","Pride di Asti. Spezzona critica","post",1657648252,[60,61,62,63,64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/194/","http://radioblackout.org/tag/aborto/","http://radioblackout.org/tag/aborto-clandestino/","http://radioblackout.org/tag/confini/","http://radioblackout.org/tag/contro-il-binarismo/","http://radioblackout.org/tag/contro-la-ciseteronormalita/","http://radioblackout.org/tag/intersezionale/","http://radioblackout.org/tag/lgbtqia/","http://radioblackout.org/tag/pride-asti/","http://radioblackout.org/tag/transito-tra-i-generi/",[71,15,72,73,74,75,24,76,20,32],"194","aborto clandestino","confini","contro il binarismo","contro la ciseteronormalità","lgbtqia+",{"tags":78},[79,81,84,88,90,92,94,96,98,100],{"matched_tokens":80,"snippet":71},[],{"matched_tokens":82,"snippet":83},[15],"\u003Cmark>aborto\u003C/mark>",{"matched_tokens":85,"snippet":87},[15,86],"clandestino","\u003Cmark>aborto\u003C/mark> \u003Cmark>clandestino\u003C/mark>",{"matched_tokens":89,"snippet":73},[],{"matched_tokens":91,"snippet":74},[],{"matched_tokens":93,"snippet":75},[],{"matched_tokens":95,"snippet":24},[],{"matched_tokens":97,"snippet":76},[],{"matched_tokens":99,"snippet":20},[],{"matched_tokens":101,"snippet":32},[],[103],{"field":35,"indices":104,"matched_tokens":106,"snippets":109},[105,17],2,[107,108],[15,86],[15],[87,83],1157451471441625000,{"best_field_score":112,"best_field_weight":113,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":46,"score":114,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,"1157451471441625193",{"document":116,"highlight":137,"highlights":159,"text_match":172,"text_match_info":173},{"cat_link":117,"category":118,"comment_count":46,"id":119,"is_sticky":46,"permalink":120,"post_author":49,"post_content":121,"post_date":122,"post_excerpt":52,"post_id":119,"post_modified":123,"post_thumbnail":124,"post_thumbnail_html":125,"post_title":126,"post_type":57,"sort_by_date":127,"tag_links":128,"tags":134},[43],[45],"22486","http://radioblackout.org/2014/04/per-un-aborto-sicuro-libero-e-gratuito/","Questa mattina abbiamo parlato con Sandra della Consultoria Autogestita di Milano: uno spazio autogestito e demedicalizzato, riservato alle donne, dove da anni - in modo indipendente e libero - si forniscono informazioni e strumenti utili su contraccezione, interruzione di gravidanza e altri temi fondamentali che riguardano le donne, i loro corpi, la loro salute.\r\n\r\nCon Sandra siamo partite da una mobilitazione molto recente, che ha riguardato l'ospedale Niguarda di Milano che, oltre ad essere uno degli ospedali più grandi della città, ha anche il numero di medici \"obiettori di coscienza\" più alto di tutti le altre strutture ospedaliere presenti sul territorio, al punto da rendere quasi impossibile lo garanzia del servizio dell'Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG). Venerdì scorso un gruppo di donne ha occupato la direzione sanitaria dell'ospedale per denunciare una serie di \"pratiche\" sempre più ordinarie in questo come in altri centri sanitari della Lombardia. Di seguito, riportiamo alcuni punti del comunicato, in cui si spiega cosa succede in un ospedale che dovrebbe fornire un servizio pubblico nell'interesse e nel rispetto delle donne e della loro salute:\r\nNegli stessi giorni in cui gli integralisti cattolici sfilano per la città ostentando macabri crocefissi ornati di feti sanguinanti e chiedendo il ritorno dell’aborto clandestino, abbiamo deciso di “andare alla fonte” dei problemi che già ci affliggono -e che questi signori vorrebbero istituzionalizzare- e di stanare chi se ne rende complice quotidianamente, in particolare le direzioni sanitarie degli ospedali che:- continuano ad assumere personale obiettore di coscienza rendendo ogni giorno più difficile lo svolgimento del servizio IVG e drammatica e pericolosa la condizione delle donne che devono sottoporsi ad un aborto terapeutico\r\n - consentono l’obiezione anche per prestazioni su cui non sarebbe consentita (visite pre ricovero e pre-dimissioni, prescrizione della pillola del giorno dopo che NON è un abortivo, raschiamenti per emorragie conseguenti ad aborti spontanei ecc\r\n- applicano all’accettazione del servizio IVG assurdi meccanismi di numero chiuso, inesistenti per qualunque altra prestazione medica, che obbligano le donne che devono abortire ad un drammatico percorso a ostacoli da un ospedale all’altro\r\n Abbiamo deciso di dare un segnale forte contro tutto ciò, occupando simbolicamente la Direzione Sanitaria dell’ospedale Niguarda di Milano:\r\nPerché Niguarda, feudo di Comunione Liberazione, è l’ospedale milanese con la maggiore percentuale di medici obiettori, che supera il 90%.\r\n Perché è l’ospedale che ha dato pronta ospitalità agli integralisti cattolici di No194 che, sfrattati dalla Mangiagalli grazie alle nostre mobilitazioni, svolgono adesso qua davanti le loro maratone di preghiera contro aborto e eutanasia.\r\n Perché qui in autunno è morta una donna in seguito ad una IVG e subito è stata messa una sordina alla notizia, che è sparita immediatamente dai media. [...]\r\n\r\nIl comunicato prosegue spiegando quali sono le caratteristiche dei diversi metodi per l'interruzione della gravidanza e sottolinea il fatto che tali metodi, in un paese come questo, dovrebbero essere sempre garantiti ed offerti nella massima sicurezza, in strutture adeguate e con personale preparato, nel rispetto della salute e delle scelte di ogni donna.\r\nIn questi giorni così tristi, in queste ore in cui sentiamo la mancanza di Anna sempre più assurda e insopportabile, ci è sembrato importante portare questo punto di vista rispetto al tema dell'IVG. Per ribadire che ogni donna dovrebbe avere la certezza di trovare, in tutti gli ospedali del territorio in cui vive, personale medico preparato e professionale e non una schiera di obiettori di coscienza o di fanatici antiabortisti armati di Bibbia e rosario fuori dagli ambulatori.\r\n\r\nOgni donna dovrebbe avere la certezza di ricevere attenzione e rispetto per le sue scelte, perché è lei che decide. Nessun'altro.\r\n\r\nDovrebbe avere la certezza di vivere in un paese in cui, se un'amica, una compagna, muore in seguito ad una IVG, i giornalisti e le giornaliste - i media in generale - non passano il loro tempo ad imbrattare fogli e fogli di giornale con luoghi comuni, per ravvivare polemiche a favore o contro l’interruzione di gravidanza col metodo farmacologico (RU486), ma si documentano ed informano sulle reali condizioni che oggi vivono le donne negli ospedali pubblici in Italia, dove è sempre più difficile trovare attenzione e cura adeguate, rispetto e dignità. Quindi c'è ancora molto per cui lottare. Perché il nostro cammino condiviso si costruisce nell'autodeterminazione.\r\n\r\nPerchè Anna siamo tutte noi.\r\n\r\nhttp://gabrio.noblogs.org/post/2014/04/14/anna-siamo-tutte-noi/\r\n\r\nAscolta l'intervista con Sandra\r\n\r\nsandra\r\n\r\n ","14 Aprile 2014","2014-04-17 11:34:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/04/niguarda-occupaz-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/04/niguarda-occupaz-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Per un aborto sicuro, libero e gratuito",1397484742,[61,129,130,131,132,133],"http://radioblackout.org/tag/aborto-libero-e-gratuito/","http://radioblackout.org/tag/consultoria-autogestita/","http://radioblackout.org/tag/obiezione-di-coscienza/","http://radioblackout.org/tag/ru486/","http://radioblackout.org/tag/salute-delle-donne/",[15,135,34,136,18,28],"aborto libero e gratuito","obiezione di coscienza",{"post_content":138,"post_title":142,"tags":145},{"matched_tokens":139,"snippet":140,"value":141},[86],"e chiedendo il ritorno dell’aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark>, abbiamo deciso di “andare alla","Questa mattina abbiamo parlato con Sandra della Consultoria Autogestita di Milano: uno spazio autogestito e demedicalizzato, riservato alle donne, dove da anni - in modo indipendente e libero - si forniscono informazioni e strumenti utili su contraccezione, interruzione di gravidanza e altri temi fondamentali che riguardano le donne, i loro corpi, la loro salute.\r\n\r\nCon Sandra siamo partite da una mobilitazione molto recente, che ha riguardato l'ospedale Niguarda di Milano che, oltre ad essere uno degli ospedali più grandi della città, ha anche il numero di medici \"obiettori di coscienza\" più alto di tutti le altre strutture ospedaliere presenti sul territorio, al punto da rendere quasi impossibile lo garanzia del servizio dell'Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG). Venerdì scorso un gruppo di donne ha occupato la direzione sanitaria dell'ospedale per denunciare una serie di \"pratiche\" sempre più ordinarie in questo come in altri centri sanitari della Lombardia. Di seguito, riportiamo alcuni punti del comunicato, in cui si spiega cosa succede in un ospedale che dovrebbe fornire un servizio pubblico nell'interesse e nel rispetto delle donne e della loro salute:\r\nNegli stessi giorni in cui gli integralisti cattolici sfilano per la città ostentando macabri crocefissi ornati di feti sanguinanti e chiedendo il ritorno dell’aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark>, abbiamo deciso di “andare alla fonte” dei problemi che già ci affliggono -e che questi signori vorrebbero istituzionalizzare- e di stanare chi se ne rende complice quotidianamente, in particolare le direzioni sanitarie degli ospedali che:- continuano ad assumere personale obiettore di coscienza rendendo ogni giorno più difficile lo svolgimento del servizio IVG e drammatica e pericolosa la condizione delle donne che devono sottoporsi ad un \u003Cmark>aborto\u003C/mark> terapeutico\r\n - consentono l’obiezione anche per prestazioni su cui non sarebbe consentita (visite pre ricovero e pre-dimissioni, prescrizione della pillola del giorno dopo che NON è un abortivo, raschiamenti per emorragie conseguenti ad aborti spontanei ecc\r\n- applicano all’accettazione del servizio IVG assurdi meccanismi di numero chiuso, inesistenti per qualunque altra prestazione medica, che obbligano le donne che devono abortire ad un drammatico percorso a ostacoli da un ospedale all’altro\r\n Abbiamo deciso di dare un segnale forte contro tutto ciò, occupando simbolicamente la Direzione Sanitaria dell’ospedale Niguarda di Milano:\r\nPerché Niguarda, feudo di Comunione Liberazione, è l’ospedale milanese con la maggiore percentuale di medici obiettori, che supera il 90%.