","Cartoline dalla Turchia: controllo omofobo, etnico e militare","post",1467034049,[47,48,49,50],"http://radioblackout.org/tag/accordi-turchia-israele/","http://radioblackout.org/tag/gay-pride-istanbul/","http://radioblackout.org/tag/immunita-militari/","http://radioblackout.org/tag/repressione-militarizzata/",[19,17,15,21],{"post_content":53,"tags":58},{"matched_tokens":54,"snippet":56,"value":57},[55],"accordi","cronaca, in questi giorni per \u003Cmark>accordi\u003C/mark> internazionali (quello stuipulato con Israele,","La Turchia è spesso agli onori della cronaca, in questi giorni per \u003Cmark>accordi\u003C/mark> internazionali (quello stuipulato con Israele, per tornare ad avere relazioni diplomatiche); per repressioni etniche in Bakur, di cui è corollario la legge approvata venerdì scorso per assicurare l'impunità dei militari che vengono inviati a massacrare nelle città kurde nella parte orientale del paese; per l'omo-transfobia montante che ha avuto il suo acme domenica 26 giugno con i lacrimogeni ad altezza d'uomo che hanno prodotto molti feriti, oltre alla ventina di fermati per aver voluto comunque iniziare un corteo del Pride a Istanbul...\r\n\r\nIl paese di Erdogan si contraddistingue sempre più per il carattere reazionario all'interno e inserito nella rete saudita di potenze sunnite, di cui Israele e l'Occidente hanno bisogno per gestire il dopo-Daech che con le liberazoini delle città irachene e siriane si fa sempre più impellente.\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo parlato di tutti questi aspetti con Murat Cinar\r\n\r\n \r\n\r\ncartoline dalla Turchia",[59,63,65,67],{"matched_tokens":60,"snippet":62},[55,61],"Turchia-Israele","\u003Cmark>accordi\u003C/mark> \u003Cmark>Turchia-Israele\u003C/mark>",{"matched_tokens":64,"snippet":17},[],{"matched_tokens":66,"snippet":15},[],{"matched_tokens":68,"snippet":21},[],[70,75],{"field":22,"indices":71,"matched_tokens":72,"snippets":74},[33],[73],[55,61],[62],{"field":76,"matched_tokens":77,"snippet":56,"value":57},"post_content",[55],1157451471441625000,{"best_field_score":80,"best_field_weight":81,"fields_matched":82,"num_tokens_dropped":33,"score":83,"tokens_matched":82,"typo_prefix_score":33},"2211897868544",13,2,"1157451471441625194",6646,{"collection_name":44,"first_q":19,"per_page":86,"q":19},6,{"facet_counts":88,"found":128,"hits":129,"out_of":423,"page":14,"request_params":424,"search_cutoff":23,"search_time_ms":425},[89,104],{"counts":90,"field_name":101,"sampled":23,"stats":102},[91,93,95,97,99],{"count":86,"highlighted":92,"value":92},"I Bastioni di Orione",{"count":14,"highlighted":94,"value":94},"anarres",{"count":14,"highlighted":96,"value":96},"defendkurdistan",{"count":14,"highlighted":98,"value":98},"liberation front",{"count":14,"highlighted":100,"value":100},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":103},5,{"counts":105,"field_name":22,"sampled":23,"stats":126},[106,108,110,112,114,116,118,120,122,124],{"count":103,"highlighted":107,"value":107},"Bastioni di Orione",{"count":82,"highlighted":109,"value":109},"Siria",{"count":82,"highlighted":111,"value":111},"Israele",{"count":14,"highlighted":113,"value":113},"Sco",{"count":14,"highlighted":115,"value":115},"quito",{"count":14,"highlighted":117,"value":117},"noboa",{"count":14,"highlighted":119,"value":119},"curdi",{"count":14,"highlighted":121,"value":121},"cuenca",{"count":14,"highlighted":123,"value":123},"Conaie",{"count":14,"highlighted":125,"value":125},"netanyahu",{"total_values":127},31,10,[130,160,269,301,327,353],{"document":131,"highlight":145,"highlights":151,"text_match":154,"text_match_info":155},{"comment_count":33,"id":132,"is_sticky":33,"permalink":133,"podcastfilter":134,"post_author":135,"post_content":136,"post_date":137,"post_excerpt":39,"post_id":132,"post_modified":138,"post_thumbnail":139,"post_title":140,"post_type":141,"sort_by_date":142,"tag_links":143,"tags":144},"77711","http://radioblackout.org/podcast/i-tentacoli-della-guerra-sulluniversita-linchiesta-del-movimento-no-muos/",[98],"liberationfront","Insieme a una compagna del movimento No MUOS, che si oppone all'installazione di basi militari USA nel territorio siciliano, ripercorriamo gli aspetti più (scaltramente) nascosti e oscuri dei rapporti tra atenei italiani e industria bellica. Le informazioni e i dati per farlo provengono da un opuscolo redatto recentemente dal movimento No MUOS, \"Università e Guerra\", in cui è stata svolta un'inchiesta volta a mettere in luce l'estensione e la natura delle numerose relazioni che intercorrono tra il mondo della ricerca universitaria e quello della guerra. Relazioni che, purtroppo, seguono un andamento in crescita anche a causa dei massicci finanziamenti provenienti dal PNRR e che, indirettamente, favoriscono il proliferare di accordi tra università e aziende private appartenenti all'industria bellica e militare. La legittimazione di stati guerrafondai come Turchia, Israele e Stati Uniti, il deterioramento della libertà di ricerca, l'inconsapevole collaborazione da parte dei ricercatori ai meccanismi bellici, la militarizzazione dei luoghi dedicati alla formazione e alla ricerca e, non meno importante, la devastazione ambientale dei territori sono solo alcuni degli aspetti che emergono in maniera inquietante dall'inchiesta e dalla chiaccherata, che si può ascoltare integralmente qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/nomuos.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","20 Ottobre 2022","2022-10-20 00:53:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/uniguerra-200x110.png","I tentacoli della guerra sull'Università: l'inchiesta del movimento No MUOS","podcast",1666227235,[],[],{"post_content":146},{"matched_tokens":147,"snippet":149,"value":150},[148,111],"Turchia","legittimazione di stati guerrafondai come \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>, \u003Cmark>Israele\u003C/mark> e Stati Uniti, il deterioramento","Insieme a una compagna del movimento No MUOS, che si oppone all'installazione di basi militari USA nel territorio siciliano, ripercorriamo gli aspetti più (scaltramente) nascosti e oscuri dei rapporti tra atenei italiani e industria bellica. Le informazioni e i dati per farlo provengono da un opuscolo redatto recentemente dal movimento No MUOS, \"Università e Guerra\", in cui è stata svolta un'inchiesta volta a mettere in luce l'estensione e la natura delle numerose relazioni che intercorrono tra il mondo della ricerca universitaria e quello della guerra. Relazioni che, purtroppo, seguono un andamento in crescita anche a causa dei massicci finanziamenti provenienti dal PNRR e che, indirettamente, favoriscono il proliferare di \u003Cmark>accordi\u003C/mark> tra università e aziende private appartenenti all'industria bellica e militare. La legittimazione di stati guerrafondai come \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>, \u003Cmark>Israele\u003C/mark> e Stati Uniti, il deterioramento della libertà di ricerca, l'inconsapevole collaborazione da parte dei ricercatori ai meccanismi bellici, la militarizzazione dei luoghi dedicati alla formazione e alla ricerca e, non meno importante, la devastazione ambientale dei territori sono solo alcuni degli aspetti che emergono in maniera inquietante dall'inchiesta e dalla chiaccherata, che si può ascoltare integralmente qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/nomuos.