","NUOVA CALEDONIA CAMPO DI SPERIMENTAZIONE DI PRATICHE REPRESSIVE .","post",1716573554,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/area-del-pacifico/","http://radioblackout.org/tag/kanaki/","http://radioblackout.org/tag/macron/","http://radioblackout.org/tag/nichel/","http://radioblackout.org/tag/nuova-caledonia/",[34,24,20,18,15],{"post_content":67,"post_title":73,"tags":78},{"matched_tokens":68,"snippet":71,"value":72},[69,70],"Nuova","Caledonia","Dallo scorso 13 maggio in \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark> (Il piccolo arcipelago si trova"," \r\n\r\n \r\n\r\nDallo scorso 13 maggio in \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark> (Il piccolo arcipelago si trova nell’Oceano Pacifico sud-occidentale, a 1.300 chilometri dalle coste dell’Australia), è scoppiata una violenta rivolta dei nativi Kanak, da sempre sostenitori dell’indipendenza dell’arcipelago. I disordini più gravi sono avvenuti nella capitale Noumea: negozi e centri commerciali presi d’assalto, saccheggiati e distrutti, case e veicoli bruciati, colpi d’arma da fuoco, anche di grosso calibro, barricate innalzate dai rivoltosi sulle strade più importanti,si contano sei vittime . I manifestanti contestano la legge approvata dall'Assemblea nazionale di Parigi che concede il diritto di voto ai cittadini francesi che possono dimostrare la loro residenza da almeno 10 anni. Di fronte alla virulenza delle proteste il presidente francese Macron si è recato a Noumea ,capitale della \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark> , ma è riuscito solo a promette di mandare altri 1000 gendarmi sull'isola . E' stato imposto lo stato di emergenza e di fatto interotto un processo di decolonizzazione negoziata intrapreso dal 1988 ,con tre referundum sull’indipendenza della \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark>, che si sono tenuti tra il 2018 e il 2021, tutti conclusi con una maggioranza di voti contrari .I gruppi indigeni indipendentisti, discendenti dei primi abitanti dell’arcipelago prima della colonizzazione francese, contestano alla radice la decisione dei parlamentari francesi di ampliare la platea degli elettori (saranno circa 25mila in più), leggendola come un tentativo di imporre il dominio della Francia sull'arcipelago. Questo meccanismo di riconoscimento dei residenti da oltre 10 anni rimette in discussione il processo di decolonizzazione ,la Francia ha interesse a mantenere la sua presenza in \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark> perchè l'arcipelago è ricco di giacimenti di nichel ,minerale chiave per la transizione energetica e la collocazione nel Pacifico consente ai francesi il controllo in un area estremamente sensibile dal punto di vista strategico. Protagonisti della rivolta sono i giovani delle aree urbane ,disoccupati e criminalizzati che esprimono il loro disagio stanchi del paternalismo e della repressione che arriva a vietare l'uso di Tik Tok in un rigurgito autoritario foriero di esperimenti analoghi nei territori della metropoli europea.\r\n\r\n \r\n\r\nMartino Miceli dottorando in antropologia presso la Ecole des hautes études en sciences sociales in Francia,\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Kanaky24-05-24.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":74,"snippet":77,"value":77},[75,76],"NUOVA","CALEDONIA","\u003Cmark>NUOVA\u003C/mark> \u003Cmark>CALEDONIA\u003C/mark> CAMPO DI SPERIMENTAZIONE DI PRATICHE REPRESSIVE .",[79,81,83,85,87],{"matched_tokens":80,"snippet":34},[],{"matched_tokens":82,"snippet":24},[],{"matched_tokens":84,"snippet":20},[],{"matched_tokens":86,"snippet":18},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[75,76],"\u003Cmark>NUOVA\u003C/mark> \u003Cmark>CALEDONIA\u003C/mark>",[91,97,100],{"field":35,"indices":92,"matched_tokens":94,"snippets":96},[93],4,[95],[75,76],[89],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":77,"value":77},"post_title",[75,76],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":71,"value":72},"post_content",[69,70],1157451471441625000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":107,"tokens_matched":108,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,"1157451471441625195",2,{"document":110,"highlight":127,"highlights":139,"text_match":103,"text_match_info":147},{"cat_link":111,"category":112,"comment_count":46,"id":113,"is_sticky":46,"permalink":114,"post_author":49,"post_content":115,"post_date":116,"post_excerpt":117,"post_id":113,"post_modified":118,"post_thumbnail":119,"post_thumbnail_html":120,"post_title":121,"post_type":57,"sort_by_date":122,"tag_links":123,"tags":126},[43],[45],"90221","http://radioblackout.org/2024/06/lalleanza-anticoloniale-dalle-ultime-proteste-in-francia-in-solidarieta-alla-palestina/","Dopo l'intervista di Netanyahu alla tv nazionale TF1, le proteste a favore della Palestina in Francia hanno raggiunto un livello ineguagliato di rabbia e intensità rispetto alle manifestazioni precedenti. Nonostante la questione palestinese sia difficile da affrontare senza incorrere in una repressione immediata e feroce - complice anche il sentimento islamofobo che caratterizza lo Stato francese a causa del rancore generato dalla mancata assimilazione della sua composizione araba, soprattutto di ultima generazione - i/le manifestanti hanno bloccato qualche centro nevralgico alla circolazione e si preparano a nuove giornate di mobilitazione.\r\n\r\nIn questo piano di lotta, dove la questione palestinese si erge come priorità assoluta, come urgenza e portata del massacro, si interseca anche la solidarietà alla popolazione Kanaky che nelle ultime settimane, su spinta delle frange indipendentiste, sta cercando di ribellarsi al colonialismo francese ancora sussistente in Nuova Caledonia, nella forma di un protettorato paternalista, soggiogante e sfruttatore.