","Siria. Pulizia etnica degli alawiti e accordi con la Siria del Nord","post",1741721262,[54,55,56,57],"http://radioblackout.org/tag/accordi-tahir-al-sham-sdf/","http://radioblackout.org/tag/alawiti/","http://radioblackout.org/tag/pulizia-etnica/","http://radioblackout.org/tag/siria/",[27,19,25,15],{"post_content":60,"post_title":64,"tags":67},{"matched_tokens":61,"snippet":62,"value":63},[19],"la pulizia etnica contro gli \u003Cmark>alawiti\u003C/mark>. La regione è senza elettricità","Secondo quanto scrive l’agenzia Anbamed: “In tre giorni, più di mille persone, fra cui 745 civili, sono state uccise negli scontri fra le forze di sicurezza siriane e le milizie leali a Bashar Assad nella regione di Latakia.\r\nI civili sono stati uccisi in esecuzioni sommarie.\r\nSui social sono state pubblicate foto di decine di corpi per terra in una pozzanghera di sangue. Vi erano anche bambini sgozzati. (…)\r\nGli scontri sono iniziati giovedì 6 marzo, dopo una imboscata su vasta scala a Jableh, a opera delle milizie filo Assad contro i gruppi guidati da Tahir al-Sham.\r\nSubito dopo è iniziata la pulizia etnica contro gli \u003Cmark>alawiti\u003C/mark>. La regione è senza elettricità e acqua.\r\nSecondo altre fonti il massacro potrebbe avere proporzioni molto maggiori, arrivando a 10.000 persone.\r\n\r\nIeri il governo di Al Jolani ha firmato un accordo in 8 punti con il capo delle forze militari della Siria dell’Est. Questo accordo prevede una progressiva integrazione della Siria del Nord nello Stato siriano a guida jihadista.\r\nUn accordo dal sapore agre, sottoscritto nelle stesse ore del pogrom contro gli \u003Cmark>alawiti\u003C/mark>.\r\nUna mossa che, sebbene motivata dal tentativo di sopravvivere, potrebbe essere letale per il futuro delle esperienze di autonomia politica, ecologica e femminista dell’area.\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/2025-03-11-pogrom-alawiti-mutatcinar-.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":65,"snippet":66,"value":66},[19],"Siria. Pulizia etnica degli \u003Cmark>alawiti\u003C/mark> e accordi con la Siria del Nord",[68,70,73,75],{"matched_tokens":69,"snippet":27},[],{"matched_tokens":71,"snippet":72},[19],"\u003Cmark>alawiti\u003C/mark>",{"matched_tokens":74,"snippet":25},[],{"matched_tokens":76,"snippet":15},[],[78,83,86],{"field":28,"indices":79,"matched_tokens":80,"snippets":82},[14],[81],[19],[72],{"field":84,"matched_tokens":85,"snippet":66,"value":66},"post_title",[19],{"field":87,"matched_tokens":88,"snippet":62,"value":63},"post_content",[19],578730123365712000,{"best_field_score":91,"best_field_weight":92,"fields_matched":93,"num_tokens_dropped":40,"score":94,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":40},"1108091339008",13,3,"578730123365711979",{"document":96,"highlight":113,"highlights":118,"text_match":121,"text_match_info":122},{"cat_link":97,"category":98,"comment_count":40,"id":99,"is_sticky":40,"permalink":100,"post_author":43,"post_content":101,"post_date":102,"post_excerpt":46,"post_id":99,"post_modified":103,"post_thumbnail":104,"post_thumbnail_html":105,"post_title":106,"post_type":51,"sort_by_date":107,"tag_links":108,"tags":112},[37],[39],"97684","http://radioblackout.org/2025/05/libano-israele-infrange-la-tregua-mentre-hezbollah-tira-il-fiato/","Dopo il \"congelamento\" della guerra tra Israele e Hezbollah con un cessate-il-fuoco sottoscritto nel 2024, questo fragile accordo viene quasi quotidianamente violato da Israele, con incursioni aeree e attacchi contro obiettivi nel sud del Libano, occupando 5 punti di frontiera dove Tsahal ha eretto basi militari, eseguendo circa 150 assassinii mirati e sganciando decine di tonnellate di bombe sulle abitazioni civili non ancora distrutte durante la guerra. Hezbollah ha risposto solo con il mantenimento della sua posizione difensiva, limitandosi a dichiarare che ogni aggressione israeliana non rimarrà senza risposta. Allo stesso tempo, ha permesso alle forze dell'UNIFIL e all'esercito libanese di prendere posizione nei territori da cui si è ritirata. Al confine con la Siria, la situazione resta tesa. I valichi informali sono usati per il passaggio di armi, miliziani e merci di contrabbando. Dopo la caduta del governo Assad, sono anche una zona di pressione per gruppi armati siriani, alcuni dei quali legati al nuovo governo di HTS o alle sue fazioni jihadiste, che tentano di interrompere le linee di rifornimento di armi e finanziamenti utilizzate da Hezbollah. Nel frattempo, il Libano vede un nuovo afflusso di rifugiati siriani, principalmente alawiti, in fuga dai massacri perpetrati contro di loro dalle forze di sicurezza siriane. Questi si vanno ad aggiungere ad un altissimo numero di rifugiati siriani fuggiti negli anni di guerra civile e ora più o meno stabilmente impiegati soprattutto in agricoltura e nell'edilizia e ai rifugiati interni, sfollati dai villaggi o dai quartieri popolari di Beirut pesantemente bombardati da Israele durante la guerra, rifugiati per i quali ancora non sono arrivate compensazioni (se non da parte di Hezbollah), garanzie concrete di ritorno nei propri villaggi o di ricostruzione delle proprie case.