","ISRAELE ACCELERA LA PULIZIA ETNICA IN CISGIORDANIA .","post",1751900826,[63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/cisgiordania/","http://radioblackout.org/tag/coloni/","http://radioblackout.org/tag/masafer-yatta/","http://radioblackout.org/tag/occupazione-israeliana/",[15,18,27,68],"Occupazione Israeliana",{"post_content":70,"tags":76},{"matched_tokens":71,"snippet":74,"value":75},[72,73],"Masafer","Yatta","regione meridionale della Cisgiordania di \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark>. All'inizio di maggio, quando i","Negli ultimi mesi, le forze e i coloni israeliani hanno intensificato gli sforzi per espellere circa 2.500 palestinesi che vivono in un gruppo di villaggi nella regione meridionale della Cisgiordania di \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark>. All'inizio di maggio, quando i militari hanno raso al suolo la maggior parte di Khilet Al-Dabe, era la più grande demolizione nell'area fino ad oggi. Ora, una nuova direttiva militare minaccia di accelerare la distruzione di una dozzina di altri villaggi.\r\n\r\nLa scorsa settimana, l’Ufficio di Pianificazione Centrale dell’Amministrazione Civile – l’organismo militare israeliano responsabile del rilascio dei permessi di costruzione nei territori palestinesi occupati – ha adottato una politica che richiede che tutte le richieste di costruzione palestinesi in sospeso a \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark> siano automaticamente respinte. La direttiva cita le esigenze militari come giustificazione e si riferisce specificamente alla Zona di tiro 918, l’area che comprende 12 dei 20 villaggi di \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark>, e che Israele ha dichiarato come zona militare chiusa nei primi anni ’80 al fine di spostare con la forza i suoi residenti palestinesi.\r\n\r\nLa nuova direttiva si basa sull’uso di Israele delle zone di fuoco militari come pretesto per l’espropriazione della terra e l’espansione degli insediamenti. Mentre i palestinesi in precedenza potevano presentare piani di costruzione che almeno temporaneamente congelavano gli ordini di demolizione durante la revisione, un regolamento militare del 2021 ha prima bloccato l’elaborazione di tali richieste senza “l’approvazione del comandante militare”. La nuova direttiva ora si rivolge a decine di domande in sospeso presentate prima di questo cambiamento.\r\n\r\nLa mossa di accelerare le demolizioni si allinea con il più ampio programma di del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich. Il ministro di estrema destra, a cui è stato consegnato il controllo di fatto dell’amministrazione civile da Netanyahu nel 2022, ha consolidato il controllo sulle politiche di costruzione della Cisgiordania installando alleati in posizioni chiave, in pratica, mentre l’esercito ha dichiarato circa 1 milione di dunam – un quinto della Cisgiordania – come zone di tiro, l’80% di quel territorio rimane inutilizzato per scopi militari.\r\n\r\nNel frattempo, sul terreno, l’assalto burocratico di Israele coincide con l’escalation della violenza dei coloni. che molestano le famiglie rimanenti e saccheggiano i loro possedimenti,a \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark>, gli attacchi dei coloni sono continuati senza sosta, mentre Israele pianifica la prossima annessione della Cisgiordania.\r\n\r\nNe parliamo con una compagna che si trova nella zona di \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta. \u003C/mark>\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/INFO-07072025-CISGIORDANIA.mp3\"][/audio]",[77,79,81,84],{"matched_tokens":78,"snippet":15},[],{"matched_tokens":80,"snippet":18},[],{"matched_tokens":82,"snippet":83},[72,73],"\u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark>",{"matched_tokens":85,"snippet":68},[],[87,92],{"field":37,"indices":88,"matched_tokens":89,"snippets":91},[22],[90],[72,73],[83],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":74,"value":75},"post_content",[72,73],1157451471441625000,{"best_field_score":97,"best_field_weight":98,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":49,"score":99,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":49},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":101,"highlight":120,"highlights":138,"text_match":95,"text_match_info":146},{"cat_link":102,"category":103,"comment_count":49,"id":104,"is_sticky":49,"permalink":105,"post_author":52,"post_content":106,"post_date":107,"post_excerpt":108,"post_id":104,"post_modified":109,"post_thumbnail":110,"post_thumbnail_html":111,"post_title":112,"post_type":60,"sort_by_date":113,"tag_links":114,"tags":118},[46],[48],"97163","http://radioblackout.org/2025/04/cisgiordania-continuano-le-demolizioni-e-il-furto-di-territori-palestinesi/","In Cisgiordania continuano le demolizioni delle abitazioni palestinesi e il furto dei terreni . L’operazione «Muro di ferro» è iniziata ormai 81 giorni fa e ha portato allo svuotamento di intere comunità, dai campi di Jenin e Tulkarem a quelli di Nablus e Tubas. Solo a Jenin sono 600 le case distrutte, 3.200 quelle danneggiate. Prosegue l’operazione anche a Tulkarem: i soldati israeliani hanno fatto irruzione in diverse abitazioni e cacciato gli abitanti (gli è stata «concessa» al massimo un’ora per raccogliere qualche effetto personale), mentre i bulldozer militari procedevano con altre demolizioni di negozi e strade. Aumentano le violenze