","Siccità globale: effetti, cause e responsabilità","post",1463848097,[61,62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/acqua-potabile/","http://radioblackout.org/tag/cambiamento-climatico/","http://radioblackout.org/tag/cop21/","http://radioblackout.org/tag/el-nino/","http://radioblackout.org/tag/flussi-migratori/","http://radioblackout.org/tag/siccita/","http://radioblackout.org/tag/trivelle/",[28,69,20,26,30,24,22],"cambiamento climatico",{"post_content":71,"tags":76},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"potabile","peggiore è la mancanza dell'acqua \u003Cmark>potabile\u003C/mark>. L'acqua esiste copiosa, ma in","Comincia a essere abbondante la letteratura sul web relativa alla spaventosa siccità indotta dal Niño, tra i meglio informati e validi analisti c'è C. Alessandro Mauceri, che abbiamo interpellato per percorrere insieme il periplo del mondo alla scoperta dei disastri in corso a causa dei cambiamenti climatici.\r\nIl World Economic Forum, svoltosi a gennaio scorso, ha indicato la mancanza d’acqua come uno dei tre maggiori rischi e causa di danni alle persone e alle economie nel prossimo decennio (insieme ai cambiamenti climatici e alle migrazione di massa). E in alcune aree del pianeta, come, ad esempio in Siria, questi tre fenomeni si stanno verificando contemporaneamente: infatti l'argomento migrazione è quello più dibattuto al mondo in questo periodo, ma le cause ambientali stanno producendo più flussi migratori di quelle belliche… e sicuramente questi migranti saranno rubricati tra quelli da respingere in quanto la loro etichetta elettorale è di \"migranti economici\". Respinti in un paesaggio di distruzione di guerra senza che ci sia una guerra.\r\nQuest'anno El Niño è stato collegato alle peggiori inondazioni degli ultimi 50 anni in Paraguay, Argentina, Uruguay e Brasile che hanno costretto più di 150.000 persone a fuggire dalle loro case. Persino negli Stati Uniti, 13 persone sono morte nello stato americano del Missouri a causa di fiumi in piena; carestie ed epidemie in tutto il mondo e specialmente in paesi già segnati dalla guerra civile come Siria, Sud Sudan e Yemen. Si stima che la scarsità di cibo raggiungerà il suo picco in Sud Africa proprio quest'anno. In Malawi il presidente Mutharika ha dichiarato lo stato di catastrofe naturale a causa della terribile siccità che si protrae da oltre un anno.In Etiopia quest’anno 10,2 milioni di persone necessiteranno di assistenza umanitaria, per un costo complessivo di 1,4 miliardi di dollari.\r\nIl problema peggiore è la mancanza dell'acqua \u003Cmark>potabile\u003C/mark>. L'acqua esiste copiosa, ma in Cina per esempio l'80 per cento non è \u003Cmark>potabile\u003C/mark>: inquinata nel sottosuolo; nel mondo circa 500 milioni di persone non hanno accesso all’acqua \u003Cmark>potabile\u003C/mark> per tutto l’anno; entro il 2040 saranno 33 i paesi che si troveranno ad affrontare una situazione di elevato stress idrico; di questi quattordici si trovano in Medio Oriente; per produrre 1 kg di carne di manzo sono necessari oltre 15.000 litri d’acqua (quasi tutti utilizzati per irrigare le colture che servono per alimentare il bestiame) e negli ultimi decenni l'alimentazione è mutata, aumentando enormemente il consumo di carne. Ma anche l'acqua degli oceani e le correnti mediterranee subiscono eutrofizzazione e quindi soffocano la vita contenuta: sono state rilevate morie di pesci un po' dovunque nel mondo, tonnellate di sardine trovate morte nelle acque cilene a marzo, e di aringhe in quelle norvegesi a gennaio, per esempio.\r\nIn India le temperature elevate hanno causato centinaia di vittime: in questi giorni il record di 51° celsius. Sono almeno trecento le persone morte in India nelle ultime settimane a causa del caldo; durante manifestazioni migliaia di persone hanno attaccato e sabotato un impianto di rifornimento idrico che fornisce l’acqua a Delhi. Nel paese la grave siccità ha decimato le coltivazioni e lasciato almeno 330 milioni di indiani senza sufficiente \u003Cmark>acqua\u003C/mark>. Alla mutazione ambientale si sommano la mancanza di pianificazione del governo, la privatizzazione aziendale, e l'enorme quantità di rifiuti industriali e umani (oltre all'incidenza del livello di corruzione dilagante). Una situazione che secondo molti è destinata a peggiorare non solo a causa delle condizioni climatiche ma anche a causa dell’aumento della popolazione (si prevede un aumento a 1,6 miliardi entro il 2050). La scarsità idrica globale è destinata a diventare, nel prossimo futuro, uno dei temi caldi del conflitto politico nazionale. Non bisogna dimenticare che l’India, sebbene sia uno dei paesi con la maggiore responsabilità per l’aumento delle temperature a livello globale non ha ratificato gli accordi del COP21 sottoscritti a Novembre 2015. Ma nessuno in realtà ha realmente ratificato quegli accordi, nonostante il tanto sbandierato successo dell'incontro, che ha bruciato e continua a bruciare denaro inutilmente in incontri asfittici che accompagneranno la melina degli stati per nulla intenzionati a diminuire le emissioni fino al Cop22 marocchino di novembre prossimo…\r\nAlessandro scrive su molte riviste on line come Notizie geopolitiche, Dazebao, Frontierenews… ascoltate questa interessante chiacchierata con lui:\r\nMauceri",[77,81,83,85,87,89,91],{"matched_tokens":78,"snippet":80},[79,73],"acqua","\u003Cmark>acqua\u003C/mark> \u003Cmark>potabile\u003C/mark>",{"matched_tokens":82,"snippet":69},[],{"matched_tokens":84,"snippet":20},[],{"matched_tokens":86,"snippet":26},[],{"matched_tokens":88,"snippet":30},[],{"matched_tokens":90,"snippet":24},[],{"matched_tokens":92,"snippet":22},[],[94,99],{"field":35,"indices":95,"matched_tokens":96,"snippets":98},[47],[97],[79,73],[80],{"field":100,"matched_tokens":101,"snippet":74,"value":75},"post_content",[73],1157451471441625000,{"best_field_score":104,"best_field_weight":105,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":106,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":108,"highlight":131,"highlights":151,"text_match":162,"text_match_info":163},{"cat_link":109,"category":110,"comment_count":47,"id":111,"is_sticky":47,"permalink":112,"post_author":50,"post_content":113,"post_date":114,"post_excerpt":53,"post_id":111,"post_modified":115,"post_thumbnail":116,"post_thumbnail_html":117,"post_title":118,"post_type":58,"sort_by_date":119,"tag_links":120,"tags":126},[44],[46],"87129","http://radioblackout.org/2024/02/pfas-acqua-potabile-contaminata-in-citta-metropolitana-e-in-val-susa/","E' uscito da pochi giorni il nuovo rapporto di Greenpeace in merito ai dati sui cosiddetti \"inquinanti eterni\": i pfas, i quali contaminano le acque di ben più di 70 comuni nel territorio della città metropolitana di Torino e della Val Susa. Queste particelle, una volta immesse in natura sono impossibili da degradare, alcune di esse si accumulano nel nostro corpo causando problemi per la salute, essendo cancerogene.\r\n\r\nL'operazione di Greenpeace è stata quella di accedere agli atti per verificare la percentuale di queste particelle nell'acqua potabile e il risultato è stato piuttosto sorprendente, infatti la presenza di queste sostanze non riguarda soltanto l'alessandrino, zona in cui da anni è stata denunciata la responsabilità dell'azienda Solvay nell'aver inquinato le falde acquifere, ma molti comuni della città metropolitana di Torino e della Val Susa. L'Asl e Smat hanno fornito i dati secondo cui 125mila cittadini piemontesi hanno ricevuto nelle loro case acqua con almeno una sostanza cancerogena.