","Torino. Una primavera di sgomberi, spettacoli, buone intenzioni","post",1655227869,[64,65,66,67,68,69,70,71,72,73,74,75,76,77,78,79],"http://radioblackout.org/tag/aizo/","http://radioblackout.org/tag/appendino/","http://radioblackout.org/tag/baraccopoli/","http://radioblackout.org/tag/baraccopoli-di-lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/campi-rom/","http://radioblackout.org/tag/fassino/","http://radioblackout.org/tag/liberitutti/","http://radioblackout.org/tag/lo-russo/","http://radioblackout.org/tag/lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/piazza-darmi/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/","http://radioblackout.org/tag/stranaidea/","http://radioblackout.org/tag/terra-del-fuoco/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/valdocco/","http://radioblackout.org/tag/via-germagnano/",[81,82,23,83,84,85,86,87,15,88,28,89,90,21,91,92],"aizo","appendino","baraccopoli di lungo stura lazio","campi rom","Fassino","liberitutti","Lo Russo","piazza d'armi","stranaidea","Terra del Fuoco","valdocco","via germagnano",{"tags":94},[95,98,100,102,104,106,108,110,112,114,116,118,120,122,124,126],{"matched_tokens":96,"snippet":97},[81],"\u003Cmark>aizo\u003C/mark>",{"matched_tokens":99,"snippet":82},[],{"matched_tokens":101,"snippet":23},[],{"matched_tokens":103,"snippet":83},[],{"matched_tokens":105,"snippet":84},[],{"matched_tokens":107,"snippet":85},[],{"matched_tokens":109,"snippet":86},[],{"matched_tokens":111,"snippet":87},[],{"matched_tokens":113,"snippet":15},[],{"matched_tokens":115,"snippet":88},[],{"matched_tokens":117,"snippet":28},[],{"matched_tokens":119,"snippet":89},[],{"matched_tokens":121,"snippet":90},[],{"matched_tokens":123,"snippet":21},[],{"matched_tokens":125,"snippet":91},[],{"matched_tokens":127,"snippet":92},[],[129],{"field":38,"indices":130,"matched_tokens":131,"snippets":133},[50],[132],[81],[97],578730123365712000,{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":138,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":140,"highlight":164,"highlights":170,"text_match":174,"text_match_info":175},{"cat_link":141,"category":142,"comment_count":50,"id":143,"is_sticky":50,"permalink":144,"post_author":53,"post_content":145,"post_date":146,"post_excerpt":56,"post_id":143,"post_modified":147,"post_thumbnail":148,"post_thumbnail_html":149,"post_title":150,"post_type":61,"sort_by_date":151,"tag_links":152,"tags":159},[47],[49],"41187","http://radioblackout.org/2017/04/torino-il-business-della-guerra-agli-abitanti-delle-baraccopoli/","Sulle prime pagine della cronaca locale di queste settimane c'è la vicenda riguardante l'inchiesta sull'appalto da 5 milioni di euro affidato dal Comune di Torino nel 2013 ad una cordata di associazioni e cooperative nell'ambito del progetto \"La città possibile\", che istituzioni e media hanno sempre presentato come virtuoso esempio di \"superamento dei campi nomadi\". L'inchiesta ha portato al sequestro di 400mila euro e all'iscrizione nel registro degli indagati di undici persone: tra queste, oltre al presidente di Valdocco Paolo Petrucci, al presidente di Terra del Fuoco Oliviero Alotto, alla presidente di A.I.Z.O. Carla Osella, al ras delle soffitte Giorgio Molino, ai fratelli Forte - Luca e Roberto, vicepresidente di Terra del Fuoco ed amministratore delle Farmacie Comunali - anche un volto molto noto negli ambienti della politica politicante torinese. Si tratta di Michele Curto, ex consigliere comunale di Sel, accusato di truffa, al quale sono stati sequestrati 13.489 euro, secondo l'accusa rimborsi gonfiati che il Comune di Torino avrebbe corrisposto all'azienda I.e. Impianti dove Curto sarebbe stato assunto \"fittiziamente\".\r\n\r\n \r\n\r\nUn'inchiesta che ha del grottesco, se si pensa che ad ordirla sia stato il pm Padalino, in seguito ad un esposto presentato in procura da Maurizio Marrone, consigliere regionale di Fratelli d’Italia ed ex picchiatore del FUAN. Al di là dei trighi e delle vendette tutti interni alla politica politicante, che si giocheranno nelle aule giudiziarie, non stupisce affatto che alla base del progetto \"La città possibile\" stesse una logica di speculazione sulla pelle degli abitanti delle baraccopoli. \"Quale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione” di associazioni e cooperative? Chi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari della baraccopoli di Lungo Stura?\". Queste sono solo alcune delle domande che ben due anni fa gli abitanti di Lugo Stura ponevano, senza ricevere alcuna risposta. Oggi, ancora una volta, queste persone continuano ad essere trattate come oggetti sullo sfondo di un'inchiesta, invece che come soggetti, mentre il nuovo governo cittadino pentastellato si affanna a proseguire la guerra di classe contro i poveri, minacciando lo sgombero della baraccopoli di via Germagnano.\r\n\r\n \r\n\r\nIl progetto \"La città possibile\" altro non è stato che uno sgombero forzato senza alternativa abitativa per le oltre mille persone che fino al 2013 vivevano nella baraccopoli più grande della città. Alla cordata composta da Valdocco, A.I.Z.O., Terra del Fuoco, Croce Rossa, Liberitutti, Stranaidea, il Comune di Torino ha affidato l'appalto milionario per portare a termine uno sgombero “silenzioso”, altrimenti impraticabile con il solo uso della forza pubblica. Le famiglie - per 15 anni etichettate come \"nomadi\" per giustificarne la ghettizzazione, costrette a vivere in baracca nell'indifferenza delle istituzioni e bacino di manodopera da sfruttare nelle economie formali ed informali della città - sono state divise e selezionate arbitrariamente. I pochi “meritevoli” nelle case temporanee, gli altri deportati “volontariamente” in Romania o sgomberati. Il campo rappresentato come colpa individuale e non come conseguenza sociale imposta da povertà, sfruttamento e discriminazione. Nella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici.\r\n\r\n \r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Cecilia Vergnano, ricercatrice precaria, che ha seguito lo sgombero del campo di Lungo Stura e la lunga lotta degli abitanti della baraccopoli:\r\n\r\nInchiestaLaCittàPossibile","2 Aprile 2017","2017-04-05 12:07:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n-768x510.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino: il business della guerra ai poveri delle baraccopoli",1491151956,[153,154,155,156,157,158,74],"http://radioblackout.org/tag/curto/","http://radioblackout.org/tag/guerra-di-classe/","http://radioblackout.org/tag/la-citta-possibile/","http://radioblackout.org/tag/lungo-stura/","http://radioblackout.org/tag/padalino/","http://radioblackout.org/tag/rom/",[160,161,25,162,163,18,28],"curto","guerra di classe","lungo stura","padalino",{"post_content":165},{"matched_tokens":166,"snippet":168,"value":169},[167],"A.I.Z.O","Oliviero Alotto, alla presidente di \u003Cmark>A.I.Z.O\u003C/mark>. Carla Osella, al ras delle","Sulle prime pagine della cronaca locale di queste settimane c'è la vicenda riguardante l'inchiesta sull'appalto da 5 milioni di euro affidato dal Comune di Torino nel 2013 ad una cordata di associazioni e cooperative nell'ambito del progetto \"La città possibile\", che istituzioni e media hanno sempre presentato come virtuoso esempio di \"superamento dei campi nomadi\". L'inchiesta ha portato al sequestro di 400mila euro e all'iscrizione nel registro degli indagati di undici persone: tra queste, oltre al presidente di Valdocco Paolo Petrucci, al presidente di Terra del Fuoco Oliviero Alotto, alla presidente di \u003Cmark>A.I.Z.O\u003C/mark>. Carla Osella, al ras delle soffitte Giorgio Molino, ai fratelli Forte - Luca e Roberto, vicepresidente di Terra del Fuoco ed amministratore delle Farmacie Comunali - anche un volto molto noto negli ambienti della politica politicante torinese. Si tratta di Michele Curto, ex consigliere comunale di Sel, accusato di truffa, al quale sono stati sequestrati 13.489 euro, secondo l'accusa rimborsi gonfiati che il Comune di Torino avrebbe corrisposto all'azienda I.e. Impianti dove Curto sarebbe stato assunto \"fittiziamente\".\r\n\r\n \r\n\r\nUn'inchiesta che ha del grottesco, se si pensa che ad ordirla sia stato il pm Padalino, in seguito ad un esposto presentato in procura da Maurizio Marrone, consigliere regionale di Fratelli d’Italia ed ex picchiatore del FUAN. Al di là dei trighi e delle vendette tutti interni alla politica politicante, che si giocheranno nelle aule giudiziarie, non stupisce affatto che alla base del progetto \"La città possibile\" stesse una logica di speculazione sulla pelle degli abitanti delle baraccopoli. \"Quale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione” di associazioni e cooperative? Chi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari della baraccopoli di Lungo Stura?\". Queste sono solo alcune delle domande che ben due anni fa gli abitanti di Lugo Stura ponevano, senza ricevere alcuna risposta. Oggi, ancora una volta, queste persone continuano ad essere trattate come oggetti sullo sfondo di un'inchiesta, invece che come soggetti, mentre il nuovo governo cittadino pentastellato si affanna a proseguire la guerra di classe contro i poveri, minacciando lo sgombero della baraccopoli di via Germagnano.