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[152],{"field":76,"matched_tokens":153,"snippet":149,"value":150},[148,111],1733921019837546500,{"best_field_score":156,"best_field_weight":157,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":33,"score":158,"tokens_matched":159,"typo_prefix_score":33},"2216192835584",14,"1733921019837546609",3,{"document":161,"highlight":205,"highlights":253,"text_match":265,"text_match_info":266},{"comment_count":33,"id":162,"is_sticky":33,"permalink":163,"podcastfilter":164,"post_author":165,"post_content":166,"post_date":167,"post_excerpt":168,"post_id":162,"post_modified":169,"post_thumbnail":170,"post_title":171,"post_type":141,"sort_by_date":172,"tag_links":173,"tags":194},"100654","https://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-25-09-2025-ecuador-in-piazza-contro-noboa-e-il-trumpismo-in-salsa-latina-sudovest-asiatico-in-subbuglio-ripercussioni-delle-guerre-sioniste-cina-dopo-shangai-cooperatio/",[92],"info2","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma allo stesso modo a Quito gli studenti si sono mobilitati, come gli autotrasportatori per la sospensione dell’articolo 126: cioè la cancellazione del sussidio sul diesel in vigore da decenni, ma sotto le ceneri ribolliva il fuoco della ribellione… Ci siamo poi mossi verso il Sudovest asiatico, rimescolato dall’aggressione sionista intenta a sfruttare l’occasione di creare Eretz Israel, ridimensionando con la forza impunita le potenze regionali; ma Erdoğan pare sia apprezzato e investito da Trump come Vicerè del Middle East. Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. Di fronte a questa situazione economica la soluzione di Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco economia in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare di essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo di Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà di rispetto dei diritti e di un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno di Israele ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste","29 Settembre 2025","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma […]","2025-09-29 14:27:35","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 25/09/2025 – ECUADOR IN PIAZZA CONTRO NOBOA E IL TRUMPISMO IN SALSA LATINA; SUDOVEST ASIATICO IN SUBBUGLIO, RIPERCUSSIONI DELLE GUERRE SIONISTE; CINA DOPO SHANGAI COOPERATION ORGANIZATION E XI ALL’ONU CON LA CASACCA AMBIENTALISTA",1759108934,[174,175,176,177,178,179,180,181,182,183,184,185,186,187,188,189,190,191,192,193],"https://radioblackout.org/tag/armenia/","https://radioblackout.org/tag/azerbaijan/","https://radioblackout.org/tag/chp/","https://radioblackout.org/tag/conaie/","https://radioblackout.org/tag/cuenca/","https://radioblackout.org/tag/curdi/","https://radioblackout.org/tag/erdogan/","https://radioblackout.org/tag/israele/","https://radioblackout.org/tag/nato/","https://radioblackout.org/tag/netanyahu/","https://radioblackout.org/tag/noboa/","https://radioblackout.org/tag/ocalan/","https://radioblackout.org/tag/pkk/","https://radioblackout.org/tag/proteste/","https://radioblackout.org/tag/qatar/","https://radioblackout.org/tag/quito/","https://radioblackout.org/tag/sco/","https://radioblackout.org/tag/siria/","https://radioblackout.org/tag/trump/","https://radioblackout.org/tag/turchia/",[195,196,197,123,121,119,198,111,199,125,117,200,201,202,203,115,113,109,204,148],"armenia","azerbaijan","chp","Erdogan","nato","Ocalan","pkk","proteste","qatar","Trump",{"post_content":206,"tags":210},{"matched_tokens":207,"snippet":208,"value":209},[111,148],"credibile una guerra scatenata da \u003Cmark>Israele\u003C/mark> contro la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>? Secondo Antonella De Biasi è","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma allo stesso modo a Quito gli studenti si sono mobilitati, come gli autotrasportatori per la sospensione dell’articolo 126: cioè la cancellazione del sussidio sul diesel in vigore da decenni, ma sotto le ceneri ribolliva il fuoco della ribellione… Ci siamo poi mossi verso il Sudovest asiatico, rimescolato dall’aggressione sionista intenta a sfruttare l’occasione di creare Eretz Israel, ridimensionando con la forza impunita le potenze regionali; ma Erdoğan pare sia apprezzato e investito da Trump come Vicerè del Middle East. Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. Di fronte a questa situazione economica la soluzione di Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco economia in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare di essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo di Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà di rispetto dei diritti e di un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno di \u003Cmark>Israele\u003C/mark> ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra \u003Cmark>Israele\u003C/mark> e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da \u003Cmark>Israele\u003C/mark> contro la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli \u003Cmark>Accordi\u003C/mark> di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>, Qatar e \u003Cmark>Israele…\u003C/mark> e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di \u003Cmark>Israele\u003C/mark> e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste",[211,213,215,217,219,221,223,225,228,230,232,234,236,238,240,242,244,246,248,250],{"matched_tokens":212,"snippet":195,"value":195},[],{"matched_tokens":214,"snippet":196,"value":196},[],{"matched_tokens":216,"snippet":197,"value":197},[],{"matched_tokens":218,"snippet":123,"value":123},[],{"matched_tokens":220,"snippet":121,"value":121},[],{"matched_tokens":222,"snippet":119,"value":119},[],{"matched_tokens":224,"snippet":198,"value":198},[],{"matched_tokens":226,"snippet":227,"value":227},[111],"\u003Cmark>Israele\u003C/mark>",{"matched_tokens":229,"snippet":199,"value":199},[],{"matched_tokens":231,"snippet":125,"value":125},[],{"matched_tokens":233,"snippet":117,"value":117},[],{"matched_tokens":235,"snippet":200,"value":200},[],{"matched_tokens":237,"snippet":201,"value":201},[],{"matched_tokens":239,"snippet":202,"value":202},[],{"matched_tokens":241,"snippet":203,"value":203},[],{"matched_tokens":243,"snippet":115,"value":115},[],{"matched_tokens":245,"snippet":113,"value":113},[],{"matched_tokens":247,"snippet":109,"value":109},[],{"matched_tokens":249,"snippet":204,"value":204},[],{"matched_tokens":251,"snippet":252,"value":252},[148],"\u003Cmark>Turchia\u003C/mark>",[254,256],{"field":76,"matched_tokens":255,"snippet":208,"value":209},[111,148],{"field":22,"indices":257,"matched_tokens":260,"snippets":263,"values":264},[258,259],7,19,[261,262],[111],[148],[227,252],[227,252],1733921019569111000,{"best_field_score":267,"best_field_weight":157,"fields_matched":82,"num_tokens_dropped":33,"score":268,"tokens_matched":159,"typo_prefix_score":33},"2216192704512","1733921019569111154",{"document":270,"highlight":283,"highlights":291,"text_match":297,"text_match_info":298},{"comment_count":33,"id":271,"is_sticky":33,"permalink":272,"podcastfilter":273,"post_author":274,"post_content":275,"post_date":276,"post_excerpt":39,"post_id":271,"post_modified":277,"post_thumbnail":278,"post_title":279,"post_type":141,"sort_by_date":280,"tag_links":281,"tags":282},"97618","http://radioblackout.org/podcast/aggiornamenti-dalla-campagna-defend-rojava-lo-scontro-tra-israele-e-turchia-in-siria/",[96],"Alessandro","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/podcast-dr-14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[Download]\r\n\r\nLa Siria nell'ultima settimana è stata scossa dai violenti attacchi da parte delle forze armate del nuovo governo di Damasco che, insieme a gruppi fondamentalisti affiliati ad HTS, hanno assaltato la zona di Jamarana, a sud di Damasco, con l'obiettivo di colpire la comunità Drusa. A questo attacco, che ha causato la morte di 109 civili in tre giorni, è seguita una risposta di Israele che ha bombardato fino nei pressi del palazzo presidenziale di Damasco, dichiarando di voler difendere la comunità Drusa.\r\n\r\nProviamo a fare chiarezza intorno a questi eventi e osservali tramite una lente più ampia.\r\n\r\nI Drusi sono una comunità che prevalentemente insediata in tre distretti della regione più a Sud della Siria. Sono arabi di una minoranza che ha aderito a un pensiero esoterico e che crede nella reincarnazione. I drusi sono discendenti di una corrente sciita ismaelita. Hanno una società civile laica, ma le figure religiose svolgono un ruolo politico centrale. Hanno conquistato anche loro un'indipendenza di fatto già sotto il governo di Bashar al Assad e hanno ottenuto con il nuovo governo di Al-Sahara un accordo simile a quello stipulato con le SDF per la Siria del Nord Est, in cui si prevede un'integrazione delle forze armate con quelle del governo centrale, ma la polizia locale sarà composta esclusivamente da residenti della comunità drusa; verso una forma di governo decentralizzata. La comunità Drusa vuole far parte della Siria, in un modello che ne garantisca l'autonomia; i recenti assalti hanno però inasprito la diffidenza e le fratture con il governo centrale.