","Sudan. Il silenzio sul genocidio","post",1752107810,[63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/fame/","http://radioblackout.org/tag/genocidio/","http://radioblackout.org/tag/profughi/","http://radioblackout.org/tag/sudan/",[68,69,25,15],"fame","genocidio",{"post_content":71,"post_title":75,"tags":78},{"matched_tokens":72,"snippet":73,"value":74},[15],"In \u003Cmark>Sudan\u003C/mark> la guerra continua nell’indifferenza di","In \u003Cmark>Sudan\u003C/mark> la guerra continua nell’indifferenza di buona parte dei movimenti contro guerre e riarmo su scala globale. Nel nostro paese, salvo piccole eccezioni, pare che a nessuno interessi il peggior genocidio di questo secolo.\r\nLa guerra per il potere ed il controllo delle risorse scoppiata tra le fazioni di Al Burhan e di Hemetti, ha fatto oltre 150.000 morti e obbligato allo sfollamento o all’esilio oltre 14 milioni di persone.\r\nÉ probabile che si arrivi ad una sostanziale balcanizzazione del paese. 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I profughi, coloro che hanno cercato protezione nei Paesi confinanti, sono circa 1.500.000. Secondo le Nazioni Unite, il Sudan è oggi il Paese con il numero di sfollati più elevato al mondo e ben oltre la metà dei 45 milioni di abitanti del Paese soffre di grave insicurezza alimentare.\r\nDopo l’inizio dei combattimenti scoppiati il 15 aprile 2023 nella capitale del Sudan, la guerra si è estesa nel Darfur e in diverse altre zone, tra queste il Kordofan, il Nilo Blu e Merowe, città settentrionale vicina all’Egitto e al Nilo, dove si trovano importanti miniere d’oro e un aeroporto militare.\r\nLa guerra ha spinto il Darfur, già in ginocchio da conflitti mai risolti, in una posizione ancora più vulnerabile. Lì, le tribù arabe e non arabe, come i Masalit, hanno combattuto per le scarse risorse di terre e acqua per oltre 20 anni. Ora gli scontri hanno assunto una dimensione etnica.\r\nUn sempre crescente numero di testimonianze e documenti ha paragonato gli attacchi attuali a una pulizia etnica, aggressioni perpetrate da milizie arabe insieme a membri delle RSF. Khartoum è ormai solo un cumulo di macerie.\r\nIl sistema sanitario del Sudan è al collasso; difficile controllare persino l’espandersi di malattie come il morbillo e il colera. Le agenzie umanitarie hanno affermato che l’esercito limita l’accesso agli aiuti umanitari e che quel poco che riesce a passare è a rischio di saccheggio nelle aree controllate dagli uomini di Hemetti.\r\n\r\nE proprio in questi giorni Martin Griffiths, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, ha invitato la comunità internazionale ad “assumersi le proprie responsabilità” dopo un anno di conflitto devastante. “Come ho già detto, appena tre mesi dopo l’inizio del conflitto, il mondo non può ignorare l’eco dolorosa della storia. 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La situazione sociale ed umanitaria è drammatica, e lo scontro tra le milizie delle Rapid Support Forces di Mohamed Hamdan Dagalo, meglio noto come Hemetti, da un lato e al-Burhan, presidente del Consiglio Sovrano e di fatto capo dello Stato e delle Forze armate sudanesi (SAF) dall’altro, non sembra dare segni di diminuzione.\r\n\r\nL'Autorità intergovernativa per lo Sviluppo (Igad) riporta di un possibile ed ennesimo tentativo di mediazione nelle prossime settimane, tra i capi delle fazioni militari in guerra per preparare misure che creino “fiducia” e in prospettiva l’avvio di “un processo politico”. Nel mentre, nella voluta distrazione della comunità internazionale e nella quasi assenza di copertura mediatica internazionale, più dell’80% degli ospedali del paese ha chiuso, e la prospettiva di un Sudan diviso in due, con i due centri di potere di Port Sudan in mano ad Al Burhan e Khartoum a Hemedti, potrebbe essere sempre più reale.\r\n\r\nDi tutto ciò ne parliamo con Stefano della ONG Music for Peace, da poco rientrato dal Sudan stesso a seguito di una missione umanitaria. 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Non è vero che scarseggi, ma è vero che è mal distribuita, spesso sprecata e soprattutto privatizzata.\r\n\r\nLa svolta si è avuta nel 2000, quando al II forum dell’acqua svoltosi all’Aja dal 17 al 22 marzo, venne stabilito che l’acqua non era un diritto umano – in quanto tale inalienabile – ma un bisogno umano, quindi smerciabile e privatizzabile.\r\nUn recente rapporto del «National Intelligence Estimate» reso pubblico a Washington dal Dipartimento di Stato ha lanciato l’allarme sulle future minacce alla sicurezza globale.\r\nSecondo l’amministrazione Obama presto la situazione diverrà esplosiva, scatenando vere “water wars”.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Salvo Vaccaro, esperto di questioni geopolitiche e docente all’Università di Palermo. \r\n\r\n","2018-10-17 23:00:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/la-guerra-dell-acqua3-200x110.jpg","Le guerre per l’acqua","podcast",1335204067,[417,418,171,419,420,66],"http://radioblackout.org/tag/acqua/","http://radioblackout.org/tag/golan/","http://radioblackout.org/tag/guerre-per-lacqua/","http://radioblackout.org/tag/nilo/",[422,392,178,398,389,15],"acqua",{"tags":424},[425,427,429,431,433,435],{"matched_tokens":426,"snippet":422,"value":422},[],{"matched_tokens":428,"snippet":392,"value":392},[],{"matched_tokens":430,"snippet":178,"value":178},[],{"matched_tokens":432,"snippet":398,"value":398},[],{"matched_tokens":434,"snippet":389,"value":389},[],{"matched_tokens":436,"snippet":87,"value":87},[15],[438],{"field":37,"indices":439,"matched_tokens":440,"snippets":442,"values":443},[17],[441],[15],[87],[87],{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":105,"num_tokens_dropped":49,"score":445,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":49},"578730123365711977",{"document":447,"highlight":459,"highlights":467,"text_match":472,"text_match_info":473},{"comment_count":49,"id":448,"is_sticky":49,"permalink":449,"podcastfilter":450,"post_author":362,"post_content":451,"post_date":452,"post_excerpt":55,"post_id":448,"post_modified":453,"post_thumbnail":454,"post_title":455,"post_type":414,"sort_by_date":456,"tag_links":457,"tags":458},"93651","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-15-novembre-voci-di-disertori-russi-e-ucraini-sudan-il-ritorno-di-trump/",[362],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Argomentavamo come il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca fosse un segno dei tempi.