","Il fascismo non si piega con la galera, ma nelle strade",1602235942,[62,116,117,118,119],"http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/atene/","http://radioblackout.org/tag/killah-p/","http://radioblackout.org/tag/riders/",[18,28,21,35,121],"riders",{"post_content":123,"tags":127},{"matched_tokens":124,"snippet":125,"value":126},[69,80],"l'attestazione patente che il partito \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>dorata\u003C/mark> è un'associazione criminale e i"," «Il fascismo è un'organizzazione criminale», un giudizio di cui le masse di lavoratori sono consapevoli da un secolo, una condanna sancita dalla storia con la Seconda guerra mondiale, ora anche nelle aule di tribunali fa giurisprudenza quella sentenza che ci fa premettere sempre la pregiudiziale antifascista e antiautoritaria. Ma sarebbe poca cosa senza la valanga di antifascisti che si sono riversati nelle strade ateniesi, stringendosi attorno al tribunale, festeggiando l'attestazione patente che il partito \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>dorata\u003C/mark> è un'associazione criminale e i suoi leader assassini.\r\n\r\nIl processo di primo grado ai 67 membri di \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>dorata\u003C/mark> ha pronunciato il verdetto dopo 5 anni e mezzo, ma soprattutto la piazza, che ha subito l'aggressione della polizia, ha apposto la sua firma a quella sentenza contro quello che era stato il terzo partito greco, sfruttando la miseria creata dalle imposizioni europee per rientrare dal debito e dalla xenofobia fomentata da questi criminali riconosciuti come tali in questa occasione.\r\n\r\nNon è che si cancelli il fascismo dall'Europa o dalla Grecia, ma il tratto interessante di questa vicenda è la grande mobilitazione non solo nella capitale che chiedeva a gran voce il riconoscimento poi venuto in giudizio e di contro non mancava la provocatoria presenza, imponente, della polizia: gli scontri sanciscono anche la condanna degli appoggi su cui si è costruita la forza di questa associazione fascista, resa possibile da quelle stesse istituzioni borghesi che ora si possono permettere di condannarla. Il sistema stesso ha in sé la necessità di dotarsi di questi lacchè, come dimostrano le provocazioni a Lesbo, da ridimensionare quando diventano troppo ingombranti.\r\n\r\nAbbiamo sentito un compagno presente in piazza che ci ha informato anche riguardo alla manifestazione dei riders ateniesi del giorno successivo, chiamata su parole d'ordine che sono molto simili a quelle dei riders nostrani alle prese con contratti siglati da sindacati fascisti – come si sente nel podcast. In serata poi ci ha fatto sapere che era stata molto partecipata e tutti i riders avevano aderito, tanto che la capitale ellenica è rimasta priva di food delivery e alcuni negozi e app hanno annunciato la disdetta dal servizio:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/Atene-alba-dorata.mp3\"][/audio]",[128,130,132,134,136],{"matched_tokens":129,"snippet":81},[79,80],{"matched_tokens":131,"snippet":28},[],{"matched_tokens":133,"snippet":21},[],{"matched_tokens":135,"snippet":35},[],{"matched_tokens":137,"snippet":121},[],[139,144],{"field":38,"indices":140,"matched_tokens":141,"snippets":143},[50],[142],[79,80],[81],{"field":96,"matched_tokens":145,"snippet":125,"value":126},[69,80],{"best_field_score":100,"best_field_weight":14,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":147,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},"1157451471441625194",{"document":149,"highlight":166,"highlights":178,"text_match":98,"text_match_info":186},{"cat_link":150,"category":151,"comment_count":50,"id":152,"is_sticky":50,"permalink":153,"post_author":53,"post_content":154,"post_date":155,"post_excerpt":56,"post_id":152,"post_modified":156,"post_thumbnail":157,"post_thumbnail_html":158,"post_title":159,"post_type":59,"sort_by_date":160,"tag_links":161,"tags":164},[47],[49],"57842","http://radioblackout.org/2020/03/lesbo-la-polizia-spara-ai-profughi-i-fascisti-li-aggrediscono/","Fortissima la tensione nelle isole greche, specie quelle più vicine alla costa turca sulla quale si stanno ammassando decine di migliaia di profughi di guerra siriani, che il governo Erdogan ha deciso di usare come arma da guerra contro l’Europa, per ottenere soldi e sostegno all’allargamento dei confini del Sultano di Ankara.