","Abbatti le barriere! Vero il 15 aprile a Torino.","post",1680191532,[45,46,47],"http://radioblackout.org/tag/abbatti-le-barriere/","http://radioblackout.org/tag/accessibilita/","http://radioblackout.org/tag/disability-pride-torino/",[17,15,19],{"post_content":50,"post_title":57,"tags":60},{"matched_tokens":51,"snippet":55,"value":56},[52,53,54],"Abbatti","le","barriere","Il collettivo \u003Cmark>Abbatti\u003C/mark> \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>barriere\u003C/mark> piemontese fa parte di una","Il collettivo \u003Cmark>Abbatti\u003C/mark> \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>barriere\u003C/mark> piemontese fa parte di una rete nazionale e nasce dall'esigenza di organizzarsi attorno alla questione dell'accessibilità architettonica, alla mancata presa in carico da parte delle istituzioni delle problematiche legate alle disabilità e all'insufficienza della dimensione associazionistica che si trova schiacciata in una funzione di sostituzione dell'azione delle politiche sociali. E' prezioso il contributo di Alice, compagna del collettivo, che sottolinea come nonostante esista una legislazione in merito molto spesso non venga attuata e dunque, come occorra autorganizzarsi dal basso per affrontare questa situazione.\r\n\r\nIn particolare, il collettivo \u003Cmark>Abbatti\u003C/mark> \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>barriere\u003C/mark> ha già fatto esperienza di numerose iniziative, come ad esempio dimostra la collaborazione con il Festival Alta Felicità, durante il quale il collettivo si occupa di organizzare l'accoglienza di persone disabili e di rendere lo spazio accessibile e attraversabile, oltre a fare un lavoro di informazione e sensibilizzazione. In queste settimane si preannuncia invece la partecipazione alla marcia del Disability Pride che si terrà a Torino il prossimo 15 aprile con partenza alle ore 15 da piazza Carlo Felice. 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Questo momento è nato dalla volontà diffusa del personale scolastico organizzato in diversi collettivi locali e col sindacalismo di base, di non sottostare alle regole calate dal Ministro dell'istruzione e del merito sempre più stringenti, oltre che a non rassegnarsi all'andazzo generale creato da dirigenti scolastici sempre più autoritari. Infatti sulla spinta nata dal rifiuto ad un incontro chiesto all'Ufficio Scolastico Regionale, durante uno scorso sciopero lanciato da cub e cgils, da parte di insegnanti e genitori del Norberto Rosa di Susa, riguardo a seri problemi sollevati rispetto alla democraticità delle decisioni prese nell'istituto, si è scelto di indire un'ulteriore presidio sotto la sede dell'USR proprio per mercoledì 4 giugno alle h 14:30. Più tardi si creerà un momento di dibattito e convivialità in piazza Carlo Felice, sempre a Torino, proprio per far capire che i problemi di chi lavora a scuola sono a cascata i problemi di tutta una comunità, dagli alunni e alunne, ai genitori e non solo. In parallelo è stato lanciato un riguardo alle rivendicazioni sopra citate, che vi invitiamo a compilare direttamente QUI\r\n\r\nOppure se non volete compilare direttamente voi il form, potete mandare una mail con i vostri dati a: assemblea.scuola.to@gmail.com\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/F_m_03_06_Lucia-Assemblea-Scuola-Torino-su-manifestazione-4-giugno.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto sullo sciopero che si è svolto il 3 giugno a livello nazionale di tutti i lavoratori e lavoratrici di Poste Italiane, di seguito il loro appello:\r\n\r\n \r\n\r\n\"In questi giorni la CGIL e l UIL denunciano la pessima condizione che si vive in Poste Italiane, quella che per anni hanno contribuito a determinare. Gli stessi anni in cui il sindacalismo di base conflittuale di quest'azienda denunciava e lottava per quella manciata di rivendicazioni che solo ora, per esercizio di ricollocazione nel mercato sindacale, mettono in fila e ne fanno uno sciopero.\r\n\r\nLamentano l'esclusione, l'assenza di democrazia e pluralismo. Eppure, loro, con gli storici compagni di merende, hanno operato l'esclusione del sindacalismo non connivente, non dai tavoli di concertazione di cui questi poco sono interessati, ma ancora peggio, dalle agibilità politico sindacali sui luoghi di lavoro partendo dalla legge 146/90 (Denominata addirittura legge anticobas) di cui i sindacati concertativi si sono fatti sostenitori e a seguire con il T.U. sulla rappresentanza 2014 volti a limitare fortemente le possibilità d'azione di chi si è storicamente posto in contrarietà alla loro visione sempre più aderente a quelle aziendali e di cui la CISL, senza'altro, ne è iconica portabandiera.\r\n\r\nE' evidente a chiunque, e per loro stessa ammissione, che l'unico terreno di interesse delle proclamanti è proprio quello della concertazione dalla quale si trovano momentaneamente messi in disparte. Non siamo fiduciosi, abbiamo imparato a non esserlo, ma auspichiamoci che questa postura conflittuale venga mantenuta e che non sia solo di circostanza.\r\n\r\nArrivano tardi, almeno di 20 anni su quelle che sono state le nostre rivendicazioni, peraltro quelle meno radicali, sulle quali noi insistiamo da sempre e per le quali da sempre intraprendiamo azioni di lotta e scioperi.\r\n\r\nLE STESSE RAGIONI CHE CI PORTANO A SCIOPERARE ANCORA UNA VOLTA, CON LA FORZA DELLA COERENZA, IL 3 GIUGNO 2025:\r\n\r\n \tRipubblicizzazione di Poste Italiane e difesa del servizio uniersale\r\n \tAssunzione di tutti i CTD per colmare la cronica mancanza di risorse e che abbatta le richieste di flessibilità\r\n \tBasta precariato in Poste\r\n \tNo alle continue riorganizzazioni al solo scopo di tagliare il personale\r\n \tNo alle continue pressioni aziendali e al continuo ricorso ai provvedimenti disciplinari\r\n \tAumenti dei salari diretti e azzeramento dei sistemi di welfare aziendale\r\n \tRefistribuzione (a chi lavora) dei premi ad personam e bonus ed incentivi ai manager\r\n\r\nMa altre, più e per noi fondamentali si sommano nel contesto dello scenario internazionale e del meschino contributo che l'azienda per la quale lavoriamo sta dando al genocidio in atto in Palestina:\r\n\r\n \tFuori Poste dalla fondazione Med-Or di \"Leonardo\"\r\n \tSospensione immediata del trasporto di prodotti dual-use a scopo civile e bellico verso Israele\r\n\r\nFUORI POSTE DAL MASSACRO IN PALESTINA. NOI NON SIAMO COMPLICI\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/F_m_03_06_Nunzia-Cobas-Poste-su-sciopero-3-giugno.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nAnche il terzo argomento della puntata è stato quello della scuola, infatti abbiamo presentato una nuova serie podcast che come trasmissione e come radio abbiamo creato con l'ausilio di Serena Tusini del Sindacato Sociale di Base che riguarda proprio le trasformazioni avvenute ed in atto nel mondo dell'istruzione e della ricerca, dal titolo \"Dietro alla lavagna\". Ecco il primo episodio \"Le multinazionali all'assalto della scuola pubblica\".\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Dietro-alla-lavagna-pt.1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","4 Giugno 2025","2025-06-04 15:32:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/insegnante-scuola-riconoscere-11-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 03/06/2025","podcast",1749051017,[157],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[159],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":161},{"matched_tokens":162,"snippet":164,"value":165},[163,53],"abbatta","mancanza di risorse e che \u003Cmark>abbatta\u003C/mark> \u003Cmark>le\u003C/mark> richieste di flessibilità\r\n \tBasta precariato","Il primo argomento della puntata è stato quello della scuola, infatti con Lucia di Assemblea Scuola Torino, ospite con noi negli studi di Radio Blackout, abbiamo parlato dell'evento del 4 giugno dal titolo \"A difesa della scuola pubblica e democratica\". 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Un modo per aggirare i diritti TV, dato che Tennis Australia non aveva la licenza completa per tutte le partite.