","L'impatto del processo di pacificazione in Etiopia e il nodo della diga sul Nilo","post",1573995150,[57,58,59,60],"http://radioblackout.org/tag/diga/","http://radioblackout.org/tag/etiopia/","http://radioblackout.org/tag/nilo/","http://radioblackout.org/tag/oromo/",[62,12,17,19],"diga",{"post_content":64},{"matched_tokens":65,"snippet":67,"value":68},[66],"Menghistu","si perpetuavano dalla fine di \u003Cmark>Menghistu\u003C/mark> e aprendo agli investimenti privati.\r","Il presidente etiope Abiy Ahmed ha ottenuto il premio Nobel per il processo di pacificazione che ha innescato appena arrivato al potere, sia cominciando ad appianare i dissidi con i vicini eritrei, sia all'interno, rimescolando gli equilibri tigrini che si perpetuavano dalla fine di \u003Cmark>Menghistu\u003C/mark> e aprendo agli investimenti privati.\r\n\r\nEppure subito dopo sono esplosi scontri violenti in una regione, l'Oromia, abitata in particolare da una delle tre comunità principali, a cui apartiene lo stesso prsidente contestato al punto che si sono registrati 86 morti in una sola delle giornate di sommossa. Perché ancora non si è soddisfatti della redistribuzione del potere e delle terre.\r\n\r\nE anche all'estero non sono pochi i conflitti che si accumulano alle porte del Corno d'Africa. Un motivo di forte attrito con Egitto e Sudan è il progetto di una diga sul Nilo Azzurro, che sottrarrebbe risorse essenziali per Il Cairo, ma a cui l'Etiopia non può rinunciare... il risultato è il contenzioso sulle risorse idriche del nuovo millennio con minacce da parte del paese arabo di bombardare la Diga della Rinascita (costruita dalla Salini - Impregilo e su cui nel 2015 si era giunti ad un accordo tra i paesi interessati), come è stata battezzata da Addis Abeba.\r\n\r\nPer capire meglio l'evoluzione del momento in quell'area abbiamo interpellato Raffaele Masto, uno dei maggiori esperti del Corno d'Africa, ecco il lucido quadro che ci ha esposto:\r\n\r\nAbiy: nobel tra morti di piazza e contrastate dighe sul Nilo",[70],{"field":71,"matched_tokens":72,"snippet":67,"value":68},"post_content",[66],578729985926234200,{"best_field_score":75,"best_field_weight":76,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":43,"score":77,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":78},"1108024229888",14,"578729985926234225",4,{"document":80,"highlight":105,"highlights":111,"text_match":114,"text_match_info":115},{"cat_link":81,"category":82,"comment_count":43,"id":83,"is_sticky":43,"permalink":84,"post_author":46,"post_content":85,"post_date":86,"post_excerpt":49,"post_id":83,"post_modified":87,"post_thumbnail":88,"post_thumbnail_html":89,"post_title":90,"post_type":54,"sort_by_date":91,"tag_links":92,"tags":102},[40],[42],"45970","http://radioblackout.org/2018/02/dimissioni-e-risorse-africane-tendenze-e-influenze-su-macroaree/","Le dimissioni di Desalegn in Etiopia nascono da una situazione molto differente da quelle di Zuma in Sudafrica ma, come sentirete, dal percorso intrapreso nell’analisi fatta con il direttore di “Africa ExPress” Massimo Alberizzi si può sempre finire con il ricondurre gli eventi africani a fenomeni simili e processi che fanno parte di un unico sviluppo geopolitico.\r\n\r\nRamaphosa, il nuovo presidente del Sudafrica, è stato combattente contro l'apartheid e poi impegnato nel sindacato dei minatori, doveva già essere il successore designato di Mandela, poi il partito decise altrimenti orientandosi più sulal componente populista di 'Mbeki e poi di Zuma, irriconciliati con lo strapotere bianco. Invece Ramaphosa potrebbe ricollocare il Sudafrica nel suo ruolo guida dell'intero continente, se le fratture etniche e le ineguaglianze non gli impediranno di riconfermarsi alle elezioni previste il prossimo anno; le sue prime promesse hanno riguardato la lotta alla corruzione – che è stato il pretesto su cui si è addensata la condizione per l'impeachment di Zuma – e il risanamento dei conti, vero problema dell'era Zuma, che ha avuto la sfortuna di coincidere con la crisi mondiale.