","Caffè turco con Murat: Otto marzo di botte e miniere d’oro di lotte","post",1615750333,[51,52,53,54,55,56],"http://radioblackout.org/tag/alamos-gold/","http://radioblackout.org/tag/bialetti-in-lotta/","http://radioblackout.org/tag/bogazici/","http://radioblackout.org/tag/canakkale/","http://radioblackout.org/tag/oro-dei-dardanelli/","http://radioblackout.org/tag/otto-marzo-a-istanbul/",[19,21,17,15,23,25],{"tags":59},[60,62,64,66,68,74],{"matched_tokens":61,"snippet":19},[],{"matched_tokens":63,"snippet":21},[],{"matched_tokens":65,"snippet":17},[],{"matched_tokens":67,"snippet":15},[],{"matched_tokens":69,"snippet":73},[70,71,72],"Oro","dei","Dardanelli","\u003Cmark>Oro\u003C/mark> \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>Dardanelli\u003C/mark>",{"matched_tokens":75,"snippet":25},[],[77],{"field":26,"indices":78,"matched_tokens":80,"snippets":82},[79],4,[81],[70,71,72],[73],1736172819517538300,{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":37,"score":87,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":37},"3315704398080",13,"1736172819517538409",3,6646,{"collection_name":48,"first_q":23,"per_page":29,"q":23},{"facet_counts":92,"found":29,"hits":128,"out_of":291,"page":14,"request_params":292,"search_cutoff":27,"search_time_ms":293},[93,104],{"counts":94,"field_name":102,"sampled":27,"stats":103},[95,98,100],{"count":96,"highlighted":97,"value":97},2,"I Bastioni di Orione",{"count":14,"highlighted":99,"value":99},"anarres",{"count":14,"highlighted":101,"value":101},"liberation front","podcastfilter",{"total_values":88},{"counts":105,"field_name":26,"sampled":27,"stats":126},[106,108,110,112,114,116,118,120,122,124],{"count":96,"highlighted":107,"value":107},"Bastioni di Orione",{"count":14,"highlighted":109,"value":109},"ebola",{"count":14,"highlighted":111,"value":111},"liberia",{"count":14,"highlighted":113,"value":113},"consumo",{"count":14,"highlighted":115,"value":115},"tecnologia",{"count":14,"highlighted":117,"value":117},"solitudine",{"count":14,"highlighted":119,"value":119},"big pharma",{"count":14,"highlighted":121,"value":121},"pipistrelli",{"count":14,"highlighted":123,"value":123},"alienazione",{"count":14,"highlighted":125,"value":125},"mercificazione della salute",{"total_values":127},12,[129,158,184,210,233,262],{"document":130,"highlight":143,"highlights":149,"text_match":153,"text_match_info":154},{"comment_count":37,"id":131,"is_sticky":37,"permalink":132,"podcastfilter":133,"post_author":99,"post_content":134,"post_date":135,"post_excerpt":43,"post_id":131,"post_modified":136,"post_thumbnail":137,"post_title":138,"post_type":139,"sort_by_date":140,"tag_links":141,"tags":142},"25204","http://radioblackout.org/podcast/ucraina-il-grande-gioco-tra-gas-fascisti-e-preti/",[99],"Quella che si sta combattendo in Ucraina non è solo una guerra civile, le forze coinvolte più o meno formalmente e gli interessi in ballo nel conflitto ci mostrano che la partita si gioca su un piano molto più complesso. Allo scontro interno alla classe dirigente ucraina infatti si sovrappone la contesa tra le potenze imperialiste.\r\nPer capirlo non c'è bisogno di ascoltare i deliri e le minacce del potente di turno, che sia Tusk, Putin o Poroshenko.\r\nCon la strage del 2 maggio scorso nella Casa dei Sindacati di Odessa, la situazione in Ucraina è precipitata in una vera e propria guerra. Una guerra che non è altro che la tragica prosecuzione dello scontro tra Russia, Unione Europea e USA in atto da quasi un ventennio in quella regione.\r\nL'Ucraina ha avuto negli ultimi anni un ruolo chiave nelle relazioni tra Russia e Unione Europea, importanti relazioni economiche dalle quali ovviamente ciascuna delle due parti ha sempre tentato di trarre il massimo profitto; relazioni che hanno attraversato numerose crisi, anche molto gravi, spesso segnate dall'intervento del Fondo Monetario Internazionale, della NATO o da quello diretto degli USA.\r\nUno scontro tra imperialismi diretto ed evidente, in cui sono in ballo grossi interessi.\r\nGli interessi per gli importanti gasdotti ucraini che permettono alla Russia di rifornire l'Europa; gli interessi strategici per il controllo del Mar Nero e della nuova frontiera che si verrebbe a creare in Ucraina tra Russia e Unione Europea; gli interessi delle aziende straniere che operano in quel paese, tra cui molte italiane; l'importanza delle regioni industrializzate dell'est ucraino, che negli scorsi anni avevano conosciuto una forte crescita produttiva, e che pesano molto sia sul mercato estero delle esportazioni che su quello interno ucraino; gli interessi coloniali e di influenza della Nato del FMI e della Russia.\r\nCi troviamo di fronte all'ennesima guerra tra forze imperialiste. Forze che sembrano avere interessi solo in parte contrapposti. Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una tregua più politica che militare, dato che sul campo continuavano a verificarsi scontri armati; tregua che proprio per la sua valenza politica ha dato modo al governo di Kiev di ratificare l'accordo di adesione all'Unione Europea e di approvare un decreto che concede una certa autonomia alle regioni “separatiste” dell'est, un passo del governo ucraino che è stato accolto con favore da Mosca. Ne è scaturito un primo accordo tra le parti per la costituzione di un'area smilitarizzata. Si ha l’impressione che, una volta consolidate le rispettive aree di influenza e posta sotto maggiore controllo politico, finanziario e militare l'Ucraina, sia interesse di tutti che le relazioni economiche ripartano il prima possibile.\r\nAncora una volta i lavoratori, come la grande maggioranza della popolazione di queste regioni, non hanno niente da guadagnare dalla guerra, ma ne subiscono solo le drammatiche conseguenze, sul piano umanitario come nelle condizioni di vita e di lavoro.\r\nParadossalmente di fronte ad uno scenario tanto chiaro di contesa e spartizione tra le potenze imperialiste, sono fortissime le connotazioni ideologiche tra gli schieramenti armati che si affrontano, costituendo un vero e proprio elemento della propaganda di guerra. In questi schieramenti cui giocano un importante ruolo milizie, mercenari, “volontari” stranieri, e formazioni armate legate direttamente a partiti politici. Queste, facendo leva sulle differenze linguistiche, culturali e religiose della regione, dividono la popolazione alimentando le vecchie forme di nazionalismo ed introducendone di nuove. La rappresentazione ideale del conflitto e delle parti che si affrontano fa sì che lo scontro imperialista si presenti attraverso le lenti della propaganda come un caleidoscopio di forze. A combattere dalla parte delle repubbliche dell'est ucraino troviamo eurasiatisti sostenitori della politica di Putin, ultraortodossi russi, cetnici serbi, nazisti polacchi, rossobruni di mezza Europa, ceceni, nazisti russi, gruppi della “sinistra” nazionalista e autoritaria. Tra le fila delle milizie che sostengono il governo di Kiev troviamo formazioni naziste e ultranazionaliste ucraine, terzoposizionisti, cosacchi, nazisti polacchi, autonomi nazionalisti, “liberali” europeisti. I caratteri di identità nazionale, culturale e religiosa sono da parte russa come da parte ucraina uno strumento della propaganda di guerra.