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Sappiamo invece che non c'è niente da stupirsi, la polizia è razzista e agisce in maniera differente su base etnica. Questo avviene sia in merito ad atti criminali, sia in modo predittivo: in questa società, ossessionata dalla sicurezza e dal decoro, le forze repressive si dotano di parametri secondo i quali preferibilmente fermare, controllare e schedare le persone in base alla loro appartenenza etnica, perché per una perversa ragione di rappresentazione, questi gruppi etnici vengono percepiti come più potenzialmente pericolosi. Di conseguenza, per un cittadino con cittadinanza estera o una persona di seconda generazione, è molto più facile essere fermata per strada dalle forze di polizia.\r\n\r\nAd essere sotto imputazione nel rapporto dell'ECRI è la discrezionalità delle forze di polizia nell'adottare dei pregiudizi di tipo razzista nei fermi delle persone, ma questo è un fatto sistemico, non dichiarato. Il senso della denuncia dell'ECRI potrebbe essere quindi, nella promozione di un processo di riflessione collettiva, un tentativo di far emergere una coscienza condivisa e ampia di meccanismi, che oggi sono strutturali, ma non sono riconosciuti. Non è riconosciuto infatti, che i meccanismi dietro le azioni della polizia siano razzisti: parlare di 'borseggiatrici rom' non è qualificato come razzismo, l'islamofobia non è qualificata come razzismo. C'è tutto un universo di riferimento simbolico, che sottende agli atteggiamenti e al sentire dell'opinione pubblica, avvelenata dal primo termine vu cumprà di molti anni fa, al lager in Albania oggi.\r\n\r\nNe parliamo ai microfoni dell'informazione di Radio Blackout con Sabina Uberti-Bona, dottoranda in sociologia da Milano:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/sabina.mp3\"][/audio]","24 Ottobre 2024","2024-10-24 11:11:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/manette-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"234\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/manette-300x234.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/manette-300x234.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/manette-768x599.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/manette.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Polizia e razzismo di Stato",1729768296,[100,101,102],"http://radioblackout.org/tag/acab/","http://radioblackout.org/tag/albania/","http://radioblackout.org/tag/razzismo-di-stato/",[104,105,106],"acab","albania","razzismo di stato",{"post_content":108},{"matched_tokens":109,"snippet":111,"value":112},[110],"vu","pubblica, avvelenata dal primo termine \u003Cmark>vu\u003C/mark> cumprà di molti anni fa, al","A seguito del rapporto dell'ECRI in cui si condanna per razzismo la polizia italiana, assistiamo con fatica allo stupore del presidente della Repubblica. Sappiamo invece che non c'è niente da stupirsi, la polizia è razzista e agisce in maniera differente su base etnica. Questo avviene sia in merito ad atti criminali, sia in modo predittivo: in questa società, ossessionata dalla sicurezza e dal decoro, le forze repressive si dotano di parametri secondo i quali preferibilmente fermare, controllare e schedare le persone in base alla loro appartenenza etnica, perché per una perversa ragione di rappresentazione, questi gruppi etnici vengono percepiti come più potenzialmente pericolosi. Di conseguenza, per un cittadino con cittadinanza estera o una persona di seconda generazione, è molto più facile essere fermata per strada dalle forze di polizia.\r\n\r\nAd essere sotto imputazione nel rapporto dell'ECRI è la discrezionalità delle forze di polizia nell'adottare dei pregiudizi di tipo razzista nei fermi delle persone, ma questo è un fatto sistemico, non dichiarato. 