\r\n\r\n \r\n\r\nCaso diverso è quello etiope, dove ci sono stati dieci morti negli ultimi giorni e gli scontri proseguono tuttora in Omersa e Bali, ma in comune hanno il fatto che la transizione non è opera di un golpe, anche se in Etiopia è stato dichiarato lo stato d'emergenza per sei mesi, il secondo nell'ultimo anno. Hailemariam Desalegn, intellettuale anti-Menghistu, era succeduto nel 2012 a Zenawi (il capo della guerriglia marxista contro il sanguinario alleato di Mosca rovesciato nel 1991) e ha lasciato per l'impossibilità di proseguire con le riforme e per facilitare il dialogo tra le etnie minoritarie e i tigrini, che controllano i gangli del paese. Infatti le proteste sono proseguite anche dopo il rilascio dei molti arrestati in seguito ai moti irredentisti del 2016 in Oromia. Merere Gudina, leader della protesta tra i rilasciati, ha dichiarato che la coalizione al potere non ha permesso la democratizzazione del paese e l'avvicendamento all'interno del partito al governo non è sintomo di cambiamento.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste dichiarazioni possono rievocare la medesima situazione del Sudafrica, che pure condivide con l'Etiopia il ruolo di stato chiave di un'area estesa di territorio africano. La stessa notazione si può fare riguardo al corpaccione attaccato da più direzioni della nazione congolese, dove alle guerre ai confini nordorientali si aggiungono le guerre per le risorse, che diventano sempre più importanti nel momento in cui l'auto elettrica va imponendosi sui mercati mondiali, evidenziando la strategia del colonialismo cinese (cosidetto “del sorriso”, ma che comporta lo stesso sfruttamento di quello classico europeo).\r\n\r\n \r\n\r\nSu tutto il continente aleggia con modalità diverse il flusso migratorio, che nei quattro paesi considerati con Alberizzi in questo approfondimento s'impone prepotente, collegandoli idealmente tra loro. Dall'accordo del Ruanda con Israele per riassorbire i respingimenti di Tel Aviv in cambio di una congrua cifra, agli espatri hutu dal Ruanda stesso verso il Kivu congolese (nonostante la crescita del paese, ma univoca per i soli tutsi), alle sofferenze sudafricane per la migrazione interna al continente, ai tanti migranti verso l'Europa dal Corno d'Africa.\r\n\r\n \r\n\r\nSollecitati da questo accumulo di informazioni scovate in agenzie mai troppo riportate dai media mainstream e invece monitorate con efficacia da Africa ExPress abbiamo parlato con Massimo Alberizzi, che ci ha evocato la figura gigantesca di Madiba, fornendoci spiegazioni sui probabili motivi di quel dissesto economico sudafricano proprio dalle politiche populiste di 'Mbeki e Zuma il Satrapo, creando disoccupazione, privilegi di certe etnie e di entourage impreparati, oltre a quegli squilibri sociali che la politica di riconciliazione di Mandela aveva cercato di evitare.\r\n\r\nZenawi, tigrino, in Etiopia aveva in mente un'idea di democrazia molto avanzata, finché non perse le elezioni, trasformandola in una dittatura pur di non far cadere l'Etiopia nuovamente in mano ai menghistuiani... affrontando queste odierne dimissioni alla luce della storia africana si riesce a comprendere meglio la dinamica che sottende ogni ribaltamento politico africano. Anche il caso del carcere che doveva essere svuotato per divenire museo (come Auschwitz) ci viene spiegato dalle parole di Alberizzi come un elemento in più per capire fino a che punto si tratti di una riverniciatura del regime etiopico come per quel che riguarda il regime di Kabila in Congo, o tutto ciò sia una reale apertura.\r\n\r\n \r\n\r\nSu questa falsariga abbiamo anche affrontato dunque i trentamila euro a migrante respinto del business ruandese con Israele, con un paragone azzardato quanto azzeccato... ma che lascia spazio per fare un parallelismo proprio con l'Etiopia: entrambi i paesi sono in crescita rispetto al resto dell’Afica. Fino ad arrivare al dilemma se si possano sopportare e fino a che livello di violenza i regimi repressivi che consentono però alla loro popolazione di migliorare le condizioni economiche, venendo meno e distogliendo lo sguardo dalla mancanza dei principi elementari di libertà e democrazia occidentali, oppure sollevare eccezioni umanitarie (magari per motivi altrettanto amorali di meri affari e puro saccheggio delle risorse) con il rischio di avvallare regimi ed élite dominanti come quelli emersi dopo le primavere arabe o come la dittatura famigliare della Guinea Equatoriale, che stabilizza quell'area del mondo attraverso il petrolio inmano a quelle famiglie al potere... e siamo da capo alle prese con nazioni-fulcro che influenzano intere aree. E finora lo stavano facendo tutte allo stesso modo, vedremo se la svolta sudafricana comincerà a invertire la tendenza.