","Sui venti di guerra in Medio Oriente","post",1578746024,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/iran/","http://radioblackout.org/tag/medio-oriente/","http://radioblackout.org/tag/soleimani/","http://radioblackout.org/tag/usa/",[66,15,67,26,68],"guerra","medio oriente","USA",{"post_content":70,"tags":74},{"matched_tokens":71,"snippet":72,"value":73},[26],"certo è che l’uccisione di Qassem \u003Cmark>Soleimani\u003C/mark> per mano statunitense non ha","Lo si sente ripetere dall’inizio della crisi: Stati Uniti e Iran non vogliono necessariamente la guerra e non hanno interesse a forzarne una, eppure se ne sono assunti il rischio fin dall’inizio. Una grande guerra in Medio Oriente in questo momento non la vuole praticamente nessuno: né l'Iran che soccomberebbe di fronte alla potenza militare americana, né il Libano in piena crisi economica, né l'Iraq segnato dalle proteste popolari contro il governo, né gli Stati Uniti, come infatti Trump si è affrettato a ribadire negli ultimi giorni. Neppure Israele e Arabia Saudita appaiono pronti alla resa dei conti con Teheran.\r\n\r\nQuel che è certo è che l’uccisione di Qassem \u003Cmark>Soleimani\u003C/mark> per mano statunitense non ha diminuito l’influenza dell’Iran nella regione, né l'ha stabilizzata. Semmai è servita a ricompattare il fronte interno iraniano, con un Rouhani che necessariamente dovrà seguire la linea dei conservatori, ed a minare qualunque prospettiva di negoziato diplomatico tra Stati Uniti e Iran.\r\n\r\nAbbiamo parlato dei venti di guerra in Medio Oriente, che attualmente sembrano attraversare una fase di de-escalation, con Nicola Pedde, direttore dell'Institute of Global Studies:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/pedde.mp3\"][/audio]",[75,77,79,81,84],{"matched_tokens":76,"snippet":66},[],{"matched_tokens":78,"snippet":15},[],{"matched_tokens":80,"snippet":67},[],{"matched_tokens":82,"snippet":83},[26],"\u003Cmark>Soleimani\u003C/mark>",{"matched_tokens":85,"snippet":68},[],[87,92],{"field":35,"indices":88,"matched_tokens":89,"snippets":91},[14],[90],[26],[83],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":72,"value":73},"post_content",[26],578730123365712000,{"best_field_score":97,"best_field_weight":98,"fields_matched":99,"num_tokens_dropped":46,"score":100,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,2,"578730123365711978",{"document":102,"highlight":127,"highlights":132,"text_match":135,"text_match_info":136},{"cat_link":103,"category":104,"comment_count":46,"id":105,"is_sticky":46,"permalink":106,"post_author":49,"post_content":107,"post_date":108,"post_excerpt":52,"post_id":105,"post_modified":109,"post_thumbnail":110,"post_thumbnail_html":111,"post_title":112,"post_type":57,"sort_by_date":113,"tag_links":114,"tags":122},[43],[45],"65090","http://radioblackout.org/2020/12/esecuzioni-nucleari-per-avvelenare-i-pozzi-nel-golfo/","L'annus horribilis si è inaugurato con l'uccisione del capo dei guardiani della rivoluzione Soleimani con un drone e si conclude con i colpi di coda del trumpismo che intende avvelenare i pozzi con un altro generale eccellente di nuovo ucciso da un drone in Iraq al confine con la Siria e soprattutto con l'omicidio spettacolare in terra iraniana del responsabile scientifico dell'impresa nucleare di Ankara. Ne abbiamo parlato con Michele Giorgio, giornalista de \"il manifesto\", corrispondente da Gerusalemme, che già il 18 novembre riferiva: «Il suo programma ufficiale non lo dice ma Pompeo in Medio oriente ci torna per l’Iran. Con israeliani e sauditi, perno dell’ordine mediorientale disegnato da Trump e il suo entourage, discuterà di ulteriori sanzioni contro Tehran e di possibili operazioni militari. L’indiscrezione che gira da giorni su un “ultimo regalo” a Netanyahu e ai sauditi, l’attacco militare all’Iran, ha trovato conferma in una nuova importante rivelazione, nel giro di pochi giorni, del New York Times a proposito delle mosse di Usa e Israele contro e dentro l’Iran. La scorsa settimana, riferisce il quotidiano, Trump ha chiesto ai suoi più stretti collaboratori riuniti nello Studio Ovale – tra i quali Pompeo, il vicepresidente Mike Pence e il segretario alla difesa ad interim Christopher Miller – di illustrare le opzioni per un attacco contro Natanz, principale sito nucleare dell’Iran, nell’arco delle prossime settimane. Pretesto per l’operazione militare è la segnalazione da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) di un marcato aumento delle riserve iraniane di materiale fissile a Natanz, seguito all’abbandono dell’accordo internazionale sul nucleare del 2015 fatto dall’amministrazione Usa. Trump però è stato dissuaso. Gli hanno spiegato che la distruzione di Natanz scatenerebbe un vasto conflitto regionale».