dei coloni nei confronti dei palestinesi in tutta la Cisgiordania , in sole due settimane l'esercito israeliano ha ucciso nove palestinesi , tra cui due bambini, e ferito almeno 130 persone. Sono state distrutte centinaia di abitazioni e strutture a causa della mancanza dei permessi edilizi emessi da Israele,che sono quasi impossibili da ottenere. Questa situazione ha provocato lo spostamento forzato di migliaia di persone e le violenze contro i palestinesi condotte dai coloni in coordinamento con l'esercito si stanno estendendo in gran parte del territorio della Cisgiordania. Lo scopo ormai apertamente dichiarato è di creare le premesse per un annessione ,obiettivo perseguito da sempre dai sionisti messianici che ora hanno il pieno sostegno dell'amministrazione americana ,il nuovo ambasciatore statunitense in Israele ,Mike Huckabee è un fervente sostenitore del presunto diritto di Israele ad annettersi la Cisgiordania .\r\n\r\n\r\nNe parliamo con una attivista italiana che si trova nella zona di Masafer Yatta ,a sud di Hebron che ci descrive la situazione .\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA.mp3\"][/audio]","14 Aprile 2025","Cisgiordania aggiornamenti da Masafer Yatta","2025-04-14 20:05:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","CISGIORDANIA CONTINUANO LE DEMOLIZIONI E IL FURTO DI TERRITORI PALESTINESI .",1744661130,[63,64,115,116,65,117],"http://radioblackout.org/tag/demolizioni/","http://radioblackout.org/tag/insediamenti/","http://radioblackout.org/tag/palestina/",[15,18,119,25,27,20],"demolizioni",{"post_content":121,"tags":125},{"matched_tokens":122,"snippet":123,"value":124},[72,73],"si trova nella zona di \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark> ,a sud di Hebron che","In Cisgiordania continuano le demolizioni delle abitazioni palestinesi e il furto dei terreni . 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Ci ha parlato di come durante gli anni di pandemia l'occupazione militare è avanzata senza freni, della situazione nella \"firing zone\" di Masafer Yatta e dell'importanza della solidarietà internazionale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/palestina.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer info e contatti:\r\n\r\nRete italiana ISM\r\n\r\nSave Masafer Yatta","9 Giugno 2022","","2022-06-09 10:01:30","Aggiornamento dai territori palestinesi occupati con focus su Masafer Yatta",1654768890,[160,117,161],"http://radioblackout.org/tag/ism/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta-internazionale/",[30,20,163],"solidarietà internazionale",{"post_content":165,"post_title":169},{"matched_tokens":166,"snippet":167,"value":168},[72,73],"situazione nella \"firing zone\" di \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark> e dell'importanza della solidarietà internazionale.\r","Un lungo e interessante approfondimento con Federica di International Solidarity Movement (ISM) appena ritornata dai territori palestinesi occupati. 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L'operazione militare israeliana denominata \"Muro di ferro\" nelle città settentrionali di Jenin e Tulkarem, iniziata il 21 gennaio, è ancora in corso e ha costretto almeno 40.000 persone a lasciare le proprie case. Le violenze dei coloni israeliani (che agiscono in sinergia all'esercito e alla polizia israeliani) sono aumentate, ancora. Le restrizioni imposte dall’esercito israeliano sui movimenti dei civili hanno reso ancora più complicata la vita di moltx palestinesi, in particolare coloro che lavorano nel settore agricolo o industriale.\r\n\r\nL’economia della Cisgiordania sta crollando. Dopo il 7 ottobre 2023, sono stati revocati i permessi di lavoro per oltre 200.000 palestinesi, in gran parte impiegatx in industrie, servizi o come collaboratorx domesticx. In Cisgiordania, più del 40% delle piccole imprese ha ridotto il numero dellx dipendenti, con una perdita complessiva di 300.000 posti di lavoro. L’agricoltura è diventata praticamente l’unica attività disponibile, osteggiata continuamente dallx colonx.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a una compagna che si trova attualmente nella zona di Masafer Yatta di raccontarci cosa sta avvenendo in Cisgiordania. 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Questa procedura della detenzione amministrativa consente la tortura dilagante e, in alcune circostanze, istituzionalizza la sparizione forzata . Le autorità israeliane stanno usando la legge sui combattenti illegali per radunare arbitrariamente i civili palestinesi di Gaza e della West Bank per gettarli in un buco nero per periodi prolungati, senza produrre alcuna prova che rappresentino una minaccia per la sicurezza e senza la minima parvenza di giusto processo. Il Servizio carcerario israeliano (IPS) ha confermato all'ONG israeliana Hamoked che al 1° luglio 2024, 1.402 palestinesi erano detenuti in virtù della legge sui combattenti illegali. Le cifre escludono le persone detenute per un periodo iniziale di 45 giorni senza un ordine formale.\r\nAbbiamo contattato Sami Huraini dal villaggio di Al Tuwani ,zona Masafer Yatta a sud di Hebron area c West bank sotto controllo israeliano dagli accordi di Oslo,che ha parlato delle modalità e dell'estensione della detenzione amministrativa in un area dove sono presenti i volontari dell'operazione Colomba che in questi 20 anni si sono interposti alla violenza dell'occupazione israeliana e alla prepotenza di coloni e soldati .