\r\n\r\nDallo studio mobile di Palazzo Nuovo, abbiamo sentito in diretta un caro compagno francese, FX.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio wav=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/FX.wav\"][/audio]","1 Giugno 2024","","2024-06-01 19:24:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/GettyImages-1724481328-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/GettyImages-1724481328-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/GettyImages-1724481328-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/GettyImages-1724481328-768x512.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/GettyImages-1724481328.jpeg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L'alleanza anticoloniale. 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L’accordo prevede l’istituzione di un nuovo Stato caledone che potrà essere riconosciuto dalla comunità internazionale, pur non avendo diritto a un seggio all'Onu, e la creazione di una nazionalità caledoniana accanto a quella francese. E’ inoltre prevista l’integrazione nel corpo elettorale di chi è residente da almeno 15 anni sul territorio, cioè il cosiddetto \"disgelo\" del corpo elettorale che un anno fa avevo scatenato rivolte in tutto l’arcipelago poiché andava a minare il diritto di autodeterminazione del popolo Kanak, che rappresenta attualmente solo il 40% della popolazione. Questo accordo rappresenterà un vero riconoscimento dell’autonomia del popolo Kanak oppure risulterà essere l’ennesima truffa coloniale in cui la Francia esce dalla porta ma rientra dalla finestra?\r\n\r\nNe parliamo con Martino Miceli, antropologo e dottorando della EHESS.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/KanakyRiconoscimentoIndipendenza.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ricostruire le proteste dell'ulimo anno a Kanaky, link all'articolo di Martino Miceli apparso sulle pagine di Jacobin.","18 Luglio 2025","2025-07-18 17:13:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/Immagine-18-07-25-17.13-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"198\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/Immagine-18-07-25-17.13-300x198.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/Immagine-18-07-25-17.13-300x198.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/Immagine-18-07-25-17.13-1024x675.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/Immagine-18-07-25-17.13-768x506.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/Immagine-18-07-25-17.13-1536x1013.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/Immagine-18-07-25-17.13.jpg 1884w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Nuovo accordo tra la Francia e Kanaky: indipendenza o truffa coloniale?",1752858835,[163,164,165,64],"http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/indipendenza/","http://radioblackout.org/tag/kanaky/",[32,30,22,15],{"post_content":168,"tags":173},{"matched_tokens":169,"snippet":171,"value":172},[170],"caledonia","la creazione di una nazionalità \u003Cmark>caledonia\u003C/mark>na accanto a quella francese. 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Notizia proprio di oggi: Seif Bensuibat, l'educatore del liceo Francese a Roma rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria è stato liberato. Seif era stato prima sospeso,poi licenziato dal suo luogo di lavoro, e infine, dopo avergli revocato lo status di rifugiato, è stato rinchiuso nel CPR di Roma di Ponte Galeria per avere condiviso dei post instagram sulla Palestina. Seif Bensuibat era residente in Italia con status di rifugiato da 10 anni.\r\nRicordiamo in questa sede anche Anan, Ali e Mansour che da diversi mesi sono in stato di arresto all'Aquila. Anan Yaeesh il 29 gennaio è stato arrestato all'Aquila con l'accusa di \"terrorismo\" in seguito ad una richiesta di estradizione da parte delle autorità Sioniste. L'Italia non accettò la richiesta di estradizione poichè neanche il governo italiano può negare la macchina di tortura che è il sistema penitenziario Sioniste, quindi non potendo permettere una estradizione verso una paese che pratica la tortura e dove i diritti dei detenuti non vengono rispettati, hanno invece accusato Anan e in seguito Ali e Mansour di fare parte di una cellula terroristica.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/black-in-22-maggio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nChiudiamo la puntata con un approfondimento sulle rivolte antifrancesi che stanno attraversando la Nuova Caledonia, collettività d'oltremare sui generis tuttora ancorata al sistema coloniale francese. La nuova Caledonia (il cui nome precoloniale è Kanaky) è principalmente abitata dal popolo Kanak, ma si trova una grossa percentuale di persone discendenti dai coloni europei, essendo stata l'isola inizialmente una colonia penale e poi di popolamento.\r\nDa una settimana la capitale Noumea è squassata dalle manifestazioni e dai blocchi stradali e dall'aereoporto, per protestare contro la nuova proposta francese di allargamento del corpo elettorale: chiunque sia residente nell'isola da almeno 10 anni avrà diritto di voto, causando così la messa in secondo piano della popolazione indigena Kanak, maggioritaria sull'isola. Oltre alle contigenze, come sempre, quello che le proteste di massa ci restituiscono è la messa in discussione di un sistema coloniale che non ha più futuro. 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Ne parliamo con Léopold Lambert, attivista e redattore della rivista \"The Funambolist\".