\r\nLa situazione a Lesbo è esplosiva da tempo. Il governo di destra guidato da Mitsotakis ha deciso di ammassare su isole piccole migliaia di profughi, senza trasferirli sulla terraferma.\r\nIl campo di Moria, nel nord dell’isola, è un inferno dove sopravvivono a stento oltre 20.000 persone. A Moria non potrebbero esserne ospitate più di 3.000.\r\nScontri durissimi sono seguiti alla decisione del governo di costruire un nuovo campo, con carattere di prigione detentiva, destinato ai profughi cui è stato negato l’asilo. Negli ultimi mesi in Grecia i dinieghi hanno raggiunto il 95%.\r\nI 600 poliziotti sbarcati a Lesbo per difendere la costruzione del nuovo lager, se ne sono andati di corsa. Sono invece rimasti i fascisti di Alba Dorata (Chrisi Arghì), che hanno provato, purtroppo con successo, a cavalcare il malcontento popolare in un’isola che sino a due anni fa aveva mantenuto la propria attitudine all’accoglienza della gente che arrivava con i barconi.\r\nL’isola è oggi spezzata in due dai blocchi stradali animati dai fascisti, che hanno effettuato numerose aggressioni ai migranti e attivisti delle ONG: ossa spezzate, auto distrutte, azioni squadriste con lo scopo di seminare la paura e bloccare nuovi sbarchi.\r\nDal canto suo la guardia costiera greca ha sparato in acqua ad un barcone, un bimbo a bordo di un altro gommone è annegato in un mare del tutto calmo, mentre stava approdando a Lesbo.\r\nIl governo greco punta sul caos per moltiplicare e rendere più dura la repressione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cosimo Caridi, giornalista che da ieri si trova a Lesvos.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-03-caridi-lesvos.mp3\"][/audio]","3 Marzo 2020","2020-03-03 13:37:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-1024x577.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-768x433.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-1536x865.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2.jpg 1800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lesbo. 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Il centro dei Balcani da dove sono transitati tutti, ma soprattutto hanno avuto la loro casa molti popoli diversi e mescolatisi per certi periodi di pacifica convivenza. Eppure non è pensabile immaginare (per fortuna!) come altrove che i due nazionalismi arrivino a pretendere un irredentismo unitario delle due Macedonie e questo ha una sua ragione inequivocabile proprio in quella composizione multietnica, che ci ha illustrato con precisione documentata e dettagliata passione Francesco Mangiapane:\r\n\r\nMacedonia","25 Gennaio 2019","2019-01-25 23:40:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Macedonia_region-200x110.png","\u003Cimg width=\"257\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Macedonia_region-257x300.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Macedonia_region-257x300.png 257w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/Macedonia_region.png 578w\" sizes=\"auto, (max-width: 257px) 100vw, 257px\" />","Il nome della Macedonia",1548458608,[62,201,63,202,203,204,205,206],"http://radioblackout.org/tag/bulgaria/","http://radioblackout.org/tag/macedonia/","http://radioblackout.org/tag/nazionalismi/","http://radioblackout.org/tag/salonicco/","http://radioblackout.org/tag/serbia/","http://radioblackout.org/tag/skopje/",[18,208,15,209,210,211,212,213],"Bulgaria","Macedonia","nazionalismi","salonicco","serbia","Skopje",{"post_content":215,"tags":219},{"matched_tokens":216,"snippet":217,"value":218},[69,70],"sociali greci da parte di \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>Dorata\u003C/mark>, o in manifestazioni a Skopje","Non è una questione di lana caprina, c'è un fondamento storico nelle dispute su chi sia più macedone e chi possa accreditarsi l'eredità di Alessandro, ma soprattutto nelle culture delle genti coinvolte in infiniti e ripetuti pogrom, deportazioni, coabitazioni, società multietniche sovvertite da successivi sovranismi si indovina un'inquietudine che affonda nella dissoluzione dell'impero ottomano: in Siria e Iraq vediamo quali strascichi riservi ancora adesso l'Accordo Sykes-Picot, nell'estremo Ovest dell'impero si esplica con le ottuse incursioni in centri sociali greci da parte di \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>Dorata\u003C/mark>, o in manifestazioni a Skopje e dall'altro lato a Thessaloniki per attribuirsi la vera macedonicità... senza contare