\r\nCaos diritti TV nel calcioOggi seguire il calcio è difficile e costoso: partite spezzettate su mille piattaforme, biglietti allo stadio carissimi. I tifosi subiscono, senza voce in capitolo. Aumentano inoltre le operazioni contro lo streaming illegale. I club vendono i diritti alle emittenti senza pensare ai tifosi. I campionati più seguiti si prendono la fetta grossa, agli altri sport restano pochi spiccioli.\r\nSerie A Femminile: Poule ScudettoDal primo marzo parte la seconda fase del campionato: le prime cinque squadre si giocano il titolo, le ultime si battono per la salvezza, in vista di una riforma che allargherà la Serie A a 12 squadre.\r\nNovità dal mondo del calcio femminile\r\n\r\n\r\n \tTems, cantante nigeriana, è diventata proprietaria di un club MLS.\r\n \tIn Olanda nasce Hera United, primo club professionistico senza squadra maschile. Un tentativo concreto di cambiare un sistema ancora dominato da logiche maschili.\r\n \tRubiales condannato a stare lontano da Hermoso e a pagare una multa ridicola, nonostante la gravità del gesto avvenuto in mondovisione.\r\n \tIl Brighton sta progettando il primo stadio dedicato solo alla squadra femminile: apertura prevista entro il 2027-28.\r\n\r\n\r\n \t\r\nPer la prima volta, la Panini ha pubblicato un album di figurine dedicato solo al calcio femminile. È stato subito un successo, ma non sono mancati i soliti commenti sessisti.\r\n\r\n\r\nVerso l'8 marzo\r\nMARZO - SCIOPERO TRANSFEMMINISTA\r\nLo sport popolare costruisce protagonismo e abbatte la competizione performativa!\r\n\r\nSiamo un insieme di persone che attraversano il mondo dello sport popolare torinese e che sentono il bisogno di ritrovarsi per riflettere e discutere di come lo sport intersechi le questioni di genere. \r\n\r\nSe abbiamo sentito l' esigenza di ritrovarci al di fuori delle nostre realtà sportive di riferimento è perché il modo in cui la tematica viene trattata in quelle sedi non ci basta. Abbiamo sete di altro e bisogno di fare rete!\r\n\r\nPer questo, l' 8 marzo scendiamo in piazza assieme all’Aurora Vanchiglia Transfemminista, una squadra di calcio popolare di quartiere, con le gambe nei campi e nelle strade di Torino e con la testa e il cuore nelle lotte intersezionali e internazionali.\r\n\r\nPer anni, l'AVT ha lavorato per costruire uno spazio sicuro e ampio, che proponga un calcio transfemminista, non femminile! \r\n\r\nL'AVT porta in campo corpi trans, non binari e cis che, giocando assieme, fanno socialità e movimento sociale, costruendo uno spazio di cura in cui si pratica un calcio diverso da quello proposto dai più.\r\n\r\nQuesta è l'idea di sport popolare che ci fa da orizzonte di riferimento, perchè, fintanto che continueremo a pensare lo sport popolare come semplice sport a basso costo, continueremo a perdere dei pezzi importanti per la strada, costruendo un'idea di accessibilità che parla solo delle questioni di classe. \r\n\r\nL'internazionalità delle lotte non può rimanere solo uno slogan, perché i pezzi che perdiamo per strada sono persone. 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I campionati più seguiti si prendono la fetta grossa, agli altri sport restano pochi spiccioli.\r\nSerie A Femminile: Poule ScudettoDal primo marzo parte la seconda fase del campionato: \u003Cmark>le\u003C/mark> prime cinque squadre si giocano il titolo, \u003Cmark>le\u003C/mark> ultime si battono per la salvezza, in vista di una riforma che allargherà la Serie A a 12 squadre.\r\nNovità dal mondo del calcio femminile\r\n\r\n\r\n \tTems, cantante nigeriana, è diventata proprietaria di un club MLS.\r\n \tIn Olanda nasce Hera United, primo club professionistico senza squadra maschile. 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È stato subito un successo, ma non sono mancati i soliti commenti sessisti.\r\n\r\n\r\nVerso l'8 marzo\r\nMARZO - SCIOPERO TRANSFEMMINISTA\r\nLo sport popolare costruisce protagonismo e \u003Cmark>abbatte\u003C/mark> la competizione performativa!\r\n\r\nSiamo un insieme di persone che attraversano il mondo dello sport popolare torinese e che sentono il bisogno di ritrovarsi per riflettere e discutere di come lo sport intersechi \u003Cmark>le\u003C/mark> questioni di genere. \r\n\r\nSe abbiamo sentito l' esigenza di ritrovarci al di fuori delle nostre realtà sportive di riferimento è perché il modo in cui la tematica viene trattata in quelle sedi non ci basta. Abbiamo sete di altro e bisogno di fare rete!\r\n\r\nPer questo, l' 8 marzo scendiamo in piazza assieme all’Aurora Vanchiglia Transfemminista, una squadra di calcio popolare di quartiere, con \u003Cmark>le\u003C/mark> gambe nei campi e nelle strade di Torino e con la testa e il cuore nelle lotte intersezionali e internazionali.\r\n\r\nPer anni, l'AVT ha lavorato per costruire uno spazio sicuro e ampio, che proponga un calcio transfemminista, non femminile! \r\n\r\nL'AVT porta in campo corpi trans, non binari e cis che, giocando assieme, fanno socialità e movimento sociale, costruendo uno spazio di cura in cui si pratica un calcio diverso da quello proposto dai più.\r\n\r\nQuesta è l'idea di sport popolare che ci fa da orizzonte di riferimento, perchè, fintanto che continueremo a pensare lo sport popolare come semplice sport a basso costo, continueremo a perdere dei pezzi importanti per la strada, costruendo un'idea di accessibilità che parla solo delle questioni di classe. \r\n\r\nL'internazionalità delle lotte non può rimanere solo uno slogan, perché i pezzi che perdiamo per strada sono persone. Persone che spariscono dagli spazi che hanno fatto loro violenza e persone i cui corpi non si incastrano con i requisiti richiesti da quei luoghi che consideriamo liberati!\r\n\r\nIl nostro desiderio è di portare sui campi, sui ring e per \u003Cmark>le\u003C/mark> strade, la nostra gentile rivoluzione: giocare per il gusto di giocare, essere un luogo di sperimentazione sportiva e sociale, avere rispetto per \u003Cmark>le\u003C/mark> persone avversarie ed avere cura delle splendide unicità che ci compongono.\r\n\r\n\u003Cmark>Le\u003C/mark> nostre corpe, ancora oggi, non sono ritenute degne, adatte e capaci di praticare uno sport maschio, macho, violento e performativo. E meno male! Noi pratichiamo un altro sport, quello in cui conta più il percorso che l’arrivo, quello in cui si colpiscono menti, palloni e patriarcato, quello in cui chiunque trova casa dando quello che può, se può.\r\n\r\nAnche noi esistiamo e facciamo sport, uno sport necessariamente diverso da quello mainstream, che deve e può essere di tutt3, anche nostro! È di chi fa due porte con \u003Cmark>le\u003C/mark> felpe in cortile, è di chi sente i sussulti allo stomaco guardando \u003Cmark>le\u003C/mark> moviole, è di chi lo usa per fare attività fisica e relazioni sociali, è di chi si diverte a praticarlo, è di chi crede in una squadra come in una persona amica.\r\n\r\nQuesto 8 marzo, scendiamo in piazza anche come soggetti non conformi e sportivi, per rivendicare \u003Cmark>le\u003C/mark> nostre fortune e \u003Cmark>le\u003C/mark> nostre fatiche, in questo mondo sportivo binario, patriarcale, razzista e capitalista.\r\n\r\nQuesto 8 marzo, ricordiamo quanta strada c’è ancora da fare perché lo sport popolare sia davvero un contenitore equo e libero da convinzioni e pratiche sociali oppressive, che costituiscono ostacoli all'accessibilità.\r\n\r\nChe viva lo sport popolare, gli spazi per praticarlo, e \u003Cmark>le\u003C/mark> persone che lo rendono possibile!