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L'aspetto confessionale ammanta secolarmente il controllo politico di un'aura che si confonde con la realpolitik fatta di compromessi esaltati dalla struttura familistico-tribale, ma che anche nei fondamenti vede contrapposte il modello verticistico-piramidale di origine turkmeno-mongola a contrasto con quella clanica-assembleare a cavallo della Durand Line.\r\n\r\nPoche sono le figure di riferimento – e forse questo fa gioco al movimento talebano – che possano contrastare con credibilità la soluzione confessionale (che non vede soverchie distinzioni tra Daesh e al-Qaeda) e nemmeno situazioni legate a risorse economiche, scambi strategici di prigionieri, accordi scanditi da attentati, forzature contingenti e prassi culturali... spossatezza della cittadinanza, esasperata da stragi, corruzione, occupazione e milizie.\r\n\r\nCi siamo affidati a Elisa Giunchi per individuare le prospettive delle molteplici possibili evoluzioni successive al \"disimpegno elettorale\" di Trump, ma soprattutto l'analisi dell'impatto jihadista sul paese lascia spazio solo a una speranza per un progetto di emancipazione sociale, passando attraverso una ristrutturazione anticorruzione,, che superi divisioni etniche e barriere confessionali.\r\n\r\nUn quadro fosco di accordi firmati con la pistola fumante sul tavolo: futuro di frammentazione o unificazione?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020_05_28_frammentazione-emancipazione_postbellica.mp3\"][/audio]","29 Maggio 2020","2020-05-29 01:31:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-28_casa-afgana-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-28_casa-afgana-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-28_casa-afgana-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-28_casa-afgana-1024x684.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-28_casa-afgana-768x513.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-28_casa-afgana.jpg 1500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Un dedalo di strade per un Afghanistan tra parcellizzazione etnica e unificazione culturale",1590715893,[133,134,135,136,137,138],"http://radioblackout.org/tag/afghanistan/","http://radioblackout.org/tag/daesh/","http://radioblackout.org/tag/hazara/","http://radioblackout.org/tag/pashtun/","http://radioblackout.org/tag/tajik/","http://radioblackout.org/tag/talebani/",[140,141,142,143,144,145],"afghanistan","Daesh","hazara","pashtun","tajik","talebani",{"post_content":147},{"matched_tokens":148,"snippet":149,"value":150},[110],"imporre spartizioni di potere deja \u003Cmark>vu\u003C/mark>. 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Una volta verificata la “pericolosità sociale” di questi ultimi scatta il decreto di espulsione e valutato il rischio di non adempimento alla misura applicata, i due si ritrovano oltre quelle mura che fino a poco prima li separavano dai sans-papier in attesa di espulsione.\r\n\r\nDi seguito il racconto di uno dei due compagni appena rientrato in Italia.\r\n \r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Cra.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","7 Aprile 2019","2019-04-07 03:15:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/abaslescra-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/abaslescra-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","A BAS LES CRA - la macchina delle espulsioni funziona anche per gli italiani",1554606908,[169,170,171,172],"http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/cra/","http://radioblackout.org/tag/detenzione-amministrativa/","http://radioblackout.org/tag/francia/",[174,175,176,177],"cpr","cra","detenzione amministrativa","francia",{"post_content":179},{"matched_tokens":180,"snippet":181,"value":182},[110],"vengono trattenuti in garde a \u003Cmark>vu\u003C/mark> per più di 24 ore."," \r\n Le frequenze di Radio Blackout spesso ospitano le voci dei reclusi nei centri di detenzione amministrativa a Torino e nel resto d’Europa.