\r\n\r\nCome sottolinea Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, in base ai dati non è semplice ricostruire l'origine della contaminazione perché i pfas sono sostanze non regolamentate e in circolazione da più di 70 anni, ma in alcune fonti si possono riconoscere una causa, ad esempio le discariche, i trattamenti di acque reflue o aziende, come la Solvay. Il caso della Val Susa è particolare essendo un'area montana e poco industrializzata, dunque sarà fondamentale chiedere approfondimenti urgenti da parte degli enti preposti, come l'Arpa, in quanto occorre intervenire all'origine della contaminazione. In questo territorio è immediato il collegamento con la forte presenza dei cantieri della devastazione del tav, in questo senso occorrerà individuare chi dovrà incaricarsi di verificare la questione andando a sottolineare la responsabilità politica di chi ha il dovere di tutelare la salute pubblica, ossia la Regione Piemonte.\r\n\r\nAi microfoni Giuseppe Ungherese\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Pfas-greenpeace-2024_02_08_2024.02.08-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","9 Febbraio 2024","2024-02-09 09:29:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"158\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-300x158.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-300x158.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-1024x538.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-768x403.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2.jpeg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Pfas: acqua potabile contaminata in città metropolitana e in Val Susa.",1707470970,[121,122,123,124,125],"http://radioblackout.org/tag/acqua-pubblica/","http://radioblackout.org/tag/inquinamento/","http://radioblackout.org/tag/pfas/","http://radioblackout.org/tag/tav/","http://radioblackout.org/tag/val-susa/",[15,127,128,129,130],"inquinamento","pfas","tav","val susa",{"post_content":132,"post_title":136,"tags":139},{"matched_tokens":133,"snippet":134,"value":135},[73],"percentuale di queste particelle nell'acqua \u003Cmark>potabile\u003C/mark> e il risultato è stato","E' uscito da pochi giorni il nuovo rapporto di Greenpeace in merito ai dati sui cosiddetti \"inquinanti eterni\": i pfas, i quali contaminano le acque di ben più di 70 comuni nel territorio della città metropolitana di Torino e della Val Susa. 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Di un’area metropolitana dove in pochi minuti sono scomparse tutte le infrastrutture. Parliamo di paesi senza luce, senza sanificazione, senza acqua potabile e alcuni direttamente senza acqua. Le strade bloccate dalle macchine trascinate dalla corrente e dal fango. Le informazioni non arrivano.\r\nIl governo della generalitat di Carlos Mazón ha completamente abbandonato le sue funzioni durante alcune ore determinanti. Di fatto non ha attivato alcun piano di salvataggio della popolazione, che sarebbe dovuto essere un piano di paralisi di ogni attività, chiusura delle scuole e dei luoghi di lavoro. Tantissimi si sono trovati intrappolati in cantine, nelle strade con le macchine, nei posti di lavoro. Sappiamo come funziona il capitale, il capitale non può mai fermarsi: e per l’appunto, gli imprenditori hanno tenuto le persone al lavoro finché la situazione non è diventata insostenibile. Non a caso, la zona più colpita è una zona ad alta densità industriale, con una rete stradale fittissima e un flusso di gente enorme. Molte persone sono rimaste intrappolate nel traffico o lavorando nelle diverse industrie.\r\n\r\nLe persone che sono del movimento o stanno in un tessuto associativo si sono mobilitate immediatamente, creando canali di autorganizzazione, spesso su Telegram, Instagram e Whatsapp. Quella che si è data come una prima reazione di aiuto dal basso, soprattutto nelle zone più abbandonate da pompieri e servizi di emergenza, si è già convertita in episodi di protesta spontanei, come la contestazione di Paiporta alla visita del re di Spagna, insieme a Sanchez e allo stesso Mazon - ai quali sono stati lanciati fango e oggetti.\r\n\r\nI politici devono pagare e ciò che è stato distrutto è da ricostruire, ma non come prima. Valencia può rinascere solo con un controllo popolare di infrastrutture che vanno rese pubbliche, delle unità di emergenza in grado di occuparsi di una situazione climatica che si ripeterà, la consapevolezza che senza un modello di decrescita, di riduzione, di ripartizione e di anteposizione dei servizi collettivi a quelli individuali - altrimenti si continuerà a morire.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/entrevista-paisos-catalans-doppiatura-definitivo.mp3\"][/audio]","9 Novembre 2024","2024-11-09 20:46:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/reyespanajpg-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/reyespanajpg-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/reyespanajpg-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/reyespanajpg.jpg 642w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Valencia. 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E lo fanno erogando prestiti e finanziamenti alle aziende coinvolte più o meno direttamente nell’occupazione (da Airbnb a Caterpillar, dall’impresa di costruzioni israeliana Ashtrom a quella di telecomunicazioni Altice) oppure acquisendo azioni e obbligazioni di queste società.\r\n\r\nSecondo le stime contenute nell’edizione 2023 del rapporto “Don’t buy into occupation” pubblicato lo scorso dicembre, tra gennaio 2020 e agosto 2023 sono state 776 le istituzioni finanziarie europee che hanno intrattenuto rapporti finanziari con 51 imprese attivamente coinvolte negli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania. Durante il periodo analizzato, sono stati erogati 164,2 miliardi di dollari sotto forma di prestiti e di sottoscrizioni. Inoltre, ad agosto 2023, gli investitori europei detenevano anche 144,7 miliardi di dollari in azioni e obbligazioni di queste società .\r\n\r\nNe parliamo con Ilaria Sesana di Altraeconomia.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ILARIA-SASINI-INFO-22012024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n*************************************************************************************************************************\r\n\r\n \r\n\r\nPubblichiamo inoltre un articolo tradotto dal magazine israeliano +972 che illustra come Israele, a Gaza, abbia trasformato l’acqua in un’arma di distruzione di massa. Negando ai palestinesi l’acqua potabile dall’inizio della guerra, Israele ha creato una crisi sanitaria senza precedenti e rischia di causare danni ecologici irreversibili.\r\n+972 Magazine è una rivista online indipendente e senza scopo di lucro gestita da un gruppo di giornalisti palestinesi e israeliani. Il nome del sito deriva dal prefisso telefonico del paese che può essere utilizzato per chiamare in tutto Israele-Palestina.\r\nQui l'articolo originale.\r\n\r\nDi Nancy Murray e Amahl Bishara, 16 gennaio 2024\r\n\r\nA novembre, a solo un mese dall’inizio dell’assalto israeliano a Gaza che ha ormai superato i 100 giorni, Pedro Arrojo-Agudo, un relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, ha avvertito che Israele “deve smettere di usare l’acqua come arma di guerra”. “Ogni ora che passa mentre Israele impedisce la fornitura di acqua potabile sicura nella Striscia di Gaza, in aperta violazione del diritto internazionale, mette gli abitanti di Gaza a rischio di morire di sete e di malattie legate alla mancanza di acqua potabile”, ha dichiarato. Il bilancio delle vittime derivante dalla mancanza d’acqua e il suo impatto sulla salute pubblica, potrebbe superare quello dello stesso bombardamento israeliano.\r\n\r\nNegare l’acqua a Gaza è stata una tattica chiave della guerra fin dall’inizio, con Israele che ha chiuso i tubi che rifornivano l’enclave il 7 ottobre. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato che Israele stava “imponendo un assedio completo a Gaza. Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante. Tutto è chiuso. Stiamo combattendo gli animali umani e ci comportiamo di conseguenza”. L’uso dell’acqua come arma è riconosciuto nell’accusa del Sud Africa – ascoltata la settimana scorsa dalla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) – secondo cui l’assalto di Israele a Gaza equivale al crimine di genocidio. Questa accusa è stata avanzata anche da altri studiosi ed esponenti dei diritti umani, tra cui Craig Mokhiber, l'ex direttore dell'ufficio di New York dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, nella sua lettera di dimissioni in ottobre. La privazione dell’acqua e la distruzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie fanno da tempo parte dello sforzo israeliano, sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania, “per rendere il processo quotidiano di vita, e di vita dignitosa, più difficile per la popolazione civile”, come ha affermato una missione conoscitiva delle Nazioni Unite nel 2009. Le passate operazioni militari israeliane in entrambi questi territori occupati hanno portato anche alla distruzione delle risorse idriche. E per decenni, Israele ha utilizzato l’accaparramento dell’acqua per espropriare i palestinesi della loro terra , impedendo l’agricoltura palestinese in Cisgiordania e per i palestinesi all’interno di Israele. Ma l’utilizzo dell’acqua da parte di Israele nel quadro della sua attuale offensiva sulla Striscia di Gaza è su una scala completamente diversa, con la capacità di causare una crisi sanitaria pubblica senza precedenti e un danno ecologico irreversibile. La dipendenza quasi totale di Gaza da Israele per l’acqua e l’energia la rende particolarmente vulnerabile all’uso militare delle risorse di base.\r\n\r\nCirca il 30% dell’approvvigionamento idrico di Gaza viene generalmente acquistato da Israele, mentre il resto dipende dall’elettricità e dal carburante – di cui anche Israele controlla l’ingresso – per la depurazione. Dall’inizio della guerra, il rafforzamento dell’assedio e dei bombardamenti da parte di Israele hanno causato una massiccia carenza di approvvigionamento idrico. Il 14 ottobre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che l’interruzione dell’elettricità significava che non c’era energia sufficiente per far funzionare i pozzi d’acqua, gli impianti di desalinizzazione e depurazione e i servizi igienico-sanitari. Ha inoltre riferito che gli attacchi israeliani avevano danneggiato sei pozzi d’acqua, tre stazioni di pompaggio dell’acqua, un serbatoio d’acqua e un impianto di desalinizzazione che serve oltre 1,1 milioni di persone. L’UNICEF, che aveva aperto l’impianto di desalinizzazione nel 2017, ha dichiarato che le persone erano costrette a bere acqua salata proveniente dal mare, che era ulteriormente contaminata da grandi quantità di acque reflue non trattate scaricate in mare ogni giorno. Entro due settimane dall’inizio della guerra, l’OCHA(coordinamento per gli affari umanitari Onu) stimava il consumo di acqua pro capite a Gaza – per bere, cucinare e per l’igiene – a soli 3 litri al giorno, mentre coloro che si stipavano nei rifugi delle Nazioni Unite avevano accesso a solo 1 litro al giorno; Gli standard internazionali raccomandano almeno 15 litri a persona ogni giorno. E con l’acqua in bottiglia non disponibile e i grandi impianti di desalinizzazione non funzionanti, l’OCHA ha scritto: “Le persone sono ricorse al consumo di acqua estratta dai pozzi agricoli, aumentando l’esposizione a pesticidi e altri prodotti chimici, esponendo la popolazione al rischio di morte o di epidemia di malattie infettive”. 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La dichiarazione sudafricana rileva inoltre che il Relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’acqua avrebbe paragonato questo piano israeliano alla mitica “salatura” romana dei campi di Cartagine, che mirava a impedire la crescita dei raccolti e a rendere il territorio inabitabile. L’accesso all’acqua pulita è fondamentale per scongiurare carestie e malattie, e con la massiccia distruzione delle infrastrutture idriche a Gaza – comprese le linee di approvvigionamento potabile, le stazioni di pompaggio e i pozzi – una catastrofe umanitaria in piena regola è in corso . Questa situazione è descritta nelle parole della petizione sudafricana all’ICJ (INTERNATIONAL COURT OF JUSTICE ): “Queste condizioni – deliberatamente imposte da Israele – sono calcolate per provocare la distruzione del gruppo palestinese a Gaza”. In effetti, gli esperti di sanità pubblica avvertono che mezzo milione di persone – un quarto della popolazione di Gaza – potrebbe morire di malattie entro un anno. \r\n\r\n \r\n\r\n ","22 Gennaio 2024","Tra gennaio 2020 e agosto 2023 banche, fondi pensione e assicurazioni hanno intrattenuto rapporti con oltre 50 imprese coinvolte negli insediamenti illegali in Cisgiordania.","2024-01-22 17:07:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/INFO-220224-ISRAELE-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"172\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/INFO-220224-ISRAELE-300x172.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/INFO-220224-ISRAELE-300x172.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/INFO-220224-ISRAELE.jpg 750w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LA FINANZA CHE SOSTIENE L'ECONOMIA COLONIALE ISRAELIANA",1705934317,[215,216,217],"http://radioblackout.org/tag/banche/","http://radioblackout.org/tag/boicottaggio/","http://radioblackout.org/tag/territori-occupati/",[219,220,221],"banche","boicottaggio","Territori occupati",{"post_content":223},{"matched_tokens":224,"snippet":225,"value":226},[79,73],"Israele impedisce la fornitura di \u003Cmark>acqua\u003C/mark> \u003Cmark>potabile\u003C/mark> sicura nella Striscia di Gaza,","Le istituzioni finanziarie europee, siano esse banche, compagnie assicurative e fondi pensione, svolgono un ruolo fondamentale per garantire il funzionamento, la sostenibilità e l’espansione delle colonie israeliane nei Territori palestinesi occupati. E lo fanno erogando prestiti e finanziamenti alle aziende coinvolte più o meno direttamente nell’occupazione (da Airbnb a Caterpillar, dall’impresa di costruzioni israeliana Ashtrom a quella di telecomunicazioni Altice) oppure acquisendo azioni e obbligazioni di queste società.\r\n\r\nSecondo le stime contenute nell’edizione 2023 del rapporto “Don’t buy into occupation” pubblicato lo scorso dicembre, tra gennaio 2020 e agosto 2023 sono state 776 le istituzioni finanziarie europee che hanno intrattenuto rapporti finanziari con 51 imprese attivamente coinvolte negli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania. Durante il periodo analizzato, sono stati erogati 164,2 miliardi di dollari sotto forma di prestiti e di sottoscrizioni. Inoltre, ad agosto 2023, gli investitori europei detenevano anche 144,7 miliardi di dollari in azioni e obbligazioni di queste società .\r\n\r\nNe parliamo con Ilaria Sesana di Altraeconomia.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ILARIA-SASINI-INFO-22012024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n*************************************************************************************************************************\r\n\r\n \r\n\r\nPubblichiamo inoltre un articolo tradotto dal magazine israeliano +972 che illustra come Israele, a Gaza, abbia trasformato l’acqua in un’arma di distruzione di massa. Negando ai palestinesi l’acqua \u003Cmark>potabile\u003C/mark> dall’inizio della guerra, Israele ha creato una crisi sanitaria senza precedenti e rischia di causare danni ecologici irreversibili.\r\n+972 Magazine è una rivista online indipendente e senza scopo di lucro gestita da un gruppo di giornalisti palestinesi e israeliani. Il nome del sito deriva dal prefisso telefonico del paese che può essere utilizzato per chiamare in tutto Israele-Palestina.\r\nQui l'articolo originale.