","L’Africa tra aree colonizzate e conflitti locali, G5 diplomatici e diplomazia vaccinale","post",1613751736,[63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73,74,75,76,77,78],"http://radioblackout.org/tag/barkhane/","http://radioblackout.org/tag/biden-in-africa/","http://radioblackout.org/tag/centrafrica/","http://radioblackout.org/tag/ciad/","http://radioblackout.org/tag/covid-in-africa/","http://radioblackout.org/tag/eritrea/","http://radioblackout.org/tag/etiopia/","http://radioblackout.org/tag/magufuli/","http://radioblackout.org/tag/museveni/","http://radioblackout.org/tag/niger/","http://radioblackout.org/tag/sahel/","http://radioblackout.org/tag/somalia/","http://radioblackout.org/tag/sudan/","http://radioblackout.org/tag/takuba/","http://radioblackout.org/tag/tanzania/","http://radioblackout.org/tag/uganda/",[80,81,82,83,84,31,85,86,87,88,89,90,18,91,15,20],"Barkhane","Biden in Africa","Centrafrica","Ciad","covid in Africa","etiopia","Magufuli","Museveni","niger","sahel","somalia","Takuba",{"post_content":93,"tags":97},{"matched_tokens":94,"snippet":95,"value":96},[15],"il negazionismo di Magufuli in \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>, evocando anche l’epilogo delle elezioni","Questo corposo podcast può apparire impegnativo, ma la forma di eloquio di Angelo Ferrari espone gli eventi con una linearità che rende difficile interrompere l’ascolto mentre le notizie trascorrono tra il G5 del Sahel, alle prese con il jihad, e il Corno d’Africa, una zona dove il rischio di espansione del conflitto etnico è assimilabile a quello del covid. Il racconto si dipana tra elezioni centrafricane e il negazionismo di Magufuli in \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>, evocando anche l’epilogo delle elezioni ugandesi.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021_02_18_africa-tra-Biden_aree-di-guerra_di-elezioni_missioni_covid.mp3\"][/audio]",[98,100,102,104,106,108,110,112,114,116,118,120,122,124,126,129],{"matched_tokens":99,"snippet":80},[],{"matched_tokens":101,"snippet":81},[],{"matched_tokens":103,"snippet":82},[],{"matched_tokens":105,"snippet":83},[],{"matched_tokens":107,"snippet":84},[],{"matched_tokens":109,"snippet":31},[],{"matched_tokens":111,"snippet":85},[],{"matched_tokens":113,"snippet":86},[],{"matched_tokens":115,"snippet":87},[],{"matched_tokens":117,"snippet":88},[],{"matched_tokens":119,"snippet":89},[],{"matched_tokens":121,"snippet":90},[],{"matched_tokens":123,"snippet":18},[],{"matched_tokens":125,"snippet":91},[],{"matched_tokens":127,"snippet":128},[15],"\u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>",{"matched_tokens":130,"snippet":20},[],[132,138],{"field":37,"indices":133,"matched_tokens":135,"snippets":137},[134],14,[136],[15],[128],{"field":139,"matched_tokens":140,"snippet":95,"value":96},"post_content",[15],578730123365712000,{"best_field_score":143,"best_field_weight":144,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":49,"score":145,"tokens_matched":35,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":147,"highlight":165,"highlights":187,"text_match":141,"text_match_info":196},{"cat_link":148,"category":149,"comment_count":49,"id":150,"is_sticky":49,"permalink":151,"post_author":52,"post_content":152,"post_date":153,"post_excerpt":55,"post_id":150,"post_modified":154,"post_thumbnail":55,"post_thumbnail_html":55,"post_title":155,"post_type":60,"sort_by_date":156,"tag_links":157,"tags":162},[46],[48],"55411","http://radioblackout.org/2019/09/nel-continente-africano/","Durante l'estate con gli organi di informazione fissi sulla crisi di governo da operetta e le intemperanze di Trump, il continente africano è rimasto in ombra, gli unici riflettori attenti a quelle latitudini erano quelli del business, che cerca di appropriarsi e spartirsi le risorse, che tenta di piazzare armi, far transitare droga e esseri umani. Inventare infrastrutture per il commercio e il trasporto di milizie.\r\n\r\nCon questa chiacchierata iniziale con Cornelia Toelgyes si è tentato di riprendere qualche spunto in molte aree del continente, con un filo rosso particolarmente sensibile ai problemi dei rifugiati interni e degli scontri interafricani, per arrivare poi ad analizzare più approfonditamente con Raffaele Masto la sorprendente situazione del Sudafrica incredibilmente xenofobo nei confronti dei fratelli africani.\r\n\r\nDunque dapprima si percorre il continente a partire dal Sudan con quel governo frutto delle lotte sanguinose del popolo che era riuscito a cacciare Al Bashir; il Sud Sudan con i timidi tentativi di comporre la guerra civile tra dinka capitanati da Salva Kiir e nuer di Riek Marchar; transitando dall'Uganda in grado di accogliere 2 milioni di profughi su poco più di 30 milioni di abitanti; gettando uno sguardo veloce al Congo Kinshasa, che si dibatte tra Nord Kivu e signori della guerra stranieri, che talvolta vengono individuati e uccisi, come in questi giorni il leader hutu Mudacumura, tra i responsabili dell'eccidio di 25 anni fa; si sfondano i muri della Guinea equatoriale con il suo quarantennale dittatore, laddove Obiang vagheggia sovversivi in arrivo dal Camerun, per arrivare a inorridire per le sparizioni in Nigeria, dove i bambini di 6 anni sono arrestati perché vendono cibo ai miliziani di Boko Haram. E infine ci spostiamo in Eritrea e i suoi trattati di pace immersi nella repressione religiosa, arrivando a chiudere il cerchio con la Tanzania, dove vengono espulsi in massai i burundesi...