\r\n\r\nIn questo quadro Israele, che già dall'inizio della recente crisi siriana ha occupato una fetta del sud della Siria destando proteste nella comunità Drusa, lavora per essere considerato una potenza amica dei drusi e perseguire nella sua strategia di espansione della propria area di occupazione diretta, in funzione di controllo sul governo temporaneo di Damasco e in chiave anti-turca.\r\n\r\n«Adesso a Suwayda alcune persone dicono apertamente di prendere soldi da Israele. Se prima la cosa era tenuta nascosta, ora sta emergendo», spiega F., militante del Partito Comunista Siriano a L’Indipendente in un recente articolo, pubblicato prima degli ultimi attacchi alla comunità a cui Israele, come dicevamo, ha risposto militarmente ergendosi a difensore della comunità Drusa. Il suo obiettivo però non è ovviamente questo: non vuole una Siria unita ma anzi vuole espandere il proprio controllo nel Medio Oriente. È , insomma, il più ampio e storico progetto della Grande Israele.\r\n\r\nUn'altra potenza che ha le stesse mire di controllo è la Turchia, che nei suoi desideri di espansione, entra in un conflitto che si fa sempre più palese con l'entità sionista. E questo episodio che ha coinvolto la comunità drusa ne è l'esempio. Sarebbe infatti lo stato Turco, maggiore sostenitore di HTS, attraverso il MIT (cioè i servizi segreti) ad aver diffuso un falso vocale attribuito ad un leader druso in cui insulta il profeta Maometto: è stata questa la scusa per scatenare le rappresaglie contro la comunità che, lo ricordiamo, ha causato decide e decine di morti in pochi giorni e che secondo la Turchia, rappresenta un'alleato di Israele nella regione.\r\n\r\nLa fase politica che stiamo vivendo vede il Medio Oriente come epicentro della Terza Guerra Mondiale: è da li che le forze del patriarcato, del capitalismo e degli stati nazioni si contendono l'egemonia sulla gestione delle risorse energetiche e del dominio politico che ne deriva. Attraverso l'Arabia Saudita e Israele, gli Stati Uniti d'America e la Nato espandono il loro controllo dell'area, dalla striscia di Gaza, alla Siria, all'Iran; allo stesso tempo, la Turchia, un tempo principale garante degli interessi Nato e Statunitensi in tutto il Medio Oriente, viene esclusa da questo scacchiere geopolitico capitalista e teme la guerra che Israele sta conducendo; cerca così da un lato di contrapporsi al progetto Israeliano espandendo la guerra e dall'altro cerca nuove alleanze con un'Unione Europea che, nel frattempo, ha deciso di correre al riarmo.\r\n\r\nNon a caso Erdogan è volato a Roma per aggiudicarsi nuovi accordi per facilitare la collaborazione tra l'industria bellica italiana e quella turca. E' infatti di pochi giorni fa (29 aprile) il summit Italia-Turchia tenutosi a Roma, in cui si sono discussi e sanciti undici accordi di cooperazione bilaterale tra i due Paesi, una parte dei quali riguarda l’industria della guerra; il più importante tra questi è l’accordo di collaborazione tra l’azienda di armamenti italiana Leonardo e quella turca Baykar per la costruzione di droni militari, in 4 differenti siti industriali in Italia, uno dei quali avrà sede a Torino.\r\n\r\nIn questo quadro risulta ancora più urgente sostenere la resistenza dei popoli dell'Amministrazione Autonoma della Siria del Nord - Est. La caduta di Assad ha aperto nuove prospettive: compagni e compagne hanno iniziato a spostarsi in tutta la Siria per sostenere la nascita in tutto il Paese di comitati popolari e locali, anche tra le comunità Druse e Alawite. Con l'obiettivo di espandere il metodo di organizzazione dal basso e di massa verso il Confederalismo democratico usato nella Siria del Nord Est, per una siria unita e democratica. La rivoluzione del Rojava è la via per una soluzione politica al caos mediorientale e l'unica alternativa concreta e radicale contro le forze del capitalismo e del patriarcato.\r\n\r\nLa resistenza alla diga di Tishreen, di cui festeggiamo finalmente la fine dell'assedio, è stata in questi mesi la dimostrazione concreta e il simbolo della forza che la società organizzata può esprimere per difendersi, anche davanti agli attacchi degli eserciti di stati nazione ben più equipaggiati militarmente. ","6 Maggio 2025","2025-05-06 18:07:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/AGGIORNAMENTI-DALLA-CAMPAGNA-DEFEND-ROJAVA-2-1-e1744293681399-200x110.png","Aggiornamenti dalla campagna Defend Rojava - Lo scontro tra Israele e Turchia in Siria",1746554862,[],[],{"post_content":284,"post_title":288},{"matched_tokens":285,"snippet":286,"value":287},[148,111],"giorni e che secondo la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>, rappresenta un'alleato di \u003Cmark>Israele\u003C/mark> nella regione.\r\n\r\nLa fase politica","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/podcast-dr-14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[Download]\r\n\r\nLa Siria nell'ultima settimana è stata scossa dai violenti attacchi da parte delle forze armate del nuovo governo di Damasco che, insieme a gruppi fondamentalisti affiliati ad HTS, hanno assaltato la zona di Jamarana, a sud di Damasco, con l'obiettivo di colpire la comunità Drusa. A questo attacco, che ha causato la morte di 109 civili in tre giorni, è seguita una risposta di \u003Cmark>Israele\u003C/mark> che ha bombardato fino nei pressi del palazzo presidenziale di Damasco, dichiarando di voler difendere la comunità Drusa.\r\n\r\nProviamo a fare chiarezza intorno a questi eventi e osservali tramite una lente più ampia.\r\n\r\nI Drusi sono una comunità che prevalentemente insediata in tre distretti della regione più a Sud della Siria. Sono arabi di una minoranza che ha aderito a un pensiero esoterico e che crede nella reincarnazione. I drusi sono discendenti di una corrente sciita ismaelita. Hanno una società civile laica, ma le figure religiose svolgono un ruolo politico centrale. Hanno conquistato anche loro un'indipendenza di fatto già sotto il governo di Bashar al Assad e hanno ottenuto con il nuovo governo di Al-Sahara un accordo simile a quello stipulato con le SDF per la Siria del Nord Est, in cui si prevede un'integrazione delle forze armate con quelle del governo centrale, ma la polizia locale sarà composta esclusivamente da residenti della comunità drusa; verso una forma di governo decentralizzata. La comunità Drusa vuole far parte della Siria, in un modello che ne garantisca l'autonomia; i recenti assalti hanno però inasprito la diffidenza e le fratture con il governo centrale.\r\n\r\nIn questo quadro \u003Cmark>Israele\u003C/mark>, che già dall'inizio della recente crisi siriana ha occupato una fetta del sud della Siria destando proteste nella comunità Drusa, lavora per essere considerato una potenza amica dei drusi e perseguire nella sua strategia di espansione della propria area di occupazione diretta, in funzione di controllo sul governo temporaneo di Damasco e in chiave anti-turca.\r\n\r\n«Adesso a Suwayda alcune persone dicono apertamente di prendere soldi da \u003Cmark>Israele\u003C/mark>. Se prima la cosa era tenuta nascosta, ora sta emergendo», spiega F., militante del Partito Comunista Siriano a L’Indipendente in un recente articolo, pubblicato prima degli ultimi attacchi alla comunità a cui \u003Cmark>Israele\u003C/mark>, come dicevamo, ha risposto militarmente ergendosi a difensore della comunità Drusa. Il suo obiettivo però non è ovviamente questo: non vuole una Siria unita ma anzi vuole espandere il proprio controllo nel Medio Oriente. È , insomma, il più ampio e storico progetto della Grande \u003Cmark>Israele\u003C/mark>.