\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/ZionismApartheidWestBank-1.mp3\"][/audio]","28 Ottobre 2024","Detenzione amministrativa in Cisgiordania.","2024-10-28 15:33:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/DETENZIONE-AMMINISTRATIVA-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/DETENZIONE-AMMINISTRATIVA-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/DETENZIONE-AMMINISTRATIVA-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/DETENZIONE-AMMINISTRATIVA.jpg 650w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LA DETENZIONE AMMINISTRATIVA NEI TERRITORI OCCUPATI.",1730129620,[231,232,233],"http://radioblackout.org/tag/cidgiordania/","http://radioblackout.org/tag/detenzione-amministrativa/","http://radioblackout.org/tag/territori-occupati/",[32,235,236],"detenzione amministrativa","Territori occupati",{"post_content":238},{"matched_tokens":239,"snippet":240,"value":241},[72,73],"villaggio di Al Tuwani ,zona \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark> a sud di Hebron area","La Legge sui combattenti illegali (Unlawful Combatants Law) concede alle forze armate israeliane ampi poteri per detenere chiunque da Gaza sia sospettato di partecipare alle ostilità contro Israele o di rappresentare una minaccia per la sicurezza dello Stato per periodi indefiniti e prorogabili, senza dover produrre prove a sostegno delle accuse. 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Le cifre escludono le persone detenute per un periodo iniziale di 45 giorni senza un ordine formale.\r\nAbbiamo contattato Sami Huraini dal villaggio di Al Tuwani ,zona \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark> a sud di Hebron area c West bank sotto controllo israeliano dagli accordi di Oslo,che ha parlato delle modalità e dell'estensione della detenzione amministrativa in un area dove sono presenti i volontari dell'operazione Colomba che in questi 20 anni si sono interposti alla violenza dell'occupazione israeliana e alla prepotenza di coloni e soldati .\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/ZionismApartheidWestBank-1.mp3\"][/audio]",[243],{"field":93,"matched_tokens":244,"snippet":240,"value":241},[72,73],{"best_field_score":180,"best_field_weight":214,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":49,"score":215,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":49},{"document":247,"highlight":262,"highlights":267,"text_match":178,"text_match_info":270},{"cat_link":248,"category":249,"comment_count":49,"id":250,"is_sticky":49,"permalink":251,"post_author":52,"post_content":252,"post_date":253,"post_excerpt":155,"post_id":250,"post_modified":254,"post_thumbnail":255,"post_thumbnail_html":256,"post_title":257,"post_type":60,"sort_by_date":258,"tag_links":259,"tags":261},[46],[48],"92283","http://radioblackout.org/2024/10/quale-resistenza-dentro-israele/","Con il susseguirsi del genocidio in Palestina, i bombardamenti e l'invasione sionista del Libano, gli attacchi di Tehran come deterrente a Tel Aviv, Israele vuole rappresentarsi sempre di più agli occhi della comunità internazionale come l'incarnazione del Bene, in guerra contro il Male. La follia ha molti modi per rappresentarsi: uno di questi è la giustificazione morale delle proprie pretese assolutistiche. Sentiamo in diretta una compagna di Gerusalemme, attualmente stanziata in un villaggio palestinese a Masafer Yatta, a sud di Hebron, dove i settlers compiono incursioni e violenze sempre più terribili da quando, dopo il 7 ottobre, sono legittimati a indossare la divisa.\r\n\r\nIsraele è \"ubriaco di questa violenza\" e organizzare forme di resistenza e di opposizione al governo tra la popolazione israeliana sembra impossibile, come ci racconta S.:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/massafer-yatta_merc.mp3\"][/audio]","2 Ottobre 2024","2024-10-02 17:51:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Massafer-Yatta-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"245\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Massafer-Yatta-300x245.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Massafer-Yatta-300x245.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Massafer-Yatta-1024x836.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Massafer-Yatta-768x627.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Massafer-Yatta-1536x1253.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Massafer-Yatta.jpg 2000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Quale resistenza dentro Israele?",1727891490,[63,198,117,260],"http://radioblackout.org/tag/youth-against-settlements/",[15,23,20,36],{"post_content":263},{"matched_tokens":264,"snippet":265,"value":266},[72,73],"in un villaggio palestinese a \u003Cmark>Masafer\u003C/mark> \u003Cmark>Yatta\u003C/mark>, a sud di Hebron, dove","Con il susseguirsi del genocidio in Palestina, i bombardamenti e l'invasione sionista del Libano, gli attacchi di Tehran come deterrente a Tel Aviv, Israele vuole rappresentarsi sempre di più agli occhi della comunità internazionale come l'incarnazione del Bene, in guerra contro il Male. 