\r\n\r\nDi Nancy Murray e Amahl Bishara, 16 gennaio 2024\r\n\r\nA novembre, a solo un mese dall’inizio dell’assalto israeliano a Gaza che ha ormai superato i 100 giorni, Pedro Arrojo-Agudo, un relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’acqua \u003Cmark>potabile\u003C/mark> e ai servizi igienico-sanitari, ha avvertito che Israele “deve smettere di usare l’acqua come arma di guerra”. “Ogni ora che passa mentre Israele impedisce la fornitura di \u003Cmark>acqua\u003C/mark> \u003Cmark>potabile\u003C/mark> sicura nella Striscia di Gaza, in aperta violazione del diritto internazionale, mette gli abitanti di Gaza a rischio di morire di sete e di malattie legate alla mancanza di \u003Cmark>acqua\u003C/mark> \u003Cmark>potabile”\u003C/mark>, ha dichiarato. Il bilancio delle vittime derivante dalla mancanza d’acqua e il suo impatto sulla salute pubblica, potrebbe superare quello dello stesso bombardamento israeliano.\r\n\r\nNegare l’acqua a Gaza è stata una tattica chiave della guerra fin dall’inizio, con Israele che ha chiuso i tubi che rifornivano l’enclave il 7 ottobre. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato che Israele stava “imponendo un assedio completo a Gaza. Niente elettricità, niente cibo, niente \u003Cmark>acqua\u003C/mark>, niente carburante. Tutto è chiuso. Stiamo combattendo gli animali umani e ci comportiamo di conseguenza”. L’uso dell’acqua come arma è riconosciuto nell’accusa del Sud Africa – ascoltata la settimana scorsa dalla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) – secondo cui l’assalto di Israele a Gaza equivale al crimine di genocidio. Questa accusa è stata avanzata anche da altri studiosi ed esponenti dei diritti umani, tra cui Craig Mokhiber, l'ex direttore dell'ufficio di New York dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, nella sua lettera di dimissioni in ottobre. La privazione dell’acqua e la distruzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie fanno da tempo parte dello sforzo israeliano, sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania, “per rendere il processo quotidiano di vita, e di vita dignitosa, più difficile per la popolazione civile”, come ha affermato una missione conoscitiva delle Nazioni Unite nel 2009. Le passate operazioni militari israeliane in entrambi questi territori occupati hanno portato anche alla distruzione delle risorse idriche. E per decenni, Israele ha utilizzato l’accaparramento dell’acqua per espropriare i palestinesi della loro terra , impedendo l’agricoltura palestinese in Cisgiordania e per i palestinesi all’interno di Israele. Ma l’utilizzo dell’acqua da parte di Israele nel quadro della sua attuale offensiva sulla Striscia di Gaza è su una scala completamente diversa, con la capacità di causare una crisi sanitaria pubblica senza precedenti e un danno ecologico irreversibile. La dipendenza quasi totale di Gaza da Israele per l’acqua e l’energia la rende particolarmente vulnerabile all’uso militare delle risorse di base.\r\n\r\nCirca il 30% dell’approvvigionamento idrico di Gaza viene generalmente acquistato da Israele, mentre il resto dipende dall’elettricità e dal carburante – di cui anche Israele controlla l’ingresso – per la depurazione. Dall’inizio della guerra, il rafforzamento dell’assedio e dei bombardamenti da parte di Israele hanno causato una massiccia carenza di approvvigionamento idrico. Il 14 ottobre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che l’interruzione dell’elettricità significava che non c’era energia sufficiente per far funzionare i pozzi d’acqua, gli impianti di desalinizzazione e depurazione e i servizi igienico-sanitari. Ha inoltre riferito che gli attacchi israeliani avevano danneggiato sei pozzi d’acqua, tre stazioni di pompaggio dell’acqua, un serbatoio d’acqua e un impianto di desalinizzazione che serve oltre 1,1 milioni di persone. L’UNICEF, che aveva aperto l’impianto di desalinizzazione nel 2017, ha dichiarato che le persone erano costrette a bere \u003Cmark>acqua\u003C/mark> salata proveniente dal mare, che era ulteriormente contaminata da grandi quantità di acque reflue non trattate scaricate in mare ogni giorno. 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Fino a poco tempo prima la rete era approvvigionata attraverso il lago Camastra, invaso artificiale, oggi prosciugato. E' paradossale che la Regione sia ricca di acqua e sorgenti, ma per la maggior parte, questa risorsa viene dirottata su altri territori. Tornando indietro nel tempo, come sottolinea Rosario Gigliotti di Acqua Pubblica, questa crisi sarebbe potuta essere prevedibile ma qualche periodo di pioggia ha permesso di chiudere gli occhi agli enti responsabili della gestione dell'acqua e alle istituzioni rimandando un intervento strutturale necessario relativamente alle dighe, alla rete e ai pozzi. 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Ovvero di quanta acqua potrà usufruire l’agricoltura la prossima estate senza che vengano intaccate la produzione idroelettrica e l’uso potabile. «Per noi è fondamentale – ribadisce il numero uno di Coldiretti – anche perché lo scorso anno i tre metri cubi al secondo che Iren ci ha concesso aprendo i suoi invasi in Valle Orco sono stati vitali per far sopravvivere la pianura».\r\n\r\n«Quello che noi auspichiamo, in caso di un’emergenza idrica che è abbastanza reale è di poter contare sulla risorsa dei Lago della Rossa o del Lago di Malciaussia, tanto per fare solo due esempi – termina Mecca Cici - Ma nel Torinese esistono 23 grandi derivazioni che, in maniera più o meno consistente, potrebbero salvarci».\r\n\r\nQuesta proposta apre alcune riflessioni importanti rispetto alla soluzione degli invasi e al coinvolgimento degli interessi di imprese private e multiutility dell'energia nella gestione di un bene primario ed essenziale come l'acqua.\r\n\r\nMessico.\r\n\r\nAlcune compagne della radio comunitaria di Santa Maria Zacatepec a Puebla raccontano la lotta delle guardiane del fiume Metlapanapa per la difesa dell'acqua e della terra, contro le industrie e la loro opera di devastazione del territorio attraverso lo scarico dei rifiuti tossici nelle acque del fiume. Grazie alla loro lotta, nel marzo 2021 insieme alle comunità vicine, è stata occupata la fabbrica Bonafont (Danone) che estraeva e imbottigliava acqua. In queste settimane si è tenuta la seconda assemblea nazionale per l'acqua e per la vita convocata dalla comunità indigena Otomì nello stato del Queretaro. I due giorni di assemblea nella comunità di Santiago Mexquititlán hanno visto la partecipazione di 500 persone, di oltre 100 organizzazioni diverse che nei propri territori lottano contro le multinazionali che saccheggiano l'acqua, contro il mercato immobiliare e l'accaparramento delle terre, contro il turismo che sfrutta le tradizioni e le risorse dei popoli.\r\n\r\nItalia, Torino.\r\n\r\nAttraverso l'intervista a Mariangela Rosolen del Comitato Acqua Pubblica Torino abbiamo analizzato alcuni elementi che derivano dal DDL Concorrenza, di cui ricordiamo i punti principali :\r\n\r\n \tIl decreto delegato della Legge sulla Concorrenza rilancia le privatizzazioni\r\n \tVarato dal Governo Draghi dimissionario il 16 settembre 2022, una settimana prima del voto, il decreto delegato di riordino dei servizi pubblici locali, si configura chiaramente come un “eccesso di delega” che non può in alcun modo essere accettato.\r\n \tDiscendente dalla Legge delega sulla concorrenza n. 118 del 5 agosto 2022, questo decreto esclude la possibilità per le aziende speciali di gestire i servizi a rete, ammessa dalla legislazione europea, dalla stessa legge delega e mai messa in discussione in Parlamento; reintroduce l’obbligo degli Enti Locali che scelgono l’autoproduzione dei servizi, di giustificare le ragioni del mancato ricorso al mercato, dizione espunta nel corso del precedente dibattito parlamentare; stabilisce che tale relazione debba essere inviata all’Osservatorio per i servizi pubblici locali, ripristinando per questa via una “supervisione” nazionale che era stata esclusa in corso d’opera nella discussione del Parlamento.