\r\n\r\nDimissioni africane","17 Febbraio 2018","2018-02-20 17:13:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/madiba-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/madiba-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Dimissioni e risorse africane: tendenze e influenze su macroaree",1518883474,[93,94,58,95,96,97,98,99,100,101],"http://radioblackout.org/tag/congo/","http://radioblackout.org/tag/desalegn/","http://radioblackout.org/tag/guinea-equatoriale/","http://radioblackout.org/tag/mandela/","http://radioblackout.org/tag/ramaphosa/","http://radioblackout.org/tag/ruanda/","http://radioblackout.org/tag/sudafrica/","http://radioblackout.org/tag/zenawi/","http://radioblackout.org/tag/zuma/",[103,27,12,31,25,29,23,104,21,15],"congo","Sudafrica",{"post_content":106},{"matched_tokens":107,"snippet":109,"value":110},[108],"menghis","l'Etiopia nuovamente in mano ai \u003Cmark>menghis\u003C/mark>tuiani... affrontando queste odierne dimissioni alla","Le dimissioni di Desalegn in Etiopia nascono da una situazione molto differente da quelle di Zuma in Sudafrica ma, come sentirete, dal percorso intrapreso nell’analisi fatta con il direttore di “Africa ExPress” Massimo Alberizzi si può sempre finire con il ricondurre gli eventi africani a fenomeni simili e processi che fanno parte di un unico sviluppo geopolitico.\r\n\r\nRamaphosa, il nuovo presidente del Sudafrica, è stato combattente contro l'apartheid e poi impegnato nel sindacato dei minatori, doveva già essere il successore designato di Mandela, poi il partito decise altrimenti orientandosi più sulal componente populista di 'Mbeki e poi di Zuma, irriconciliati con lo strapotere bianco. 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Hailemariam Desalegn, intellettuale anti-Menghistu, era succeduto nel 2012 a Zenawi (il capo della guerriglia marxista contro il sanguinario alleato di Mosca rovesciato nel 1991) e ha lasciato per l'impossibilità di proseguire con le riforme e per facilitare il dialogo tra le etnie minoritarie e i tigrini, che controllano i gangli del paese. Infatti le proteste sono proseguite anche dopo il rilascio dei molti arrestati in seguito ai moti irredentisti del 2016 in Oromia. Merere Gudina, leader della protesta tra i rilasciati, ha dichiarato che la coalizione al potere non ha permesso la democratizzazione del paese e l'avvicendamento all'interno del partito al governo non è sintomo di cambiamento.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste dichiarazioni possono rievocare la medesima situazione del Sudafrica, che pure condivide con l'Etiopia il ruolo di stato chiave di un'area estesa di territorio africano. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\nDirette, approfondimenti, appuntamenti:\r\n\r\nLa fine del baco da seta. La globalizzazione imperialista in salsa cinese. Ne abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nIl nuovo pacchetto “sicurezza” è stato approvato dal governo. D’ora in poi chi presta soccorso ai naufraghi, rischia multe salatissime e sequestro della nave. La gente di mare dovrà scegliere se diventare complice degli assassini di Stato o perdere la barca e il lavoro.\r\nPer infiltrare spie sulle barche delle ONG o delle navi dei pescatori o adibite al trasporto commerciale nel Mediterraneo sono stati stanziati 3 milioni di euro da spendere entro il 2021. \r\nIl provvedimento è un altro tassello di un puzzle repressivo che mette in seria discussione la possibilità di manifestare. La responsabilità individuale, che richiede ai PM l’onere della prova, cede il passo alla responsabilità collettiva, al punto che la mera partecipazione ad una manifestazione costituisce un’aggravante per una lunga serie di reati. \r\nLe nuove norme trasformano in comportamento criminale accendere un fumogeno o fare fuochi d’artificio, sanzionato con pene da uno a quattro anni di carcere. L’adozione di strumenti di protezione dalla violenza della polizia può costare sino quattro anni.