\r\nLa grande paura della fine del privilegio di cui hanno goduto le classi medie dei paesi ricchi attraversa trasversalmente il pianeta ed investe anche gli States.\r\nLa promessa nel ritorno dell’età dell’oro è una delle chiavi di lettura della vittoria elettorale del tycoon di New York.\r\nOggi vogliamo provare ad inquadrare il contesto geopolitico in cui si inserisce il ritorno di Trump e di quello che rappresenta.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nAlways on the move\r\nTorino: vetrina per turisti e città delle armi\r\nGiovedì 28 novembre\r\nore 21 in corso Palermo 46\r\nPresentazione dell’opuscolo\r\nDialogheranno Francesco Migliaccio e Maria Matteo\r\n\r\nContinuano le presentazioni di “Tramandare il fuoco. Per un approccio libertario alla questione Palestinese”. Dopo Torino, Trieste e Carrara, venerdì 22 saremo a Reggio Emilia e venerdì 29 a Pordenone. \r\n\r\nOgni martedì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20 (per info scrivete a fai_torino@autistici.org)\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":465,"snippet":466,"value":466},[15],"Anarres del 15 novembre. Voci di disertori russi e ucraini. \u003Cmark>Sudan\u003C/mark>. 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I due paesi si scambiano accuse e spiccano mandati di arresto reciproci tra i due presidenti, intanto sul piano diplomatico il Messico non invita la corona di Spagna alla cerimonia d'insediamento della nuova presidente Claudia Sheinbaum a causa delle sue mancate scuse per i crimini commessi dagli spagnoli durante la conquista ,ferite che ancora bruciano.\r\n\r\nIl modello Bukele adotatto in El Salvador si propone come soluzione alla violenza diffusa ,meno diritti piu' repressione ,ma le conseguenze di queste politiche repressive si riflettono sullo stato della società civile stretta tra la violenza istituzionale e quella dei narcos che acquisiscono sempre più potere e influenza economica sul continente.\r\n\r\nUn quadro complesso in chiaroscuro che ci rimanda un America Latina nel pieno di un processo di transizione in cui si sovrappongono diversi modelli di società a volte contrapposti , con contraddizioni e fratture sociali derivate dalle eterne disuguaglianze che sono ben lungi dal ricomporsi.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Miavaldi ,profondo conoscitore della realtà indiana, parliamo dell'India e dei sommovimenti alla sua periferia in Sri Lanka e Bangladesh.\r\n\r\nNel contesto frammentato ed attraversato dagli eventi bellici che sta ridefinendo gli equilibri internazionali ,l'India ha una postura di equidistanza fra i blocchi che si stanno profilando. Da una parte è integrata nei BRICS dall'altra è all'interno del QUAD un'alleanza militare anti-cinese guidata dagli americani e comprendente anche giapponesi, indiani e australiani. Questa politica è erede della posizione di non allineamento (quando c'erano i due blocchi contrapposti ) di Nehru e di Indira Ghandi, ma il contesto è molto diverso e l'India è un partner commerciale importante della Cina ,nonostante le tensioni ai confini , e al contempo un rivale regionale . Intanto le cose si muovono ai confini del continente indiano ,le dinastie che hanno governato il Bangladesh e lo Sri Lanka sono state estromesse dalle rivolte popolari ,Sheikh Hasina la presidente dal pugno di ferro del Bangladesh è in esilio in India con grave imbarazzo di Modi ,mentre a Dacca il governo ad interim sostenuto dai movimenti studenteschi che hanno promosso la rivolta contro Hasina è guidato dal premio nobel Yunus con la benevola momentanea tolleranza dell'esercito.\r\n\r\nIn Sri Lanka è stato eletto nuovo presidente Anura Kumara Dissanayake leader del Partito nazionale del popolo, coalizione di sinistra che raccoglie anche i JVP il partito del presidente di tendenza marxista rivoluzionaria fondato nel 1965. Dissanayake ha promesso di sviluppare il settore manifatturiero, quello tecnologico e l’agricoltura, ma soprattutto in campagna elettorale si è posto come il candidato anticorruzione, vicino al popolo e garante della trasparenza. Sta rinegoziando con il FMI il prestito che a condizionalità insostenibili per il paese aveva contrattato Rajapaksa, rappresentante della dinastia al potere , le aspettative sono molte dopo il default sul debito ed anche le ferite della guerra civile contro i Tamil durata dal 1983 al 2009 attendono di essere rimarginate .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/Miavaldi_2024-09-27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Pamidesse ,di Focus on Africa , approfondiamo la situazione in Sudan e in Corno d'Africa. In Sudan giovedì l’esercito regolare ha iniziato una controffensiva particolarmente intensa, la più grande degli ultimi mesi, nelle zone del paese controllate dal gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), che sono concentrate soprattutto nella capitale Khartum. Furiosi combattimenti si registrano a Omdurman, la città gemella di Khartoum nel pieno del centro abitato con conseguenze disastrose per i civili . La guerra che sembrava congelata in una divisione del paese che ricordava lo scenario libico ha avuto quindi un accelerazione dovuta forse al rifornimento di materiale bellico ulteriore da parte degli alleati di Al Burhan (Egitto) e ad un tentativo di acquisire vantaggi sul campo in vista di una eventuale trattativa .