\r\n\r\nUn'altra potenza che ha le stesse mire di controllo è la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>, che nei suoi desideri di espansione, entra in un conflitto che si fa sempre più palese con l'entità sionista. E questo episodio che ha coinvolto la comunità drusa ne è l'esempio. Sarebbe infatti lo stato Turco, maggiore sostenitore di HTS, attraverso il MIT (cioè i servizi segreti) ad aver diffuso un falso vocale attribuito ad un leader druso in cui insulta il profeta Maometto: è stata questa la scusa per scatenare le rappresaglie contro la comunità che, lo ricordiamo, ha causato decide e decine di morti in pochi giorni e che secondo la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>, rappresenta un'alleato di \u003Cmark>Israele\u003C/mark> nella regione.\r\n\r\nLa fase politica che stiamo vivendo vede il Medio Oriente come epicentro della Terza Guerra Mondiale: è da li che le forze del patriarcato, del capitalismo e degli stati nazioni si contendono l'egemonia sulla gestione delle risorse energetiche e del dominio politico che ne deriva. Attraverso l'Arabia Saudita e \u003Cmark>Israele\u003C/mark>, gli Stati Uniti d'America e la Nato espandono il loro controllo dell'area, dalla striscia di Gaza, alla Siria, all'Iran; allo stesso tempo, la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>, un tempo principale garante degli interessi Nato e Statunitensi in tutto il Medio Oriente, viene esclusa da questo scacchiere geopolitico capitalista e teme la guerra che \u003Cmark>Israele\u003C/mark> sta conducendo; cerca così da un lato di contrapporsi al progetto Israeliano espandendo la guerra e dall'altro cerca nuove alleanze con un'Unione Europea che, nel frattempo, ha deciso di correre al riarmo.\r\n\r\nNon a caso Erdogan è volato a Roma per aggiudicarsi nuovi \u003Cmark>accordi\u003C/mark> per facilitare la collaborazione tra l'industria bellica italiana e quella turca. E' infatti di pochi giorni fa (29 aprile) il summit Italia-Turchia tenutosi a Roma, in cui si sono discussi e sanciti undici \u003Cmark>accordi\u003C/mark> di cooperazione bilaterale tra i due Paesi, una parte dei quali riguarda l’industria della guerra; il più importante tra questi è l’accordo di collaborazione tra l’azienda di armamenti italiana Leonardo e quella turca Baykar per la costruzione di droni militari, in 4 differenti siti industriali in Italia, uno dei quali avrà sede a Torino.\r\n\r\nIn questo quadro risulta ancora più urgente sostenere la resistenza dei popoli dell'Amministrazione Autonoma della Siria del Nord - Est. La caduta di Assad ha aperto nuove prospettive: compagni e compagne hanno iniziato a spostarsi in tutta la Siria per sostenere la nascita in tutto il Paese di comitati popolari e locali, anche tra le comunità Druse e Alawite. Con l'obiettivo di espandere il metodo di organizzazione dal basso e di massa verso il Confederalismo democratico usato nella Siria del Nord Est, per una siria unita e democratica. La rivoluzione del Rojava è la via per una soluzione politica al caos mediorientale e l'unica alternativa concreta e radicale contro le forze del capitalismo e del patriarcato.\r\n\r\nLa resistenza alla diga di Tishreen, di cui festeggiamo finalmente la fine dell'assedio, è stata in questi mesi la dimostrazione concreta e il simbolo della forza che la società organizzata può esprimere per difendersi, anche davanti agli attacchi degli eserciti di stati nazione ben più equipaggiati militarmente. ",{"matched_tokens":289,"snippet":290,"value":290},[111,148],"Aggiornamenti dalla campagna Defend Rojava - Lo scontro tra \u003Cmark>Israele\u003C/mark> e \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> in Siria",[292,294],{"field":76,"matched_tokens":293,"snippet":286,"value":287},[148,111],{"field":295,"matched_tokens":296,"snippet":290,"value":290},"post_title",[111,148],1733921019434893300,{"best_field_score":299,"best_field_weight":157,"fields_matched":82,"num_tokens_dropped":33,"score":300,"tokens_matched":159,"typo_prefix_score":33},"2216192638976","1733921019434893426",{"document":302,"highlight":315,"highlights":320,"text_match":323,"text_match_info":324},{"comment_count":33,"id":303,"is_sticky":33,"permalink":304,"podcastfilter":305,"post_author":36,"post_content":306,"post_date":307,"post_excerpt":39,"post_id":303,"post_modified":308,"post_thumbnail":309,"post_title":310,"post_type":141,"sort_by_date":311,"tag_links":312,"tags":314},"98810","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-26-06-2025-cosa-centra-il-corridoio-di-lobito-con-la-tregua-in-kivu-firmata-a-washington-e-cosa-centra-il-corridoio-di-abramo-con-il-nucleare-iraniano/",[92],"Può apparire strano, ma la risposta alla domanda del titolo è Qatar. Può apparire forzata o arzigogolata e viene contestualizzato più facilmente l'apporto della petromonarchia nel discorso sviluppato da Laura Silvia Battaglia, perché il territorio che ospitava la base americana bombardata per scherzo telefonato dai pasdaran era ospitata nel sultanato di Al-Thani, e non solo perché l'argomento era adiacente alla analisi della messinscena tra grandi potenze per far accettare al resto del mondo il nuovo assetto del Sudovest asiatico voluto dagli Accordi di Abramo, escludendo l'Iran e i suoi proxy e la Turchia per creare una supply chain alternativa alla Belt Road Initiative; però anche in ambito centrafricano – come ci racconta Massimo Zaurrini – Doha ha ospitato i negoziati tra Repubblica democratica del Congo (Rdc) e Alleanza del fiume Congo (Afc-M23), ed è il terminale delle transazioni finanziarie derivanti dallo sfruttamento delle risorse dei Grandi Laghi, che ora vedranno gli Usa di Trump ergersi a gestori diretti delle miniere di cobalto e terre rare, che prima erano rubate alla lontana Kinshasa solo da Kagame, alleato delle potenze occidentali, attraverso le sue milizie antihutu. Peraltro anche Tsishekedi è un fiancheggiatore e grande amico di Israele, i cui imprenditori più spregiudicati hanno già operato in Rdc. Insomma affari tra autocrati, piazzisti, teocrati e fascisti in genere che pagano le popolazioni malauguratamente abitanti territori contesi tra potenti.\r\nQuindi ci troviamo di fronte a due Corridoi di merci, il cui progetto faraonico intende variare l'asse commerciale impostato da decenni, spostando i flussi che tagliano l'Africa a metà, congiungendo il porto angolano di Lobito con Beira in Mozambico o Dar es Salaam in Tanzania, Oceano Atlantico con Oceano Indiano; ma anche spostando le direttrici commerciali tra Oriente e Mediterraneo all'interno della Penisola arabica aggirando i flussi impostati un po' più a nord da Pechino e inserendo i territori controllati da Israele. A tanto ci ha portato aprire il vaso di Pandora della Guerra dei 12 giorni da un lato e la sbandierata tregua (supposta) tra Congo e Ruanda...\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nA Laura Silvia Battaglia, voce di \"Radio3Mondo\" e raffinata esperta della cultura dei paesi del Sudovest asiatico, abbiamo chiesto di inquadrare nell’ottica dei Paesi del Golfo il giudizio sulla strategia che ispira il rivolgimento dell’equilibrio nell’area: l’escalation sionista mette in scena un superamento del Diritto internazionale e del concetto di democrazia per imporre una configurazione del Vicino Oriente e dei suoi corridoi commerciali alternativi alla Bri cinese come illustrato tempo fa dallo stesso Netanyahu: annientamento dei proxy iraniani e ridimensionamento della Repubblica islamica stessa a favore della penisola arabica, alleata e complice con gli accordi di Abramo, con regimi autoritari e in funzione anticinese. La causa scatenante – il nucleare iraniano – sembra poco o nulla interessante persino nei suoi risultati (basta la narrazione presidenziale attraverso Truth, che non può essere messa in discussione), perché forse l’obiettivo vero è probabilmente un altro (magari Teheran uscirà dalla non proliferazione nucleare e non ci saranno più controlli).\r\nIl primo elemento che salta agli occhi è la centralità del Qatar, per la sua vicinanza all’Iran, per il suo coinvolgimento in ogni trattativa mondiale (Afghanistan, Palestina… Kivu), Al-Thani sempre attivo diplomaticamente e con la potenza mediatica sul mondo arabo, eppure è stato emblematicamente il primo a essere colpito dalla rappresaglia teatrale dei Turbanti. Il Qatar dipende integralmente da acquisti dall’estero, non produce nulla e la chiusura dello Stretto di Ormuz lo avrebbe soffocato.