\r\n\r\nFrancia, Soulevement de la Terre.\r\n\r\nIl movimento nato da due anni in Francia si occupa di mettere in rete le più varie lotte territoriali che si battono contro grandi opere inutili, contro progetti dannosi per l'ambiente, contro la cementificazione e contro il business dell'angroindustria. In particolar modo è interessante la lotta contro i progetti di grandi bacini idrici che andrebbero a prosciugare l'acqua direttamente dalle falde acquifere per riempire enormi vasche interrate che dovrebbero servire la rete di irrigazione delle grandi industrie dell'agricoltura. Questo implica conseguenze gravi sia sul piano della devastazione ambientale, l'inefficacia nel trovare soluzioni alla siccità e imporrebbe un accesso differenziale all'acqua per chi lavora la terra e vive di agricoltura. In questo senso è molto importante la composizione rurale e agricola che ha preso parte al movimento e che si organizza, nonostante le differenti pratiche, con movimenti e esperienze che derivano dalla tradizione autonoma e dalla Zad.\r\n\r\nIn questo momento in tour in Italia per invitare alla partecipazione alla manifestazione nazionale del 25 marzo a Poitu proprio a difesa dell'acqua.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/Acqua-e-siccita-2023_02_23_2023.02.23-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAppuntamento al Campus Luigi Einaudi a Torino venerdì 24 febbraio ore 17.30 per un incontro con una delegazione di Soulevement de la Terre.","23 Febbraio 2023","2023-02-23 16:05:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/prorrxy-image-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"188\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/prorrxy-image-300x188.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/prorrxy-image-300x188.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/prorrxy-image-1024x640.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/prorrxy-image-768x480.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/prorrxy-image.jpeg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Allarme siccità: giro del mondo tra le lotte per l'acqua.",1677168266,[294,121,295,296],"http://radioblackout.org/tag/acqua-bene-comune/","http://radioblackout.org/tag/messico/","http://radioblackout.org/tag/soulevement-de-la-terre/",[32,15,298,34],"messico",{"post_content":300,"tags":304},{"matched_tokens":301,"snippet":302,"value":303},[79],"argomento invasi». Ovvero di quanta \u003Cmark>acqua\u003C/mark> potrà usufruire l’agricoltura la prossima","Di seguito proponiamo un approfondimento sull'acqua, sull'agricoltura e, di conseguenza, sulla siccità in una prospettiva transnazionale dal Messico, a Torino alla Francia.\r\n\r\nE' importante andare a ricollocare il dibattito sulla siccità in un contesto di privatizzazione delle risorse e dell’impatto devastante sul territorio di aziende e multinazionali che rimangono impunite, lo vedremo con il caso messicano di inquinamento del fiume Metlapanapa da parte delle industrie del settore tessile ; inoltre, è centrale interrogarsi sulle varie forme di mobilitazione che si stanno organizzando sul tema e sulle possibilità di lotta che si aprono.\r\n\r\nIn Italia, Coldiretti da diverse settimane, ha chiesto un tavolo tecnico alla Regione per affrontare quello che viene definito «argomento invasi». Ovvero di quanta \u003Cmark>acqua\u003C/mark> potrà usufruire l’agricoltura la prossima estate senza che vengano intaccate la produzione idroelettrica e l’uso \u003Cmark>potabile\u003C/mark>. «Per noi è fondamentale – ribadisce il numero uno di Coldiretti – anche perché lo scorso anno i tre metri cubi al secondo che Iren ci ha concesso aprendo i suoi invasi in Valle Orco sono stati vitali per far sopravvivere la pianura».\r\n\r\n«Quello che noi auspichiamo, in caso di un’emergenza idrica che è abbastanza reale è di poter contare sulla risorsa dei Lago della Rossa o del Lago di Malciaussia, tanto per fare solo due esempi – termina Mecca Cici - Ma nel Torinese esistono 23 grandi derivazioni che, in maniera più o meno consistente, potrebbero salvarci».\r\n\r\nQuesta proposta apre alcune riflessioni importanti rispetto alla soluzione degli invasi e al coinvolgimento degli interessi di imprese private e multiutility dell'energia nella gestione di un bene primario ed essenziale come l'acqua.\r\n\r\nMessico.\r\n\r\nAlcune compagne della radio comunitaria di Santa Maria Zacatepec a Puebla raccontano la lotta delle guardiane del fiume Metlapanapa per la difesa dell'acqua e della terra, contro le industrie e la loro opera di devastazione del territorio attraverso lo scarico dei rifiuti tossici nelle acque del fiume. Grazie alla loro lotta, nel marzo 2021 insieme alle comunità vicine, è stata occupata la fabbrica Bonafont (Danone) che estraeva e imbottigliava \u003Cmark>acqua\u003C/mark>. In queste settimane si è tenuta la seconda assemblea nazionale per l'acqua e per la vita convocata dalla comunità indigena Otomì nello stato del Queretaro. I due giorni di assemblea nella comunità di Santiago Mexquititlán hanno visto la partecipazione di 500 persone, di oltre 100 organizzazioni diverse che nei propri territori lottano contro le multinazionali che saccheggiano l'acqua, contro il mercato immobiliare e l'accaparramento delle terre, contro il turismo che sfrutta le tradizioni e le risorse dei popoli.\r\n\r\nItalia, Torino.\r\n\r\nAttraverso l'intervista a Mariangela Rosolen del Comitato \u003Cmark>Acqua\u003C/mark> Pubblica Torino abbiamo analizzato alcuni elementi che derivano dal DDL Concorrenza, di cui ricordiamo i punti principali :\r\n\r\n \tIl decreto delegato della Legge sulla Concorrenza rilancia le privatizzazioni\r\n \tVarato dal Governo Draghi dimissionario il 16 settembre 2022, una settimana prima del voto, il decreto delegato di riordino dei servizi pubblici locali, si configura chiaramente come un “eccesso di delega” che non può in alcun modo essere accettato.\r\n \tDiscendente dalla Legge delega sulla concorrenza n. 118 del 5 agosto 2022, questo decreto esclude la possibilità per le aziende speciali di gestire i servizi a rete, ammessa dalla legislazione europea, dalla stessa legge delega e mai messa in discussione in Parlamento; reintroduce l’obbligo degli Enti Locali che scelgono l’autoproduzione dei servizi, di giustificare le ragioni del mancato ricorso al mercato, dizione espunta nel corso del precedente dibattito parlamentare; stabilisce che tale relazione debba essere inviata all’Osservatorio per i servizi pubblici locali, ripristinando per questa via una “supervisione” nazionale che era stata esclusa in corso d’opera nella discussione del Parlamento.\r\n\r\nFrancia, Soulevement de la Terre.\r\n\r\nIl movimento nato da due anni in Francia si occupa di mettere in rete le più varie lotte territoriali che si battono contro grandi opere inutili, contro progetti dannosi per l'ambiente, contro la cementificazione e contro il business dell'angroindustria. 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In questo senso è molto importante la composizione rurale e agricola che ha preso parte al movimento e che si organizza, nonostante le differenti pratiche, con movimenti e esperienze che derivano dalla tradizione autonoma e dalla Zad.\r\n\r\nIn questo momento in tour in Italia per invitare alla partecipazione alla manifestazione nazionale del 25 marzo a Poitu proprio a difesa dell'acqua.