\r\nPacta sunt servanda per Ankara\r\nIl programma nucleare iraniano attuale non è dimostrato che sia con obiettivo bellico, l'accordo obamiano evitava nuove tentazioni. Ora sanzioni, ritiro e aggressioni da parte della fazione israelo-statunitense han fatto dire al diplomatico ministro iraniano Zarif durante il Med2020 che non negozieranno un nuovo accordo con Biden: quello era un do-ut-des che aveva soddisfatto entrambe le parti – era appunto un accordo. Non si può entrare e uscire da un accordo una volta sottoscritto, se lo si fa è perché si vuole ottenere di più, rinegoziare significa voler ottenere quello che non si è riusciti a ottenere. L'accordo rimane quello.\r\n\r\nMa anche nelle parole di Michele Giorgio ritroviamo lo scetticismo: «Tutti sanno che Biden non ripercorrerà il percorso di Obama», che aveva capito il ruolo geopolitico dell'Iran. Biden sarà meno aggressivo, ma pretenderà l'inserimento di nuove condizioni sui missili balistici.\r\n\r\nAscolta \"Eliminazioni nucleari per avvelenare i pozzi nel Golfo\" su Spreaker.\r\nMossad in azione antiraniana o in estensione degli Abraham Accords?\r\nCon il conseguimento da parte del Mossad del risultato di mettere in difficoltà la leadership moderata ora al governo in Iran, sarà più difficile negoziare e probabilmente gli argomenti degli oltranzisti faranno breccia tra i persiani e sarà improponibile qualunque accordo nei prossimi anni. Soprattutto in assenza del ritiro delle sanzioni, che sarebbe l'elemento che potrebbe sbloccare la trattativa e disinnescare le mine di Trump e Pompeo; ci saranno risposte iraniane? potrebbe prevalere la prudenza per evitare di fornire un pretesto? a Neom si è parlato solo di normalizzazione a suon di droni, o di estendere Abraham Accords all'Arabia Saudita? oppure si sono svelati piani di guerra che prevedevano linee di difesa dalle ritorsioni persiane che sarebbero sicuramente rivolte innanzitutto contro gli Emirati.\r\n\r\nAll'interno di tutta questa normalizzazione, Michele Giorgio ci ricorda che i palestinesi rimangono le vittime principali, sempre più marginalizzati e senza alcuna menzione nei giochi strategici tra potenze rivali.\r\n\r\nAscolta \"Mossad in azione antiraniana o in estensione degli Abraham Accords?\" su Spreaker.","4 Dicembre 2020","2020-12-04 11:22:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/Iran_nucleare-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"196\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/Iran_nucleare-300x196.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/Iran_nucleare-300x196.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/Iran_nucleare-1024x668.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/Iran_nucleare-768x501.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/Iran_nucleare.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Esecuzioni nucleari per avvelenare i pozzi nel Golfo",1607079572,[115,116,61,117,118,119,120,121],"http://radioblackout.org/tag/biden/","http://radioblackout.org/tag/fakhrizadeh/","http://radioblackout.org/tag/mossad/","http://radioblackout.org/tag/netanyahu/","http://radioblackout.org/tag/nucleare/","http://radioblackout.org/tag/pompeo/","http://radioblackout.org/tag/trump/",[123,28,15,24,124,125,22,126],"biden","netanyahu","nucleare","Trump",{"post_content":128},{"matched_tokens":129,"snippet":130,"value":131},[26],"capo dei guardiani della rivoluzione \u003Cmark>Soleimani\u003C/mark> con un drone e si","L'annus horribilis si è inaugurato con l'uccisione del capo dei guardiani della rivoluzione \u003Cmark>Soleimani\u003C/mark> con un drone e si conclude con i colpi di coda del trumpismo che intende avvelenare i pozzi con un altro generale eccellente di nuovo ucciso da un drone in Iraq al confine con la Siria e soprattutto con l'omicidio spettacolare in terra iraniana del responsabile scientifico dell'impresa nucleare di Ankara. 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L'Iran è anche il grande nemico dell'Occidente e così, dopo il disgelo abbozzato dall'amministrazione Obama e la sospensione delle sanzioni, si è tornati ad un'aperta ostilità essendo questi l'unica forza capace di mettere in discussione lo strapotere di Israele nell'area e di giocare realmente in proprio.