\r\n Perché è l’ospedale che ha dato pronta ospitalità agli integralisti cattolici di No194 che, sfrattati dalla Mangiagalli grazie alle nostre mobilitazioni, svolgono adesso qua davanti le loro maratone di preghiera contro \u003Cmark>aborto\u003C/mark> e eutanasia.\r\n Perché qui in autunno è morta una donna in seguito ad una IVG e subito è stata messa una sordina alla notizia, che è sparita immediatamente dai media. [...]\r\n\r\nIl comunicato prosegue spiegando quali sono le caratteristiche dei diversi metodi per l'interruzione della gravidanza e sottolinea il fatto che tali metodi, in un paese come questo, dovrebbero essere sempre garantiti ed offerti nella massima sicurezza, in strutture adeguate e con personale preparato, nel rispetto della salute e delle scelte di ogni donna.\r\nIn questi giorni così tristi, in queste ore in cui sentiamo la mancanza di Anna sempre più assurda e insopportabile, ci è sembrato importante portare questo punto di vista rispetto al tema dell'IVG. Per ribadire che ogni donna dovrebbe avere la certezza di trovare, in tutti gli ospedali del territorio in cui vive, personale medico preparato e professionale e non una schiera di obiettori di coscienza o di fanatici antiabortisti armati di Bibbia e rosario fuori dagli ambulatori.\r\n\r\nOgni donna dovrebbe avere la certezza di ricevere attenzione e rispetto per le sue scelte, perché è lei che decide. Nessun'altro.\r\n\r\nDovrebbe avere la certezza di vivere in un paese in cui, se un'amica, una compagna, muore in seguito ad una IVG, i giornalisti e le giornaliste - i media in generale - non passano il loro tempo ad imbrattare fogli e fogli di giornale con luoghi comuni, per ravvivare polemiche a favore o contro l’interruzione di gravidanza col metodo farmacologico (RU486), ma si documentano ed informano sulle reali condizioni che oggi vivono le donne negli ospedali pubblici in Italia, dove è sempre più difficile trovare attenzione e cura adeguate, rispetto e dignità. Quindi c'è ancora molto per cui lottare. Perché il nostro cammino condiviso si costruisce nell'autodeterminazione.\r\n\r\nPerchè Anna siamo tutte noi.\r\n\r\nhttp://gabrio.noblogs.org/post/2014/04/14/anna-siamo-tutte-noi/\r\n\r\nAscolta l'intervista con Sandra\r\n\r\nsandra\r\n\r\n ",{"matched_tokens":143,"snippet":144,"value":144},[15],"Per un \u003Cmark>aborto\u003C/mark> sicuro, libero e gratuito",[146,148,151,153,155,157],{"matched_tokens":147,"snippet":83},[15],{"matched_tokens":149,"snippet":150},[15],"\u003Cmark>aborto\u003C/mark> libero e gratuito",{"matched_tokens":152,"snippet":34},[],{"matched_tokens":154,"snippet":136},[],{"matched_tokens":156,"snippet":18},[],{"matched_tokens":158,"snippet":28},[],[160,163,169],{"field":161,"matched_tokens":162,"snippet":140,"value":141},"post_content",[86],{"field":35,"indices":164,"matched_tokens":165,"snippets":168},[46,17],[166,167],[15],[15],[83,150],{"field":170,"matched_tokens":171,"snippet":144,"value":144},"post_title",[15],1155199671761633300,{"best_field_score":174,"best_field_weight":175,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":176,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":46},"1112386306048",14,"1155199671761633395",{"document":178,"highlight":205,"highlights":229,"text_match":237,"text_match_info":238},{"cat_link":179,"category":180,"comment_count":46,"id":181,"is_sticky":46,"permalink":182,"post_author":49,"post_content":183,"post_date":184,"post_excerpt":52,"post_id":181,"post_modified":185,"post_thumbnail":186,"post_thumbnail_html":187,"post_title":188,"post_type":57,"sort_by_date":189,"tag_links":190,"tags":199},[43],[45],"46474","http://radioblackout.org/2018/03/8-marzo-cronache-e-riflessioni/","Lo sciopero femminista globale ha investito decine di paesi. In Italia ci sono state iniziative in 50 città grandi e piccole. Una marea nero-fucsia ha riempito le piazze da nord a sud.\r\nNe abbiamo parlato con due compagne, Chiara di Non una di meno Torino e Patrizia di Non una di meno Livorno.\r\nCi hanno proposto una cronaca delle iniziative a Torino, a Livorno e Pisa.\r\n\r\nPatrizia ci ha raccontato le iniziative svoltesi nella sua città in mattinata e il corteo pomeridiano a Pisa cui hanno partecipato anche le livornesi.\r\nAl centro della giornata le violenze in divisa, il lavoro, la precarietà.\r\nCon Patrizia abbiamo fatto un bilancio di un percorso che è riuscito a mantenere, a parole e nei fatti, la propria autonomia, senza farsi sedurre dalle tante sirene elettorali.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 patrizia nudm liv\r\n\r\nChiara ci ha raccontato l’8 marzo torinese, una grande giornata di lotta.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 chiara nudm to\r\n\r\n\r\nDi seguito una cronaca della giornata:\r\n“Un alito di primavera ha accompagnato un lungo 8 marzo di lotta all’ombra della Mole.\r\nIn piazza Castello sin dal mattino è un fiorire di matrioske, cartelli, colori e suoni. In testa lo striscione “Scioperiamo dal lavoro di cura. Lottiamo insieme!”\r\nLo sciopero femminista contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere, si è articolato come diserzione dal lavoro retribuito fuori casa, ma anche dal lavoro dentro casa, dai lavori di cura, dai lavori domestici e dai ruoli di genere imposti.\r\nLa rinnovata sessualizzazione del lavoro di cura non pagato riduce la conflittualità sociale conseguente alla erosione del welfare.\r\nLa riaffermazione di logiche patriarcali offre un puntello al capitale nella guerra a chi lavora.\r\nLo sciopero femminista scardina questo puntello, rimettendo al centro le lotte delle donne per la propria autonomia.\r\nLa prima tappa è al centro della piazza. Lunghi fili vengono tirati tra i pali: con pinze da bucato sono stesi pannolini, grembiuli, strofinacci… Tutti oggetti simbolo del lavoro di cura.\r\nUn camioncino prova senza successo a forzare il blocco, che si allarga sulla piazza. Un nucleo dell’antisommossa, schierato a pochi passi da una carrozzina con un neonat*, chiede a gran voce rinforzi. La digos si affanna al cellulare. Si parte in corteo verso via Po. Per l’intera mattinata si svolgono blocchi con slogan e comizi volanti ai principali incroci.\r\nIn corso Regina il corteo viene raggiunto dalle studentesse, che in mattinata avevano bloccato le lezioni al campus. La mattinata si conclude a Palazzo Nuovo, l’altra sede delle facoltà umanistiche.\r\n\r\nNel pomeriggio piazza XVIII dicembre, la piazza che ricorda i martiri della camera del lavoro, si riempie velocemente. Parrucche rosa, fucsia e viola sul nero degli abiti, tanti striscioni, tulle, cartelli. Il corteo si dipana per il centro. Saremo tremila, forse più.\r\nLa prima sosta è davanti alla caserma dei carabinieri Cernaia. Viene appeso uno striscione contro la violenza dei tribunali, in solidarietà alle donne stuprate, picchiate e offese che nelle aule di giustizia diventano imputate, chiamate a rispondere della propria vita, dei propri abiti, dei propri gusti, del proprio no alla violenza. Vengono lette alcune delle domande fatte in tribunale alle due studentesse statunitensi stuprate da due carabinieri la scorsa estate a Firenze. Domande di una violenza terribile.\r\nIn Italia viene ammazzata una donna ogni due giorni.\r\nSpesso gli assassini usano le pistole d’ordinanza, che hanno il diritto di portare perché fanno parte dell’elite poliziesca e militare, che detiene per conto dello Stato il monopolio legale della violenza.\r\nGli spazi di autonomia che le donne si sono conquistate hanno incrinato e a volte spezzato le relazioni gerarchiche tra i sessi, rompendo l’ordine simbolico e materiale, che le voleva sottomesse ed ubbidienti. Il moltiplicarsi su scala mondiale dei femminicidi dimostra che la strada della libertà femminile è ancora molto lunga. Il crescere della marea femminista è la risposta ad una violenza che ha i caratteri espliciti di una guerra planetaria alla libertà delle donne, alla libertà dei generi, alla libertà dai generi.\r\nNelle aule dei tribunali la violenza maschile viene declinata come affare privato, personale, accidentale, nascondendone il carattere disciplinare, punitivo, politico.\r\nLe lotte femministe ne fanno riemergere l’intrinseca politicità affinché divenga parte del discorso pubblico, in tutta la propria deflagrante potenza, mettendo in soffitta il paternalismo ipocrita delle quote rosa, delle pari opportunità, dei parcheggi riservati alle donne.\r\nTra i temi di questo 8 marzo di sciopero e lotta, la ferma volontà di rompere il silenzio e l’indifferenza, per sostenere un percorso di libertà, mutuo aiuto e autodifesa contro chi ci vorrebbe inchiodare nel ruolo di vittime.\r\nForte è il rifiuto che la difesa delle donne diventi l’alibi per politiche securitarie, che usino i nostri corpi per giustificare strette disciplinari sull’intera società.\r\n\r\n“Nello stato fiducia non ne abbiamo, la difesa ce la autogestiamo!”\r\n“Lo stupratore non è malato, è il figlio prediletto del patriarcato”\r\n“Siamo la voce potente e feroce di tutte le donne che più non hanno voce!” Questi slogan riempiono la piazza, deflagrano per il corteo.\r\n\r\nTra i tanti interventi quello di una ragazza curda, che ricorda la lotta delle donne di Afrin contro l’invasione turca e il patriarcato. Una studentessa sviluppa una critica alla scuola, dove lo sguardo femminista è quasi sempre assente.\r\n\r\nIn piazza Castello su uno dei tanti monumenti militaristi della città, quello dedicato al duca d’Aosta, in braccio ad uno dei soldati raffigurati viene messa una scopa, uno strofinaccio, un pezzo di tulle rosa.\r\nL’azione è accompagnata da un lungo intervento dal camion.\r\nÉ il momento per parlare delle donne stuprate in guerra, prede e strumento del conflitto. In guerra la logica patriarcale sottesa a torture e stupri è meno dissimulata che in tempi di pace.\r\nDahira nel 1993 aveva 23 anni. Dahira già conosceva il sapore amaro dell’essere donna in una società patriarcale. Era stata ripudiata dal marito, perché non riusciva a dargli dei figli. Una cosa inutile, priva di valore. Ma per lei il peggio doveva ancora venire. In una notte di maggio di 25 anni fa venne spogliata, legata sul cassone di un camion con le braccia e le gambe immobilizzate e stuprata con un razzo illuminante. I torturatori e violentatori erano paracadutisti della Folgore, in missione umanitaria in Somalia. Con cruda ironia la missione Nato, cui l’Italia partecipò si chiamava “Restore hope – restituire la speranza”.\r\nGli stessi parà stanno per sbarcare in Niger per una nuova missione. Questa volta l’obiettivo sono i migranti in viaggio verso l’Europa.