\r\n\r\nla calda estate africana\r\n\r\n... e poi il più grande paese dell'Africa australe: il Sudafrica e le sue pulsioni mastodontiche\r\n\r\nCrisi economica e xenofobia in Sudafrica","20 Settembre 2019","2023-04-19 15:05:48","L'estate del continente africano",1569000191,[158,159,68,160,75,77,78,161],"http://radioblackout.org/tag/accoglienza/","http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati/","http://radioblackout.org/tag/xenofobia/",[163,29,31,164,18,15,20,33],"accoglienza","rifugiati",{"post_content":166,"tags":170},{"matched_tokens":167,"snippet":168,"value":169},[15],"chiudere il cerchio con la \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>, dove vengono espulsi in massai","Durante l'estate con gli organi di informazione fissi sulla crisi di governo da operetta e le intemperanze di Trump, il continente africano è rimasto in ombra, gli unici riflettori attenti a quelle latitudini erano quelli del business, che cerca di appropriarsi e spartirsi le risorse, che tenta di piazzare armi, far transitare droga e esseri umani. 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Così diventa interessante seguire le modalità di infestazione militare del territorio. Di questo ambito Marco Cochi è particolarmente esperto come si evince da questo quadro che ci ha offerto:\r\n\r\nStrategia militare cinese in Africa\r\n\r\nA questo discorso finiscono con il collegarsi le conclusioni che abbiamo pensato di affidare a un giovane e attento analista che spesso viaggia nei paesi che descrive sul sito informativo Slow-News che ha contribuito a realizzare: Andrea Spinelli Barrile ha una visione generale di quella parte di Africa e le sue sinapsi collegano episodi e strategie geopolitiche distanti tra loro, riconducendole a evidenti calcoli economici locali, tessendo efficacemente le trame pensate e messe in atto a livello macroeconomico, come quelle vissute dalle popolazioni coinvolte nell'evoluzione repentina del continente: infrastrutture, naturale contatto con le potenze asiatiche affacciate al di là dell'Oceano (anche l'India, non solo Cina) o con l'Occidente, convenzioni e investimenti, metissage e tecnologie, risorse e metropoli, pil e inflazione...\r\n\r\nSpunti geoeconomici dell'Africa orientale\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","25 Novembre 2018","2018-11-25 11:29:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/dar-es-salaam-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"193\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/dar-es-salaam-300x193.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/dar-es-salaam-300x193.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/dar-es-salaam.jpg 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Africa orientale: l'omofobia importata, la xenofobia interna, la presenza cinese...",1543145119,[211,212,213,77,214,161],"http://radioblackout.org/tag/africa-orientale/","http://radioblackout.org/tag/migrazione-interna/","http://radioblackout.org/tag/omofobia/","http://radioblackout.org/tag/via-della-seta/",[216,217,218,15,219,33],"Africa orientale","migrazione interna","omofobia","via della seta",{"post_content":221,"tags":225},{"matched_tokens":222,"snippet":223,"value":224},[15],"a una stretta repressiva in \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>, che è riuscita a sfondare","Stiamo assistendo a una stretta repressiva in \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>, che è riuscita a sfondare il muro di silenzio stampa che avvolge in genere i fatti africani, quando qualche giorno fa ha fatto scalpore la notizia che il giovane governatore di Dar-es-Salaam, Paul Makonda, ha lanciato una campagna omofoba con tanto di invito alla delazione: i primi gay sono finiti in galera e le liste di proscrizione sono state redatte via social.\r\n\r\nDa questa situazione, che abbiamo approfondito in questo primo audio che potete sentire con Marco Cochi di \"Afrofocus\" (L'omofobia africana è un prodotto coloniale d'importazione) abbiamo preso spunto per parlare di \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark> in particolare e di Africa orientale in generale: l'info è stata ospitata da BlackMilk, la trasmissione del sabato blackoutiano che propone sonorità provenienti dal continente nero.\r\n\r\nL'informazione è la cartina di tornasole sulla effettiva libertà d'espressione di un paese e quando vengono incarcerati i giornalisti stranieri è un segnale che si sta scivolando nell'autoritarismo e si sta cercando di soffocare ogni possibilità di diffondere notizie ingombranti:\r\n\r\nIncarcerazione di giornaliste sudafricane in \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>\r\n\r\nRiguardo alla \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark> veniva spontaneo a questo punto, dopo i primi spunti di Cochi, capire cosa ci si può attendere da quel regime e quali siano state finora le sue espressioni: tutte molto repressive e quindi ci siamo rivolti a Cornelia Toelgyes, redattrice di \"Africa ExPress\", che ha pubblicato alcuni articoli incentrati su quell'area geografica molto significativi, anche per quello che riguarda l'intolleranza razzista e l'emergenza migratoria a partire da ragioni climatiche, ancora più che per la – comunque imponente – repressione violenta di moti, richieste, diritti elementari, bisogni e rivendicazioni; 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Assieme a molte altre donne e uomini è attiva nell'organizzazione delle prime assemblee popolari regionali che vedono riunirsi 13 comunità indigene dal Kenya, Uganda, Tanzania e rep. democratica del Congo. Come Teresa ci spiega queste assemblee autogestite sono nate da uno scambio e incontro tra donne di 6 comunità indigene provenienti dal Kenya e l'Uganda che ha portato ad una consapevolezza maggiore e uniforme del legame diretto tra la lotta portata avanti come donne per i propri diritti a quella per la difesa della propria terra e cultura. La difesa è primariamente una difesa organizzata su base comunitaria dalle conseguenze nefaste che l'applicazione del concetto neo-coloniale di “area protetta” produce nella vita quotidiana delle comunità che abitano ancestralmente i territori in questione. Un esempio di queste pratiche sono quelle che il governo della Tanzania ha implementato brutalmente lo scorso anno contro la popolazione Maasai di Loliondo, in nome della conservazione ambientale ma in realtà usate per allargare la superficie di foreste e pascoli da destinare come “game reserve” per i turisti che vogliono ammirare la “natura selvaggia” o praticare la caccia sportiva, cioè bracconaggio legalizzato ( vedi articolo). Con gli attivisti colpiti dalla repressione in Loliondo, membri di altre comunità attraverso queste assemblee si sono attivati per coprire mediaticamente quello che stava avvenendo.