il rischio per Tsipras, sopravvissuto al tradimento della volontà popolare, alla trojka e ora passato per il rotto della cuffia da un parlamento riottoso al pensiero che potesse esistere una Macedonia non greca (nell'impasse che ha preceduto il sì di Atene ha rischiato di avere la peggio il governo, che ha superato a fatica la prova della fiducia dopo l'uscita dalla coalizione del partito Anel dei Greci indipendenti dell'ex ministro della Difesa Panos Kammenos), con il 70% dei greci che vedono come il fumo negli occhi l'esistenza di una Macedonia che non sia quella ellenica; peraltro anche i nazionalisti dall'altro lato non hanno approvato l'accordo ratificato nell'estate 2018 – e proprio oggi passato anche al parlamento greco, sancendolo definitivamente.\r\n\r\n\r\n\r\nIl nazionalismo si manifesta in luoghi dove nessuno può dichiararsi unico esponente autoctono di una terra per sua natura crogiolo di etnie e crocevia di incontri, rimescolamenti e poi allontanamenti e scontri e guerre... 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Scattò una durissima operazione di polizia, che decapitò l'organizzazione, incarcerandone i capi. La manovra non riuscì perché il responso delle urne raddoppiò i consensi dei fascisti.\r\nAd un anno dall'assassinio di Fyssas, Killah P., si sono svolte imponenti manifestazioni in tutta la Grecia. La manifestazione più importante si è tenuta il 18 settembre a Keratsini, il sobborgo ateniese dove venne ucciso il rapper, in cui ricordo è stata posta una stele.\r\nLa manifestazione è stata duramente attaccata dalla polizia, che ha mirato soprattutto al blocco anarchico.\r\nNumerosi i feriti anche gravi e 64 gli arresti. Il 21 settembre 61 sono stati liberati in attesa di processo, altri tre sono ancora in carcere.\r\n\r\nSul fronte sociale in queste settimane è scattato un braccio di ferro tra dipendenti statali e governo contro i licenziamenti imposti dalla trojka.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Gheorgos, del gruppo dei comunisti anarchici di Atene.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ngiorgio_atene","24 Settembre 2014","2014-11-03 22:55:36","Grecia. 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Centinaia di nazisti di Xrisi Argi - Alba Dorata - sono scesi in piazza nell’anniversario dello scontro del 1996 tra Grecia e Turchia per il possesso dell’isola di Imia.\r\nLa polizia aveva negato il permesso di sfilare sia ad Alba Dorata, che a due manifestazioni antifasciste.\r\nNonostante il divieto il presidio fascista si è trasformato in una parata militaresca in sostegno dei dirigenti del partito arrestati per omicidio.\r\nLa polizia li ha lasciati fare, caricando invece con estrema violenza i 1500 antifascisti.\r\nIn piazza Syntagma, numerose violente cariche hanno obbligato i manifestanti a cercare di ricompattarsi nella parte bassa della piazza, ma questo non ha frenato la polizia. Due manifestanti sono rimasti sul terreno feriti gravemente, altri sono stati arrestati, mentre il corteo antifascista ripiegava su Monastiraki, dove la polizia ha nuovamente attaccato.\r\nUno dei due feriti è un rifugiato turco, che viveva in uno squat, occupato da anarchici e altri antifascisti per impedire che fosse abbattuto. Il vecchio edificio era il simbolo della resistenza greca alla divisione in blocchi imposta dal trattato di Yalta. Sui suoi muri ci sono ancora le tracce dei colpi di mortaio e mitragliatrice.\r\nA Monastiraki i manifestanti hanno risposto con lanci di pietre ad altri cinque arresti. Inutile il tentativo di cercare rifugio nella metropolitana, chiusa e sgomberata dalla polizia, che ha sparato lacrimogeni rendendo irrespirabile l’aria.\r\nLa coltre di fumo stagnante impediva di vedere: gli agenti hanno rincorso i manifestanti nella sede dei binari, manganellando e arrestando altre persone. Cinque manifestanti hanno riportato gravi lesioni alla testa, due sono stati trovati in un lago di sangue, un altro è stato trasportato d’urgenza all’ospedale, scortato dagli agenti. Diversi testimoni hanno raccontato che mentre veniva medicato, diversi agenti sorvegliavano la porta: quando i dottori hanno li hanno esortati ad allontanarsi perché intralciavano i soccorsi, li hanno zittiti con grida e insulti.\r\nIn questo video diffuso da TV reporter potete vedere l'arresto del manifestante turco, ammanettato mentre due sanitari cercavano di soccorrerlo: lui era a terra privo di sensi.