\r\nAltri militari saranno in Libia, dove le milizie di Sabratha e Zawija, pagate dallo Stato italiano rinchiudono uomini, donne e bambini in prigioni per migranti, dove tutte le donne vengono stuprate. Gli esecutori sono in Libia, i mandanti sono sulle poltrone del governo italiano.\r\n\r\nIl corteo imbocca via Po e si ferma davanti alla chiesa della SS Annunziata, legata a Comunione e Liberazione. Lì viene appeso uno striscione con la scritta “Preti ed obiettori tremate. Le streghe son tornate!” Prezzemolo e ferri da calza sono lasciati di fronte all’ingresso, per ricordare i tempi dell’aborto clandestino, quando le donne povere abortivano con decotti e ferri da calza, rischiando di morire.\r\nLa chiesa cattolica vorrebbe che le donne che decidono di non avere figli muoiano o vengano trattate da criminali. A quarant’anni dalla legge che ha depenalizzato l’aborto, ma lo ha sottoposto ad una rigida regolamentazione, in molte città italiane abortire è diventato impossibile, perché il 100% dei medici si dichiara obiettore.\r\nPreti ed obiettori vorrebbero inchiodarci al ruolo di madri e mogli. Quest’8 marzo ci trova più agguerrite che mai nella lotta per una maternità libera e consapevole.\r\n\r\nNelle piazze torinesi si è affermato un femminismo capace di obiettivi radicali e pratiche libertarie, vincendo la scommessa non facile dello sciopero femminista, con la buriana elettorale appena dietro le spalle, nel netto rifiuto di essere usate come trampolino per carriere politiche tinte di fucsia.\r\nIn quest’8 marzo è emerso l’intreccio potente tra la dominazione patriarcale e la violenza dello Stato, del capitalismo, delle frontiere, delle religioni.\r\nDi questi tempi non è poco. Un sasso nello stagno, che si allarga e moltiplica le pozze.\r\n\r\nIl corteo vibra dello slogan urlato da tutte “Ma quale Stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io!”\r\n\r\nLa marea dilaga in piazza Vittorio dove viene disegnata una matrioska gigante al cui interno vengono lasciate scope, detersivi, grembiuli e strofinacci.\r\n\r\nUn grido potente riempie la piazza “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione!”. Ed è festa.”","13 Marzo 2018","2018-03-19 12:36:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","8 marzo. Cronache e riflessioni",1520956644,[191,61,192,193,194,195,196,197,198],"http://radioblackout.org/tag/8-marzo/","http://radioblackout.org/tag/chiesa-ss-annunziata/","http://radioblackout.org/tag/lavori-di-cura/","http://radioblackout.org/tag/livorno/","http://radioblackout.org/tag/pisa/","http://radioblackout.org/tag/sciopero-femminista/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/violenze-in-divisa/",[200,15,30,22,201,202,203,204,26],"8 marzo","livorno","Pisa","sciopero femminista","torino",{"post_content":206,"tags":210},{"matched_tokens":207,"snippet":208,"value":209},[86],"per ricordare i tempi dell’aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark>, quando le donne povere abortivano","Lo sciopero femminista globale ha investito decine di paesi. In Italia ci sono state iniziative in 50 città grandi e piccole. Una marea nero-fucsia ha riempito le piazze da nord a sud.\r\nNe abbiamo parlato con due compagne, Chiara di Non una di meno Torino e Patrizia di Non una di meno Livorno.\r\nCi hanno proposto una cronaca delle iniziative a Torino, a Livorno e Pisa.\r\n\r\nPatrizia ci ha raccontato le iniziative svoltesi nella sua città in mattinata e il corteo pomeridiano a Pisa cui hanno partecipato anche le livornesi.\r\nAl centro della giornata le violenze in divisa, il lavoro, la precarietà.\r\nCon Patrizia abbiamo fatto un bilancio di un percorso che è riuscito a mantenere, a parole e nei fatti, la propria autonomia, senza farsi sedurre dalle tante sirene elettorali.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 patrizia nudm liv\r\n\r\nChiara ci ha raccontato l’8 marzo torinese, una grande giornata di lotta.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 chiara nudm to\r\n\r\n\r\nDi seguito una cronaca della giornata:\r\n“Un alito di primavera ha accompagnato un lungo 8 marzo di lotta all’ombra della Mole.\r\nIn piazza Castello sin dal mattino è un fiorire di matrioske, cartelli, colori e suoni. In testa lo striscione “Scioperiamo dal lavoro di cura. Lottiamo insieme!”\r\nLo sciopero femminista contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere, si è articolato come diserzione dal lavoro retribuito fuori casa, ma anche dal lavoro dentro casa, dai lavori di cura, dai lavori domestici e dai ruoli di genere imposti.\r\nLa rinnovata sessualizzazione del lavoro di cura non pagato riduce la conflittualità sociale conseguente alla erosione del welfare.\r\nLa riaffermazione di logiche patriarcali offre un puntello al capitale nella guerra a chi lavora.\r\nLo sciopero femminista scardina questo puntello, rimettendo al centro le lotte delle donne per la propria autonomia.\r\nLa prima tappa è al centro della piazza. Lunghi fili vengono tirati tra i pali: con pinze da bucato sono stesi pannolini, grembiuli, strofinacci… Tutti oggetti simbolo del lavoro di cura.\r\nUn camioncino prova senza successo a forzare il blocco, che si allarga sulla piazza. Un nucleo dell’antisommossa, schierato a pochi passi da una carrozzina con un neonat*, chiede a gran voce rinforzi. La digos si affanna al cellulare. Si parte in corteo verso via Po. Per l’intera mattinata si svolgono blocchi con slogan e comizi volanti ai principali incroci.\r\nIn corso Regina il corteo viene raggiunto dalle studentesse, che in mattinata avevano bloccato le lezioni al campus. La mattinata si conclude a Palazzo Nuovo, l’altra sede delle facoltà umanistiche.\r\n\r\nNel pomeriggio piazza XVIII dicembre, la piazza che ricorda i martiri della camera del lavoro, si riempie velocemente. Parrucche rosa, fucsia e viola sul nero degli abiti, tanti striscioni, tulle, cartelli. Il corteo si dipana per il centro. Saremo tremila, forse più.\r\nLa prima sosta è davanti alla caserma dei carabinieri Cernaia. Viene appeso uno striscione contro la violenza dei tribunali, in solidarietà alle donne stuprate, picchiate e offese che nelle aule di giustizia diventano imputate, chiamate a rispondere della propria vita, dei propri abiti, dei propri gusti, del proprio no alla violenza. Vengono lette alcune delle domande fatte in tribunale alle due studentesse statunitensi stuprate da due carabinieri la scorsa estate a Firenze. Domande di una violenza terribile.\r\nIn Italia viene ammazzata una donna ogni due giorni.\r\nSpesso gli assassini usano le pistole d’ordinanza, che hanno il diritto di portare perché fanno parte dell’elite poliziesca e militare, che detiene per conto dello Stato il monopolio legale della violenza.\r\nGli spazi di autonomia che le donne si sono conquistate hanno incrinato e a volte spezzato le relazioni gerarchiche tra i sessi, rompendo l’ordine simbolico e materiale, che le voleva sottomesse ed ubbidienti. Il moltiplicarsi su scala mondiale dei femminicidi dimostra che la strada della libertà femminile è ancora molto lunga. Il crescere della marea femminista è la risposta ad una violenza che ha i caratteri espliciti di una guerra planetaria alla libertà delle donne, alla libertà dei generi, alla libertà dai generi.\r\nNelle aule dei tribunali la violenza maschile viene declinata come affare privato, personale, accidentale, nascondendone il carattere disciplinare, punitivo, politico.\r\nLe lotte femministe ne fanno riemergere l’intrinseca politicità affinché divenga parte del discorso pubblico, in tutta la propria deflagrante potenza, mettendo in soffitta il paternalismo ipocrita delle quote rosa, delle pari opportunità, dei parcheggi riservati alle donne.\r\nTra i temi di questo 8 marzo di sciopero e lotta, la ferma volontà di rompere il silenzio e l’indifferenza, per sostenere un percorso di libertà, mutuo aiuto e autodifesa contro chi ci vorrebbe inchiodare nel ruolo di vittime.\r\nForte è il rifiuto che la difesa delle donne diventi l’alibi per politiche securitarie, che usino i nostri corpi per giustificare strette disciplinari sull’intera società.\r\n\r\n“Nello stato fiducia non ne abbiamo, la difesa ce la autogestiamo!”\r\n“Lo stupratore non è malato, è il figlio prediletto del patriarcato”\r\n“Siamo la voce potente e feroce di tutte le donne che più non hanno voce!” Questi slogan riempiono la piazza, deflagrano per il corteo.\r\n\r\nTra i tanti interventi quello di una ragazza curda, che ricorda la lotta delle donne di Afrin contro l’invasione turca e il patriarcato. Una studentessa sviluppa una critica alla scuola, dove lo sguardo femminista è quasi sempre assente.\r\n\r\nIn piazza Castello su uno dei tanti monumenti militaristi della città, quello dedicato al duca d’Aosta, in braccio ad uno dei soldati raffigurati viene messa una scopa, uno strofinaccio, un pezzo di tulle rosa.\r\nL’azione è accompagnata da un lungo intervento dal camion.\r\nÉ il momento per parlare delle donne stuprate in guerra, prede e strumento del conflitto. In guerra la logica patriarcale sottesa a torture e stupri è meno dissimulata che in tempi di pace.\r\nDahira nel 1993 aveva 23 anni. Dahira già conosceva il sapore amaro dell’essere donna in una società patriarcale. Era stata ripudiata dal marito, perché non riusciva a dargli dei figli. Una cosa inutile, priva di valore. Ma per lei il peggio doveva ancora venire. In una notte di maggio di 25 anni fa venne spogliata, legata sul cassone di un camion con le braccia e le gambe immobilizzate e stuprata con un razzo illuminante. I torturatori e violentatori erano paracadutisti della Folgore, in missione umanitaria in Somalia. Con cruda ironia la missione Nato, cui l’Italia partecipò si chiamava “Restore hope – restituire la speranza”.\r\nGli stessi parà stanno per sbarcare in Niger per una nuova missione. Questa volta l’obiettivo sono i migranti in viaggio verso l’Europa.\r\nAltri militari saranno in Libia, dove le milizie di Sabratha e Zawija, pagate dallo Stato italiano rinchiudono uomini, donne e bambini in prigioni per migranti, dove tutte le donne vengono stuprate. Gli esecutori sono in Libia, i mandanti sono sulle poltrone del governo italiano.\r\n\r\nIl corteo imbocca via Po e si ferma davanti alla chiesa della SS Annunziata, legata a Comunione e Liberazione. Lì viene appeso uno striscione con la scritta “Preti ed obiettori tremate. Le streghe son tornate!” Prezzemolo e ferri da calza sono lasciati di fronte all’ingresso, per ricordare i tempi dell’aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark>, quando le donne povere abortivano con decotti e ferri da calza, rischiando di morire.