\r\n\r\nCosì il caos sistemico avanza, prodotto dall'intersezione di livelli differenti che generano una narrazione frammentata in cui è spesso difficile inquadrare i reali obiettivi perseguiti sul campo. L'offensiva contro l'Iran passa ad esempio anche dall'espulsione del Qatar e dalla guerra finanziaria che sembra profilarsi contro questo vecchio alleato dei Sauditi che hanno subito colpito Al Jazeera, considerata un pericolo mortale per la propaganda delle petrolmonarchie.\r\n\r\nCome in passato chiediamo aiuto ad Alberto Negri de IlSole24Ore per capire meglio come prosegue l'incasinamento sistemico dell'area mediorientale e le potenziali conseguenze dell'attacco a Tehran.\r\n\r\nnegri Iran\r\n\r\n \r\n\r\n ","8 Giugno 2017","2017-06-10 12:25:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/tehran-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"191\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/tehran-300x191.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/tehran-300x191.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/tehran-768x489.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/tehran-1024x652.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/tehran.jpg 2000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tehran, Qatar... cambio di alleanze per gli interessi dell’era Trump",1496954141,[154,155,156,61,157,158,159,160],"http://radioblackout.org/tag/arabia-saudita/","http://radioblackout.org/tag/caos-sistemico/","http://radioblackout.org/tag/daesh/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/medioriente/","http://radioblackout.org/tag/mezzaluna-sciita/","http://radioblackout.org/tag/quatar/",[32,30,18,15,162,163,34,20],"isis","medioriente",{"post_content":165},{"matched_tokens":166,"snippet":167,"value":168},[26],"con i Pasdaran del generale \u003Cmark>Soleimani\u003C/mark>, a fianco del governo maggioranza","La rivendicazione dell'Isis degli attentati a Tehran è arrivata secondo le attese, una sorta di sanguinoso marchio impresso su decenni di politica estera dell'Iran e di contrapposizione tra la repubblica islamica e un universo sunnita che ha sempre mal sopportato l'esistenza di una “Mezzaluna sciita”.\r\n\r\nL'Iran viene colpito perché è lo stato del Medio Oriente che da più tempo e con maggiore efficacia combatte contro il jihadismo sunnita: lo fa in Iraq con i Pasdaran del generale \u003Cmark>Soleimani\u003C/mark>, a fianco del governo maggioranza sciita di Bagdad, lo fa in Siria sostenendo il regime alauita di Bashar Assad e appoggiando in Libano gli Hezbollah, da sempre in lotta con i gruppi radicali sunniti. 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Se sul fronte libanese la situazione sembra stazionaria, con Hezbollah che non scopre le carte per paura di un collasso interno, gli attacchi degli Houti alle navi cargo e i bombardamenti angloamericani in Yemen hanno aperto la questione “Mar Rosso”. Tutto ciò mentre l’Iran, altro grande attore regionale, si è impegnato in uno scambio di missili a lunga gittata con il Pakistan nel Belucistan. Una prima risposta agli attentati esplosivi all’anniversario della morte di Soleimani: avvertimento alle componenti sunnite o prova balistica da mostrare a Israele?\r\n\r\nL’innalzarsi della temperatura in Medio Oriente e l’impossibilità di una de-escalation, il fallimento ormai conclamato della gloriosa contro offensiva ucraina di primavera e lo sprofondamento della volontà europea sono solo gli ultimi, in ordine di tempo, segnali di quella “Sconfitta dell’Occidente” di cui più volte abbiamo provato a rendere conto ai nostri microfoni e intorno alla quale abbiamo provato a indagare grazie alla lettura dell’introduzione dell’omonimo libro di Emmanuel Todd recentemente uscito in Francia. (“La Defaite de l’Occident”, Gallimard 2024).\r\n\r\nOccidente in crisi, sotto molteplici punti di vista, ma sopratutto Vecchio Continente confuso spaesato e impotente, così tanto da arrivare ad “autodistruggersi per paura di Putin”. Paradigmatico, a proposito, la crisi del modello tedesco: un comparto industriale basato sull’importazione di gas e materie prima da Cina e Russia che ora si trova in ginocchio a causa della sanzioni volute dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, con disoccupazione e perdita di potere di acquisto che per la prima volta dopo molti anni cominciano a essere uno spauracchio per cittadini e cittadine del paese tedesco. La flessione del Pil del 2023, la peggiore dell’eurozona, porta con sé sfiducia nel sistema politico tradizionale e nell’esecutivo con i partiti “anti-sistema” che guadagnano ai sondaggi punti percentuali, Linke ma sopratutto l’AfD dato oggi al 22%. Se il 2023 è stato l’anno degli scioperi in Germania questo 2024 si apre con più di un grattacapo per la coalizione al governo guidata dai Verdi: un grosso sciopero dei ferrovieri e la protesta massiva degli agricoltori, che si sono visti ridurre gli incentivi per l’acquisto di carburante nel disperato tentativo di Scholz di trovare fondi per la “transizione verde”, hanno letteralmente bloccato il paese.