","Dimissioni e risorse africane: tendenze e influenze su macroaree","post",1518883474,[61,62,63,64,65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/congo/","http://radioblackout.org/tag/desalegn/","http://radioblackout.org/tag/etiopia/","http://radioblackout.org/tag/guinea-equatoriale/","http://radioblackout.org/tag/mandela/","http://radioblackout.org/tag/ramaphosa/","http://radioblackout.org/tag/ruanda/","http://radioblackout.org/tag/sudafrica/","http://radioblackout.org/tag/zenawi/","http://radioblackout.org/tag/zuma/",[72,28,73,34,26,30,74,17,22,15],"congo","etiopia","Ruanda",{"post_content":76,"tags":80},{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":79},[15],"molto differente da quelle di \u003Cmark>Zuma\u003C/mark> in Sudafrica ma, come sentirete,","Le dimissioni di Desalegn in Etiopia nascono da una situazione molto differente da quelle di \u003Cmark>Zuma\u003C/mark> in Sudafrica ma, come sentirete, dal percorso intrapreso nell’analisi fatta con il direttore di “Africa ExPress” Massimo Alberizzi si può sempre finire con il ricondurre gli eventi africani a fenomeni simili e processi che fanno parte di un unico sviluppo geopolitico.\r\n\r\nRamaphosa, il nuovo presidente del Sudafrica, è stato combattente contro l'apartheid e poi impegnato nel sindacato dei minatori, doveva già essere il successore designato di Mandela, poi il partito decise altrimenti orientandosi più sulal componente populista di 'Mbeki e poi di \u003Cmark>Zuma\u003C/mark>, irriconciliati con lo strapotere bianco. Invece Ramaphosa potrebbe ricollocare il Sudafrica nel suo ruolo guida dell'intero continente, se le fratture etniche e le ineguaglianze non gli impediranno di riconfermarsi alle elezioni previste il prossimo anno; le sue prime promesse hanno riguardato la lotta alla corruzione – che è stato il pretesto su cui si è addensata la condizione per l'impeachment di \u003Cmark>Zuma\u003C/mark> – e il risanamento dei conti, vero problema dell'era \u003Cmark>Zuma\u003C/mark>, che ha avuto la sfortuna di coincidere con la crisi mondiale.\r\n\r\n \r\n\r\nCaso diverso è quello etiope, dove ci sono stati dieci morti negli ultimi giorni e gli scontri proseguono tuttora in Omersa e Bali, ma in comune hanno il fatto che la transizione non è opera di un golpe, anche se in Etiopia è stato dichiarato lo stato d'emergenza per sei mesi, il secondo nell'ultimo anno. Hailemariam Desalegn, intellettuale anti-Menghistu, era succeduto nel 2012 a Zenawi (il capo della guerriglia marxista contro il sanguinario alleato di Mosca rovesciato nel 1991) e ha lasciato per l'impossibilità di proseguire con le riforme e per facilitare il dialogo tra le etnie minoritarie e i tigrini, che controllano i gangli del paese. Infatti le proteste sono proseguite anche dopo il rilascio dei molti arrestati in seguito ai moti irredentisti del 2016 in Oromia. Merere Gudina, leader della protesta tra i rilasciati, ha dichiarato che la coalizione al potere non ha permesso la democratizzazione del paese e l'avvicendamento all'interno del partito al governo non è sintomo di cambiamento.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste dichiarazioni possono rievocare la medesima situazione del Sudafrica, che pure condivide con l'Etiopia il ruolo di stato chiave di un'area estesa di territorio africano. La stessa notazione si può fare riguardo al corpaccione attaccato da più direzioni della nazione congolese, dove alle guerre ai confini nordorientali si aggiungono le guerre per le risorse, che diventano sempre più importanti nel momento in cui l'auto elettrica va imponendosi sui mercati mondiali, evidenziando la strategia del colonialismo cinese (cosidetto “del sorriso”, ma che comporta lo stesso sfruttamento di quello classico europeo).\r\n\r\n \r\n\r\nSu tutto il continente aleggia con modalità diverse il flusso migratorio, che nei quattro paesi considerati con Alberizzi in questo approfondimento s'impone prepotente, collegandoli idealmente tra loro. Dall'accordo del Ruanda con Israele per riassorbire i respingimenti di Tel Aviv in cambio di una congrua cifra, agli espatri hutu dal Ruanda stesso verso il Kivu congolese (nonostante la crescita del paese, ma univoca per i soli tutsi), alle sofferenze sudafricane per la migrazione interna al continente, ai tanti migranti verso l'Europa dal Corno d'Africa.