\r\nLe pene per chi si copre il volto durante una manifestazione sono state quasi raddoppiate: reclusione da 2 a 3 anni a multa di 3000 euro. \r\nReati come resistenza, violenza a pubblico ufficiale o a corpo politico se commessi durante una manifestazione costituiscono un’aggravante. La pena per violenza privata raddoppia se si partecipa ad una lotta in piazza. Se il reato di danneggiamento avviene in un corteo costa sino a 5 anni di reclusione: due in più della pena prevista per la stessa condotta effettuata in qualsiasi altra circostanza.\r\nIl reato di “devastazione e saccheggio” che è sanzionato con pene dagli 8 ai 15 anni, prevede un aumento della pena sino a 20 anninel caso in cui il reato sia commesso nel corso di una manifestazione pubblica. La modifica è inserita tra le aggravanti speciali del secondo comma, sullo stesso piano del saccheggio di viveri, che costituisce un pericolo per il sostentamento della popolazione.\r\nViene costituito un corpo speciale di 800 poliziotti e carabinieri incaricati di dare la caccia a chi ha una condanna in definitiva ma non si è presentato volontariamente in carcere.\r\nCe ne ha parlato Dario Antonelli della Federazione Anarchica Livornese\r\n\r\nLa rivolta di Memphis è lo specchio di una società profondamente razzializzata, dove i neri, come i latinos e tutti i non bianchi, rischiano la pelle ad ogni controllo di polizia. Il conto degli afroamericani uccisi dalla polizia perché neri è lunghissimo. 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Ore16 appuntamento in Piazza Carlina.\r\n\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli. \r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro. \r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere. \r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici. \r\n\r\nWild C.A.T. 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Ore16 appuntamento in Piazza Carlina.\r\n\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli. \r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro. \r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere. \r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici. \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nRiunioni ogni giovedì alle 18 presso la FAT in corso Palermo 46\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/ \r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":189,"snippet":190,"value":190},[121],"Anarres del 14 giugno. Globalizzazione in salsa cinese. L’aggravante di manifestare. La rivolta di \u003Cmark>Memphis\u003C/mark> in una società profondamente razzializzata. PuliAmo Torino?...",[192,194,196,199,201,203],{"matched_tokens":193,"snippet":180,"value":180},[],{"matched_tokens":195,"snippet":151,"value":151},[],{"matched_tokens":197,"snippet":198,"value":198},[121],"\u003Cmark>Memphis\u003C/mark>",{"matched_tokens":200,"snippet":181,"value":181},[],{"matched_tokens":202,"snippet":155,"value":155},[],{"matched_tokens":204,"snippet":182,"value":182},[],[206,212,215],{"field":32,"indices":207,"matched_tokens":208,"snippets":210,"values":211},[11],[209],[121],[198],[198],{"field":213,"matched_tokens":214,"snippet":190,"value":190},"post_title",[121],{"field":71,"matched_tokens":216,"snippet":186,"value":187},[121],578730123365712000,{"best_field_score":219,"best_field_weight":35,"fields_matched":136,"num_tokens_dropped":43,"score":220,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":43},"1108091339008","578730123365711979",{"document":222,"highlight":241,"highlights":257,"text_match":217,"text_match_info":264},{"comment_count":43,"id":223,"is_sticky":43,"permalink":224,"podcastfilter":225,"post_author":226,"post_content":227,"post_date":228,"post_excerpt":49,"post_id":223,"post_modified":229,"post_thumbnail":230,"post_title":231,"post_type":170,"sort_by_date":232,"tag_links":233,"tags":240},"38300","http://radioblackout.org/podcast/la-perla-di-labuan27-luglio-2016-manchette/",[133],"eraunanotte...","Con il gauchiste Jean-Patrick Manchette il romanzo poliziesco francese\r\nsi coniuga con la critica sociale e prende il nome di neo-polar.