\r\n\r\nBuon 8 marzo di lotta!",[193],{"field":79,"matched_tokens":194,"snippet":190,"value":191},[53],1155199603042156500,{"best_field_score":197,"best_field_weight":172,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":14,"score":198,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":89},"1112352751616","1155199603042156657",{"document":200,"highlight":212,"highlights":218,"text_match":195,"text_match_info":221},{"comment_count":31,"id":201,"is_sticky":31,"permalink":202,"podcastfilter":203,"post_author":96,"post_content":204,"post_date":205,"post_excerpt":37,"post_id":201,"post_modified":206,"post_thumbnail":207,"post_title":208,"post_type":154,"sort_by_date":209,"tag_links":210,"tags":211},"70791","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-10-settembre-la-normalita-del-precariato-aborto-libere-senza-legge-femminicidi-donne-afgane-sguardo-neocoloniale-imperialismo-femminismo/",[96],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/2021-09-10-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLavoro precario è divenuto l’unico orizzonte possibile per tanta parte di chi, per vivere deve mettere sul mercato braccia e conoscenze. \r\nLa normalità del precariato è il segno di una lotta di classe, che i padroni stanno vincendo. Lavoro a basso costo, ricattabile e, soprattutto, “usa e getta” è indispensabile a garantire profitti alle imprese in un mercato globale dove la domanda di manodopera flessibile al limite della schiavitù trova amplissima offerta.\r\nNon solo. L’altro puntello del sistema sono gli investimenti pubblici, che garantiscono profitti costanti e sicuri alle imprese.\r\nLa precarietà abbatte iI costo del lavoro mentre i finanziamenti pubblici riducono il rischio di esporre il capitale privato alle angherie del mercato.\r\nSocializzare i costi e capitalizzare gli utili, la ricetta perfetta.\r\nUna ricetta che il governo Draghi sta affinando, utilizzando le risorse messe a disposizione dall’UE per mantenere in piedi la macchina capitalista nella penisola. \r\nNe abbiamo parlato con Gianmarco Cantafio, ricercatore e redattore di Umanità Nova.\r\n\r\nAborto. Libere, senza legge\r\nIn Piemonte e, più in Italia, la libertà delle donne di scegliere di interrompere una gravidanza indesiderata, è sotto crescente attacco. Proviamo a fare il punto.\r\n\r\nFemminicidi. La narrazione che giustifica e perpetua la violenza patriarcale: Il quotidiano Repubblica e il femminicidio di Verona.\r\n\r\nLe donne afgane hanno bisogno di essere “salvate”?\r\nRiflessioni su sguardo neocoloniale, imperialismo, femminismo.\r\nVi proponiamo un articolo di Nasrin Khandoker uscito su Shuddhashar e tradotto da Viola Vertigo.\r\nNasrin Khandoker è professoressa associata di Antropologia alla Jahangirnagar University, Bangladesh e sta conseguendo un post-dottorato all’interno del progetto GBV-MIG (Violenza di genere e Migrazioni) alla National University of Ireland, a Galway.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 18 settembre\r\npunto info antimilitarista al Balon\r\ndalle 10,30\r\n\r\nVenerdì 24 settembre\r\nAfganistan. Il grande gioco: orizzonti geopolitici tra oppio, terre rare e violenza patriarcale\r\nore 18 ai Giardini (ir)Reali corso san Maurizio angolo via Rossini (se piove o minaccia pioggia si fa a Porta Palazzo alla Tettoia dei Contadini)\r\n\r\nSabato 25 settembre. Giornata di solidarietà con le donne afgane in lotta\r\n\r\nSabato 9 ottobre\r\nAssemblea antimilitarista a Milano\r\nappuntamento ore 10 presso il Kasciavit in via san Faustino 64\r\nhttps://www.anarresinfo.org/milano-9-ottobre-assemblea-antimilitarista/ \r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\n\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","16 Settembre 2021","2021-09-16 11:41:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/sul-filo-2-200x110.jpg","Anarres del 10 settembre. La normalità del precariato. Aborto: libere, senza legge. Femminicidi. Donne afgane: sguardo neocoloniale, imperialismo, femminismo...",1631792496,[],[],{"post_content":213},{"matched_tokens":214,"snippet":216,"value":217},[215],"abbatte","sicuri alle imprese.\r\nLa precarietà \u003Cmark>abbatte\u003C/mark> iI costo del lavoro mentre","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Da qualche anno grazie ai lavori di alcuni studiosi anche italiani ne sappiamo di più.\r\nAnarres ne ha parlato con David Bernardini, autore di un libro su Rocker e di un altro libro sulle Schiere Nere.\r\nAscolta l'intervista con David:\r\n2016-04-15-res-anar-ger\r\nDi seguito un articolo che ha scritto per Anarres\r\nLa storia della resistenza anarchica tedesca non è molto conosciuta. Cercherò quindi di fornire molto schematicamente un minimo di orientamento all'interno di un argomento così poco trattato.\r\nPer iniziare è necessario forse dire due parole sulla storia del movimento anarchico in Germania. Max Nettlau ha identificato le sue origini in quel Circolo dei Liberi di Berlino che si formò intorno al 1848, di cui faceva parte anche Max Stirner, i fratelli Bauer e altri. Nel corso della seconda metà dell'Ottocento si delinea progressivamente un movimento anarchico che deve però fare i conti con il più forte partito socialdemocratico d'Europa, la SPD. Il piccolo movimento anarchico tedesco vive un eclatante ma effimero boom negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, andando probabilmente incontro ad un diffuso antimilitarismo presente nella popolazione, stremata dal conflitto e dalle sue pesanti conseguenze sociali. L'anarcosindacalista FAUD (Freie Arbeiter Union Deutschlands – Libera Unione dei Lavoratori tedeschi), sorta nel 1919 sulle ceneri di un'organizzazione sindacalista rivoluzionaria del preguerra, arriva a toccare tra il 1921 e il 1922 la notevole cifra di 200.000 attivisti, affermandosi come la principale organizzazione anarchica (ma non l'unica) in Germania. Dal 1923 inizia però una grave fase di decadenza che porta la FAUD nel 1929 a poter contare ancora su solo poche migliaia di attivisti. È in queste condizioni che gli anarchici tedeschi iniziano ad affrontare la sempre più brutale e preoccupante ascesa del Partito nazista di Adolf Hitler.\r\nSimilmente a quella italiana, anche la resistenza anarchica al nazismo è “lunga”. Inizia infatti diversi anni prima dell'ascesa al potere di Hitler, come contrapposizione ad un partito (quello nazista) in lotta per il potere, per proseguire successivamente, allargandosi ben al di fuori dai confini tedeschi.\r\nPrima del regime nazista\r\nGli anarchici si preoccupano presto dell'ascesa del nazismo, tanto che sulla stampa anarchica già sul finire degli anni Venti si possono leggere articoli che avvertono del pericolo nazista. Ma l'antinazismo degli anarchici non si esaurisce nell'attività pubblicistica. Dalle file della FAUD emerge sul finire del 1929 l'esperienza delle Schwarze Scharen (Schiere nere) una delle espressioni più eclatanti e dirompenti dell'antifascismo anarchico degli anni precedenti all'inizio del regime nazista. Le Schiere nere sono una rete di gruppi diffusi in alcune parti della Germania (Alta Slesia, Berlino, Assia, Turingia, Renania Settentrionale-Vestfalia) che praticano l'autodifesa militante in chiave antifascista, riconoscendosi come organizzazione integrativa ma indipendente della FAUD e presentandosi pubblicamente vestiti completamente di nero. Questi gruppi praticano l'antifascismo con la propaganda, anche attraverso giornali come Die proletarische Front di Kassel o Die Schwarze Horde (L'orda nera), e con l'azione militante. Le Schiere nere infatti ingaggiano dove presenti violenti scontri con i nazisti, e in particolare con le SA, anche con armi in pugno (revolver, fucili). La polizia nel maggio 1932 scopre addirittura un deposito clandestino di esplosivi e di armi allestito dalla Schiera nera di Beuthen (oggi in Polonia) in previsione della presa del potere da parte di Hitler. I militanti che animano le Schiere nere, in maggior parte giovani proletari disoccupati, sono pochi, si parla infatti di qualche centinaio di attivisti sparsi in tutta la Germania, ma nelle zone dove sono presenti fanno decisamente sentire il loro peso e cercano di stimolare la costruzione di una sorta di fronte unitario dal basso di tutti gli sfruttati, al di là e al di sopra dei partiti di appartenenza, basato sull'azione diretta antifascista.\r\nDopo il regime nazista dentro e fuori la Germania\r\nLa repressione che si abbatte già a partire dal 1932 sulle Schiere nere e sul movimento anarchico tedesco si intensifica ulteriormente nel 1933, quando Hitler assume il potere. Già nel corso del 1932 infatti la FAUD, riunita in congresso a Erfurt, aveva deciso di prepararsi alla clandestinità.\r\nDa questo momento, schematizzando al massimo si potrebbero identificare grossomodo tre filoni all'interno delle vicende della resistenza anarchica al nazismo.