\r\n\r\n \r\n\r\nSollecitati da questo accumulo di informazioni scovate in agenzie mai troppo riportate dai media mainstream e invece monitorate con efficacia da Africa ExPress abbiamo parlato con Massimo Alberizzi, che ci ha evocato la figura gigantesca di Madiba, fornendoci spiegazioni sui probabili motivi di quel dissesto economico sudafricano proprio dalle politiche populiste di 'Mbeki e \u003Cmark>Zuma\u003C/mark> il Satrapo, creando disoccupazione, privilegi di certe etnie e di entourage impreparati, oltre a quegli squilibri sociali che la politica di riconciliazione di Mandela aveva cercato di evitare.\r\n\r\nZenawi, tigrino, in Etiopia aveva in mente un'idea di democrazia molto avanzata, finché non perse le elezioni, trasformandola in una dittatura pur di non far cadere l'Etiopia nuovamente in mano ai menghistuiani... affrontando queste odierne dimissioni alla luce della storia africana si riesce a comprendere meglio la dinamica che sottende ogni ribaltamento politico africano. Anche il caso del carcere che doveva essere svuotato per divenire museo (come Auschwitz) ci viene spiegato dalle parole di Alberizzi come un elemento in più per capire fino a che punto si tratti di una riverniciatura del regime etiopico come per quel che riguarda il regime di Kabila in Congo, o tutto ciò sia una reale apertura.\r\n\r\n \r\n\r\nSu questa falsariga abbiamo anche affrontato dunque i trentamila euro a migrante respinto del business ruandese con Israele, con un paragone azzardato quanto azzeccato... ma che lascia spazio per fare un parallelismo proprio con l'Etiopia: entrambi i paesi sono in crescita rispetto al resto dell’Afica. Fino ad arrivare al dilemma se si possano sopportare e fino a che livello di violenza i regimi repressivi che consentono però alla loro popolazione di migliorare le condizioni economiche, venendo meno e distogliendo lo sguardo dalla mancanza dei principi elementari di libertà e democrazia occidentali, oppure sollevare eccezioni umanitarie (magari per motivi altrettanto amorali di meri affari e puro saccheggio delle risorse) con il rischio di avvallare regimi ed élite dominanti come quelli emersi dopo le primavere arabe o come la dittatura famigliare della Guinea Equatoriale, che stabilizza quell'area del mondo attraverso il petrolio inmano a quelle famiglie al potere... e siamo da capo alle prese con nazioni-fulcro che influenzano intere aree. E finora lo stavano facendo tutte allo stesso modo, vedremo se la svolta sudafricana comincerà a invertire la tendenza.\r\n\r\nDimissioni africane",[81,83,85,87,89,91,93,95,97,99],{"matched_tokens":82,"snippet":72},[],{"matched_tokens":84,"snippet":28},[],{"matched_tokens":86,"snippet":73},[],{"matched_tokens":88,"snippet":34},[],{"matched_tokens":90,"snippet":26},[],{"matched_tokens":92,"snippet":30},[],{"matched_tokens":94,"snippet":74},[],{"matched_tokens":96,"snippet":17},[],{"matched_tokens":98,"snippet":22},[],{"matched_tokens":100,"snippet":101},[15],"\u003Cmark>Zuma\u003C/mark>",[103,109],{"field":35,"indices":104,"matched_tokens":106,"snippets":108},[105],9,[107],[15],[101],{"field":110,"matched_tokens":111,"snippet":78,"value":79},"post_content",[15],578730123365712000,{"best_field_score":114,"best_field_weight":115,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":116,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":118,"highlight":139,"highlights":157,"text_match":112,"text_match_info":166},{"cat_link":119,"category":120,"comment_count":47,"id":121,"is_sticky":47,"permalink":122,"post_author":50,"post_content":123,"post_date":124,"post_excerpt":53,"post_id":121,"post_modified":125,"post_thumbnail":126,"post_thumbnail_html":127,"post_title":128,"post_type":58,"sort_by_date":129,"tag_links":130,"tags":135},[44],[46],"38426","http://radioblackout.org/2016/11/sudafrica-uno-snodo-epocale-in-cui-divampa-la-protesta/","Il popolo sudafricano non ne può più: la tolleranza verso la corruzione si è consumata integralmente e, come avviene forse soltanto in quel paese, le proteste sono vivaci e decise: molteplici i motivi, che affondano nella progressiva delusione di molte fette della popolazione che non trovano benefici dalla fine dell'apartheid, non sono coinvolti dalla redistribuzione dei beni e s'infuriano giustamente contro il sistema oligarchico e in particolare con il potere di Zuma. Avevano cominciato gli studenti un paio di settimane fa e la repressione fu brutale; ora sono classi e settori di società che sono coinvolti e animano le proteste di piazza; questo perché nel panorama continentale, la società sudafricana è attenta e non fa passare enormità inaccettabili proprio perché è una società sana abituata a inscenare proteste che finiscono con l'ottenere le istanze per cui sono chiamate a mobilitarsi masse di persone inferocite.