta provocando le proteste dell'Egitto e del Sudan che si ritengono danneggiati nell'utilizzo delle risorse idriche del Nilo.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","29 Settembre 2024","2024-09-29 13:02:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 26/09/2024-AMERICA LATINA DISILLUSIONI E RUMORI DI SCIABOLE-SRI LANKA E BANGLADESH ,SOMMOVIMENTI NELLA PERIFERIA INDIANA -SUDAN AL BURHAN ATTACCA KHARTOUM MENTRE IL CORNO D'AFRICA E' SEDUTO SU UNA POLVERIERA.",1727614931,[386],[354],{"post_content":438},{"matched_tokens":439,"snippet":440,"value":441},[18],"acute fra il Venezuela di \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> ,deluso dal mancato sostegno di","In questa puntata di Bastioni di Orione con Diego Battistessa ,nostro interlocutore privilegiato per quanto concerne il continente latinoamericano, guardiamo all'insieme dell'America Latina in una fase di ridefinizione degli equilibri regionali scandita anche da cupe reminescenze golpiste che inquietano il presidente della Colombia Petro e l'Honduras di Xiomara Castro .Inoltre ci sono tensioni sempre più acute fra il Venezuela di \u003Cmark>Maduro\u003C/mark> ,deluso dal mancato sostegno di alcuni governi latinoamericani supposti amici , e L'Argentina di Milei dove il tasso di povertà è arrivato al 52,9 % grazie alle politiche ultraliberiste del \"loco\". I due paesi si scambiano accuse e spiccano mandati di arresto reciproci tra i due presidenti, intanto sul piano diplomatico il Messico non invita la corona di Spagna alla cerimonia d'insediamento della nuova presidente Claudia Sheinbaum a causa delle sue mancate scuse per i crimini commessi dagli spagnoli durante la conquista ,ferite che ancora bruciano.\r\n\r\nIl modello Bukele adotatto in El Salvador si propone come soluzione alla violenza diffusa ,meno diritti piu' repressione ,ma le conseguenze di queste politiche repressive si riflettono sullo stato della società civile stretta tra la violenza istituzionale e quella dei narcos che acquisiscono sempre più potere e influenza economica sul continente.\r\n\r\nUn quadro complesso in chiaroscuro che ci rimanda un America Latina nel pieno di un processo di transizione in cui si sovrappongono diversi modelli di società a volte contrapposti , con contraddizioni e fratture sociali derivate dalle eterne disuguaglianze che sono ben lungi dal ricomporsi.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Miavaldi ,profondo conoscitore della realtà indiana, parliamo dell'India e dei sommovimenti alla sua periferia in Sri Lanka e Bangladesh.\r\n\r\nNel contesto frammentato ed attraversato dagli eventi bellici che sta ridefinendo gli equilibri internazionali ,l'India ha una postura di equidistanza fra i blocchi che si stanno profilando. Da una parte è integrata nei BRICS dall'altra è all'interno del QUAD un'alleanza militare anti-cinese guidata dagli americani e comprendente anche giapponesi, indiani e australiani. Questa politica è erede della posizione di non allineamento (quando c'erano i due blocchi contrapposti ) di Nehru e di Indira Ghandi, ma il contesto è molto diverso e l'India è un partner commerciale importante della Cina ,nonostante le tensioni ai confini , e al contempo un rivale regionale . Intanto le cose si muovono ai confini del continente indiano ,le dinastie che hanno governato il Bangladesh e lo Sri Lanka sono state estromesse dalle rivolte popolari ,Sheikh Hasina la presidente dal pugno di ferro del Bangladesh è in esilio in India con grave imbarazzo di Modi ,mentre a Dacca il governo ad interim sostenuto dai movimenti studenteschi che hanno promosso la rivolta contro Hasina è guidato dal premio nobel Yunus con la benevola momentanea tolleranza dell'esercito.