\r\nDa queste assemblee sono nate diverse dichiarazioni, una particolarmente significativa è la “people-to-people declaration of Laboot”, presentata al congresso che si è tenuto a Kigali in Uganda a Luglio dello scorso anno, promosso dalla IUCN (international union for conservation of nature ) che aveva per tema le aree protette e vedeva la partecipazione oltre che dei governi coinvolti, di ONG e realtà della società civile. Qui attraverso questa dichiarazione e le testimonianze che raccoglie le persone delle comunità hanno potuto far sentire la propria voce in qualità di uniche legittime responsabili della conservazione della natura.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Kenya.Finale.mp3\"][/audio]","30 Maggio 2023","2023-05-31 16:53:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/kenia-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/kenia-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/kenia-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/kenia-1024x769.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/kenia-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/kenia-1536x1153.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/kenia.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","I percorsi di mobilitazione indigena dell'Africa dell'est per la conservazione ambientale.",1685450648,[341,342,343],"http://radioblackout.org/tag/kenya/","http://radioblackout.org/tag/land-defence/","http://radioblackout.org/tag/women/",[345,346,347],"Kenya","land defence","women",{"post_content":349},{"matched_tokens":350,"snippet":351,"value":352},[15],"comunità indigene dal Kenya, Uganda, \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark> e rep. democratica del Congo.","Per questo fuori onda dell'Informazione di Radio Blackout abbiamo contattato Teresa che è un'attivista Ogiek di Chepkitale (una comunità indigena che vive sul Monte Elgon, in Kenya). 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I fatti dimostrano il contrario. Sia la cooperazione militare sia le operazioni di addestramento della polizia egiziana da parte di quella italiana vanno a gonfie vele. L’Italia è arrivata a caldeggiare la candidatura dell’Egitto come accademia di polizia per gli altri stati africani.\r\n\r\nNel settembre 2018, infatti, i militari italiani sono stati impegnati in una lunga e complessa esercitazione aeronavale e terrestre nell’Egitto nord-occidentale, accanto ai reparti d’élite delle forze armate egiziane e USA e di quelle di altri due imbarazzanti partner mediorientali, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, contestualmente impegnati a bombardare la popolazione civile in Yemen anche con velivoli e bombe made in Italy. Peccato però che della partecipazione italiana alla maxi-esercitazione multinazionale in Egitto non c’è traccia nei report dello Stato Maggiore della difesa, di norma prodigo a fornire particolari sugli uomini e i sistemi d’arma impiegati nei giochi di guerra d’oltremare.\r\nBright Star, cioè stella luminosa, è il nome in codice dell’esercitazione tenutasi dal 10 al 20 settembre 2018 ad ovest di Alessandria d’Egitto, con quartier generale e comando operativo nella base militare “Mohamed Naguib” del governatorato di Marsa Matruh, al confine con la Libia. Secondo il portavoce delle forze armate egiziane, Tamer El-Refaei, a Bright Star 2018 hanno partecipato unità di Egitto, Stati Uniti d’America, Grecia, Giordania, Italia, Francia, Arabia Saudita, Regno Unito ed Emirati Arabi, più “osservatori” provenienti da 13 nazioni: Libano, Rwanda, Iraq, Pakistan, India, Kenya, Tanzania, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Sud Africa, Senegal e Canada.\r\nI precedenti war games all’ombra delle piramidi erano stati accompagnati da comunicati stampa delle forze armate tricolori. Nel 2018, dopo il caso Regeni, il governo italiano, ha deciso di lanciare il sasso, nascondendo la mano: si è guardato bene dal sospendere la partecipazione italiana a Bright Star, ma vi ha fatto calare un imbarazzato silenzio stampa.\r\nTre mesi più tardi di Bright Star, le forze aeronavali di Egitto, Regno Unito ed Italia si sono ritrovate fianco a fianco in un’esercitazione nelle acque nazionali egiziane nel Mediterraneo.\r\nOsservatori militari italiani hanno presenziato all’esercitazione aero-navale “Medusa 10” che si è tenuta nelle acque del Mediterraneo nel dicembre 2020, presenti le unità di Egitto, Grecia, Francia e Cipro. Ad assistere ai war games anche gli osservatori di Germania, USA, Giordania, Sudan, Arabia Saudita ed Emirati Arabi.\r\n\r\nIl primo dicembre 2019 il Ministero dell’Interno dell’Egitto annunciava la firma a Roma di un protocollo che prorogava sino alla fine del 2021 le attività di formazione e addestramento congiunte tra la polizia egiziana e quella italiana.\r\nSull’indigesta partnership con le forze dell’ordine egiziane, responsabili di torture omicidi, il Viminale ha preferito sino ad oggi mantenere il silenzio. Nonostante dalla scomparsa del giovane ricercatore, a capo del Viminale si siano alternate quattro persone (Alfano, Minniti, Salvini e Lamorgese), il modus operandi è stato lo stesso: finanziare, addestrare e armare nell’ombra i partner egiziani.\r\n\r\nIl 13 settembre 2017 il salto qualitativo nella collaborazione inter-ministeriale: a Roma veniva siglato un protocollo tecnico tra il Capo dell’Accademia di Polizia Ahmed Adel Elamry e il prefetto Bontempi per promuovere un Centro internazionale di formazione specialistica nel settore del controllo delle frontiere e della gestione dei flussi migratori. Il Centro sarà poi istituito al Cairo proprio nell’Accademia che da tempi remoti forma le sanguinarie forze dell’ordine egiziane. “Si tratta di un’istituzione tristemente nota per detenzioni arbitrarie, torture e uccisioni extragiudiziali.