\r\n\r\n \r\n\r\nL'attenzione particolare per queste proteste proviene dall'enorme importanza del popoloso paese australe, per cui la scelta di uscire dalla Corte penale internazionale è molto più sintomatica che non la medesima iniziativa del Burundi o del Gambia e può condizionare l'area, inoltre l'opinione pubblica sudafricana ha i mezzi per imporre il dibattito su questa scelta, verificando che si tratti davvero di prodromi all'affrancamento dal neocolonialismo occidentale e non semplicemente un modo drastico di coprire orrori, malefatte, torture, eccidi, abusi in generale.\r\n\r\n \r\n\r\nPer comprendere meglio la situazione del paese abbiamo interpellato Marco Longari, fotografo dell'Afp, ecco cosa ci ha raccontato:\r\n\r\nprotestecontrozuma","5 Novembre 2016","2016-11-07 17:12:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/SouthAfrica_AFP1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"195\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/SouthAfrica_AFP1-300x195.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/SouthAfrica_AFP1-300x195.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/SouthAfrica_AFP1-768x500.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/SouthAfrica_AFP1-1024x667.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/SouthAfrica_AFP1.jpg 1228w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sudafrica: uno snodo epocale in cui divampa la protesta",1478364760,[131,132,133,134,68,70],"http://radioblackout.org/tag/corruzione/","http://radioblackout.org/tag/corte-penale-internazionale/","http://radioblackout.org/tag/riot/","http://radioblackout.org/tag/studenti/",[136,19,137,138,17,15],"corruzione","riot","Studenti",{"post_content":140,"tags":144},{"matched_tokens":141,"snippet":142,"value":143},[15],"particolare con il potere di \u003Cmark>Zuma\u003C/mark>. 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Avevano cominciato gli studenti un paio di settimane fa e la repressione fu brutale; ora sono classi e settori di società che sono coinvolti e animano le proteste di piazza; questo perché nel panorama continentale, la società sudafricana è attenta e non fa passare enormità inaccettabili proprio perché è una società sana abituata a inscenare proteste che finiscono con l'ottenere le istanze per cui sono chiamate a mobilitarsi masse di persone inferocite.\r\n\r\n \r\n\r\nL'attenzione particolare per queste proteste proviene dall'enorme importanza del popoloso paese australe, per cui la scelta di uscire dalla Corte penale internazionale è molto più sintomatica che non la medesima iniziativa del Burundi o del Gambia e può condizionare l'area, inoltre l'opinione pubblica sudafricana ha i mezzi per imporre il dibattito su questa scelta, verificando che si tratti davvero di prodromi all'affrancamento dal neocolonialismo occidentale e non semplicemente un modo drastico di coprire orrori, malefatte, torture, eccidi, abusi in generale.\r\n\r\n \r\n\r\nPer comprendere meglio la situazione del paese abbiamo interpellato Marco Longari, fotografo dell'Afp, ecco cosa ci ha raccontato:\r\n\r\nprotestecontrozuma",[145,147,149,151,153,155],{"matched_tokens":146,"snippet":136},[],{"matched_tokens":148,"snippet":19},[],{"matched_tokens":150,"snippet":137},[],{"matched_tokens":152,"snippet":138},[],{"matched_tokens":154,"snippet":17},[],{"matched_tokens":156,"snippet":101},[15],[158,164],{"field":35,"indices":159,"matched_tokens":161,"snippets":163},[160],5,[162],[15],[101],{"field":110,"matched_tokens":165,"snippet":142,"value":143},[15],{"best_field_score":114,"best_field_weight":115,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":116,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},{"document":168,"highlight":188,"highlights":193,"text_match":196,"text_match_info":197},{"cat_link":169,"category":170,"comment_count":47,"id":171,"is_sticky":47,"permalink":172,"post_author":50,"post_content":173,"post_date":174,"post_excerpt":53,"post_id":171,"post_modified":175,"post_thumbnail":176,"post_thumbnail_html":177,"post_title":178,"post_type":58,"sort_by_date":179,"tag_links":180,"tags":184},[44],[46],"38235","http://radioblackout.org/2016/10/2017-fuga-dalla-corte-penale-internazionale/","Dopo il Burundi e il Sudafrica, anche il Gambia ha annunciato di voler uscire dalla Corte penale internazionale (Cpi), che è nata nel 2002, dopo essere stata prevista dallo Statuto di Roma ratificato da 123 Paesi, ha visto incriminare solo politici africani. Il ministro gambiano dell’Informazione Sherif Bojang ha quindi avuto buon gioco ad accusare la Corte di aver ignorato i crimini di guerra occidentali.