\r\nSelecta musicale by Pix from Filp the Beat\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/black-in-kanaky-leopold-lambert.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nQui potrete trovare l'intervista integrale\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Leopold-lambert.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":257,"snippet":258,"value":258},[69,70],"Rivolte in \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark>",[260,262,264,266],{"matched_tokens":261,"snippet":250,"value":250},[],{"matched_tokens":263,"snippet":26,"value":26},[],{"matched_tokens":265,"snippet":49,"value":49},[],{"matched_tokens":267,"snippet":89,"value":89},[75,76],[269,275,277],{"field":35,"indices":270,"matched_tokens":271,"snippets":273,"values":274},[14],[272],[75,76],[89],[89],{"field":98,"matched_tokens":276,"snippet":258,"value":258},[69,70],{"field":101,"matched_tokens":278,"snippet":254,"value":255},[69,70],{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":107,"tokens_matched":108,"typo_prefix_score":46},{"document":281,"highlight":300,"highlights":320,"text_match":103,"text_match_info":330},{"comment_count":46,"id":282,"is_sticky":46,"permalink":283,"podcastfilter":284,"post_author":285,"post_content":286,"post_date":287,"post_excerpt":117,"post_id":282,"post_modified":288,"post_thumbnail":289,"post_title":290,"post_type":244,"sort_by_date":291,"tag_links":292,"tags":299},"62025","http://radioblackout.org/podcast/dallinferno-al-monviso-capitolo-ottavo-prima-parte/",[206],"radiobizarre","Ultimo appuntamento in diretta con la vera storia dell'evasione di Giacu Cayenna, all'interno del quale troverete, oltre alle letture tratte dalla prima parte dell'ottavo capitolo, l'intervista telefonica con Livia Bernardi, curatrice del libro e nipote di Giacomo Bernardi e dei brevi cenni alle storie di altri celebri evasi e prigionieri politici dei bagni penali di Guyana e Nuova Caledonia. Il libro Dall'inferno al Monviso, edito da LAR editore, lo potete trovare anche nella distro di blackout.\r\n\r\nAscolta l'audio: cap 8 prima parte show\r\n\r\nPer la puntata sucessiva ecco il link: https://radioblackout.org/podcast/dallinferno-al-m…econa-parte-fine/\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nA seguire, collegamenti ad alcuni dei documenti video che sono stati fondamentali nella realizzazione di questo progetto.\r\n\r\nImmagini di archivio Pathè: https://www.youtube.com/watch?v=9_xCHbpkDss\r\n\r\nAutoure d'une evasion. Docu-fiction del 1937 su un'evasione narrata da Eugene Dieudonnè, anarchico ex-bagnard perchè accusato di essere membro della Banda Bonnot: https://www.youtube.com/watch?v=qI00vr63xDo\r\n\r\nLes ombres du bagne de Patrick Barberìs et Tancrède Ramonet - documentario sulle diverse vicende ed evasioni di Charles Hut, Henry Charriere, Renè Belbenoit, Jacek Baron e Tran Khack Man: https://www.youtube.com/watch?v=B_lbRB6hiKM\r\n\r\nFemmes au bagne - documentario di France O sulla deportazione delle recidive e sulle politiche di colonizzazione penale: https://www.youtube.com/watch?v=OOV91K8JKLQ\r\nPapillon (Henri Charrière) documentario sulle vicende di Charriere e Belbenoit a confronto: https://www.youtube.com/watch?v=VkUd0nUjh0Q&t=1493s\r\nPapillon - (1973) film completo: https://www.youtube.com/watch?v=xsoWfYY4PBA&t=2409s&has_verified=1\r\n\r\nAcqua di Colonia - Piece teatrale sul colonialismo italiano, audio dello spettacolo: https://www.raiplayradio.it/audio/2018/10/IL-TEATRO-DI-RADIO3---TUTTO-ESAURITO--Acqua-di-colonia-57b8f98d-18ba-4f12-bc83-d812aff7db7c.html\r\n\r\nSulla guyana dopo la chiusura del bagno penale: https://www.youtube.com/watch?v=1qbdkoCzHVY&t=190s\r\nSur les traces du passé - Les Communards de Nouvelle-Calédonie - Reportage televisivo sulla storia dei comunardi deportati in Nuova Caledonia e sui loro discendenti: https://www.youtube.com/watch?v=G_H0SjPp0YI\r\nSur les traces du passé - Les \"arabes\" de Nouvelle-Calédonie (parte I e II) - Sui deportati, politici e no, dal Magreb alla Nuova Caledonia e sui loro discendenti: https://www.youtube.com/watch?v=h-swX0ugi9U&t=718s https://www.youtube.com/watch?v=-PnSus8rXok\r\n ","10 Luglio 2020","2021-03-07 21:40:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/cayenna-712-200x110.jpeg","Dall'inferno al monviso - Capitolo ottavo prima parte",1594387397,[293,294,295,296,297,64,298],"http://radioblackout.org/tag/comunardi/","http://radioblackout.org/tag/evasione/","http://radioblackout.org/tag/giacu-cayenna/","http://radioblackout.org/tag/guiana-francese/","http://radioblackout.org/tag/intervista-a-livia-bernardi/","http://radioblackout.org/tag/papillon-guillotine-seche/",[219,217,221,225,229,15,227],{"post_content":301,"tags":305},{"matched_tokens":302,"snippet":303,"value":304},[69,70],"bagni penali di Guyana e \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark>. 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Nel giugno del 1989 ci fu la repressione di un movimento studentesco di massa che chiedeva a gran voce di superare le modernizzazioni di Deng che avevano consentito l'ingresso della Cina nella globalizzazione a costo dell'aumento delle disuguaglianze,per immaginare una nuova dinamica fra il partito e la società. Di fronte alla radicalità delle richieste del movimento il partito e le èlite che stavano beneficiando delle privatizzazioni in corso si arroccarono su posizioni oltranziste scatenando una repressione militare brutale. Il ricordo di quegli avvenimenti ,come ci racconta la nostra interlocutrice,è cancellato dalla memoria collettiva dei cinesi , la fedeltà al partito che si rivela un apparato rigido ma al colntempo camaleontico è sostituita dalla retorica nazionalista e all'assertività bellicista sulla questione di Taiwan. Nonostante i disagi dovuti alla crisi immobilare e la crescita esponenziale della disoccupazione giovanile ,il potenziale malcontento è contenuto da una rigida censura sull'informazione e dall'accentramento dei poteri nelle mani di Xi che ha detronizzato anche i potenziali rivali all'interno della nomenklatura del partito nonchè dalla montante mobilitazione nazionalista.