\r\nIl programma di formazione al Cairo è stato interamente finanziato dal Ministero dell’Interno italiano (grazie al Fondo Interno per la Sicurezza con contributo Ue di 1.073.521 euro) ed è stato co-gestito da funzionari italiani ed egiziani. Denominato Progetto ITEPA (International Training at Egyptian Police Academy) ha preso il via il 19 marzo 2018 con tre corsi annuali per 360 operatori di polizia di 22 Paesi africani: oltre all’Egitto, Algeria, Burkina Faso, Ciad, Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Gambia, Gibuti, Ghana, Guinea, Kenya, Libia, Mali, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Tunisia. Quasi una riedizione, in salsa africana, della Escuela de las Americas che il Pentagono e la CIA istituirono a Panama negli anni ’80 del secolo scorso per addestrare i militari delle dittature latinoamericane.\r\nIl Viminale ha seguito ogni tappa di ITEPA. All’inaugurazione era presente l’allora Capo della Polizia Franco Gabrielli, già direttore dei servizi segreti SISDE e AISE e odierno sottosegretario alla Presidenza del consiglio, con delega alla sicurezza della Repubblica. Roma si è fatta carico perfino delle spese per acquisire i gadget dell’evento, un’esoterica piramide in cristallo ottico con incisione laser, importo 2.500 euro più IVA, contribuendo altresì con più di 40.000 euro per pagare l’alloggio e la ristorazione a 82 partecipanti presso il lussuoso Four Seasons Hotel Cairo at Nile Plaza. Inviato d’onore al workshop di formazione del luglio 2018, l’allora direttore del Servizio immigrazione della Polizia di Stato, Vittorio Pisani, ex capo della squadra mobile di Napoli, dal 22 gennaio scorso vicedirettore dei servizi segreti Aisi (nomina del premier Conte).\r\nIl progetto Itepa si è concluso a Roma il 27 novembre 2019 con una conferenza presso la scuola Superiore di Polizia, alla presenza ancora una volta del prefetto Franco Gabrielli, del direttore centrale dell’Immigrazione Massimo Bontempi e del generale Ahemed Ibrahim. “Considerato il successo riscosso dal progetto, Italia ed Egitto, firmeranno un memorandum d’intesa per estendere la validità del protocollo del 13 settembre 2017, avviando così un’ulteriore edizione che si chiamerà Itepa 2, anch’essa finanziata dall’Unione europea e di durata biennale”, riportava una nota emessa dalla Polizia di Stato. Secondo quanto riferito qualche settimana fa da Ylva Johansson, commissaria Ue per gli Affari Interni, le autorità italiane intenderebbero finanziare il nuovo progetto tramite l’Internal Security Fund Borders and Visa, previsto dal nuovo piano finanziario 2021-2027. 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Inviato d’onore al workshop di formazione del luglio 2018, l’allora direttore del Servizio immigrazione della Polizia di Stato, Vittorio Pisani, ex capo della squadra mobile di Napoli, dal 22 gennaio scorso vicedirettore dei servizi segreti Aisi (nomina del premier Conte).\r\nIl progetto Itepa si è concluso a Roma il 27 novembre 2019 con una conferenza presso la scuola Superiore di Polizia, alla presenza ancora una volta del prefetto Franco Gabrielli, del direttore centrale dell’Immigrazione Massimo Bontempi e del generale Ahemed Ibrahim. “Considerato il successo riscosso dal progetto, Italia ed Egitto, firmeranno un memorandum d’intesa per estendere la validità del protocollo del 13 settembre 2017, avviando così un’ulteriore edizione che si chiamerà Itepa 2, anch’essa finanziata dall’Unione europea e di durata biennale”, riportava una nota emessa dalla Polizia di Stato. Secondo quanto riferito qualche settimana fa da Ylva Johansson, commissaria Ue per gli Affari Interni, le autorità italiane intenderebbero finanziare il nuovo progetto tramite l’Internal Security Fund Borders and Visa, previsto dal nuovo piano finanziario 2021-2027. L’approvazione definitiva avverrà non prima del settembre di quest’anno.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-30-mazzeo-egitto.mp3\"][/audio]",[393],{"field":139,"matched_tokens":394,"snippet":390,"value":391},[15],{"best_field_score":358,"best_field_weight":134,"fields_matched":35,"num_tokens_dropped":49,"score":359,"tokens_matched":35,"typo_prefix_score":49},6646,{"collection_name":60,"first_q":15,"per_page":398,"q":15},6,8,{"facet_counts":401,"found":41,"hits":425,"out_of":564,"page":35,"request_params":565,"search_cutoff":38,"search_time_ms":398},[402,412],{"counts":403,"field_name":410,"sampled":38,"stats":411},[404,406,408],{"count":398,"highlighted":405,"value":405},"I Bastioni di Orione",{"count":17,"highlighted":407,"value":407},"RADIO KALAKUTA",{"count":26,"highlighted":409,"value":409},"jene nella notte","podcastfilter",{"total_values":17},{"counts":413,"field_name":37,"sampled":38,"stats":424},[414,416,418,420,422],{"count":190,"highlighted":415,"value":415},"Bastioni di Orione",{"count":17,"highlighted":417,"value":417},"RADIOKALAKUTA",{"count":35,"highlighted":419,"value":419},"BastioniOrione",{"count":35,"highlighted":421,"value":421},"field recordings",{"count":35,"highlighted":423,"value":423},"quel che resta della notte",{"total_values":190},[426,450,473,498,520,543],{"document":427,"highlight":441,"highlights":446,"text_match":356,"text_match_info":449},{"comment_count":49,"id":428,"is_sticky":49,"permalink":429,"podcastfilter":430,"post_author":52,"post_content":431,"post_date":432,"post_excerpt":55,"post_id":428,"post_modified":433,"post_thumbnail":434,"post_title":435,"post_type":436,"sort_by_date":437,"tag_links":438,"tags":440},"98810","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-26-06-2025-cosa-centra-il-corridoio-di-lobito-con-la-tregua-in-kivu-firmata-a-washington-e-cosa-centra-il-corridoio-di-abramo-con-il-nucleare-iraniano/",[405],"Può apparire strano, ma la risposta alla domanda del titolo è Qatar. 