\r\n\r\nGran parte degli arrestati viene rilasciata il giorno successivo, alcuni con obbligo di firma e denunce. I neofascisti, grazie alla copertura della polizia, hanno sfilato indisturbati, tra slogan nazionalisti e razzisti.\r\n\r\nQuesti episodi dimostrano che il governo, che pure aveva sostenuto gli arresti dei dirigenti di Xrisi Argi dopo l’assassinio di Pavlos Fyssas, mantiene un atteggiamento omertoso nei confronti delle azioni della formazione nazista. Con ogni probabilità Nea Democratia, la formazione di centro destra del primo ministro Antonis Samaras tenta di sottrarre consensi a Xrisi Argi in vista della prossima tornata elettorale, ma continua comunque a dare copertura di piazza ai militanti di estrema destra. Nel frattempo Xrisi Argi, temendo che il partito possa essere messo fuorilegge, ha annunciato la propria trasformazione in Etniki Argi - Alba Nazionale. Un nome meno esoterico, più nazionalista per gli stessi nazisti.\r\n\r\nAscolta la diretta con Gheorgo da Atene:\r\n\r\ngeorgos_grecia","5 Febbraio 2014","2014-02-10 12:30:40","Atene. 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Centinaia di nazisti di Xrisi Argi - \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>Dorata\u003C/mark> - sono scesi in piazza nell’anniversario dello scontro del 1996 tra Grecia e Turchia per il possesso dell’isola di Imia.\r\nLa polizia aveva negato il permesso di sfilare sia ad \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>Dorata\u003C/mark>, che a due manifestazioni antifasciste.\r\nNonostante il divieto il presidio fascista si è trasformato in una parata militaresca in sostegno dei dirigenti del partito arrestati per omicidio.\r\nLa polizia li ha lasciati fare, caricando invece con estrema violenza i 1500 antifascisti.\r\nIn piazza Syntagma, numerose violente cariche hanno obbligato i manifestanti a cercare di ricompattarsi nella parte bassa della piazza, ma questo non ha frenato la polizia. Due manifestanti sono rimasti sul terreno feriti gravemente, altri sono stati arrestati, mentre il corteo antifascista ripiegava su Monastiraki, dove la polizia ha nuovamente attaccato.\r\nUno dei due feriti è un rifugiato turco, che viveva in uno squat, occupato da anarchici e altri antifascisti per impedire che fosse abbattuto. Il vecchio edificio era il simbolo della resistenza greca alla divisione in blocchi imposta dal trattato di Yalta. Sui suoi muri ci sono ancora le tracce dei colpi di mortaio e mitragliatrice.\r\nA Monastiraki i manifestanti hanno risposto con lanci di pietre ad altri cinque arresti. Inutile il tentativo di cercare rifugio nella metropolitana, chiusa e sgomberata dalla polizia, che ha sparato lacrimogeni rendendo irrespirabile l’aria.\r\nLa coltre di fumo stagnante impediva di vedere: gli agenti hanno rincorso i manifestanti nella sede dei binari, manganellando e arrestando altre persone. 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Si tratta di un passaggio chiave per “capire” la destra oggi, nell’occidente industrializzato piegato dalla crisi, attraverso la lente di ingrandimento del ruolo e del significato attribuito alle donne dal punto di vista sociale, culturale ed economico, ruolo che si configura probabilmente come l’indicatore più potente e puntuale per la lettura della contemporaneità, anche a prescindere dal colore politico. \r\n\r\nDalla Grecia, con Alba Dorata che ha intensificato la propria presenza nei quartieri di Atene, e non solo, con particolare attenzione alle aree che maggiormente soffrono le politiche di austerità imposte al paese dall’Unione Europea: a bussare alle porte delle case dei greci sono soprattutto militanti donne che alle donne si rivolgono. Offrono aiuti e sostegno concreti: abiti, medicine, libri di scuola e cibo, e chiedono una partecipazione alle attività di assistenza e soccorso organizzate nel quartiere. \r\n;Da un lato, quindi, rintracciamo il riconoscimento di un valore forte attraverso un compito notevole che viene affidato alle militanti: prestare il proprio corpo di donna ad incarnare una sorta di biglietto da visita dell’organizzazione di riferimento, nonché dei valori e degli ideali che la reggono, assicurando in questo modo la visibilità concreta della stessa organizzazione sul territorio; dall’altro il riconoscimento del valore che ha la donna al di là della cui porta si bussa: individuarne ed accreditarne la mansione di amministratrice della casa, e potenzialmente