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI06062024-CINA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Adriano Favole , antropologo che ha condotto numerose ricerche in Nuova Caledonia, approfondendo i temi della formazione e percezione nel mondo nativo di concetti quali cittadinanza e democrazia, parliamo della situazione in Nuova Caledonia . Approfittando della competenza del nostro interlocutore guardiamo alle componenti sociali della Nuova Caledonia e alla complessità di una società multicomposta dove convivono i Kanak discendenti dei primi abitanti insediati 3000 anni fa nell'isola, che hanno perso circa 80% della popolazione in seguito al disastroso incontro con i bianchi provenienti dall'Europa, i discendenti dei galeotti deportati dal 1860 al 1890 ,gli abitanti degli arcipelaghi vicini che sono migrati circa 40 anni fa, gli asiatici , i primi di origine giapponese ,e infine i francesi ,funzionari dell'amministrazione statale della metropoli che si sono stabiliti nelle isole.\r\n\r\nA questa complessità lo stato francese risponde con la pulsione repressiva ,cercando di mutare un equilibrio delicato fondato sugli accordi di Noumea del 1998 ,con il disgelo del corpo elettorale attraverso la riforma costituzionale che amplierebbe l’accesso al voto e modificherebbe le liste elettorali ma ridurrebbe il peso politico della popolazione indigena locale, i Kanak.\r\n\r\nLa rivolta ,agita sopratutto dai giovani , ha anche una radicalità che risiede nella opposizione ad un modello di sviluppo imposto e che si concentra nella distruzione delle merci ,dei simboli del capitalismo francese di occupazione con la distruzione dell'80% delle struttura commerciali della capitale. Una modernità imposta che non si concilia con i tempi di una società ,come quella kanak, che decide per consenso ,che regola l'ordine senza violenza, ha un tessuto politico organizzato e una società civile articolata .\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI-DI-ORIONE-06062024.mp3\"][/audio]","9 Giugno 2024","2024-06-09 15:54:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 06/062024- PIAZZA TIENANMEN 35 ANNI DOPO LA RIMOZIONE FORZATA - NUOVA CALEDONIA LA RIVOLTA DI CHI NON SI ADEGUA ALLA VELOCITA' DELLA FALSA MODERNIZZAZIONE NEOCOLONIALE.",1717948343,[344],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[213],{"post_content":347,"post_title":351},{"matched_tokens":348,"snippet":349,"value":350},[69,70],"ha condotto numerose ricerche in \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark>, approfondendo i temi della formazione","Bastioni di Orione in questa puntata ricorda con Ilaria Maria Sala , giornalista e scrittrice che vive a Hong Kong, da dove collabora con “The Guardian”, “The South China Morning Post” e “Hong Kong Free Press”, i 35 anni dalla rivolta di Piazza Tienanmen. 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Una regione ricca di materie prime ma occupata dalla coltivazione della coca e da laboratori per la produzione ,dove lo stato colombiano è totalmente assente e il territorio è attraversato da guerriglie in complicità con i trafficanti ,cartelli della droga messicani e paramilitari. Qui si stanno scontrando da diversi giorni le forze dell'ELN (gruppo guerrigliero attivo dal 1964) e i dissidenti del 33° fronte delle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) per il controllo del territorio .Questi scontri hanno fatto ripiombare la regione nell'incubo della guerra provocando circa 40000 profughi costretti ad abbandonare le proprie abitazioni e fuggire anche verso il confine venezuelano . Il presidente Petro ha inviato l'esercito e dichiarato lo stato d'emergenza , il processo di pace che era stato implementato con le guerriglie si è arenato forse definitivamente ,anche perchè ormai i capi dell'ELN sono ricercati e l'organizzazione considerata alla stregua di un gruppo criminale di narcotrafficanti . La risposta militare e lo stato di guerra impedisce una mobilitazione sociale dal basso ,le condizioni strutturali di arretratezza della regione che costringono i contadini a dedicarsi alla coltivazione della coca ,non trovano risoluzione anche per l'incapacità dello stato colombiano di reperire le risorse per un cambiamento di rotta dell'economia del Catatumbo dipendente dalla produzione e dal traffico della coca. A Bogotà il governo Petro è in difficoltà ,non ha una maggioranza in parlamento , la crisi economica e la disillusione rispetto alle aspettative della sua presidenza stanno allontanando alcuni settori sociali che lo avevavo sostenuto. Tuttavia la crisi dei migranti rimpatriati \"manu militari\" dall'amministrazione Trump e la minaccia dei dazi ,è stata raccontata dai media colombiani come un braccio di ferro vincente con l'ingombrante vicino yanqui ,giocato dalla presidenza Petro sul principio del rispetto della dignità umana dei rimpatriati che ha raccolto un vasto consenso nel paese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-30012025-CRISTINA-VARGAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Ali, cittadino italo sudanese residente aTorino , parliamo della guerra in Sudan ,con uno sguardo dall'interno che ci restituisce una prospettiva di drammatica divisione della