\r\n\r\nNon così usuale, ma neanche una situazione inedita, è invece ascoltare il racconto di un compagno con cittadinanza europea transitato all’interno di questi infami luoghi.\r\n\r\nDurante un presidio al CRA di Vincennes, in solidarietà a uno sciopero della fame dei reclusi da poco conclusasi, parte una carica da parte della CRS (la celere francese) e 2 compagni italiani vengono trattenuti in garde a \u003Cmark>vu\u003C/mark> per più di 24 ore. 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Le manifestazioni erano iniziate dopo il crollo di una tettoia nella stazione ferroviaria di Novi Sad, una città a circa 60 chilometri da Belgrado, lo scorso 1° novembre che aveva causato 15 morti. Le proteste guidate dagli studenti sono diventate sempre più numerose coinvolgendo altri strati della società serba contro la corruzione e il regime di Vucic . Sabato secondo fonti del ministero dell’Interno i manifestanti erano circa 107 mila, arrivati da tutta la Serbia: secondo altre fonti il numero dei presenti potrebbe essere stato anche tre volte superiore e si sono svolte in modo pacifico, nonostante le provocazioni delle autorità. Le proteste hanno portato alle dimissioni del governo e coinvolgono la Serbia profonda e rurale che finora aveva sostenuto il nazionalista Vucic che continua ad accusare i manifestanti di essere guidati da non ben definite forze esterne. Durante la manifestazione di sabato ,la più grande dalla caduta di Milosevic, le forze di sicurezza serbe hanno usato illegalmente un'arma sonica di tipo militare per spaventare e disperdere la folla , alcuni filmati pubblicati sui social media mostrano la gente in piedi durante i 15 minuti di silenzio in memoria delle vittime del disastro alla stazione ferroviaria Novi Sad quando improvvisamente, si vede la folla aprirsi in preda al panico e scappare. Secondo gli esperti militari, chi è esposto a questo tipo di arma prova un forte dolore all'orecchio, disorientamento e panico. Un'esposizione prolungata può causare la rottura dei timpani e danni irreversibili all'udito.\r\n\r\nNe parliamo con Tatiana Djordjevic giornalista serba .\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-17032025-TATIANA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","18 Marzo 2025","Il movimento degli studenti serbi scende in piazza a Belgrado contro Vucic ","2025-03-18 12:55:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-17032025-SERBIA-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-17032025-SERBIA-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-17032025-SERBIA-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-17032025-SERBIA-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-17032025-SERBIA-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-17032025-SERBIA.jpg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LA SERBIA IN PIAZZA CONTRO VUCIC",1742302536,[202,203,204,205],"http://radioblackout.org/tag/belgrado/","http://radioblackout.org/tag/manifestazione/","http://radioblackout.org/tag/movimento-studenti/","http://radioblackout.org/tag/vucic/",[207,208,209,210],"belgrado","manifestazione","movimento studenti","Vucic",{"post_content":212,"post_title":217,"tags":220},{"matched_tokens":213,"snippet":215,"value":216},[214],"Vu","manifestazione contro il presidente Aleksandar \u003Cmark>Vu\u003C/mark>čić dalle proteste iniziate oltre quattro","Sabato a Belgrado, oltre centomila persone hanno partecipato alla più grande manifestazione contro il presidente Aleksandar \u003Cmark>Vu\u003C/mark>čić dalle proteste iniziate oltre quattro mesi fa . 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Ogni sabato decine di migliaia di persone sfidano le forti nevicate e il gelo per scendere in strada a protestare contro il governo, lo strapotere del presidenteVučić e la mancanza di spazio per i partiti di opposizione sui canali di informazione, in particolare sulla rete nazionale.