\r\nIl regime change a Tehran è nei piani israeliani (non in quelli trumpiani), ma il piano di riportare la dinastia Pahlavi al potere non potrebbe essere accettata dalla nazione civile iraniana che vive in un mondo parallelo a quello del potere detenuto che fa giochi internazionali, il potere è detenuto dai pasdaran e le città centrali sono omogenee etnicamente, ma la nazione è estesa enormemente, con un’orografia che non permette di certo un’invasione di stampo iracheno, difficile anche la frammentazione su base etnico-religiosa. La sostituzione dell’attuale regime non si riesce a immaginare da chi possa essere incarnato, perciò è difficile creare un’entità artificiale che sostituisca l’attuale sistema persiano. Benché esista una fronda interna, che però forse non è controllabile dall’esterno, o non ha ancora i mezzi e la mentalità per mettere in atto una rivolta. Solo se le forze di sicurezza solidarizzano con i rivoltosi si potrà avere un successo per il cambiamento. La stretta repressiva svilupperà nuove proteste?\r\nForse in questa tabula rasa dei paesi nemici di Israele e antagonisti dei sauditi la Turchia si può affrancare perché è un paese Nato e per l’abilità a fungere da cerniera tra mondi, appartenendo sia al mondo Brics che alla Nato, proponendosi come mediatore e mantenendo relazioni con tutti i protagonisti.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/4PFSoUBf2ZZ8hb79FwbPk0?si=4fbc4626a1f247f9\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/TrumpShowStayTuneOnMiddleEast.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPrecedenti trasmissioni attinenti a questo argomento si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Massimo Zaurrini, direttore di “Africa&Affari”, affrontiamo lo spostamento dell’asse commerciale dell’Africa centrale in seguito al nuovo interesse statunitense per le risorse africane in funzione anticinese.\r\nIn questo quadro si inserisce l’ennesima sceneggiata dell’amministrazione Trump che pretende di imporre una pace nel Nordest del Congo su basi e impegni uguali a quelli che da 20 anni sono divenuti carta straccia nel breve volgere di tempo, l’unica differenza è che Tshisekedi – molto legato alla finanza israeliana – ha “svenduto” il controllo delle risorse del territorio dei Grandi Laghi agli Usa in cambio della risoluzione della guerra con l’M23 e l’Alleanza del Fiume Congo, emanazione del Ruanda, alleato e partner degli anglo-americani. Quindi agli americani interessa in particolare poter sfruttare le miniere in qualche modo e dunque hanno scelto di mettere in sicurezza… i loro investimenti nella regione. Il Qatar è l'hub di arrivo delle merci e degli investimenti e per questo è coinvolto in questo quadro di tregua, essendo ormai Doha la capitale di qualunque accordo internazionale da quello siglato dal Trump.01 con i talebani.\r\nAttorno alla Repubblica democratica del Congo e alle sue ricchezze si sviluppano nuove infrastrutture utili alle nazioni africane che stano tentando di innescare uno sviluppo pieno di promesse e anche pericoli innanzitutto ambientali, ma quanto è l’interesse per gli affari occidentali? Salta all’occhio quel corridoio che, adoperando come terminal il porto angolano di Lobito, ambisce a tracciare supply chain che uniscono Oceano Indiano e Atlantico, fulcro della disputa Cina/Usa sulle merci africane, che il 26 giugno ha appena ricevuto 250 milioni ulteriori per la sua creazione da parte della UE, dopo il mezzo miliardo stanziato da Biden nel suo ultimo viaggio da presidente. Il corridoio di Lobito è bloccato dalla disputa nel Kivu migliaia di chilometri a nord del confine congoloese con lo Zambia, per cui si è operata una variante al progetto iniziale che coinvolgeva il Katanga.\r\nDella strategia fa parte anche il taglio agli USAid, alla Banca africana di sviluppo… il tutto per incentivare gli accordi bilaterali in cui Trump, il mercante, può ricattare, strappare il miglior prezzo, taglieggiare, smaramaldeggiare… gettare fumo negli occhi con la promessa di sviluppo attraverso la Dfc (U.S. Development Finance Corporation); e se si dovesse finalmente spuntare la possibilità di lavorare in loco i materiali grezzi, la devastazione ambientale sarebbe inevitabile.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/business-summit-il-mercato-africano-apprezza-le-trattative-senza-condizioni-etico-politiche-di-trump--66772324\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Lobito-Katanga_corridoi-infrastrutturali-spostano-assi-regionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\nI precedenti appuntamenti con la geopolitica africana si trovano qui","28 Giugno 2025","2025-06-28 17:52:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 26/06/2025 - COSA C’ENTRA IL CORRIDOIO DI LOBITO CON LA TREGUA IN KIVU FIRMATA A WASHINGTON E COSA C’ENTRA IL CORRIDOIO DI ABRAMO CON IL NUCLEARE IRANIANO?",1751129989,[313],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[107],{"post_content":316},{"matched_tokens":317,"snippet":318,"value":319},[111,148],"rasa dei paesi nemici di \u003Cmark>Israele\u003C/mark> e antagonisti dei sauditi la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> si può affrancare perché è","Può apparire strano, ma la risposta alla domanda del titolo è Qatar. Può apparire forzata o arzigogolata e viene contestualizzato più facilmente l'apporto della petromonarchia nel discorso sviluppato da Laura Silvia Battaglia, perché il territorio che ospitava la base americana bombardata per scherzo telefonato dai pasdaran era ospitata nel sultanato di Al-Thani, e non solo perché l'argomento era adiacente alla analisi della messinscena tra grandi potenze per far accettare al resto del mondo il nuovo assetto del Sudovest asiatico voluto dagli \u003Cmark>Accordi\u003C/mark> di Abramo, escludendo l'Iran e i suoi proxy e la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> per creare una supply chain alternativa alla Belt Road Initiative; però anche in ambito centrafricano – come ci racconta Massimo Zaurrini – Doha ha ospitato i negoziati tra Repubblica democratica del Congo (Rdc) e Alleanza del fiume Congo (Afc-M23), ed è il terminale delle transazioni finanziarie derivanti dallo sfruttamento delle risorse dei Grandi Laghi, che ora vedranno gli Usa di Trump ergersi a gestori diretti delle miniere di cobalto e terre rare, che prima erano rubate alla lontana Kinshasa solo da Kagame, alleato delle potenze occidentali, attraverso le sue milizie antihutu. Peraltro anche Tsishekedi è un fiancheggiatore e grande amico di \u003Cmark>Israele\u003C/mark>, i cui imprenditori più spregiudicati hanno già operato in Rdc. Insomma affari tra autocrati, piazzisti, teocrati e fascisti in genere che pagano le popolazioni malauguratamente abitanti territori contesi tra potenti.\r\nQuindi ci troviamo di fronte a due Corridoi di merci, il cui progetto faraonico intende variare l'asse commerciale impostato da decenni, spostando i flussi che tagliano l'Africa a metà, congiungendo il porto angolano di Lobito con Beira in Mozambico o Dar es Salaam in Tanzania, Oceano Atlantico con Oceano Indiano; ma anche spostando le direttrici commerciali tra Oriente e Mediterraneo all'interno della Penisola arabica aggirando i flussi impostati un po' più a nord da Pechino e inserendo i territori controllati da \u003Cmark>Israele\u003C/mark>. A tanto ci ha portato aprire il vaso di Pandora della Guerra dei 12 giorni da un lato e la sbandierata tregua (supposta) tra Congo e Ruanda...