\r\n\r\nLe condizioni della popolazione sono spaventose ,è la più grave crisi umanitaria nel mondo e oltre alle devastazioni dovute alla guerra ,le migliaia di sfollati , la carestia che affligge varie parti del paese , le violazioni dei diritti umani e le violenze esercitate dalle parti in conflitto contro la popolazione civile si aggiunge l'epidemia di colera che sta colpendo la capitale.\r\n\r\nTutto ciò avviene in un contesto regionale sempre più teso con l'Egitto che si appresta a trasferire truppe in Somalia in seguito ad un accordo con Mogadiscio in funzione anti Etiopia che invece reclama un accesso al mare in seguito agli accordi con il Somaliland per l'utilizzo in concessione di un tratto di costa sul Mar Rosso. Sullo sfondo le tensioni mai sopite tra Egitto ed Etiopia a proposito della diga del Gerd sul fiume Nilo Azzurro il cui riempimento in atto dal 2020 sta provocando le proteste dell'Egitto e del Sudan che si ritengono danneggiati nell'utilizzo delle risorse idriche del Nilo.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","29 Settembre 2024","2024-09-29 13:02:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 26/09/2024-AMERICA LATINA DISILLUSIONI E RUMORI DI SCIABOLE-SRI LANKA E BANGLADESH ,SOMMOVIMENTI NELLA PERIFERIA INDIANA -SUDAN AL BURHAN ATTACCA KHARTOUM MENTRE IL CORNO D'AFRICA E' SEDUTO SU UNA POLVERIERA.",1727614931,[490],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[382],{"post_content":493,"post_title":497},{"matched_tokens":494,"snippet":495,"value":496},[15],"Africa , approfondiamo la situazione in \u003Cmark>Sudan\u003C/mark> e in Corno d'Africa. 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Il processo di Astana (accordo fra Russia ,Turchia e Iran) ha disinnescato il conflitto congelandolo ,ma la crisi di egemonia dell'impero americanao si è rivelata ulteriormente con la constatazione che gli Stati Uniti non sono in grado di sostenere una guerra su più fronti. L'egemonia americana si esercita solo sul piano militare , grazie alla presenza di basi militari dislocate in tutto il mondo e alla bulimica spesa per la difesa che viene finanziata attraendo dollari che sono considerati un bene rifugio di fronte al caos che diventa funzionale al mantenimento dell'egemonia statunitense.\r\n\r\nIl capitale investito nella guerra ucraina ritorna per un 90% negli U.S.A. attraverso il complesso militare industriale che produce gli armamenti venduti al governo di Kiev , con la guerra per procura l'egemone americano ha ottenuto di dividere l'Europa dalla Russia, azzerare l'affluso di energia a basso costo proveniente dalla Russia che sosteneva la produzione tedesca con la distruzione dei gasdotti ,colpendo un potenziale concorrente e ha rivitalizzto la Nato . Nelle aspettative dei think tank neoconservatori come \"Heritage foundation\" che ancora condizionano la politica estera statunitense ,la guerra per procura contro la Russia avrebbe dovuto portare al collasso di Mosca e di conseguenza un indebolimento della Cina ,indicata come il nemico principale dal PNAC (Project for the New American Century) .\r\n\r\nL'operazione Maidan guidata da Victoria Nuland faceva parte del progetto di espansione della Nato fino ai confini della Russia e la guerra nel Donbass è stata alimentata ad arte depotenziando fino a renderli inefficaci gli accordi di Minsk come ha avuto modo di confermare pubblicamente la ex cancelliera tedesca Merkel.\r\n\r\nLe prospettive di un coinvolgimento nel conflitto della Nato sono reali considerando le difficoltà sul campo dell'esercito ucraino ,si sta preparando l'opinione pubblica a questa eventualità mutando attraverso la propaganda bellica la stessa percezione della guerra ,creando le premesse per un arruolamento anche delle coscienze .\r\n\r\nL'unica risposta alla classica domanda sul \"che fare\" rimane la guerra contro le borghesie nazionali che ci stanno portando alla catastrofe e la diserzione di massa contro la mobilitazione guerrafondaia che viene alimentata dalla propaganda bellicista.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-GUERRA-MONESTAROLO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse redattore della rivista Focus on Africa parliamo del Corno d'Africa in particolare del processo di dissoluzione dell'entità statale somala dopo le prese di posizione del Puntland ,(regione semiautonoma della Somalia) , che ha ritirato il 31 marzo il suo riconoscimento delle autorità federali somale, dopo che il parlamento di Mogadiscio ha approvato una riforma costituzionale che introduce, tra le altre cose, l’elezione diretta del presidente e gli permette di nominare il primo ministro senza l’approvazione del parlamento . Finora la Somalia aveva votato con un sistema indiretto, in cui i rappresentanti dei clan facevano da intermediari. Secondo il governo le riforme sono necessarie per la stabilità politica, ma chi le critica pensa che l’esecutivo stia cercando di accentrare il potere. Le autorità del Puntland chiedono un referendum nazionale sulle riforme.\r\n\r\nA questo si aggiunge l'accordo tra Etiopia e Somaliland che prevede per l’Etiopia l'accesso ai porti del Somaliland, che in cambio otterrà il riconoscimento ufficiale da parte di Addis Abeba (al momento il Somaliland non è riconosciuto dalla comunità internazionale).\r\n\r\nPer quanto non legalmente vincolante, il memorandum d’intesa è considerato un passo molto importante sia per l’Etiopia, che così avrà uno sbocco commerciale e navale sul Mar Rosso – che gli è precluso dal 1993, anno dell'indipendenza dell'Eritrea – sia per il Somaliland, che uscirebbe ufficialmente per la prima volta dall'isolamento internazionale in cui si trova. L'accordo ha scatenato la reazione ostile da parte della Somalia con una crisi diplomatica con l'Etiopia ,a dimostrazione delle tensioni che si addensano sul Corno d'Africa ,un area estremamente sensibile rispetto agli equilibri strategici e commerciali globali in via di ridefinizione.