\r\nIl malcontento è stato provocato dall'aggressione subita dall’attivista dell’opposizione Borko Stefanovic, brutalmente attaccato e picchiato da ignoti, avvenuta lo scorso 23 novembre a Kruševac. Da allora le proteste si svolgono sotto lo slogan “Contro la violenza – stop alle camicie insanguinate”. Lo slogan “Uno dei cinque milioni” è stato aggiunto in un secondo momento, dopo l' affermazione di Vučić secondo cui non accetterebbe le richieste dei manifestanti nemmeno se fossero in cinque milioni. Gli esponenti dell’opposizione partecipano alle proteste, ma restano mescolati alla folla e non tengono discorsi, mentre in primo piano ci sono attori, intellettuali e giovani attivisti che manifestano in modo pacifico.\r\n\r\nSembra difficile che queste proteste possano mettere in seria difficoltà Vučić così come invece fu a suo tempo per Milosevic, ma di certo sono un banco di prova per il presidente, tanto che si vocifera di elezioni anticipate in un contesto nel quale, è bene ricordarlo, la coalizione di governo ha un dominio assoluto dal momento che controlla gli organi statali e i principali media del paese, dispone di mezzi finanziari necessari per condurre la campagna elettorale e non esita a usare risorse pubbliche per l’autopromozione politica. Resta tuttavia il fatto che tra quei gruppi sociali che scendono ora in piazza inesorabilmente cresce il malcontento che non svanirà facilmente, a prescindere dall’esito delle eventuali elezioni anticipate. Quindi, se il governo dovesse decidere di organizzare elezioni anticipate, guadagnerebbe tempo ma non è detto che riuscirebbe a “pacificare”quegli animi che stanno cominciando a svegliarsi.\r\n\r\nPer capire meglio quello che sta succedendo in Serbia abbiamo contattato Giorgio Fruscione, vicedirettore di East Journal.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nProtesteSerbia\r\n\r\n ","11 Gennaio 2019","2019-01-11 19:01:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Stop-krvavim-košuljama-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"159\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Stop-krvavim-košuljama-300x159.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Stop-krvavim-košuljama-300x159.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Stop-krvavim-košuljama-768x408.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Stop-krvavim-košuljama.jpg 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","I sabati contro Vučić",1547230739,[259,260,205],"http://radioblackout.org/tag/proteste-antigoverno/","http://radioblackout.org/tag/serbia/",[262,263,210],"Proteste antigoverno","serbia",{"post_content":265,"post_title":269,"tags":272},{"matched_tokens":266,"snippet":267,"value":268},[214],"momento, dopo l' affermazione di \u003Cmark>Vu\u003C/mark>čić secondo cui non accetterebbe le","Da sei settimane la Serbia è scossa da un vento di protesta. Ogni sabato decine di migliaia di persone sfidano le forti nevicate e il gelo per scendere in strada a protestare contro il governo, lo strapotere del presidenteVučić e la mancanza di spazio per i partiti di opposizione sui canali di informazione, in particolare sulla rete nazionale.\r\nIl malcontento è stato provocato dall'aggressione subita dall’attivista dell’opposizione Borko Stefanovic, brutalmente attaccato e picchiato da ignoti, avvenuta lo scorso 23 novembre a Kruševac. Da allora le proteste si svolgono sotto lo slogan “Contro la violenza – stop alle camicie insanguinate”. Lo slogan “Uno dei cinque milioni” è stato aggiunto in un secondo momento, dopo l' affermazione di \u003Cmark>Vu\u003C/mark>čić secondo cui non accetterebbe le richieste dei manifestanti nemmeno se fossero in cinque milioni. 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Quindi, se il governo dovesse decidere di organizzare elezioni anticipate, guadagnerebbe tempo ma non è detto che riuscirebbe a “pacificare”quegli animi che stanno cominciando a svegliarsi.