\r\nL'investigatore privato Eugene Tarpon ha molti dubbi e non é mai\r\nsoddisfatto.\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nUnknown","1 Novembre 2016","2018-10-24 18:48:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/Perla-di-Labuan-200x110.jpg","la perla di labuan27 luglio 2016-Manchette",1478018655,[234,235,236,237,238,175,239],"http://radioblackout.org/tag/charlotte/","http://radioblackout.org/tag/cinema-porno/","http://radioblackout.org/tag/collaborazionismo/","http://radioblackout.org/tag/corruzione/","http://radioblackout.org/tag/griselda/","http://radioblackout.org/tag/setta/",[147,153,157,149,145,121,143],{"tags":242},[243,245,247,249,251,253,255],{"matched_tokens":244,"snippet":147,"value":147},[],{"matched_tokens":246,"snippet":153,"value":153},[],{"matched_tokens":248,"snippet":157,"value":157},[],{"matched_tokens":250,"snippet":149,"value":149},[],{"matched_tokens":252,"snippet":145,"value":145},[],{"matched_tokens":254,"snippet":198,"value":198},[121],{"matched_tokens":256,"snippet":143,"value":143},[],[258],{"field":32,"indices":259,"matched_tokens":260,"snippets":262,"values":263},[118],[261],[121],[198],[198],{"best_field_score":219,"best_field_weight":35,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":43,"score":265,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":43},"578730123365711977",{"document":267,"highlight":281,"highlights":289,"text_match":294,"text_match_info":295},{"comment_count":43,"id":268,"is_sticky":43,"permalink":269,"podcastfilter":270,"post_author":271,"post_content":272,"post_date":273,"post_excerpt":49,"post_id":268,"post_modified":274,"post_thumbnail":275,"post_title":276,"post_type":170,"sort_by_date":277,"tag_links":278,"tags":280},"95108","http://radioblackout.org/podcast/4-take-me-to-the-river-memphis-e-il-southern-soul-pt-2/",[129],"stefano.r","Continuiamo il nostro viaggio musicale a Memphis, riprendiamo da dove ci eravamo lasciati nella prima parte e approfondiamo i lavori della Hi Records e della Goldwax, per poi riprendere il nostro percorso storico con la Stax fino al declino di fine anni '70.\r\n\r\nInfine, ascolteremo qualcosa di più recente per accennare cos'è rimasto oggi del Memphis soul.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/4.Memphis.mp3\"][/audio]","26 Gennaio 2025","2025-02-20 22:24:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/Ep.-4-200x110.jpg","4. 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L’abisso musicale che abbiamo ascoltato è stato di blues, soul e RnB. Ovvero, tra gli altri, la base musicale del rap.\r\n\r\nNon volendo essere troppo americano-centrico e scompigliando le carte ho deciso di ritornare da questo lato dell’atlantico e di parlare di come il rap sia arrivato qui in Europa e abbia preso tutte delle sue strade originali. C’è un paese in particolare che ormai da decenni si distingue, la Francia.\r\n\r\nMa anche qui, mica potevo mettervi una sfilza di pezzi in ordine cronologico del rap francese, non è da Rolling in the Deep! Dunque, come sempre, partiamo da una città, Parigi, ma la raccontiamo non solo attraverso la musica, ma anche un film.\r\n\r\nGià, oggi facciamo qualcosa di diverso rispetto alle scorse puntate, partiamo da un film, La Haine di Matthieu Kossovitz, e da un mixtape a lui ispirato, La Haine musiques inspirées du film.\r\n\r\nLa Haine è un film densissimo che ha segnato un’intera generazione di artiste e artisti francesi, la quantità di questioni toccate è impressionante e le stesse tecniche di ripresa e montaggio video e audio hanno fatto scuola.\r\n\r\nIl film è uscito nel maggio del 1995, sono passati ormai trent’anni, ma la sua potenza non si è assolutamente ridotta, anzi, rivedere quel film oggi ci interroga su cosa è cambiato e cosa no, soprattutto sulle questioni sociali.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/7.Parigi_Haine.mp3\"][/audio]","20 Febbraio 2025","2025-02-20 22:23:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Ep.-7-200x110.png","7. 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