\r\nQuesta fortissima ideologizzazione, ma soprattutto i forti interessi in gioco, che fanno girare soldi e armi, hanno portato ad una internazionalizzazione delle milizie. Per cui sono moltissimi e da tutta Europa i piccoli movimenti politici e i gruppuscoli, soprattutto della destra estrema, a inviare delegazioni e volontari combattenti in Ucraina. Anche dall'Italia andati a combattere noti fascisti, schierati soprattutto con le milizie più crudeli legate al governo di Kiev, mentre alcuni combattono anche per le regioni “separatiste” dell'est. Sul piano dell'appoggio politico vediamo come le formazioni neofasciste italiane siano divise, alcune propendono per un appoggio al governo di Kiev, altre invece, tra cui anche i gruppuscoli nazisti ed eurasiatisti rossobruni, propendono per un appoggio ai cosiddetti “filorussi” e alla politica di potenza di Putin. Ma c'è anche qualcuno che “da sinistra” ha deciso di sostenere una delle due parti in questa guerra imperialista, probabilmente attirati dal presunto carattere “antifascista” dell'autoproclamato Stato Federale della Nuova Russia; visto anche l'uso, nella propaganda di quello schieramento, di una simbologia che rimanda alla Grande Guerra Patriottica condotta dall'Unione Sovietica contro l'invasione nazista. Peccato che a fianco di tale simbologia “sovietica” si trovino presenti, spesso in modo prevalente, i simboli della chiesa ortodossa russa e soprattutto dello zarismo imperiale, tra cui la bandiera dei Romanov, nera bianca ed oro, adottata come bandiera ufficiale dallo Stato Federale di Nuova Russia il 13 agosto scorso.\r\nIl governo di Kiev rappresenta certamente la principale minaccia per i lavoratori e le popolazioni dell'Ucraina. Un governo che fa largo uso dei paramilitari nazisti, premiandone i capi conferendo loro importanti incarichi. Un governo che chiama “operazione antiterrorismo” il bombardamento delle città del suo stesso territorio, la strage e la deportazione di civili. Un governo che con la guerra sarà ancora più legato dalle potenze imperialiste: il Fondo Monetario internazionale, che già aveva imposto lo scorso anno un innalzamento delle tariffe del gas sulla pelle delle popolazione, completata la colonizzazione ad opera della NATO e indebitata l'Ucraina per altri 17 miliardi, potrà imporre al governo ucraino qualsiasi condizione.\r\nChi vuole trovare per forza “il buono” in questo scontro, e vede nella Russia una speranza o anche solo una sponda, si illude. Per la Russia il prestito dell'FMI all'Ucraina significa sempre pagamenti sicuri per il gas. Alla Russia certo interessa avere una posizione di favore per le rinnovate relazioni commerciali con l'Unione Europea. Alla Russia certo non interessano le sorti dei lavoratori o della popolazione ucraina, neanche di quella russofona. Come ci hanno dimostrato la crisi di Crimea e gli accordi degli ultimi giorni, a Mosca basta che siano consolidate le sue postazioni strategiche, basta che siano acquisite sicure posizioni di influenza politica ed economica nel nuovo scenario.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Dario Antonelli.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 19 dario ucraina","26 Settembre 2014","2018-10-17 22:59:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/09/gas-ucraina-200x110.jpg","Ucraina. 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Dal Folk carnatico alle improbabili acrobazie dei compositori del cinema, alle prese con Clavinet ipnotizzati, serpenti, discariche che inquinano la vita a milioni di persone, la dignità degli abitanti di un continente abituato a stringersi, alcune incredibili stranezze e una tradizione musicale lunga qualche migliaio di anni.\r\n\r\npalylist consigliata\r\n\r\nP Susheela and TM Soundarajan - Iruvar Ullam and Pale Pandiya [197*]\r\nDa Chennai con furore. Folk carnatico che si piega dolcemente alla tradizione e potrebbe finire qui. Ma l'instancabile indiano, grande bevitore e tombeur de femmes, qui esagera. Coretti straniati, muri di pitch gratuito, sitar flangerizzati fino a sembrare liuti medievali, voci impossibili e tanto ammore. Grazie Krishna!\r\n\r\nPandit Ram Narayan - Inde du Nord Ragas du Matin e du Jour []\r\nTesori persi nella confusione. Difficilmente capirete di che strumento si tratta, tanto vale che ve lo dica, è un sarangi. Ma anche l'ignoranza sarà riscattata da questi due maestri con l'aura dell'immortalità. Una imnmersione profonda per una meditazione che da uno scampolo delle mie giornate occidentali può diventare eternità impalpabile. Potrebbe portarvi via.\r\n\r\nBappi Lahiri - Karate [197*] - Forse la mia colonna sonora preferita. Spari, catene, inseguimenti e un martellamento pressochè continuo di percussioni. Se ci riuscite immaginate quei momenti nel western in cui il coro si impossessava della melodia. Ora dimenticateli e immergetevi in un classico assoluto della bollywood più oscura. Il film, ovviamente è sulle arti marziali ma è un pallido pretesto per far sfogare Lahiri. E il maestro non delude. Effetti speciali degni di un action movie uscito ieri, arrangiamenti non richiesti, exotismo mai scontato. CULT!\r\n\r\nCharanjit Singh - Instrumental Film Tunes [Odeon 1974]\r\nImperdibile. Dopo aver sintetizzato \"10 ragas to a disco beat\" il mitico Singh si cimenta con arrangiamenti scritti per film non ancora girati. Library Music intossicata da troppe spezie si muove con la genialità sinuosa del Singh, l'unico capace di accostare suoni apparentemente inconciliablili e farli amare appassionatamente. Vedi i vari solo di clavinet \"truccato\" sparsi qua e la. A proposito: qualcuno sa cosa sia il Transicord?