\r\n\r\nPer capire meglio quello che sta succedendo in Serbia abbiamo contattato Giorgio Fruscione, vicedirettore di East Journal.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nProtesteSerbia\r\n\r\n ",{"matched_tokens":270,"snippet":271,"value":271},[214],"I sabati contro 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Gerstein, Noisebrigade, Dr. Cancer, etc. che va in onda su Radio Blackout 105.250 il martedì dalle 23 fino a mezzanotte.\r\nPer un’ora verrete condotti attraverso un percorso trasversale fatto da sonorità che non si fermano ad un genere: si può passare dall’industrial alla wave, facendo una fermata nel punk, nel death metal, nell’electro oppure anche nel math rock.\r\nSeguiremo le storie di chi ha fatto dei suoni non convenzionali l’espressione della propria persona con ascolti ed alle volte con interviste.\r\nCi sarà uno spazio per le novità e per improvvisazioni varie.\r\nSpegnete la luce, la musica inizia…\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/2024_07_02_MusickToPlay.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPLAYLIST\r\n\r\n1) The Jesus Lizard \"Hide & Seek\" da \"Rack\" LP\r\n2) Festa del Perdono \"Società Mentale\" da \"Società mentale\" 7\"/DIG\r\n3) Alternative \"Anti Christ\" da \"In Nomine Patri\" 12\"/DIuG\r\n4) Legowelt \"Always Take it There\" da \"Like a Song From Your Dream\" LP/DIG\r\n5) Booka Shade \"Moonbow\" da \"Link To The Invisible\" DIG\r\n6) David Bay & Digitalism \"Heatwave\" da \"Heatwave\" DIG\r\n7) Hana Vu \"Look Alive\" da \"Romanticism\" LP/CD\r\n8) Liz Lawrence \"No One\" da \"Peanuts\" LP/CD\r\n9) Diiv \"Frog In Boiling Water\" da \"Frog In Boiling Water\" LP/DIG\r\n10) Dana Gavanski \"How To Feel Uncomfortable\" da \"Late Slap\" LP/CD\r\n11) Throbbing Gristle \"The Man From Nowhere\" da \"The Third Mind Movements\" LP/CD","3 Luglio 2024","2024-07-03 11:17:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/08/MusickToPlayInTheDark-1-200x110.jpg","Musick To Play In The Dark – Puntata del 02/07/2024",1720005464,[449],"http://radioblackout.org/tag/musick/",[451],"musick",{"post_content":453},{"matched_tokens":454,"snippet":455,"value":456},[214],"da \"Heatwave\" DIG\r\n7) Hana \u003Cmark>Vu\u003C/mark> \"Look Alive\" da \"Romanticism\" LP/CD\r","Musick To Play In The Dark – Puntata del 02/07/2024\r\n\r\nMusick To Play In The Dark è la trasmissione condotta da Maurizio a.k.a. 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Il duplice uso della Ricerca” e tra i promotori dell’appello contro il bando MAECI firmato da oltre 2500 tra docenti e ricercatori, che nelle scorse settimane ha in cassato il sostegno delle Università di Torino e della Normale di Pisa, nonché l’impegno del CNR a no promuovere collaborazioni in ambito militare o “dual use”. La mobilitazione ha riguardato e continua a riguardare decine di atenei in tutta Italia ma per quanto una certa narrazione mediatica abbia voluto raccontare le Università ostaggio di pochi studenti facinorosi, è stato invece il corpo docenti e ricercatori a prendere l’iniziativa. Ovviamente l’iniziativa non ha nulla a che vedere con la collaborazione tra singoli professori nell’ambito della ricerca o della didattica ma cerca di evidenziare come il sapere scientifico non abbia nulla di neutro e le Università possono rendersi strumento di oppressione e aggressione non solo in tempo di guerra, come testimonia la massiccia presenza di Leonardo S.P.A. all’interno dei nostri programmi di ricerca.