società sudanese. Emerge il dato della presenza nell'esercito e anche nelle Forze di Supporto Rapido di elementi legati al vecchio regime di Al Bashir ,alcuni di questi personaggi come Ahmad Harun ,ex ministro degli interni del governo islamista, ricercati dalla giustizia internazionale. Alcuni di questi islamisti radicali provengono anche da altri paesi mentre altri costituiscono pezzi dello stato profondo del regime di Al Bashir. Alcune milizie combattenti sono state formate dai servizi segreti del precedente governo e si sono rese protagoniste delle brutalità commesse contro la popolazione civile ,mentre sul terreno nonostante l'avanzata dell'esercito di Al Bhuran con la conquista del capoluogo della fertile regione di El Gezira ,le RSF di Hemmeti controllano importanti porzioni di territorio tra cui il Kordofan e il Darfur. Constatiamo la mancanza di volontà di dialogo tra le parti ,la violenza crescente contro la popolazione civile ,le dimensioni della catastrofe umanitaria ,la divisione della società sudanese ,la debolezza delle forze politiche eredi della rivoluzione civile che defenestro' Al Bashir ,la pervasività della fallace percezione del ruolo stabilizzatore dell'esercito anche all'interno della diaspora sudanese .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-30012025-ALI-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Adriano Favole ,antropologo e conoscitore della Nuova Caledonia, parliamo della nascita del \" Front international de decolonisation\" che unisce i movimenti indipendentisti di Guadalupa, Martinica, Guyana francese, Polinesia e Corsica nella cui dichiarazione finale si afferma che \" l' obiettivo fondamentale è unire le nostre forze per liberare definitivamente i nostri paesi e il pianeta da ogni presenza coloniale. Affermiamo che nel contesto del crollo di un ordine mondiale caratterizzato dallo sfruttamento dei più fragili e dal dominio di una parte significativa del mondo da parte di poche potenze predatorie, è giunto il momento di unirci per guidare le nostre nazioni alla loro piena sovranità e partecipare così alla costruzione di un mondo migliore, rispettoso della dignità delle donne e degli uomini \". Si esprime una forte richiesta anche del riconoscimento della cultura dei popoli nativi che viene totalmente ignorata nel sistema scolastico dove nello specifico della Nuova Caledonia,nei programmi scolastici non vengono menzionati i legami con le altre isole del Pacifico. Il colonialismo francese si estrinseca nell'asse privilegiato con la metropoli a discapito dei paesi limitrofi ,costringendo ad importare merci costose dalla \"madrepatria\" ,impedendo le relazioni commerciali con altre isole con cui le popolazioni della Nuova Caledonia hanno sempre avuto relazioni di scambio ,costituendo un sistema insostenibile e costoso per la popolazione locale . La Francia che sta perdendo ormai pezzi del suo ex impero in Africa ,persiste a sostenere la sua presenza nel Pacifico per ragioni geo strategiche ,per lo sfruttamento delle risorse marine e anche se in misura minore per lo sfruttamento del nichel. \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-FAVOLE-NUOVA-Caledonia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","1 Febbraio 2025","2025-02-01 19:53:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 30/01/2025-COLOMBIA, NEL CATATUMBO SI ARENA IL PROCESSO DI PACE E LA PRESIDENZA PETRO-SUDAN GUERRA SENZA FINE-I TERRITORI D'OLTREMARE FRANCESI SPINGONO PER LA DECOLONIZZAZIONE.",1738439628,[344],[213],{"post_content":378},{"matched_tokens":379,"snippet":380,"value":381},[69,70],"Favole ,antropologo e conoscitore della \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark>, parliamo della nascita del \" Front","Bastioni di Orione in questa puntata insieme a Cristina Vargas, antropologa colombiana , racconta della situazione del Catatumbo ,regione della Colombia al confine con il Venezuela . Una regione ricca di materie prime ma occupata dalla coltivazione della coca e da laboratori per la produzione ,dove lo stato colombiano è totalmente assente e il territorio è attraversato da guerriglie in complicità con i trafficanti ,cartelli della droga messicani e paramilitari. Qui si stanno scontrando da diversi giorni le forze dell'ELN (gruppo guerrigliero attivo dal 1964) e i dissidenti del 33° fronte delle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) per il controllo del territorio .Questi scontri hanno fatto ripiombare la regione nell'incubo della guerra provocando circa 40000 profughi costretti ad abbandonare le proprie abitazioni e fuggire anche verso il confine venezuelano . Il presidente Petro ha inviato l'esercito e dichiarato lo stato d'emergenza , il processo di pace che era stato implementato con le guerriglie si è arenato forse definitivamente ,anche perchè ormai i capi dell'ELN sono ricercati e l'organizzazione considerata alla stregua di un gruppo criminale di narcotrafficanti . La risposta militare e lo stato di guerra impedisce una mobilitazione sociale dal basso ,le condizioni strutturali di arretratezza della regione che costringono i contadini a dedicarsi alla coltivazione della coca ,non trovano risoluzione anche per l'incapacità dello stato colombiano di reperire le risorse per un cambiamento di rotta dell'economia del Catatumbo dipendente dalla produzione e dal traffico della coca. A Bogotà il governo Petro è in difficoltà ,non ha una maggioranza in parlamento , la crisi economica e la disillusione rispetto alle aspettative della sua presidenza stanno allontanando alcuni settori sociali che lo avevavo sostenuto. Tuttavia la crisi dei migranti rimpatriati \"manu militari\" dall'amministrazione Trump e la