\r\n\r\n \r\n\r\nIl progetto \"La città possibile\" altro non è stato che uno sgombero forzato senza alternativa abitativa per le oltre mille persone che fino al 2013 vivevano nella baraccopoli più grande della città. Alla cordata composta da Valdocco, \u003Cmark>A.I.Z.O\u003C/mark>., Terra del Fuoco, Croce Rossa, Liberitutti, Stranaidea, il Comune di Torino ha affidato l'appalto milionario per portare a termine uno sgombero “silenzioso”, altrimenti impraticabile con il solo uso della forza pubblica. Le famiglie - per 15 anni etichettate come \"nomadi\" per giustificarne la ghettizzazione, costrette a vivere in baracca nell'indifferenza delle istituzioni e bacino di manodopera da sfruttare nelle economie formali ed informali della città - sono state divise e selezionate arbitrariamente. I pochi “meritevoli” nelle case temporanee, gli altri deportati “volontariamente” in Romania o sgomberati. Il campo rappresentato come colpa individuale e non come conseguenza sociale imposta da povertà, sfruttamento e discriminazione. Nella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici.\r\n\r\n \r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Cecilia Vergnano, ricercatrice precaria, che ha seguito lo sgombero del campo di Lungo Stura e la lunga lotta degli abitanti della baraccopoli:\r\n\r\nInchiestaLaCittàPossibile",[171],{"field":172,"matched_tokens":173,"snippet":168,"value":169},"post_content",[167],578730123365187700,{"best_field_score":176,"best_field_weight":177,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":178,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":180,"highlight":200,"highlights":206,"text_match":174,"text_match_info":209},{"cat_link":181,"category":182,"comment_count":50,"id":183,"is_sticky":50,"permalink":184,"post_author":53,"post_content":185,"post_date":186,"post_excerpt":56,"post_id":183,"post_modified":187,"post_thumbnail":188,"post_thumbnail_html":189,"post_title":190,"post_type":61,"sort_by_date":191,"tag_links":192,"tags":196},[47],[49],"32267","http://radioblackout.org/2015/11/torino-tante-famiglie-rom-e-non-solo-alla-conquista-dello-spazio-e-di-uno-spazio-dove-vivere/","Ieri più di cinquanta persone, uomini e donne sotto sgombero dalla baraccopoli di Lungo Stura Lazio o in attesa di essere sfrattate dall'housing sociale di Corso Vigevano, hanno deciso di entrare nella ex-caserma Lamarmora di Via Asti e di occupare una parte della struttura per viverci. Lo spazio, molto ampio, di Via Asti 22 era già stato occupato in aprile da alcune associazioni, tra cui Terra del Fuoco, che avevano subito dichiarato di \"volersi occupare\" di una proprietà lasciata all'incuria da molti anni e ora sotto il controllo della Cassa Depositi e Prestiti.\r\n\r\nTerra del Fuoco fa parte insieme a Liberi tutti, Stranidea, Valdocco e AIZO della cordata a cui Comune di Torino e Prefettura hanno affidato l'ingente appalto da oltre 5 milioni di euro per lo sgombero a tappe forzate della baraccopoli di Lungo Stura. Un luogo in cui centinaia di famiglie hanno vissuto in modo più che stanziale (senza acqua e luce) per più di 15 anni. Il progetto la \"Città Possibile\" doveva mascherare lo sgombero ad \"ogni costo\" offrendo ad una parte delle famiglie case in affitto ad affitti bassi, qualche borsa lavoro, un sussidio mensile di pochi mesi per chi \"accettava\" di tornare in Romania.\r\n\r\nTutte queste \"alternative\" nel giro di un anno e qualche mese hanno fatto emergere con chiarezza quali fossero i reali obiettivi di tutta l'operazione: solamente l'allontamento delle tantissime persone che vivevano in Lungo Stura senza reali possibilità di vivere degnamente e con la sicurezza di non essere sempre mandati via, cacciati o sfrattati. Ma ecco che, com'era ampiamente prevedibile, i fondi per associazioni e cooperative sono finiti e così gli affitti sono cresciuti diventando insostenibili, la distruzione delle baracche nel campo è stata portata avanti comunque e senza alternative per molte famiglie che ancora vivevano lì, i nuclei che erano tornati in Romania in molti casi non hanno ricevuto il sostegno promesso qui e sono rimaste senza niente.\r\n\r\nNelle ultime settimane Comune e forze dell'ordine avevano già dichiarato che per fine ottobre lo sgombero sarebbe stato completato in modo definitivo. Si può quindi sostenere con un certo margine di certezza che il vero risultato atteso del progetto la \"Città Possibile\" fosse solamente l'allontamento delle tantissime persone che vivevano in Lungo Stura. Riportiamo di seguito il comunicato che ieri ha accompagnato la nuova occupazione:\r\n\r\nTORINO, CONTRO SGOMBERI E SFRATTI, OCCUPATA LA CASERMA LA MARMORA IN VIA ASTI!\r\n\r\nIn questa città è Possibile che le istituzioni buttino in strada uomini, donne e bambini.\r\nQui è Possibile che un bambino di quattro mesi sia strappato dalle bracia della madre in una fredda mattina di ottobre e buttato in mezzo a ruspe e poliziotti che hanno l'ordine di non guardare in faccia nessuno e radere al suolo tutto.\r\nA Torino è Possibile che vengano spesi più di cinque milioni di euro per un progetto fatto di violenza, discriminazione, razzismo. Associazioni e cooperative come AIZO, Terra del Fuoco, Valdocco, Liberi tutti, Stranaidea, Croce Rossa, vincitori del bando di questo progetto, hanno dimostrato come sia Possibile, a Torino, demolire baracche e cacciare in strada centinaia di persone senza dare loro nessuna alternativa abitativa. Queste associazioni, per conto del comune, ci hanno fatto vedere come sia Possibile lavorare per distruggere le speranze per un futuro migliore di centinaia di bambini.\r\n La violenza e gli abusi di potere che subbiamo quotidianamente sono Possibili in nome di un progetto che questi signori hanno chiamato ... \"La Città Possibile\". Un progetto, dicono, con «carattere di innovazione e sperimentazione». Noi ci e vi chiediamo: una città Possibile per chi?\r\n\r\n\r\nIl campo di lungo stura Lazio non è mai stato un «campo nomadi» ma è stato un luogo periferico in cui da anni migliaia di persone hanno vissuto per necessità e non per scelta. Perché nessuno di noi sceglie la povertà, la discriminazione, lo sfruttamento ma li subbiamo - e non solo noi rom - come strumenti di controllo e di oppressione nelle mani di chi ha il potere di dare nomi o di creare uffici come l'«Ufficio Nomadi» in via Bologna. I campi «nomadi» non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Dopo tanti mesi vissuti con la paura di non avere più un posto dove dormire, dopo anni in cui ci hanno promesso falsamente di farci «emergere» da questo campo, vediamo che in realtà la soluzione del comune di Torino è ancora più precaria delle baracche: tante delle persone portate in una casa, come quella in corso Vigevano - gestita da AIZO - sono già finite in strada; ad altre sono stati promessi 300 euro per tornare «volontariamente» in Romania dove una casa non ce l'hanno più. E chi non poteva o voleva accettare queste «alternative» è stato considerato non «compatibile», cioè da buttare in strada, da sfrattare liberamente senza alcun preavviso!\r\n\r\nNon crediamo più alle promesse di chi lucra sulla pelle dei poveri! \r\n Il 12 ottobre abbiamo organizzato un corteo di lotta per la casa occupando le strade del centro per ribadire la verità sul progetto “La città possibile” portato avanti da Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici. Donne, uomini e bambini hanno gridato forte «Contro sgomberi e sfratti! Casa per tutte/i».\r\n\r\nOggi abbiamo deciso di riprenderci quello che è giusto che tutti abbiano: una casa! Abbiamo occupato un pezzo della ex caserma di via Asti, che l'associazione \"Terra del Fuoco\", una delle tante che hanno partecipato al progetto \"La città Possibile\" ha occupato in aprile, promettendone un uso sociale. Da allora tanti di noi sono finiti in strada mentre la caserma restava in buona parte vuota.\r\n Da oggi si riempie di uomini, donne e bambini che non hanno soldi per gli affitti del comune, che non vogliono più una baracca, che non vogliono tornare in Romania.\r\n Abbiamo scelto questa casa perché ci sembra giusto avere un posto adeguato nella casa di chi questi anni ha guadagnato milioni di euro promettendocene una!\r\n\r\nGli ex abitanti di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n\r\nDi seguito l'intervento di questa mattina durante lo spazio informativo di un occupante:\r\n\r\nviaasti\r\n\r\n ","2 Novembre 2015","2015-11-04 17:41:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino: tante famiglie rom (e non solo) alla conquista dello spazio e di uno spazio dove vivere",1446481848,[66,193,72,194,195],"http://radioblackout.org/tag/distruzione-baracche/","http://radioblackout.org/tag/progetto-la-citta-possibile/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-campo-rom/",[23,197,15,198,199],"distruzione baracche","progetto la città possibile","sgombero campo rom",{"post_content":201},{"matched_tokens":202,"snippet":204,"value":205},[203],"AIZO","Liberi tutti, Stranidea, Valdocco e \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> della cordata a cui Comune","Ieri più di cinquanta persone, uomini e donne sotto sgombero dalla baraccopoli di Lungo Stura Lazio o in attesa di essere sfrattate dall'housing sociale di Corso Vigevano, hanno deciso di entrare nella ex-caserma Lamarmora di Via Asti e di occupare una parte della struttura per viverci. Lo spazio, molto ampio, di Via Asti 22 era già stato occupato in aprile da alcune associazioni, tra cui Terra del Fuoco, che avevano subito dichiarato di \"volersi occupare\" di una proprietà lasciata all'incuria da molti anni e ora sotto il controllo della Cassa Depositi e Prestiti.