\r\nParliamo anche del Sudan ad un anno dallo scoppio della guerra tra l'esercito sudanese e le RSF (le forze di supporto rapido) di Hemmeti , la situazione dal punto di vista militare è di stallo con il paese diviso in due ,la diplomazia internazionale è totalmente inefficace ,si richiede la riapertura dei colloqui fra le parti per far ripartire le trattative ,la società civile sudanese che 5 anni fa ersa stata protagonista delle mobilitazione che avevano portato alla caduta di Al Bashir è schiacciata dalla guerra che ha un impatto devastante sulla popolazione.\r\n\r\nNell'indifferenza generale dell'informazione si sta producendo in Sudan un vera e propria catastrofe umanitaria ,metà della popolazione sudanese è bisognosa di assistenza sanitaria ,otto milioni di profughi interni e più di un milione e mezzo di rifugiati nei paesi confinanti non hanno accesso ai presidi sanitari ,hanno difficoltà a reperire cibo ,si stanno diffondendo epidemie ,si assiste a ripetute violazioni dei diritti umani da parte di entrambi i contendenti con stupri di massa ed episodi di pulizia etnica sempre più frequenti.\r\n\r\nNessuno dei contendenti puo' vincere militarmente e gli interessi dei paesi coinvolti nel sostegno della guerra alimentano il conflitto nel silenzio complice delle diplomazie occidentali , mentre il popolo sudanese è sprofondato in un incubo senza fine dopo le speranze alimentate dalla caduta del dittatore Al Bashir 5 anni fa.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-MATTEO.mp3\"][/audio]","14 Aprile 2024","2024-04-14 12:10:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 11/04/2024- GUERRA IN UCRAINA,DECLINO DELL'IMPERO E CONTESA PER L'EGEMONIA GLOBALE -SUDAN AD UN ANNO DALLA GUERRA FRA WARLORDS NESSUN VINCITORE POSSIBILE E UNA CRISI UMANITARIA DEVASTANTE .",1713096601,[490],[382],{"post_content":522,"post_title":526},{"matched_tokens":523,"snippet":524,"value":525},[15,199],"di ridefinizione.\r\nParliamo anche del \u003Cmark>Sudan\u003C/mark> ad un anno dallo scoppio della guerra tra l'esercito \u003Cmark>sudan\u003C/mark>ese e le RSF (le forze","Bastioni di Orione con Giorgio Monestarolo che si occupa principalmente di storia economica e socio-culturale dell’età moderna, con particolare attenzione ai rapporti tra capitalismo, economia di mercato e dinamiche sociali e ambientali nonchè autore del libro \"Ucraina ,Europa mondo \" parliamo della guerra in Ucraina e i riflessi del conflitto sulla contesa per l'egemonia globale in corso.\r\n\r\nSi parte con un collegamento tra il conflitto ucraino e la guerra in Libia e in Siria dove la fine di Gheddafi è stata un campanello di allarme per Putin e il tentativo di cambio di regime in Siria è fallito a causa dell'intervento militare russo che ha sostenuto il suo cliente storico Assad per tutelare la propria proiezione nel Mediterraneo . Il processo di Astana (accordo fra Russia ,Turchia e Iran) ha disinnescato il conflitto congelandolo ,ma la crisi di egemonia dell'impero americanao si è rivelata ulteriormente con la constatazione che gli Stati Uniti non sono in grado di sostenere una guerra su più fronti. L'egemonia americana si esercita solo sul piano militare , grazie alla presenza di basi militari dislocate in tutto il mondo e alla bulimica spesa per la difesa che viene finanziata attraendo dollari che sono considerati un bene rifugio di fronte al caos che diventa funzionale al mantenimento dell'egemonia statunitense.\r\n\r\nIl capitale investito nella guerra ucraina ritorna per un 90% negli U.S.A. attraverso il complesso militare industriale che produce gli armamenti venduti al governo di Kiev , con la guerra per procura l'egemone americano ha ottenuto di dividere l'Europa dalla Russia, azzerare l'affluso di energia a basso costo proveniente dalla Russia che sosteneva la produzione tedesca con la distruzione dei gasdotti ,colpendo un potenziale concorrente e ha rivitalizzto la Nato . Nelle aspettative dei think tank neoconservatori come \"Heritage foundation\" che ancora condizionano la politica estera statunitense ,la guerra per procura contro la Russia avrebbe dovuto portare al collasso di Mosca e di conseguenza un indebolimento della Cina ,indicata come il nemico principale dal PNAC (Project for the New American Century) .\r\n\r\nL'operazione Maidan guidata da Victoria Nuland faceva parte del progetto di espansione della Nato fino ai confini della Russia e la guerra nel Donbass è stata alimentata ad arte depotenziando fino a renderli inefficaci gli accordi di Minsk come ha avuto modo di confermare pubblicamente la ex cancelliera tedesca Merkel.\r\n\r\nLe prospettive di un coinvolgimento nel conflitto della Nato sono reali considerando le difficoltà sul campo dell'esercito ucraino ,si sta preparando l'opinione pubblica a questa eventualità mutando attraverso la propaganda bellica la stessa percezione della guerra ,creando le premesse per un arruolamento anche delle coscienze .\r\n\r\nL'unica risposta alla classica domanda sul \"che fare\" rimane la guerra contro le borghesie nazionali che ci stanno portando alla catastrofe e la diserzione di massa contro la mobilitazione guerrafondaia che viene alimentata dalla propaganda bellicista.