\r\n\r\nIn Sri Lanka è stato eletto nuovo presidente Anura Kumara Dissanayake leader del Partito nazionale del popolo, coalizione di sinistra che raccoglie anche i JVP il partito del presidente di tendenza marxista rivoluzionaria fondato nel 1965. Dissanayake ha promesso di sviluppare il settore manifatturiero, quello tecnologico e l’agricoltura, ma soprattutto in campagna elettorale si è posto come il candidato anticorruzione, vicino al popolo e garante della trasparenza. Sta rinegoziando con il FMI il prestito che a condizionalità insostenibili per il paese aveva contrattato Rajapaksa, rappresentante della dinastia al potere , le aspettative sono molte dopo il default sul debito ed anche le ferite della guerra civile contro i Tamil durata dal 1983 al 2009 attendono di essere rimarginate .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/Miavaldi_2024-09-27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Pamidesse ,di Focus on Africa , approfondiamo la situazione in Sudan e in Corno d'Africa. In Sudan giovedì l’esercito regolare ha iniziato una controffensiva particolarmente intensa, la più grande degli ultimi mesi, nelle zone del paese controllate dal gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), che sono concentrate soprattutto nella capitale Khartum. Furiosi combattimenti si registrano a Omdurman, la città gemella di Khartoum nel pieno del centro abitato con conseguenze disastrose per i civili . La guerra che sembrava congelata in una divisione del paese che ricordava lo scenario libico ha avuto quindi un accelerazione dovuta forse al rifornimento di materiale bellico ulteriore da parte degli alleati di Al Burhan (Egitto) e ad un tentativo di acquisire vantaggi sul campo in vista di una eventuale trattativa .\r\n\r\nLe condizioni della popolazione sono spaventose ,è la più grave crisi umanitaria nel mondo e oltre alle devastazioni dovute alla guerra ,le migliaia di sfollati , la carestia che affligge varie parti del paese , le violazioni dei diritti umani e le violenze esercitate dalle parti in conflitto contro la popolazione civile si aggiunge l'epidemia di colera che sta colpendo la capitale.\r\n\r\nTutto ciò avviene in un contesto regionale sempre più teso con l'Egitto che si appresta a trasferire truppe in Somalia in seguito ad un accordo con Mogadiscio in funzione anti Etiopia che invece reclama un accesso al mare in seguito agli accordi con il Somaliland per l'utilizzo in concessione di un tratto di costa sul Mar Rosso. Sullo sfondo le tensioni mai sopite tra Egitto ed Etiopia a proposito della diga del Gerd sul fiume Nilo Azzurro il cui riempimento in atto dal 2020 sta provocando le proteste dell'Egitto e del Sudan che si ritengono danneggiati nell'utilizzo delle risorse idriche del Nilo.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[443],{"field":96,"matched_tokens":444,"snippet":440,"value":441},[18],{"best_field_score":399,"best_field_weight":400,"fields_matched":37,"num_tokens_dropped":51,"score":401,"tokens_matched":37,"typo_prefix_score":51},{"document":447,"highlight":459,"highlights":464,"text_match":397,"text_match_info":467},{"comment_count":51,"id":448,"is_sticky":51,"permalink":449,"podcastfilter":450,"post_author":344,"post_content":451,"post_date":452,"post_excerpt":57,"post_id":448,"post_modified":453,"post_thumbnail":454,"post_title":455,"post_type":383,"sort_by_date":456,"tag_links":457,"tags":458},"86128","http://radioblackout.org/podcast/backwards-del-30-dicembre-2023/",[344]," \r\n\r\n \r\n\r\nLa puntata di Backwards andata in onda sabato 30 dicembre 2023, con questi brani:\r\n\r\n \tWhite Ritual \"XXSlave\"\r\n \tNoemi Aurora \"Shining\"\r\n \tThe Disorder \"Not Enough Love\"\r\n \tRésonance Magnétique \"Grim Cave\"\r\n \tSay Just Words \"Silencio En Dolor\"\r\n \tMiss Trezz \"Confrontational\"\r\n \tDedalos \"Without Me\"\r\n \tMaduro \"Die As One\"\r\n \tEmex \"Celestia\"\r\n \tPianeti Sintetici \"Satellite\"\r\n \tHatelove \"Your Breath Belongs To Me\"\r\n \tKabay \"Sinful Passion\"\r\n \tThe Chronics \"Neyasen\"\r\n \tVNTM \"The Loophole\"\r\n \tStridulum \"Flesh\"\r\n \tSuffer Ring \"My Own Summer\" (cover dei Deftones)\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Backwards_podcast_2023_12_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","18 Gennaio 2024","2024-01-18 