\r\n\r\nSurinder & Parkash Kaur - A Treasure Trove of Masterpiece\r\nDue usignole si incontrano a civettare su un albero del pepe. Sotto di loro una nevrosi da centinaia di milioni di persone brulica come in un formicaio. Salite sull'albero, dimenticate la confusione e fatelo. Contro la triste retorica del nazionalismo e dei confini tra i popoli io metto questo simpatico oggetto. Oro fuso in miscela punjabi, per il quale consiglio l'abbinamento con il commovente documentario Punjab Di Koyal \"l'usignolo del Punjab\". 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Civili imprigionati, basi militari trasformate in prigioni per detenzioni arbitrarie. L'inchiesta è stata pubblicata da organi francofoni e questo dimostra il nervo scoperto per la grandeur dell'Esagono dopo la sua estromissione dal territorio e dallo sfruttamento delle sue risorse, ma anche la volontà di sottolineare come siano pretestuose le allusioni alla complicità francese con i gruppi armati cosiddetti jihadisti. Il problema è molto più complesso e affonda conflitti in rivalità secolari tra ceppi e gruppi economici. Divisioni che permangono in tutt'e tre i paesi di cui ci siamo occupati, aggiungendo anche l'immobilismo del nuovo Senegal del Pastef a dispetto delle grandi aspettative. L'intera regione è alle prese con una riunificazione post-postcoloniale raffazzonata, un contrasto allo jihadismo che maschera intromissioni e regolamenti di conti; svolte autoritarie delle giunte militar-nazionaliste, mordacchia all'informazione anche interna... ma con grandi differenze tra le manifestazioni e gli intenti dei personaggi protagonisti.\r\n\r\n\r\n\r\nAlessio Iocchi si è prestato per questa lunga chiacchierata per andare a scovare quali temi stiano realmente alla base dei rivolgimenti geostrategici nel Sahel e in particolare nei tre neoalleati che ultimamente hanno visto nascere regimi simili di matrice militare. E nemmeno quella sorta di unione in realtà si è verificata, sicuramente né economicamente, né nelle infrastrutture si è assistito a una forma di unificazione.\r\nSankarismo da operetta a Ouaga, e contrasto a stragi jihadiste con sfondo etnico contro i nomadi peul e tuareg; autoritarsismo tradizionale a Niamey, dove il contrasto alle milizie è gestito ambiguamente con russi e italiani soffiando sul fuoco del razzismo verso migranti e lavoratori cinesi, senza recidere del tutto i legami con il vecchio colonialismo europeo; partiti al bando e media imbavagliati a Bamako, dove i paramilitari russi torturano i civili nella lotta al terrorismo di marca ucraina (secondo la giunta).\r\n\r\nTraoré, buffo vestito da militare al Cremlino, dopo l’attentato vive in una bolla di propaganda distaccato dalla realtà, che è fatta di soldatini e cadetti inviati a farsi ammazzare con scarse munizioni dai gruppi terroristici del deserto e compratori di oro sotto varie bandiere di racket, che trasferiscono il raccolto nel paradiso fiscale di Dubai (la vera capitale del Sahel): le miniere più o meno legali monopolizzano l’attenzione sulla zona e la manipolazione dei vari regimi, compreso quello ciadiano, gestito dall’esercito in combutta con i Janjaweed (il che getta un ponte sul vero conflitto sanguinoso del pianeta che si sta combattendo in Sudan, sempre con i soldi del Golfo e gli interessi di Mosca).\r\nIl caso del Niger di Tchiani è forse il più complicato dei tre stati che hanno dato luogo alla rivolta dei quadri militari contro l’ingerenza francese, che stanno da due anni tenendo in ostaggio un presidente eletto: a Niamey si direbbe che ci siano fazioni contrapposte che mirano a eliminare presenze straniere contrapposte a quelle che le singole fazioni prediligono a livello di intelligence, ma in particolare il nucleo golpista si è liberato dei generali tuareg e arabi del Nord, istituendo il più classico governo militare nazionalista ispirato a Kountché e Tandja (presidenti fino al 2010); questo non significa dividere in razze guerriere e razze commercianti, che sono categorie coloniali e neocoloniali. Poi ci sono i molteplici affari, che vanno dal petrolio e uranio al comparto migranti con fulcro ad Agadez, allo sfruttamento in miniera, oltre alla manipolazione dei gruppi terroristici, sia in senso attivo che passivo. Una colossale confusione, volutamente rinfocolata. Forse per nascondere il nulla che viene fatto, persino nel Senegal che doveva fare le vere riforme di Sonko, che non sta facendo; nemmeno nella diplomazia tra Cedeao e Aes.\r\nL’Africom si sta concentrando altrove e viene ridotta anche e soprattutto operativamente: il controllo si affievolisce e nel Nord del Niger in particolare aumenta il controllo di gruppi di predoni, reti di bande che si sostituiscono nello stesso tipo di pratiche ai gruppi “terroristici” degli altri paesi. Comunque sempre tutto riconducibile alle consuete prassi tradizionali, come se le forme di controllo del territorio risorgessero dalle proprie ceneri, come fenici del Sahel.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/priorita-intensita-traguardi-diversi-nei-paesi-della-russiafrique-con-capitale-dubai--66583778\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/OneSudaneseAlwaysInSahelBusiness.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGli altri podcast di argomento africano si trovano qui\r\n\r\n ","18 Giugno 2025","2025-06-18 17:00:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 12/06/2025 - LA PIEGA ETEROGENEAMENTE AUTORITARIA DEL BLOCCO AES NEL SAHEL TRA RUSSIAFRIQUE E PROFITTO A DUBAI",1750266039,[196],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[107],{"post_content":199},{"matched_tokens":200,"snippet":201,"value":202},[71],"le manifestazioni e gli intenti \u003Cmark>dei\u003C/mark> personaggi protagonisti.\r\n\r\n\r\n\r\nAlessio Iocchi si","In un momento di distrazione generale da quanto avviene nel Sahel ci siamo tornati con Alessio Iocchi, docente ed esperto Ispi per la regione, nel momento in cui un’inchiesta internazionale svela torture e detenzioni da parte di Africa Korps (l'erede della Wagner) in Mali. 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L'intera regione è alle prese con una riunificazione post-postcoloniale raffazzonata, un contrasto allo jihadismo che maschera intromissioni e regolamenti di conti; svolte autoritarie delle giunte militar-nazionaliste, mordacchia all'informazione anche interna... ma con grandi differenze tra le manifestazioni e gli intenti \u003Cmark>dei\u003C/mark> personaggi protagonisti.\r\n\r\n\r\n\r\nAlessio Iocchi si è prestato per questa lunga chiacchierata per andare a scovare quali temi stiano realmente alla base \u003Cmark>dei\u003C/mark> rivolgimenti geostrategici nel Sahel e in particolare nei tre neoalleati che ultimamente hanno visto nascere regimi simili di matrice militare. 