\r\nAnche a causa delle tensioni seguite alla guerra con Israele, la polarizzazione politica caratteristica della situazione interna libanese si è acuita. In tutto il paese si stanno svolgendo le elezioni locali, un termometro utile a capire lo stato di salute di varie forze politiche libanesi, in primis di Hezbollah, e l'aria generale che si respira nel paese. Hezbollah è una parte fondamentale del sistema politico libanese ed è parte integrante del governo; la sua posizione forte ha suscitato resistenze interne, soprattutto da parte delle comunità maronite storicamente ostili ad Hezbollah, ma ha anche permesso al movimento di consolidare un ampio consenso tra le classi popolari sciite, soprattutto nei quartieri meridionali di Beirut, nelle zone interessate dalla guerra contro Israele e nella valle della Beqaa. Mentre Hezbollah mantiene il suo peso come forza di resistenza, il suo ruolo politico nel paese sembra invece adesso essere in una fase di assestamento, dopo le dure perdite nel conflitto contro Israele e l'uccisione del suo segretario generale Nasrallah.\r\nNe abbiamo parlato con David Ruggini di Un Ponte Per, che si trova a Beirut.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/David-Ruggini-Libano.mp3\"][/audio]","9 Maggio 2025","2025-05-09 16:38:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/hezb-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"162\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/hezb-300x162.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/hezb-300x162.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/hezb-768x415.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/hezb.png 952w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Libano: Israele infrange la tregua mentre Hezbollah tira il fiato",1746808660,[109,110,111],"http://radioblackout.org/tag/hezbollah/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/libano/",[23,21,17],{"post_content":114},{"matched_tokens":115,"snippet":116,"value":117},[19],"afflusso di rifugiati siriani, principalmente \u003Cmark>alawiti\u003C/mark>, in fuga dai massacri perpetrati","Dopo il \"congelamento\" della guerra tra Israele e Hezbollah con un cessate-il-fuoco sottoscritto nel 2024, questo fragile accordo viene quasi quotidianamente violato da Israele, con incursioni aeree e attacchi contro obiettivi nel sud del Libano, occupando 5 punti di frontiera dove Tsahal ha eretto basi militari, eseguendo circa 150 assassinii mirati e sganciando decine di tonnellate di bombe sulle abitazioni civili non ancora distrutte durante la guerra. Hezbollah ha risposto solo con il mantenimento della sua posizione difensiva, limitandosi a dichiarare che ogni aggressione israeliana non rimarrà senza risposta. Allo stesso tempo, ha permesso alle forze dell'UNIFIL e all'esercito libanese di prendere posizione nei territori da cui si è ritirata. Al confine con la Siria, la situazione resta tesa. I valichi informali sono usati per il passaggio di armi, miliziani e merci di contrabbando. Dopo la caduta del governo Assad, sono anche una zona di pressione per gruppi armati siriani, alcuni dei quali legati al nuovo governo di HTS o alle sue fazioni jihadiste, che tentano di interrompere le linee di rifornimento di armi e finanziamenti utilizzate da Hezbollah. Nel frattempo, il Libano vede un nuovo afflusso di rifugiati siriani, principalmente \u003Cmark>alawiti\u003C/mark>, in fuga dai massacri perpetrati contro di loro dalle forze di sicurezza siriane. Questi si vanno ad aggiungere ad un altissimo numero di rifugiati siriani fuggiti negli anni di guerra civile e ora più o meno stabilmente impiegati soprattutto in agricoltura e nell'edilizia e ai rifugiati interni, sfollati dai villaggi o dai quartieri popolari di Beirut pesantemente bombardati da Israele durante la guerra, rifugiati per i quali ancora non sono arrivate compensazioni (se non da parte di Hezbollah), garanzie concrete di ritorno nei propri villaggi o di ricostruzione delle proprie case.\r\nAnche a causa delle tensioni seguite alla guerra con Israele, la polarizzazione politica caratteristica della situazione interna libanese si è acuita. In tutto il paese si stanno svolgendo le elezioni locali, un termometro utile a capire lo stato di salute di varie forze politiche libanesi, in primis di Hezbollah, e l'aria generale che si respira nel paese. Hezbollah è una parte fondamentale del sistema politico libanese ed è parte integrante del governo; la sua posizione forte ha suscitato resistenze interne, soprattutto da parte delle comunità maronite storicamente ostili ad Hezbollah, ma ha anche permesso al movimento di consolidare un ampio consenso tra le classi popolari sciite, soprattutto nei quartieri meridionali di Beirut, nelle zone interessate dalla guerra contro Israele e nella valle della Beqaa. Mentre Hezbollah mantiene il suo peso come forza di resistenza, il suo ruolo politico nel paese sembra invece adesso essere in una fase di assestamento, dopo le dure perdite nel conflitto contro Israele e l'uccisione del suo segretario generale Nasrallah.\r\nNe abbiamo parlato con David Ruggini di Un Ponte Per, che si trova a Beirut.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/David-Ruggini-Libano.mp3\"][/audio]",[119],{"field":87,"matched_tokens":120,"snippet":116,"value":117},[19],578730123365187700,{"best_field_score":123,"best_field_weight":124,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":40,"score":125,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":40},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":127,"highlight":141,"highlights":146,"text_match":121,"text_match_info":149},{"cat_link":128,"category":129,"comment_count":40,"id":130,"is_sticky":40,"permalink":131,"post_author":43,"post_content":132,"post_date":133,"post_excerpt":46,"post_id":130,"post_modified":134,"post_thumbnail":135,"post_thumbnail_html":136,"post_title":137,"post_type":51,"sort_by_date":138,"tag_links":139,"tags":140},[37],[39],"8989","http://radioblackout.org/2012/06/il-punto-sulla-siria-con-manlio-dinucci/","Mentre