\r\n\r\n \r\n\r\nOccasione dunque per un'emancipazione tardiva dalle impostazioni dei codici occidentali, o scappatoia per evitare di essere incriminati internazionalmente? Velleità di licenza di uccidere e restare impuniti, oppure affrancamento dell'Africa per via giuridica, chiamandosi fuori dalle discriminazioni coloniali, che non colpiscono il reo confesso Blair ma si accaniscono su altrettanto sanguinari autocrati africani?\r\n\r\nProbabilmente entrambe le cose, ovvero: forse si dà questa possibilità di rifiutare l'imposizione di una Corte penale postcoloniale pronta a giudicare e sanzionare soltanto despoti africani, perché questi ultimi, dopo aver affamato le loro popolazioni, pretendono anche l'impunità e ulteriori mandati extracostituzionali.\r\n\r\n \r\n\r\nComunque lo spirito del tempo conduce a questi rifiuti ormai estesi di sottostare a regole create apposta per mantenere sotto il giogo europeo i paesi africani; e contemporaneamente queste manovre servono ai regimi sanguinari per perpetuarsi: è il caso del Burundi, come del Gambia... un po' diverso quello sudafricano, ma sempre ispirato dalla difesa della leadership, a tutti i costi. Ufficialmente il governo gambiano accusa il tribunale di non essere equo e di perseguire solo i capi di Stato africani. In realtà Yahya Jammeh (al potere dal 1996, guida uno dei regimi più oppressivi al mondo, con arresti ed esecuzioni sommarie all’ordine del giorno, che si sono moltiplicate in vista del voto di dicembre, dove si è candidato per un quinto mandato), come anche Pierre Nkurunziza, teme l’apertura di indagini a suo carico con il rischio di essere incriminato per reati gravissimi. La sua condotta potrebbe infatti giustificare l’accusa di violazione dei diritti umani e crimini contro l’umanità. Se il Gambia e il Burundi sono due piccoli Stati, il Sudafrica è invece una nazione di grande rilevanza nel continente. In questo caso, i politici sudafricani non corrono il rischio di essere incriminati, ma la leadership di Pretoria non vuole essere costretta dalla Cpi a perseguire i propri alleati (l’anno scorso, lungi dal far scattare le manette, Zuma ha accolto a braccia aperte a Pretoria il presidente sudanese Omar Bashir, su cui pende dal 2009 un mandato di cattura per crimini contro l’umanità). Desmond Tutu ha bollato queste manovre come pretesa di avere la licenza di uccidere... Gli accordi prevedono un anno dalla dichiarazione di volontà di uscita dalla Corte prima che questa sia esecutiva: il 2017 potrebbe prospettarsi come l'anno della dissoluzione della Corte Penale Internazionale come organismo neocoloniale?\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo interpellato Marta Mosca, anropologa esperta della regione dei Grandi Lghi per capirne qualcosa in più.\r\n\r\nburundi-e-cpi","29 Ottobre 2016","2016-10-31 12:29:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016_10_28-cpi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"288\" height=\"162\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016_10_28-cpi.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","2017: Fuga dalla Corte penale internazionale",1477730754,[181,182,132,183],"http://radioblackout.org/tag/burundi-gambia-sudafrica/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo-e-neocolonialismo/","http://radioblackout.org/tag/despoti-africani/",[185,186,19,187],"Burundi Gambia Sudafrica","colonialismo e neocolonialismo","despoti africani",{"post_content":189},{"matched_tokens":190,"snippet":191,"value":192},[15],"dal far scattare le manette, \u003Cmark>Zuma\u003C/mark> ha accolto a braccia aperte a","Dopo il Burundi e il Sudafrica, anche il Gambia ha annunciato di voler uscire dalla Corte penale internazionale (Cpi), che è nata nel 2002, dopo essere stata prevista dallo Statuto di Roma ratificato da 123 Paesi, ha visto incriminare solo politici africani. 