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Nella Guyana Esequiba oltre i giacimenti di petrolio ci sono anche importanti riserve di oro, diamanti, ferro e altri minerali preziosi, è un territorio scarsamente popolato ma molto ricco e interessante per le mire del capitalismo estrattivo, tanto che una delle maggiori fonti di ricchezza della Guyana è la miniera Omai che tra il 1993 e il 2005 ha garantito l’estrazione di oltre 100mila chilogrammi d’oro.L’Esequibo, attualmente amministrato dalla Guyana, ha una superficie di 160mila chilometri quadrati, che corrispondono a due terzi del territorio del paese. Ma il Venezuela sostiene che il fiume Esequibo, nella parte est della regione, costituisca il confine naturale tra i due paesi fin dal 1777, la disputa si è intensificata dopo che nel 2015 l’azienda petrolifera statunitense ExxonMobil ha scoperto alcuni giacimenti di petrolio al largo delle coste della regione. Il referendum organizzato dal Venezuela prevede il rifiuto della sentenza del tribunale arbitrale del 1899 e la concessione della nazionalità venezuelana agli abitanti dell’Esequibo.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-DI-ORIONE-GUYANA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Antonio Mazzeo parliamo della pericolosa tendenza all'aumento della produzione di armi e la subordinazione alle esigenze dell'apparato militare industriale della classe politica europea ,che con le dichiarazioni dei ministri della difesa italiano e tedesco invita a prepararsi alla guerra per non parlare delle recenti dichiarazioni di Biden che evoca uno scontro militare diretto con la Russia.\r\n\r\nQuesta tendenza alla guerra è strettamente intrecciata con gli interessi del complesso militare industriale che condiziona sempre piu' pesantemente le scelte dei governi ,alimentando guerre infinite al fine di generare sempre più profitti e facendo gonfiare in maniera smisurata il budget della difesa a detrimento delle spese sociali. La ricaduta dal punto di vista occupazionale e di crescita di questo settore che in Italia corrisponde appena allo 0.5 % del PIl sono praticamente nulle ,mentre è sproporzionata l'influenza sulle scelte che riguardano l'allocazione delle risorse. Il complesso militare industriale ingloba anche la ricerca e condiziona il flusso di finanziamenti pubblici verso progetti con finalità militari .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-DI-ORIONE-MAZZEO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Stefano Capello proviamo ad unire i punti delle varie guerre in corso per delineare un quadro d'insieme che ci conduce alla constatazione del fallimento del progetto egemonico degli Stati Uniti elaborato da vari think tank neoconservatori alla fine degli anni'90 noto come PNAC (Project for the New American Century).\r\n\r\nSi sta creando una fase nuova a seguito della rottura dell'apparente equilibrio post guerra fredda con l'emersione di altri soggetti e un bipolarismo fra diseguali poichè la potenza egemone in declino mantiene ancora una supremazia militare . Nelle guerre che segnano questa frammentazione si fanno spazio attori non statali che rivendicano visibilità e controllo sui territori ,si verifica l'implosione di un modello di entità statale che non corriponde piu' alle esigenze delle borghesie che concorrono alla corsa per l'accaparramento delle risorse. La guerra diventa in questa fase la risposta alla crisi strutturale del sistema di accumulazione capitalista in un vortice di brutalità che rischia di sconvolgere gli equilibri mondiali.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-DI-ORIONE-7122023.mp3\"][/audio]","10 Dicembre 2023","2023-12-10 22:52:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 7/12/2023-GUYANA ESEQUIBO IL KLONDIKE DI MADURO-LA GUERRA E'IL FINE CORSA DI UN SISTEMA IN PREDA ALLE CONVULSIONI ?-IL FALLIMENTO DEL PROGETTO EGEMONICO DEGLI U.S.A. 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Infatti se i primi possono godere delle innovazioni legate all’industria green, al resto dal mondo rimangono gli avanzi, ovvero il mercato del riciclaggio e smaltimento dei rifiuti.\r\n\r\nGran parte dei rifiuti occidentali finiscono nelle discariche di paesi più svantaggiati, contribuendo ad avvelenare l’aria e le falde acquifere su cui sono site, e non è un caso che il maggior numero delle vittime dell’inquinamento provenga proprio dai paesi dove questo commercio è più sviluppato. Non solo, quel che noi consideriamo vecchio o rotto lo gettiamo, mentre altrove trova nuova vita, ma con i rischi che ciò comporta, come nel caso delle stufe a legna che riscaldano le case e le baracche di miliardi di famiglie nel globo, ma sono tra le prime cause di malattie polmonari. Infine i rifiuti elettronici che vengono bruciati per ricavarne rame, oro e altri metalli di cui sono composti. Vere e proprie città di immondizie che sono l’unico sostentamento e la prima causa di morte per intere comunità.\r\n\r\nNei paesi più sviluppati ed economicamente più ricchi è la solitudine ad attanagliare la vita di milioni di persone, basti pensare che l’Inghilterra ha dovuto creare un ministero apposito per controllare quella che viene definita una vera e propria epidemia di solitudine.\r\n\r\nBauman cerca le radici di questo malessere nella de-regolamentazione dei mercati, nell’incertezza salariale, nella disgregazione delle famiglie, nella liquidità sentimentale, nella mancanza di immaginari alternativi; tutto questo crea apatia, incertezza, indifferenza ed un crescente distacco gli uni dagli altri. Distanza alimentata dagli apparecchi virtuali che hanno di fatto creato una delega della personalità umana e un’alternativa alle persone in carne e ossa, stravolgendo le nostre abitudini e il modo di rapportarci.\r\n\r\nIl genere umano ha dichiarato una guerra totale alla solitudine: laddove non arrivano l’esaltazione dell’io e i rapporti gerarchici, arriva il conformismo e l’irresponsabilità della folla, ormai unica dimensione alternativa alla solitudine. A chi non può o non vuole accettare questo tipo di società non rimane che la prigionia, reale o apparente che sia, come succede sempre più spesso in Giappone, dove gli anziani preferiscono la galera all’abbandono e alcuni giovani, detti Hikikomori, scelgono di escludersi totalmente dalla vita reale auto-relegandosi in casa, senza incontrare nessuno per lunghi periodi, abbandonando la scuola e ogni tipo di attività che non sia legata a uno schermo. Eppure chi crede che questa sia una moda, o ad una malattia, non vede che dietro questi comportamenti si cela un rifiuto dei valori e delle istituzioni contemporanee.