i media occidentali ci bombardano sulla natura sanguinaria del regime di Bashar Al-Assad, emergono le prime clamorose smentite sulle responsabilità delle violenze e la vera identità di morti che vengono spacciati come vittime del regime che si coprono poi appartenenti alla minoranza alawita, coccolatissima dal regime\r\nProprio in questi giorni giunge anche in Italia l'eco del reportage del giornalista investigativo Marat Musin (THE HOULA MASSACRE: Opposition Terrorists \"Killed Families Loyal to the Government\" ) che denuncia la totale distorsione dei media occidentali della natura della ipermediatizzata strage di Houla. Sembrerebbe infatti che le vittime fossero in gran parte alawiti tradizionalmente fedeli ad Assad e soprattutto che presentassero ferite letali da coltello o da sparo poco compatibili con la presunta morte sotto le bombe governative.\r\n\r\nAl centro degli interessi reali, la rotta dei gasdotti, e la volontà di colpire qualsiasi entità statuale forte o potenza regionale non piegata agli interessi imperialistici euro-americani.\r\n\r\nGli attacchi alla Siria come preludio ad un futuro intervento anti-iraniano?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Manlio Dinucci, collaboratore del Manifesto.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/dinucci_siria.mp3\"] Scarica file","5 Giugno 2012","2025-09-24 22:01:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/Syria-Plot-Toon-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"202\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/Syria-Plot-Toon-300x202.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/Syria-Plot-Toon-300x202.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/Syria-Plot-Toon.jpg 462w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il punto sulla Siria con Manlio Dinucci",1338925513,[],[],{"post_content":142},{"matched_tokens":143,"snippet":144,"value":145},[19],"vittime fossero in gran parte \u003Cmark>alawiti\u003C/mark> tradizionalmente fedeli ad Assad e","Mentre i media occidentali ci bombardano sulla natura sanguinaria del regime di Bashar Al-Assad, emergono le prime clamorose smentite sulle responsabilità delle violenze e la vera identità di morti che vengono spacciati come vittime del regime che si coprono poi appartenenti alla minoranza alawita, coccolatissima dal regime\r\nProprio in questi giorni giunge anche in Italia l'eco del reportage del giornalista investigativo Marat Musin (THE HOULA MASSACRE: Opposition Terrorists \"Killed Families Loyal to the Government\" ) che denuncia la totale distorsione dei media occidentali della natura della ipermediatizzata strage di Houla. Sembrerebbe infatti che le vittime fossero in gran parte \u003Cmark>alawiti\u003C/mark> tradizionalmente fedeli ad Assad e soprattutto che presentassero ferite letali da coltello o da sparo poco compatibili con la presunta morte sotto le bombe governative.\r\n\r\nAl centro degli interessi reali, la rotta dei gasdotti, e la volontà di colpire qualsiasi entità statuale forte o potenza regionale non piegata agli interessi imperialistici euro-americani.\r\n\r\nGli attacchi alla Siria come preludio ad un futuro intervento anti-iraniano?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Manlio Dinucci, collaboratore del Manifesto.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/dinucci_siria.mp3\"] Scarica file",[147],{"field":87,"matched_tokens":148,"snippet":144,"value":145},[19],{"best_field_score":123,"best_field_weight":124,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":40,"score":125,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":40},{"document":151,"highlight":164,"highlights":169,"text_match":121,"text_match_info":172},{"cat_link":152,"category":153,"comment_count":40,"id":154,"is_sticky":40,"permalink":155,"post_author":43,"post_content":156,"post_date":157,"post_excerpt":46,"post_id":154,"post_modified":134,"post_thumbnail":158,"post_thumbnail_html":159,"post_title":160,"post_type":51,"sort_by_date":161,"tag_links":162,"tags":163},[37],[39],"8831","http://radioblackout.org/2012/05/la-crisi-siriana-si-scarica-sul-libano/","Giorni e notti di scontri in Libano. Dopo una settimana, le tensioni sfociate in scontri armati che avevano contrapposto la minoranza sciita degli alawiti (cui appartiene il presidente siriano Bashir al-Assad) alla moggioranza sunnita, nella città di Tripoli, hanno raggiunto la capitale Beirut. Questa volta il conflitto ha assunto connotati marcatamente politici, concretizzandosi in scontri tra sostenitori e oppositori del governo siriano. La scintilla è stata l'uccisione a un check-point, da parte dell'esercito libanese, di un leader religioso (noto oppositore del governo di Damasco) che non si sarebbe fermato all'alt. Il Libano è un paese in cui l'eredità della guerra civile (terminata solo nel 1990) è rappresentato anche da una considerevole quantità di armi in mano ai civili e dal Libano transitano gran parte delle armi dirette ai dissidenti siriani. Il governo libanese è certo un governo debole ma il partito politico-militare Hezbollah non lo è affatto ed è apertamente schierato col governo siriano. Alcuni analisti paventano il rischio che il Libano scivoli verso una nuova guerra civile.\r\n\r\nVi proponiamo questa intervista registrata qualche giorno fa.\r\n\r\nAbbiamo raggiunto telefonicamente a Beirut Alberto Tetta, collaboratore di Rai News24 e dell'Osservatorio Balcani Caucaso.