\r\nDentro la Germania (1933-1937/38): poche ore dopo l'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933), il poeta anarchico Erich Mühsam viene arrestato (verrà assassinato nel campo di concentramento di Sachsenhausen l'anno successivo), mentre Rudolf Rocker insieme alla sua compagna Milly riesce a rifugiarsi in Svizzera: due importanti esponenti del movimento anarchico tedesco sono così fuori gioco. Dopo un primo momento di sbandamento gli anarchici riescono comunque a organizzare una rete clandestina che può contare anche su alcuni appoggi all'estero (Amsterdam, Spagna). Già nel maggio 1933 vengono diffuse in Germania le prime pubblicazioni anarchiche clandestine. Tra queste è da ricordare Die Soziale Revolution di Lipsia, giornale promosso da Ferdinand Götze che verrà stampato tra il 1933 e il 1935 (otto numeri documentabili), con una diffusione di circa duecento copie a numero. Le attività di resistenza cessano tra il 1937/38 a causa della dura repressione che si abbatte sulle file degli anarchici, repressione che riduce la resistenza ad una dimensione “individuale”, anche se non cessano, per esempio, i sabotaggi nei grandi porti del nord come Amburgo. Tra queste attività di resistenza, certamente di dimensioni veramente ridotte ma comunque importanti e interessanti, mi piace ricordare la figura di Fritz Scherer, già custode del Rifugio Bakunin nel corso degli anni Venti (un rifugio in montagna autocostruito e autogestito dagli anarchici di Meiningen, piccola cittadina della Turingia). Durante il regime nazista Scherer, che in quanto pompiere nella capitale tedesca viene lasciato (più o meno) in pace dalla Gestapo, aiuta come può i suoi compagni in difficoltà e diffonde materiale antifascista e libertario. Inoltre riusce a salvare dalla furia del Terzo Reich e dalle distruzioni della seconda guerra mondiale molti libri e opuscoli anarchici, ricopertinandoli con titoli insospettabili politicamente. Saranno proprio i libri e gli opuscoli custoditi da Scherer ad essere letti e ristampati dalla nuova generazione di attivisti anarchici uscita dall'esperienza del Sessantotto tedesco... .\r\nFuori dalla Germania (1933-1945) in Spagna, Francia, Polonia ecc...: La FAUD sin dai primissimi anni Trenta segue con grande interesse lo sviluppo del movimento operaio spagnolo e della CNT. Nel 1932 alcuni militanti delle Schiere nere braccati dalla polizia si rifugiano non a caso in Spagna. Le file dell'anarchismo tedesco in esilio si ingrossano dall'inizio del 1933, tanto che nel 1934 viene fondato a Barcellona un Gruppe DAS (Gruppo Anarcosindacalisti tedeschi) che si dota anche di un proprio giornale. Il gruppo partecipa ai combattimenti di Barcellona nel luglio 1936, prendendo d'assalto il Club tedesco, un importante punto di riferimento del regime nazista in Catalogna. Attiviste e attivisti anarchici si ritrovano poi in varie esperienze della rivoluzione spagnola. Un Gruppo Erich Mühsam combatte a Huesca, militanti tedeschi prendono parte alla Colonna Durruti e attiviste come Etta Federn partecipano alle Mujeres Libres e alle scuole libertarie. Con la vittoria franchista, gli anarchici tedeschi si disperdono: chi inizia un lungo e doloroso viaggio per i campi di concentramento di mezza Europa (sia quelli allestiti dal governo francese per gli ex combattenti in Spagna, sia ovviamente quelli nazisti), chi prenderà successivamente parte alla resistenza francese, come l'ex membro delle Schiere nere Paul Czakon, o alla resistenza polacca, come Alfons Pilarski, fondatore della prima Schiera nera tedesca (quella di Ratibor), che viene ferito gravemente negli scontri della rivolta di Varsavia nel 1944.\r\nDentro la Germania (fine anni Trenta-1944 circa): quest'ultimo gruppo si tratta del caso di più difficile definizione. Semplificando, si può affermare che ci sono pezzi della gioventù che, pur essendo indottrinata e irregimentata dalle istituzioni del regime nazista come la Gioventù Hitleriana, sul finire degli anni Trenta si ribella al regime stesso, approdando in alcuni casi all'aperta resistenza. Faccio riferimento in particolar modo a quei gruppi usciti da un ambiente tendenzialmente operaio come gli Edelweisspiraten (Pirati della stella alpina) della Germania occidentale (specialmente, in città come Colonia, Wuppertal, Essen, Francoforte ecc) e i Meuten (Orde) di Lipsia. All'interno di questi gruppi giovanili c'era una presenza anarchica: il gruppo degli Edelweisspiraten di Wuppertal per esempio contava tra i propri membri un ex membro delle Schiere nere come Hans Schmitz (il quale narrerà le sue esperienze nel libriccino “Umsonst is dat nie”) così come anche nelle Meuten è stata recentemente rilevata una presenza libertaria (prima il gruppo era descritto come di tendenza comunista), tra cui Irma Götze, sorella di Ferdinand, che poi andrà in Spagna.\r\nPer approfondire\r\nIn italiano ci sono a mia conoscenza due libri sulla resistenza anarchica tedesca:\r\n\r\n\r\n\t\r\nAA.VV., Piegarsi vuol dire mentire. Germania: la resistenza libertaria al nazismo nella Ruhr e in Renania 1933-1945), Zero in Condotta, Milano, 2005.\r\n\r\n\t\r\nLeonhard Schäfer, Contro Hitler. Gli anarchici e la resistenza tedesca dimenticata, Zero in Condotta, Milano, 2015.\r\n\r\n\r\nA questi mi permetto di aggiungere il mio Il barometro segna tempesta. Le Schiere nere contro il nazismo, La Fiaccola, Ragusa, 2014 (in un certo senso anticipato da un articolo uscito sulle pagine di “A” rivista un anno prima, nel n. 382). Sugli Edelweisspiraten ho scritto su “A” rivista anarchica (n. 385) un breve articolo in cui si può trovare una piccola bibliografia in merito. Esistono inoltre alcuni contributi su alcune figure della resistenza anarchica al nazismo pubblicati sul Bollettino dell'Archivio Pinelli (consultabile anche online sul sito centrostudilibertari.it) come Kurt Wafner (n. 32), Heinrich Friedetzky (n. 16), Alfons Pilarski (n. 44) e Fritz Scherer (n. 45). Altri profili biografici sull'argomento si possono trovare narrati nel numero di aprile di “A” rivista di quest'anno.\r\nPer chi masticasse il tedesco la letteratura è più vasta. Mi sembrano importanti per una prima introduzione il saggio di Andreas Graf e Dieter Nelles contenuto nel libro di Rudolf Benner Die unsichtbare Front. Bericht über die illegale Arbeit in Deutschland (1937) della Libertad Verlag cosi come il libro Anarchisten gegen Hitler. Anarchisten, Anarcho-Syndikalisten, Rätekommunisten in Widerstand und Exil della Lukas Verlag. Si tratta di contributi che presentano anche le questioni aperte, le problematiche della storiografia sull'argomento ecc. Ricchi di numerose informazioni (pur con qualche disattenzione) sono i due libri di Helge Döhring sulle Schwarze Scharen e sulla resistenza anarcosindacalista al regime nazista. Döhring è tra l'altro tra i promotori dell'Institut für Syndikalismusforschung, dove si possono reperire molte informazioni anche sull'argomento qui trattato e diverse bibliografie ragionate. Diverso materiale online (purtroppo sempre in lingua tedesca) si trova anche sul portale anarchismus.at, qualcosa in inglese è invece reperibile (se non ricordo male) sul sito libcom.org. Tra le pubblicazioni più recenti segnalo un libro che tratta dell'impegno degli anarchici tedeschi durante la guerra civile spagnola che mi pare decisamente ben fatto. Si tratta di Deutsche AnarchistInnen in Barcellona 1933-1939. Die Gruppe «Deutsche Anarchosyndikalisten» (DAS) di Dieter Nelles, Ulrich Linse, Harald Piotrowki e Carlos Garcia pubblicato nel 2013 per la casa editrice Graswurzelrevolution (si tratta di una rivista su cui sono apparsi contributi anche sull'argomento qui trattato). Di questo libro so che esiste una versione in spagnolo, anche se non ho mai avuto l'occasione di averla in mano.","21 Aprile 2016","2018-10-17 22:59:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/resistenza-sconosciuta-200x110.jpg","Schiere Nere e altri anarchici tedeschi contro Hitler",1461269042,[234,235,236,237,238],"http://radioblackout.org/tag/anarchici-contro-il-nazismo/","http://radioblackout.org/tag/germania/","http://radioblackout.org/tag/l-faud/","http://radioblackout.org/tag/resistenza-anarchica-tedesca/","http://radioblackout.org/tag/schiere-nere/",[137,240,123,139,129],"germania",{"post_content":242},{"matched_tokens":243,"snippet":244,"value":245},[53],"Germania. Max Nettlau ha identificato \u003Cmark>le\u003C/mark> sue origini in quel Circolo","La Resistenza anarchica in Germania è poco nota. Da qualche anno grazie ai lavori di alcuni studiosi anche italiani ne sappiamo di più.