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Lil Fame) dall' album Beast Mod 4; Fight [Explicit] ft Chiprcc Hill - 666 (Three Six Word Stories) e Oxygen , tracce estratte dal nuovo album \"A Magnificent Day For An Exorcism\"del trio della East Coast composto da Pharoahe Monch al microfono, Marcus Machado alle chitarre e Daru Jones alla batteria. Un disco dalla forte impronta rock – sulla scia di gruppi come i Led Zeppelin o i Black Sabbath – pur mantenendo al tempo stesso lo spirito critico e lirico dell’Hip-Hop da cui Pharoahe proviene,\r\n\r\n\r\n\r\nun disco impegnato e tenebroso (già dalla copertina), che condanna la negatività in campo sociale e politico, che vuole smuovere a tutti i costi la coscienza dei suoi ascoltatori e che lungo le sue 13 tracce si inerpica in vari temi delicati come il satanismo, l’ingiustizia sociale e persino l’apocalisse.\r\n\r\nOspite telefonico “Brnà\" della formazione pugliese No Fang [ Sentaur (rap), Siel-One (rap), Brnà (rap, beat, scratch), Verso (rap, beat, basso, chitarra, piano) e Brisk (rap, beat e arrangiamenti)], per la presentazione del nuovo Ep dal titolo “I Atto Lo Scontro” uscito il 22 gennaio per l' etichetta Django Dischi su tutte le piattaforme digitali. Potrete prenotare il vinile inviando una mail all'indirizzo: nofangtrilogia@gmail.com\r\n\r\n\r\n\r\n“Lo scontro” è il primo atto de “La Trilogia“, un concpet che prevede la pubblicazione di tre episodi/EP, a cui seguiranno “La Tregua” e “L’Assedio”. La raccolta narra di una “guerra” allegorica, una battaglia fisica e mentale, un conflitto senza tempo tra l’arte e l’apparenza, la cultura e l’ignoranza, l’intelligenza e la forza bruta. La trilogia guida l’ascoltatore attraverso le tre fasi della guerra. Il ritmo incalzante di questo “Scontro” tra differenti visioni del mondo si attenua in una “Tregua” apparente, un momento di riflessione e introspezione. Questa battaglia, combattuta con le armi dell’arte, raggiunge il suo culmine con un “Assedio” irriverente e festoso alle porte del potere. Il I Atto comprende cinque brani, tra cui un intro (prologo) come traccia d’apertura. Allo stesso modo il III Atto si chiuderà con un outro (epilogo).\r\n\r\nDurante la puntata abbiamo ascoltato le 5 tracce dell' Ep partendo proprio dall' outro. Un bel viaggio in compagnia du Brnà, nel quale si spazia dalle varie tematiche sociali e politiche affrontate nel I Atto come il brano Mére Funne (tradotto “mare profondo” in dialetto pugliese) dedicato ai viaggi della speranza dei numerosi migranti che tentano di attraversare il Mediterraneo in cerca di un futuro, a curiosità sulle produzioni home made e registrazioni fatte presso il SoulFit Studio e tanto altro ?.\r\n\r\nHanno collaborato: Fabio Cosimo aka Jastemma: rap (traccia 5), basso (traccia 2/3/4/5); Cesare Clausi aka Cesarootz: voce(traccia 5), chitarra (traccia 5); Luigi Pagliara: chitarre (traccia 1); Jahmetta: scratch (traccia 5). 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Il “male”, invece, è rappresentato da esseri imponenti e grossolani che impugnano una clava rudimentale, simbolo di arretratezza ed hanno una testa piccola che denota una mancanza di cultura e spessore intellettuale.\r\nQui trovate tutte le info sui brani e le traduzioni in italiano dei testi originali in dialetto.Se avete voglia di approfondire i testi e le traduzioni del nuovo disco, potete consultarli agevolmente visitando la pagina Bandcamp:\r\n\r\nhttps://nofang.bandcamp.com/album/i-atto-lo-scontro\r\n\r\nper ascoltare e scaricare l' EP :\r\n\r\nhttps://nofang.lnk.to/IAttoLoScontro fbclid=IwAR3nV4CXUSCGkGOY4pSgmmgeq2XnVanVhJolina0VsMZJytFG237i5dcPRM\r\n\r\nVideo primo estratto de “Lo Scontro” Mére Funne : https://www.youtube.com/watch?v=3VC8ZVFGK-s\r\n\r\n\r\n\r\nBuon ascolto da From Inside","28 Gennaio 2021","2021-01-29 16:02:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/WhatsApp-Image-2021-01-16-at-21.05.29-200x110.jpeg","from inside 25.01-2021","podcast",1611856753,[],[],{"post_content":318},{"matched_tokens":319,"snippet":321,"value":322},[320],"batta","di una “guerra” allegorica, una \u003Cmark>batta\u003C/mark>glia fisica e mentale, un conflitto","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/2021.01.25-DIRETTA-FROM-INSIDE_NO-FANG.mp3\"][/audio]\r\nFROM INSIDE DIRETTA 18.01.2021\r\nIn questa puntata abbiamo ascoltato alcune nuove uscite provenienti del panorama hip hop, tra cui Onyx di Sheek Louch (feat. 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Cosa vera, visto che ci permette di affinare i suoni della nostra traccia e farla suonare in maniera corretta: la sua abilità di lavorare su una specifica gamma di frequenze e trattarle senza toccare le altre è di fondamentale importanza per un mastering corretto.\r\n\r\nSe vogliamo comprimere la maggior parte del segnale, ma in maniera limitata. Un'altra strategia è quella di settare un threshold basso (diciamo tra -30 e -40dB), con ratio molto basso (meno di 1.2:1).\r\nIn questo modo invece di applicare tanta compressione solo ai picchi più alti, vedrai che stai applicando un po' di compressione a tutto, tranne che ai segnali veramente di basso volume. Questo è un ottimo modo per aggiungere densità ed energia ad un mix che è già ben bilanciato, ma ricorda che non ti aiuterà a controllare i picchi di suoni non ben bilanciati. Un approccio flessibile: Queste due strategie (e ogni configurazione nel mezzo) possono essere applicate ad ogni compressore multibanda, ma quello che rende questo approccio così flessibile, è il fatto che puoi utilizzare una diversa compressione per ogni banda.