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/Acqua-e-siccita-2023_02_23_2023.02.23-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAppuntamento al Campus Luigi Einaudi a Torino venerdì 24 febbraio ore 17.30 per un incontro con una delegazione di Soulevement de la Terre.",[305,308,310,312],{"matched_tokens":306,"snippet":307},[79],"\u003Cmark>acqua\u003C/mark> bene comune",{"matched_tokens":309,"snippet":142},[79],{"matched_tokens":311,"snippet":298},[],{"matched_tokens":313,"snippet":34},[],[315,317],{"field":100,"matched_tokens":316,"snippet":302,"value":303},[79],{"field":35,"indices":318,"matched_tokens":319,"snippets":322},[47,17],[320,321],[79],[79],[307,142],{"best_field_score":278,"best_field_weight":198,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":279,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":58,"first_q":28,"per_page":326,"q":28},6,7,{"facet_counts":329,"found":356,"hits":357,"out_of":478,"page":17,"request_params":479,"search_cutoff":36,"search_time_ms":480},[330,340],{"counts":331,"field_name":338,"sampled":36,"stats":339},[332,334,336],{"count":14,"highlighted":333,"value":333},"liberation front",{"count":17,"highlighted":335,"value":335},"anarres",{"count":17,"highlighted":337,"value":337},"defendkurdistan","podcastfilter",{"total_values":166},{"counts":341,"field_name":35,"sampled":36,"stats":355},[342,343,345,347,349,350,352,354],{"count":17,"highlighted":79,"value":79},{"count":17,"highlighted":344,"value":344},"guerre",{"count":17,"highlighted":346,"value":346},"epidemia",{"count":17,"highlighted":348,"value":348},"anarchici",{"count":17,"highlighted":127,"value":127},{"count":17,"highlighted":351,"value":351},"macerie-su-macerie",{"count":17,"highlighted":353,"value":353},"sfruttamento animale",{"count":17,"highlighted":69,"value":69},{"total_values":39},4,[358,382,407,430],{"document":359,"highlight":373,"highlights":378,"text_match":162,"text_match_info":381},{"comment_count":47,"id":360,"is_sticky":47,"permalink":361,"podcastfilter":362,"post_author":363,"post_content":364,"post_date":365,"post_excerpt":53,"post_id":360,"post_modified":366,"post_thumbnail":367,"post_title":368,"post_type":369,"sort_by_date":370,"tag_links":371,"tags":372},"97098","http://radioblackout.org/podcast/aggiornamenti-dalla-campagna-defend-rojava-cosa-succede-in-siria/",[337],"Alessandro","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/podcast-DR12.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[Download]\r\n\r\nAhmed Al Shara, presidente ad interim della Siria ha nominato il nuovo governo dopo la presentazione della costituzione provvisoria. 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Ripetere gli errori del passato danneggerà solo il popolo siriano e non aprirà mai la strada a una soluzione politica globale\".\r\n\r\nL'amministrazione autonoma si rivolge direttamente al governo quindi, facendo presente che o nel concreto si avvia un processo democratico interno al Paese, oppure l'amministrazione non riterrà legittime le decisioni del governo centrale. Ciò succede dopo che il governo centrale e le SDF, le forze militari dell'amministrazione autonoma, hanno firmato un accordo in otto punti, di cui abbiamo parlato nella puntata dedicata a Lorenzo Orsetti, che di fatto rappresenta il primo passo verso l’integrazione delle istituzioni civili e militari della Siria del Nord-Est nel governo siriano.\r\n\r\nA ciò si aggiunge la notizia che i quartieri a maggioranza curda Sheikh Maqsoud e Ashrafiyah di Aleppo, città che si trova fuori dall'amministrazione autonoma della Siria del nord est, hanno raggiunto un'accordo con il governo centrale siriano. Secondo questo accordo, le ypg e le ypj (forze di difesa popolare che fanno parte delle SDF), si ritirano dai due quartieri e la sicurezza di questi è in garantita dal ministero degli interni Siriano, legato al governo di Al Shara, insieme alle forze di sicurezza interna (l'Asaysh) che invece risponde all'amministrazione autonoma ed è la polizia interna dell'amministrazione autonoma.\r\n\r\nUna situazione quella in Siria in cui è evidente come l'amministrazione autonoma stia cercando di espandere la propria influenza nell'ottica di democratizzare il resto della Siria sulla base dell'esperienza del Rojava, contrapponendosi ad un governo che sta cercando di mantenere saldo il potere appena conquistato. Tanto si sta giocando su piano diplomatico, almeno nei confronti del governo centrale siriano, per non perdere le conquiste politiche ottenute fino ad oggi, mentre non finiscono le operazioni militari contro gli attacchi turchi e dell'SNA.\r\n\r\nEcco una lettera ricevuta da un compagno internazionalista dalla diga di Tishreen dove continua la veglia della popolazione.\r\n\r\n\r\n\"Come è ben noto, lo stato fascista turco ha attaccato le regioni della Siria settentrionale e orientale da novembre, poiché il processo rivoluzionario qui è un faro di speranza e una vera alternativa alla dura realtà della modernità capitalista. Questi attacchi sono stati fermati alla diga di Tişirin e al ponte di Qarakozah, poiché i mercenari turchi dell'SNA volevano avanzare verso Kobane, la \"Stalingrado curda\", che ha segnato l'inizio della sconfitta dell'ISIS nel 2015.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nLa diga di Tişirin è di grande importanza strategica. 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Rendendosi conto della realtà della situazione, il popolo della rivoluzione, il popolo di Rêber Apo, si è prontamente ribellato e si è mosso verso la diga di Tişirin per protestare contro gli attacchi immotivati dello stato turco e per dimostrare il proprio sostegno ai combattenti delle SDF che resistevano in prima linea (a circa 3 km dalla diga).\r\n\r\n\r\n\r\nSotto lo spirito della guerra popolare rivoluzionaria, i popoli del Rojava hanno formato veri e propri scudi umani per difendere la diga, provenienti da ogni gruppo etnico e da ogni parte della Siria nord-orientale [...] Il coraggio, la potenza in ciò è semplicemente inspiegabile. Mentre le persone fuggono dalle bombe, ce ne sono altre che corrono l'una verso l'altra per proteggere i loro compagni dalla loro parte, sapendo che questa potrebbe essere la loro ultima mossa. Mentre le bombe cadevano intorno a noi, gli slogan di resistenza aumentavano, il morale si elevava a ogni suono di esplosione.\r\n\r\n\r\n\r\n[...] assistere alla resistenza popolare sulla diga ha avuto un impatto enorme tra i combattenti. Hanno visto le loro coraggiose donne e uomini anziani come le loro madri e padri lì per loro e, motivati da questo spirito di guerra popolare rivoluzionaria, sono andati ad affrontare il nemico e ondata dopo ondata di attacchi mercenari sono stati sconfitti dalle SDF. Sì, i compagni sono caduti martiri, gli amici non hanno potuto muovere i loro corpi per giorni a causa del volo costante dei droni turchi sulle nostre teste, abbiamo ferito degli amici, ma questa è la realtà della guerra. Il vero volto di questa resistenza non risiede nelle vittorie militari sul campo di battaglia. La vera resistenza risiede in ognuna di queste giovani donne e uomini che hanno capito nel profondo perché stiamo combattendo.\r\n\r\n\r\n\r\n[...] Lo spirito è forte e il significato della nostra vita quotidiana ha raggiunto un livello diverso dal sacrificio delle persone alla diga dei martiri. In questo momento gli scontri sono meno frequenti, gli attacchi dell'SNA sono concentrati sull'uso di armi pesanti e con il supporto dei droni e degli aerei da guerra dello stato turco, molto simili alla resistenza sulle montagne libere del Kurdistan. Siamo entrati in un nuovo momento per il Kurdistan e per la Rivoluzione, c'è ancora molto da accadere e molto da chiarire. Tuttavia, qui in prima linea alla diga di Tişrîn, il nostro obiettivo e il nostro lavoro sono chiari come l'acqua della diga che difendiamo. Siamo pronti, motivati e impazienti. Non ci arrenderemo e sotto lo spirito della guerra popolare rivoluzionaria prevarremo ancora una volta contro questo barbaro nemico fascista. Lunga vita alla resistenza a Tişirin Lunga vita al popolo Vittoria o vittoria!”