della comunità di prossimità, di fondamento della famiglia e di dispensatrice di aiuto tangibile in un momento epocale di crisi. Un risalto fittizio e del tutto illusorio che lega i movimenti di destra in tutto il continente europeo, e che spiega anche, non completamente certo, l’ingresso massiccio delle donne in essi, soprattutto nel Nord e ad Est. \r\nIdentità nazionale, ossessione demografica, uguaglianza tra emigrazione e degenerazione sono le linee guida dei programmi di organizzazioni italiane come CasaPound e Forza Nuova, che ,in modo del tutto coerente con quanto osservato nelle politiche sessuali e familiari del Ventennio, mirano dritto al cuore della libertà e dell’autodeterminazione delle donne, che devono essere lavoratrici part-time e madri per forza, possibilmente di molti figli, razzialmente puri. Citiamo dal progetto \"Tempo di essere madri\" di Casapound\": \r\n\r\n\"al centro della proposta Tempo di Essere Madri il ruolo della donna nella sua interezza e completezza, nella sua essenza più bella, nella grande potenzialità umana e sociale che esprime. 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Pelle levigata, via le occhiaie...Uno sguardo e un viso molto diverso rispetto all'originale...Tra l'altro in un'intervista uscita di recente la LePen ha deciso di sostenere apertamente proprio la Meloni nella sua campagna elettorale...una nuova alleanza tutta al femminile...\r\n\r\nPer la rubrica \"Storie di donne\", concludiamo questo mese d'Aprile dedicato alla Resistenza, con la storia di Liberina Lucca, partigiana piemontese. \r\nPer acoltare la puntata, trovate qui la prima parte:\r\nil colpo della strega_28aprile2014_primaparte\r\ne qui la seconda:\r\n il colpo della strega_28aprile2014_secondaparte","29 Aprile 2014","2018-10-24 17:36:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/medea-strega-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: settima puntata (28aprile2014)","podcast",1398767107,[395,62,116,396,397,398,399,400,401,402,63,403,404,405,406,407],"http://radioblackout.org/tag/aborto/","http://radioblackout.org/tag/austerity/","http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/casapound/","http://radioblackout.org/tag/crisi/","http://radioblackout.org/tag/fascismo/","http://radioblackout.org/tag/forza-nuova/","http://radioblackout.org/tag/front-nationale/","http://radioblackout.org/tag/immagine-femminile/","http://radioblackout.org/tag/nuove-destre/","http://radioblackout.org/tag/partigiane/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[409,18,28,410,411,412,413,414,415,374,15,376,372,416,417,418],"aborto","austerity","autodeterminazione","casapound","crisi","fascismo","forza nuova","partigiane","resistenza","storie di donne",{"post_content":420,"tags":424},{"matched_tokens":421,"snippet":422,"value":423},[69,70],"colore politico. \r\n\r\nDalla Grecia, con \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>Dorata\u003C/mark> che ha intensificato la propria presenza","Dalla condizione delle donne in epoca fascista affrontata nella scorsa puntata, passiamo a discutere di Nuove Destre dal punto di vista delle militanti donne. 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Sakkas era stato arrestato per possesso di armi ed accusato di coinvolgimento nella organizzazione Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Sebbene abbia sempre respinto le accuse è detenuto senza processo da trenta mesi, un altro ostaggio nelle mani dello Stato, che viola la propria stessa legalità. Ha già superato i 25 giorni di sciopero della fame ed in suo appoggio si sono mosse le tante anime del movimento anarchico greco. Anche il principale partito di opposizione, Syriza, ha preso posizione contro l’estensione abnorme della custodia cautelare. Il governo ne ha approfittato per accusarlo di coprire le attività dei \"terroristi\" e degli \"incappucciati\".\r\nfoto, altre foto\r\n\r\nPatrasso scontri con la polizia e arresti di compagni a Patrasso\r\nAnarchici e antifascisti hanno bloccato l'ingresso dell'hotel dove era in programma un comizio del partito neo-nazista Alba Dorata, sono stati attaccati dalla polizia e hanno risposto. 16 compagni arrestati sono stati, ma il comizio in quell’hotel è stato impedito.\r\n\r\nCorinto, Kavala:scontri di anarchici con fascisti\r\nA Corinto, 10 fascisti hanno attaccato e ferito seriamente 2 compagni. Nella città di Kavala - a est di Salonicco, nella Macedonia greca - c’è stato uno scontro tra anarchici e fascisti.