\r\nInfatti, con un buon multibanda sul master è possibile ridurre a ragione frequenze impazzite, eliminare i problemi di volume ed equalizzazione delle percussioni ed allineare i volumi di hi-hat ed effetti. Tutto ciò è fattibile variando la compressione delle diverse aree di frequenze, ciascuna con una compressione diversa, perfetta per lo strumento e le frequenze che vogliamo domare.\r\n\r\nAbbiamo capito come impostare ratio e threshold, ma cosa fare con attacco e rilascio?\r\n\r\nLe medie frequenze coprono la maggior parte di quello che percepiamo in un una canzone, quindi alza l'attacco se hai bisogno di far sentire di più le transienti e usa un release breve, ma non così breve da far percepire troppo movimento.\r\n\r\nPer le alte, infine, dipende dal risultato che stai cercando.\r\nSe il piano è quello di aumentare la densità della parte alta dello spettro, usa un ratio più elevato per dare un po' di energia e un attacco veloce per prevenire le transienti dal diventare troppo pronunciate: ricorda che le transienti alte tendono a decadere molto più velocemente delle basse frequenze, quindi potrai usare un release più veloce di quelo usato nelle medie, ma come sempre ascolta attentamente per evitare qualsiasi suono che non risulti naturale.","21 Dicembre 2019","2019-12-21 16:11:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/maxresdefault-200x110.jpg","AUDIOTEST _ MULTIBAND EQ °MAX DISTORTXN / DX * SX MIX",1576944523,[],[],{"post_content":346},{"matched_tokens":347,"snippet":349,"value":350},[348],"master","Usiamo il compressore multibanda sul \u003Cmark>master\u003C/mark> . \r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/ars.mp3\"][/audio]\r\nCome già detto","Usiamo il compressore multibanda sul \u003Cmark>master\u003C/mark> . \r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/ars.mp3\"][/audio]\r\nCome già detto possiamo usare il multibanda anche sui singoli strumenti, ma viene solitamente percepito come un plugin da usare sul \u003Cmark>master\u003C/mark>. 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Tutto ciò è fattibile variando la compressione delle diverse aree di frequenze, ciascuna con una compressione diversa, perfetta per lo strumento e le frequenze che vogliamo domare.\r\n\r\nAbbiamo capito come impostare ratio e threshold, ma cosa fare con attacco e rilascio?\r\n\r\nLe medie frequenze coprono la maggior parte di quello che percepiamo in un una canzone, quindi alza \u003Cmark>l'attacco\u003C/mark> se hai bisogno di far sentire di più le transienti e usa un release breve, ma non così breve da far percepire troppo movimento.\r\n\r\nPer le alte, infine, dipende dal risultato che stai cercando.\r\nSe il piano è quello di aumentare la densità della parte alta dello spettro, usa un ratio più elevato per dare un po' di energia e un attacco veloce per prevenire le transienti dal diventare troppo pronunciate: ricorda che le transienti alte tendono a decadere molto più velocemente delle basse frequenze, quindi potrai usare un release più veloce di quelo usato nelle medie, ma come sempre ascolta attentamente per evitare qualsiasi suono che non risulti naturale.",[352],{"field":93,"matched_tokens":353,"snippet":349,"value":350},[348],{"best_field_score":328,"best_field_weight":214,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":49,"score":329,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":330},{"document":356,"highlight":373,"highlights":379,"text_match":326,"text_match_info":382},{"comment_count":49,"id":357,"is_sticky":49,"permalink":358,"podcastfilter":359,"post_author":281,"post_content":360,"post_date":361,"post_excerpt":155,"post_id":357,"post_modified":362,"post_thumbnail":363,"post_title":364,"post_type":313,"sort_by_date":365,"tag_links":366,"tags":372},"38706","http://radioblackout.org/podcast/anarres-dell11-novembre-appendino-alla-guerra-contro-i-rom-la-vittoria-del-jocker-femminismi-antimilitarismo-referendum-un-gioco-a-carte-truccate/",[281],"Ogni venerdì vi invitiamo a sbarcare su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze di Blackout\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2016-11-11-anarres1\r\n\r\n2016-11-11-anarres2\r\n\r\n2016-11-11-anarres3\r\nIn questa puntata:\r\nAppendino e Padalino dichiarano guerra ai rom di via Germagnano. Sgomberi, retate, fogli di via e deportazioni\r\nThe president is a Trump. Sessista, razzista, volgare. Un miliardario outsider approda alla Casa Bianca, dopo una campagna elettorale con toni da bar Sport. Ne abbiamo parlato con Lorcon, redattore di Umanità Nova\r\n\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\n\r\nPer approfondimenti:\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\nUna bandiera tricolore è stata data alle fiamme di fronte alla polizia in assetto antisommossa e alla polizia politica in gran forze per difendere le forze armate, che, anche quest'anno, erano in piazza Castello per la cerimonia dell'ammainabandiera, che conclude la festa delle forze armate il 4 novembre. \r\nGli antimilitaristi puntuali all'appuntamento, si sono mossi in corteo con striscioni, bici da trasporto con carro armato e Samba Band dalla piazza del Comune fino al blocco di polizia in via Garibaldi, cento metri prima dei soldati in alta uniforme. \r\nUn applauso ha accolto l'azione antipatriottica. \r\nNumerosi gli interventi dal megafono per un'iniziativa di comunicazione e lotta, che, dopo un lungo fronteggiamento e l'intervento dell'automobilina kamicazza, si sono mossi per via Garibaldi, sino a guadagnare piazza Castello, dove i militari avevano