\r\n\r\n\r\n\r\nMarzo 2025\r\n\r\n\r\nIl 4 aprile è stato il giorno internazionale del libro di Ocalan e in tutto il mondo, compresa Torino, si sono tenute iniziative di dibattito e letture dei testi di Abdullah Ocalan, filosofo e rivoluzionario in carcere da 26 anni nell'isola - prigione di Imrali. I suoi testi, in particolare quelli scritti in carcere, hanno ispirato la rivoluzione del Rojava e continuano ad ispirare in tutto il mondo la lotta politica di tantissime persone. La campagna per la liberazione fisica di Ocalan continua, con ancora più forza dopo i recenti sviluppi seguiti alle visite che ha ricevuto da parte di esponenti del partito DEM turco e dopo l'appello alla pace e alla società democratica, di cui potete trovare un commento nei podcast pubblicati sul sito.","10 Aprile 2025","2025-04-10 16:02:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/AGGIORNAMENTI-DALLA-CAMPAGNA-DEFEND-ROJAVA-2-1-e1744293681399-200x110.png","Aggiornamenti dalla campagna Defend Rojava! 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Ripetere gli errori del passato danneggerà solo il popolo siriano e non aprirà mai la strada a una soluzione politica globale\".\r\n\r\nL'amministrazione autonoma si rivolge direttamente al governo quindi, facendo presente che o nel concreto si avvia un processo democratico interno al Paese, oppure l'amministrazione non riterrà legittime le decisioni del governo centrale. Ciò succede dopo che il governo centrale e le SDF, le forze militari dell'amministrazione autonoma, hanno firmato un accordo in otto punti, di cui abbiamo parlato nella puntata dedicata a Lorenzo Orsetti, che di fatto rappresenta il primo passo verso l’integrazione delle istituzioni civili e militari della Siria del Nord-Est nel governo siriano.\r\n\r\nA ciò si aggiunge la notizia che i quartieri a maggioranza curda Sheikh Maqsoud e Ashrafiyah di Aleppo, città che si trova fuori dall'amministrazione autonoma della Siria del nord est, hanno raggiunto un'accordo con il governo centrale siriano. Secondo questo accordo, le ypg e le ypj (forze di difesa popolare che fanno parte delle SDF), si ritirano dai due quartieri e la sicurezza di questi è in garantita dal ministero degli interni Siriano, legato al governo di Al Shara, insieme alle forze di sicurezza interna (l'Asaysh) che invece risponde all'amministrazione autonoma ed è la polizia interna dell'amministrazione autonoma.\r\n\r\nUna situazione quella in Siria in cui è evidente come l'amministrazione autonoma stia cercando di espandere la propria influenza nell'ottica di democratizzare il resto della Siria sulla base dell'esperienza del Rojava, contrapponendosi ad un governo che sta cercando di mantenere saldo il potere appena conquistato. Tanto si sta giocando su piano diplomatico, almeno nei confronti del governo centrale siriano, per non perdere le conquiste politiche ottenute fino ad oggi, mentre non finiscono le operazioni militari contro gli attacchi turchi e dell'SNA.\r\n\r\nEcco una lettera ricevuta da un compagno internazionalista dalla diga di Tishreen dove continua la veglia della popolazione.\r\n\r\n\r\n\"Come è ben noto, lo stato fascista turco ha attaccato le regioni della Siria settentrionale e orientale da novembre, poiché il processo rivoluzionario qui è un faro di speranza e una vera alternativa alla dura realtà della modernità capitalista. Questi attacchi sono stati fermati alla diga di Tişirin e al ponte di Qarakozah, poiché i mercenari turchi dell'SNA volevano avanzare verso Kobane, la \"Stalingrado curda\", che ha segnato l'inizio della sconfitta dell'ISIS nel 2015.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nLa diga di Tişirin è di grande importanza strategica. 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La vera resistenza risiede in ognuna di queste giovani donne e uomini che hanno capito nel profondo perché stiamo combattendo.\r\n\r\n\r\n\r\n[...] Lo spirito è forte e il significato della nostra vita quotidiana ha raggiunto un livello diverso dal sacrificio delle persone alla diga dei martiri. In questo momento gli scontri sono meno frequenti, gli attacchi dell'SNA sono concentrati sull'uso di armi pesanti e con il supporto dei droni e degli aerei da guerra dello stato turco, molto simili alla resistenza sulle montagne libere del Kurdistan. Siamo entrati in un nuovo momento per il Kurdistan e per la Rivoluzione, c'è ancora molto da accadere e molto da chiarire. Tuttavia, qui in prima linea alla diga di Tişrîn, il nostro obiettivo e il nostro lavoro sono chiari come l'acqua della diga che difendiamo. Siamo pronti, motivati e impazienti. Non ci arrenderemo e sotto lo spirito della guerra popolare rivoluzionaria prevarremo ancora una volta contro questo barbaro nemico fascista. Lunga vita alla resistenza a Tişirin Lunga vita al popolo Vittoria o vittoria!”\r\n\r\n\r\n\r\nMarzo 2025\r\n\r\n\r\nIl 4 aprile è stato il giorno internazionale del libro di Ocalan e in tutto il mondo, compresa Torino, si sono tenute iniziative di dibattito e letture dei testi di Abdullah Ocalan, filosofo e rivoluzionario in carcere da 26 anni nell'isola - prigione di Imrali. I suoi testi, in particolare quelli scritti in carcere, hanno ispirato la rivoluzione del Rojava e continuano ad ispirare in tutto il mondo la lotta politica di tantissime persone. La campagna per la liberazione fisica di Ocalan continua, con ancora più forza dopo i recenti sviluppi seguiti alle visite che ha ricevuto da parte di esponenti del partito DEM turco e dopo l'appello alla pace e alla società democratica, di cui potete trovare un commento nei podcast pubblicati sul sito.",[379],{"field":100,"matched_tokens":380,"snippet":376,"value":377},[79,73],{"best_field_score":164,"best_field_weight":198,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":199,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},{"document":383,"highlight":398,"highlights":403,"text_match":162,"text_match_info":406},{"comment_count":47,"id":384,"is_sticky":47,"permalink":385,"podcastfilter":386,"post_author":387,"post_content":388,"post_date":389,"post_excerpt":53,"post_id":384,"post_modified":390,"post_thumbnail":391,"post_title":392,"post_type":369,"sort_by_date":393,"tag_links":394,"tags":397},"63181","http://radioblackout.org/podcast/gli-anarchici-ai-tempi-del-colera/",[333],"liberationfront","Nel 1883 l'esercito francese, dopo una campagna militare in Indocina, importò il colera in Europa, seminando morte e terrore nelle città portuali di Tolone e Marsiglia, città in cui erano radicati tanti emigrati italiani che, vivendo in condizioni di miseria, subirono più di altri la violenza del morbo, subendo anche le ritorsioni xenofobe degli abitanti francesi.\r\n\r\nIl rientro nei confini della neonata Italia segnò anche l'arrivo del colera nel paese e più di tutte ne fece le spese la città di Napoli, la più popolosa di tutta la penisola.\r\nL'intervento medico e militare delle autorità creò un clima di tensione, sfiducia, paura che non sortì altro effetto se non allontanare la popolazione dagli ospedali e dai dottori. Infatti i rimedi erano pressoché sperimentali: fumigazioni, elettroshock, acido nello stomaco ed altre torture che sortirono il 95% di vittime tra chi andava a curarsi negli ospedali. Oltretutto chi mostrava sintomi di colera veniva portato in un lazzaretto e sottratto di tutti i propri beni.\r\nIl popolo guidato da alcune associazioni operaie si auto-organizzò per distribuire coperte pulite, cibo e acqua potabile, collaborando unicamente laddove fosse richiesto. Anche parte della borghesia volle unirsi al progetto sostenendolo con dei capitali, ma lasciando piena autonomia alle reti di mutuo appoggio che continuarono ad evitare contatti con le autorità. I campi ospedalieri auto-gestiti diedero ottimi risultati e in capo a un mese l'epidemia si ridimensionò. A questa esperienza parteciparono anche Malatesta e altri anarchici che più di tutti si impegnarono a fare pressioni sulle autorità per avere viveri e coperte pulite.\r\nQuesta esperienza venne ripresa più volte da Malatesta per dimostrare l'efficacia dell'auto-organizzazione, ma anche per sottolineare gli stretti legami tra miseria ed epidemia, sfruttamento della terra e malattie, imperialismo e odio tra i popoli.