minaccia dei dazi ,è stata raccontata dai media colombiani come un braccio di ferro vincente con l'ingombrante vicino yanqui ,giocato dalla presidenza Petro sul principio del rispetto della dignità umana dei rimpatriati che ha raccolto un vasto consenso nel paese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-30012025-CRISTINA-VARGAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Ali, cittadino italo sudanese residente aTorino , parliamo della guerra in Sudan ,con uno sguardo dall'interno che ci restituisce una prospettiva di drammatica divisione della società sudanese. Emerge il dato della presenza nell'esercito e anche nelle Forze di Supporto Rapido di elementi legati al vecchio regime di Al Bashir ,alcuni di questi personaggi come Ahmad Harun ,ex ministro degli interni del governo islamista, ricercati dalla giustizia internazionale. Alcuni di questi islamisti radicali provengono anche da altri paesi mentre altri costituiscono pezzi dello stato profondo del regime di Al Bashir. Alcune milizie combattenti sono state formate dai servizi segreti del precedente governo e si sono rese protagoniste delle brutalità commesse contro la popolazione civile ,mentre sul terreno nonostante l'avanzata dell'esercito di Al Bhuran con la conquista del capoluogo della fertile regione di El Gezira ,le RSF di Hemmeti controllano importanti porzioni di territorio tra cui il Kordofan e il Darfur. Constatiamo la mancanza di volontà di dialogo tra le parti ,la violenza crescente contro la popolazione civile ,le dimensioni della catastrofe umanitaria ,la divisione della società sudanese ,la debolezza delle forze politiche eredi della rivoluzione civile che defenestro' Al Bashir ,la pervasività della fallace percezione del ruolo stabilizzatore dell'esercito anche all'interno della diaspora sudanese .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-30012025-ALI-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Adriano Favole ,antropologo e conoscitore della \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark>, parliamo della nascita del \" Front international de decolonisation\" che unisce i movimenti indipendentisti di Guadalupa, Martinica, Guyana francese, Polinesia e Corsica nella cui dichiarazione finale si afferma che \" l' obiettivo fondamentale è unire le nostre forze per liberare definitivamente i nostri paesi e il pianeta da ogni presenza coloniale. Affermiamo che nel contesto del crollo di un ordine mondiale caratterizzato dallo sfruttamento dei più fragili e dal dominio di una parte significativa del mondo da parte di poche potenze predatorie, è giunto il momento di unirci per guidare le nostre nazioni alla loro piena sovranità e partecipare così alla costruzione di un mondo migliore, rispettoso della dignità delle donne e degli uomini \". Si esprime una forte richiesta anche del riconoscimento della cultura dei popoli nativi che viene totalmente ignorata nel sistema scolastico dove nello specifico della \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark>,nei programmi scolastici non vengono menzionati i legami con le altre isole del Pacifico. 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La vigilia, sul tardi, era stata diffusa la notizia della resa: l’esercito tedesco aveva ufficialmente depositato le armi, ovunque. Al mattino scoppiarono festeggiamenti in tutta l’Europa occidentale e negli Stati Uniti. In Unione Sovietica quando giunse la notizia della resa dei tedeschi era già l’8 e quindi i festeggiamenti della fine della guerra furono organizzati il 9 maggio. L’incubo era finito per l’Europa. Ma non era così per tutto il mondo.\r\nL’Algeria era a quell’epoca «territorio francese d’oltremare» come si dice ancora per la Nuova Caledonia o per la Guiana. L’amministrazione coloniale di Algeri prese subito la parte del governo collaborazionista di Vichy. Durante il regno del generale Pétain l’ordine coloniale già molto ingiusto divenne ferreo. Gli indigeni erano merce a disposizione del colono. Ogni voce di dissenso era soffocata. Quando nel 1942 sbarcarono in Algeria gli statunitensi, l’amministrazione coloniale salì subito sul carro del più forte e rientrò sotto l’ala protettrice dell’alleanza. Ma la morsa sulla popolazione indigena non si alleggerì, anzi. Centinaia di migliaia di ragazzi furono mobilitati per andare a combattere. De Gaulle non avendo truppe di «veri» francesi al seguito, si inventò un esercito francese fatto principalmente di marocchini, senegalesi e algerini. Carne da macello da mandare allo sbaraglio senza troppi rimorsi. I suoi pochi soldati bianchi se li teneva stretti per l’ingresso trionfale in ogni città liberata dai combattenti africani.\r\nOltre alla partenza di molti uomini per il mattatoio europeo, le popolazioni algerine subirono tutto il peso dello sforzo bellico francese. I magri raccolti (ricavati grazie al lavoro di vecchi, donne e bambini) e gli animali erano requisiti e mandati verso la metropoli per sfamare la popolazione stremata dal 4 anni di conflitto ad altissima intensità.\r\nDurante l’incredibile inverno del 1945, l’isolamento a causa delle nevicate eccezionali, la fame, il freddo e le malattie spazzarono via migliaia di persone nelle zone montuose del Nord Est del Paese. Mentre nelle pianure ricche, i coloni europei non sembravano soffrire di nessuna mancanza. Appena tornata la primavera, molte città manifestarono pacificamente contro la fame e le ingiustizie. L’amministrazione coloniale rispose arrestando i leader nazionali. È in queste condizioni che giunse la fine della guerra.