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://dl.dropbox.com/u/15568591/interv.radio/Gianlu/alberto_libano_siria.mp3\"] Scarica file","25 Maggio 2012","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/xl43-beirut-scontri-libano-120523124236_medium.jpg.pagespeed.ic_.9teTq-yDOB-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/xl43-beirut-scontri-libano-120523124236_medium.jpg.pagespeed.ic_.9teTq-yDOB-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/xl43-beirut-scontri-libano-120523124236_medium.jpg.pagespeed.ic_.9teTq-yDOB-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/xl43-beirut-scontri-libano-120523124236_medium.jpg.pagespeed.ic_.9teTq-yDOB.jpg 420w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La crisi siriana si scarica sul Libano",1337949899,[],[],{"post_content":165},{"matched_tokens":166,"snippet":167,"value":168},[19],"contrapposto la minoranza sciita degli \u003Cmark>alawiti\u003C/mark> (cui appartiene il presidente siriano","Giorni e notti di scontri in Libano. Dopo una settimana, le tensioni sfociate in scontri armati che avevano contrapposto la minoranza sciita degli \u003Cmark>alawiti\u003C/mark> (cui appartiene il presidente siriano Bashir al-Assad) alla moggioranza sunnita, nella città di Tripoli, hanno raggiunto la capitale Beirut. Questa volta il conflitto ha assunto connotati marcatamente politici, concretizzandosi in scontri tra sostenitori e oppositori del governo siriano. La scintilla è stata l'uccisione a un check-point, da parte dell'esercito libanese, di un leader religioso (noto oppositore del governo di Damasco) che non si sarebbe fermato all'alt. Il Libano è un paese in cui l'eredità della guerra civile (terminata solo nel 1990) è rappresentato anche da una considerevole quantità di armi in mano ai civili e dal Libano transitano gran parte delle armi dirette ai dissidenti siriani. Il governo libanese è certo un governo debole ma il partito politico-militare Hezbollah non lo è affatto ed è apertamente schierato col governo siriano. Alcuni analisti paventano il rischio che il Libano scivoli verso una nuova guerra civile.\r\n\r\nVi proponiamo questa intervista registrata qualche giorno fa.\r\n\r\nAbbiamo raggiunto telefonicamente a Beirut Alberto Tetta, collaboratore di Rai News24 e dell'Osservatorio Balcani Caucaso.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://dl.dropbox.com/u/15568591/interv.radio/Gianlu/alberto_libano_siria.mp3\"] Scarica file",[170],{"field":87,"matched_tokens":171,"snippet":167,"value":168},[19],{"best_field_score":123,"best_field_weight":124,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":40,"score":125,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":40},6645,{"collection_name":51,"first_q":19,"per_page":175,"q":19},6,5,{"facet_counts":178,"found":14,"hits":188,"out_of":211,"page":14,"request_params":212,"search_cutoff":29,"search_time_ms":93},[179,185],{"counts":180,"field_name":183,"sampled":29,"stats":184},[181],{"count":14,"highlighted":182,"value":182},"defendkurdistan","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":186,"field_name":28,"sampled":29,"stats":187},[],{"total_values":40},[189],{"document":190,"highlight":202,"highlights":207,"text_match":121,"text_match_info":210},{"comment_count":40,"id":191,"is_sticky":40,"permalink":192,"podcastfilter":193,"post_author":194,"post_content":195,"post_date":45,"post_excerpt":46,"post_id":191,"post_modified":196,"post_thumbnail":46,"post_title":197,"post_type":198,"sort_by_date":199,"tag_links":200,"tags":201},"96359","http://radioblackout.org/podcast/otto-marzo-giornata-internazionale-della-donna-lavoratrice-aggiornamento-dalla-campagna-defend-rojava/",[182],"Alessandro","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/podcast-dr-9-.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[Dawnload]\r\n\r\n È della notte tra il 6 e il 7 marzo la notizia del trasferimento di un imponente convoglio di mezzi militari turchi che dalla Turchia sono arrivati a Idlib, poi Manbij e infine verso Tishrin, dove sulla diga è ancora attiva la resistenza popolare, anche se i bombardamenti non cessano.\r\n\r\nSono state ore di pesanti massacri lungo le coste siriane ad opera di HTS i cui miliziani non mancano di documentare con foto e video l'uso di patch dell'ISIS sulle divise, intanto che operano violenza con la partecipazione di bande fondamentaliste di gruppi diversi. Oltre alla documentazione delle mattanze di civili, sono arrivate notizie anche di una imponente carovana composta da membri del Fronte al-Nusra, di al-Qaeda, dell'ISIS e dell'SNA dirette nelle aree dove sono maggiormente concentrare le comunità di fede nusayri-alawita.\r\n\r\nI massacri continuano anche ora mentre stiamo registrando, nella sera del nove marzo, e l'Osservatorio Siriano per i diritti umani conta ormai centinaia di civili alawiti uccisi nella regione costiera dalle cosìddette forze di sicurezza e dai gruppi alleati tramite esecuzioni seguite da saccheggi e distruzione delle proprietà. L'accusa che pare muovere queste operazioni è quella di presunta fedeltà al regime caduto di Assad, le cui tecniche di guerra vengono ora replicate dalle milizie di HTS che lanciano indiscriminatamente esplosivi dagli elicotteri, come le forze di Bashar Assad facevano a inizio della guerra.\r\n\r\nGià dalla prima mattina si sono tenute proteste di parte della popolazione delle principali aree costiere, in particolare in prossimità delle basi russe ancora presenti sul territorio, per chiedere l'intervento dell'esercito contro le bande assassine di al Jolani e dello stato fascista turco che hanno ripreso questi massacri. non si tratta tuttavia di una risposta limitata alla situazione di queste notti, perchè già nei giorni precedenti in diverse aree della Siria si erano formate proteste simili contro il governo di transizione e l'attuale processo costituente.