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/solit.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","31 Maggio 2018","2019-01-31 12:47:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/5898b5d33149a119008b56fc-1024x683-200x110.jpeg","D'inquinamento e solitudine",1527788949,[246,247,248,249,250],"http://radioblackout.org/tag/alienazione/","http://radioblackout.org/tag/consumo/","http://radioblackout.org/tag/inquinamento/","http://radioblackout.org/tag/solitudine/","http://radioblackout.org/tag/tecnologia/",[123,113,252,117,115],"inquinamento",{"post_content":254},{"matched_tokens":255,"snippet":256,"value":257},[71],"Illich scriveva che la società \u003Cmark>dei\u003C/mark> consumi avrebbe portato a un","Già trent’anni fa, Ivan Illich scriveva che la società \u003Cmark>dei\u003C/mark> consumi avrebbe portato a un rapido inquinamento del pianeta e al depauperamento delle persone, conseguenze effettivamente avvenute.\r\n\r\nIl mito del consumo e del progresso è divenuto egemonico in gran parte del pianeta, ma a goderne i frutti sono solo i più ricchi, mentre le classi più povere devono barcamenarsi tra i rifiuti che il sistema produttivo genera. Infatti se i primi possono godere delle innovazioni legate all’industria green, al resto dal mondo rimangono gli avanzi, ovvero il mercato del riciclaggio e smaltimento \u003Cmark>dei\u003C/mark> rifiuti.\r\n\r\nGran parte \u003Cmark>dei\u003C/mark> rifiuti occidentali finiscono nelle discariche di paesi più svantaggiati, contribuendo ad avvelenare l’aria e le falde acquifere su cui sono site, e non è un caso che il maggior numero delle vittime dell’inquinamento provenga proprio dai paesi dove questo commercio è più sviluppato. Non solo, quel che noi consideriamo vecchio o rotto lo gettiamo, mentre altrove trova nuova vita, ma con i rischi che ciò comporta, come nel caso delle stufe a legna che riscaldano le case e le baracche di miliardi di famiglie nel globo, ma sono tra le prime cause di malattie polmonari. Infine i rifiuti elettronici che vengono bruciati per ricavarne rame, \u003Cmark>oro\u003C/mark> e altri metalli di cui sono composti. Vere e proprie città di immondizie che sono l’unico sostentamento e la prima causa di morte per intere comunità.\r\n\r\nNei paesi più sviluppati ed economicamente più ricchi è la solitudine ad attanagliare la vita di milioni di persone, basti pensare che l’Inghilterra ha dovuto creare un ministero apposito per controllare quella che viene definita una vera e propria epidemia di solitudine.\r\n\r\nBauman cerca le radici di questo malessere nella de-regolamentazione \u003Cmark>dei\u003C/mark> mercati, nell’incertezza salariale, nella disgregazione delle famiglie, nella liquidità sentimentale, nella mancanza di immaginari alternativi; tutto questo crea apatia, incertezza, indifferenza ed un crescente distacco gli uni dagli altri. Distanza alimentata dagli apparecchi virtuali che hanno di fatto creato una delega della personalità umana e un’alternativa alle persone in carne e ossa, stravolgendo le nostre abitudini e il modo di rapportarci.\r\n\r\nIl genere umano ha dichiarato una guerra totale alla solitudine: laddove non arrivano l’esaltazione dell’io e i rapporti gerarchici, arriva il conformismo e l’irresponsabilità della folla, ormai unica dimensione alternativa alla solitudine. A chi non può o non vuole accettare questo tipo di società non rimane che la prigionia, reale o apparente che sia, come succede sempre più spesso in Giappone, dove gli anziani preferiscono la galera all’abbandono e alcuni giovani, detti Hikikomori, scelgono di escludersi totalmente dalla vita reale auto-relegandosi in casa, senza incontrare nessuno per lunghi periodi, abbandonando la scuola e ogni tipo di attività che non sia legata a uno schermo. Eppure chi crede che questa sia una moda, o ad una malattia, non vede che dietro questi comportamenti si cela un rifiuto \u003Cmark>dei\u003C/mark> valori e delle istituzioni contemporanee.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/solit.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[259],{"field":151,"matched_tokens":260,"snippet":256,"value":257},[71],{"best_field_score":208,"best_field_weight":156,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":14,"score":209,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":37},{"document":263,"highlight":282,"highlights":287,"text_match":206,"text_match_info":290},{"comment_count":37,"id":264,"is_sticky":37,"permalink":265,"podcastfilter":266,"post_author":99,"post_content":267,"post_date":268,"post_excerpt":43,"post_id":264,"post_modified":269,"post_thumbnail":270,"post_title":271,"post_type":139,"sort_by_date":272,"tag_links":273,"tags":280},"25469","http://radioblackout.org/podcast/ebola-e-big-pharma/",[],"L’eruzione epidemica del virus Ebola nell’Africa occidentale dimostra che la salute non può dipendere dalle leggi del mercato e dalle big pharma.\r\n\r\nIl modello di sviluppo statale e capitalista non solo non garantisce più i livelli di consumo e sicurezza sbandierati durante la guerra fredda, ma non è neppure in grado di prevenire e controllare epidemie globali letali.\r\n\r\nGli Stati Uniti hanno deciso l'invio di un contingente militare, per tenere sotto controllo gli abitanti della Liberia, la loro (ex)colonia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Ennio Carbone, immunologo e ricercatore all'università della Magna Grecia a Catanzaro, professore ospite all'ateneo di Stoccolma.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 17 ebola\r\n\r\nDi seguito un articolo di Ennio Carbone, uscito sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nConsiderazioni mediche\r\nIL 23 marzo 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità diffonde il primo comunicato sulla nuova eruzione epidemica del virus Ebola nella foresta pluviale della Guinea, Prefettura di Gueckedou (Repubblica della Guinea). Questa è la prima volta che si ha un’epidemia in larga scala. Il 20 aprile 2014 si contavano 242 pazienti infettati da Ebola tra Guinea e Liberia, di questi 147 sono già morti. Da marzo 2014 ad oggi circa 2000 sono i casi diagnosticati con piu di 600 morti: l’epidemia più severa finora registrata.