\r\nCome tutti i popoli toccati dalla guerra, gli algerini escono a festeggiare l’8 maggio 1945. Gli indigeni ancora più degli europei. I partiti nazionalisti, in modo particolare il Ppa (Partito del popolo algerino) di Messali El Hadj, ne approfitta per ricordare all’amministrazione coloniale le promesse fatte per facilitare l’arruolamento dei giovani algerini nell’esercito: la vittoria alleata avrebbe portato uguaglianza e giustizia per tutti. Bisogna sapere che in Algeria all’epoca c’erano due categorie di persone: i cittadini, tutti quelli di origine europea, e i sudditi, cioè tutti gli indigeni (meno gli algerini di religione ebraica che furono ammessi come cittadini dopo il decreto Crémieux del 1870). Davanti alle leggi, ai tribunali e alle urne elettorali della Repubblica Francese, culla dello Stato di diritto, un cittadino valeva 10 sudditi. Gli striscioni e gli slogan per lo più inneggiano all’uguaglianza e alla giustizia ma in mano ad alcuni gruppi di militanti si leggono anche alcune rivendicazioni di autonomia. A Setif, in testa allo spezzone degli scout algerini svolazza addirittura la bandiera algerina, il simbolo degli indipendentisti. Il commissario della città, un certo Olivieri, figlio di migranti italiani, interviene di persona per confiscare il simbolo. Ma gli scout rifiutano di consegnarlo. Un giovane militante del Ppa, Bouzid Saad, difende la bandiera con il proprio corpo ed è abbattuto a freddo da un poliziotto. Altri spari partono contro la folla che si raduna minacciosa. I manifestanti corrono in tutte le direzioni. In tutta la città scoppiano scontri fra coloni e indigeni, cadono decine di morti da entrambe le parti. La popolazione indigena è più numerosa ma i coloni sono ben armati.\r\nIn tutto il dipartimento di Costantina (Nord Est) la notizia dei morti di Setif si sparge come una scia di fuoco e scoppiano scontri in molte città. In modo particolare a Guelma e a Kherata. Nelle campagne molte proprietà di coloni isolati sono prese d’assalto. Le più piccole vengono espugnate ed è un massacro. Le più grosse e quelle che riescono a radunarsi sono assediate ma resistono. Centinaia di morti. La situazione rischia di degenerare in tutto il Paese.\r\nL’11 maggio, De Gaulle chiede l’intervento militare. Gli statunitensi lo appoggiano e offrono i loro mezzi aerei per trasportare truppe provenienti da tutto il nord Africa verso l’est algerino.\r\nIl giorno dopo comincia il massacro vero e proprio. Interi villaggi sono fatti fuori. Esecuzioni sistematiche, bombardamenti con l’artiglieria pesante, due corazzate in stanza nella baia di Bejaia sparano centinaia di missili sui paesi dell’entroterra: è un vero e proprio scempio commesso da un esercito in assetto di guerra contro civili disarmati.\r\nLe stime ufficiali francesi parlano di un migliaio di morti. Un rapporto dei servizi segreti Usa parla di circa 17mila-20mila morti. La versione del movimento nazionalista algerino porterà questo numero a 45.000.\r\nNon si avrà mai una certezza sui numeri di morti. Anche perché se l’amministrazione coloniale ha stabilito un elenco preciso del centinaio di morti europei, non fece nessun censimento degli indigeni sepolti nelle fosse comuni o gettati nei fiumi, nei burroni e nel mare.\r\nQuel che si sa è che quando i combattenti algerini tornano dalla guerra trovano villaggi vuoti e famiglie devastate. Molti di loro salgono in montagna con armi e bagagli e formano i primi nuclei di quello che diventerà, 7 anni dopo, l’Esercito di Liberazione Nazionale.","8 Maggio 2015","2018-10-17 22:09:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/8-mai-200x110.jpeg","8 maggio 1945. Guerra finita, nazi-fascisti sconfitti. 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La vigilia, sul tardi, era stata diffusa la notizia della resa: l’esercito tedesco aveva ufficialmente depositato le armi, ovunque. Al mattino scoppiarono festeggiamenti in tutta l’Europa occidentale e negli Stati Uniti. In Unione Sovietica quando giunse la notizia della resa dei tedeschi era già l’8 e quindi i festeggiamenti della fine della guerra furono organizzati il 9 maggio. L’incubo era finito per l’Europa. Ma non era così per tutto il mondo.\r\nL’Algeria era a quell’epoca «territorio francese d’oltremare» come si dice ancora per la \u003Cmark>Nuova\u003C/mark> \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark> o per la Guiana. L’amministrazione coloniale di Algeri prese subito la parte del governo collaborazionista di Vichy. Durante il regno del generale Pétain l’ordine coloniale già molto ingiusto divenne ferreo. Gli indigeni erano merce a disposizione del colono. Ogni voce di dissenso era soffocata. Quando nel 1942 sbarcarono in Algeria gli statunitensi, l’amministrazione coloniale salì subito sul carro del più forte e rientrò sotto l’ala protettrice dell’alleanza. Ma la morsa sulla popolazione indigena non si alleggerì, anzi. Centinaia di migliaia di ragazzi furono mobilitati per andare a combattere. De Gaulle non avendo truppe di «veri» francesi al seguito, si inventò un esercito francese fatto principalmente di marocchini, senegalesi e algerini. Carne da macello da mandare allo sbaraglio senza troppi rimorsi. I suoi pochi soldati bianchi se li teneva stretti per l’ingresso trionfale in ogni città liberata dai combattenti africani.\r\nOltre alla partenza di molti uomini per il mattatoio europeo, le popolazioni algerine subirono tutto il peso dello sforzo bellico francese. I magri raccolti (ricavati grazie al lavoro di vecchi, donne e bambini) e gli animali erano requisiti e mandati verso la metropoli per sfamare la popolazione stremata dal 4 anni di conflitto ad altissima intensità.