\r\n\r\nTerra del Fuoco fa parte insieme a Liberi tutti, Stranidea, Valdocco e \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> della cordata a cui Comune di Torino e Prefettura hanno affidato l'ingente appalto da oltre 5 milioni di euro per lo sgombero a tappe forzate della baraccopoli di Lungo Stura. Un luogo in cui centinaia di famiglie hanno vissuto in modo più che stanziale (senza acqua e luce) per più di 15 anni. Il progetto la \"Città Possibile\" doveva mascherare lo sgombero ad \"ogni costo\" offrendo ad una parte delle famiglie case in affitto ad affitti bassi, qualche borsa lavoro, un sussidio mensile di pochi mesi per chi \"accettava\" di tornare in Romania.\r\n\r\nTutte queste \"alternative\" nel giro di un anno e qualche mese hanno fatto emergere con chiarezza quali fossero i reali obiettivi di tutta l'operazione: solamente l'allontamento delle tantissime persone che vivevano in Lungo Stura senza reali possibilità di vivere degnamente e con la sicurezza di non essere sempre mandati via, cacciati o sfrattati. Ma ecco che, com'era ampiamente prevedibile, i fondi per associazioni e cooperative sono finiti e così gli affitti sono cresciuti diventando insostenibili, la distruzione delle baracche nel campo è stata portata avanti comunque e senza alternative per molte famiglie che ancora vivevano lì, i nuclei che erano tornati in Romania in molti casi non hanno ricevuto il sostegno promesso qui e sono rimaste senza niente.\r\n\r\nNelle ultime settimane Comune e forze dell'ordine avevano già dichiarato che per fine ottobre lo sgombero sarebbe stato completato in modo definitivo. Si può quindi sostenere con un certo margine di certezza che il vero risultato atteso del progetto la \"Città Possibile\" fosse solamente l'allontamento delle tantissime persone che vivevano in Lungo Stura. Riportiamo di seguito il comunicato che ieri ha accompagnato la nuova occupazione:\r\n\r\nTORINO, CONTRO SGOMBERI E SFRATTI, OCCUPATA LA CASERMA LA MARMORA IN VIA ASTI!\r\n\r\nIn questa città è Possibile che le istituzioni buttino in strada uomini, donne e bambini.\r\nQui è Possibile che un bambino di quattro mesi sia strappato dalle bracia della madre in una fredda mattina di ottobre e buttato in mezzo a ruspe e poliziotti che hanno l'ordine di non guardare in faccia nessuno e radere al suolo tutto.\r\nA Torino è Possibile che vengano spesi più di cinque milioni di euro per un progetto fatto di violenza, discriminazione, razzismo. Associazioni e cooperative come \u003Cmark>AIZO\u003C/mark>, Terra del Fuoco, Valdocco, Liberi tutti, Stranaidea, Croce Rossa, vincitori del bando di questo progetto, hanno dimostrato come sia Possibile, a Torino, demolire baracche e cacciare in strada centinaia di persone senza dare loro nessuna alternativa abitativa. Queste associazioni, per conto del comune, ci hanno fatto vedere come sia Possibile lavorare per distruggere le speranze per un futuro migliore di centinaia di bambini.\r\n La violenza e gli abusi di potere che subbiamo quotidianamente sono Possibili in nome di un progetto che questi signori hanno chiamato ... \"La Città Possibile\". Un progetto, dicono, con «carattere di innovazione e sperimentazione». Noi ci e vi chiediamo: una città Possibile per chi?\r\n\r\n\r\nIl campo di lungo stura Lazio non è mai stato un «campo nomadi» ma è stato un luogo periferico in cui da anni migliaia di persone hanno vissuto per necessità e non per scelta. Perché nessuno di noi sceglie la povertà, la discriminazione, lo sfruttamento ma li subbiamo - e non solo noi rom - come strumenti di controllo e di oppressione nelle mani di chi ha il potere di dare nomi o di creare uffici come l'«Ufficio Nomadi» in via Bologna. I campi «nomadi» non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Dopo tanti mesi vissuti con la paura di non avere più un posto dove dormire, dopo anni in cui ci hanno promesso falsamente di farci «emergere» da questo campo, vediamo che in realtà la soluzione del comune di Torino è ancora più precaria delle baracche: tante delle persone portate in una casa, come quella in corso Vigevano - gestita da \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> - sono già finite in strada; ad altre sono stati promessi 300 euro per tornare «volontariamente» in Romania dove una casa non ce l'hanno più. E chi non poteva o voleva accettare queste «alternative» è stato considerato non «compatibile», cioè da buttare in strada, da sfrattare liberamente senza alcun preavviso!\r\n\r\nNon crediamo più alle promesse di chi lucra sulla pelle dei poveri! \r\n Il 12 ottobre abbiamo organizzato un corteo di lotta per la casa occupando le strade del centro per ribadire la verità sul progetto “La città possibile” portato avanti da Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici. Donne, uomini e bambini hanno gridato forte «Contro sgomberi e sfratti! Casa per tutte/i».\r\n\r\nOggi abbiamo deciso di riprenderci quello che è giusto che tutti abbiano: una casa! Abbiamo occupato un pezzo della ex caserma di via Asti, che l'associazione \"Terra del Fuoco\", una delle tante che hanno partecipato al progetto \"La città Possibile\" ha occupato in aprile, promettendone un uso sociale. Da allora tanti di noi sono finiti in strada mentre la caserma restava in buona parte vuota.\r\n Da oggi si riempie di uomini, donne e bambini che non hanno soldi per gli affitti del comune, che non vogliono più una baracca, che non vogliono tornare in Romania.\r\n Abbiamo scelto questa casa perché ci sembra giusto avere un posto adeguato nella casa di chi questi anni ha guadagnato milioni di euro promettendocene una!\r\n\r\nGli ex abitanti di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n\r\nDi seguito l'intervento di questa mattina durante lo spazio informativo di un occupante:\r\n\r\nviaasti\r\n\r\n ",[207],{"field":172,"matched_tokens":208,"snippet":204,"value":205},[203],{"best_field_score":176,"best_field_weight":177,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":178,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},{"document":211,"highlight":226,"highlights":231,"text_match":174,"text_match_info":234},{"cat_link":212,"category":213,"comment_count":50,"id":214,"is_sticky":50,"permalink":215,"post_author":53,"post_content":216,"post_date":217,"post_excerpt":56,"post_id":214,"post_modified":218,"post_thumbnail":219,"post_thumbnail_html":220,"post_title":221,"post_type":61,"sort_by_date":222,"tag_links":223,"tags":225},[47],[49],"31863","http://radioblackout.org/2015/10/torino-corteo-di-lotta-per-la-casa-contro-lo-sgombero-del-campo-rom-di-lungo-stura-lazio/","Si è snodato per le vie del centro di Torino il corteo per la casa che ha visto protagonisti gli uomini, donne e bambini del \"campo rom\" di Lungo Stura Lazio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cecilia di Gatto Nero Gatto Rosso.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2010-10-13-murat-turchia\r\n\r\nDi seguito il resoconto/comunicato diffuso dagli organizzatori.\r\nIn centocinquanta ieri pomeriggio sono usciti dalla baraccopoli di Lungo Stura Lazio minacciata di sgombero dal Comune di Torino, dal social housing di corso Vigevano e da altre “sistemazioni temporanee” da cui vengono minacciati di sfratto. Il corteo di lotta per la casa, accompagnato dall'Assemblea Gatto Nero Gatto Rosso e solidali, si è preso le strade del centro per ribadire la verità sul progetto “La città possibile” portato avanti da Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici. Un progetto costato circa 5 milioni di euro, presentato come virtuoso esempio di “superamento dei campi nomadi”, che invece altro non è che uno sgombero forzato senza alternativa abitativa per le oltre mille persone che fino al 2013 vivevano nella baraccopoli non autorizzata più grande d'Europa. Alla cordata composta da Valdocco, A.I.Z.O., Terra del Fuoco, Croce Rossa, Liberitutti, Stranaidea, il Comune di Torino ha affidato l'appalto milionario per portare a termine uno sgombero “silenzioso”, altrimenti impraticabile con il solo uso della forza pubblica.\r\n\r\nLe famiglie, per 15 anni etichettate come \"nomadi\" per giustificarne la ghettizzazione e costrette a vivere in baracca nell'indifferenza delle istituzioni, sono state divise e selezionate arbitrariamente. I pochi “meritevoli” nelle case temporanee, gli altri deportati “volontariamente” in Romania o sgomberati. Il campo rappresentato come colpa individuale e non come conseguenza sociale imposta da povertà, sfruttamento e discriminazione. Entro la fine dell’anno sarà tutto finito. Baraccopoli demolita, sfratti eseguiti, famiglie in strada, cinque milioni di euro assorbiti da associazioni e cooperative. Chi, come la famiglia di Aramis, ha provato a tornare alle baracche lungo la Stura, si è trovato di fronte vigili urbani che non hanno esitato ad estrarre pistole, usare spray urticanti, malmenare ed arrestare.\r\nMa qualcosa si sta muovendo. In maggio centinaia di abitanti della baraccopoli di via Germagnano hanno bloccato l’ennesimo corteo razzista in Barriera di Milano. Ieri, a ritmo di manele, la determinazione delle famiglie sotto sgombero e sotto sfratto ha dimostrato che nessuno crede più alle false promesse di associazioni e cooperative che da anni lucrano sulla pelle dei rom. Il patetico tentativo di infiltrazione nel corteo da parte di A.I.Z.O. è stato respinto con forza dalle famiglie sotto sfratto dal social housing di Corso Vigevano, gestito dall'associazione e di proprietà del Ras delle soffitte Giorgio Molino. La piazzata di Marrone, invece, poteva solo suscitare risate, visto che il prode consigliere anti-immigrati ha lanciato dal Comune volantini con gli orari dei bus dalla Romania a Torino...