\r\n\r\nE' inoltre delle ultime ore di questa giornata la notizia che le forze fedeli all'amministrazione di Damasco hanno attaccato il checkpoint nel quartiere Shex Meqsoud di Aleppo, che è fin ora autoamministrato e protetto dalle forza di difesa democratiche, le SDF. L'azione ha lasciato feriti diversi membri dell'ordine pubblico e alcuni cittadini, senza tuttavia avere altre conseguenze.\r\n\r\nAnche nella regione di Zap, nel Basur, il Kurdistan iracheno, i bombardamenti sulle montagne della guerrilla che riportavamo la scorsa settimana ancora continuano ed è importante sottolineare come questo accada anche nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco del PKK, che chiaramente deve mantenere la possibilità di autodifesa in caso di attacchi.\r\n\r\n“Salutiamo tutte le donne che hanno resistito a ogni tipo di molestia, tortura e violenza fin dall'inizio della storia, che con la loro resistenza si sono guadagnate un posto nella memoria sociale e che sono motivo di orgoglio.\" - Inizia così il messaggio del Comando Generale delle YPJ per la Giornata Internazionale della donna lavoratrice. \" \r\n\r\nSi ricordano le martiri cadute resistendo, si riportano vivi i nomi delle antenate che con le loro vite hanno contribuito a tessere la storia della libertà, con un discorso che ancora una volta tiene insieme il presente di guerra, la tensione al futuro libero e il passato come elemento che, come cosa viva, può infondere la propria linfa nutriente alle donne che lottano in questi nostri giorni. \r\n\r\nSi legge: \"La cultura della resistenza dell'8 marzo continua ancora oggi nella Siria settentrionale e orientale sotto la guida delle YPJ. Le donne difendono se stesse e le loro società con sacrificio, eroismo e resilienza senza precedenti in tutti gli ambiti della vita. Migliaia di belle anime combatterono eroicamente in queste terre e furono martirizzate nella lotta per la libertà. Donne provenienti da tutto il mondo e dal Kurdistan si sono riversate nella rivoluzione e hanno scritto poemi epici con il loro coraggio. (...) Ancora una volta, persone di tutte le fedi, gruppi etnici e colori si abbracciarono e furono testimoni di questa lotta storica. Questa lotta sarà coronata dalla vittoria con la fede, la conoscenza, la volontà e il potere delle donne.\"\r\n\r\n Riguardo all'appello del leader Apo di cui abbiamo parlato la scorsa settimana le compagne riportano il grande entusiasmo che ha suscitato nel popolo e in particolare nelle donne, che ne hanno tratto forza rinnovata anche per affrontare un otto marzo di celebrazioni e lotta. \"Riteniamo - scrivono - che la chiamata di Leader APO sia significativa e preziosa. Seguiamo da vicino le discussioni odierne sulla soluzione del problema curdo. Oggi lo Stato turco mostra il suo atteggiamento nei confronti del processo con i suoi intensi attacchi alla diga di Tishrin e al ponte Qereqozax. \r\n\r\nLa Siria ha vissuto grandi dolori e sofferenze negli ultimi 14 anni. Questi dolori sociali non possono essere risolti da HTS e dal suo leader al Jolani. Il governo stabilito a Damasco non può risolvere i problemi con la mentalità jihadista e salafita, Non può eliminare 14 anni di distruzione e dolore. Gli oppositori di questa amministrazione sono oggi sottoposti ad attacchi sistematici, violenze e genocidi in tutta la Siria. I drusi sono soggetti a oppressione e attacchi, gli aleviti sono soggetti a genocidio, il popolo curdo viene negato. Anche il popolo arabo rimane senza volontà e opzioni. Una mentalità che costringa tutti a tacere e a sottomettersi all'oppressione non può risolvere i problemi o salvarsi dalla sorte toccata al regime di Baath. Pertanto, coloro che adottano lo stesso percorso e metodo, finiranno come la fine del regime di Baath.\"\r\n\r\n \r\n\r\n La rivoluzione del Rojava è prima di tutto la rivoluzione delle donne, una rivoluzione della società. L'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna è una data che per sua stessa storia è una data socialista: nel 1917, l'8 marzo apriva le porte alla rivoluzione russa, con le donne scese in strada per protestare per le istanze più semplici eppure più radicali: il pane e la pace. Anche a Torino nell'agosto del 1917 saranno le donne a scendere in piazza per prime contro la guerra e non è un caso che siano proprio le donne a sentire con più forza l'urgenza del momento, in quanto storicamente incarnano il lavoro riproduttivo e sono coloro che permettono a tutta la vita della società di scorrere e di intrecciarsi. Questo anche la rivoluzione del Rojava lo sa ed è infatti in occasione delle celebrazioni dell'otto marzo del 1998 che il leader Ocalan ha invitato le compagne a teorizzare e rendere strategia rivoluzionaria l'ideologia di liberazione della donna. Dove tutti i socialismi precedenti hanno fallito, lì le donne del Rojava hanno posto le basi profonde per una vita libera in primis dal patriarcato, unendo alla lotta di classe quella di genere. \r\n\r\nL'auto-organizzazione delle donne era iniziata nella guerriglia nel 1993, ma è dal congresso del 1995 che anche per il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, il cui presidente è tutt'ora Abdullah Ocalan, diventa una necessità ineludibile dell'organizzazione rivoluzionaria. Successivamente, il primo Congresso di liberazione delle donne curde, avvenuto qualche mese dopo, e spesso definito come la “prima conferenza nazionale delle donne”, ha permesso alle donne di diverse aree di discutere i loro problemi, di criticare e autocriticarsi, di definire principi, stili organizzativi e meccanismi decisionali, creando anche la prima organizzazione femminile autonoma e separata. \r\n\r\nAnche per quanto riguarda l'esercito di difesa delle donne si sono fatte profonde analisi, decretando che dovesse essere qualcosa di radicalmente nuovo, di qualitativamente diverso dagli eserciti militaristi e colonialisti, così le donne guerrigliere hanno prodotto profonde ricerche sulla partecipazione femminile alle lotte socialiste e di liberazione nazionale in America Centrale e Latina, in Cina, in Vietnam, Algeria, Palestina, Germania, Irlanda e Paesi Baschi. Constatata, anche nelle più rosse lotte di liberazione nazionale, la mancanza di profonde analisi delle dinamiche del patriarcato e delle sue intersezioni - diremmo oggi - con le altre forme di oppressione, hanno compreso che per abolire sistemi di oppressione così complessi da ingabbiare tutte le sfere della vita, bisognava partire dalla forma più antica di violenza: il patriarcato.\r\n\r\n \r\n\r\nUccidere e trasformare la mascolinità dominante è il principio primario del socialismo nella prospettiva di Abdullah Ocalan e del movimento per la libertà, per cui conoscere le radici storiche che hanno reso la donna la prima colonia è essenziale per comprendere la radicalità del lavoro, anche in forma di autocritica, che è necessario fare per la rivoluzione. ed è anche di questo infatti che parla il messaggio arrivato questo sabato dal carcere di Imrali, un messaggio di speranza e di affetto rivolto alle compagne e alle donne in lotta firmato da Abdullah Ocalan.\r\n\r\nRipercorrendo la storia del patriarcato fino alle sue radici più lontane, risalenti a circa 5000 anni fa, Ocalan mette in luce in particolare da un lato il suo carattere sistemico, dall'altro il fatto che si tratti di una mentalità cresciuta insieme alla mentalità delle religioni monoteiste e alle prime forme di città-stato. Per opporsi a ciò, è dunque fondamentale che le donne abbiano consapevolezza d'essere il soggetto sociale che più ha possibilità di far vivere una vera e propria cultura della libertà e che il resto della società, e in particolare gli uomini socialisti, si questionino in maniera radicale su se e come sono in grado di rapportarsi democraticamente con le donne. Scrive infatti: \"Il socialismo può essere raggiunto solo attraverso la libertà delle donne. Senza la libertà delle donne non si può essere socialisti. Il socialismo non si può realizzare. Senza democrazia, non ci può essere socialismo. La mia prima prova di socialismo si è resa evidente nel modo in cui parlavo alle donne. Una persona che non sa come parlare a una donna non può essere un socialista. Per un uomo, diventare socialista dipende dal modo in cui si relaziona con le donne.\"\r\n\r\nOcalan continua \"La rinascita che avverrà è molto importante. Le donne non devono essere considerate solo biologicamente, ma anche socialmente, culturalmente e storicamente. Come dice Simone De Beauvoir, non si nasce donna, si diventa donna.\"\r\n\r\n e conclude con \"Il problema delle donne è ancora più profondo del problema curdo. Il problema delle donne è ancora più centrale del problema curdo. Abbiamo ottenuto solo piccoli miglioramenti in questo senso. La cultura della guerra e del conflitto è diretta principalmente contro le donne. La distruzione di questa cultura è la forza trainante della nostra lotta.\r\nLo spirito di questo periodo è la politica democratica e il linguaggio è quello della pace. L'Appello per la pace e la società democratica è allo stesso tempo un Rinascimento per le donne. Saluto le donne che credono nella vita comune e ascoltano il mio appello con l'amore di Mem e Zîn e Dervish Evde, e festeggio l'8 marzo, Giornata internazionale delle donne lavoratrici.\"\r\n\r\nLa nostra vendetta sarà la rivoluzione delle donne - è uno degli slogan che da questa rivoluzione ci giungono come invito e che sabato spiccava su alcuni cartelli anche nelle nostre piazze.\r\n\r\n \r\n\r\nQui la canzone utilizzata nel podcast!","2025-03-11 14:25:38","Otto marzo: giornata internazionale della donna lavoratrice. Aggiornamento dalla campagna Defend Rojava","podcast",1741703010,[],[],{"post_content":203},{"matched_tokens":204,"snippet":205,"value":206},[19],"conta ormai centinaia di civili \u003Cmark>alawiti\u003C/mark> uccisi nella regione costiera dalle","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/podcast-dr-9-.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[Dawnload]\r\n\r\n È della notte tra il 6 e il 7 marzo la notizia del trasferimento di un imponente convoglio di mezzi militari turchi che dalla Turchia sono arrivati a Idlib, poi Manbij e infine verso Tishrin, dove sulla diga è ancora attiva la resistenza popolare, anche se i bombardamenti non cessano.\r\n\r\nSono state ore di pesanti massacri lungo le coste siriane ad opera di HTS i cui miliziani non mancano di documentare con foto e video l'uso di patch dell'ISIS sulle divise, intanto che operano violenza con la partecipazione di bande fondamentaliste di gruppi diversi. Oltre alla documentazione delle mattanze di civili, sono arrivate notizie anche di una imponente carovana composta da membri del Fronte al-Nusra, di al-Qaeda, dell'ISIS e dell'SNA dirette nelle aree dove sono maggiormente concentrare le comunità di fede nusayri-alawita.