\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nA Laura Silvia Battaglia, voce di \"Radio3Mondo\" e raffinata esperta della cultura dei paesi del Sudovest asiatico, abbiamo chiesto di inquadrare nell’ottica dei Paesi del Golfo il giudizio sulla strategia che ispira il rivolgimento dell’equilibrio nell’area: l’escalation sionista mette in scena un superamento del Diritto internazionale e del concetto di democrazia per imporre una configurazione del Vicino Oriente e dei suoi corridoi commerciali alternativi alla Bri cinese come illustrato tempo fa dallo stesso Netanyahu: annientamento dei proxy iraniani e ridimensionamento della Repubblica islamica stessa a favore della penisola arabica, alleata e complice con gli \u003Cmark>accordi\u003C/mark> di Abramo, con regimi autoritari e in funzione anticinese. La causa scatenante – il nucleare iraniano – sembra poco o nulla interessante persino nei suoi risultati (basta la narrazione presidenziale attraverso Truth, che non può essere messa in discussione), perché forse l’obiettivo vero è probabilmente un altro (magari Teheran uscirà dalla non proliferazione nucleare e non ci saranno più controlli).\r\nIl primo elemento che salta agli occhi è la centralità del Qatar, per la sua vicinanza all’Iran, per il suo coinvolgimento in ogni trattativa mondiale (Afghanistan, Palestina… Kivu), Al-Thani sempre attivo diplomaticamente e con la potenza mediatica sul mondo arabo, eppure è stato emblematicamente il primo a essere colpito dalla rappresaglia teatrale dei Turbanti. Il Qatar dipende integralmente da acquisti dall’estero, non produce nulla e la chiusura dello Stretto di Ormuz lo avrebbe soffocato.\r\nIl regime change a Tehran è nei piani israeliani (non in quelli trumpiani), ma il piano di riportare la dinastia Pahlavi al potere non potrebbe essere accettata dalla nazione civile iraniana che vive in un mondo parallelo a quello del potere detenuto che fa giochi internazionali, il potere è detenuto dai pasdaran e le città centrali sono omogenee etnicamente, ma la nazione è estesa enormemente, con un’orografia che non permette di certo un’invasione di stampo iracheno, difficile anche la frammentazione su base etnico-religiosa. La sostituzione dell’attuale regime non si riesce a immaginare da chi possa essere incarnato, perciò è difficile creare un’entità artificiale che sostituisca l’attuale sistema persiano. Benché esista una fronda interna, che però forse non è controllabile dall’esterno, o non ha ancora i mezzi e la mentalità per mettere in atto una rivolta. Solo se le forze di sicurezza solidarizzano con i rivoltosi si potrà avere un successo per il cambiamento. La stretta repressiva svilupperà nuove proteste?\r\nForse in questa tabula rasa dei paesi nemici di \u003Cmark>Israele\u003C/mark> e antagonisti dei sauditi la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> si può affrancare perché è un paese Nato e per l’abilità a fungere da cerniera tra mondi, appartenendo sia al mondo Brics che alla Nato, proponendosi come mediatore e mantenendo relazioni con tutti i protagonisti.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/4PFSoUBf2ZZ8hb79FwbPk0?si=4fbc4626a1f247f9\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/TrumpShowStayTuneOnMiddleEast.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPrecedenti trasmissioni attinenti a questo argomento si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Massimo Zaurrini, direttore di “Africa&Affari”, affrontiamo lo spostamento dell’asse commerciale dell’Africa centrale in seguito al nuovo interesse statunitense per le risorse africane in funzione anticinese.\r\nIn questo quadro si inserisce l’ennesima sceneggiata dell’amministrazione Trump che pretende di imporre una pace nel Nordest del Congo su basi e impegni uguali a quelli che da 20 anni sono divenuti carta straccia nel breve volgere di tempo, l’unica differenza è che Tshisekedi – molto legato alla finanza israeliana – ha “svenduto” il controllo delle risorse del territorio dei Grandi Laghi agli Usa in cambio della risoluzione della guerra con l’M23 e l’Alleanza del Fiume Congo, emanazione del Ruanda, alleato e partner degli anglo-americani. Quindi agli americani interessa in particolare poter sfruttare le miniere in qualche modo e dunque hanno scelto di mettere in sicurezza… i loro investimenti nella regione. Il Qatar è l'hub di arrivo delle merci e degli investimenti e per questo è coinvolto in questo quadro di tregua, essendo ormai Doha la capitale di qualunque accordo internazionale da quello siglato dal Trump.01 con i talebani.\r\nAttorno alla Repubblica democratica del Congo e alle sue ricchezze si sviluppano nuove infrastrutture utili alle nazioni africane che stano tentando di innescare uno sviluppo pieno di promesse e anche pericoli innanzitutto ambientali, ma quanto è l’interesse per gli affari occidentali? Salta all’occhio quel corridoio che, adoperando come terminal il porto angolano di Lobito, ambisce a tracciare supply chain che uniscono Oceano Indiano e Atlantico, fulcro della disputa Cina/Usa sulle merci africane, che il 26 giugno ha appena ricevuto 250 milioni ulteriori per la sua creazione da parte della UE, dopo il mezzo miliardo stanziato da Biden nel suo ultimo viaggio da presidente. Il corridoio di Lobito è bloccato dalla disputa nel Kivu migliaia di chilometri a nord del confine congoloese con lo Zambia, per cui si è operata una variante al progetto iniziale che coinvolgeva il Katanga.\r\nDella strategia fa parte anche il taglio agli USAid, alla Banca africana di sviluppo… il tutto per incentivare gli \u003Cmark>accordi\u003C/mark> bilaterali in cui Trump, il mercante, può ricattare, strappare il miglior prezzo, taglieggiare, smaramaldeggiare… gettare fumo negli occhi con la promessa di sviluppo attraverso la Dfc (U.S. Development Finance Corporation); e se si dovesse finalmente spuntare la possibilità di lavorare in loco i materiali grezzi, la devastazione ambientale sarebbe inevitabile.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/business-summit-il-mercato-africano-apprezza-le-trattative-senza-condizioni-etico-politiche-di-trump--66772324\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Lobito-Katanga_corridoi-infrastrutturali-spostano-assi-regionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\nI precedenti appuntamenti con la geopolitica africana si trovano qui",[321],{"field":76,"matched_tokens":322,"snippet":318,"value":319},[111,148],1733921019166457900,{"best_field_score":325,"best_field_weight":157,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":33,"score":326,"tokens_matched":159,"typo_prefix_score":33},"2216192507904","1733921019166457969",{"document":328,"highlight":341,"highlights":346,"text_match":349,"text_match_info":350},{"comment_count":33,"id":329,"is_sticky":33,"permalink":330,"podcastfilter":331,"post_author":332,"post_content":333,"post_date":334,"post_excerpt":39,"post_id":329,"post_modified":335,"post_thumbnail":336,"post_title":337,"post_type":141,"sort_by_date":338,"tag_links":339,"tags":340},"94268","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-12-12-2024-limplosione-della-siria-e-le-mire-neottomane-di-erdogan-il-polisario-continua-la-sua-lotta-per-i-diritti-del-popolo-saharawi/",[92],"radiokalakuta","Bastioni di Orione ritorna sulla Siria con Murat Cinar giornalista turco che vive in Italia il quale ci restituisce la prospettiva turca sugli eventi siriani a partire dalla fine degli accordi di Astana tra Russia ,Iran e Turchia che avevano sancito la divisione delle sfere d'influenza in Siria. Ormai non si potrà piu' parlare della Siria come l'abbiamo conosciuta finora ,l'instabilità è divenuta l'unica certezza , tutta la zona che va dall'Iraq al Libano passando per la Siria si sta ridisegnando verso una configurazione che prevede Israele come unica potenza militarmente dominante. L'opzione laica panaraba incarnata dal partito bath nelle sue differenti declinazioni nazionali è evaporata ,l'insurrezione jihadista di stampo salafita che aveva prevalso fra le correnti sunnite si sta trasformando per opportunismo in una fratellaza musulmana subordinata alle proiezioni strategiche neottomane della Turchia . Erdogan ha mandato un chiaro messaggio a quelle potenze che vogliono ridefinire gli equilibri in Medio Oriente sulla sua influenza con cui bisognerà inevitabilmente fare i conti anche per non rischiare di rimanere tagliato fuori dal corridoio economico e infrastruturale Imec , corridoio tra India, Medio Oriente ed Europa, annunciato a settembre 2023, che come illustrato con tanto di cartelli da Netanyahu alle Nazione Unite prevede la cancellazione di Gaza dalla mappa geografica. I curdi rischiano di subire l'attacco delle milizie filo turche in particolare dell'Esercito Nazionale Siriano che sono lo strumento con cui Erdogan vuole realizzare il suo piano di creare una zona cuscinetto ai confini della Turchia e annientare l'entità curda ,il suo timore è che nel contesto della disintegrazione dello stato siriano si possa concretizzare un entità statale curda nel nord est della Siria.