\r\n\r\nDavanti a Comune e Prefettura, i numerosi interventi da parte di donne, uomini e bambini, hanno ribadito che la casa è un bisogno di tutti e tutte, così come la salute, la possibilità di frequentare la scuola, la libertà di movimento: i tentativi di sgombero e sfratto senza alternativa abitativa ci troveranno sulle barricate. Se l'unica risposta del Comune sarà la guerra sociale, il corteo di ieri ha dimostrato che insieme ci riprenderemo quello che ci spetta e restituiremo dignità alle nostre vite!\r\n\r\nContro lo sgombero della baraccopoli di Lungo Stura, contro gli sfratti del progetto “La città possibile”, contro la violenza poliziesca, contro i campi e le speculazioni sulla pelle dei rom.\r\n\r\nCasa, salute, libertà di movimento per tutti e tutte!\r\n\r\nTorino, 13 ottobre 2015\r\n\r\nAbitanti della baraccopoli sotto sgombero\r\nAbitanti dei social housing sotto sfratto\r\nAssemblea gatto nero gatto rosso","13 Ottobre 2015","2015-10-15 11:47:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/corteo-12-ottobre-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"187\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/corteo-12-ottobre-300x187.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/corteo-12-ottobre-300x187.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/corteo-12-ottobre-768x478.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/corteo-12-ottobre-1024x637.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/corteo-12-ottobre.jpg 2032w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino. Corteo di lotta per la casa, contro lo sgombero del “campo rom” di Lungo Stura Lazio",1444754611,[66,224,155,72,158,77],"http://radioblackout.org/tag/corteo-per-la-casa/",[23,35,25,15,18,21],{"post_content":227},{"matched_tokens":228,"snippet":229,"value":230},[167],"Alla cordata composta da Valdocco, \u003Cmark>A.I.Z.O\u003C/mark>., Terra del Fuoco, Croce Rossa,","Si è snodato per le vie del centro di Torino il corteo per la casa che ha visto protagonisti gli uomini, donne e bambini del \"campo rom\" di Lungo Stura Lazio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cecilia di Gatto Nero Gatto Rosso.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2010-10-13-murat-turchia\r\n\r\nDi seguito il resoconto/comunicato diffuso dagli organizzatori.\r\nIn centocinquanta ieri pomeriggio sono usciti dalla baraccopoli di Lungo Stura Lazio minacciata di sgombero dal Comune di Torino, dal social housing di corso Vigevano e da altre “sistemazioni temporanee” da cui vengono minacciati di sfratto. Il corteo di lotta per la casa, accompagnato dall'Assemblea Gatto Nero Gatto Rosso e solidali, si è preso le strade del centro per ribadire la verità sul progetto “La città possibile” portato avanti da Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici. Un progetto costato circa 5 milioni di euro, presentato come virtuoso esempio di “superamento dei campi nomadi”, che invece altro non è che uno sgombero forzato senza alternativa abitativa per le oltre mille persone che fino al 2013 vivevano nella baraccopoli non autorizzata più grande d'Europa. Alla cordata composta da Valdocco, \u003Cmark>A.I.Z.O\u003C/mark>., Terra del Fuoco, Croce Rossa, Liberitutti, Stranaidea, il Comune di Torino ha affidato l'appalto milionario per portare a termine uno sgombero “silenzioso”, altrimenti impraticabile con il solo uso della forza pubblica.\r\n\r\nLe famiglie, per 15 anni etichettate come \"nomadi\" per giustificarne la ghettizzazione e costrette a vivere in baracca nell'indifferenza delle istituzioni, sono state divise e selezionate arbitrariamente. I pochi “meritevoli” nelle case temporanee, gli altri deportati “volontariamente” in Romania o sgomberati. Il campo rappresentato come colpa individuale e non come conseguenza sociale imposta da povertà, sfruttamento e discriminazione. Entro la fine dell’anno sarà tutto finito. Baraccopoli demolita, sfratti eseguiti, famiglie in strada, cinque milioni di euro assorbiti da associazioni e cooperative. Chi, come la famiglia di Aramis, ha provato a tornare alle baracche lungo la Stura, si è trovato di fronte vigili urbani che non hanno esitato ad estrarre pistole, usare spray urticanti, malmenare ed arrestare.\r\nMa qualcosa si sta muovendo. In maggio centinaia di abitanti della baraccopoli di via Germagnano hanno bloccato l’ennesimo corteo razzista in Barriera di Milano. Ieri, a ritmo di manele, la determinazione delle famiglie sotto sgombero e sotto sfratto ha dimostrato che nessuno crede più alle false promesse di associazioni e cooperative che da anni lucrano sulla pelle dei rom. Il patetico tentativo di infiltrazione nel corteo da parte di \u003Cmark>A.I.Z.O\u003C/mark>. è stato respinto con forza dalle famiglie sotto sfratto dal social housing di Corso Vigevano, gestito dall'associazione e di proprietà del Ras delle soffitte Giorgio Molino. La piazzata di Marrone, invece, poteva solo suscitare risate, visto che il prode consigliere anti-immigrati ha lanciato dal Comune volantini con gli orari dei bus dalla Romania a Torino...\r\n\r\nDavanti a Comune e Prefettura, i numerosi interventi da parte di donne, uomini e bambini, hanno ribadito che la casa è un bisogno di tutti e tutte, così come la salute, la possibilità di frequentare la scuola, la libertà di movimento: i tentativi di sgombero e sfratto senza alternativa abitativa ci troveranno sulle barricate. Se l'unica risposta del Comune sarà la guerra sociale, il corteo di ieri ha dimostrato che insieme ci riprenderemo quello che ci spetta e restituiremo dignità alle nostre vite!\r\n\r\nContro lo sgombero della baraccopoli di Lungo Stura, contro gli sfratti del progetto “La città possibile”, contro la violenza poliziesca, contro i campi e le speculazioni sulla pelle dei rom.\r\n\r\nCasa, salute, libertà di movimento per tutti e tutte!\r\n\r\nTorino, 13 ottobre 2015\r\n\r\nAbitanti della baraccopoli sotto sgombero\r\nAbitanti dei social housing sotto sfratto\r\nAssemblea gatto nero gatto rosso",[232],{"field":172,"matched_tokens":233,"snippet":229,"value":230},[167],{"best_field_score":176,"best_field_weight":177,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":178,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},{"document":236,"highlight":253,"highlights":258,"text_match":174,"text_match_info":261},{"cat_link":237,"category":238,"comment_count":50,"id":239,"is_sticky":50,"permalink":240,"post_author":53,"post_content":241,"post_date":242,"post_excerpt":56,"post_id":239,"post_modified":243,"post_thumbnail":244,"post_thumbnail_html":245,"post_title":246,"post_type":61,"sort_by_date":247,"tag_links":248,"tags":252},[47],[49],"31824","http://radioblackout.org/2015/10/12-ottobre-rom-in-piazza-contro-sgomberi-e-repressione/","Due anni dopo l'inizio del progetto \"La città possibile\" - costato circa 5 milioni di euro e portato avanti da Comune di Torino, Prefettura, associazioni e cooperative complici - l'obiettivo è ormai chiaro a tutti: sgomberare il campo rom non autorizzato più grande d'Europa, quello di Lungo Stura Lazio, dove nel 2013 vivevano oltre 1.000 persone.\r\n\r\nTramite il progetto le famiglie sono state prima divise tramite una selezione arbitraria: alcune rimpatriate \"volontariamente\" in Romania con la promessa disattesa di poche decine di euro al mese, altre stipate e sorvegliate in appartamenti e social housing dagli affitti esosi. Per la maggior parte degli abitanti del campo - esclusi dal progetto perchè considerati \"non meritevoli\" - un'unica prospettiva: lo sgombero forzato. Nella sola giornata del 26 febbraio 2015 ruspe e agenti mandati da Comune e Questura hanno violentemente distrutto le baracche e buttato in mezzo alla strada 100 persone.\r\n\r\nOggi i pochi inseriti nel progetto vengono sfrattati, come nel caso delle 13 famiglie del social housing di corso Vigevano, gestito da AIZO e di proprietà del Ras delle soffitte Giorgio Molino, che finiranno in mezzo alla strada entro il 30 novembre. Le ultime 100 persone che invece ancora vivono nel campo di Lungo Stura vengono minacciate di sgombero entro il 30 ottobre. Nel frattempo, polizia e vigili continuano le loro azioni repressive all'interno del campo: distruzione \"individuale\" delle baracchine, deportazioni, arresti. Storie di ordinaria violenza di Stato, come nel caso di Aramis, un giovane arrestato la settimana scorsa con l'accusa di aver malmenato tre civich. In realtà la storia è opposta: sono gli agenti ad averlo brutalmente aggredito dopo avergli distrutto la baracca, arrivando anche a sventolare una pistola e utilizzare spray urticante nei confronti dei presenti.\r\n\r\nPer questo gli abitanti del campo e le famiglie dei social housing hanno deciso di mobilitarsi organizzando una manifestazione sotto il Comune lunedì prossimo alle 17. Di lì si muoverà in corteo.\r\n\r\nContro lo sgombero, contro gli sfratti, contro la violenza poliziesca, per una casa e la libertà di movimento per tutti e tutte.