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In base ai dati economici diffusi martedì (9 febbraio) dal Ministero delle Finanze di Bujumbura l'economia burundese è entrata in recessione nel secondo trimestre dello scorso anno; le violenze, esplose in aprile, hanno poi innescato un crollo delle entrate fiscali del 24 per cento e la progressiva e fortissima militarizzazione del paese hanno letteralmente svuotato le casse dello Stato, già depredate dalla cleptocrazia al potere nel corso degli anni. Ma forse la situazione economica non è così disastrosa come viene dipinta, perché è utile al potere far credere alle difficoltà, visti gli aiuti piovuti dall'Angola di Dos Santos che fornisce finanziamenti e sostegno militare, dalla Guinea Equatoriale di Obiang con imponenti aiuti economici, la Repubblica Democratica del Congo di Kabila ha inviato truppe Mai Mai in sostegno dell'esercito burundese. Europa e Usa coprono il 35 per cento del budget annuale burundese.\r\n\r\nOgni giorno in Burundi circa un centinaio di giovani, soprattutto tutsi, viene ucciso e il numero di vittime aumenta continuamente (in febbraio almeno 25 morti a Bujumbura e 50 desaparecidos): poliziotti e Imbonerakure attaccano quotidianamente i quartieri popolari, stuprano le donne, arrestano i giovani e massacrano i tutsi senza tuttavia disdegnare colpi di machete e violenze sulla popolazione hutu considerata “traditore”. Un rapporto confidenziale dei primi di febbraio redatto da alcuni esperti delle Nazioni Unite accusa il Ruanda di avere reclutato e addestrato militarmente milizie tutsi burundesi con l'obiettivo di rovesciare il regime di Nkurunziza: secondo alcuni Kagame intenderebbe innescare violenze interetniche in Burundi per riportare al potere Buyoya, ma per altri, come la nostra interlocutrice, la chiave di lettura dell'odio etnico è riduttiva o forse un paravento; innalzare la tensione nella zona dei Grandi Laghi, in particolare attaccando il Ruanda, rientra nella strategia genocida del regime, e in particolare di chi realmente in questo momento controlla le decisioni politiche e militari in un Burundi (esploso la scorsa primavera quando Nkurunziza ha voluto cambiare la costituzione perché gli fosse consentito un terzo mandato da presidente): le milizie hutu ruandesi FDLR, fuggite dopo il genocidio dal Ruanda e rifugiatesi tra Congo, Burundi e Francia (dove ha sede il comando generale). Quella Francafrique che ha bloccato la missione Onu prevista nel paese giusto mercoledì scorso e che vede nella regione dei Grandi Laghi un palcoscenico per inscenare le molte tensioni che attraversano anche il nord Kivu. E ovviamente tutto per controllare le risorse del territorio... ma c'è molto altro ancora che entra nel calderone, a comincaire dall'appoggio del Sudafrica di Zuma e dei suoi predecessori filobantu, o il coinvolgimento della Tanzania e le manovre per impedire la creazione dell'Unione Africana... e per questo abbiamo sentito Marta, ricercatrice presso il dipartimiento di Antropologia dell'Università di Torino che ha soggiornato a lungo in Burundi e in Rwanda negli ultimi mesi:\r\n\r\nUnknown","12 Febbraio 2016","2016-02-18 11:56:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/2016-02-12_francafrique-160x110.jpg","\u003Cimg width=\"160\" height=\"160\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/2016-02-12_francafrique.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/2016-02-12_francafrique.jpg 160w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/2016-02-12_francafrique-150x150.jpg 150w\" sizes=\"auto, (max-width: 160px) 100vw, 160px\" />","Burundi al centro di jeu au massacre continentali",1455279657,[215,216,217,218,219,220],"http://radioblackout.org/tag/burundi/","http://radioblackout.org/tag/francafrique/","http://radioblackout.org/tag/hutu-e-tutsi/","http://radioblackout.org/tag/kagame/","http://radioblackout.org/tag/nkurunziza/","http://radioblackout.org/tag/rwanda/",[222,223,32,24,224,225],"burundi","Francafrique","nkurunziza","Rwanda",{"post_content":227},{"matched_tokens":228,"snippet":229,"value":230},[15],"comincaire dall'appoggio del Sudafrica di \u003Cmark>Zuma\u003C/mark> e dei suoi predecessori filobantu,","Mentre continua lo stallo internazionale attorno al Burundi nel paese la situazione è peggiore che mai: le violenze quotidiane che si registrano su tutto il territorio fanno il paio con una situazione economica generale che apparirebbe decisamente drammatica. In base ai dati economici diffusi martedì (9 febbraio) dal Ministero delle Finanze di Bujumbura l'economia burundese è entrata in recessione nel secondo trimestre dello scorso anno; le violenze, esplose in aprile, hanno poi innescato un crollo delle entrate fiscali del 24 per cento e la progressiva e fortissima militarizzazione del paese hanno letteralmente svuotato le casse dello Stato, già depredate dalla cleptocrazia al potere nel corso degli anni. Ma forse la situazione economica non è così disastrosa come viene dipinta, perché è utile al potere far credere alle difficoltà, visti gli aiuti piovuti dall'Angola di Dos Santos che fornisce finanziamenti e sostegno militare, dalla Guinea Equatoriale di Obiang con imponenti aiuti economici, la Repubblica Democratica del Congo di Kabila ha inviato truppe Mai Mai in sostegno dell'esercito burundese. Europa e Usa coprono il 35 per cento del budget annuale burundese.