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/BASTIONI-12122024-MURAT-SIRIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTorniamo a parlare della lotta per l'indipendenza del popolo saharawi con Mirca , compagna che ci racconta la sua esperienza di viaggio a Tindouf dove i rifugiati saharawi sono distribuiti in cinque accampamenti denominati wilaya , viaggio organizzato tramite la rappresentante in Italia del Polisario, Fatima Mahfud e la comunità di Sesto fiorentino. Ci viene restituita un vivace quadro delle condizioni di vita dei rifugiati ,sopratutto donne e bambini ,che nonostante le difficoltà non perdono la determinazione nella lotta e la certezza di ritornare nei propri territori occupati dal Marocco da cinquant' anni . Parliamo anche con Abdallah Salim responsabile del Polisario a Sesto fiorentino che ci parla del muro di divisione costruito dal Marocco nei territori occupati del Sahara occidentale ,lungo 2700 km e infestato da 9 milioni di mine ,molte italiane . Le condizioni dell'occupazione coloniale marocchina sono estremamente pesanti per la popolazione rimasta ,con sparizioni,torture in carcere ed arresti .La guerra è ripresa ad intermittenza mentre ormai la prospettiva del referendum ,non difesa dagli organismi internazionali ,è sfumata . Di fronte alla resistenza del Fronte Polisario il Marocco propone irricevibili progetti di autonomia all'interno dello stato marocchino , Spagna e Francia e Marocco hanno messo gli occhi sui ricchi giacimenti di fosfato e sulle concessioni per la pesca ,mentre la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha bocciato lo scorso 4 ottobre ancora una volta l'accordo commerciale tra Ue e Marocco del 2019 relativamente al territorio del Sahara Occidentale, fondamentalmente perché l’accordo e le sue integrazioni non rispettano il diritto all’autodeterminazione del popolo sahrawi, il cui parere non è stato acquisito.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/BASTIONI-12120024-SAHARAWI.mp3\"][/audio]","14 Dicembre 2024","2024-12-14 20:03:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 12/12/2024-L'IMPLOSIONE DELLA SIRIA E LE MIRE NEOTTOMANE DI ERDOGAN -IL POLISARIO CONTINUA LA SUA LOTTA PER I DIRITTI DEL POPOLO SAHARAWI",1734206603,[313],[107],{"post_content":342},{"matched_tokens":343,"snippet":344,"value":345},[55,148],"a partire dalla fine degli \u003Cmark>accordi\u003C/mark> di Astana tra Russia ,Iran e \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> che avevano sancito la divisione","Bastioni di Orione ritorna sulla Siria con Murat Cinar giornalista turco che vive in Italia il quale ci restituisce la prospettiva turca sugli eventi siriani a partire dalla fine degli \u003Cmark>accordi\u003C/mark> di Astana tra Russia ,Iran e \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> che avevano sancito la divisione delle sfere d'influenza in Siria. Ormai non si potrà piu' parlare della Siria come l'abbiamo conosciuta finora ,l'instabilità è divenuta l'unica certezza , tutta la zona che va dall'Iraq al Libano passando per la Siria si sta ridisegnando verso una configurazione che prevede \u003Cmark>Israele\u003C/mark> come unica potenza militarmente dominante. L'opzione laica panaraba incarnata dal partito bath nelle sue differenti declinazioni nazionali è evaporata ,l'insurrezione jihadista di stampo salafita che aveva prevalso fra le correnti sunnite si sta trasformando per opportunismo in una fratellaza musulmana subordinata alle proiezioni strategiche neottomane della \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> . Erdogan ha mandato un chiaro messaggio a quelle potenze che vogliono ridefinire gli equilibri in Medio Oriente sulla sua influenza con cui bisognerà inevitabilmente fare i conti anche per non rischiare di rimanere tagliato fuori dal corridoio economico e infrastruturale Imec , corridoio tra India, Medio Oriente ed Europa, annunciato a settembre 2023, che come illustrato con tanto di cartelli da Netanyahu alle Nazione Unite prevede la cancellazione di Gaza dalla mappa geografica. I curdi rischiano di subire l'attacco delle milizie filo turche in particolare dell'Esercito Nazionale Siriano che sono lo strumento con cui Erdogan vuole realizzare il suo piano di creare una zona cuscinetto ai confini della \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> e annientare l'entità curda ,il suo timore è che nel contesto della disintegrazione dello stato siriano si possa concretizzare un entità statale curda nel nord est della Siria.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/BASTIONI-12122024-MURAT-SIRIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTorniamo a parlare della lotta per l'indipendenza del popolo saharawi con Mirca , compagna che ci racconta la sua esperienza di viaggio a Tindouf dove i rifugiati saharawi sono distribuiti in cinque accampamenti denominati wilaya , viaggio organizzato tramite la rappresentante in Italia del Polisario, Fatima Mahfud e la comunità di Sesto fiorentino. Ci viene restituita un vivace quadro delle condizioni di vita dei rifugiati ,sopratutto donne e bambini ,che nonostante le difficoltà non perdono la determinazione nella lotta e la certezza di ritornare nei propri territori occupati dal Marocco da cinquant' anni . Parliamo anche con Abdallah Salim responsabile del Polisario a Sesto fiorentino che ci parla del muro di divisione costruito dal Marocco nei territori occupati del Sahara occidentale ,lungo 2700 km e infestato da 9 milioni di mine ,molte italiane . Le condizioni dell'occupazione coloniale marocchina sono estremamente pesanti per la popolazione rimasta ,con sparizioni,torture in carcere ed arresti .La guerra è ripresa ad intermittenza mentre ormai la prospettiva del referendum ,non difesa dagli organismi internazionali ,è sfumata . Di fronte alla resistenza del Fronte Polisario il Marocco propone irricevibili progetti di autonomia all'interno dello stato marocchino , Spagna e Francia e Marocco hanno messo gli occhi sui ricchi giacimenti di fosfato e sulle concessioni per la pesca ,mentre la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha bocciato lo scorso 4 ottobre ancora una volta l'accordo commerciale tra Ue e Marocco del 2019 relativamente al territorio del Sahara Occidentale, fondamentalmente perché l’accordo e le sue integrazioni non rispettano il diritto all’autodeterminazione del popolo sahrawi, il cui parere non è stato acquisito.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/BASTIONI-12120024-SAHARAWI.mp3\"][/audio]",[347],{"field":76,"matched_tokens":348,"snippet":344,"value":345},[55,148],1733921019032240000,{"best_field_score":351,"best_field_weight":157,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":33,"score":352,"tokens_matched":159,"typo_prefix_score":33},"2216192442368","1733921019032240241",{"document":354,"highlight":382,"highlights":408,"text_match":419,"text_match_info":420},{"comment_count":33,"id":355,"is_sticky":33,"permalink":356,"podcastfilter":357,"post_author":358,"post_content":359,"post_date":360,"post_excerpt":39,"post_id":355,"post_modified":361,"post_thumbnail":362,"post_title":363,"post_type":141,"sort_by_date":364,"tag_links":365,"tags":374},"94963","http://radioblackout.org/podcast/israele-usa-e-la-new-wave-dellindustria-bellica-drones-for-rojava/",[100],"bellocome","Dalla puntata del 13 gennaio 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\nISRAELE E USA NELLA NEW WAVE DELL’INDUSTRIA BELLICA\r\n\r\nGrazie ad un interessantissimo articolo pubblicato su +972 andiamo a osservare il rafforzamento delle sinergie industriali e finanziarie tra l’apparato tecnomilitare israeliano e i colossi della new wave statunitense (come Palantir e Anduril).