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cecilia di Gatto Nero Gatto Rosso:\r\n\r\n2015-10-06-corteo-rom-cecilia","10 Ottobre 2015","2015-10-14 14:57:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-768x1086.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-724x1024.jpg 724w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori.jpg 842w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","12 ottobre. Rom in piazza contro sgomberi e repressione",1444474887,[249,250,155,72,158,251,77],"http://radioblackout.org/tag/12-ottobre/","http://radioblackout.org/tag/corteo-rom/","http://radioblackout.org/tag/social-housing-di-corso-vigevano/",[33,31,25,15,18,37,21],{"post_content":254},{"matched_tokens":255,"snippet":256,"value":257},[203],"di corso Vigevano, gestito da \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> e di proprietà del Ras","Due anni dopo l'inizio del progetto \"La città possibile\" - costato circa 5 milioni di euro e portato avanti da Comune di Torino, Prefettura, associazioni e cooperative complici - l'obiettivo è ormai chiaro a tutti: sgomberare il campo rom non autorizzato più grande d'Europa, quello di Lungo Stura Lazio, dove nel 2013 vivevano oltre 1.000 persone.\r\n\r\nTramite il progetto le famiglie sono state prima divise tramite una selezione arbitraria: alcune rimpatriate \"volontariamente\" in Romania con la promessa disattesa di poche decine di euro al mese, altre stipate e sorvegliate in appartamenti e social housing dagli affitti esosi. Per la maggior parte degli abitanti del campo - esclusi dal progetto perchè considerati \"non meritevoli\" - un'unica prospettiva: lo sgombero forzato. Nella sola giornata del 26 febbraio 2015 ruspe e agenti mandati da Comune e Questura hanno violentemente distrutto le baracche e buttato in mezzo alla strada 100 persone.\r\n\r\nOggi i pochi inseriti nel progetto vengono sfrattati, come nel caso delle 13 famiglie del social housing di corso Vigevano, gestito da \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> e di proprietà del Ras delle soffitte Giorgio Molino, che finiranno in mezzo alla strada entro il 30 novembre. Le ultime 100 persone che invece ancora vivono nel campo di Lungo Stura vengono minacciate di sgombero entro il 30 ottobre. Nel frattempo, polizia e vigili continuano le loro azioni repressive all'interno del campo: distruzione \"individuale\" delle baracchine, deportazioni, arresti. Storie di ordinaria violenza di Stato, come nel caso di Aramis, un giovane arrestato la settimana scorsa con l'accusa di aver malmenato tre civich. In realtà la storia è opposta: sono gli agenti ad averlo brutalmente aggredito dopo avergli distrutto la baracca, arrivando anche a sventolare una pistola e utilizzare spray urticante nei confronti dei presenti.\r\n\r\nPer questo gli abitanti del campo e le famiglie dei social housing hanno deciso di mobilitarsi organizzando una manifestazione sotto il Comune lunedì prossimo alle 17. Di lì si muoverà in corteo.\r\n\r\nContro lo sgombero, contro gli sfratti, contro la violenza poliziesca, per una casa e la libertà di movimento per tutti e tutte.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cecilia di Gatto Nero Gatto Rosso:\r\n\r\n2015-10-06-corteo-rom-cecilia",[259],{"field":172,"matched_tokens":260,"snippet":256,"value":257},[203],{"best_field_score":176,"best_field_weight":177,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":178,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},{"document":263,"highlight":283,"highlights":288,"text_match":174,"text_match_info":291},{"cat_link":264,"category":265,"comment_count":50,"id":266,"is_sticky":50,"permalink":267,"post_author":53,"post_content":268,"post_date":269,"post_excerpt":56,"post_id":266,"post_modified":270,"post_thumbnail":271,"post_thumbnail_html":272,"post_title":273,"post_type":61,"sort_by_date":274,"tag_links":275,"tags":279},[47],[49],"28929","http://radioblackout.org/2015/04/la-cedu-e-i-rom-casa-per-tutti/","Questa mattina il quotidiano La Stampa in merito alla decisione della Corte Europea dei Diritti dell'uomo sullo sgombero del campo rom di Lungo Stura Lazio titolava “Via libera allo sgombero. 'Ma ai rom va data una casa'”.\r\nLo scorso 19 marzo la CEDU aveva imposto al Comune di Torino la sospensione momentanea dello sgombero del campo. Il ricorso di cinque famiglie era stato accolto, perché il Comune non offriva alternative abitative, nonostante la presenza di minori e persone malate.\r\nIl Comune ha replicato offrendo in fretta e furia una casa a due delle cinque famiglie, e dichiarando una delle altre inadatta, perché il “capofamiglia” sarebbe pregiudicato. I figli, secondo il comune di Torino, in strada, perché il padre li ha resi indegni di avere una casa.\r\nNella sua sentenza la CEDU chiede di segnalare altri casi e presto partiranno altri ricorsi. Il vicesindaco Tisi da invece un'interpretazione restrittiva della sentenza, ritenendo che la CEDU si riferisca solo alle “famiglie in cui ci siano soggetti vulnerabili”.\r\nDi fatto Tisi tenta di sottrarsi alle proprie responsabilità: in lungo Stura Lazio, tra topi ed immondizia, vivono centinaia di bambini, che rischiano di perdere persino la miserabile baracca in cui vivono ed essere gettati in strada.\r\nLa battaglia legale andrà avanti nelle prossime settimane tra ricorsi e controricorsi. Difficile dire se Tisi, che si era impegnata a spianare il campo entro il 31 marzo, rimanderà o deciderà di procedere comunque.\r\nQuesta vicenda, le contestazioni degli antirazzisti al convegno dei rom senza i rom del 19 marzo, la lettera di denuncia degli abitanti di Lungo Stura Lazio, hanno cominciato ad incrinare la bella vetrina della “città possibile”, il progetto voluto dall'amministrazione targata PD, per mettere a frutto i cinque milioni di euro stanziati da Maroni – allora ministro dell'Interno – contro l'emergenza rom.\r\nL’amministrazione comunale ha messo in piedi un’operazione in cui buoni affari e immagine andavano a braccetto. \r\nL’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava a puntino. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata 5.193.167,26 euro, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa - , mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché rispettino regole di comportamento a metà tra la caserma e l’asilo.\r\nIl nocciolo dell’operazione è stata l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania. Va da se che quando i soldi finiranno le cooperative cercheranno altri business, mentre i rom “meritevoli” finiranno nuovamente in strada, perché non avranno i soldi per pagare un affitto vero. \r\nCome se non bastasse la struttura di corso Vigevano dove sono state ospitate alcune famiglie che hanno firmato il “patto di emersione” dal campo, gestita dal’associazione AIZO di Carla Osella, è di proprietà di una società controllata da Giorgio Molino, il ras delle soffitte, affittate a prezzi esorbitanti ad immigrati con problemi di documenti. Inutile dire che i locali di corso Vigevano non hanno l’abitabilità e quindi, chi ci vive non potrà mai ottenere la residenza.\r\nAgli altri seicento abitanti rimasti in lungo Stura il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, da dove sono stati deportati.\r\nL'operazione si sarebbe dovuta concludere il 31 marzo. I ricorsi presentati dall'avvocato Gianluca Vitale hanno rallentato l'operazione, ma è provabile che, appena la bufera sarà passata il comune probabilmente darà il via allo sgombero definitivo del campo.\r\nNel frattempo si moltiplicano le assemblee, in cui i rom hanno cominciato ad autorganizzarsi, perché al prossimo sgombero nessuno venga più lasciato solo di fronte alle ruspe, alla polizia, ai vigili urbani. \r\n\r\nAscolta la diretta con Gianluca Vitale:\r\n\r\n\r\nrom_ricorso\r\n\r\n ","1 Aprile 2015","2015-04-07 19:52:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/rom-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"188\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/rom-300x188.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/rom-300x188.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/rom.jpg 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La CEDU e i rom: casa per tutti?",1427904266,[276,277,278,72,158],"http://radioblackout.org/tag/cedu/","http://radioblackout.org/tag/elide-tisi/","http://radioblackout.org/tag/gianluca-vitale/",[280,281,282,15,18],"CEDU","elide tisi","gianluca vitale",{"post_content":284},{"matched_tokens":285,"snippet":286,"value":287},[203],"di cooperative ed associazioni amiche - \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco","Questa mattina il quotidiano La Stampa in merito alla decisione della Corte Europea dei Diritti dell'uomo sullo sgombero del campo rom di Lungo Stura Lazio titolava “Via libera allo sgombero. 'Ma ai rom va data una casa'”.\r\nLo scorso 19 marzo la CEDU aveva imposto al Comune di Torino la sospensione momentanea dello sgombero del campo. Il ricorso di cinque famiglie era stato accolto, perché il Comune non offriva alternative abitative, nonostante la presenza di minori e persone malate.\r\nIl Comune ha replicato offrendo in fretta e furia una casa a due delle cinque famiglie, e dichiarando una delle altre inadatta, perché il “capofamiglia” sarebbe pregiudicato. I figli, secondo il comune di Torino, in strada, perché il padre li ha resi indegni di avere una casa.