\r\nLa chiesa cattolica vorrebbe che le donne che decidono di non avere figli muoiano o vengano trattate da criminali. A quarant’anni dalla legge che ha depenalizzato l’aborto, ma lo ha sottoposto ad una rigida regolamentazione, in molte città italiane abortire è diventato impossibile, perché il 100% dei medici si dichiara obiettore.\r\nPreti ed obiettori vorrebbero inchiodarci al ruolo di madri e mogli. Quest’8 marzo ci trova più agguerrite che mai nella lotta per una maternità libera e consapevole.\r\n\r\nNelle piazze torinesi si è affermato un femminismo capace di obiettivi radicali e pratiche libertarie, vincendo la scommessa non facile dello sciopero femminista, con la buriana elettorale appena dietro le spalle, nel netto rifiuto di essere usate come trampolino per carriere politiche tinte di fucsia.\r\nIn quest’8 marzo è emerso l’intreccio potente tra la dominazione patriarcale e la violenza dello Stato, del capitalismo, delle frontiere, delle religioni.\r\nDi questi tempi non è poco. Un sasso nello stagno, che si allarga e moltiplica le pozze.\r\n\r\nIl corteo vibra dello slogan urlato da tutte “Ma quale Stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io!”\r\n\r\nLa marea dilaga in piazza Vittorio dove viene disegnata una matrioska gigante al cui interno vengono lasciate scope, detersivi, grembiuli e strofinacci.\r\n\r\nUn grido potente riempie la piazza “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione!”. Ed è festa.”",[211,213,215,217,219,221,223,225,227],{"matched_tokens":212,"snippet":200},[],{"matched_tokens":214,"snippet":83},[15],{"matched_tokens":216,"snippet":30},[],{"matched_tokens":218,"snippet":22},[],{"matched_tokens":220,"snippet":201},[],{"matched_tokens":222,"snippet":202},[],{"matched_tokens":224,"snippet":203},[],{"matched_tokens":226,"snippet":204},[],{"matched_tokens":228,"snippet":26},[],[230,235],{"field":35,"indices":231,"matched_tokens":232,"snippets":234},[17],[233],[15],[83],{"field":161,"matched_tokens":236,"snippet":208,"value":209},[86],1155190875668611000,{"best_field_score":239,"best_field_weight":175,"fields_matched":105,"num_tokens_dropped":46,"score":240,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":46},"1108091338752","1155190875668611186",6646,{"collection_name":57,"first_q":72,"per_page":243,"q":72},6,{"facet_counts":245,"found":276,"hits":277,"out_of":496,"page":17,"request_params":497,"search_cutoff":36,"search_time_ms":498},[246,254],{"counts":247,"field_name":252,"sampled":36,"stats":253},[248,250],{"count":14,"highlighted":249,"value":249},"il colpo del strega",{"count":17,"highlighted":251,"value":251},"anarres","podcastfilter",{"total_values":105},{"counts":255,"field_name":35,"sampled":36,"stats":274},[256,257,259,261,263,265,267,269,270,272],{"count":14,"highlighted":15,"value":15},{"count":105,"highlighted":258,"value":258},"ivg",{"count":105,"highlighted":260,"value":260},"autodeterminazione",{"count":17,"highlighted":262,"value":262},"mgf",{"count":17,"highlighted":264,"value":264},"giorgiana masi",{"count":17,"highlighted":266,"value":266},"elezioni brasile",{"count":17,"highlighted":268,"value":268},"anticoncezionali",{"count":17,"highlighted":72,"value":72},{"count":17,"highlighted":271,"value":271},"mutilazioni genitali femminili",{"count":17,"highlighted":273,"value":273},"modificazioni genitali femminili",{"total_values":275},25,4,[278,343,392,467],{"document":279,"highlight":303,"highlights":331,"text_match":110,"text_match_info":341},{"comment_count":46,"id":280,"is_sticky":46,"permalink":281,"podcastfilter":282,"post_author":283,"post_content":284,"post_date":285,"post_excerpt":52,"post_id":280,"post_modified":286,"post_thumbnail":287,"post_title":288,"post_type":289,"sort_by_date":290,"tag_links":291,"tags":300},"23236","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-de-il-colpo-della-strega-decima-puntata-19maggio2014/",[249],"dj","Seconda parte dell'approfondimento sull'aborto clandestino iniziato nella puntata precedente. L'attenzione si è concentrata soprattutto su Torino e sulle mobilitazioni che si sono date nella nostra città rispetto alla questione dell'aborto, della violenza sessuale, degli anticoncezionali e non solo.Il Coordinamento dei consultori autogestiti e dei collettivi femministi è stato sicuramente tra i protagonisti principali della lotta e ha tenuto insieme una rete molto capillare sui territori, in particolare nei quartieri operai e popolari. Attivo dal 1974 al 1978, successivamente il coordinamento ha dato al vita al Movimento per la salute della Donna e si è fuso con la cosiddetta \"Intercategoriale Donne\", composta dalle attiviste e/o delegate di Cgil-Cisl-Uil, organizzando corsi per le 150 ore.\r\n\r\nMolto attive anche le donne dei gruppi del movimento e della sinistra extraparlamentare, da Lotta Continua ad Autonomia Operaia, gruppi che non avevano però colto la portata rivoluzionaria della parola d’ordine dell’autogestione nel dibattito intorno alla legge sull’aborto, limitandosi a sostenerla e non cogliendone i limiti rispetto alle aspirazioni di autodeterminazione delle donne. La rivendicazione di libertà di scelta e di critica nel partito/gruppo, d’altronde, era un tutt’uno con quella che le femministe come movimento collettivo portavano avanti nella lotta sia contro lo stato e le istituzioni che volevano arrogarsi il diritto di scegliere per conto delle donne, sia contro le condizioni in cui veniva praticato l’aborto clandestino.\r\nPer loro, la battaglia per la libera interruzione di gravidanza era una parte, molto importante, ma solo una parte, della rivendicazione di essere soggetto sociale e politico in quanto donne e dell’autogestione dei propri corpi. Ma per essere soggetti in questa società non si poteva scollegare queste rivendicazioni dalla lotta contro quel modello di società , attraverso spazi e strumenti politici “pubblici” collettivi delle donne stesse.\r\nCaricata di contenuti, valori ed obiettivi che per certi versi trascendevano la specificità del suo oggetto, la battaglia sulla legge sull’aborto, per il diritto di “proprietà” delle donne sulla propria vita e contro quello patriarcale sui figli e sulla moglie, diventava la battaglia contro tutti i partiti parlamentari, esclusi per certi versi Democrazia Proletaria e forse il Partito Radicale. I progetti di legge erano otto: comunista, socialista, radicale, repubblicano, liberale, socialdemocratico, della sinistra indipendente ed infine quello firmato da DP, ma formulato da alcuni collettivi femministi e sostenuto anche dalle redattrici di Lotta Continua.\r\nSul banco degli accusati, quindi, anche il PCI. Se il movimento femminista e la nuova sinistra puntavano quasi esclusivamente alla depenalizzazione dell’aborto e alla legalizzazione degli anticoncezionali, quella che diventò poi la legge 194/78 sull’interruzione di gravidanza era figlia del compromesso storico DC-PCI, fortemente voluto da Berlinguer, preoccupato, come in occasione della legge sul divorzio, di non andare allo scontro col partito cattolico.\r\nCompromesso storico che lavorò anche per introdurre l’obiezione di coscienza e ad eliminare il “pericolo” dei consultori autogestiti con il pretesto che essi non avrebbero dato alcuna “garanzia” sul terreno sanitario. Nei discorsi di Berlinguer non c'è traccia della parola aborto, si parla soltanto di maggior protagonismo della giovane madre...per il PCI le masse non sono ancora mature per affrontare simili questioni...Meglio stare in attesa e costruire un terreno d‘intesa con la Dc su altri temi, in modo da favorire l‘accordo anche sull‘aborto ma solo quando sarà il momento. Un attendismo e un'ambiguità che traspare chiaramente nelle posizioni di tutta la sinistra.\r\n\r\nConcluso l'approfondimento, abbiamo intervistato Federica Ruggiero, l'autrice del libro che presenteremo venerdì 23 maggio in radio, intitolato \"Modificazioni genitali femminili: una questione postcoloniale, il nostro sguardo sulla nostra alterità\". Testo che riflette su alcuni concetti chiave che coinvolgono tutte le donne: integrità del corpo, autodeterminazione, salute, controllo della sessualità e del piacere femminile. Le MGF, e soprattutto le ragioni che le sottendono, ci riguardano direttamente come donne più di quanto immaginiamo. Da donne occidentali ci illudiamo di essere libere ed emancipate, arrogandoci il diritto di relazionarci a donne di altre culture come sorelle maggiori, dimenticando di appartenere invece ad un mondo che, come gli altri, controlla i nostri corpi e ci discrimina come donne.\r\n\r\nPer riascoltare la puntata, qui la prima parte\r\n\r\nil colpo della strega_19maggio2014_primaparte\r\n\r\ne qui la seconda\r\n\r\nil colpo della strega_19maggio2014_secondaparte","21 Maggio 2014","2018-10-24 17:36:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/medea-strega-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: decima puntata (19maggio2014)","podcast",1400668577,[61,62,292,293,294,295,296,297,298,299,133],"http://radioblackout.org/tag/anticoncezionali/","http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/corpo-delle-donne/","http://radioblackout.org/tag/ivg/","http://radioblackout.org/tag/mgf/","http://radioblackout.org/tag/modificazioni-genitali-femminili/","http://radioblackout.org/tag/mutilazioni-genitali-femminili/","http://radioblackout.org/tag/pci/",[15,72,268,260,301,258,262,273,271,302,28],"corpo delle donne","PCI",{"post_content":304,"tags":308},{"matched_tokens":305,"snippet":306,"value":307},[86],"Seconda parte dell'approfondimento sull'aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark> iniziato nella puntata precedente. L'attenzione","Seconda parte dell'approfondimento sull'aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark> iniziato nella puntata precedente. L'attenzione si è concentrata soprattutto su Torino e sulle mobilitazioni che si sono date nella nostra città rispetto alla questione dell'aborto, della violenza sessuale, degli anticoncezionali e non solo.Il Coordinamento dei consultori autogestiti e dei collettivi femministi è stato sicuramente tra i protagonisti principali della lotta e ha tenuto insieme una rete molto capillare sui territori, in particolare nei quartieri operai e popolari. Attivo dal 1974 al 1978, successivamente il coordinamento ha dato al vita al Movimento per la salute della Donna e si è fuso con la cosiddetta \"Intercategoriale Donne\", composta dalle attiviste e/o delegate di Cgil-Cisl-Uil, organizzando corsi per le 150 ore.