\r\nAnarres ne ha parlato con David Bernardini, autore di un libro su Rocker e di un altro libro sulle Schiere Nere.\r\nAscolta l'intervista con David:\r\n2016-04-15-res-anar-ger\r\nDi seguito un articolo che ha scritto per Anarres\r\nLa storia della resistenza anarchica tedesca non è molto conosciuta. Cercherò quindi di fornire molto schematicamente un minimo di orientamento all'interno di un argomento così poco trattato.\r\nPer iniziare è necessario forse dire due parole sulla storia del movimento anarchico in Germania. Max Nettlau ha identificato \u003Cmark>le\u003C/mark> sue origini in quel Circolo dei Liberi di Berlino che si formò intorno al 1848, di cui faceva parte anche Max Stirner, i fratelli Bauer e altri. Nel corso della seconda metà dell'Ottocento si delinea progressivamente un movimento anarchico che deve però fare i conti con il più forte partito socialdemocratico d'Europa, la SPD. Il piccolo movimento anarchico tedesco vive un eclatante ma effimero boom negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, andando probabilmente incontro ad un diffuso antimilitarismo presente nella popolazione, stremata dal conflitto e dalle sue pesanti conseguenze sociali. L'anarcosindacalista FAUD (Freie Arbeiter Union Deutschlands – Libera Unione dei Lavoratori tedeschi), sorta nel 1919 sulle ceneri di un'organizzazione sindacalista rivoluzionaria del preguerra, arriva a toccare tra il 1921 e il 1922 la notevole cifra di 200.000 attivisti, affermandosi come la principale organizzazione anarchica (ma non l'unica) in Germania. Dal 1923 inizia però una grave fase di decadenza che porta la FAUD nel 1929 a poter contare ancora su solo poche migliaia di attivisti. È in queste condizioni che gli anarchici tedeschi iniziano ad affrontare la sempre più brutale e preoccupante ascesa del Partito nazista di Adolf Hitler.\r\nSimilmente a quella italiana, anche la resistenza anarchica al nazismo è “lunga”. Inizia infatti diversi anni prima dell'ascesa al potere di Hitler, come contrapposizione ad un partito (quello nazista) in lotta per il potere, per proseguire successivamente, allargandosi ben al di fuori dai confini tedeschi.\r\nPrima del regime nazista\r\nGli anarchici si preoccupano presto dell'ascesa del nazismo, tanto che sulla stampa anarchica già sul finire degli anni Venti si possono leggere articoli che avvertono del pericolo nazista. Ma l'antinazismo degli anarchici non si esaurisce nell'attività pubblicistica. Dalle file della FAUD emerge sul finire del 1929 l'esperienza delle Schwarze Scharen (Schiere nere) una delle espressioni più eclatanti e dirompenti dell'antifascismo anarchico degli anni precedenti all'inizio del regime nazista. \u003Cmark>Le\u003C/mark> Schiere nere sono una rete di gruppi diffusi in alcune parti della Germania (Alta Slesia, Berlino, Assia, Turingia, Renania Settentrionale-Vestfalia) che praticano l'autodifesa militante in chiave antifascista, riconoscendosi come organizzazione integrativa ma indipendente della FAUD e presentandosi pubblicamente vestiti completamente di nero. Questi gruppi praticano l'antifascismo con la propaganda, anche attraverso giornali come Die proletarische Front di Kassel o Die Schwarze Horde (L'orda nera), e con l'azione militante. \u003Cmark>Le\u003C/mark> Schiere nere infatti ingaggiano dove presenti violenti scontri con i nazisti, e in particolare con \u003Cmark>le\u003C/mark> SA, anche con armi in pugno (revolver, fucili). La polizia nel maggio 1932 scopre addirittura un deposito clandestino di esplosivi e di armi allestito dalla Schiera nera di Beuthen (oggi in Polonia) in previsione della presa del potere da parte di Hitler. I militanti che animano \u003Cmark>le\u003C/mark> Schiere nere, in maggior parte giovani proletari disoccupati, sono pochi, si parla infatti di qualche centinaio di attivisti sparsi in tutta la Germania, ma nelle zone dove sono presenti fanno decisamente sentire il loro peso e cercano di stimolare la costruzione di una sorta di fronte unitario dal basso di tutti gli sfruttati, al di là e al di sopra dei partiti di appartenenza, basato sull'azione diretta antifascista.\r\nDopo il regime nazista dentro e fuori la Germania\r\nLa repressione che si \u003Cmark>abbatte\u003C/mark> già a partire dal 1932 sulle Schiere nere e sul movimento anarchico tedesco si intensifica ulteriormente nel 1933, quando Hitler assume il potere. Già nel corso del 1932 infatti la FAUD, riunita in congresso a Erfurt, aveva deciso di prepararsi alla clandestinità.\r\nDa questo momento, schematizzando al massimo si potrebbero identificare grossomodo tre filoni all'interno delle vicende della resistenza anarchica al nazismo.\r\nDentro la Germania (1933-1937/38): poche ore dopo l'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933), il poeta anarchico Erich Mühsam viene arrestato (verrà assassinato nel campo di concentramento di Sachsenhausen l'anno successivo), mentre Rudolf Rocker insieme alla sua compagna Milly riesce a rifugiarsi in Svizzera: due importanti esponenti del movimento anarchico tedesco sono così fuori gioco. Dopo un primo momento di sbandamento gli anarchici riescono comunque a organizzare una rete clandestina che può contare anche su alcuni appoggi all'estero (Amsterdam, Spagna). Già nel maggio 1933 vengono diffuse in Germania \u003Cmark>le\u003C/mark> prime pubblicazioni anarchiche clandestine. Tra queste è da ricordare Die Soziale Revolution di Lipsia, giornale promosso da Ferdinand Götze che verrà stampato tra il 1933 e il 1935 (otto numeri documentabili), con una diffusione di circa duecento copie a numero. \u003Cmark>Le\u003C/mark> attività di resistenza cessano tra il 1937/38 a causa della dura repressione che si \u003Cmark>abbatte\u003C/mark> sulle file degli anarchici, repressione che riduce la resistenza ad una dimensione “individuale”, anche se non cessano, per esempio, i sabotaggi nei grandi porti del nord come Amburgo. Tra queste attività di resistenza, certamente di dimensioni veramente ridotte ma comunque importanti e interessanti, mi piace ricordare la figura di Fritz Scherer, già custode del Rifugio Bakunin nel corso degli anni Venti (un rifugio in montagna autocostruito e autogestito dagli anarchici di Meiningen, piccola cittadina della Turingia). Durante il regime nazista Scherer, che in quanto pompiere nella capitale tedesca viene lasciato (più o meno) in pace dalla Gestapo, aiuta come può i suoi compagni in difficoltà e diffonde materiale antifascista e libertario. Inoltre riusce a salvare dalla furia del Terzo Reich e dalle distruzioni della seconda guerra mondiale molti libri e opuscoli anarchici, ricopertinandoli con titoli insospettabili politicamente. Saranno proprio i libri e gli opuscoli custoditi da Scherer ad essere letti e ristampati dalla nuova generazione di attivisti anarchici uscita dall'esperienza del Sessantotto tedesco... .