\r\n\r\nQueste lettura ci offre la possibilità di rileggere in chiave odierna l'operato dello Stato e delle autorità sanitarie per la gestione del Covid. Le verità assolute propinate da politici e scienziati si rivelano spesso attività ondivaghe che non portano rimedi efficaci, ma solo un accanimento verso la popolazione.\r\n\r\nL'articolo è stato preso dal blog CrimethInc (https://crimethinc.com/2020/05/26/gli-anarchici-contro-lepidemia-malatesta-e-la-diffusione-del-colera-nel-1884)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/colera.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","17 Settembre 2020","2020-09-17 12:26:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/morte-200x110.jpg","gli anarchici ai tempi del colera",1600345599,[395,396],"http://radioblackout.org/tag/anarchici/","http://radioblackout.org/tag/epidemia/",[348,346],{"post_content":399},{"matched_tokens":400,"snippet":401,"value":402},[79,73],"distribuire coperte pulite, cibo e \u003Cmark>acqua\u003C/mark> \u003Cmark>potabile\u003C/mark>, collaborando unicamente laddove fosse richiesto.","Nel 1883 l'esercito francese, dopo una campagna militare in Indocina, importò il colera in Europa, seminando morte e terrore nelle città portuali di Tolone e Marsiglia, città in cui erano radicati tanti emigrati italiani che, vivendo in condizioni di miseria, subirono più di altri la violenza del morbo, subendo anche le ritorsioni xenofobe degli abitanti francesi.\r\n\r\nIl rientro nei confini della neonata Italia segnò anche l'arrivo del colera nel paese e più di tutte ne fece le spese la città di Napoli, la più popolosa di tutta la penisola.\r\nL'intervento medico e militare delle autorità creò un clima di tensione, sfiducia, paura che non sortì altro effetto se non allontanare la popolazione dagli ospedali e dai dottori. 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Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38","23 Settembre 2016","2018-10-17 23:05:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/barriera-antifa-07-200x110.jpg","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto",1474643948,[419],"http://radioblackout.org/tag/macerie-su-macerie/",[351],{"post_content":422},{"matched_tokens":423,"snippet":424,"value":425},[79,73],"la condensa della nebbia in \u003Cmark>acqua\u003C/mark> \u003Cmark>potabile\u003C/mark> che Ctrl+z ha presentato ai","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata:\r\n\r\n2016-09-23-anarres1\r\n\r\n2016-09-23-anarres2\r\n\r\nNel nostro viaggio su Anarres – il pianeta delle utopie concrete questa settimana siamo approdati a...\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dall'ultima, anomala, Biennale di architettura di Venezia per parlare di gentrification, megaprogetti, resistenza popolare e architettura.\r\nCi ha guidato in questo viaggio tra Europa, Sud America e Africa, Franco Buncuga, anarchico, architetto, collaboratore della rivista ApArte per la quale ha realizzato un articolo sulla Biennale.\r\n\r\nRojava – il corteo del 24 settembre a Roma: il comunicato della cdc della fai, l’appello di un combattente italiano.\r\n\r\nAppendino come Fassino: retate, arresti e fogli di via al campo rom di via Germagnano\r\n\r\nCasa Pound non sbarca in Barriera. Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in \u003Cmark>acqua\u003C/mark> \u003Cmark>potabile\u003C/mark> che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. 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All’alba di una crisi idrica globale, che già attanaglia comunità rurali e diverse metropoli, siamo andati alla ricerca delle cause di un problema che mina il fondamento della vita terrestre e acquatica così come la conosciamo, nonostante il fatto che di acqua dolce ce ne sarebbe abbondantemente per tutti.\r\n\r\nNel primo audio Alessandro Mauceri (autore del libro “Guerra all’Acqua”) ci illustra quali ripercussioni lo sfruttamento e il controllo delle risorse hanno sulla popolazione mondiale.\r\n\r\nGli stravolgimenti climatici, l’accaparramento delle terre e delle sorgenti da parte di grandi gruppi finanziari e multinazionali, lo sfruttamento legato all’agricoltura intensiva e l’allevamento, l’inquinamento delle falde, dei fiumi e infine dei mari comportano vere e proprie catastrofi nei territori dove avvengono. Infatti sempre più persone vengono private delle risorse minime per sopravvivere e sono costrette a migrare, ammassarsi negli slum delle metropoli o a cambiare continente. Ciò ha forti ripercussioni, sia in termini sanitari, ma sopratutto politici: moltissimi dei conflitti che oggi infiammano il mondo sono causati dal contenzioso sulle risorse naturali. Probabilmente l’acqua sarà la miccia di tutte le future guerre.\r\n\r\nNel secondo estratto analizziamo gli effetti che l’attività umana ha su tutto il vivente.\r\n\r\nTra i ghiacci del polo nord si accumulano sostanze tossiche e microplastiche che viaggiano per chilometri prima di sedimentarsi tra le calotte gelate dell’Artico e vengono poi re-introdotte attraverso la catena alimentare. Lo scioglimento dei ghiacciai è un problema per gli esseri viventi che vivono in quelle zone, ma un’opportunità per gli stati che vedono una zona nuova da sfruttare, sia a livello estrattivo che commerciale.\r\n\r\nAnche i fiumi sono fortemente minacciati: da sempre usati da discarica per tutte le attività industriali, raccolgono tutti i pesticidi, veleni, farmaci e scarti che colpiscono la fauna e la flora fluviale, ma anche l’acqua potabile degli acquedotti insufficientemente depurata. Oltretutto gli sbarramenti, le deviazioni e le dighe costituiscono una seria minaccia per la sopravvivenza di questi ecosistemi.\r\n\r\nInfine i mari, che più di tutti soffrono il cambiamento climatico dovuto al gas serra. Nei mari e negli oceani si regista un aumento delle temperature e dell’acidità delle acque, fattori che determinano una riduzione delle specie esistenti, se non vere e e proprie migrazioni di pesci tropicali in acque un tempo più fredde come quelle del Mediterraneo. L’innalzamento delle temperature è anche causa di cambiamenti atmosferici radicali che si ripercuotono in siccità o alluvioni.\r\n\r\nMolte delle crisi e delle catastrofi che segnano il nostro tempo sono gli effetti dello sfruttamento idrico. L’edonismo del sistema capitalista, che tutto ruba e tutto consuma in virtù di un progresso illimitato, ne è la causa principale, l’attività produttiva intensiva ha già reso invivibili tante zone del pianeta: per gli umani, le piante e tutti gli esseri viventi che le popolano.\r\n\r\nI meeting politici e l’inganno della sostenibilità sono solo false promesse alla soluzione del problema, mentre preludono un futuro sempre più controllato e artificiale.\r\n\r\nAscolta la prima puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/acqua-pt.-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nE la seconda qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/acqua-pt.2.mp3\"][/audio]","22 Giugno 2018","2018-10-17 22:06:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/mare-200x110.jpg","Acqua - Cause ed effetti dell'attività umana sull'elemento acquatico",1529684696,[245,62,442,122,443],"http://radioblackout.org/tag/guerre/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamento-animale/",[79,69,344,127,353],{"post_content":446,"post_title":450,"tags":454},{"matched_tokens":447,"snippet":448,"value":449},[79],"nbsp;\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nDoppia puntata sull’elemento \u003Cmark>acqua\u003C/mark> e sugli stravolgimenti che il"," \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nDoppia puntata sull’elemento \u003Cmark>acqua\u003C/mark> e sugli stravolgimenti che il sistema produttivo comporta su questo. 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