\r\n\r\nI massacri continuano anche ora mentre stiamo registrando, nella sera del nove marzo, e l'Osservatorio Siriano per i diritti umani conta ormai centinaia di civili \u003Cmark>alawiti\u003C/mark> uccisi nella regione costiera dalle cosìddette forze di sicurezza e dai gruppi alleati tramite esecuzioni seguite da saccheggi e distruzione delle proprietà. L'accusa che pare muovere queste operazioni è quella di presunta fedeltà al regime caduto di Assad, le cui tecniche di guerra vengono ora replicate dalle milizie di HTS che lanciano indiscriminatamente esplosivi dagli elicotteri, come le forze di Bashar Assad facevano a inizio della guerra.\r\n\r\nGià dalla prima mattina si sono tenute proteste di parte della popolazione delle principali aree costiere, in particolare in prossimità delle basi russe ancora presenti sul territorio, per chiedere l'intervento dell'esercito contro le bande assassine di al Jolani e dello stato fascista turco che hanno ripreso questi massacri. non si tratta tuttavia di una risposta limitata alla situazione di queste notti, perchè già nei giorni precedenti in diverse aree della Siria si erano formate proteste simili contro il governo di transizione e l'attuale processo costituente.\r\n\r\nE' inoltre delle ultime ore di questa giornata la notizia che le forze fedeli all'amministrazione di Damasco hanno attaccato il checkpoint nel quartiere Shex Meqsoud di Aleppo, che è fin ora autoamministrato e protetto dalle forza di difesa democratiche, le SDF. L'azione ha lasciato feriti diversi membri dell'ordine pubblico e alcuni cittadini, senza tuttavia avere altre conseguenze.\r\n\r\nAnche nella regione di Zap, nel Basur, il Kurdistan iracheno, i bombardamenti sulle montagne della guerrilla che riportavamo la scorsa settimana ancora continuano ed è importante sottolineare come questo accada anche nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco del PKK, che chiaramente deve mantenere la possibilità di autodifesa in caso di attacchi.\r\n\r\n“Salutiamo tutte le donne che hanno resistito a ogni tipo di molestia, tortura e violenza fin dall'inizio della storia, che con la loro resistenza si sono guadagnate un posto nella memoria sociale e che sono motivo di orgoglio.\" - Inizia così il messaggio del Comando Generale delle YPJ per la Giornata Internazionale della donna lavoratrice. \" \r\n\r\nSi ricordano le martiri cadute resistendo, si riportano vivi i nomi delle antenate che con le loro vite hanno contribuito a tessere la storia della libertà, con un discorso che ancora una volta tiene insieme il presente di guerra, la tensione al futuro libero e il passato come elemento che, come cosa viva, può infondere la propria linfa nutriente alle donne che lottano in questi nostri giorni. \r\n\r\nSi legge: \"La cultura della resistenza dell'8 marzo continua ancora oggi nella Siria settentrionale e orientale sotto la guida delle YPJ. Le donne difendono se stesse e le loro società con sacrificio, eroismo e resilienza senza precedenti in tutti gli ambiti della vita. Migliaia di belle anime combatterono eroicamente in queste terre e furono martirizzate nella lotta per la libertà. Donne provenienti da tutto il mondo e dal Kurdistan si sono riversate nella rivoluzione e hanno scritto poemi epici con il loro coraggio. (...) Ancora una volta, persone di tutte le fedi, gruppi etnici e colori si abbracciarono e furono testimoni di questa lotta storica. Questa lotta sarà coronata dalla vittoria con la fede, la conoscenza, la volontà e il potere delle donne.\"\r\n\r\n Riguardo all'appello del leader Apo di cui abbiamo parlato la scorsa settimana le compagne riportano il grande entusiasmo che ha suscitato nel popolo e in particolare nelle donne, che ne hanno tratto forza rinnovata anche per affrontare un otto marzo di celebrazioni e lotta. \"Riteniamo - scrivono - che la chiamata di Leader APO sia significativa e preziosa. Seguiamo da vicino le discussioni odierne sulla soluzione del problema curdo. Oggi lo Stato turco mostra il suo atteggiamento nei confronti del processo con i suoi intensi attacchi alla diga di Tishrin e al ponte Qereqozax. \r\n\r\nLa Siria ha vissuto grandi dolori e sofferenze negli ultimi 14 anni. Questi dolori sociali non possono essere risolti da HTS e dal suo leader al Jolani. Il governo stabilito a Damasco non può risolvere i problemi con la mentalità jihadista e salafita, Non può eliminare 14 anni di distruzione e dolore. Gli oppositori di questa amministrazione sono oggi sottoposti ad attacchi sistematici, violenze e genocidi in tutta la Siria. I drusi sono soggetti a oppressione e attacchi, gli aleviti sono soggetti a genocidio, il popolo curdo viene negato. Anche il popolo arabo rimane senza volontà e opzioni. Una mentalità che costringa tutti a tacere e a sottomettersi all'oppressione non può risolvere i problemi o salvarsi dalla sorte toccata al regime di Baath. Pertanto, coloro che adottano lo stesso percorso e metodo, finiranno come la fine del regime di Baath.