chiuso alla svelta il loro rituale bellico. \r\nLa giornata di lotta del 4 novembre era l'ultima di una settimana di iniziative. Sabato 29 ottobre al Balon, un presidio itinerante, con performance contro eserciti e fabbriche d'armi, interventi e musica, aveva aperto le iniziative promosse dall'assemblea antimilitarista. \r\n\r\nIl mercoledì successivo si era svolta un'iniziativa di approfondimento “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all’Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”. La serata, introdotta da Stefano Capello, è stata occasione per capirne di più sugli equilibri geopolitici, in un pianeta sempre più multipolare, ad alleanze variabili, dove prevale la logica terrificante del caos sistemico. \r\n\r\nQui il testo dell’appello per la settimana antimilitarista\r\n\r\n*********\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\n\r\nQui il testo del volantino distribuito in piazza:\r\n\r\nSentieri di libertà\r\nLibertà, uguaglianza, solidarietà. I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, donne, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti e condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe donne stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio e depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile e – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle donne hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, è il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze e delle uccisioni. Le donne libere vengono picchiate, stuprate e ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il controllo sui loro corpi e sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media è falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle donne. Non solo. Trasforma le donne in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita è solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile è stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo dei servizi negati e cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco dei percorsi identitari, tanto radicati nella cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime donne in divisa, dalle manager in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non è iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre identità erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle differenze.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza è nella solidarietà e nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo e del suo leader maximo e ridurre la componente politica sulle scelte dei votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato è a conoscenza del significato dei quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne è all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde è lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati e ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa e va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza dei deputati del PD è legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo e di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo e alla riduzione dei soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre e comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi e le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal controllo della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni e prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista e legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la casta a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali e dei grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche e dei controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari e familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla e straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese e sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia e della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si è trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori e sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista e globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce e lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua e accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione dei conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti e ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non è solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma è anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari e le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione e controllo territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento dei confini, pratiche di accoglienza reale dei profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote dei manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto nella sua componente sovversiva e rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti e Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare e nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute nella Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante e accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni e volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche e politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative e importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della casta, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento dei processi in corso e probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente’. Ma oggi è così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista nella crisi governativa e di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali e collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni e di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale crisi di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non è la prima volta che si è opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto è tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti e credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva dei soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova casta montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa e dittatura; ma una vera battaglia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che è centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità e contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento e della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento nella capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta e la pratica del comunalismo, libertario e federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza e minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura e semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi dei lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta e la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano e ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere nella trappola delle false alternative e del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi e tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento e dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","13 Novembre 2016","2018-10-17 22:58:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/fuoco-al-tricolore-200x110.jpg","Anarres dell’11 novembre. 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Sgomberi, retate, fogli di via e deportazioni\r\nThe president is a Trump. Sessista, razzista, volgare. Un miliardario outsider approda alla Casa Bianca, dopo una campagna elettorale con toni da bar Sport. Ne abbiamo parlato con Lorcon, redattore di Umanità Nova\r\n\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\n\r\nPer approfondimenti:\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\nUna bandiera tricolore è stata data alle fiamme di fronte alla polizia in assetto antisommossa e alla polizia politica in gran forze per difendere le forze armate, che, anche quest'anno, erano in piazza Castello per la cerimonia dell'ammainabandiera, che conclude la festa delle forze armate il 4 novembre. \r\nGli antimilitaristi puntuali all'appuntamento, si sono mossi in corteo con striscioni, bici da trasporto con carro armato e Samba Band dalla piazza del Comune fino al blocco di polizia in via Garibaldi, cento metri prima dei soldati in alta uniforme. \r\nUn applauso ha accolto l'azione antipatriottica. \r\nNumerosi gli interventi dal megafono per un'iniziativa di comunicazione e lotta, che, dopo un lungo fronteggiamento e l'intervento dell'automobilina kamicazza, si sono mossi per via Garibaldi, sino a guadagnare piazza Castello, dove i militari avevano chiuso alla svelta il loro rituale bellico. \r\nLa giornata di lotta del 4 novembre era l'ultima di una settimana di iniziative. Sabato 29 ottobre al Balon, un presidio itinerante, con performance contro eserciti e fabbriche d'armi, interventi e musica, aveva aperto le iniziative promosse dall'assemblea antimilitarista. \r\n\r\nIl mercoledì successivo si era svolta un'iniziativa di approfondimento “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all’Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”. La serata, introdotta da Stefano Capello, è stata occasione per capirne di più sugli equilibri geopolitici, in un pianeta sempre più multipolare, ad alleanze variabili, dove prevale la logica terrificante del caos sistemico. \r\n\r\nQui il testo dell’appello per la settimana antimilitarista\r\n\r\n*********\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\n\r\nQui il testo del volantino distribuito in piazza:\r\n\r\nSentieri di libertà\r\nLibertà, uguaglianza, solidarietà. I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, donne, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti e condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe donne stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio e depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile e – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle donne hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, è il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze e delle uccisioni. Le donne libere vengono picchiate, stuprate e ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il controllo sui loro corpi e sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media è falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle donne. Non solo. Trasforma le donne in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita è solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile è stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo dei servizi negati e cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco dei percorsi identitari, tanto radicati nella cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime donne in divisa, dalle \u003Cmark>manager\u003C/mark> in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non è iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre identità erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle differenze.