\r\n\r\nOgni giorno in Burundi circa un centinaio di giovani, soprattutto tutsi, viene ucciso e il numero di vittime aumenta continuamente (in febbraio almeno 25 morti a Bujumbura e 50 desaparecidos): poliziotti e Imbonerakure attaccano quotidianamente i quartieri popolari, stuprano le donne, arrestano i giovani e massacrano i tutsi senza tuttavia disdegnare colpi di machete e violenze sulla popolazione hutu considerata “traditore”. Un rapporto confidenziale dei primi di febbraio redatto da alcuni esperti delle Nazioni Unite accusa il Ruanda di avere reclutato e addestrato militarmente milizie tutsi burundesi con l'obiettivo di rovesciare il regime di Nkurunziza: secondo alcuni Kagame intenderebbe innescare violenze interetniche in Burundi per riportare al potere Buyoya, ma per altri, come la nostra interlocutrice, la chiave di lettura dell'odio etnico è riduttiva o forse un paravento; innalzare la tensione nella zona dei Grandi Laghi, in particolare attaccando il Ruanda, rientra nella strategia genocida del regime, e in particolare di chi realmente in questo momento controlla le decisioni politiche e militari in un Burundi (esploso la scorsa primavera quando Nkurunziza ha voluto cambiare la costituzione perché gli fosse consentito un terzo mandato da presidente): le milizie hutu ruandesi FDLR, fuggite dopo il genocidio dal Ruanda e rifugiatesi tra Congo, Burundi e Francia (dove ha sede il comando generale). Quella Francafrique che ha bloccato la missione Onu prevista nel paese giusto mercoledì scorso e che vede nella regione dei Grandi Laghi un palcoscenico per inscenare le molte tensioni che attraversano anche il nord Kivu. E ovviamente tutto per controllare le risorse del territorio... ma c'è molto altro ancora che entra nel calderone, a comincaire dall'appoggio del Sudafrica di \u003Cmark>Zuma\u003C/mark> e dei suoi predecessori filobantu, o il coinvolgimento della Tanzania e le manovre per impedire la creazione dell'Unione Africana... e per questo abbiamo sentito Marta, ricercatrice presso il dipartimiento di Antropologia dell'Università di Torino che ha soggiornato a lungo in Burundi e in Rwanda negli ultimi mesi:\r\n\r\nUnknown",[232],{"field":110,"matched_tokens":233,"snippet":229,"value":230},[15],{"best_field_score":198,"best_field_weight":199,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":200,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":58,"first_q":15,"per_page":237,"q":15},6,7,{"facet_counts":240,"found":293,"hits":294,"out_of":503,"page":21,"request_params":504,"search_cutoff":36,"search_time_ms":505},[241,268],{"counts":242,"field_name":266,"sampled":36,"stats":267},[243,246,249,251,254,256,258,260,262,264],{"count":244,"highlighted":245,"value":245},20,"backwards",{"count":247,"highlighted":248,"value":248},11,"anarres",{"count":105,"highlighted":250,"value":250},"Bello come una prigione che brucia",{"count":252,"highlighted":253,"value":253},8,"liberation front",{"count":238,"highlighted":255,"value":255},"musick to play in the dark",{"count":160,"highlighted":257,"value":257},"la perla di labuan",{"count":160,"highlighted":259,"value":259},"I Bastioni di Orione",{"count":39,"highlighted":261,"value":261},"matinée xxl",{"count":39,"highlighted":263,"value":263},"Macerie su macerie",{"count":14,"highlighted":265,"value":265},"a-scuppuluni","podcastfilter",{"total_values":38},{"counts":269,"field_name":35,"sampled":36,"stats":291},[270,272,274,276,278,280,282,284,287,289],{"count":238,"highlighted":271,"value":271},"musick",{"count":238,"highlighted":273,"value":273},"guerra",{"count":160,"highlighted":275,"value":275},"Bastioni di Orione",{"count":160,"highlighted":277,"value":277},"intelligenza artificiale",{"count":39,"highlighted":279,"value":279},"Porfido",{"count":39,"highlighted":281,"value":281},"killer robots",{"count":39,"highlighted":283,"value":283},"sostanze