14:09:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/podcast_283_520x245-200x110.jpg","Backwards del 30 dicembre 2023",1705586958,[],[],{"post_content":460},{"matched_tokens":461,"snippet":462,"value":463},[18],"Trezz \"Confrontational\"\r\n \tDedalos \"Without Me\"\r\n \t\u003Cmark>Maduro\u003C/mark> \"Die As One\"\r\n \tEmex \"Celestia\"\r"," \r\n\r\n \r\n\r\nLa puntata di Backwards andata in onda sabato 30 dicembre 2023, con questi brani:\r\n\r\n \tWhite Ritual \"XXSlave\"\r\n \tNoemi Aurora \"Shining\"\r\n \tThe Disorder \"Not Enough Love\"\r\n \tRésonance Magnétique \"Grim Cave\"\r\n \tSay Just Words \"Silencio En Dolor\"\r\n \tMiss Trezz \"Confrontational\"\r\n \tDedalos \"Without Me\"\r\n \t\u003Cmark>Maduro\u003C/mark> \"Die As One\"\r\n \tEmex \"Celestia\"\r\n \tPianeti Sintetici \"Satellite\"\r\n \tHatelove \"Your Breath Belongs To Me\"\r\n \tKabay \"Sinful Passion\"\r\n \tThe Chronics \"Neyasen\"\r\n \tVNTM \"The Loophole\"\r\n \tStridulum \"Flesh\"\r\n \tSuffer Ring \"My Own Summer\" (cover dei Deftones)\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Backwards_podcast_2023_12_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[465],{"field":96,"matched_tokens":466,"snippet":462,"value":463},[18],{"best_field_score":399,"best_field_weight":400,"fields_matched":37,"num_tokens_dropped":51,"score":401,"tokens_matched":37,"typo_prefix_score":51},{"document":469,"highlight":488,"highlights":494,"text_match":397,"text_match_info":497},{"comment_count":51,"id":470,"is_sticky":51,"permalink":471,"podcastfilter":472,"post_author":473,"post_content":474,"post_date":475,"post_excerpt":57,"post_id":470,"post_modified":476,"post_thumbnail":477,"post_title":478,"post_type":383,"sort_by_date":479,"tag_links":480,"tags":487},"64652","http://radioblackout.org/podcast/la-penny%c2%b7kella-xu/",[346],"pennykella","Facciamo il punto, due punti e punto e virgola sulla situazione in Perù, con la speranza che il popolo peruviano riesca a fare punto a capo.\r\nViaggio temporale e musicale all'interno del paese rossobianco.\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/PENNY·KELLA-2020_11_18-@-RadioBLACKOUT-105.2FM-Turin-PODCAST.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n[ ¡TOMAR CONTROL! 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Un progetto affidato ad aziende straniere e all’azienda mineraria statale che fa capo ai vertici militari dell’esercito.\r\n\r\nCon la scusa del controllo del contrabbando si è militarizzata l’intera area, ma se i contrabbandieri continuano a scavare e rivendere illegalmente i preziosi minerali, l’esercito si schiera contro le comunità indigene che si sono auto-organizzate in gruppi di resistenza. Anche in questo caso con la scusa della legalità si palesa la violenza dello stato in difesa del capitale.\r\n\r\nInfatti all’interno dell’arco minerario non solo ci lavorano migliaia di minatori in condizioni di sfruttamento, ma tutto un corollario di contrabbandieri, prostitute e venditori abusivi che costellano le baraccopoli che da sempre accompagnano questi progetti faraonici.\r\n\r\nL’impatto ambientale dell’arco minerario è devastante e va a stravolgere l’intero ecosistema di una zona ancora vergine, dove appunto diverse comunità potevano sopravvivere grazie alla ricchezza della foresta amazzonica e del fiume Orinoco. Quest’ultimo è il più soggetto all’attività antropica dello sfruttamento minerario: inquinamento, deviazioni del corso e la ricerca di pietre preziose mettono a dura prova la resistenza del terzo fiume al mondo per volume d’acqua. Il governo Maduro non si è minimamente interessato di fare ricerche preventive né tantomeno di cercare un dialogo con le popolazioni autoctone che non solo si vedono private della terra, ma che addirittura rischiano l’estinzione.\r\n\r\nCol mito del lavoro anche questo governo rivoluzionario cerca di spronare la guerra tra poveri: minatori contro indigeni, poveri contro poverissimi, a favore dell’oligarchia militare che difende un governo fratricida. 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