\r\nSabato 6 luglio gli anarchici di Corinto hanno fatto una manifestazione antifascista in risposta all'aggressione che subita da due compagni in occasione della festa del paese.\r\n\r\nAnarres ha fatto il punto della situazione nel paese, anche alla luce dei nuovi tagli nel settore pubblico pretesi dalla Troika parlandone con Georgios del Collettivo dei Comunisti Anarchici di Atene.\r\nAscolta la diretta:\r\n2013 07 05 giorgos grecia\r\n\r\n13 luglio. Il peggioramento delle condizioni di salute di Costas ha indotto il magistrato a firmare la scarcerazione del compagno, dietro pagamento di una cauzione","7 Luglio 2013","2018-10-17 22:59:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/07/KostasSakkasBirds-color-200x110.jpg","Grecia. 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È il caso della formazione neonazista greca Xrisi Argi, che dalle briciole percentuali del 2009 nell’ultimo anno è passata al 7,5% di consensi elettorali, assicurandosi una discreta pattuglia di parlamentari. In Italia, alcuni fascisti in cerca di autore, nonostante la chiara impronta nazionalista tipica delle destre del sangue e della terra, hanno deciso di dar vita ad una versione italiana di Alba Dorata.\r\nTroppo presto per sapere se si tratti di un’operazione di breve durata o di un investimento pubblicitario riuscito.\r\nSe in Grecia la violenza della crisi ha consentito alla propaganda d’odio nazionalista dei fascisti di fare breccia, in Italia, dopo decenni di violente campagne contro immigrati e rom, il fronte della guerra tra poveri non pare essersi allargato per la crisi.\r\nD’altra parte la retorica dell’immigrato che sottrae posti di lavoro all’italiano si infrange di fronte alla constatazione che gli immigrati nel nostro paese sono stati tra le prime vittime della crisi. Negli ultimi due anni c’è stato un arresto dei flussi migratori e, in alcuni casi, persino una ripartenza verso paesi più ricchi e stabili dell’Italia.\r\nIn Grecia, al di là della retorica antisistema, i fascisti hanno solidi appoggi nelle chiesa ortodossa e in settori dell’imprenditoria, che finanziano le iniziative di welfare sostitutivo messe in atto della compagine di Alba Dorata. I fascisti hanno due volti. Il volto feroce delle aggressioni, non di rado mortali, nei confronti degli immigrati, degli attacchi a botteghe e quartieri di immigrati e il volto caritatevole di chi porta soccorso ai propri connazionali in difficoltà.\r\nIl nazionalismo diviene il collante che consente una narrazione antisistema, contro le banche, il capitale estero, l’Unione Europea, la vorace Germania.\r\nNel nostro paese, al di là delle sigle, la destra populista, contro il capitale finanziario, l’usura, il signoraggio sta divenendo egemone nel quadro delle formazioni neofasciste e neonaziste. Meno appeal ha la destra ultracattolica, ideologica rappresentata da Forza Nuova, oggi sicuramente minoritaria rispetto a Casa Pound. Intendiamoci. Anche la destra populista si schiera contro la libertà individuale, ma lo fa con maggiore accortezza. Meglio affondare i colpi contro il riconoscimento delle coppie omossessuali, che insistere su temi come la contraccezione, il divorzio o l’aborto, sui quali la possibilità di permeare il corpo sociale è decisamente minore.\r\nIn questo difficile passaggio elettorale molto dipenderà dalla scelta definitiva di Berlusconi di candidarsi. Il cavaliere ha per anni rappresentato una sorta di nuovo duce: se manterrà salda la decisione di scendere in campo, è probabile che i voti dell’estrema destra convergano ancora su di lui; se dovesse fare un passo indietro, probabilmente potrebbe aprirsi uno scenario più fluido, con possibili candidature autonome delle formazioni neofasciste.\r\nAnarres ne ha parlato con Pietro Stara, autore de “La Comunità escludente”.\r\nAscolta l’intervista: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/12/2012-12-14-stara-fascisti.mp3|titles=2012 12 14 stara fascisti]\r\nScarica l’audio","14 Dicembre 2012","2018-10-17 23:00:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/12/alba-dorata-8-200x110.jpg","Nuove destre, vecchi fascismi",1355518053,[62,518,519,520],"http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/fascisti/","http://radioblackout.org/tag/populismo/",[18,522,523,524],"elezioni","fascisti","populismo",{"post_content":526,"tags":530},{"matched_tokens":527,"snippet":528,"value":529},[69,70],"ad una versione italiana di \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>Dorata\u003C/mark>.