\r\nFuori dalla Germania (1933-1945) in Spagna, Francia, Polonia ecc...: La FAUD sin dai primissimi anni Trenta segue con grande interesse lo sviluppo del movimento operaio spagnolo e della CNT. Nel 1932 alcuni militanti delle Schiere nere braccati dalla polizia si rifugiano non a caso in Spagna. \u003Cmark>Le\u003C/mark> file dell'anarchismo tedesco in esilio si ingrossano dall'inizio del 1933, tanto che nel 1934 viene fondato a Barcellona un Gruppe DAS (Gruppo Anarcosindacalisti tedeschi) che si dota anche di un proprio giornale. Il gruppo partecipa ai combattimenti di Barcellona nel luglio 1936, prendendo d'assalto il Club tedesco, un importante punto di riferimento del regime nazista in Catalogna. Attiviste e attivisti anarchici si ritrovano poi in varie esperienze della rivoluzione spagnola. Un Gruppo Erich Mühsam combatte a Huesca, militanti tedeschi prendono parte alla Colonna Durruti e attiviste come Etta Federn partecipano alle Mujeres Libres e alle scuole libertarie. Con la vittoria franchista, gli anarchici tedeschi si disperdono: chi inizia un lungo e doloroso viaggio per i campi di concentramento di mezza Europa (sia quelli allestiti dal governo francese per gli ex combattenti in Spagna, sia ovviamente quelli nazisti), chi prenderà successivamente parte alla resistenza francese, come l'ex membro delle Schiere nere Paul Czakon, o alla resistenza polacca, come Alfons Pilarski, fondatore della prima Schiera nera tedesca (quella di Ratibor), che viene ferito gravemente negli scontri della rivolta di Varsavia nel 1944.\r\nDentro la Germania (fine anni Trenta-1944 circa): quest'ultimo gruppo si tratta del caso di più difficile definizione. Semplificando, si può affermare che ci sono pezzi della gioventù che, pur essendo indottrinata e irregimentata dalle istituzioni del regime nazista come la Gioventù Hitleriana, sul finire degli anni Trenta si ribella al regime stesso, approdando in alcuni casi all'aperta resistenza. Faccio riferimento in particolar modo a quei gruppi usciti da un ambiente tendenzialmente operaio come gli Edelweisspiraten (Pirati della stella alpina) della Germania occidentale (specialmente, in città come Colonia, Wuppertal, Essen, Francoforte ecc) e i Meuten (Orde) di Lipsia. All'interno di questi gruppi giovanili c'era una presenza anarchica: il gruppo degli Edelweisspiraten di Wuppertal per esempio contava tra i propri membri un ex membro delle Schiere nere come Hans Schmitz (il quale narrerà \u003Cmark>le\u003C/mark> sue esperienze nel libriccino “Umsonst is dat nie”) così come anche nelle Meuten è stata recentemente rilevata una presenza libertaria (prima il gruppo era descritto come di tendenza comunista), tra cui Irma Götze, sorella di Ferdinand, che poi andrà in Spagna.\r\nPer approfondire\r\nIn italiano ci sono a mia conoscenza due libri sulla resistenza anarchica tedesca:\r\n\r\n\r\n\t\r\nAA.VV., Piegarsi vuol dire mentire. Germania: la resistenza libertaria al nazismo nella Ruhr e in Renania 1933-1945), Zero in Condotta, Milano, 2005.\r\n\r\n\t\r\nLeonhard Schäfer, Contro Hitler. Gli anarchici e la resistenza tedesca dimenticata, Zero in Condotta, Milano, 2015.\r\n\r\n\r\nA questi mi permetto di aggiungere il mio Il barometro segna tempesta. \u003Cmark>Le\u003C/mark> Schiere nere contro il nazismo, La Fiaccola, Ragusa, 2014 (in un certo senso anticipato da un articolo uscito sulle pagine di “A” rivista un anno prima, nel n. 382). Sugli Edelweisspiraten ho scritto su “A” rivista anarchica (n. 385) un breve articolo in cui si può trovare una piccola bibliografia in merito. Esistono inoltre alcuni contributi su alcune figure della resistenza anarchica al nazismo pubblicati sul Bollettino dell'Archivio Pinelli (consultabile anche online sul sito centrostudilibertari.it) come Kurt Wafner (n. 32), Heinrich Friedetzky (n. 16), Alfons Pilarski (n. 44) e Fritz Scherer (n. 45). Altri profili biografici sull'argomento si possono trovare narrati nel numero di aprile di “A” rivista di quest'anno.\r\nPer chi masticasse il tedesco la letteratura è più vasta. Mi sembrano importanti per una prima introduzione il saggio di Andreas Graf e Dieter Nelles contenuto nel libro di Rudolf Benner Die unsichtbare Front. Bericht über die illegale Arbeit in Deutschland (1937) della Libertad Verlag cosi come il libro Anarchisten gegen Hitler. Anarchisten, Anarcho-Syndikalisten, Rätekommunisten in Widerstand und Exil della Lukas Verlag. Si tratta di contributi che presentano anche \u003Cmark>le\u003C/mark> questioni aperte, \u003Cmark>le\u003C/mark> problematiche della storiografia sull'argomento ecc. Ricchi di numerose informazioni (pur con qualche disattenzione) sono i due libri di Helge Döhring sulle Schwarze Scharen e sulla resistenza anarcosindacalista al regime nazista. Döhring è tra l'altro tra i promotori dell'Institut für Syndikalismusforschung, dove si possono reperire molte informazioni anche sull'argomento qui trattato e diverse bibliografie ragionate. Diverso materiale online (purtroppo sempre in lingua tedesca) si trova anche sul portale anarchismus.at, qualcosa in inglese è invece reperibile (se non ricordo male) sul sito libcom.org. Tra \u003Cmark>le\u003C/mark> pubblicazioni più recenti segnalo un libro che tratta dell'impegno degli anarchici tedeschi durante la guerra civile spagnola che mi pare decisamente ben fatto. Si tratta di Deutsche AnarchistInnen in Barcellona 1933-1939. Die Gruppe «Deutsche Anarchosyndikalisten» (DAS) di Dieter Nelles, Ulrich Linse, Harald Piotrowki e Carlos Garcia pubblicato nel 2013 per la casa editrice Graswurzelrevolution (si tratta di una rivista su cui sono apparsi contributi anche sull'argomento qui trattato). Di questo libro so che esiste una versione in spagnolo, anche se non ho mai avuto l'occasione di averla in mano.",[247],{"field":79,"matched_tokens":248,"snippet":244,"value":245},[53],{"best_field_score":197,"best_field_weight":172,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":14,"score":198,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":89},{"document":251,"highlight":268,"highlights":274,"text_match":195,"text_match_info":277},{"comment_count":31,"id":252,"is_sticky":31,"permalink":253,"podcastfilter":254,"post_author":96,"post_content":255,"post_date":256,"post_excerpt":37,"post_id":252,"post_modified":257,"post_thumbnail":258,"post_title":259,"post_type":154,"sort_by_date":260,"tag_links":261,"tags":267},"26365","http://radioblackout.org/podcast/lazzaro-ne-in-clarea/",[96],"La scorsa settimana è stato arrestato ed è ai domiciliari Ferdinando Lazzaro. L'accusa? Turbativa d'asta. 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Un mese dopo, era il 28 luglio del 2011, l'Italcoge fallì. Ora sappiamo che la Fenice che sorse dalle sue ceneri era figlia di una truffa. Grazie alla falsa fidejussione - e all'assenza di controlli veri sull'asta - Ferdinando Lazzaro costituì Italcostruzioni. La nuova società ereditò i mezzi, le autorizzazioni al trasporto conto terzi e ad operare in ambito ambientale, le certificazioni antimafia per partecipare ad appalti e lavori pubblici.\r\n\r\nIl nome di Lazzaro era già comparso nelle inchieste sull'ndrangheta in Piemonte, anche se in quel caso se la cavò per il rotto della cuffia.\r\n\r\nVale la pena cercare di capire il ruolo di Lazzaro nel sistema Tav e i suoi rapporti con Ltf. Una buona guida sono le carte dell'inghiesta sulla 'ndrangheta \"San Michele\". Citiamo in merito qualche stralcio dell'articolo pubblicato qualche mese fa dal settimanale l\"Espresso\":\r\n\r\n“Giovanni Toro, una delle figure centrali dell’indagine, entra nell’affare alta velocità grazie a Ferdinando Lazzaro, che aveva ottenuto in appalto dal committente Ltf-Lione Torino i lavori di preparazione del cantiere, dove si doveva svolgere lo scavo del tunnel esplorativo di Chiomonte.\" (...) \"Inizialmente la ditta di Lazzaro si chiama Italcoge. Con questa ottiene la commessa. Poi però Italcoge fallisce. Ma «Lazzaro continuava di fatto a occuparsi del cantiere avvalendosi proprio di Toro», scrive il giudice delle indagini preliminare che ha firmato l’ordinanza.\r\n\r\n(...) \"Lazzaro negli atti è indicato come uno degli interlocutori principali di Rfi, Rete ferroviaria italiana, e Ltf. «Alcune conversazioni intercettate dimostravano sia l’influenza esercitata da Lazzaro in seno al consorzio Valsusa, che di fatto considerava di sua proprietà, sia il ruolo di unico interlocutore della committente Ltf», scrivono i magistrati. «Prendiamo tutto noi, Nando», si sente in una delle intercettazioni. E Lazzaro conferma: «Prendiamo tutto noi». Tra gennaio e marzo 2012 poi il titolare di Italcostruzioni cerca «di fare entrare Toro all’interno del Consorzio Valsusa».