stupefacenti",{"count":285,"highlighted":286,"value":286},3,"droghe",{"count":285,"highlighted":288,"value":288},"soldati",{"count":285,"highlighted":290,"value":290},"#teatro",{"total_values":292},437,96,[295,330,360,432,457,482],{"document":296,"highlight":310,"highlights":319,"text_match":325,"text_match_info":326},{"comment_count":47,"id":297,"is_sticky":47,"permalink":298,"podcastfilter":299,"post_author":300,"post_content":301,"post_date":302,"post_excerpt":53,"post_id":297,"post_modified":303,"post_thumbnail":304,"post_title":305,"post_type":306,"sort_by_date":307,"tag_links":308,"tags":309},"56637","http://radioblackout.org/podcast/lo-human-technopole-ed-la-genetica-medica/",[253],"liberationfront","Lo Human Technopole è il \"nuovo istituto italiano di ricerca per le scienze della vita\", ed è da poco nato dalle ceneri di Expo 2015, il grande evento milanese che, attraverso lo slogan \"Nutrire il pianeta, energia per la vita\", ha permesso alle peggiori (e più potenti) multinazionali del pianeta di rifarsi una faccia verde ed etica agli occhi dei suoi numerosi visitatori. Come accade per la maggior parte degli eventi di grande calibro, il carrozzone Expo ha lasciato nella zona del suo insediamento (ora satura di quell'aria triste da lunapark abbandonato) solo edifici vuoti e colate di cemento, con l'eccezione dell'area in cui si erge solitario l'Albero della Vita, il luogo adibito ad ospitare, appunto, lo Human Technopole. Celebrato come il centro di ricerca più all'avanguardia ed internazionale dello stivale per quanto concerne il campo della salute, questo istituto ha in poco tempo preso vita, nominando direttori e ricercatori, e prendendo possesso di un'area di ben 30 000 metri quadri. La nascita, proprio ora, di una punta di diamante nella ricerca contro il cancro, l'invecchiamento e le malattie neuro-degenerative non è una casualità temporale, ma capita proprio in un momento storico in cui l'allarme per il diffondersi di questo tipo di malattie di cui ancora non si conosce cura è sempre più alto. Questa preoccupazione collettiva, anche legittima, invece di andare ad indagare maggiormente alla radice del problema, cioè alle cause dello sviluppo di tali malattie e quindi del sistema che le produce, permette ai camici bianchi e a chi li finanzia di far accettare all'opinione pubblica dei metodi di cura molto invasivi e dal portato fortemente politico che in altri contesti sono stati osteggiati con determinazione. E' questo il caso degli ambiti di ricerca in cui si specializza lo Human Technopole: biotecnologie, genomica, biogenomica e quindi editing genetico sono gli strumenti di cui si dotano questi ricercatori per cercare le soluzioni agli attuali problemi della salute umana, dimostrando ancora una volta che, secondo loro, l'essere umano non è niente più che una macchina composta da pezzi manipolabili ed intercambiabili, specialmente nelle sue parti più cruciali e profonde, ovvero il DNA. Le modificazioni genetiche, con la giustificazione della medicina, abbattono quella barriera di dissenso che si era creata contro gli OGM animali (non umani) e vegetali, ed entrano con tutta la loro prepotenza all'interno dei nostri corpi. \r\n\r\nNon è mai semplice parlare di malattie gravi e della medicina che se ne occupa, a causa del carico emotivo doloroso che si portano dietro, ed ancora più difficile è parlarne da una posizione privilegiata di persone sane, ma ciò non significa che in nome della salute umana ci debba essere un'accettazione acritica verso ogni mezzo di possibile cura. Infatti le ricerche nel campo dell'ingegneria genetica (come molte altre) non si fermano al campo della salute, ma hanno delle ripercussioni irrimediabili ed incontrollabili sulla vita di tutti noi e di chi con noi abita questo pianeta. Accogliere l'editing genetico senza analizzarlo criticamente significa permettere ai tecnici della medicina (che già da tempo attraverso la medicalizzazione estrema e l'accanimento farmaceutico ci hanno spossessato della capacità di gestire la nostra salute, di conoscere il nostro corpo ed interpretare i suoi segnali) di manipolare nel profondo i nostri corpi, decidendo che cosa è sano e che cosa non lo è (la vecchiaia che lo HT asserrisce di voler combattere è una malattia?), inserendo ed eliminando i geni \"scomodi\" portatori di alcune manifestazioni del nostro essere. \r\n\r\nSempre di più si parla di malattie come genetiche, perdendo spesso di vista la realtà che ci circonda, il contesto sociale opprimente e le nocività mortifere con cui conviviamo quotidianamente: questa retorica scagiona il mondo oppressivo e velenoso in cui siamo inseriti dalla sua responsabilità nella nascita di queste malattie. Come dice il testo da cui abbiamo tratto una lettura: \"l’individuo è solo con il suo destino genomico; la sua esistenza sociale non è che un riflesso, o una sanzione. Si obbedisce perché si è sprovvisti dei geni del potere. \" Un giustificazionismo dello stato di cose che non può che tradursi in un'accettazione passiva dell'esistente.