\r\nNella sua sentenza la CEDU chiede di segnalare altri casi e presto partiranno altri ricorsi. Il vicesindaco Tisi da invece un'interpretazione restrittiva della sentenza, ritenendo che la CEDU si riferisca solo alle “famiglie in cui ci siano soggetti vulnerabili”.\r\nDi fatto Tisi tenta di sottrarsi alle proprie responsabilità: in lungo Stura Lazio, tra topi ed immondizia, vivono centinaia di bambini, che rischiano di perdere persino la miserabile baracca in cui vivono ed essere gettati in strada.\r\nLa battaglia legale andrà avanti nelle prossime settimane tra ricorsi e controricorsi. Difficile dire se Tisi, che si era impegnata a spianare il campo entro il 31 marzo, rimanderà o deciderà di procedere comunque.\r\nQuesta vicenda, le contestazioni degli antirazzisti al convegno dei rom senza i rom del 19 marzo, la lettera di denuncia degli abitanti di Lungo Stura Lazio, hanno cominciato ad incrinare la bella vetrina della “città possibile”, il progetto voluto dall'amministrazione targata PD, per mettere a frutto i cinque milioni di euro stanziati da Maroni – allora ministro dell'Interno – contro l'emergenza rom.\r\nL’amministrazione comunale ha messo in piedi un’operazione in cui buoni affari e immagine andavano a braccetto. \r\nL’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava a puntino. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata 5.193.167,26 euro, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche - \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa - , mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché rispettino regole di comportamento a metà tra la caserma e l’asilo.\r\nIl nocciolo dell’operazione è stata l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania. Va da se che quando i soldi finiranno le cooperative cercheranno altri business, mentre i rom “meritevoli” finiranno nuovamente in strada, perché non avranno i soldi per pagare un affitto vero. \r\nCome se non bastasse la struttura di corso Vigevano dove sono state ospitate alcune famiglie che hanno firmato il “patto di emersione” dal campo, gestita dal’associazione \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> di Carla Osella, è di proprietà di una società controllata da Giorgio Molino, il ras delle soffitte, affittate a prezzi esorbitanti ad immigrati con problemi di documenti. Inutile dire che i locali di corso Vigevano non hanno l’abitabilità e quindi, chi ci vive non potrà mai ottenere la residenza.\r\nAgli altri seicento abitanti rimasti in lungo Stura il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, da dove sono stati deportati.\r\nL'operazione si sarebbe dovuta concludere il 31 marzo. I ricorsi presentati dall'avvocato Gianluca Vitale hanno rallentato l'operazione, ma è provabile che, appena la bufera sarà passata il comune probabilmente darà il via allo sgombero definitivo del campo.\r\nNel frattempo si moltiplicano le assemblee, in cui i rom hanno cominciato ad autorganizzarsi, perché al prossimo sgombero nessuno venga più lasciato solo di fronte alle ruspe, alla polizia, ai vigili urbani. \r\n\r\nAscolta la diretta con Gianluca Vitale:\r\n\r\n\r\nrom_ricorso\r\n\r\n ",[289],{"field":172,"matched_tokens":290,"snippet":286,"value":287},[203],{"best_field_score":176,"best_field_weight":177,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":178,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},6646,{"collection_name":61,"first_q":81,"per_page":42,"q":81},11,{"facet_counts":296,"found":20,"hits":321,"out_of":396,"page":30,"request_params":397,"search_cutoff":39,"search_time_ms":398},[297,303],{"counts":298,"field_name":301,"sampled":39,"stats":302},[299],{"count":20,"highlighted":300,"value":300},"anarres","podcastfilter",{"total_values":30},{"counts":304,"field_name":38,"sampled":39,"stats":320},[305,306,307,308,310,311,313,315,316,318],{"count":20,"highlighted":18,"value":18},{"count":20,"highlighted":15,"value":15},{"count":27,"highlighted":21,"value":21},{"count":30,"highlighted":309,"value":309},"retata",{"count":30,"highlighted":281,"value":281},{"count":30,"highlighted":312,"value":312},"social housing",{"count":30,"highlighted":314,"value":314},"sgombero campo",{"count":30,"highlighted":25,"value":25},{"count":30,"highlighted":317,"value":317},"chi specula sui rom?",{"count":30,"highlighted":319,"value":319},"chi lucra sui campi rom?",{"total_values":137},[322,349,373],{"document":323,"highlight":340,"highlights":345,"text_match":174,"text_match_info":348},{"comment_count":50,"id":324,"is_sticky":50,"permalink":325,"podcastfilter":326,"post_author":300,"post_content":327,"post_date":328,"post_excerpt":56,"post_id":324,"post_modified":329,"post_thumbnail":330,"post_title":331,"post_type":332,"sort_by_date":333,"tag_links":334,"tags":338},"28731","http://radioblackout.org/podcast/convegno-sui-rom-senza-i-rom-antirazzistie-rovinano-la-vetrina-della-citta-di-torino/",[300],"Il 19 marzo è stata una gran brutta giornata per gli apprendisti stregoni del Comune di Torino.\r\nEra tutto perfetto. L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ","21 Marzo 2015","2018-10-17 22:59:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/cle1-200x110.jpg","Convegno sui Rom senza i Rom: antirazzisti/e rovinano la vetrina della Città di Torino","podcast",1426934211,[335,277,72,336,158,337],"http://radioblackout.org/tag/corte-europea-diritti-umani/","http://radioblackout.org/tag/retata/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-campo/",[339,281,15,309,18,314],"corte europea diritti umani",{"post_content":341},{"matched_tokens":342,"snippet":343,"value":344},[203],"è monopolio della cordata Valdocco - \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco","Il 19 marzo è stata una gran brutta giornata per gli apprendisti stregoni del Comune di Torino.\r\nEra tutto perfetto. L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - \u003Cmark>AIZO\u003C/mark> - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, \u003Cmark>AIZO\u003C/mark>, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ",[346],{"field":172,"matched_tokens":347,"snippet":343,"value":344},[203],{"best_field_score":176,"best_field_weight":177,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":178,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},{"document":350,"highlight":364,"highlights":369,"text_match":174,"text_match_info":372},{"comment_count":50,"id":351,"is_sticky":50,"permalink":352,"podcastfilter":353,"post_author":300,"post_content":354,"post_date":355,"post_excerpt":56,"post_id":351,"post_modified":329,"post_thumbnail":356,"post_title":357,"post_type":332,"sort_by_date":358,"tag_links":359,"tags":362},"28267","http://radioblackout.org/podcast/rom-ruspe-e-polizia-e-business-in-lungo-stura/",[300],"I poliziotti si sono fatti il selfie: sorridevano ed ammiccavano mentre immortalavano la propria “impresa”. Sullo sfondo la devastazione del campo di Lungo Stura Lazio a Torino: le baracche schiacciate, i tubi annodati, i panni stesi buttati tra la polvere.\r\nIl giorno prima erano andati ad avvertire una decina di famiglie. In realtà l’operazione di sgombero è stata molto più ampia. La maggior parte delle persone non sapeva nulla.\r\nAlle 7 del mattino di giovedì 26 febbraio sono arrivati centinaia di poliziotti, vigili urbani del nucleo “nomadi”, quelli con in dotazione il tonfa, il manganello estensibile.\r\nSono state buttate in strada circa 200 persone del campo rom di Lungo Stura Lazio a Torino, il più grande della città. Le ruspe che hanno distrutto le baracche non si sono fermate neppure di fronte agli oltre 100 bambini, donne incinte, persone malate, anziani, un disabile. Le istituzioni hanno sgomberato senza offrire alcuna alternativa abitativa.\r\nQuesta vergognosa operazione fa parte del megaprogetto-vetrina “La città possibile”, un progetto che vale oltre 5 milioni di euro.\r\nCon questi fondi (ministeriali) si è previsto l’inserimento abitativo (a termine) in case per sole 15 famiglie, le restanti sono state piazzate in situazioni di social housing, mentre buona parte degli abitanti del campo – fonti “interne” al progetto stamattina parlano di 600 persone – viene semplicemente buttata in mezzo ad una strada (200 persone il 26 febbraio, le restanti entro il 31 marzo).\r\nI criteri con cui questa operazione di “divide et impera” è stata gestita sono estremamente opachi, arbitrari e neppure tanto velatamente razzisti: c’è chi semplicemente non è stato ritenuto “idoneo” a vivere in autonomia, nonostante lavori, abbia minori a carico o sia malato, magari perché non scolarizzato o perché non ha dichiarato di essere “rumenizzato”, come nel caso di gran parte delle famiglie sgomberate oggi. In particolare quelle della “Fossa”. La “Fossa” è la parte del campo più bassa, vicina alle rive del fiume, in un’area pericolosa per il concreto rischio di esondazioni.\r\nLì abitavano famiglie che vengono chiamate “colorate”, perché, specie le donne indossano gonne lunghe, fazzoletti, scialli, calze dai colori vivaci. Sono rom che non fingono di non esserlo, un peccato capitale, che li condanna a non essere considerati adatti “all’emersione dal campo”.\r\nChi viene sbattuto in strada non potrà fare altro che andare a riparare in un altro campo rom della città ed il ciclo degli sgomberi e della “gestione dell’emergenza” (case temporanee e social housing, il tutto a gestione delle solite cooperative) potrà continuare ad infinitum, rappresentando una vera e propria economia che fa comodo a molti interessi forti.