\"\r\n\r\n \r\n\r\n La rivoluzione del Rojava è prima di tutto la rivoluzione delle donne, una rivoluzione della società. L'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna è una data che per sua stessa storia è una data socialista: nel 1917, l'8 marzo apriva le porte alla rivoluzione russa, con le donne scese in strada per protestare per le istanze più semplici eppure più radicali: il pane e la pace. Anche a Torino nell'agosto del 1917 saranno le donne a scendere in piazza per prime contro la guerra e non è un caso che siano proprio le donne a sentire con più forza l'urgenza del momento, in quanto storicamente incarnano il lavoro riproduttivo e sono coloro che permettono a tutta la vita della società di scorrere e di intrecciarsi. Questo anche la rivoluzione del Rojava lo sa ed è infatti in occasione delle celebrazioni dell'otto marzo del 1998 che il leader Ocalan ha invitato le compagne a teorizzare e rendere strategia rivoluzionaria l'ideologia di liberazione della donna. Dove tutti i socialismi precedenti hanno fallito, lì le donne del Rojava hanno posto le basi profonde per una vita libera in primis dal patriarcato, unendo alla lotta di classe quella di genere. \r\n\r\nL'auto-organizzazione delle donne era iniziata nella guerriglia nel 1993, ma è dal congresso del 1995 che anche per il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, il cui presidente è tutt'ora Abdullah Ocalan, diventa una necessità ineludibile dell'organizzazione rivoluzionaria. Successivamente, il primo Congresso di liberazione delle donne curde, avvenuto qualche mese dopo, e spesso definito come la “prima conferenza nazionale delle donne”, ha permesso alle donne di diverse aree di discutere i loro problemi, di criticare e autocriticarsi, di definire principi, stili organizzativi e meccanismi decisionali, creando anche la prima organizzazione femminile autonoma e separata. \r\n\r\nAnche per quanto riguarda l'esercito di difesa delle donne si sono fatte profonde analisi, decretando che dovesse essere qualcosa di radicalmente nuovo, di qualitativamente diverso dagli eserciti militaristi e colonialisti, così le donne guerrigliere hanno prodotto profonde ricerche sulla partecipazione femminile alle lotte socialiste e di liberazione nazionale in America Centrale e Latina, in Cina, in Vietnam, Algeria, Palestina, Germania, Irlanda e Paesi Baschi. Constatata, anche nelle più rosse lotte di liberazione nazionale, la mancanza di profonde analisi delle dinamiche del patriarcato e delle sue intersezioni - diremmo oggi - con le altre forme di oppressione, hanno compreso che per abolire sistemi di oppressione così complessi da ingabbiare tutte le sfere della vita, bisognava partire dalla forma più antica di violenza: il patriarcato.\r\n\r\n \r\n\r\nUccidere e trasformare la mascolinità dominante è il principio primario del socialismo nella prospettiva di Abdullah Ocalan e del movimento per la libertà, per cui conoscere le radici storiche che hanno reso la donna la prima colonia è essenziale per comprendere la radicalità del lavoro, anche in forma di autocritica, che è necessario fare per la rivoluzione. ed è anche di questo infatti che parla il messaggio arrivato questo sabato dal carcere di Imrali, un messaggio di speranza e di affetto rivolto alle compagne e alle donne in lotta firmato da Abdullah Ocalan.\r\n\r\nRipercorrendo la storia del patriarcato fino alle sue radici più lontane, risalenti a circa 5000 anni fa, Ocalan mette in luce in particolare da un lato il suo carattere sistemico, dall'altro il fatto che si tratti di una mentalità cresciuta insieme alla mentalità delle religioni monoteiste e alle prime forme di città-stato. Per opporsi a ciò, è dunque fondamentale che le donne abbiano consapevolezza d'essere il soggetto sociale che più ha possibilità di far vivere una vera e propria cultura della libertà e che il resto della società, e in particolare gli uomini socialisti, si questionino in maniera radicale su se e come sono in grado di rapportarsi democraticamente con le donne. Scrive infatti: \"Il socialismo può essere raggiunto solo attraverso la libertà delle donne. Senza la libertà delle donne non si può essere socialisti. Il socialismo non si può realizzare. Senza democrazia, non ci può essere socialismo. La mia prima prova di socialismo si è resa evidente nel modo in cui parlavo alle donne. Una persona che non sa come parlare a una donna non può essere un socialista. Per un uomo, diventare socialista dipende dal modo in cui si relaziona con le donne.\"\r\n\r\nOcalan continua \"La rinascita che avverrà è molto importante. Le donne non devono essere considerate solo biologicamente, ma anche socialmente, culturalmente e storicamente. Come dice Simone De Beauvoir, non si nasce donna, si diventa donna.\"\r\n\r\n e conclude con \"Il problema delle donne è ancora più profondo del problema curdo. Il problema delle donne è ancora più centrale del problema curdo. Abbiamo ottenuto solo piccoli miglioramenti in questo senso. La cultura della guerra e del conflitto è diretta principalmente contro le donne. La distruzione di questa cultura è la forza trainante della nostra lotta.\r\nLo spirito di questo periodo è la politica democratica e il linguaggio è quello della pace. L'Appello per la pace e la società democratica è allo stesso tempo un Rinascimento per le donne. Saluto le donne che credono nella vita comune e ascoltano il mio appello con l'amore di Mem e Zîn e Dervish Evde, e festeggio l'8 marzo, Giornata internazionale delle donne lavoratrici.\"\r\n\r\nLa nostra vendetta sarà la rivoluzione delle donne - è uno degli slogan che da questa rivoluzione ci giungono come invito e che sabato spiccava su alcuni cartelli anche nelle nostre piazze.\r\n\r\n \r\n\r\nQui la canzone utilizzata nel podcast!",[208],{"field":87,"matched_tokens":209,"snippet":205,"value":206},[19],{"best_field_score":123,"best_field_weight":124,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":40,"score":125,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":40},6636,{"collection_name":198,"first_q":19,"per_page":175,"q":19},["Reactive",214],{},["Set"],["ShallowReactive",217],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fqdfrxS7eYSosvuQLUkCvvDsJfOTVuhkaAxsBD_gQiLA":-1},true,"/search?query=alawiti"]