\r\n\r\nQueste e molte altre riflessioni sono presenti nell'estratto della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/18-dic.mp3\"][/audio]","19 Dicembre 2019","2019-12-19 21:10:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/httt-200x110.jpg","Lo Human Technopole e la genetica medica","podcast",1576789734,[],[],{"post_content":311,"post_title":316},{"matched_tokens":312,"snippet":314,"value":315},[313],"Human","Lo \u003Cmark>Human\u003C/mark> Technopole è il \"nuovo istituto","Lo \u003Cmark>Human\u003C/mark> Technopole è il \"nuovo istituto italiano di ricerca per le scienze della vita\", ed è da poco nato dalle ceneri di Expo 2015, il grande evento milanese che, attraverso lo slogan \"Nutrire il pianeta, energia per la vita\", ha permesso alle peggiori (e più potenti) multinazionali del pianeta di rifarsi una faccia verde ed etica agli occhi dei suoi numerosi visitatori. 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Nel film il tema principale è il satanismo, mentre nel romanzo il diavolo resta in secondo piano rispetto al feuilleton, il genere fatto di colpi di scena, inseguimenti, travestimenti e tradimenti che, puntata dopo puntata, nel XIX secolo teneva avvinti milioni di lettori e segnò l'avvento dello scrittore come mestiere. Alexandre Dumas, con i suoi Tre moschettieri, era uno di questi. Il club a lui intitolato raccoglie appassionati che si riuniscono (coerentemente con il genere) nel sotterraneo di un castello francese. \"Erano arrivati quasi tutti, una cinquantina tra uomini e donne. Divisi in gruppetti, gli invitati bevevano e conversavano in diverse lingue.\" Corso deve verificare l'autenticità di \"Il vino d'Angiò\", un capitolo perduto e ritrovato dei Tre moschettieri, l'indagine lo conduce nel mondo dei collezionisti, degli stampatori e dei vecchi librai tra Madrid, Lisbona e Parigi \"sciacalli di Gutenberg che venderebbero la propria madre per una prima edizione\". 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Gerstein, Noisebrigade, Dr. Cancer, etc. che va in onda su Radio Blackout 105.250 il martedì dalle 23 fino a mezzanotte.\r\nPer un’ora verrete condotti attraverso un percorso trasversale fatto da sonorità che non si fermano ad un genere: si può passare dall’industrial alla wave, facendo una fermata nel punk, nel death metal, nell’electro oppure anche nel math rock.\r\nSeguiremo le storie di chi ha fatto dei suoni non convenzionali l’espressione della propria persona con ascolti ed alle volte con interviste.\r\nCi sarà uno spazio per le novità e per improvvisazioni varie.\r\nSpegnete la luce, la musica inizia…\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/2025_09_02_MusickToPlay.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n1) Gary Numan \"Metal\" da \"White Noise Live\" 2CD\r\n2) Gary Numan \"Creatures\" da \"The Fury\" DIG\r\n3) Gary Numan \"New Thing From London Town\" da \"Strange Charm\" DIG\r\n4) Gary Numan \"Call Out The Dogs\" da \"Ghost\" DIG\r\n5) Sam Akpro \"Death By Entertainment\" da \"Evenfall\" CD/LP\r\n6) Hackney Electronica \"The One\" da \"Synaptic Shadows\" MLP/DIG\r\n7) Joshua Hidehen \"Mom Does The Washing\" da \"Mom Does The Washing\" DIG\r\n8) Claudia Brucken \"Rosebud\" da \"Night Mirror\" LP/CD\r\n9) John McKay \"The Blessed West\" da \"Sixes And Sevens\" LP/CD\r\n10) Soft Cell \"Memorabilia - The Hacker 808 Remix\" da \"Non Stop Ecstatic Dancing - Deluxe\" 2CD/2LP","3 Settembre 2025","2025-09-03 11:11:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/08/MusickToPlayInTheDark-1-200x110.jpg","Musick To Play In The Dark – Puntata del 02/09/2025",1756897876,[470],"http://radioblackout.org/tag/musick/",[271],{"post_content":473},{"matched_tokens":474,"snippet":476,"value":477},[475],"Numan","audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/2025_09_02_MusickToPlay.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n1) Gary \u003Cmark>Numan\u003C/mark> \"Metal\" da \"White Noise Live\"","Musick To Play In The Dark – Puntata del 02/09/2025\r\n\r\n \r\n\r\nMusick To Play In The Dark è la trasmissione condotta da Maurizio a.k.a. 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