\r\nBraccio operativo del progetto sono Valdocco, AIZO, Terra del Fuoco, Liberitutti, Stranaidea e Croce Rossa, cui è stato affidato l’appalto milionario. Alla Croce Rossa, ormai esperta, dopo tre lustri al CIE, il compito di “sorvegliare” che le aree sgomberate non vengano occupate nuovamente.\r\nEsponenti di Valdocco hanno dichiarato al quotidiano “La Stampa” che avrebbero vigilato affinché chi era stato cacciato non tornasse.\r\n\r\nLa mattina dello sgombero in Lungo Stura il freddo era pungente. La gente ha assistito attonita alla distruzione di povere baracche che per loro erano una casa. Il comune di Torino si vanta di essere in prima fila nel “superamento” dei campi: li “supera” mandando le ruspe ad abbattere le povere abitazioni costruite lungo il fiume, in un posto dove nessuno vorrebbe vivere se avesse la possibilità di scegliere.\r\nAlcuni bambini quella mattina erano a scuola: al ritorno non hanno trovato più nulla. Per molti di loro l’inserimento scolastico nelle elementari della zona, riuscito nonostante il razzismo dilagante, diventerà un ricordo. Obbligati a nascondersi come randagi inseguiti dall’accalappiacani non potranno tornare in aula.\r\nIl giorno successivo i comitati razzisti animati da Lega Nord e Fratelli d’Italia, Forza Nuova e Casa Pound hanno plaudito ma la canea razzista non si è placata, invocando altri sgomberi.\r\nNon dubitiamo che verranno presto accontentati.\r\nI rom “buoni” negli stanzoni del social housing, con regole da caserma, gli altri in strada.\r\nL’ordine regna nella bella vetrina di una città targata PD.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Gianluca Vitale, avvocato da sempre in prima fila sul fronte dell'immigrazione.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015 02 27 rom vitale","3 Marzo 2015","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/sgombero-lungo-stura-200x110.jpg","Rom. Ruspe, polizia e business in Lungo Stura",1425404951,[360,155,72,158,361,77],"http://radioblackout.org/tag/chi-lucra-sui-campi-rom/","http://radioblackout.org/tag/sgombero/",[319,25,15,18,363,21],"sgombero",{"post_content":365},{"matched_tokens":366,"snippet":367,"value":368},[203],"operativo del progetto sono Valdocco, \u003Cmark>AIZO\u003C/mark>, Terra del Fuoco, Liberitutti, Stranaidea","I poliziotti si sono fatti il selfie: sorridevano ed ammiccavano mentre immortalavano la propria “impresa”. Sullo sfondo la devastazione del campo di Lungo Stura Lazio a Torino: le baracche schiacciate, i tubi annodati, i panni stesi buttati tra la polvere.\r\nIl giorno prima erano andati ad avvertire una decina di famiglie. In realtà l’operazione di sgombero è stata molto più ampia. La maggior parte delle persone non sapeva nulla.\r\nAlle 7 del mattino di giovedì 26 febbraio sono arrivati centinaia di poliziotti, vigili urbani del nucleo “nomadi”, quelli con in dotazione il tonfa, il manganello estensibile.\r\nSono state buttate in strada circa 200 persone del campo rom di Lungo Stura Lazio a Torino, il più grande della città. Le ruspe che hanno distrutto le baracche non si sono fermate neppure di fronte agli oltre 100 bambini, donne incinte, persone malate, anziani, un disabile. Le istituzioni hanno sgomberato senza offrire alcuna alternativa abitativa.\r\nQuesta vergognosa operazione fa parte del megaprogetto-vetrina “La città possibile”, un progetto che vale oltre 5 milioni di euro.\r\nCon questi fondi (ministeriali) si è previsto l’inserimento abitativo (a termine) in case per sole 15 famiglie, le restanti sono state piazzate in situazioni di social housing, mentre buona parte degli abitanti del campo – fonti “interne” al progetto stamattina parlano di 600 persone – viene semplicemente buttata in mezzo ad una strada (200 persone il 26 febbraio, le restanti entro il 31 marzo).\r\nI criteri con cui questa operazione di “divide et impera” è stata gestita sono estremamente opachi, arbitrari e neppure tanto velatamente razzisti: c’è chi semplicemente non è stato ritenuto “idoneo” a vivere in autonomia, nonostante lavori, abbia minori a carico o sia malato, magari perché non scolarizzato o perché non ha dichiarato di essere “rumenizzato”, come nel caso di gran parte delle famiglie sgomberate oggi. In particolare quelle della “Fossa”. La “Fossa” è la parte del campo più bassa, vicina alle rive del fiume, in un’area pericolosa per il concreto rischio di esondazioni.\r\nLì abitavano famiglie che vengono chiamate “colorate”, perché, specie le donne indossano gonne lunghe, fazzoletti, scialli, calze dai colori vivaci. Sono rom che non fingono di non esserlo, un peccato capitale, che li condanna a non essere considerati adatti “all’emersione dal campo”.\r\nChi viene sbattuto in strada non potrà fare altro che andare a riparare in un altro campo rom della città ed il ciclo degli sgomberi e della “gestione dell’emergenza” (case temporanee e social housing, il tutto a gestione delle solite cooperative) potrà continuare ad infinitum, rappresentando una vera e propria economia che fa comodo a molti interessi forti.\r\nBraccio operativo del progetto sono Valdocco, \u003Cmark>AIZO\u003C/mark>, Terra del Fuoco, Liberitutti, Stranaidea e Croce Rossa, cui è stato affidato l’appalto milionario. Alla Croce Rossa, ormai esperta, dopo tre lustri al CIE, il compito di “sorvegliare” che le aree sgomberate non vengano occupate nuovamente.\r\nEsponenti di Valdocco hanno dichiarato al quotidiano “La Stampa” che avrebbero vigilato affinché chi era stato cacciato non tornasse.\r\n\r\nLa mattina dello sgombero in Lungo Stura il freddo era pungente. La gente ha assistito attonita alla distruzione di povere baracche che per loro erano una casa. Il comune di Torino si vanta di essere in prima fila nel “superamento” dei campi: li “supera” mandando le ruspe ad abbattere le povere abitazioni costruite lungo il fiume, in un posto dove nessuno vorrebbe vivere se avesse la possibilità di scegliere.\r\nAlcuni bambini quella mattina erano a scuola: al ritorno non hanno trovato più nulla. Per molti di loro l’inserimento scolastico nelle elementari della zona, riuscito nonostante il razzismo dilagante, diventerà un ricordo. Obbligati a nascondersi come randagi inseguiti dall’accalappiacani non potranno tornare in aula.\r\nIl giorno successivo i comitati razzisti animati da Lega Nord e Fratelli d’Italia, Forza Nuova e Casa Pound hanno plaudito ma la canea razzista non si è placata, invocando altri sgomberi.\r\nNon dubitiamo che verranno presto accontentati.\r\nI rom “buoni” negli stanzoni del social housing, con regole da caserma, gli altri in strada.\r\nL’ordine regna nella bella vetrina di una città targata PD.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Gianluca Vitale, avvocato da sempre in prima fila sul fronte dell'immigrazione.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015 02 27 rom vitale",[370],{"field":172,"matched_tokens":371,"snippet":367,"value":368},[203],{"best_field_score":176,"best_field_weight":177,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":178,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},{"document":374,"highlight":387,"highlights":392,"text_match":174,"text_match_info":395},{"comment_count":50,"id":375,"is_sticky":50,"permalink":376,"podcastfilter":377,"post_author":300,"post_content":378,"post_date":379,"post_excerpt":56,"post_id":375,"post_modified":329,"post_thumbnail":380,"post_title":381,"post_type":332,"sort_by_date":382,"tag_links":383,"tags":386},"27732","http://radioblackout.org/podcast/chi-specula-sui-rom-a-torino/",[300],"Il 9 febbraio in centro a Torino è in programma una manifestazione indetta da vari comitati di “cittadini” per tutelare la “nostra salute” e i “nostri diritti” dai “fumi provenienti dai campi nomadi”. A Torino, tra le città più inquinate d’Italia, il problema è reale. L’aria che respiriamo è avvelenata da traffico automobilistico, emissioni venefiche delle fabbriche, inceneritore spara diossina. La vicenda Eternit ci ricorda che industriali e governanti sono disposti a sacrificare la vita di migliaia di persone pur di fare profitti.\r\n\r\nIn questa città altrettanto reale è la condizione di povertà e precarietà di chi vive segregato nei cosiddetti “campi nomadi” e per sopravvivere è costretto a svolgere attività lavorative sotto-costo, tra cui la rottamazione del rame rivenduto per pochi euro ai grossisti, i soli a trarne ampi guadagni.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Cecilia, attivista antirazzista, che ben conosce la realtà del campo di Lungo Stura Lazio.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015.02 06 cecilia rom\r\n\r\nLa questione ha radici lontane. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale lo Stato italiano ha imposto a Rom e Sinti sfuggiti alle persecuzioni nazifasciste la collocazione in “campi di transito”. Nel tempo questi campi sono diventati l’unico orizzonte, sia pur precario, per queste persone. Luoghi dove si è realizzato un vero apartheid, ghetti dove la precarizzazione abitativa, lavorativa, esistenziale si è istituzionalizzata.\r\nSu Rom e Sinti la destra xenofoba e razzista ha speculato e continua a speculare, indicandoli come responsabili dei problemi degli “italiani” delle periferie, fomentando odio e guerra tra poveri. L’altra faccia della medaglia sono i lauti profitti incamerati da chi, tra appalti e mazzette, gestisce i campi nomadi. La cosiddetta sinistra ha fatto le stesse politiche. A Roma l’inchiesta Mafia Capitale ha rivelato l’accordo tra il fascista Carminati e certe cooperative sociali targate PD per dividersi la torta della gestione dei campi.