\r\n\r\nDopo la fase “vetrina”, rappresentata dal Genocidio a Gaza, scatta la fase mostra-mercato incarnata dal vertice Defense Tech: simposio ospitato dall’Università di Tel-Aviv… dato utile da ricordare a chi sostiene che gli accordi con il mondo accademico israeliano non centrano nulla con la guerra.\r\n\r\n“Al primo vertice DefenseTech israeliano, leader aziendali e funzionari dell’esercito hanno apertamente pubblicizzato la loro collaborazione nella guerra e nella sorveglianza guidate dall’intelligenza artificiale.\r\n\r\nIl 10 dicembre, ufficiali militari israeliani, produttori di armi e venture capitalist americani si sono riuniti all’Università di Tel Aviv per il primo Summit DefenseTech (giusto per ricordarci quanto sia fondamentale interrompere le relazioni accademiche con l’entità sionista). L’evento di due giorni prevedeva panel su “Il futuro del conflitto globale”, “le Sfide di Iron Sword” (il nome dato dall’esercito israeliano allo sterminio di Gaza) e “Esplorazione dell’innovazione nella tecnologia dei droni”. Rappresentanti di Palantir, Sequoia Capital ed Elbit hanno condiviso il palco con il direttore generale del Ministero della Difesa israeliano e il capo di “Lotem”, l’unità dell’esercito dedicata ai big data e all’intelligenza artificiale. [...]”\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_DefenseTech-TelAviv.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui l’articolo in inglese\r\n\r\n \r\n\r\nINTERVISTA A UN PORTAVOCE DELLA CAMPAGNA DRONES FOR ROJAVA\r\n\r\nLa situazione per la Resistenza Kurda si fa ancora più complessa dopo la presa del potere in Siria da parte di HTS (Hay’at Tahrir al-Sham – milizie sostenute da Ankara e altri attori).\r\n\r\nSe le relazioni con il nuovo governo siriano sono complesse, quelle con la Turchia proseguono nell’essere caratterizzate da attacchi militari portati avanti da milizie jihadiste (SNA) e dal secondo esercito più grande della NATO.\r\n\r\nMentre continuano gli abbattimenti di droni a lungo raggio turchi da parte delle SDF, alcune fonti suggeriscono come queste siano possibili grazie alla fornitura di loitering munitions (droni kamikaze) iraniani.\r\n\r\nConsiderando questa cornice, andiamo a leggere un’interessante intervista pubblicata sulla rivista tedesca ND, dove si parla della campagna Drone for Rojava: raccolta di fondi e saperi affinché la resistenza kurda (SDF YPG JPG) possa dotarsi di droni FPV per contrastare la supremazia degli arsenali della Turchia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_dronesXrojava.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui l’intervista in inglese\r\n\r\n ","22 Gennaio 2025","2025-01-23 10:14:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/bcupcb_telaviv-def-tech-200x110.jpg","ISRAELE, USA E LA NEW WAVE DELL’INDUSTRIA BELLICA | DRONES FOR ROJAVA",1737553251,[366,367,368,369,370,371,372,373],"http://radioblackout.org/tag/anduril/","http://radioblackout.org/tag/droni/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/killer-robots/","http://radioblackout.org/tag/palantir/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/",[375,376,377,111,378,379,380,381],"anduril","droni","intelligenza artificiale","killer robots","Palantir","rojava","sorveglianza",{"post_content":383,"post_title":388,"tags":391},{"matched_tokens":384,"snippet":386,"value":387},[385],"ISRAELE","Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n\u003Cmark>ISRAELE\u003C/mark> E USA NELLA NEW WAVE","Dalla puntata del 13 gennaio 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n\u003Cmark>ISRAELE\u003C/mark> E USA NELLA NEW WAVE DELL’INDUSTRIA BELLICA\r\n\r\nGrazie ad un interessantissimo articolo pubblicato su +972 andiamo a osservare il rafforzamento delle sinergie industriali e finanziarie tra l’apparato tecnomilitare israeliano e i colossi della new wave statunitense (come Palantir e Anduril).\r\n\r\nDopo la fase “vetrina”, rappresentata dal Genocidio a Gaza, scatta la fase mostra-mercato incarnata dal vertice Defense Tech: simposio ospitato dall’Università di Tel-Aviv… dato utile da ricordare a chi sostiene che gli \u003Cmark>accordi\u003C/mark> con il mondo accademico israeliano non centrano nulla con la guerra.\r\n\r\n“Al primo vertice DefenseTech israeliano, leader aziendali e funzionari dell’esercito hanno apertamente pubblicizzato la loro collaborazione nella guerra e nella sorveglianza guidate dall’intelligenza artificiale.\r\n\r\nIl 10 dicembre, ufficiali militari israeliani, produttori di armi e venture capitalist americani si sono riuniti all’Università di Tel Aviv per il primo Summit DefenseTech (giusto per ricordarci quanto sia fondamentale interrompere le relazioni accademiche con l’entità sionista). L’evento di due giorni prevedeva panel su “Il futuro del conflitto globale”, “le Sfide di Iron Sword” (il nome dato dall’esercito israeliano allo sterminio di Gaza) e “Esplorazione dell’innovazione nella tecnologia dei droni”. Rappresentanti di Palantir, Sequoia Capital ed Elbit hanno condiviso il palco con il direttore generale del Ministero della Difesa israeliano e il capo di “Lotem”, l’unità dell’esercito dedicata ai big data e all’intelligenza artificiale. [...]”\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_DefenseTech-TelAviv.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui l’articolo in inglese\r\n\r\n \r\n\r\nINTERVISTA A UN PORTAVOCE DELLA CAMPAGNA DRONES FOR ROJAVA\r\n\r\nLa situazione per la Resistenza Kurda si fa ancora più complessa dopo la presa del potere in Siria da parte di HTS (Hay’at Tahrir al-Sham – milizie sostenute da Ankara e altri attori).\r\n\r\nSe le relazioni con il nuovo governo siriano sono complesse, quelle con la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> proseguono nell’essere caratterizzate da attacchi militari portati avanti da milizie jihadiste (SNA) e dal secondo esercito più grande della NATO.\r\n\r\nMentre continuano gli abbattimenti di droni a lungo raggio turchi da parte delle SDF, alcune fonti suggeriscono come queste siano possibili grazie alla fornitura di loitering munitions (droni kamikaze) iraniani.\r\n\r\nConsiderando questa cornice, andiamo a leggere un’interessante intervista pubblicata sulla rivista tedesca ND, dove si parla della campagna Drone for Rojava: raccolta di fondi e saperi affinché la resistenza kurda (SDF YPG JPG) possa dotarsi di droni FPV per contrastare la supremazia degli arsenali della \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_dronesXrojava.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui l’intervista in inglese\r\n\r\n ",{"matched_tokens":389,"snippet":390,"value":390},[385],"\u003Cmark>ISRAELE\u003C/mark>, USA E LA NEW WAVE DELL’INDUSTRIA BELLICA | DRONES FOR ROJAVA",[392,394,396,398,400,402,404,406],{"matched_tokens":393,"snippet":375,"value":375},[],{"matched_tokens":395,"snippet":376,"value":376},[],{"matched_tokens":397,"snippet":377,"value":377},[],{"matched_tokens":399,"snippet":227,"value":227},[111],{"matched_tokens":401,"snippet":378,"value":378},[],{"matched_tokens":403,"snippet":379,"value":379},[],{"matched_tokens":405,"snippet":380,"value":380},[],{"matched_tokens":407,"snippet":381,"value":381},[],[409,411,417],{"field":76,"matched_tokens":410,"snippet":386,"value":387},[385],{"field":22,"indices":412,"matched_tokens":413,"snippets":415,"values":416},[159],[414],[111],[227],[227],{"field":295,"matched_tokens":418,"snippet":390,"value":390},[385],1731669220158079000,{"best_field_score":421,"best_field_weight":157,"fields_matched":159,"num_tokens_dropped":33,"score":422,"tokens_matched":159,"typo_prefix_score":33},"1116681273344","1731669220158079091",6637,{"collection_name":141,"first_q":19,"per_page":86,"q":19},22,["Reactive",427],{},["Set"],["ShallowReactive",430],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fyDnk51biPvKsaA9_AMPkg6XWd05uq-xUWLmCMf7Tujc":-1},true,"/search?query=accordi+Turchia-Israele"]