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Peraltro anche Tsishekedi è un fiancheggiatore e grande amico di Israele, i cui imprenditori più spregiudicati hanno già operato in Rdc. Insomma affari tra autocrati, piazzisti, teocrati e fascisti in genere che pagano le popolazioni malauguratamente abitanti territori contesi tra potenti.\r\nQuindi ci troviamo di fronte a due Corridoi di merci, il cui progetto faraonico intende variare l'asse commerciale impostato da decenni, spostando i flussi che tagliano l'Africa a metà, congiungendo il porto angolano di Lobito con Beira in Mozambico o Dar es Salaam in Tanzania, Oceano Atlantico con Oceano Indiano; ma anche spostando le direttrici commerciali tra Oriente e Mediterraneo all'interno della Penisola arabica aggirando i flussi impostati un po' più a nord da Pechino e inserendo i territori controllati da Israele. 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La causa scatenante – il nucleare iraniano – sembra poco o nulla interessante persino nei suoi risultati (basta la narrazione presidenziale attraverso Truth, che non può essere messa in discussione), perché forse l’obiettivo vero è probabilmente un altro (magari Teheran uscirà dalla non proliferazione nucleare e non ci saranno più controlli).\r\nIl primo elemento che salta agli occhi è la centralità del Qatar, per la sua vicinanza all’Iran, per il suo coinvolgimento in ogni trattativa mondiale (Afghanistan, Palestina… Kivu), Al-Thani sempre attivo diplomaticamente e con la potenza mediatica sul mondo arabo, eppure è stato emblematicamente il primo a essere colpito dalla rappresaglia teatrale dei Turbanti. Il Qatar dipende integralmente da acquisti dall’estero, non produce nulla e la chiusura dello Stretto di Ormuz lo avrebbe soffocato.\r\nIl regime change a Tehran è nei piani israeliani (non in quelli trumpiani), ma il piano di riportare la dinastia Pahlavi al potere non potrebbe essere accettata dalla nazione civile iraniana che vive in un mondo parallelo a quello del potere detenuto che fa giochi internazionali, il potere è detenuto dai pasdaran e le città centrali sono omogenee etnicamente, ma la nazione è estesa enormemente, con un’orografia che non permette di certo un’invasione di stampo iracheno, difficile anche la frammentazione su base etnico-religiosa. La sostituzione dell’attuale regime non si riesce a immaginare da chi possa essere incarnato, perciò è difficile creare un’entità artificiale che sostituisca l’attuale sistema persiano. Benché esista una fronda interna, che però forse non è controllabile dall’esterno, o non ha ancora i mezzi e la mentalità per mettere in atto una rivolta. Solo se le forze di sicurezza solidarizzano con i rivoltosi si potrà avere un successo per il cambiamento. La stretta repressiva svilupperà nuove proteste?\r\nForse in questa tabula rasa dei paesi nemici di Israele e antagonisti dei sauditi la Turchia si può affrancare perché è un paese Nato e per l’abilità a fungere da cerniera tra mondi, appartenendo sia al mondo Brics che alla Nato, proponendosi come mediatore e mantenendo relazioni con tutti i protagonisti.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/4PFSoUBf2ZZ8hb79FwbPk0?si=4fbc4626a1f247f9\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/TrumpShowStayTuneOnMiddleEast.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPrecedenti trasmissioni attinenti a questo argomento si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Massimo Zaurrini, direttore di “Africa&Affari”, affrontiamo lo spostamento dell’asse commerciale dell’Africa centrale in seguito al nuovo interesse statunitense per le risorse africane in funzione anticinese.\r\nIn questo quadro si inserisce l’ennesima sceneggiata dell’amministrazione Trump che pretende di imporre una pace nel Nordest del Congo su basi e impegni uguali a quelli che da 20 anni sono divenuti carta straccia nel breve volgere di tempo, l’unica differenza è che Tshisekedi – molto legato alla finanza israeliana – ha “svenduto” il controllo delle risorse del territorio dei Grandi Laghi agli Usa in cambio della risoluzione della guerra con l’M23 e l’Alleanza del Fiume Congo, emanazione del Ruanda, alleato e partner degli anglo-americani. Quindi agli americani interessa in particolare poter sfruttare le miniere in qualche modo e dunque hanno scelto di mettere in sicurezza… i loro investimenti nella regione. Il Qatar è l'hub di arrivo delle merci e degli investimenti e per questo è coinvolto in questo quadro di tregua, essendo ormai Doha la capitale di qualunque accordo internazionale da quello siglato dal Trump.01 con i talebani.\r\nAttorno alla Repubblica democratica del Congo e alle sue ricchezze si sviluppano nuove infrastrutture utili alle nazioni africane che stano tentando di innescare uno sviluppo pieno di promesse e anche pericoli innanzitutto ambientali, ma quanto è l’interesse per gli affari occidentali? Salta all’occhio quel corridoio che, adoperando come terminal il porto angolano di Lobito, ambisce a tracciare supply chain che uniscono Oceano Indiano e Atlantico, fulcro della disputa Cina/Usa sulle merci africane, che il 26 giugno ha appena ricevuto 250 milioni ulteriori per la sua creazione da parte della UE, dopo il mezzo miliardo stanziato da Biden nel suo ultimo viaggio da presidente. Il corridoio di Lobito è bloccato dalla disputa nel Kivu migliaia di chilometri a nord del confine congoloese con lo Zambia, per cui si è operata una variante al progetto iniziale che coinvolgeva il Katanga.\r\nDella strategia fa parte anche il taglio agli USAid, alla Banca africana di sviluppo… il tutto per incentivare gli accordi bilaterali in cui Trump, il mercante, può ricattare, strappare il miglior prezzo, taglieggiare, smaramaldeggiare… gettare fumo negli occhi con la promessa di sviluppo attraverso la Dfc (U.S. Development Finance Corporation); e se si dovesse finalmente spuntare la possibilità di lavorare in loco i materiali grezzi, la devastazione ambientale sarebbe inevitabile.