\r\nDi tutto questo abbiamo provato a ragionare con un compagno tedesco.\r\n\r\nNella terza e ultima parte di trasmissione siamo volati in Ecuador dove grazie al contributo di Marcelo, compagno di Quito, abbiamo provato a raccontare il clima che si vive nel paese dopo la spettacolare recrudescenza della violenza dei narcos seguita all’evasione la settimana scorsa di Adolfo Macias, leader del gruppo narcos Los Choneros. Le cronache che ci arrivano dai media mainstream ci parlano di uno Stato che grazie alla legislatura di emergenza prova a difendere i suoi cittadini dai gruppi paramilitari che infestano il paese. Ancora una volta viene usato il paradigma della War on Drugs per giustificare draconiane misure di ripristino dell’ordine, coprifuoco ed esercito schierato sulle strade. 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Paradigmatico, a proposito, la crisi del modello tedesco: un comparto industriale basato sull’importazione di gas e materie prima da Cina e Russia che ora si trova in ginocchio a causa della sanzioni volute dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, con disoccupazione e perdita di potere di acquisto che per la prima volta dopo molti anni cominciano a essere uno spauracchio per cittadini e cittadine del paese tedesco. La flessione del Pil del 2023, la peggiore dell’eurozona, porta con sé sfiducia nel sistema politico tradizionale e nell’esecutivo con i partiti “anti-sistema” che guadagnano ai sondaggi punti percentuali, Linke ma sopratutto l’AfD dato oggi al 22%. Se il 2023 è stato l’anno degli scioperi in Germania questo 2024 si apre con più di un grattacapo per la coalizione al governo guidata dai Verdi: un grosso sciopero dei ferrovieri e la protesta massiva degli agricoltori, che si sono visti ridurre gli incentivi per l’acquisto di carburante nel disperato tentativo di Scholz di trovare fondi per la “transizione verde”, hanno letteralmente bloccato il paese.\r\nDi tutto questo abbiamo provato a ragionare con un compagno tedesco.\r\n\r\nNella terza e ultima parte di trasmissione siamo volati in Ecuador dove grazie al contributo di Marcelo, compagno di Quito, abbiamo provato a raccontare il clima che si vive nel paese dopo la spettacolare recrudescenza della violenza dei narcos seguita all’evasione la settimana scorsa di Adolfo Macias, leader del gruppo narcos Los Choneros. Le cronache che ci arrivano dai media mainstream ci parlano di uno Stato che grazie alla legislatura di emergenza prova a difendere i suoi cittadini dai gruppi paramilitari che infestano il paese. Ancora una volta viene usato il paradigma della War on Drugs per giustificare draconiane misure di ripristino dell’ordine, coprifuoco ed esercito schierato sulle strade. Ma i rapporti dei gruppi criminali con chi sta al potere, in Ecuador come altrove, sono ben più complessi e radicati nel tempo.\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/fine_della_storia_18gen_24.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nEmanuel Todd e la sconfitta dell'Occidente\r\nEmanuel Todd \"La Defaite de l'Occident\", Gallimard , 2014 - Introduzione\r\nEmmanuel Todd : « On est à la veille d'un basculement du monde »\r\n \r\n\r\nProteste contadine in Germania\r\nThe farmers challenging the EU's green agenda - Financial Times\r\nEwald Engelen, Farmers' Revolt — Sidecar",[212],{"field":93,"matched_tokens":213,"snippet":209,"value":210},[26],{"best_field_score":137,"best_field_weight":138,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":46,"score":139,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":46},{"document":216,"highlight":230,"highlights":235,"text_match":135,"text_match_info":238},{"comment_count":46,"id":217,"is_sticky":46,"permalink":218,"podcastfilter":219,"post_author":220,"post_content":221,"post_date":222,"post_excerpt":52,"post_id":217,"post_modified":223,"post_thumbnail":224,"post_title":225,"post_type":202,"sort_by_date":226,"tag_links":227,"tags":229},"56846","http://radioblackout.org/podcast/cronache-dellinterregno-episodio-3-grande-e-il-disordine-sotto-il-cielo-del-medio-oriente/",[181],"cattivipensieri","\"La recente uccisione per mezzo di un drone del generale iraniano Soleimani e di nove uomini del suo entourage sembra significare il rilancio dell'iniziativa strategica da parte americana in Medio Oriente. 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