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-GUERRA-MONESTAROLO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse redattore della rivista Focus on Africa parliamo del Corno d'Africa in particolare del processo di dissoluzione dell'entità statale somala dopo le prese di posizione del Puntland ,(regione semiautonoma della Somalia) , che ha ritirato il 31 marzo il suo riconoscimento delle autorità federali somale, dopo che il parlamento di Mogadiscio ha approvato una riforma costituzionale che introduce, tra le altre cose, l’elezione diretta del presidente e gli permette di nominare il primo ministro senza l’approvazione del parlamento . Finora la Somalia aveva votato con un sistema indiretto, in cui i rappresentanti dei clan facevano da intermediari. Secondo il governo le riforme sono necessarie per la stabilità politica, ma chi le critica pensa che l’esecutivo stia cercando di accentrare il potere. Le autorità del Puntland chiedono un referendum nazionale sulle riforme.\r\n\r\nA questo si aggiunge l'accordo tra Etiopia e Somaliland che prevede per l’Etiopia l'accesso ai porti del Somaliland, che in cambio otterrà il riconoscimento ufficiale da parte di Addis Abeba (al momento il Somaliland non è riconosciuto dalla comunità internazionale).\r\n\r\nPer quanto non legalmente vincolante, il memorandum d’intesa è considerato un passo molto importante sia per l’Etiopia, che così avrà uno sbocco commerciale e navale sul Mar Rosso – che gli è precluso dal 1993, anno dell'indipendenza dell'Eritrea – sia per il Somaliland, che uscirebbe ufficialmente per la prima volta dall'isolamento internazionale in cui si trova. L'accordo ha scatenato la reazione ostile da parte della Somalia con una crisi diplomatica con l'Etiopia ,a dimostrazione delle tensioni che si addensano sul Corno d'Africa ,un area estremamente sensibile rispetto agli equilibri strategici e commerciali globali in via di ridefinizione.\r\nParliamo anche del \u003Cmark>Sudan\u003C/mark> ad un anno dallo scoppio della guerra tra l'esercito \u003Cmark>sudan\u003C/mark>ese e le RSF (le forze di supporto rapido) di Hemmeti , la situazione dal punto di vista militare è di stallo con il paese diviso in due ,la diplomazia internazionale è totalmente inefficace ,si richiede la riapertura dei colloqui fra le parti per far ripartire le trattative ,la società civile \u003Cmark>sudan\u003C/mark>ese che 5 anni fa ersa stata protagonista delle mobilitazione che avevano portato alla caduta di Al Bashir è schiacciata dalla guerra che ha un impatto devastante sulla popolazione.\r\n\r\nNell'indifferenza generale dell'informazione si sta producendo in \u003Cmark>Sudan\u003C/mark> un vera e propria catastrofe umanitaria ,metà della popolazione \u003Cmark>sudan\u003C/mark>ese è bisognosa di assistenza sanitaria ,otto milioni di profughi interni e più di un milione e mezzo di rifugiati nei paesi confinanti non hanno accesso ai presidi sanitari ,hanno difficoltà a reperire cibo ,si stanno diffondendo epidemie ,si assiste a ripetute violazioni dei diritti umani da parte di entrambi i contendenti con stupri di massa ed episodi di pulizia etnica sempre più frequenti.\r\n\r\nNessuno dei contendenti puo' vincere militarmente e gli interessi dei paesi coinvolti nel sostegno della guerra alimentano il conflitto nel silenzio complice delle diplomazie occidentali , mentre il popolo \u003Cmark>sudan\u003C/mark>ese è sprofondato in un incubo senza fine dopo le speranze alimentate dalla caduta del dittatore Al Bashir 5 anni fa.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-MATTEO.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":527,"snippet":528,"value":528},[499],"BASTIONI DI ORIONE 11/04/2024- GUERRA IN UCRAINA,DECLINO DELL'IMPERO E CONTESA PER L'EGEMONIA GLOBALE -\u003Cmark>SUDAN\u003C/mark> AD UN ANNO DALLA GUERRA FRA WARLORDS NESSUN VINCITORE POSSIBILE E UNA CRISI UMANITARIA DEVASTANTE .",[530,532],{"field":98,"matched_tokens":531,"snippet":524,"value":525},[15,199],{"field":95,"matched_tokens":533,"snippet":528,"value":528},[499],{"best_field_score":474,"best_field_weight":475,"fields_matched":259,"num_tokens_dropped":49,"score":476,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":49},{"document":536,"highlight":548,"highlights":556,"text_match":472,"text_match_info":561},{"comment_count":49,"id":537,"is_sticky":49,"permalink":538,"podcastfilter":539,"post_author":362,"post_content":540,"post_date":541,"post_excerpt":55,"post_id":537,"post_modified":542,"post_thumbnail":543,"post_title":544,"post_type":414,"sort_by_date":545,"tag_links":546,"tags":547},"88403","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-22-marzo-leonardo-i-profitti-schizzano-alle-stelle-guerra-e-fame-in-sudan-anarchia-e-decolonialita-universale-singolare-transfemminismo-e-anarchia/",[362],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/2024-03-22-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLeonardo su tutti i fronti di guerra\r\nLe ultime notizie collocano Leonardo su vari fronti di guerra. Leonardo vende armi all’Arabia Saudita, in guerra con lo Yemen. É tra i principali fornitori del Qatar, che sovvenziona Hamas, e proprio in questi giorni sta partecipando, insieme a Fincantieri, al DIMDEX (Doha International Maritime Defence Exhibition & Conference) cominciato ieri a Doha. Leonardo rifornisce Israele, che sta massacrando e affamando la popolazione di Gaza. Gli Eurofighter in azione a Gaza e gli elicotteri addestratori forniti alla Nigeria sono prodotti da Leonardo.\r\nLast but not the least: Leonardo parteciperà alla costruzione di 12 sottomarini nucleari statunitensi.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo\r\n\r\nI profitti dei mercanti d’armi (in Italia Leonardo) schizzano alle stelle\r\nLo storico inglese Adam Tooze, professore alla Columbia University e direttore dell’European Institute, ha scritto, commentando i dati del Financial Times sull’aumento del portafoglio ordini delle aziende del settore e della loro crescita in Borsa, ”Good times for the merchants of death“. E in effetti gli ordinativi di armamenti, munizioni e nuovi sistemi ad uso militare sono ai massimi storici.