\r\n\r\nMolto attive anche le donne dei gruppi del movimento e della sinistra extraparlamentare, da Lotta Continua ad Autonomia Operaia, gruppi che non avevano però colto la portata rivoluzionaria della parola d’ordine dell’autogestione nel dibattito intorno alla legge sull’aborto, limitandosi a sostenerla e non cogliendone i limiti rispetto alle aspirazioni di autodeterminazione delle donne. La rivendicazione di libertà di scelta e di critica nel partito/gruppo, d’altronde, era un tutt’uno con quella che le femministe come movimento collettivo portavano avanti nella lotta sia contro lo stato e le istituzioni che volevano arrogarsi il diritto di scegliere per conto delle donne, sia contro le condizioni in cui veniva praticato l’aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark>.\r\nPer loro, la battaglia per la libera interruzione di gravidanza era una parte, molto importante, ma solo una parte, della rivendicazione di essere soggetto sociale e politico in quanto donne e dell’autogestione dei propri corpi. Ma per essere soggetti in questa società non si poteva scollegare queste rivendicazioni dalla lotta contro quel modello di società , attraverso spazi e strumenti politici “pubblici” collettivi delle donne stesse.\r\nCaricata di contenuti, valori ed obiettivi che per certi versi trascendevano la specificità del suo oggetto, la battaglia sulla legge sull’aborto, per il diritto di “proprietà” delle donne sulla propria vita e contro quello patriarcale sui figli e sulla moglie, diventava la battaglia contro tutti i partiti parlamentari, esclusi per certi versi Democrazia Proletaria e forse il Partito Radicale. I progetti di legge erano otto: comunista, socialista, radicale, repubblicano, liberale, socialdemocratico, della sinistra indipendente ed infine quello firmato da DP, ma formulato da alcuni collettivi femministi e sostenuto anche dalle redattrici di Lotta Continua.\r\nSul banco degli accusati, quindi, anche il PCI. Se il movimento femminista e la nuova sinistra puntavano quasi esclusivamente alla depenalizzazione dell’aborto e alla legalizzazione degli anticoncezionali, quella che diventò poi la legge 194/78 sull’interruzione di gravidanza era figlia del compromesso storico DC-PCI, fortemente voluto da Berlinguer, preoccupato, come in occasione della legge sul divorzio, di non andare allo scontro col partito cattolico.\r\nCompromesso storico che lavorò anche per introdurre l’obiezione di coscienza e ad eliminare il “pericolo” dei consultori autogestiti con il pretesto che essi non avrebbero dato alcuna “garanzia” sul terreno sanitario. Nei discorsi di Berlinguer non c'è traccia della parola \u003Cmark>aborto\u003C/mark>, si parla soltanto di maggior protagonismo della giovane madre...per il PCI le masse non sono ancora mature per affrontare simili questioni...Meglio stare in attesa e costruire un terreno d‘intesa con la Dc su altri temi, in modo da favorire l‘accordo anche sull‘aborto ma solo quando sarà il momento. Un attendismo e un'ambiguità che traspare chiaramente nelle posizioni di tutta la sinistra.\r\n\r\nConcluso l'approfondimento, abbiamo intervistato Federica Ruggiero, l'autrice del libro che presenteremo venerdì 23 maggio in radio, intitolato \"Modificazioni genitali femminili: una questione postcoloniale, il nostro sguardo sulla nostra alterità\". Testo che riflette su alcuni concetti chiave che coinvolgono tutte le donne: integrità del corpo, autodeterminazione, salute, controllo della sessualità e del piacere femminile. Le MGF, e soprattutto le ragioni che le sottendono, ci riguardano direttamente come donne più di quanto immaginiamo. Da donne occidentali ci illudiamo di essere libere ed emancipate, arrogandoci il diritto di relazionarci a donne di altre culture come sorelle maggiori, dimenticando di appartenere invece ad un mondo che, come gli altri, controlla i nostri corpi e ci discrimina come donne.\r\n\r\nPer riascoltare la puntata, qui la prima parte\r\n\r\nil colpo della strega_19maggio2014_primaparte\r\n\r\ne qui la seconda\r\n\r\nil colpo della strega_19maggio2014_secondaparte",[309,311,313,315,317,319,321,323,325,327,329],{"matched_tokens":310,"snippet":83,"value":83},[15],{"matched_tokens":312,"snippet":87,"value":87},[15,86],{"matched_tokens":314,"snippet":268,"value":268},[],{"matched_tokens":316,"snippet":260,"value":260},[],{"matched_tokens":318,"snippet":301,"value":301},[],{"matched_tokens":320,"snippet":258,"value":258},[],{"matched_tokens":322,"snippet":262,"value":262},[],{"matched_tokens":324,"snippet":273,"value":273},[],{"matched_tokens":326,"snippet":271,"value":271},[],{"matched_tokens":328,"snippet":302,"value":302},[],{"matched_tokens":330,"snippet":28,"value":28},[],[332,339],{"field":35,"indices":333,"matched_tokens":334,"snippets":337,"values":338},[17,46],[335,336],[15,86],[15],[87,83],[87,83],{"field":161,"matched_tokens":340,"snippet":306,"value":307},[86],{"best_field_score":112,"best_field_weight":113,"fields_matched":105,"num_tokens_dropped":46,"score":342,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":46},"1157451471441625194",{"document":344,"highlight":361,"highlights":379,"text_match":388,"text_match_info":389},{"comment_count":46,"id":345,"is_sticky":46,"permalink":346,"podcastfilter":347,"post_author":283,"post_content":348,"post_date":349,"post_excerpt":52,"post_id":345,"post_modified":286,"post_thumbnail":287,"post_title":350,"post_type":289,"sort_by_date":351,"tag_links":352,"tags":357},"23068","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-de-il-colpo-della-strega-nona-puntata-12maggio2014/",[249],"12 maggio 1977: muore Giorgiana Masi. Oggi apriamo la trasmissione con la sua storia e a lei dedichiamo la trasmissione. \r\n\r\nGiorgiana, studentessa diciottenne del Liceo Scientifico Pasteur di Roma è stata ammazzata il 12 maggio del 1977 in piazza Belli, intorno alle ore 20.00, dalle pallottole esplose dalle squadre speciali del ministro degli Interni Francesco Cossiga, al termine di una giornata di mobilitazione, e scontri, che aveva visto in Piazza Navona il sit- in organizzato dal Partito Radicale per celebrare il terzo anno dalla vittoria del referendum sul divorzio, iniziativa cui si era unito tutto il movimento a sfidare il divieto imposto da Cossiga ad ogni tipo di manifestazione pubblica a Roma ad eccezione di quelle delle forze politiche dell’arco costituzionale, per tutto il mese di maggio.\r\n\r\nPuntata dedicata all'aborto clandestino prima dell'approvazione delle Legge 194. \r\nParlare di aborto, e di aborto clandestino in particolare, cioè parlare di cosa era prima della legge 194, significa rintracciare le prime narrazioni che le donne hanno fatto su se stesse, partendo da sé per diventare soggette pubbliche a tutti gli effetti. \r\n\r\nParlare di aborto significa parlare della presa di parola da parte delle donne, che hanno cominciato a raccontarsi, a uscire allo scoperto, a riconoscersi l'una nell'altra uscendo dall'isolamento domestico in cui erano costrette. Raccontare di sé ha voluto dire iniziare a spezzare le catene, mettere in discussione la propria condizione, iniziare a fare la rivoluzione.\r\n\r\nPer iniziare abbiamo presentato alcune testimonianze di donne che hanno abortito prima dell'approvazione della legge 194...sono brani tratti da uno dei tanti documenti che il movimento femminista degli anni '70 pubblicò nell'ambito delle mobilitazioni contro l'aborto clandestino, in occasione dei processi contro le donne che avevano abortito e per un aborto libero, sicuro e gratuito.\r\nIn questo contesto, l‘emersione dal silenzio delle questioni riguardanti il tema del corpo, accompagnato dalle parole che descrivono l‘aborto, provocano un vero e proprio choc culturale, hanno l‘effetto di una deflagrazione in una società ancora chiusa alle novità e al cambiamento, e soprattutto scarsamente informata come quella italiana.\r\n\r\nCon la questione aborto siamo di fronte ad una delle chiavi interpretative principali delle lotte e delle conquiste del decennio, non solo rispetto alle modificazioni sociali e culturali che implica nei rapporti tra i sessi, ma anche rispetto agli equilibri esterni e interni dei partiti che, almeno dal 1975 in poi, si trovano obbligati a portare avanti un discorso su un tema di cui all'inizio non hanno né linguaggio né concetti, ma che devono necessariamente affrontare.\r\n\r\nReato di massa per antonomasia, l‘aborto produce trasgressione a macchia d‘olio. Nel decennio settanta si pone come questione rilevante il discorso giuridico sull'aborto. I processi che si celebrano per il reato di aborto clandestino in diversi paesi e che vedono schierarsi, a fianco di sfortunate imputate, centinaia di donne famose e meno famose che si autoaccusano pubblicamente al grido di abbiamo abortito tutte!, pongono un problema molto serio al legislatore.\r\n\r\nIL PROCESSO PIEROBON - Gigliola Pierobon di San Martino di Lupari provincia di Padova, abortisce all'età di diciassette anni, nel 1967. Si procura l‘indirizzo di una praticona e, con trentamila lire in tasca, si reca a Padova una mattina di agosto. Per le complicanze di quell'aborto rudimentale è costretta a curarsi in casa, per paura della denuncia, mettendo in questo modo a rischio la sua vita. E‘ però fortunata e supera le complicanze. Gigliola Pierobon viene invece condannata il 7 giugno 1973 dal tribunale di Padova e la sentenza finale sarà di perdono giudiziale. Umiliata dal processo, colpevole per la legge, perdonata e comunque assassina. La clemenza del giudice è un atto di pietà eseguito soltanto in nome del fatto che, nel frattempo, Gigliola si è sposata, è rimasta incinta e questa volta non ha abortito. Una scelta di vita che, secondo la morale cattolica, la redime. Sposandosi e procreando, ella è tornata a combaciare con il modello di donna madre di famiglia caro alla tradizione italiana cattolica e questo le merita il perdono della società e della legge.\r\n\r\nMentre la politica italiana sembra deliberatamente ignorare quanto sta accadendo, le donne cercano di praticare i propri diritti che chiedono con urgenza. E questo avviene non solo attraverso le manifestazioni di piazza, che pure sono momento determinante, ma anche attraverso ragionamenti e cambiamenti che avvengono internamente al movimento delle donne. A partire dalla metà del decennio – attorno al 1974 - si assiste alla diffusione e trasformazione di molti gruppi, nati sulla scia del sessantotto e che avevano diffuso la pratica dell‘autocoscienza, in gruppi denominati di self help, che combinano ora l‘analisi sul sé alla scoperta del corpo e alla pratica dell‘aborto con modalità di autogestione.