\r\nIl ceppo virale responsabile è il ceppo Zaire Ebola. Il virus ha raggiunto in maggio le capitali dei due paesi con alta concentrazione umana rispettivamente Conakry e Monrovia dove il contagio è più rapido e l'epidemia potrebbe subire una accelerazione. Casi sospetti sono stati descritti in Mali e Sierra Leone. Il virus appartiene alla famiglia dei Filoviridae (ordine dei Mononegavirales). Alla stessa famiglia appartiene il virus di Marburg altro patogeno letale (porta il nome dello scienziato che lo scopri e ne rimase infettato letalmente). Il terzo membro della famiglia dei filovirus è il Cuevavirus che non è stato dimostrato infettare gli uomini. I tre virus sono dei virus propri di alcune specie di pipistrelli.\r\nI virus della famiglia Filovirus sono parassiti abituali di tre tipi di pipistrelli che popolano le foreste pluviali dell Africa occidentale e trovano rifugio nelle caverne e miniere: Hypsignathus monstrosus (pipistrello a testa di martello), Epomops fraqueti, Myonecteris Torquata. Queste specie si nutrono esclusivamente di frutta e sono il supporto proteico principale per le popolazioni dell Africa Occidentale, la loro caccia, macellazione e vendita in appositi mercati settimanali (luma) ha rappresentato la condizione ideale per il passaggio di Ebola dal pipistrello all'uomo.\r\n\r\nLa percentuale di decesso da Ebola è altissima: il 60-90% degli infettati muore dopo poche settimane. L’Ebola data la sua altissima letalità è stato classificato nella Categoria A come agente per bioterrorismo dal Center for Disease Control and Prevention di Atlanta US 2014. Questa caratteristica del virus lo pone al centro dell’ interesse della ricerca militare del Ministero Della Difesa Americano (US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases).\r\n\r\nTutti i fluidi biologici sono altamente infettivi (sudore, sangue, sputo), ma non viene trasmesso per via respiratoria. La malattia si presenta come una semplice influenza con febbre, dolori muscolari, mal di testa, vomito, diarrea il che rende difficile una sua diagnosi che spesso viene confusa con la malaria o altre banali infezioni. Il paziente muore una volta entrato nella fase emorragica, dopo pochi giorni o settimane. La fase emorragica si presenta con emorragie interne, sottocutanee, vomito ematico, insufficienza renale e respiratoria. Il trattamento è sintomatico anche se un farmaco favipiraravir (anti RNA virale) ha dato buoni risultati nel topo ed un vaccino è in via di allestimento: in altre parole attualmente non esiste alcuna terapia testata nell’uomo efficace contro questa infezione (1).\r\n\r\nL’arrivo di Ebola nelle grandi città dell’Africa Occidentale (Monrovia, Conakry) marca la differenza con le precedenti ondate epidemiche. Questo tragico evento conferisce alla epidemia 2014 una rapida diffusione in aree densamente popolate dove la povertà, le condizioni igieniche, e la scarsità di acqua rendono l'infezione ancora più contagiosa. E' difficile pensare di lavarsi le mani e preservare buoni livelli di igiene se non si ha acqua da bere. Calcoli approssimativi basati sulle precedenti epidemie (2005 Repubblica Democratica del Congo) portano a pensare che il passaggio da epidemia a pandemia dell'infezione di Ebola sia possibile e possa avere le caratteristiche delle pandemie dei virus influenzale (2).\r\n\r\nQuali sono le possibilità che l'epidemia possa trasformarsi in una pandemia che coinvolga le regioni più sviluppate del pianeta?\r\n\r\nPer rispondere a questa domanda da un lato va considerato che le modalità di trasmissione del virus Ebola del ceppo Zaire si basano strettamente sulle condizioni di povertà estrema delle popolazioni che colpisce. Dove carenze igieniche, assenza di presidi sanitari specializzati nel trattamento di malattie infettive, facilità di spostamento tra le aree epidemiche congiuntamente a tradizioni culturali come quella di lavare i corpi dei deceduti prima della sepoltura con relativo contagio per contatto con i fluidi biologici sono la causa del propagarsi dell'epidemia. Nei paesi più ricchi si ha un sistema sanitario molto più efficiente, presidi per il trattamento delle malattie infettive specializzati, condizioni igieniche migliori, possibilità di effettuare una quarantena degli infetti efficace, inoltre è possibile tracciare i contatti interpersonali per monitorare le possibili catene umane dell'infezione per interromperle.\r\n\r\nQuindi una pandemia che coinvolga Europa e Stati Uniti è poco probabile. Tuttavia, anche se poco probabile una pandemia resta possibile.\r\nInfatti vanno considerate alcune caratteristiche dell’epidemia di ebola di quest’anno. Nella corrente epidemia per la prima volta sono stati coinvolti grossi centri urbani, ha una alta velocità di propagazione ed alta incidenza di mortalità.\r\nInoltre la coevoluzione tra la nostra specie e le specie virali ha dimostrato che virus propagatisi inizialmente per zoonosi possono adattare il proprio genoma alla propagazione interumana acquisendo la capacità di propagarsi rapidamente ed efficientemente nella nostra specie.\r\n\r\nConsiderazioni politiche.\r\n\r\nL’encefalomielite emorragica provocata dal virus Ebola (Ebola Virus Disease,EVD) appartiene dal punto di vista patologico alle nuove malattie e alla grande famiglia di malattie orfane. Il suo inquadramento tra le nuove malattie (dove troviamo anche la Legionellosi, HIV, Virus di Mamburg, Hantavirus, Dengue) indica una malattia dovuta ad un patogeno (virus o batterio) che solo recentemente è entrato in contatto con la nostra specie. Mentre per malattie orfane sono ad esempio la Malaria, Virus enterici della dissenteria infantile e la stragrande maggioranza delle nuove malattie infettive colpiscono le regioni più povere del pianeta. Sono dette orfane perché poco studiate e perché non hanno trovato ancora una soluzione terapeutica poiché non esistono programmi di finanziamento pubblici o privati a sostegno della ricerca su queste patologie.\r\nE’ interessante notare che la prima descrizione dell’infezione da Ebola risale al 1976 a Yambuku, nello Zaire regione mineraria nota per i giacimenti di oro. E proprio nelle miniere che i pipistrelli infetti hanno passato il virus ai lavoratori impiegati nelle estrazioni minerarie. Questo è un esempio paradigmatico del meccanismo che porta da un lato all’insorgenza delle zoonosi e dall’altro all’emergere di nuove patologie infettive. Infatti la presenza dell’uomo in nicchie ecologiche precedentemente non popolate porta gli animali ed i loro parassiti a contatto con la nostra specie. Lo sfruttamento selvaggio del pianeta non curandosi dell’impatto ambientale ha anche questo tipo di effetti collaterali.