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/business-summit-il-mercato-africano-apprezza-le-trattative-senza-condizioni-etico-politiche-di-trump--66772324\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Lobito-Katanga_corridoi-infrastrutturali-spostano-assi-regionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\nI precedenti appuntamenti con la geopolitica africana si trovano qui","28 Giugno 2025","2025-06-28 17:52:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 26/06/2025 - COSA C’ENTRA IL CORRIDOIO DI LOBITO CON LA TREGUA IN KIVU FIRMATA A WASHINGTON E COSA C’ENTRA IL CORRIDOIO DI ABRAMO CON IL NUCLEARE IRANIANO?","podcast",1751129989,[439],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[415],{"post_content":442},{"matched_tokens":443,"snippet":444,"value":445},[15],"o Dar es Salaam in \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>, Oceano Atlantico con Oceano Indiano;","Può apparire strano, ma la risposta alla domanda del titolo è Qatar. 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Il corridoio di Lobito è bloccato dalla disputa nel Kivu migliaia di chilometri a nord del confine congoloese con lo Zambia, per cui si è operata una variante al progetto iniziale che coinvolgeva il Katanga.\r\nDella strategia fa parte anche il taglio agli USAid, alla Banca africana di sviluppo… il tutto per incentivare gli accordi bilaterali in cui Trump, il mercante, può ricattare, strappare il miglior prezzo, taglieggiare, smaramaldeggiare… gettare fumo negli occhi con la promessa di sviluppo attraverso la Dfc (U.S. Development Finance Corporation); e se si dovesse finalmente spuntare la possibilità di lavorare in loco i materiali grezzi, la devastazione ambientale sarebbe inevitabile.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/business-summit-il-mercato-africano-apprezza-le-trattative-senza-condizioni-etico-politiche-di-trump--66772324\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Lobito-Katanga_corridoi-infrastrutturali-spostano-assi-regionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\nI precedenti appuntamenti con la geopolitica africana si trovano qui",[447],{"field":139,"matched_tokens":448,"snippet":444,"value":445},[15],{"best_field_score":358,"best_field_weight":134,"fields_matched":35,"num_tokens_dropped":49,"score":359,"tokens_matched":35,"typo_prefix_score":49},{"document":451,"highlight":464,"highlights":469,"text_match":356,"text_match_info":472},{"comment_count":49,"id":452,"is_sticky":49,"permalink":453,"podcastfilter":454,"post_author":455,"post_content":456,"post_date":457,"post_excerpt":55,"post_id":452,"post_modified":458,"post_thumbnail":459,"post_title":460,"post_type":436,"sort_by_date":461,"tag_links":462,"tags":463},"93815","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-21-11-2024-kenya-la-rivolta-cova-sotto-la-cenere-dopo-la-repressione-dele-manifestazioni-contro-ruto-la-cina-a-caccia-di-nuovi-mercati-in-vista-dei-dazi-di-trump/",[405],"radiokalakuta","Bastioni di Orione in questa puntata incontra Freddie Del Curatolo ,giornalista e scrittore che vive in Kenya ,per parlare della situazione a Nairobi dopo l'ondata di proteste dello scorso maggio contro il presidente Ruto represse brutalmente dalle forze di polizia .\r\n\r\nNonostante il ritiro della legge finanziaria contestata dai giovani in piazza ,i provvedimenti di taglio della spesa pubblica e di aumento delle tasse stanno per essere reintrodotti in maniera surrettizia per via parlamentare .La crisi istituzionale si è disvelata con la rottura tra il presidente e il suo delfino Gachagua ,appartente alla mafia del monte Kenya , di origine kikuyu e legato alla chiesa. Gachagua ,che era stato duramente contestato dalla piazza durante le manifestazioni ,è stato dimissionato dal parlamento con una procedura inusuale e al suo posto è stato scelto dal presidente l'ex ministro degli interni Kindiki ,responsabile della repressione sanguinosa delle proteste. La polizia è accusata di aver nascosto i corpi degli scomparsi ,si verificano sequestri anche di oppositori ugandesi che vengono consegnati alle autorità di Kampala e finiscono in prigione . Il governo ha dispiegato un livello di repressione che ha preso alla sprovvista i giovani protagonisti dell'opposizione a Ruto ,ma anche se la repressione è stata dura permane il malcontento e l'esempio kenyano si è esteso anche ai paesi limitrofi come l'Uganda e la Tanzania.\r\n\r\nCon il nostro interlocutore parliamo anche delle critiche che la ricerca condotta da Simon Counsell e Survival International ha sollevato sul progetto di compensazione delle emissioni di carbonio su terre indigene nel Kenya settentrionale, in particolare sulla credibilità del progetto stesso nonché sul suo potenziale impatto su diritti e mezzi di sussistenza dei popoli indigeni pastorali che abitano il territorio.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-21112024-KENYA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Sabrina Moles di China files ,parliamo delle mosse di Pechino per prevenire la politica di dazi commerciali preannunciata dal prossimo presidente americano Trump . 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Inoltre sono stati firmati accordi con il Brasile molto significativi mentre nonostante l'apparente politica unitaria dell'Unione Europea sui dazi ,ogni paese europeo sta cercando di svincolarsi con accordi diretti con la Cina .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-21112024-SABRINA.mp3\"][/audio]","26 Novembre 2024","2024-11-26 19:24:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 21/11/2024-KENYA LA RIVOLTA COVA SOTTO LA CENERE DOPO LA REPRESSIONE DELLE MANIFESTAZIONI CONTRO RUTO-LA CINA A CACCIA DI NUOVI MERCATI IN VISTA DEI DAZI DI TRUMP.",1732648686,[439],[415],{"post_content":465},{"matched_tokens":466,"snippet":467,"value":468},[15],"limitrofi come l'Uganda e la \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>.