\r\n\r\nProseguiamo presentando un libro, “Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo”, di Antony Loewenstein, ebreo australiano, che esce in inglese nel 2023 qualche mese prima degli attacchi del 7 ottobre. \r\n\r\nSi tratta di un libro divulgativo che possiamo inserire nel solco del giornalismo d’inchiesta di matrice liberale. Il focus del libro è dimostrare come Israele abbia fornito le sue tecnologie militari in sprezzo di qualunque considerazione sull’utilizzo che ne sarebbe stato fatto da regimi criminali o anche a stati democratici che hanno affrontato situazioni interne particolarmente difficili. Il nesso è chiaro: «L’alternativa è tra i diritti civili in qualche paese e il diritto di Israele a esistere (…) vorrei vedere uno qualsiasi di voi che, di fronte a questo dilemma, dica: “No, sosterremo i diritti umani in quest’altro paese”. Signori, non funziona così» (Eli Pinko, ex capo dell’Agenzia per il Controllo delle Esportazioni della Difesa di Israele).\r\n\r\nLa tesi più rilevante del libro è che la Palestina sia il vero laboratorio dentro il quale Israele ha costruito la sua supremazia globale in tema di oppressione, di sicurezza interna, di cybersicurezza, di controllo. Sulla pelle dei Palestinesi e sulle loro sofferenze è stata costruita un’immagine globale che viene venduta alle fiere specializzate del settore da una Paese che si è costruito in questo campo come una vera “Startup Nation” in salsa etnonazionalista senza che in realtà Israele sia in grado di mantenere questa promessa globale che anzi, si alimenta della sua stessa irrealizzabilità. Perché quello dell’insicurezza è un business senza fine. Al punto che non si capisce più se il rapporto coloniale con la Palestina sia la causa o l’effetto della mission economica diIsraele. E oggi, ça va sans dire, è naturalmente Gaza il più avanzato terreno di sperimentazione per l’applicazione dell’AI agli obiettivi militari, come testimoniato dalle brillanti inchieste di Yuval Abraham.\r\n\r\n----------------------------------\r\n\r\nNell'ultima parte di trasmissione abbiamo mandato in onda un'intervista realizzata con il sociologo franco-algerino Said Bouamama, militante di lungo corso nei movimenti dei quartieri popolari (banlieues), innescati dai figli delle grandi migrazioni dell'epoca della decolonizzazione. Fautore di una lettura peculiare della condizione migrante come strutturalmente intrecciata alla condizione lavorativa di cui rappresenterebbe la quota di forza-lavoro pensata e trattata dal Capitale come perennemente provvisoria e dunque regolabile al di sotto delle altre condizioni di classe. L'abbiamo intervistato sulle caratteristiche delle guerre in corso e sulle tendenze di medio periodo dello scontro imperialista/multipolarista in atto, con un focus sui limiti e le contraddizioni che travagliano la sinistra anti-capitalista sul tema guerra/imperialismo.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/la-fine-21.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nMichele Lancione, Università e Militarizzazione. Il duplice uso della Ricerca, Eris, 2023\r\n\r\nAntony Loewenstein, Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, Fazi, 2024\r\n\r\nL'inchiesta di Yuval Abraham: lavender-ai-israeli-army-gaz\r\n\r\nFrancesca Mannocchi - Yagil Levy: \"L'esercito israeliano è disintegrato. Conta solo l'ossessione di uccidere\" La Stampa 11/04/2024\r\n\r\nSaid Bouamama - La Gauche et la Guerre: Analyse d'une capitulation idéologique\r\n\r\nhttps://investigaction.net/author/said-bouamama/\r\n\r\nLE MONDE VU D'EN BAS\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n ","12 Aprile 2024","2024-04-12 16:32:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/1712868471732-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #21 - LABORATORIO PALESTINA",1712937076,[],[],{"post_content":476},{"matched_tokens":477,"snippet":478,"value":479},[73],"capitulation idéologique\r\n\r\nhttps://investigaction.net/author/said-bouamama/\r\n\r\nLE MONDE \u003Cmark>VU\u003C/mark> D'EN BAS\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n ","La puntata si apre con l’intervista a Michele Lancione, professore del Politecnico di Torino, autore del libro “Università e Militarizzazione. Il duplice uso della Ricerca” e tra i promotori dell’appello contro il bando MAECI firmato da oltre 2500 tra docenti e ricercatori, che nelle scorse