\r\n\r\nI rimedi a breve e lunga scadenza\r\nIl controllo dell’epidemia tramite la quarantena ed il controllo dei flussi migratori ci riporta alle pratiche mediche del 1500-1600 AD. Durante le epidemie di peste e colera i malati venivano concentrati nei lazzaretti funzionavano come incubatori delle malattie ma anche per confinare gli infetti e impedire che gli untori diffondessero il morbo. Questa pratica oggi potrebbe innescare tensioni sociali violente e dubbia efficacia. Oggi in Liberia, Sierra Leone, Guinea già si registrano resistenze da parte delle popolazioni infettate ad entrare in luoghi dove il contagio è praticamente certo, inoltre per non essere emarginati socialmente si tengono nascosti in famiglia gli infettati. La quarantena di massa non è in grado di bloccare la pandemia vista la velocità di diffusione, la difficoltà di diagnosi differenziale con altre malattie infettive. La quarantena per gli immigrati non serve quando cittadini USA, spagnoli, inglesi ed italiani probabilmente hanno già contratto l’ infezione.\r\n\r\nL’ unica soluzione per bloccare una pandemia è il vaccino come dimostrato dal successo ottenuto contro il vaiolo, la poliomelite. Per prevenire i rischi relativi a all’insorgenza di pandemie sostenute da agenti patogeni orfani è operare un cambio di paradigma ponendo la salute globale come obiettivo e non il profitto della ricerca medica ed industria del farmaco.\r\n\r\nLa frequenza ed intensità delle epidemie di Ebola sono aumentate di quattro volte nelle regioni subsariane dal 1994 ad oggi quindi la possibilità di un eruzione epidemica globale era più che prevedibile (8). Recenti dati sperimentali dimostrano che i pazienti che sopravvivono all'infezione posseggono degli anticorpi in grado di legarsi al virus impedendogli di infettare l'organismo ospite. Le recenti scoperte hanno aperto la strada all’utilizzo di queste molecole in terapia come nel caso del medico ed infermiera USA curati con questo approccio nei giorni scorsi. Ma recuperare il tempo perso non è possibile e quindi si stanno saltando fasi importanti necessarie per la valutazione dei danni dei nuovi farmaci sull'uomo o possibili effetti collaterali per cercare un rimedio efficace subito contro l’ epidemia.\r\nI due pazienti statunitensi sono stati trattati con il farmaco Zmapp che è una mistura di anticorpi antiEbola derivati da quelli prodotti dai sopravvissuti precedentemente testato solo nelle scimmie con buoni risultati. I risultati ottenuti si associano con la guarigione dei pazienti. Tuttavia il trattamento su solo due pazienti non permette di concludere se gli effetti benefici siano da attribuire al farmaco piuttosto che al decorso spontaneo della malattia includendo i due pazienti nel 10-40% di guarigioni spontanee per questa infezione. Inoltre sono a disposizione solo quantità limitate di questo farmaco non ancora prodotto da nessuna big pharma e che non sembra essere di interesse commerciale.\r\nE’ da notare che il trattamento di uomini con queste molecole non segue la procedura standard che prevede trials clinici di 1, 2 e 3 fase per accertarne gli eventuali effetti tossici o collaterali. Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza di terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta di prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie di scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto di studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa di questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica di nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute di milioni di persone a livello globale. Nel caso di malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza di mezzi di trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza di vaccini ed il corrispondente rischio di pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia di questi giorni in grado di proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie di primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero di pazienti e alla loro povertà quindi un segmento di “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono di interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e 18° secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology 346, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. Nature Vol 454|10 July 2008|doi:10.1038/nature07082)","10 Ottobre 2014","2018-10-17 22:09:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/soldi-farmaci-200x110.jpeg","Ebola e Big Pharma",1412947219,[274,275,276,277,278,279],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/big-pharma/","http://radioblackout.org/tag/ebola/","http://radioblackout.org/tag/liberia/","http://radioblackout.org/tag/mercificazione-della-salute/","http://radioblackout.org/tag/pipistrelli/",[281,119,109,111,125,121],"Africa",{"post_content":283},{"matched_tokens":284,"snippet":285,"value":286},[71],"raggiunto in maggio le capitali \u003Cmark>dei\u003C/mark> due paesi con alta concentrazione","L’eruzione epidemica del virus Ebola nell’Africa occidentale dimostra che la salute non può dipendere dalle leggi del mercato e dalle big pharma.\r\n\r\nIl modello di sviluppo statale e capitalista non solo non garantisce più i livelli di consumo e sicurezza sbandierati durante la guerra fredda, ma non è neppure in grado di prevenire e controllare epidemie globali letali.\r\n\r\nGli Stati Uniti hanno deciso l'invio di un contingente militare, per tenere sotto controllo gli abitanti della Liberia, la loro (ex)colonia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Ennio Carbone, immunologo e ricercatore all'università della Magna Grecia a Catanzaro, professore ospite all'ateneo di Stoccolma.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 17 ebola\r\n\r\nDi seguito un articolo di Ennio Carbone, uscito sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nConsiderazioni mediche\r\nIL 23 marzo 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità diffonde il primo comunicato sulla nuova eruzione epidemica del virus Ebola nella foresta pluviale della Guinea, Prefettura di Gueckedou (Repubblica della Guinea). 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L’Ebola data la sua altissima letalità è stato classificato nella Categoria A come agente per bioterrorismo dal Center for Disease Control and Prevention di Atlanta US 2014. Questa caratteristica del virus lo pone al centro dell’ interesse della ricerca militare del Ministero Della Difesa Americano (US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases).\r\n\r\nTutti i fluidi biologici sono altamente infettivi (sudore, sangue, sputo), ma non viene trasmesso per via respiratoria. La malattia si presenta come una semplice influenza con febbre, dolori muscolari, mal di testa, vomito, diarrea il che rende difficile una sua diagnosi che spesso viene confusa con la malaria o altre banali infezioni. Il paziente muore una volta entrato nella fase emorragica, dopo pochi giorni o settimane. La fase emorragica si presenta con emorragie interne, sottocutanee, vomito ematico, insufficienza renale e respiratoria. Il trattamento è sintomatico anche se un farmaco favipiraravir (anti RNA virale) ha dato buoni risultati nel topo ed un vaccino è in via di allestimento: in altre parole attualmente non esiste alcuna terapia testata nell’uomo efficace contro questa infezione (1).\r\n\r\nL’arrivo di Ebola nelle grandi città dell’Africa Occidentale (Monrovia, Conakry) marca la differenza con le precedenti ondate epidemiche. Questo tragico evento conferisce alla epidemia 2014 una rapida diffusione in aree densamente popolate dove la povertà, le condizioni igieniche, e la scarsità di acqua rendono l'infezione ancora più contagiosa. E' difficile pensare di lavarsi le mani e preservare buoni livelli di igiene se non si ha acqua da bere. 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Infatti la presenza dell’uomo in nicchie ecologiche precedentemente non popolate porta gli animali ed i loro parassiti a contatto con la nostra specie. Lo sfruttamento selvaggio del pianeta non curandosi dell’impatto ambientale ha anche questo tipo di effetti collaterali.\r\n\r\nI rimedi a breve e lunga scadenza\r\nIl controllo dell’epidemia tramite la quarantena ed il controllo \u003Cmark>dei\u003C/mark> flussi migratori ci riporta alle pratiche mediche del 1500-1600 AD. Durante le epidemie di peste e colera i malati venivano concentrati nei lazzaretti funzionavano come incubatori delle malattie ma anche per confinare gli infetti e impedire che gli untori diffondessero il morbo. Questa pratica oggi potrebbe innescare tensioni sociali violente e dubbia efficacia. Oggi in Liberia, Sierra Leone, Guinea già si registrano resistenze da parte delle popolazioni infettate ad entrare in luoghi dove il contagio è praticamente certo, inoltre per non essere emarginati socialmente si tengono nascosti in famiglia gli infettati. La quarantena di massa non è in grado di bloccare la pandemia vista la velocità di diffusione, la difficoltà di diagnosi differenziale con altre malattie infettive. La quarantena per gli immigrati non serve quando cittadini USA, spagnoli, inglesi ed italiani probabilmente hanno già contratto l’ infezione.\r\n\r\nL’ unica soluzione per bloccare una pandemia è il vaccino come dimostrato dal successo ottenuto contro il vaiolo, la poliomelite. Per prevenire i rischi relativi a all’insorgenza di pandemie sostenute da agenti patogeni orfani è operare un cambio di paradigma ponendo la salute globale come obiettivo e non il profitto della ricerca medica ed industria del farmaco.\r\n\r\nLa frequenza ed intensità delle epidemie di Ebola sono aumentate di quattro volte nelle regioni subsariane dal 1994 ad oggi quindi la possibilità di un eruzione epidemica globale era più che prevedibile (8). Recenti dati sperimentali dimostrano che i pazienti che sopravvivono all'infezione posseggono degli anticorpi in grado di legarsi al virus impedendogli di infettare l'organismo ospite. Le recenti scoperte hanno aperto la strada all’utilizzo di queste molecole in terapia come nel caso del medico ed infermiera USA curati con questo approccio nei giorni scorsi. Ma recuperare il tempo perso non è possibile e quindi si stanno saltando fasi importanti necessarie per la valutazione \u003Cmark>dei\u003C/mark> danni \u003Cmark>dei\u003C/mark> nuovi farmaci sull'uomo o possibili effetti collaterali per cercare un rimedio efficace subito contro l’ epidemia.\r\nI due pazienti statunitensi sono stati trattati con il farmaco Zmapp che è una mistura di anticorpi antiEbola derivati da quelli prodotti dai sopravvissuti precedentemente testato solo nelle scimmie con buoni risultati. I risultati ottenuti si associano con la guarigione \u003Cmark>dei\u003C/mark> pazienti. Tuttavia il trattamento su solo due pazienti non permette di concludere se gli effetti benefici siano da attribuire al farmaco piuttosto che al decorso spontaneo della malattia includendo i due pazienti nel 10-40% di guarigioni spontanee per questa infezione. Inoltre sono a disposizione solo quantità limitate di questo farmaco non ancora prodotto da nessuna big pharma e che non sembra essere di interesse commerciale.\r\nE’ da notare che il trattamento di uomini con queste molecole non segue la procedura standard che prevede trials clinici di 1, 2 e 3 fase per accertarne gli eventuali effetti tossici o collaterali. Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza di terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta di prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie di scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto di studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa di questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica di nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute di milioni di persone a livello globale. Nel caso di malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza di mezzi di trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza di vaccini ed il corrispondente rischio di pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia di questi giorni in grado di proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie di primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero di pazienti e alla loro povertà quindi un segmento di “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono di interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e 18° secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology 346, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. Nature Vol 454|10 July 2008|doi:10.1038/nature07082)",[288],{"field":151,"matched_tokens":289,"snippet":285,"value":286},[71],{"best_field_score":208,"best_field_weight":156,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":14,"score":209,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":37},6637,{"collection_name":139,"first_q":23,"per_page":29,"q":23},33,["Reactive",295],{},["Set"],["ShallowReactive",298],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fCHw8rvc2F9GlRbkoJg_U9aJmD41t9LQ34zNdcdsW8kY":-1},true,"/search?query=Oro+dei+Dardanelli"]