\r\n\r\nContinua nella prossima puntata...\r\n\r\nPer la rubrica \"Donne in arte\", Wanda Raheli, pittrice e femminista di origine bolognese attivissima nel movimento romano, è figura di cui poco si è scritto nonostante l'incredibile talento e la vicenda politica decisamente suggestiva. Nata nel 1926 e mancata pochi giorni prima del 25 Aprile 2005, fu personaggio quasi distante, solitaria come molti grandi artisti, capace con un tratto, una macchia di colore, una matita, di dare forma a sensazioni e idee.\r\n\r\nPer riascolta la puntata, qui la prima parte:\r\n\r\nil colpo della strega_12maggio2014_primaparte\r\n\r\ne qui la seconda:\r\n\r\nil colpo della strega_12maggio2014_secondaparte","12 Maggio 2014","I podcast de Il colpo della strega: nona puntata (12maggio2014)",1399930338,[61,293,353,354,355,356],"http://radioblackout.org/tag/donne-in-arte/","http://radioblackout.org/tag/giorgiana-masi/","http://radioblackout.org/tag/legge-194/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[15,260,358,264,359,360],"donne in arte","legge 194","storie di donne",{"post_content":362,"tags":366},{"matched_tokens":363,"snippet":364,"value":365},[15,15,86],"Parlare di \u003Cmark>aborto\u003C/mark>, e di \u003Cmark>aborto\u003C/mark> \u003Cmark>clandestino\u003C/mark> in particolare, cioè parlare di","12 maggio 1977: muore Giorgiana Masi. Oggi apriamo la trasmissione con la sua storia e a lei dedichiamo la trasmissione. \r\n\r\nGiorgiana, studentessa diciottenne del Liceo Scientifico Pasteur di Roma è stata ammazzata il 12 maggio del 1977 in piazza Belli, intorno alle ore 20.00, dalle pallottole esplose dalle squadre speciali del ministro degli Interni Francesco Cossiga, al termine di una giornata di mobilitazione, e scontri, che aveva visto in Piazza Navona il sit- in organizzato dal Partito Radicale per celebrare il terzo anno dalla vittoria del referendum sul divorzio, iniziativa cui si era unito tutto il movimento a sfidare il divieto imposto da Cossiga ad ogni tipo di manifestazione pubblica a Roma ad eccezione di quelle delle forze politiche dell’arco costituzionale, per tutto il mese di maggio.\r\n\r\nPuntata dedicata all'aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark> prima dell'approvazione delle Legge 194. \r\nParlare di \u003Cmark>aborto\u003C/mark>, e di \u003Cmark>aborto\u003C/mark> \u003Cmark>clandestino\u003C/mark> in particolare, cioè parlare di cosa era prima della legge 194, significa rintracciare le prime narrazioni che le donne hanno fatto su se stesse, partendo da sé per diventare soggette pubbliche a tutti gli effetti. \r\n\r\nParlare di \u003Cmark>aborto\u003C/mark> significa parlare della presa di parola da parte delle donne, che hanno cominciato a raccontarsi, a uscire allo scoperto, a riconoscersi l'una nell'altra uscendo dall'isolamento domestico in cui erano costrette. Raccontare di sé ha voluto dire iniziare a spezzare le catene, mettere in discussione la propria condizione, iniziare a fare la rivoluzione.\r\n\r\nPer iniziare abbiamo presentato alcune testimonianze di donne che hanno abortito prima dell'approvazione della legge 194...sono brani tratti da uno dei tanti documenti che il movimento femminista degli anni '70 pubblicò nell'ambito delle mobilitazioni contro l'aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark>, in occasione dei processi contro le donne che avevano abortito e per un \u003Cmark>aborto\u003C/mark> libero, sicuro e gratuito.\r\nIn questo contesto, l‘emersione dal silenzio delle questioni riguardanti il tema del corpo, accompagnato dalle parole che descrivono l‘aborto, provocano un vero e proprio choc culturale, hanno l‘effetto di una deflagrazione in una società ancora chiusa alle novità e al cambiamento, e soprattutto scarsamente informata come quella italiana.\r\n\r\nCon la questione \u003Cmark>aborto\u003C/mark> siamo di fronte ad una delle chiavi interpretative principali delle lotte e delle conquiste del decennio, non solo rispetto alle modificazioni sociali e culturali che implica nei rapporti tra i sessi, ma anche rispetto agli equilibri esterni e interni dei partiti che, almeno dal 1975 in poi, si trovano obbligati a portare avanti un discorso su un tema di cui all'inizio non hanno né linguaggio né concetti, ma che devono necessariamente affrontare.\r\n\r\nReato di massa per antonomasia, l‘aborto produce trasgressione a macchia d‘olio. Nel decennio settanta si pone come questione rilevante il discorso giuridico sull'aborto. I processi che si celebrano per il reato di \u003Cmark>aborto\u003C/mark> \u003Cmark>clandestino\u003C/mark> in diversi paesi e che vedono schierarsi, a fianco di sfortunate imputate, centinaia di donne famose e meno famose che si autoaccusano pubblicamente al grido di abbiamo abortito tutte!, pongono un problema molto serio al legislatore.\r\n\r\nIL PROCESSO PIEROBON - Gigliola Pierobon di San Martino di Lupari provincia di Padova, abortisce all'età di diciassette anni, nel 1967. Si procura l‘indirizzo di una praticona e, con trentamila lire in tasca, si reca a Padova una mattina di agosto. Per le complicanze di quell'aborto rudimentale è costretta a curarsi in casa, per paura della denuncia, mettendo in questo modo a rischio la sua vita. E‘ però fortunata e supera le complicanze. Gigliola Pierobon viene invece condannata il 7 giugno 1973 dal tribunale di Padova e la sentenza finale sarà di perdono giudiziale. Umiliata dal processo, colpevole per la legge, perdonata e comunque assassina. La clemenza del giudice è un atto di pietà eseguito soltanto in nome del fatto che, nel frattempo, Gigliola si è sposata, è rimasta incinta e questa volta non ha abortito. Una scelta di vita che, secondo la morale cattolica, la redime. Sposandosi e procreando, ella è tornata a combaciare con il modello di donna madre di famiglia caro alla tradizione italiana cattolica e questo le merita il perdono della società e della legge.\r\n\r\nMentre la politica italiana sembra deliberatamente ignorare quanto sta accadendo, le donne cercano di praticare i propri diritti che chiedono con urgenza. E questo avviene non solo attraverso le manifestazioni di piazza, che pure sono momento determinante, ma anche attraverso ragionamenti e cambiamenti che avvengono internamente al movimento delle donne. A partire dalla metà del decennio – attorno al 1974 - si assiste alla diffusione e trasformazione di molti gruppi, nati sulla scia del sessantotto e che avevano diffuso la pratica dell‘autocoscienza, in gruppi denominati di self help, che combinano ora l‘analisi sul sé alla scoperta del corpo e alla pratica dell‘aborto con modalità di autogestione.\r\n\r\nContinua nella prossima puntata...\r\n\r\nPer la rubrica \"Donne in arte\", Wanda Raheli, pittrice e femminista di origine bolognese attivissima nel movimento romano, è figura di cui poco si è scritto nonostante l'incredibile talento e la vicenda politica decisamente suggestiva. Nata nel 1926 e mancata pochi giorni prima del 25 Aprile 2005, fu personaggio quasi distante, solitaria come molti grandi artisti, capace con un tratto, una macchia di colore, una matita, di dare forma a sensazioni e idee.\r\n\r\nPer riascolta la puntata, qui la prima parte:\r\n\r\nil colpo della strega_12maggio2014_primaparte\r\n\r\ne qui la seconda:\r\n\r\nil colpo della strega_12maggio2014_secondaparte",[367,369,371,373,375,377],{"matched_tokens":368,"snippet":83,"value":83},[15],{"matched_tokens":370,"snippet":260,"value":260},[],{"matched_tokens":372,"snippet":358,"value":358},[],{"matched_tokens":374,"snippet":264,"value":264},[],{"matched_tokens":376,"snippet":359,"value":359},[],{"matched_tokens":378,"snippet":360,"value":360},[],[380,382],{"field":161,"matched_tokens":381,"snippet":364,"value":365},[15,15,86],{"field":35,"indices":383,"matched_tokens":384,"snippets":386,"values":387},[46],[385],[15],[83],[83],1157451471441100800,{"best_field_score":390,"best_field_weight":175,"fields_matched":105,"num_tokens_dropped":46,"score":391,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":46},"2211897868288","1157451471441100914",{"document":393,"highlight":424,"highlights":454,"text_match":463,"text_match_info":464},{"comment_count":46,"id":394,"is_sticky":46,"permalink":395,"podcastfilter":396,"post_author":283,"post_content":397,"post_date":398,"post_excerpt":52,"post_id":394,"post_modified":399,"post_thumbnail":400,"post_title":401,"post_type":289,"sort_by_date":402,"tag_links":403,"tags":414},"25842","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-de-il-colpo-della-strega-27ottobre2014/",[249],"* Perchè il supplizio di Reyhaneh possa avere memoria\r\nLa condanna a morte di Reyhaneh, giovane iraniana impiccata sabato scorso dopo 7 anni di carcere per aver ucciso l'uomo che aveva tentato di stuprarla. La sua storia, la vicenda giudiziaria, il suo testamento inviato per lettera alla madre. La sua vicenda inquadrata nel contesto geopolitico iraniano più generale dove è in atto un fortissimo braccio di ferro tra cosiddetti progressisti e conservatori. Solo una decina di giorni fa l'approvazione di una legge \"sulla virtù\" secondo cui ogni cittadino è chiamato a fare il delatore e dunque a denunciare comportamenti non islamicamente ortodossi e corretti di cui venisse a conoscenza. Non si contano inoltre le aggressioni e le violenze contro le donne \"colpevoli\" di non indossare in maniera idonea il velo, che vengono punite e sfregiate con l'acido. E ancora i negoziati sul nucleare tra i G5 con l'Iran con una convergenza sempre più forte tra Usa e Teheran.\r\n* Aborto e diritti glbtq nelle elezioni in Brasile\r\nLe elezioni in Brasile si sono concluse con la conferma di Dilma Roussef che ha vinto con pochissimo scarto sui suoi avversari conservatori, filoamericani e destrorsi. Il tema dell'aborto e i diritti glbtq sono stati tra i temi caldi della campagna elettorale, in un paese dove per legge si può ricorrere all'ivg solo in caso di stupro o di pericolo di morte per la donna. I candidati che hanno maggiormente osteggiato la possibilità di legiferare in termini nuovi su queste materie, hanno di fatto portato a casa moltissimi voti. \"Meglio un figlio morto che un figlio omosessuale\", \"Lotterò fino alla morte affinchè alle donne non venga consentito di abortire\" sono tra le dichiarazioni che hanno rilasciato i candidati che hanno avuto maggior successo alle urne.