\r\n\r\nMentre Giovanni Toro però è indagato per concorso esterno con il clan crotonese, Lazzaro è soltanto inquisito per smaltimento illecito dei rifiuti di cantiere. Scarti, hanno assicurato gli inquirenti in conferenza stampa, che non c’entrano con il sito di Chiomonte. Ma su questo le verifiche dovranno continuare. Anche perché in un passaggio dell’ordinanza Toro fa riferimento a dei rifiuti da smaltire reimpiegandoli nei lavori Tav.\r\n\r\nÈ stato Ferdinando Lazzaro quindi, secondo le indagini, a portare Toro nel cantiere più contestato d’Italia. Anche se a Toro mancavano le autorizzazioni. Infatti, Toro, agitato perché non sapeva da dove far passare i suoi camion, privi delle necessarie autorizzazioni, si sentiva rispondere da Lazzaro che per i permessi ci avrebbe pensato lui: «Lo faccio attraverso la Prefettura, gli dico che dobbiamo asfaltare, è urgente, che dobbiamo passare per forza da lì… mi devi mandare le targhe per email o per fax come vuoi». E, in altri dialoghi, a Toro viene chiesto di inviare in cantiere una «pala gommata».\r\n\r\nL’imprenditore sotto inchiesta per connivenza con la ‘ndrangheta avrebbe parlato con un certo Elia di Ltf. «Toro riferiva di aver ricevuto da Elia la richiesta di posare 12 centimetri di asfalto poiché sarebbero stati effettuati dei controlli con i carotaggi». Questo è motivo di discussione tra Lazzaro e Toro in quanto i patti erano diversi. Lo strato di asfalto doveva essere di 8. Inoltre emerge dalla stessa telefonata che sul fondo erano stati stesi soltanto due centimetri di materiale e l’asfalto avrebbe avuto difficoltà ad aderire: «Tu speri che si attaccano 2 centimetri di fresato? Una bella minchia». Lazzaro però lo tranquillizza, rassicurandolo sul fatto che erano d’accordo con Elia che ne bastavano dieci di centimetri perché «i carotaggi sarebbero stati fatti solo nei punti dove c’era più materiale».\r\n\r\nDialoghi che mostrano l’interesse pieno di Toro nei lavori Tav. Il fatto che emerge, e che dovrebbe far riflettere sulla sicurezza del cantiere, è che gli investigatori non hanno trovato traccia di contratti registrati tra Toro, Italcostruzioni o Ltf. Il che vuol dire, secondo gli inquirenti, che l’azienda ha lavorato sotto gli occhi dei militari che presidiavano il sito senza un pezzo di carta che certificasse la sua presenza. Tra le oltre 900 pagine di ordinanza di custodia cautelare c’è anche un commento di Toro sulla qualità della posa dell’asfalto, secondo lui fatta «con modalità approssimative».\r\n\r\n[…] Delle imprese Toro e Lazzaro però c’era anche traccia nei documenti sequestrati ai militanti No Tav. Bollati come terroristi che accumulavano materiale chissà per quale scopo criminale. Oggi invece la storia sembra un po’ diversa: facevano lavoro di controinformazione.”\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Alberto Perino, da anni nel mirino della Procura torinese il il suo puntuale lavoro di informazione.\r\nUna buona occasione per fare il punto su questa vicenda e per discutere delle possibilità di autogestione territoriale, che la storia del movimento No Tav dimostra possibile, al di là del perdurare dell'illusione elettorale.\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto:\r\n\r\n2014 11 14 lazzaro perino","21 Novembre 2014","2018-10-28 23:15:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/sabotav-200x110.jpg","Lazzaro-ne in Clarea",1416583493,[262,263,264,265,266],"http://radioblackout.org/tag/ndrangheta/","http://radioblackout.org/tag/ferdinando-lazzaro/","http://radioblackout.org/tag/imprenditori-tav/","http://radioblackout.org/tag/italcoge/","http://radioblackout.org/tag/italcostruzioni/",[127,135,133,125,131],{"post_content":269},{"matched_tokens":270,"snippet":272,"value":273},[271],"abbattè","da migliaia di agenti che \u003Cmark>abbattè\u003C/mark> la barricata lungo l'autostrada, dando","La scorsa settimana è stato arrestato ed è ai domiciliari Ferdinando Lazzaro. L'accusa? Turbativa d'asta. Era falsa la fidejussione con la quale l'ex titolare della fallita Italcoge, si comprò un ramo d'azienda, costituendo l'Italcostruzioni, che ereditò l'appalto per lavori al cantiere di Chiomonte. E' lui l'anima nera del Consorzio Valsusa, costituito per mettere mano e bocca nell'affare TAV.\r\nLazzaro subì anche qualche sabotaggio ai mezzi della sua ditta. Era l'estate del 2013. Fu allora che Lazzaro divenne un'icona mediatica. Era sempre in TV a piangere e bussare per avere risarcimenti superiori a quelli che gli avrebbe dato l'assicurazione.\r\n\r\nPer i No Tav l'imprenditore segusino era già salito agli onori delle cronache il 27 giugno del 2011. Era sua la ruspa scortata da migliaia di agenti che \u003Cmark>abbattè\u003C/mark> la barricata lungo l'autostrada, dando il via allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena.\r\nSulla \"pinza\" che ondeggiò a lungo pericolosamente sulle teste dei No Tav arrampicati sulla barricata, c'era lo stemma dell'Italcoge. Un mese dopo, era il 28 luglio del 2011, l'Italcoge fallì. Ora sappiamo che la Fenice che sorse dalle sue ceneri era figlia di una truffa. Grazie alla falsa fidejussione - e all'assenza di controlli veri sull'asta - Ferdinando Lazzaro costituì Italcostruzioni. La nuova società ereditò i mezzi, \u003Cmark>le\u003C/mark> autorizzazioni al trasporto conto terzi e ad operare in ambito ambientale, \u003Cmark>le\u003C/mark> certificazioni antimafia per partecipare ad appalti e lavori pubblici.\r\n\r\nIl nome di Lazzaro era già comparso nelle inchieste sull'ndrangheta in Piemonte, anche se in quel caso se la cavò per il rotto della cuffia.\r\n\r\nVale la pena cercare di capire il ruolo di Lazzaro nel sistema Tav e i suoi rapporti con Ltf. Una buona guida sono \u003Cmark>le\u003C/mark> carte dell'inghiesta sulla 'ndrangheta \"San Michele\". Citiamo in merito qualche stralcio dell'articolo pubblicato qualche mese fa dal settimanale l\"Espresso\":\r\n\r\n“Giovanni Toro, una delle figure centrali dell’indagine, entra nell’affare alta velocità grazie a Ferdinando Lazzaro, che aveva ottenuto in appalto dal committente Ltf-Lione Torino i lavori di preparazione del cantiere, dove si doveva svolgere lo scavo del tunnel esplorativo di Chiomonte.\" (...) \"Inizialmente la ditta di Lazzaro si chiama Italcoge. Con questa ottiene la commessa. Poi però Italcoge fallisce. Ma «Lazzaro continuava di fatto a occuparsi del cantiere avvalendosi proprio di Toro», scrive il giudice delle indagini preliminare che ha firmato l’ordinanza.\r\n\r\n(...) \"Lazzaro negli atti è indicato come uno degli interlocutori principali di Rfi, Rete ferroviaria italiana, e Ltf. «Alcune conversazioni intercettate dimostravano sia l’influenza esercitata da Lazzaro in seno al consorzio Valsusa, che di fatto considerava di sua proprietà, sia il ruolo di unico interlocutore della committente Ltf», scrivono i magistrati. «Prendiamo tutto noi, Nando», si sente in una delle intercettazioni. E Lazzaro conferma: «Prendiamo tutto noi». Tra gennaio e marzo 2012 poi il titolare di Italcostruzioni cerca «di fare entrare Toro all’interno del Consorzio Valsusa».\r\n\r\nMentre Giovanni Toro però è indagato per concorso esterno con il clan crotonese, Lazzaro è soltanto inquisito per smaltimento illecito dei rifiuti di cantiere. Scarti, hanno assicurato gli inquirenti in conferenza stampa, che non c’entrano con il sito di Chiomonte. Ma su questo \u003Cmark>le\u003C/mark> verifiche dovranno continuare. Anche perché in un passaggio dell’ordinanza Toro fa riferimento a dei rifiuti da smaltire reimpiegandoli nei lavori Tav.\r\n\r\nÈ stato Ferdinando Lazzaro quindi, secondo \u003Cmark>le\u003C/mark> indagini, a portare Toro nel cantiere più contestato d’Italia. Anche se a Toro mancavano \u003Cmark>le\u003C/mark> autorizzazioni. Infatti, Toro, agitato perché non sapeva da dove far passare i suoi camion, privi delle necessarie autorizzazioni, si sentiva rispondere da Lazzaro che per i permessi ci avrebbe pensato lui: «Lo faccio attraverso la Prefettura, gli dico che dobbiamo asfaltare, è urgente, che dobbiamo passare per forza da lì… mi devi mandare \u003Cmark>le\u003C/mark> targhe per email o per fax come vuoi». E, in altri dialoghi, a Toro viene chiesto di inviare in cantiere una «pala gommata».