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza è nella solidarietà e nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo e del suo leader maximo e ridurre la componente politica sulle scelte dei votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato è a conoscenza del significato dei quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne è all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde è lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati e ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa e va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza dei deputati del PD è legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo e di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo e alla riduzione dei soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre e comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi e le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal controllo della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni e prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista e legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la casta a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali e dei grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche e dei controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari e familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla e straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese e sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia e della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si è trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori e sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista e globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce e lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua e accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione dei conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti e ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non è solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma è anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari e le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione e controllo territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento dei confini, pratiche di accoglienza reale dei profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote dei manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto nella sua componente sovversiva e rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti e Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare e nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute nella Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante e accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni e volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche e politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative e importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della casta, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento dei processi in corso e probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente’. Ma oggi è così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista nella crisi governativa e di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali e collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni e di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale crisi di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non è la prima volta che si è opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto è tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti e credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva dei soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova casta montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa e dittatura; ma una vera \u003Cmark>batta\u003C/mark>glia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che è centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità e contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento e della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento nella capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta e la pratica del comunalismo, libertario e federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza e minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura e semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi dei lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta e la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano e ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere nella trappola delle false alternative e del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi e tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento e dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[380],{"field":93,"matched_tokens":381,"snippet":377,"value":378},[376],{"best_field_score":328,"best_field_weight":214,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":49,"score":329,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":330},6637,{"collection_name":313,"first_q":27,"per_page":14,"q":27},["Reactive",386],{},["Set"],["ShallowReactive",389],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fDG2N76M4jfxQlHx9bRTKXuq_6PLfvsfdmnu81lHNHMs":-1},true,"/search?query=Masafer+Yatta"]