\r\n\r\nCon il nostro interlocutore parliamo","Bastioni di Orione in questa puntata incontra Freddie Del Curatolo ,giornalista e scrittore che vive in Kenya ,per parlare della situazione a Nairobi dopo l'ondata di proteste dello scorso maggio contro il presidente Ruto represse brutalmente dalle forze di polizia .\r\n\r\nNonostante il ritiro della legge finanziaria contestata dai giovani in piazza ,i provvedimenti di taglio della spesa pubblica e di aumento delle tasse stanno per essere reintrodotti in maniera surrettizia per via parlamentare .La crisi istituzionale si è disvelata con la rottura tra il presidente e il suo delfino Gachagua ,appartente alla mafia del monte Kenya , di origine kikuyu e legato alla chiesa. 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Inoltre sono stati firmati accordi con il Brasile molto significativi mentre nonostante l'apparente politica unitaria dell'Unione Europea sui dazi ,ogni paese europeo sta cercando di svincolarsi con accordi diretti con la Cina .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-21112024-SABRINA.mp3\"][/audio]",[470],{"field":139,"matched_tokens":471,"snippet":467,"value":468},[15],{"best_field_score":358,"best_field_weight":134,"fields_matched":35,"num_tokens_dropped":49,"score":359,"tokens_matched":35,"typo_prefix_score":49},{"document":474,"highlight":489,"highlights":494,"text_match":356,"text_match_info":497},{"comment_count":49,"id":475,"is_sticky":49,"permalink":476,"podcastfilter":477,"post_author":478,"post_content":479,"post_date":480,"post_excerpt":55,"post_id":475,"post_modified":481,"post_thumbnail":482,"post_title":483,"post_type":436,"sort_by_date":484,"tag_links":485,"tags":488},"89851","http://radioblackout.org/podcast/quel-che-resta-della-notte-12-05-2024/",[409],"jenenellanotte","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/2024_05_12_QCRDN-PODCAST.mp3\"][/audio]\r\ndownload\r\nINTRO\r\nAlyssa Moxley - Thrum In Light And Dark (Evia)\r\nManja Ristić - Fairy & The RIVer Teeth\r\nEgisto Macchi - Suoni Per Un Rito\r\nAlice Coltrane - Isis and Osiris\r\nAnadol - Gizli Duygular\r\nDaniela Casa - estratti da \"Società Malata\"\r\nZaumne feat. YL Hooi - Sorcieres\r\nBalance 3 - A + Group Ekanzam - Le Souvenir\r\nKink Gong - Tanzania\r\nO$VMV$M - Cherry\r\nGaute Granli - Stemless Goblet\r\nImpressoes de otra Isla/ Gonzalo Cardoso\r\nRainforest Spiritual Enslavemnt + Henry Jacobs\r\nThe Necks - Blue Mountain\r\nGolden Jooklo Age - Love Jam\r\nVox Populi! - La Cathedrale Morte Part 1/2\r\nBroadcast - Illumination\r\nDeradoorian - Weed Jam\r\nDoris Dana - before the sun rises","21 Maggio 2024","2024-05-21 10:02:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/IMG_5485-200x110.jpg","QUEL CHE RESTA DELLA NOTTE - 12/05/2024",1716285777,[486,487],"http://radioblackout.org/tag/field-recordings/","http://radioblackout.org/tag/quel-che-resta-della-notte/",[421,423],{"post_content":490},{"matched_tokens":491,"snippet":492,"value":493},[15],"Ekanzam - Le Souvenir\r\nKink Gong - \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark>\r\nO$VMV$M - Cherry\r\nGaute Granli - Stemless","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/2024_05_12_QCRDN-PODCAST.mp3\"][/audio]\r\ndownload\r\nINTRO\r\nAlyssa Moxley - Thrum In Light And Dark (Evia)\r\nManja Ristić - Fairy & The RIVer Teeth\r\nEgisto Macchi - Suoni Per Un Rito\r\nAlice Coltrane - Isis and Osiris\r\nAnadol - Gizli Duygular\r\nDaniela Casa - estratti da \"Società Malata\"\r\nZaumne feat. 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L'esito elettorale probabilmente produrrà un governo di coalizione debole ed una opposizione forte ma impossibilitata a governare , saranno ,come spesso è accaduto in passato,i militari a controllare e gestire il potere reale .\r\n\r\nLa classe media e i giovani delle grandi città hanno votato per i candidati indipendenti ,ma l'esercito che gestisce l'arsenale nucleare pakistano è l'interlocutore principale degli attori internazionali come gli U.S.A. che storicamente ,in particolare dalla guerra in Afganistan hanno utilizzato la piattaforma pakistana per favorire la loro penetrazione nell'area in funzione antisovietica prima e ed ora anticinese.\r\n\r\nAnche la Cina coltiva ottimi rapporti con l'esercito pakistano in contrapposizione con la proiezione indiana verso il Kashmir.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BASTIONI-150224-PAKISTAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Simone Zoppellaro giornalista freelance conoscitore dell'Armenia parliamo del ritorno della guerra fra Azerbaijan e Armenia ,a pochi giorni dalla scontata rielezione in Azerbaijan di Ilham Aliyev continuatore di una dinastia che governa il paese dal 1979 . Gli scontri di confine segnalano la volontà del governo azero di continuare lo stato di belligeranza per giustificare il potere della famiglia Aliyev e la sproporzione di ricchezza fra le èlite cleptocratiche e la maggioranza della popolazione .Il governo autoritario azero è sostenuto dalla complicità della Turchia e della Russia ,ma anche dall'appoggio occidentale basti pensare al 30 % delle importazioni di gas azero in Italia attraverso la TAP e ai contratti di fornitura militare con Leonardo. In Armenia sale la protesta dopo che alla fine di settembre, nel giro di due giorni l’Azerbaigian ha recuperato di fatto il controllo sul Nagorno Karabakh , territorio popolato da armeni che negli Anni 90 si era separato da Baku e reso indipendente con il nome di Repubblica di Artsakh. E adesso ha avviato una campagna per ripopolare la regione da cui ha provocato l’esodo di 130 mila civili della minoranza armena. C'è molta sfiducia verso il presidente Pashinian ma al contempo si teme un pronunciamento dell'esercito a sostegno dell'opposizione conservatrice ,in un area dove il sottile equilibrio è costantemente minacciato anche dagli attori esterni sempre pronti ad intervenire nella crisi .