settimane ha in cassato il sostegno delle Università di Torino e della Normale di Pisa, nonché l’impegno del CNR a no promuovere collaborazioni in ambito militare o “dual use”. La mobilitazione ha riguardato e continua a riguardare decine di atenei in tutta Italia ma per quanto una certa narrazione mediatica abbia voluto raccontare le Università ostaggio di pochi studenti facinorosi, è stato invece il corpo docenti e ricercatori a prendere l’iniziativa. Ovviamente l’iniziativa non ha nulla a che vedere con la collaborazione tra singoli professori nell’ambito della ricerca o della didattica ma cerca di evidenziare come il sapere scientifico non abbia nulla di neutro e le Università possono rendersi strumento di oppressione e aggressione non solo in tempo di guerra, come testimonia la massiccia presenza di Leonardo S.P.A. all’interno dei nostri programmi di ricerca.\r\n\r\nProseguiamo presentando un libro, “Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo”, di Antony Loewenstein, ebreo australiano, che esce in inglese nel 2023 qualche mese prima degli attacchi del 7 ottobre. \r\n\r\nSi tratta di un libro divulgativo che possiamo inserire nel solco del giornalismo d’inchiesta di matrice liberale. Il focus del libro è dimostrare come Israele abbia fornito le sue tecnologie militari in sprezzo di qualunque considerazione sull’utilizzo che ne sarebbe stato fatto da regimi criminali o anche a stati democratici che hanno affrontato situazioni interne particolarmente difficili. Il nesso è chiaro: «L’alternativa è tra i diritti civili in qualche paese e il diritto di Israele a esistere (…) vorrei vedere uno qualsiasi di voi che, di fronte a questo dilemma, dica: “No, sosterremo i diritti umani in quest’altro paese”. Signori, non funziona così» (Eli Pinko, ex capo dell’Agenzia per il Controllo delle Esportazioni della Difesa di Israele).\r\n\r\nLa tesi più rilevante del libro è che la Palestina sia il vero laboratorio dentro il quale Israele ha costruito la sua supremazia globale in tema di oppressione, di sicurezza interna, di cybersicurezza, di controllo. Sulla pelle dei Palestinesi e sulle loro sofferenze è stata costruita un’immagine globale che viene venduta alle fiere specializzate del settore da una Paese che si è costruito in questo campo come una vera “Startup Nation” in salsa etnonazionalista senza che in realtà Israele sia in grado di mantenere questa promessa globale che anzi, si alimenta della sua stessa irrealizzabilità. Perché quello dell’insicurezza è un business senza fine. Al punto che non si capisce più se il rapporto coloniale con la Palestina sia la causa o l’effetto della mission economica diIsraele. E oggi, ça va sans dire, è naturalmente Gaza il più avanzato terreno di sperimentazione per l’applicazione dell’AI agli obiettivi militari, come testimoniato dalle brillanti inchieste di Yuval Abraham.\r\n\r\n----------------------------------\r\n\r\nNell'ultima parte di trasmissione abbiamo mandato in onda un'intervista realizzata con il sociologo franco-algerino Said Bouamama, militante di lungo corso nei movimenti dei quartieri popolari (banlieues), innescati dai figli delle grandi migrazioni dell'epoca della decolonizzazione. Fautore di una lettura peculiare della condizione migrante come strutturalmente intrecciata alla condizione lavorativa di cui rappresenterebbe la quota di forza-lavoro pensata e trattata dal Capitale come perennemente provvisoria e dunque regolabile al di sotto delle altre condizioni di classe. L'abbiamo intervistato sulle caratteristiche delle guerre in corso e sulle tendenze di medio periodo dello scontro imperialista/multipolarista in atto, con un focus sui limiti e le contraddizioni che travagliano la sinistra anti-capitalista sul tema guerra/imperialismo.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/la-fine-21.