\r\nIn Italia il principale beneficiario delle guerre in corso e delle politiche di riarmo è il gruppo Leonardo, che ha chiuso il 2023 con ricavi di 15,3 miliardi di euro, in rialzo del 3,9% rispetto al 2022.\r\n\r\nGuerra in Sudan. Milioni di persone alla fame\r\nQuasi cinque milioni di persone in Sudan nei prossimi mesi soffriranno la fame in alcune parti del paese dilaniato dalla guerra. “Un aumento senza precedenti nel trattamento del deperimento grave, la manifestazione più letale della malnutrizione, è già stato osservato nelle aree accessibili”, ha affermato Griffiths, a capo degli aiuti dell’ONU.\r\n\r\nVerso un'idea non nazionalista della decolonizzazione.\r\nVi proponiamo un audio di Federico Ferretti, geografo e docente all'università di Bologna che ha introdotto l’incontro su Anarchia e decolonialità.\r\nQui il video della serata\r\n\r\nUniversale singolare. Transfemminismo e anarchia\r\nIl transfemminismo all’alba del terzo decennio del secolo esperisce la possibilità di passare dal genere all’individuo, dalla gerarchia sessualizzata alla molteplicità.\r\nÈ un femminismo che, in ogni angolo del pianeta, si deve confrontare con l’estrema violenza della reazione patriarcale, che si traduce sia in gabbie normative, sia in violenza sistemica nei confronti delle identità mobili, irriducibili ad ogni logica binaria.\r\nChi vive al di là e contro i generi, i ruoli, le maschere ha una forza dirompente, perché sbriciola il binarismo e l’essenzialismo.\r\n\r\nAppuntamenti\r\n\r\nCena antipasquale\r\nVenerdì 5 aprile\r\nore 20\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nMenù vegan e buon vino\r\nPer prenotarti scrivi a antimilitarista.to@gmail.com\r\nQuanto costa? Da ognuno come può, più che può.\r\nÈ benefit per le lotte che conduciamo ogni giorno per le strade della nostra città \r\n\r\nSabato 6 aprile\r\nore 15\r\npiazza del tricolore\r\ncorteo No CPR a Milano\r\n\r\nSabato 7 aprile\r\nDalle 10 alle 17\r\nAssemblea antimilitarista\r\npresso l’Ateneo Libertario in viale Monza 255 (metro Precotto)\r\nSi discuterà:\r\n1) report e aggiornamenti dai territori; 2) iniziativa per il 2 giugno; 3) Guerra interna: militarizzazione delle frontiere e dei territori; 4) Missioni militari all'estero. Campagna di informazione e lotta; 5) La guerra in Ucraina rischia di diventare guerra europea: campagna di informazione e lotta e sostegno ai disertori russi e ucraini; 6) Contro il G7 energia a Venaria (TO): iniziativa di informazione e lotta contro le missioni militari italiane in difesa degli interessi dell'ENI; 7) Iniziative antimilitariste sul conflitto in Israele e Palestina. \r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nanarchica e femminista\r\nDalle lotte sociali a quelle per la libertà delle donne, dall’attività editoriale all’opposizione alla guerra tra emigrazione, carcere, esilio.\r\nore 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo e Luisa Dell'Acqua curatrice e traduttrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia di Emma Goldman.\r\n\r\nSabato 20 aprile\r\nore 17 in corso Palermo 46\r\nL’anarchia in 100 canti\r\ndi e con Alessio Lega\r\npresentazione del libro e concerto\r\na seguire pastasciutta, spritz e birrette\r\n\r\nGiovedì 25 aprile ore 15\r\nalla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, in corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.\r\nRicordo, bicchierata, fiori, musica.\r\nE, dal vivo, Alba&carenza503 e il Cor'occhio nel canzoniere anarchico e antifascista\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20 \r\nContatti: \r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","1 Aprile 2024","2024-04-01 09:10:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/2024-04-05-cena-antipasquale-200x110.jpg","Anarres del 22 marzo. 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Bloccati i mercanti d’armi!\r\nIl 28 novembre era la giornata di apertura dell’Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria bellica aerospaziale.\r\nUn evento a porte chiuse, riservato ai maggiori produttori a livello mondiale, ai rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor.\r\nL’appuntamento per gli antimilitaristi era di fronte all’ingresso dell’Oval, dove, protetti da un ingente schieramento di polizia, dovevano entrare i partecipanti a questa convention, fiore all’occhiello della lobby armiera subalpina.\r\nGli antimilitaristi armati di striscioni e cartelli sin dalle 12 hanno occupato la strada davanti al cancello del centro congressi.\r\nDopo pochi minuti le auto dirette all’Oval hanno fatto retro marcia. I partecipanti sono stati obbligati ad entrare all’Oval a piedi, alla spicciolata, da un passaggio interno al Lingotto.\r\nPer la prima volta dopo 18 anni gli antimilitarist* hanno bloccato l’ingresso ai mercanti d’armi.\r\nIl blocco è stato tenuto per oltre due ore, in modo che nessuno passasse dalla porta principale.\r\n\r\nSudan. Il silenzio sulla strage\r\nLa guerra civile in Sudan è scomparsa dai media, nonostante continuino i massacri specie nel Darfur.\r\nSe a Khartoum e nelle zone limitrofe la situazione è molto grave, nel Darfur è catastrofica. Forte è il rischio di un genocidio simile a quello compiuto nella prima decade del Duemila dagli ex janjaweed (termine che più o meno significa “diavoli a cavallo”), che sono stati ribattezzati Rapid Support Forces. Hemetti ne era il leader: assaltavano i villaggi africani, bruciavano le capanne, ammazzavano senza pietà gli uomini, stupravano le donne e rapivano i bambini costringendoli a arruolarsi.\r\nPersone in fuga verso il Ciad hanno riferito di una nuova ondata di omicidi a sfondo etnico nel Darfur occidentale, dopo che le RSF hanno preso il controllo della principale base dell’esercito a El Geneina, capoluogo della regione. Anche in questo caso testimoni oculari hanno riferito ai reporter di Reuters di aver visto le milizie arabe in azione mentre perseguitavano i masalit a Ardamata, vicino a El Geneina, dove si trova anche un campo per sfollati.