\r\n* Un approfondimento sulle leggi riguardanti l'Ivg in America Latina\r\nAnche negli altri stati le cose non vanno meglio. Dal Perù in cui sono introvabili i preservativi, fino al Nicaragua, passando per l'Argentina, i poteri forti della destra conservatrice e della cultura vaticana hanno impedito un rinnovamento e una trasformazione sociale radicale rispetto al diritto di libertà e autodeterminazione delle donne e del mondo glbtq. Nella maggior parte dei paesi l'aborto resta un tabù. Leggi repressive e oscurantiste costringono nell'ombra e nella clandestinità la pratica dell'ivg e condannano, stigmatizzandoli fortemente, comportamenti che eccedono la normatività eterosessuale. Stando così le cose, le cifre dell'aborto clandestino e delle morti per aborto sono stratosferiche e dimostrano la drammaticità di una situazione destinata a non essere affrontata e risolta nemmeno dalle cosiddette forze progressiste. Unica eccezione l'isola di Cuba, dove la pratica dell'ivg è completamente depenalizzata e contraccezione e prevenzione sono questioni all'ordine del giorno nell'agenda della sanità pubblica nazionale.\r\n* Il racconto della contestazione agli antiabortisti che sabato scorso hanno sfilato nel centro di Milano scortati dai fascisti di ForzaNuova e un numero spropositato di poliziotti e carabinieri\r\nPer riascoltare la puntata:\r\nil colpo della strega_27ottobre2014_primaparte\r\n il colpo della strega_27ottobre2014_secondaparte","29 Ottobre 2014","2018-10-24 17:35:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/adesivo-il-colpo-della-strega-new-copy-e1413229678451-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: 27ottobre2014",1414586512,[61,404,405,406,407,408,409,295,410,411,412,413],"http://radioblackout.org/tag/america-latina/","http://radioblackout.org/tag/antiabortisti/","http://radioblackout.org/tag/brasile/","http://radioblackout.org/tag/elezioni-brasile/","http://radioblackout.org/tag/glbtq/","http://radioblackout.org/tag/iran/","http://radioblackout.org/tag/movimento-per-la-vita/","http://radioblackout.org/tag/stupro/","http://radioblackout.org/tag/violenza-maschile-contro-le-donne/","http://radioblackout.org/tag/violenza-sessuale/",[15,415,416,417,266,418,419,258,420,421,422,423],"America Latina","antiabortisti","brasile","glbtq","Iran","movimento per la vita","stupro","violenza maschile contro le donne","violenza sessuale",{"post_content":425,"tags":429},{"matched_tokens":426,"snippet":427,"value":428},[86,15],"le cose, le cifre dell'aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark> e delle morti per \u003Cmark>aborto\u003C/mark> sono stratosferiche e dimostrano la","* Perchè il supplizio di Reyhaneh possa avere memoria\r\nLa condanna a morte di Reyhaneh, giovane iraniana impiccata sabato scorso dopo 7 anni di carcere per aver ucciso l'uomo che aveva tentato di stuprarla. La sua storia, la vicenda giudiziaria, il suo testamento inviato per lettera alla madre. La sua vicenda inquadrata nel contesto geopolitico iraniano più generale dove è in atto un fortissimo braccio di ferro tra cosiddetti progressisti e conservatori. Solo una decina di giorni fa l'approvazione di una legge \"sulla virtù\" secondo cui ogni cittadino è chiamato a fare il delatore e dunque a denunciare comportamenti non islamicamente ortodossi e corretti di cui venisse a conoscenza. Non si contano inoltre le aggressioni e le violenze contro le donne \"colpevoli\" di non indossare in maniera idonea il velo, che vengono punite e sfregiate con l'acido. E ancora i negoziati sul nucleare tra i G5 con l'Iran con una convergenza sempre più forte tra Usa e Teheran.\r\n* \u003Cmark>Aborto\u003C/mark> e diritti glbtq nelle elezioni in Brasile\r\nLe elezioni in Brasile si sono concluse con la conferma di Dilma Roussef che ha vinto con pochissimo scarto sui suoi avversari conservatori, filoamericani e destrorsi. Il tema dell'aborto e i diritti glbtq sono stati tra i temi caldi della campagna elettorale, in un paese dove per legge si può ricorrere all'ivg solo in caso di stupro o di pericolo di morte per la donna. I candidati che hanno maggiormente osteggiato la possibilità di legiferare in termini nuovi su queste materie, hanno di fatto portato a casa moltissimi voti. \"Meglio un figlio morto che un figlio omosessuale\", \"Lotterò fino alla morte affinchè alle donne non venga consentito di abortire\" sono tra le dichiarazioni che hanno rilasciato i candidati che hanno avuto maggior successo alle urne.\r\n* Un approfondimento sulle leggi riguardanti l'Ivg in America Latina\r\nAnche negli altri stati le cose non vanno meglio. Dal Perù in cui sono introvabili i preservativi, fino al Nicaragua, passando per l'Argentina, i poteri forti della destra conservatrice e della cultura vaticana hanno impedito un rinnovamento e una trasformazione sociale radicale rispetto al diritto di libertà e autodeterminazione delle donne e del mondo glbtq. Nella maggior parte dei paesi l'aborto resta un tabù. Leggi repressive e oscurantiste costringono nell'ombra e nella clandestinità la pratica dell'ivg e condannano, stigmatizzandoli fortemente, comportamenti che eccedono la normatività eterosessuale. Stando così le cose, le cifre dell'aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark> e delle morti per \u003Cmark>aborto\u003C/mark> sono stratosferiche e dimostrano la drammaticità di una situazione destinata a non essere affrontata e risolta nemmeno dalle cosiddette forze progressiste. Unica eccezione l'isola di Cuba, dove la pratica dell'ivg è completamente depenalizzata e contraccezione e prevenzione sono questioni all'ordine del giorno nell'agenda della sanità pubblica nazionale.\r\n* Il racconto della contestazione agli antiabortisti che sabato scorso hanno sfilato nel centro di Milano scortati dai fascisti di ForzaNuova e un numero spropositato di poliziotti e carabinieri\r\nPer riascoltare la puntata:\r\nil colpo della strega_27ottobre2014_primaparte\r\n il colpo della strega_27ottobre2014_secondaparte",[430,432,434,436,438,440,442,444,446,448,450,452],{"matched_tokens":431,"snippet":83,"value":83},[15],{"matched_tokens":433,"snippet":415,"value":415},[],{"matched_tokens":435,"snippet":416,"value":416},[],{"matched_tokens":437,"snippet":417,"value":417},[],{"matched_tokens":439,"snippet":266,"value":266},[],{"matched_tokens":441,"snippet":418,"value":418},[],{"matched_tokens":443,"snippet":419,"value":419},[],{"matched_tokens":445,"snippet":258,"value":258},[],{"matched_tokens":447,"snippet":420,"value":420},[],{"matched_tokens":449,"snippet":421,"value":421},[],{"matched_tokens":451,"snippet":422,"value":422},[],{"matched_tokens":453,"snippet":423,"value":423},[],[455,457],{"field":161,"matched_tokens":456,"snippet":427,"value":428},[86,15],{"field":35,"indices":458,"matched_tokens":459,"snippets":461,"values":462},[46],[460],[15],[83],[83],1157451470904230000,{"best_field_score":465,"best_field_weight":175,"fields_matched":105,"num_tokens_dropped":46,"score":466,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":46},"2211897606144","1157451470904230002",{"document":468,"highlight":480,"highlights":489,"text_match":172,"text_match_info":494},{"comment_count":46,"id":469,"is_sticky":46,"permalink":470,"podcastfilter":471,"post_author":251,"post_content":472,"post_date":473,"post_excerpt":52,"post_id":469,"post_modified":474,"post_thumbnail":475,"post_title":476,"post_type":289,"sort_by_date":477,"tag_links":478,"tags":479},"92311","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-27-settembre-aborto-la-liberta-negata-a-scuola-di-obbedienza-da-gaza-a-tel-aviv-insurrezione-diserzione-internazionalismo-note-sulla-basilicata-a-torino/",[251],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/2024-09-27-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nAborto. La libertà negata\r\nIn Italia la libertà di abortire non c’è. La legge 194 che regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza, risalente al 1978, fu frutto di un compromesso politico con settori clericali e reazionari che regalò il meccanismo perverso dell’obiezione di coscienza a chi voleva mantenere l’aborto un percorso a ostacoli talora inaccessibili, depotenziando la spinta sociale che non chiedeva la regolamentazione, bensì una depenalizzazione che ponesse fine all’aborto clandestino. Da allora, la difficoltà a posizionarsi chiaramente sul terreno della difesa dell'aborto, cioè di una pratica sanitaria, non è mai venuta meno.\r\n\r\nVoto di condotta? A scuola di obbedienza\r\nLa Camera ha approvato in via definitiva il ddl Valditara sul voto in condotta.\r\nIl provvedimento prevede la bocciatura con il 5 in condotta e il ritorno della valutazione numerica sul comportamento alle medie.\r\nPer quanto riguarda le scuole superiori, nel caso di voto pari a 6 si avrà un debito formativo e si dovrà sostenere un elaborato di educazione civica. La condotta diventa uno spartiacque per gli studenti delle superiori, sottoposti ad un chiaro ricatto: o accettano di piegarsi, astenendosi da proteste e lotte o avranno un voto di maturità più basso. Infatti è prevista la decurtazione per chi ha meno di 9 di condotta.\r\nQuello di Valditara è un modello di scuola/caserma, dove l’obbedienza è il fulcro di un progetto educativo disciplinare.\r\nNe abbiamo parlato con Patrizia Nesti\r\n\r\nTramandare il fuoco. Per un approccio libertario alla questione palestinese. Una critica a essenzialismo e nazionalismo.\r\nQuest’opuscolo scaturisce dalla necessità di immaginare e praticare una diversa prospettiva politica alla lotta contro il genocidio a Gaza. E, più in generale, a tutte le guerre e ad ogni dinamica escludente. (…)\r\nCon il passare dei mesi abbiamo temuto che arrivasse l’assuefazione all’orrore. Già sta accadendo in Ucraina, già avviene nei tanti luoghi del pianeta, dove si consumano tragedie immani nel silenzio dei più.\r\nDi un fatto siamo certi, perché rappresenta un orizzonte etico ineludibile. Non ci rassegneremo mai all’ineluttabilità dei massacri, degli stupri, delle torture.\r\nIl nostro impegno non è venuto mai meno, nonostante la nostra sostanziale estraneità a manifestazioni aperte, se non promosse, da esponenti religiosi e da nazionalisti.\r\nAbbiamo costruito piazze, cortei e momenti di riflessione e lotta contro la fabbricazione ed il commercio di armi, i poligoni e le basi militari, la collusione tra scuola, università e guerra, contro la militarizzazione delle periferie, delle frontiere, dei cpr…\r\nAbbiamo sostenuto disertori ed oppositori in Russia e in Ucraina. Abbiamo appoggiato gli anarchici sudanesi che si battono contro i macellai che si contendono il territorio.\r\nSiamo al fianco di chi lotta contro sfruttatori ed oppressori nel “proprio” paese, noi lottiamo contro sfruttatori ed oppressori nel “nostro” paese.