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nMichele Lancione, Università e Militarizzazione. Il duplice uso della Ricerca, Eris, 2023\r\n\r\nAntony Loewenstein, Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, Fazi, 2024\r\n\r\nL'inchiesta di Yuval Abraham: lavender-ai-israeli-army-gaz\r\n\r\nFrancesca Mannocchi - Yagil Levy: \"L'esercito israeliano è disintegrato. 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Non necessariamente alternativa, spesso dimenticata, la musica si è salvata - anche - grazie a loro. Non conformati, precursori, pseudorivoluzionari.\r\nAscoltarli è ancora oggi una strana sensazione, un'incomprensione inconsapevole, un dejà vù, un ricordo sfocato di un sogno pomeridiano.\r\n\r\nGeneral Strike - Danger in Paradise (2000)\r\nSteve Beresford e David Toop sono due tipi in acido perenne. Nel tempo libero registrano questo \"nè quì nè ora\" dai colori malinconici e tropicali. Musica lenta e assonnata, suona come uno studio dub di giocattoli affidato a due punti dalla mosca ze ze. Geniale e ironico lascia un senso di stordimento pari ad una cartolina triste da luoghi contaminati. Appena lo afferri sfugge, come musica jazz trasmessa da un traghetto che si allontana mentre siete a riva. Inconsapevoli, ovviamente, influenzeranno tutti i fighetti di pitchfork più o meno hauntologici. Non si inventa mai niente.\r\n\r\nJack Kerouac with Al Cohn and Zoot Sims: Blues And Haikus (1959)\r\nUn interno americano visto dalla finestra di uno studio di registrazione. Moveless minds see motion, direbbe lui. Questo disco diversamente dai suoi libri, non sarà rappresentativo di nulla, pone semplicemente quello che sarà un visionario beat spalla a spalla con la passione per qualcosa che è solo e tremendamente \"americano\".\r\nPotrebbe darsi che si tratti di un elogio alla pigrizia votato al blues.\r\nKerouack per la cronaca non sapeva cantare ma, come si dice, it don't mean a thing if it ain't got that swing.\r\n\r\nWild Classical Music Ensemble - st (sub rosa 2007)\r\nKim, Lihn, Rudy, Johan e Sebastien sono quattro ragazzi con una grave disabilità mentale. Autistici, down, ritardati, così dice la gente. Nel 2007 si mettono insieme a Damien e danno vita ad un gruppo punk avantgarde non per andare ad un fottuto reality e diventare ricchi (non potendo tornare \"sani\") ma per tirare fuori il mostro da dentro e prenderlo a calci in culo. Il progetto lo chiamano classical music ensemble e dall'ascolto del disco direi che l'obiettivo è centrato. La musica? Immaginate i Naked City regrediti all'infanzia che scoprono lo stupore di poter saturare la banda dell'equalizer.\r\nE' il suono di chi scopre il luna park dopo anni di (auto)reclusione e sofferenza. Sono le sensazioni di schiacciare, premere, grattare, soffiare, gridare, cantare, salmodiare, il tutto senza il filtro della cosiddetta \"ragione\" a farci capire che normale non ci è nessuno. La gioia che esonda come una cascata, la malattia cacciata via ad urlacci. Una band straordinaria ma soprattutto un'altra idea di cosa possa davvero fare la musica per salvare il mondo.\r\nAh dimenticavo, uscì nella categoria \"music in the margin\" sul catalogo sub rosa, specializzato in avantgarde ed altri suoni. Loro sì che si sono accorti di quanto sia labile il confine e che, per dirla sempre con lo zio bill, \"nulla è vero/tutto è permesso\".","1 Ottobre 2014","2018-10-17 22:09:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/index-200x110.jpeg","Entendre l’inaudible – part.2",1412180796,[],[],{"post_content":522},{"matched_tokens":523,"snippet":525,"value":526},[524],"vù","sensazione, un'incomprensione inconsapevole, un dejà \u003Cmark>vù\u003C/mark>, un ricordo sfocato di un","Intendre l'inaudible part.2\r\n\r\nUn'altra selezioni di altro. Quella cosa che sembra ma non è. La strada laterale, l'accesso secondario, il retro. Non necessariamente alternativa, spesso dimenticata, la musica si è salvata - anche - grazie a loro. 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