\r\nIn quell’area l’obbiettivo sono proprio le persone di etnia masalit, popolazione musulmana, ma non araba, che vive a cavallo tra Sudan e Ciad.\r\nDa Africa ExPress\r\n\r\nAffari di morte tra Italia ed Egitto\r\nIl 22 novembre il gruppo a capitale statale Fincantieri Spa ha firmato con la Armament Authority del Ministero della Difesa della Repubblica araba d’Egitto un contratto della durata decennale per la fornitura di servizi di manutenzione e studi logistici a favore delle due fregate multi-missione Fremm “ENS Al-Galala” ed “ENS Bernees” della Marina Militare egiziana.\r\n\r\nIl contratto del valore di 260 milioni di euro comprende la quota che sarà destinata a Orizzonte Sistemi Navali (la joint venture partecipata da Fincantieri e dalla holding del complesso militare-industriale italiano Leonardo Spa con quote, rispettivamente, del 51% e del 49%) in qualità di sub-fornitore.\r\n\r\nIl governo israeliano vuole chiudere Haaretz\r\nHaaretz in ebraico significa “terra”. Fondato nel 1918 è diventato un punto di riferimento, uno strumento per i giornalisti esteri, dà voce a tutti (dai palestinesi ai movimenti pacifisti), ha fatto da megafono alle recenti proteste contro la riforma della Corte suprema e lo sconvolgimento dei meccanismi di potere. Pubblica che cosa succede nella West Bank e nella Striscia di Gaza (non solo ora che c’è la guerra), fa inchieste, intervista coloni e palestinesi e nomadi del Negev. Dà voce a minoranze e maggioranze.\r\nCon la guerra di Gaza ha lasciato un discreto spazio alle critiche al governo e all’esercito per la mancata difesa dei Kibbutz attaccati violentemente da Hamas per ore nel drammatico 7 ottobre scorso, ha intervistato quotidianamente i parenti dei duecento e passa rapiti da Hamas che hanno esercitato una pressione politica per ottenere il rilascio degli ostaggi.\r\nLa scorsa settimana ha pubblicato un approfondimento sull’elicottero da combattimento che avrebbe sparato sui partecipanti al rave party israeliani facendo un certo numero di vittime. È molto critico su Netanyahu e la sua fuga dalle inchieste che lo accusano di corruzione.\r\nTutto questo certo ha dato fastidio (e dà fastidio) a quello che in Israele ora chiamano il triumvirato/gabinetto di guerra, formato dal premier Bibi Netanyahu, il ministro della difesa Yov Gallant e il ministro senza portafoglio Benny Ganz.\r\nFonte Senza Bavaglio\r\n\r\nAnalisi e prospettive del conflitto in medio oriente\r\nIl governo di Netanyahu è in profonda difficoltà da un anno. Per ottenere una coalizione governativa stabile in un paese che storicamente è caratterizzato da una certa instabilità parlamentare, il Likud si è dovuto alleare con gli elementi più oltranzisti del panorama politico, nello specifico con il variegato mondo del sionismo religioso e con raggruppamenti politici ultra-ortodossi. Nella storia politica israeliana tali gruppi non hanno mai goduto di peso politico come ora. Il sionismo, sia nella sua componente socialista che in quella revisionista, ovvero liberale, nasce come progetto politico laico nelle sue parti maggioritarie, e, sopratutto, trainanti, e tale rimane per decenni anche dopo la nascita dello stato di Israele. Le componenti religiose di estrema destra cominciano a guadagnare trazione a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Elettoralmente avevano un peso relativo ma riescono a influenzare pesantemente lo scacchiere politico fornendo una base di voti per il Likud. Da quegli ambienti arriverà l’assassino di Rabin nel 1995. Facciamo un salto avanti di una decina di anni. A metà anni 2000 il governo – per ironia della sorte del Likud – nell’ambito del processo di pace decide il ritiro dalla striscia di Gaza e la demolizione degli insediamenti dei coloni sul territorio che viene restituito alle autorità palestinesi. Bisogna qua chiarire alcuni passaggi: quegli insediamenti erano roccaforti dell’estrema destra religiosa e nulla avevano a che fare con i Kibbuzim e Moshav dei pionieri e quel momento segna una frattura tra quei settori, dalla sinistra fino al centro-destra, della società israeliana che volevano un processo di pace con l’ANP e il movimento dei coloni che teorizza la necessità di stabilire l’autorità di uno stato con un’identità religiosa e politica – e non solo culturale – ebraica sull’intera area del così detto Grande Israele. Il processo di pace di quegli anni naufragò ma la frattura, logicamente, non venne mai sanata.\r\nNe abbiamo parlato con Gino\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a Venaus\r\nore 12 dal piazzale dell’ex Assa\r\n\r\nVenerdì 15 dicembre\r\nCena antinatalizia \r\nbenefit lotte sociali\r\nore 20 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nMenù eretico \r\nEsposizione spettacolare del Prese(m)pio autogestito: porta la tua statuetta per arricchirlo!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","5 Dicembre 2023","2023-12-05 23:47:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/blu-200x110.jpg","Anarres del primo dicembre. Bloccati i mercanti d’armi. Sudan. Il silenzio sulla strage. Il bavaglio ad Haaretz? Affari di morte tra Italia ed Egitto. Analisi e prospettive del conflitto in medio oriente...",1701808444,[],[],{"post_content":576,"post_title":580},{"matched_tokens":577,"snippet":578,"value":579},[15],"nessuno passasse dalla porta principale.\r\n\r\n\u003Cmark>Sudan\u003C/mark>. Il silenzio sulla strage\r\nLa","ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-01-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nTorino. Bloccati i mercanti d’armi!\r\nIl 28 novembre era la giornata di apertura dell’Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria bellica aerospaziale.