\r\nNoi siamo dalla parte delle vittime. Dalle parte delle bambine e dei bambini, degli uomini e delle donne uccise, massacrate, affamate, umiliate.\r\nIn ogni dove. Sempre. (...)\r\nL'immane massacro della popolazione gazawi e i movimenti di appoggio alla \"resistenza\" palestinese sviluppatisi nel nostro paese dopo il 7 ottobre 2023 hanno evidenziato crepe che hanno radici profonde, tutte da indagare e comprendere.\r\nCi muove una necessità forte, perché al di là delle peculiarità della questione palestinese, temi quali il nazionalismo, il declino dell’approccio di classe, l’affermarsi di dinamiche identitarie essenzialiste e di una concezione distorta dei processi decoloniali ci interrogano tutti sulle prospettive di un movimento di emancipazione sociale, individuale, politica capace di trasformare l’esistente all’insegna di un concreto affermarsi di libertà, uguaglianza, solidarietà.”\r\nCon Lollo, uno dei compagn che hanno partecipato alla stesura del testo, abbiamo anticipato alcune delle tematiche di cui si è discusso durante la presentazione dell’opuscolo.\r\n\r\nLa vergogna va al mercato. Note sulla Basilicata a Torino\r\n“È domenica mattina a Torino, mi aggiro in piazza della Repubblica alla ricerca di un filone di pane. Noto la figura di Franco Arminio, poeta dell’Italia interna, e mi chiedo quale ragione l’abbia condotto qui. Sono di fronte al Mercato Centrale di Torino, struttura in vetro e metallo che accoglie ristoranti, negozi di gastronomia, rivendite di cibo per ricchi avventori. All’ingresso ecco un manifesto verde con uno slogan: “Basilicata, Terra e Visione”.”\r\nQuesto l’incipit di un articolo di Francesco Migliaccio sulla trasformazione dei Sassi di Matera in Lunapark\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\n\r\nVenerdì 11 ottobre\r\nore 21\r\nin corso Palermo 46\r\nLeggi di guerra. Quando la democrazia diventa fascismo\r\nLa stretta securitaria imposta dal DDL 1660 è un ulteriore tassello nel mosaico repressivo del governo. Colpi sempre più duri a chi lotta nei CPR e nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte su caserme e commissariati, a chi fa un blocco stradale, a chi sostiene e diffonde idee sovversive.\r\nQuesti dispositivi si configurano come diritto penale del nemico, pur mantenendosi in una cornice universalista. \r\nIl diritto penale del nemico è informato ad una logica di guerra. In guerra i nemici vanno annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico non valgono le tutele formali riservate ai cittadini.\r\nInterverrà l’avvocato Eugenio Losco\r\n\r\nSabato 12 ottobre\r\nore 10,30/13,30\r\npresidio al Balon\r\ncontro il ddl 1660\r\n\r\nDomenica 20 ottobre\r\nAssemblea Antimilitarista\r\ndalle 10 alle 17\r\nA Massenzatico (Reggio Emilia)\r\nPresso le \"Cucine del popolo\", via Beethoven 78\r\nPer info: assembleantimilitarista@gmail.com\r\n\r\nOgni martedì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20 (per info scrivete a fai_torino@autistici.org)\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","4 Ottobre 2024","2024-10-04 09:16:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/04-slingshot-200x110.jpg","Anarres del 27 settembre. Aborto: la libertà negata. A scuola di obbedienza. Da Gaza a Tel Aviv: insurrezione, diserzione, internazionalismo. Note sulla Basilicata a Torino….",1728032986,[],[],{"post_content":481,"post_title":486},{"matched_tokens":482,"snippet":484,"value":485},[483],"Aborto","Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n\u003Cmark>Aborto\u003C/mark>. La libertà negata\r\nIn Italia","ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/2024-09-27-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n\u003Cmark>Aborto\u003C/mark>. La libertà negata\r\nIn Italia la libertà di abortire non c’è. La legge 194 che regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza, risalente al 1978, fu frutto di un compromesso politico con settori clericali e reazionari che regalò il meccanismo perverso dell’obiezione di coscienza a chi voleva mantenere l’aborto un percorso a ostacoli talora inaccessibili, depotenziando la spinta sociale che non chiedeva la regolamentazione, bensì una depenalizzazione che ponesse fine all’aborto \u003Cmark>clandestino\u003C/mark>. Da allora, la difficoltà a posizionarsi chiaramente sul terreno della difesa dell'aborto, cioè di una pratica sanitaria, non è mai venuta meno.\r\n\r\nVoto di condotta? A scuola di obbedienza\r\nLa Camera ha approvato in via definitiva il ddl Valditara sul voto in condotta.\r\nIl provvedimento prevede la bocciatura con il 5 in condotta e il ritorno della valutazione numerica sul comportamento alle medie.\r\nPer quanto riguarda le scuole superiori, nel caso di voto pari a 6 si avrà un debito formativo e si dovrà sostenere un elaborato di educazione civica. La condotta diventa uno spartiacque per gli studenti delle superiori, sottoposti ad un chiaro ricatto: o accettano di piegarsi, astenendosi da proteste e lotte o avranno un voto di maturità più basso. Infatti è prevista la decurtazione per chi ha meno di 9 di condotta.\r\nQuello di Valditara è un modello di scuola/caserma, dove l’obbedienza è il fulcro di un progetto educativo disciplinare.\r\nNe abbiamo parlato con Patrizia Nesti\r\n\r\nTramandare il fuoco. Per un approccio libertario alla questione palestinese. Una critica a essenzialismo e nazionalismo.\r\nQuest’opuscolo scaturisce dalla necessità di immaginare e praticare una diversa prospettiva politica alla lotta contro il genocidio a Gaza. E, più in generale, a tutte le guerre e ad ogni dinamica escludente. (…)\r\nCon il passare dei mesi abbiamo temuto che arrivasse l’assuefazione all’orrore. Già sta accadendo in Ucraina, già avviene nei tanti luoghi del pianeta, dove si consumano tragedie immani nel silenzio dei più.\r\nDi un fatto siamo certi, perché rappresenta un orizzonte etico ineludibile. Non ci rassegneremo mai all’ineluttabilità dei massacri, degli stupri, delle torture.\r\nIl nostro impegno non è venuto mai meno, nonostante la nostra sostanziale estraneità a manifestazioni aperte, se non promosse, da esponenti religiosi e da nazionalisti.\r\nAbbiamo costruito piazze, cortei e momenti di riflessione e lotta contro la fabbricazione ed il commercio di armi, i poligoni e le basi militari, la collusione tra scuola, università e guerra, contro la militarizzazione delle periferie, delle frontiere, dei cpr…\r\nAbbiamo sostenuto disertori ed oppositori in Russia e in Ucraina. Abbiamo appoggiato gli anarchici sudanesi che si battono contro i macellai che si contendono il territorio.\r\nSiamo al fianco di chi lotta contro sfruttatori ed oppressori nel “proprio” paese, noi lottiamo contro sfruttatori ed oppressori nel “nostro” paese.\r\nNoi siamo dalla parte delle vittime. Dalle parte delle bambine e dei bambini, degli uomini e delle donne uccise, massacrate, affamate, umiliate.\r\nIn ogni dove. Sempre. (...)\r\nL'immane massacro della popolazione gazawi e i movimenti di appoggio alla \"resistenza\" palestinese sviluppatisi nel nostro paese dopo il 7 ottobre 2023 hanno evidenziato crepe che hanno radici profonde, tutte da indagare e comprendere.\r\nCi muove una necessità forte, perché al di là delle peculiarità della questione palestinese, temi quali il nazionalismo, il declino dell’approccio di classe, l’affermarsi di dinamiche identitarie essenzialiste e di una concezione distorta dei processi decoloniali ci interrogano tutti sulle prospettive di un movimento di emancipazione sociale, individuale, politica capace di trasformare l’esistente all’insegna di un concreto affermarsi di libertà, uguaglianza, solidarietà.”\r\nCon Lollo, uno dei compagn che hanno partecipato alla stesura del testo, abbiamo anticipato alcune delle tematiche di cui si è discusso durante la presentazione dell’opuscolo.\r\n\r\nLa vergogna va al mercato. Note sulla Basilicata a Torino\r\n“È domenica mattina a Torino, mi aggiro in piazza della Repubblica alla ricerca di un filone di pane. Noto la figura di Franco Arminio, poeta dell’Italia interna, e mi chiedo quale ragione l’abbia condotto qui. Sono di fronte al Mercato Centrale di Torino, struttura in vetro e metallo che accoglie ristoranti, negozi di gastronomia, rivendite di cibo per ricchi avventori. All’ingresso ecco un manifesto verde con uno slogan: “Basilicata, Terra e Visione”.”\r\nQuesto l’incipit di un articolo di Francesco Migliaccio sulla trasformazione dei Sassi di Matera in Lunapark\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\n\r\nVenerdì 11 ottobre\r\nore 21\r\nin corso Palermo 46\r\nLeggi di guerra. Quando la democrazia diventa fascismo\r\nLa stretta securitaria imposta dal DDL 1660 è un ulteriore tassello nel mosaico repressivo del governo. Colpi sempre più duri a chi lotta nei CPR e nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte su caserme e commissariati, a chi fa un blocco stradale, a chi sostiene e diffonde idee sovversive.\r\nQuesti dispositivi si configurano come diritto penale del nemico, pur mantenendosi in una cornice universalista. \r\nIl diritto penale del nemico è informato ad una logica di guerra. In guerra i nemici vanno annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico non valgono le tutele formali riservate ai cittadini.\r\nInterverrà l’avvocato Eugenio Losco\r\n\r\nSabato 12 ottobre\r\nore 10,30/13,30\r\npresidio al Balon\r\ncontro il ddl 1660\r\n\r\nDomenica 20 ottobre\r\nAssemblea Antimilitarista\r\ndalle 10 alle 17\r\nA Massenzatico (Reggio Emilia)\r\nPresso le \"Cucine del popolo\", via Beethoven 78\r\nPer info: assembleantimilitarista@gmail.com\r\n\r\nOgni martedì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20 (per info scrivete a fai_torino@autistici.org)\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":487,"snippet":488,"value":488},[483],"Anarres del 27 settembre. \u003Cmark>Aborto\u003C/mark>: la libertà negata. A scuola di obbedienza. Da Gaza a Tel Aviv: insurrezione, diserzione, internazionalismo. Note sulla Basilicata a Torino….",[490,492],{"field":161,"matched_tokens":491,"snippet":484,"value":485},[483],{"field":170,"matched_tokens":493,"snippet":488,"value":488},[483],{"best_field_score":174,"best_field_weight":175,"fields_matched":105,"num_tokens_dropped":46,"score":495,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":46},"1155199671761633394",6637,{"collection_name":289,"first_q":72,"per_page":243,"q":72},5,["Reactive",500],{},["Set"],["ShallowReactive",503],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fEsST6vxUkwRbBL0KRrGkZHO4wVI6POqoeb6sDpx3FR8":-1},true,"/search?query=aborto+clandestino"]