\r\n\r\nL’imprenditore sotto inchiesta per connivenza con la ‘ndrangheta avrebbe parlato con un certo Elia di Ltf. «Toro riferiva di aver ricevuto da Elia la richiesta di posare 12 centimetri di asfalto poiché sarebbero stati effettuati dei controlli con i carotaggi». Questo è motivo di discussione tra Lazzaro e Toro in quanto i patti erano diversi. Lo strato di asfalto doveva essere di 8. Inoltre emerge dalla stessa telefonata che sul fondo erano stati stesi soltanto due centimetri di materiale e l’asfalto avrebbe avuto difficoltà ad aderire: «Tu speri che si attaccano 2 centimetri di fresato? Una bella minchia». Lazzaro però lo tranquillizza, rassicurandolo sul fatto che erano d’accordo con Elia che ne bastavano dieci di centimetri perché «i carotaggi sarebbero stati fatti solo nei punti dove c’era più materiale».\r\n\r\nDialoghi che mostrano l’interesse pieno di Toro nei lavori Tav. Il fatto che emerge, e che dovrebbe far riflettere sulla sicurezza del cantiere, è che gli investigatori non hanno trovato traccia di contratti registrati tra Toro, Italcostruzioni o Ltf. Il che vuol dire, secondo gli inquirenti, che l’azienda ha lavorato sotto gli occhi dei militari che presidiavano il sito senza un pezzo di carta che certificasse la sua presenza. Tra \u003Cmark>le\u003C/mark> oltre 900 pagine di ordinanza di custodia cautelare c’è anche un commento di Toro sulla qualità della posa dell’asfalto, secondo lui fatta «con modalità approssimative».\r\n\r\n[…] Delle imprese Toro e Lazzaro però c’era anche traccia nei documenti sequestrati ai militanti No Tav. Bollati come terroristi che accumulavano materiale chissà per quale scopo criminale. Oggi invece la storia sembra un po’ diversa: facevano lavoro di controinformazione.”\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Alberto Perino, da anni nel mirino della Procura torinese il il suo puntuale lavoro di informazione.\r\nUna buona occasione per fare il punto su questa vicenda e per discutere delle possibilità di autogestione territoriale, che la storia del movimento No Tav dimostra possibile, al di là del perdurare dell'illusione elettorale.\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto:\r\n\r\n2014 11 14 lazzaro perino",[275],{"field":79,"matched_tokens":276,"snippet":272,"value":273},[271],{"best_field_score":197,"best_field_weight":172,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":14,"score":198,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":89},{"document":279,"highlight":300,"highlights":306,"text_match":195,"text_match_info":309},{"comment_count":31,"id":280,"is_sticky":31,"permalink":281,"podcastfilter":282,"post_author":96,"post_content":283,"post_date":284,"post_excerpt":37,"post_id":280,"post_modified":285,"post_thumbnail":286,"post_title":287,"post_type":154,"sort_by_date":288,"tag_links":289,"tags":295},"21738","http://radioblackout.org/podcast/esodo-conflitto-rivoluzione/",[96],"Potere è temine carico di un'ambiguità semantica costitutiva, che ne divarica gli ambiti di senso. Nella nozione di \"potere\" è racchiuso sia il \"poter fare\" che il \"poter far fare\". Non per caso qualche anno fa Amedeo Bertolo sulle pagine della rivista “Volontà” fece la proposta di separare il poter fare dal poter far fare, definendo il primo \"potere\", il secondo \"dominio\" ed introducendo la mozione di autorità, come esercizio di influenza che non si impone ma si propone.\r\n\r\nIl poter fare mantiene tuttavia un'ambiguità che si alimenta nella divaricazione politica tra il poter fare come \"diritto\" ed il poter fare come \"condizione di libertà\". Pensarlo nella categoria dei \"diritto\" ne limita l'esercizio a quanto accettato e reso possibile dalle istituzioni statali, declinarne il senso come \"condizione di libertà\" apre alla sperimentazione, al dispiegarsi di realtà istituenti che si diano fuori e contro l'ambito statuale, foss'anche in chiave democratica.\r\n\r\nUna riflessione attenta al tema del potere, ci aiuta a ragionare sui margini ed i limiti della pratica libertaria a metà del secondo decennio del secolo. Un secolo che si afferra alla coda dolente di quello che l'ha preceduto, nel lungo distacco dalla politica ideologica, dalla ferocia dispiegata dei totalitarismi, e, insieme, dalla vischiosità della democrazia, dal lieve ma fortissimo abbraccio delle merci, catene immateriali di un vivere asservito.\r\n\r\nIn tempi di crisi pare che l'orizzonte politico e sociale sia intrascendibile. Le lotte che si limitano al qui ed ora, provando a limitare i danni, ne sono il segno. 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Lotte che spesso non si limitano a (cercare) di sottrarre alcuni beni al controllo del mercato, ma negano legittimità alla nozione stessa di proprietà privata.\r\n\r\nChi si illude che esista uno spazio di negoziazione, chi ha costruito una teoria dei beni comuni, che sottrae e sacralizza alcuni ambiti, lasciando però intatta la struttura relazionale basata su sfruttamento e dominio, è un illuso, nostalgico della socialdemocrazia delle mutue e del liberalismo delle favole. Non solo. 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I loro spazi di manovra oggi sono ridotti dall’asprezza stessa del conflitto sociale, dalla difficoltà dei governi a porsi sul piano della mediazione, dalla sempre più marcata attitudine disciplinare nel trattare le questioni sociali.\r\n\r\nPuò tuttavia capitare che il governo sia obbligato a cercare una mediazione, per evitare una sconfitta plateale. Un buon esempio sono le ricette che negli ultimi mesi stanno provando a mettere in campo per nascondere il tracollo della macchina delle espulsioni, il fallimento del sistema CIE. Nella ricetta c’è sia l’esternalizzazione della repressione, ancora una volta affidata a caro prezzo al governo libico, sia una possibile attenuazione della durezza della reclusione amministrativa messa in mano agli specialisti dell’umanitario a pagamento, a consorzi e cooperative del sociale, più che disponibili a riprendere in mano un lucroso affare.\r\n\r\nNei tempi che viviamo ci sono ben poche carote e tante bastonate. L’insorgenza sociale è affrontata dallo Stato con crescente violenza poliziesca, e con una sempre più marcata delega al potere giudiziario, cui è affidato il compito di chiudere i conti con i movimenti più radicali. Questa situazione, che nel nostro paese non si verificava da decenni, inasprisce uno scontro, che allarga il fronte di chi non è disponibile a chinare la testa ma ci pone di fronte al rischio di accelerazioni senza prospettive di reale trasformazione sociale.\r\n\r\nOccorre rimettere in pista una narrazione rivoluzionaria. Non la grande narrazione che pretende di anticipare e descrivere la storia, ma la narrazione che emerge dalla pratica concreta dei movimenti sociali.\r\n\r\nEsodo, sperimentazione nel conflitto, conflitto che si alimenta ed alimenta dell'autogestione di quanto riesce a strappare con le lotte è la prospettiva radicale e libertaria che emerge nell’attraversamento di tanta parte dei movimenti di lotta nel nostro paese.\r\n\r\nLa scommessa non è giocare una partita di diritti ma di libertà.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 01 31 stefano boni\r\n\r\nDi beni comuni, autogestione, conflitto abbiamo discusso con Salvo Vaccaro dell'università di Palermo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2013 11 21 salvo beni comuni\r\n\r\n ","5 Marzo 2014","2018-11-01 22:04:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/39cd050084895d4471f87fa785416aa4-200x110.jpg","Esodo, conflitto, rivoluzione",1393980255,[290,291,292,293,294],"http://radioblackout.org/tag/autogestione/","http://radioblackout.org/tag/beni-comuni/","http://radioblackout.org/tag/conflitto/","http://radioblackout.org/tag/esodo/","http://radioblackout.org/tag/potere/",[296,297,298,121,299],"autogestione","beni comuni","conflitto","potere",{"post_content":301},{"matched_tokens":302,"snippet":304,"value":305},[303],"Le","politico e sociale sia intrascendibile. \u003Cmark>Le\u003C/mark> lotte che si limitano al","Potere è temine carico di un'ambiguità semantica costitutiva, che ne divarica gli ambiti di senso. 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