\r\nDurante l’incredibile inverno del 1945, l’isolamento a causa delle nevicate eccezionali, la fame, il freddo e le malattie spazzarono via migliaia di persone nelle zone montuose del Nord Est del Paese. Mentre nelle pianure ricche, i coloni europei non sembravano soffrire di nessuna mancanza. Appena tornata la primavera, molte città manifestarono pacificamente contro la fame e le ingiustizie. L’amministrazione coloniale rispose arrestando i leader nazionali. È in queste condizioni che giunse la fine della guerra.\r\nCome tutti i popoli toccati dalla guerra, gli algerini escono a festeggiare l’8 maggio 1945. Gli indigeni ancora più degli europei. I partiti nazionalisti, in modo particolare il Ppa (Partito del popolo algerino) di Messali El Hadj, ne approfitta per ricordare all’amministrazione coloniale le promesse fatte per facilitare l’arruolamento dei giovani algerini nell’esercito: la vittoria alleata avrebbe portato uguaglianza e giustizia per tutti. Bisogna sapere che in Algeria all’epoca c’erano due categorie di persone: i cittadini, tutti quelli di origine europea, e i sudditi, cioè tutti gli indigeni (meno gli algerini di religione ebraica che furono ammessi come cittadini dopo il decreto Crémieux del 1870). Davanti alle leggi, ai tribunali e alle urne elettorali della Repubblica Francese, culla dello Stato di diritto, un cittadino valeva 10 sudditi. Gli striscioni e gli slogan per lo più inneggiano all’uguaglianza e alla giustizia ma in mano ad alcuni gruppi di militanti si leggono anche alcune rivendicazioni di autonomia. A Setif, in testa allo spezzone degli scout algerini svolazza addirittura la bandiera algerina, il simbolo degli indipendentisti. Il commissario della città, un certo Olivieri, figlio di migranti italiani, interviene di persona per confiscare il simbolo. Ma gli scout rifiutano di consegnarlo. Un giovane militante del Ppa, Bouzid Saad, difende la bandiera con il proprio corpo ed è abbattuto a freddo da un poliziotto. Altri spari partono contro la folla che si raduna minacciosa. I manifestanti corrono in tutte le direzioni. In tutta la città scoppiano scontri fra coloni e indigeni, cadono decine di morti da entrambe le parti. La popolazione indigena è più numerosa ma i coloni sono ben armati.\r\nIn tutto il dipartimento di Costantina (Nord Est) la notizia dei morti di Setif si sparge come una scia di fuoco e scoppiano scontri in molte città. In modo particolare a Guelma e a Kherata. Nelle campagne molte proprietà di coloni isolati sono prese d’assalto. Le più piccole vengono espugnate ed è un massacro. Le più grosse e quelle che riescono a radunarsi sono assediate ma resistono. Centinaia di morti. La situazione rischia di degenerare in tutto il Paese.\r\nL’11 maggio, De Gaulle chiede l’intervento militare. Gli statunitensi lo appoggiano e offrono i loro mezzi aerei per trasportare truppe provenienti da tutto il nord Africa verso l’est algerino.\r\nIl giorno dopo comincia il massacro vero e proprio. Interi villaggi sono fatti fuori. Esecuzioni sistematiche, bombardamenti con l’artiglieria pesante, due corazzate in stanza nella baia di Bejaia sparano centinaia di missili sui paesi dell’entroterra: è un vero e proprio scempio commesso da un esercito in assetto di guerra contro civili disarmati.\r\nLe stime ufficiali francesi parlano di un migliaio di morti. Un rapporto dei servizi segreti Usa parla di circa 17mila-20mila morti. 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Tonico70 - Anni di piombo\r\n\r\n \tKing Floyd - I Fell Like Dynamite\r\n \tArlo Parks - Eugene\r\n \tJoy Crookes - When You Were Mine\r\n \tKamauu feat. Adeline - Mango\r\n \tGenesis Owusu - Waitin' on Ya\r\n \tVPS - Ciao Pasquale, ti denuncio\r\n \tArchie Shepp, Raw Poetic & Damu the Fudgemunk - Tulips\r\n \tAllen Toussaint - Worldwide\r\n \tJean Grae - Thank Ya\r\n \tSampa The Great - Final Form","1 Giugno 2022","2022-06-01 16:12:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/photo1654079523-200x110.jpeg","FLIP THE BEAT 16/05",1654099824,[431,432],"http://radioblackout.org/tag/nusoul/","http://radioblackout.org/tag/rap/",[215,434],"rap",{"post_content":436},{"matched_tokens":437,"snippet":438,"value":439},[70],"la rubrica mensile dell'oroscopo di \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark> con ospite della puntata the","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/rbo-caled-16_05_2022-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPuntata di Lunedì 16 Maggio fra Soul, Jazz e Hip Hop.\r\n\r\nTorna la rubrica mensile dell'oroscopo di \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark> con ospite della puntata the one and only dottoressa \u003Cmark>Caledonia\u003C/mark> con cui abbiamo chiacchierato di astri e futuro, ascoltandoci la sua \u003Cmark>nuova\u003C/mark> produzione 'Ciao Pasquale, ti denuncio'\r\n\r\nSigla:\r\n\r\nRevelers Stone Bricks ft. Tonico70 - Anni di piombo\r\n\r\n \tKing Floyd - I Fell Like Dynamite\r\n \tArlo Parks - Eugene\r\n \tJoy Crookes - When You Were Mine\r\n \tKamauu feat. Adeline - Mango\r\n \tGenesis Owusu - Waitin' on Ya\r\n \tVPS - Ciao Pasquale, ti denuncio\r\n \tArchie Shepp, Raw Poetic & Damu the Fudgemunk - Tulips\r\n \tAllen Toussaint - Worldwide\r\n \tJean Grae - Thank Ya\r\n \tSampa The Great - Final Form",[441],{"field":101,"matched_tokens":442,"snippet":438,"value":439},[70],1155199671761633300,{"best_field_score":445,"best_field_weight":386,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":46,"score":446,"tokens_matched":108,"typo_prefix_score":46},"1112386306048","1155199671761633393",6637,{"collection_name":244,"first_q":15,"per_page":194,"q":15},["Reactive",450],{},["Set"],["ShallowReactive",453],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fhCv0guOItrSS7NBHX6brpUUWZHD0as30hR5vCpvLVI4":-1},true,"/search?query=NUOVA+CALEDONIA"]