\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BASTIONI-150224-ARMENIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine parliamo di Mayotte ,isola di fronte al Madagascar territorio metropolitano francese, con Giovanni Gugg di Focus on Africa ,perchè nei giorni scorsi il ministro dell'Interno Darmanin , accompagnato dalla ministra con delega all'Oltremare, ha annunciato l'intenzione di sopprimere lo Ius soli nell'isola – ovvero il diritto di acquisire la cittadinanza francese per il solo fatto di essere nati sul territorio francese, a prescindere dalla nazionalità dei genitori. Misure eccezionali che sono discusse all'Eliseo dai ministri col presidente Macron, che ha l'ultima parola sul provvedimento. Per modificare la Costituzione serve l'approvazione parlamentare a maggioranza qualificata dei tre quinti oppure tramite referendum confermativo. La situazione di Mayotte è presa a pretesto dal governo per far passare quella riforma delle regole per l'ottenimento della cittadinanza che è stata bocciata nell'Esagono .La rincorsa ai temi xenofobi cari all'estrema destra continua ma rischia di compromettere l'unità della Repubblica con un provvedimento che colpisce un diritto riconosciuto in Francia da secoli.\r\n\r\nPer impedire gli sbarchi irregolari, Gérald Darmanin ha anche promesso la creazione di \"una cortina di ferro in mare\", con la marina francese appostata al largo delle coste della Tanzania per contrastare un'altra rotta da nord verso Mayotte. La Francia attualmente concede la cittadinanza sia in base alla linea di sangue - un genitore francese, è lo ius sangunis - che al luogo di nascita, con uno ius soli temperato per cui un bambino nato sul territorio francese può acquisire la nazionalità francese a determinate condizioni. E questo deve valere per tutto il territorio francese, tranne Mayotte.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BASTIONI-150224-MAYOTTE.mp3\"][/audio]","21 Febbraio 2024","2024-02-21 18:26:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 15/02/2024-PAKISTAN DOPO LE ELEZIONI SONO SEMPRE I MILITARI A DARE LE CARTE-ARMENIA E AZERBAIJAN UNA GUERRA CHE NON VUOLE FINIRE-MAYOTTE : DARMANIN ATTACCA IL\" DROIT DU SOL\" RINCORRENDO LA DESTRA XENOFOBA.",1708539961,[439],[415],{"post_content":512},{"matched_tokens":513,"snippet":514,"value":515},[15],"al largo delle coste della \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark> per contrastare un'altra rotta da","Parliamo dell'esito delle elezioni in Pakistan con Beniamino Natale giornalista che da anni si occupa di Asia .L'emergere dei candidati indipendenti legati al partito di Imran Khan ,che si trova agli arresti, ha costituito la sorpresa di queste elezioni ,deludendo le aspettative dell'ex primo ministro Nawaz Sharif appartenente ad una delle famiglie che storicamente hanno governato il Pakistan. 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Parliamo della figura del figlio dello sha Pahlevi che cerca di egemonizzare l'opposizione al di fuori del paese con un progetto neomonarchico ,che trova il sostegno e il riconoscimento degli Stati Uniti e dell'occidente ,ma esiste anche un altra piattaforma di opposizione formata da sindacati ,lavoratori ,studenti ,femministe che prefigura una altro Iran.Ci si chiede quanto sianmo distanti i giovani iraniani dalle suggestioni della monarchia e del riformismo ,si fa strada una soluzione radicale che mette in discussione la repubblica islamica ,affrontiamo il ruolo dei Pasdaran e il loro controllo su ampie fette dell'economia del paese e la sistuazione delle centinaia di giovani rinchiusi nelle carceri del regime.\r\n\r\nl 16 febbraio una ventina di sindacati, associazioni studentesche e gruppi femministi hanno pubblicato un documento contenente le richieste minime per «costruire una nuova, moderna e più umana società». Tra queste ci sono il rilascio incondizionato dei prigionieri politici, la separazione della religione dalla sfera pubblica, la libertà d’opinione e di espressione, la parità tra uomini e donne, il rispetto dei diritti della comunità Lgbtqia + e delle minoranze etniche e religiose.\r\n\r\nhttps://iranwire.com/en/politics/113866-iranian-trade-unions-civic-groups-issue-charter-of-minimum-demands/\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/BASTIONI-230323-IRAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Massimo Zaurrini direttore di Africa e affari facciamo un giro d'orizzonte in particolare sull'area del Kenya,Tanzania,Uganda e Congo ,valutando le potenzialità economiche della Tanzania ,l'influenza cinese e la storica presenza russa nel paese retaggio del regime di Nyerere , la legge contro gli omosessuali approvata dal parlamento ugandese e la pervicace resistenza dell'attitudine omofoba frutto di un vero e proprio tabu' diffuso anche fra gli strati popolari,gli effetti dello sblocco dei lavori per le dighe dopo il viaggio di Mattarella in Kenya, progetto che era stato bloccato in seguito a elargizioni poco chiare di denaro ,la situazione in Congo dove si sono dispiegati anche i soldati angolani ,con un rischio sempre piu' alto di ripetizione di uno scenario drammatico che il nord del Congo ha già vissuto.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/BASTIONI-23032023-ZAURRINI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","25 Marzo 2023","2023-03-25 12:19:33","BASTIONI DI ORIONE 23/03/2023- IRAN LA RIVOLTA CONTINUA , LE OPPOSIZIONI DIVERGONO SUL FUTURO DEL PAESE- AFRICA FRA POTENZIALE SVILUPPO E VENTI DI GUERRA .",1679746773,[439],[415],{"post_content":556},{"matched_tokens":557,"snippet":558,"value":559},[15],"valutando le potenzialità economiche della \u003Cmark>Tanzania\u003C/mark> ,l'influenza cinese e la storica","Bastioni di Orione in questa puntata fa il punto sullo stato dell'opposizione in Iran ,in particolare su quella della diaspora con Giulia della Michelina studiosa e conoscitrice della regione . 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