\r\nA Torino negli ultimi anni vi sono stati gravissimi episodi di intolleranza verso individui e gruppi rom: dal rogo doloso del campo di via Vistrorio del 2007, al pogrom della Continassa del 9 dicembre 2011, svoltosi al termine di una manifestazione alla quale parteciparono anche esponenti del PD. L’anno successivo, l’area della Continassa fu svenduta dal comune di Torino alla Juventus per costruirvi sede direzionale, campi di allenamento, palazzi etc…\r\nLo scorso autunno Forza Nuova ha promosso a Mirafiori, in via Artom, manifestazioni contro famiglie rom, profughe di guerra in Bosnia, stanziate al parco Colonnetti.\r\nDi recente le istituzioni cittadine hanno iniziato a parlare di “superamento” dei campi nomadi. In realtà non è in programma alcuna soluzione duratura affinché chi è costretto a vivere in un ghetto possa trovare una casa e vivere senza controlli né tutele. Da un anno il comune ha avviato lo “svuotamento condiviso” (cioè sgombero) del campo di Lungo Stura Lazio, attraverso rimpatri assistiti o ricollocazione delle famiglie in situazioni di “housing sociale temporaneo”. Chi vive in questi luoghi è sottoposto a regole da collegio infantile, indice del razzismo di chi identifica “l’emersione dai campi” con una “missione civilizzatrice”. Tra due anni chi non potrà pagare affitti esosi sarà rigettato in strada, mentre chi non rientra nel progetto finirà in strada già a metà marzo, quando lo sgombero sarà terminato.\r\nQuesta situazione assicura profitti alla cordata di enti che hanno vinto l’appalto milionario per Lungo Stura: Valdocco, Liberitutti, Terra del Fuoco, Stranaidea, AIZO, oltre alla Croce Rossa che prende quasi 400.000 euro solo per presidiare le aree sgomberate!\r\nIl ciclo campi-sgomberi-social housing è un business che garantisce profitti sicuri ai soliti noti. Nel 2008 un gruppo di famiglie del campo di via Germagnano si era trovato da solo una risposta al bisogno abitativo, occupando uno stabile in via Pisa, ma dopo pochi giorni fu sgomberato dalla polizia e riportato al campo. All’epoca l’assessore “all’integrazione” era la stesso di oggi, Ilda Curti.\r\nNon crediamo che le manfrine del Comune possano risolvere i problemi di individui e famiglie rom, poiché sono troppi gli interessi a mantenere persone in condizioni di indigenza e segregazione, per dare appalti a questa o quella cooperativa incaricata di “gestire l’emergenza permanente” e per garantire manodopera sottocosto alle economie formali ed informali di cui queste persone formano l'ultimo anello della catena.\r\nI bisogni di Rom e Sinti sono gli stessi di tutti coloro che vivono ai margini di questo sistema di sfruttamento: casa, reddito, libertà di vivere la propria vita. Per questo rilanciamo la necessità di lottare insieme, in maniera autorganizzata, contro razzismo e speculazioni che destra e sinistra esercitano sulla pelle di chi è più precario.\r\n\r\nLottiamo insieme! Casa per tutti e tutte!\r\n\r\n\r\n\r\npunto info antirazzista\r\nTorino lunedì 9 febbraio dalle 17\r\nvia Garibaldi / p. za Palazzo di Città\r\ngattonerogattorosso@inventati.org","6 Febbraio 2015","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/casa-per-tutti-200x110.jpg","Chi specula sui rom a Torino?",1423242735,[384,72,158,385,77,79],"http://radioblackout.org/tag/chi-specula-sui-rom/","http://radioblackout.org/tag/social-housing/",[317,15,18,312,21,92],{"post_content":388},{"matched_tokens":389,"snippet":390,"value":391},[203],"Liberitutti, Terra del Fuoco, Stranaidea, \u003Cmark>AIZO\u003C/mark>, oltre alla Croce Rossa che","Il 9 febbraio in centro a Torino è in programma una manifestazione indetta da vari comitati di “cittadini” per tutelare la “nostra salute” e i “nostri diritti” dai “fumi provenienti dai campi nomadi”. A Torino, tra le città più inquinate d’Italia, il problema è reale. L’aria che respiriamo è avvelenata da traffico automobilistico, emissioni venefiche delle fabbriche, inceneritore spara diossina. La vicenda Eternit ci ricorda che industriali e governanti sono disposti a sacrificare la vita di migliaia di persone pur di fare profitti.\r\n\r\nIn questa città altrettanto reale è la condizione di povertà e precarietà di chi vive segregato nei cosiddetti “campi nomadi” e per sopravvivere è costretto a svolgere attività lavorative sotto-costo, tra cui la rottamazione del rame rivenduto per pochi euro ai grossisti, i soli a trarne ampi guadagni.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Cecilia, attivista antirazzista, che ben conosce la realtà del campo di Lungo Stura Lazio.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015.02 06 cecilia rom\r\n\r\nLa questione ha radici lontane. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale lo Stato italiano ha imposto a Rom e Sinti sfuggiti alle persecuzioni nazifasciste la collocazione in “campi di transito”. Nel tempo questi campi sono diventati l’unico orizzonte, sia pur precario, per queste persone. Luoghi dove si è realizzato un vero apartheid, ghetti dove la precarizzazione abitativa, lavorativa, esistenziale si è istituzionalizzata.\r\nSu Rom e Sinti la destra xenofoba e razzista ha speculato e continua a speculare, indicandoli come responsabili dei problemi degli “italiani” delle periferie, fomentando odio e guerra tra poveri. L’altra faccia della medaglia sono i lauti profitti incamerati da chi, tra appalti e mazzette, gestisce i campi nomadi. La cosiddetta sinistra ha fatto le stesse politiche. A Roma l’inchiesta Mafia Capitale ha rivelato l’accordo tra il fascista Carminati e certe cooperative sociali targate PD per dividersi la torta della gestione dei campi.\r\nA Torino negli ultimi anni vi sono stati gravissimi episodi di intolleranza verso individui e gruppi rom: dal rogo doloso del campo di via Vistrorio del 2007, al pogrom della Continassa del 9 dicembre 2011, svoltosi al termine di una manifestazione alla quale parteciparono anche esponenti del PD. L’anno successivo, l’area della Continassa fu svenduta dal comune di Torino alla Juventus per costruirvi sede direzionale, campi di allenamento, palazzi etc…\r\nLo scorso autunno Forza Nuova ha promosso a Mirafiori, in via Artom, manifestazioni contro famiglie rom, profughe di guerra in Bosnia, stanziate al parco Colonnetti.\r\nDi recente le istituzioni cittadine hanno iniziato a parlare di “superamento” dei campi nomadi. In realtà non è in programma alcuna soluzione duratura affinché chi è costretto a vivere in un ghetto possa trovare una casa e vivere senza controlli né tutele. Da un anno il comune ha avviato lo “svuotamento condiviso” (cioè sgombero) del campo di Lungo Stura Lazio, attraverso rimpatri assistiti o ricollocazione delle famiglie in situazioni di “housing sociale temporaneo”. Chi vive in questi luoghi è sottoposto a regole da collegio infantile, indice del razzismo di chi identifica “l’emersione dai campi” con una “missione civilizzatrice”. Tra due anni chi non potrà pagare affitti esosi sarà rigettato in strada, mentre chi non rientra nel progetto finirà in strada già a metà marzo, quando lo sgombero sarà terminato.\r\nQuesta situazione assicura profitti alla cordata di enti che hanno vinto l’appalto milionario per Lungo Stura: Valdocco, Liberitutti, Terra del Fuoco, Stranaidea, \u003Cmark>AIZO\u003C/mark>, oltre alla Croce Rossa che prende quasi 400.000 euro solo per presidiare le aree sgomberate!\r\nIl ciclo campi-sgomberi-social housing è un business che garantisce profitti sicuri ai soliti noti. Nel 2008 un gruppo di famiglie del campo di via Germagnano si era trovato da solo una risposta al bisogno abitativo, occupando uno stabile in via Pisa, ma dopo pochi giorni fu sgomberato dalla polizia e riportato al campo. All’epoca l’assessore “all’integrazione” era la stesso di oggi, Ilda Curti.\r\nNon crediamo che le manfrine del Comune possano risolvere i problemi di individui e famiglie rom, poiché sono troppi gli interessi a mantenere persone in condizioni di indigenza e segregazione, per dare appalti a questa o quella cooperativa incaricata di “gestire l’emergenza permanente” e per garantire manodopera sottocosto alle economie formali ed informali di cui queste persone formano l'ultimo anello della catena.\r\nI bisogni di Rom e Sinti sono gli stessi di tutti coloro che vivono ai margini di questo sistema di sfruttamento: casa, reddito, libertà di vivere la propria vita. Per questo rilanciamo la necessità di lottare insieme, in maniera autorganizzata, contro razzismo e speculazioni che destra e sinistra esercitano sulla pelle di chi è più precario.\r\n\r\nLottiamo insieme! Casa per tutti e tutte!\r\n\r\n\r\n\r\npunto info antirazzista\r\nTorino lunedì 9 febbraio dalle 17\r\nvia Garibaldi / p. za Palazzo di Città\r\ngattonerogattorosso@inventati.org",[393],{"field":172,"matched_tokens":394,"snippet":390,"value":391},[203],{"best_field_score":176,"best_field_weight":177,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":178,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},6637,{"collection_name":332,"first_q":81,"per_page":42,"q":81},10,["Reactive",400],{},["Set"],["ShallowReactive",403],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fYMktqzDLrj60C4BXcDrXFhtfC5-D_8EUxcXaxSU7-VA":-1},true,"/search?query=aizo"]