\r\nUn evento a porte chiuse, riservato ai maggiori produttori a livello mondiale, ai rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor.\r\nL’appuntamento per gli antimilitaristi era di fronte all’ingresso dell’Oval, dove, protetti da un ingente schieramento di polizia, dovevano entrare i partecipanti a questa convention, fiore all’occhiello della lobby armiera subalpina.\r\nGli antimilitaristi armati di striscioni e cartelli sin dalle 12 hanno occupato la strada davanti al cancello del centro congressi.\r\nDopo pochi minuti le auto dirette all’Oval hanno fatto retro marcia. 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Anche in questo caso testimoni oculari hanno riferito ai reporter di Reuters di aver visto le milizie arabe in azione mentre perseguitavano i masalit a Ardamata, vicino a El Geneina, dove si trova anche un campo per sfollati.\r\nIn quell’area l’obbiettivo sono proprio le persone di etnia masalit, popolazione musulmana, ma non araba, che vive a cavallo tra \u003Cmark>Sudan\u003C/mark> e Ciad.\r\nDa Africa ExPress\r\n\r\nAffari di morte tra Italia ed Egitto\r\nIl 22 novembre il gruppo a capitale statale Fincantieri Spa ha firmato con la Armament Authority del Ministero della Difesa della Repubblica araba d’Egitto un contratto della durata decennale per la fornitura di servizi di manutenzione e studi logistici a favore delle due fregate multi-missione Fremm “ENS Al-Galala” ed “ENS Bernees” della Marina Militare egiziana.\r\n\r\nIl contratto del valore di 260 milioni di euro comprende la quota che sarà destinata a Orizzonte Sistemi Navali (la joint venture partecipata da Fincantieri e dalla holding del complesso militare-industriale italiano Leonardo Spa con quote, rispettivamente, del 51% e del 49%) in qualità di sub-fornitore.\r\n\r\nIl governo israeliano vuole chiudere Haaretz\r\nHaaretz in ebraico significa “terra”. Fondato nel 1918 è diventato un punto di riferimento, uno strumento per i giornalisti esteri, dà voce a tutti (dai palestinesi ai movimenti pacifisti), ha fatto da megafono alle recenti proteste contro la riforma della Corte suprema e lo sconvolgimento dei meccanismi di potere. Pubblica che cosa succede nella West Bank e nella Striscia di Gaza (non solo ora che c’è la guerra), fa inchieste, intervista coloni e palestinesi e nomadi del Negev. Dà voce a minoranze e maggioranze.\r\nCon la guerra di Gaza ha lasciato un discreto spazio alle critiche al governo e all’esercito per la mancata difesa dei Kibbutz attaccati violentemente da Hamas per ore nel drammatico 7 ottobre scorso, ha intervistato quotidianamente i parenti dei duecento e passa rapiti da Hamas che hanno esercitato una pressione politica per ottenere il rilascio degli ostaggi.\r\nLa scorsa settimana ha pubblicato un approfondimento sull’elicottero da combattimento che avrebbe sparato sui partecipanti al rave party israeliani facendo un certo numero di vittime. È molto critico su Netanyahu e la sua fuga dalle inchieste che lo accusano di corruzione.\r\nTutto questo certo ha dato fastidio (e dà fastidio) a quello che in Israele ora chiamano il triumvirato/gabinetto di guerra, formato dal premier Bibi Netanyahu, il ministro della difesa Yov Gallant e il ministro senza portafoglio Benny Ganz.\r\nFonte Senza Bavaglio\r\n\r\nAnalisi e prospettive del conflitto in medio oriente\r\nIl governo di Netanyahu è in profonda difficoltà da un anno. Per ottenere una coalizione governativa stabile in un paese che storicamente è caratterizzato da una certa instabilità parlamentare, il Likud si è dovuto alleare con gli elementi più oltranzisti del panorama politico, nello specifico con il variegato mondo del sionismo religioso e con raggruppamenti politici ultra-ortodossi. Nella storia politica israeliana tali gruppi non hanno mai goduto di peso politico come ora. Il sionismo, sia nella sua componente socialista che in quella revisionista, ovvero liberale, nasce come progetto politico laico nelle sue parti maggioritarie, e, sopratutto, trainanti, e tale rimane per decenni anche dopo la nascita dello stato di Israele. Le componenti religiose di estrema destra cominciano a guadagnare trazione a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Elettoralmente avevano un peso relativo ma riescono a influenzare pesantemente lo scacchiere politico fornendo una base di voti per il Likud. Da quegli ambienti arriverà l’assassino di Rabin nel 1995. Facciamo un salto avanti di una decina di anni. A metà anni 2000 il governo – per ironia della sorte del Likud – nell’ambito del processo di pace decide il ritiro dalla striscia di Gaza e la demolizione degli insediamenti dei coloni sul territorio che viene restituito alle autorità palestinesi. Bisogna qua chiarire alcuni passaggi: quegli insediamenti erano roccaforti dell’estrema destra religiosa e nulla avevano a che fare con i Kibbuzim e Moshav dei pionieri e quel momento segna una frattura tra quei settori, dalla sinistra fino al centro-destra, della società israeliana che volevano un processo di pace con l’ANP e il movimento dei coloni che teorizza la necessità di stabilire l’autorità di uno stato con un’identità religiosa e politica – e non solo culturale – ebraica sull’intera area del così detto Grande Israele. Il processo di pace di quegli anni naufragò ma la frattura, logicamente, non venne mai sanata.\r\nNe abbiamo parlato con Gino\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a Venaus\r\nore 12 dal piazzale dell’ex Assa\r\n\r\nVenerdì 15 dicembre\r\nCena antinatalizia \r\nbenefit lotte sociali\r\nore 20 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nMenù eretico \r\nEsposizione spettacolare del Prese(m)pio autogestito: porta la tua statuetta per arricchirlo!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":581,"snippet":582,"value":583},[15],"dicembre. 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