\r\nTroppo presto per sapere se","Quando un brand funziona, diventa appetibile per tutti. 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L'alleanza tra ampi settori delle forze dell'ordine e la destra nazista di Xrisi Argi, l'inaspettato e repentino cambio dei vertici della polizia ellenica, deciso in in una notte dal ministro degli interni Dendias, il mutato atteggiamento del governo conservatore di Antonis Samaras verso Xrisi Argi dopo l'assassinio del rapper Pavlos Fyssas, alcuni annunci incendiari apparsi sui blog e le pagine facebook di autorevoli esponenti del partito sono gli elementi che hanno indotto alcuni commentatori ad ipotizzare che un colpo di stato potesse essere imminente.\r\nI compagni greci sono tuttavia scettici sull'ipotesi, che pur restando nel novero delle possibilità, parrebbe in questo momento improbabile.\r\nSecondo Georgo, un compagno del gruppo dei Comunisti libertari di Atene, il goverbo Samaras, che pure ha protetto e coperto Xrisi Argi, oggi Nea Democratia teme una affermazione elettorale della formazione guidata da Nicolaos Michaloliákos. 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Infatti, con il contributo prezioso di una compagna dalla Grecia, ci siamo addentrate nelle dinamiche Elleniche, facendo un salto a ritroso nei decenni antecedenti lo scioglimento di Alba dorata. La compagna ci ha restituito un racconto, tramite audio, che voleva mantenere il più possibile la complessità della situazione attuale in Grecia da più punti di vista.\r\n\r\nPartendo quindi dalla riorganizzazione dell’estrema destra dopo lo scioglimento di Alba Dorata nel 2020, a seguito della sentenza della Corte d'Appello che ha condannato il leader storico Nikos Michaloliakos a 13 anni di carcere.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/GreciaANTIFA1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nFino ad arrivare a raccontarci il legame che c’è tra l’estrema destra greca e le politiche anti immigratorie e razziste dello stato. Per fare questo la compagna ci ha raccontato come si caratterizzano le forme migratorie che approdano nello stato più a sud della fortezza Europa, raccontandoci non solo di Evros e dei fatti accaduti nel 2020 e poi nel 2023 con gli incendi devastanti e le accuse ai migranti, ma anche della tratta via mare e delle continue morti che le politiche greche in sinergia con quelle Europe provocano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/greciaAntifa2.mp3\"][/audio]\r\n\r\nInfine, nell’ultimo audio, abbiamo dedicato lo spazio al racconto riguardante il movimento Antifa Greco, della sua forza di strada e della sua autorganizzazione contro i fascisti e lo stato.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/greciaANTIFA3.mp3\"][/audio]","23 Aprile 2025","2025-04-23 13:15:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/grecia-200x110.jpg","Su estremismi di destra e resistenze in Grecia",1745414148,[601,602,603],"http://radioblackout.org/tag/antirazzismo/","http://radioblackout.org/tag/lotta/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[605,606,607],"antirazzismo","lotta","war on migrants",{"post_content":609},{"matched_tokens":610,"snippet":611,"value":612},[69,80],"decenni antecedenti lo scioglimento di \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>dorata\u003C/mark>. 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I blocchi delle raffineria e gli scioperi di ferrovieri e lavoratori di EDF. Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. 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Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.","27 Maggio 2016","2018-10-17 22:58:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016-05-20-manif-antimili-2-giu-200x110.jpg","Anarres del 27 maggio. 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Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. Cronaca della giornata di lotta – corteo e contestazione della fiaccolata di poliziotti e comitati razzisti in sostegno ad un piano “sicurezza” il cui solo obiettivo è la guerra ai poveri.\r\n\r\n* Torino. Giovedì 2 giugno, ore 15,30 in piazza XVIII dicembre, vecchia Porta Susa\r\nQui l'appello per il corteo antimilitarista del 2 giugno a Torino\r\nAscolta e diffondi lo spot del corteo\r\n\r\n* Grecia. Abbiamo parlato dello sgombero di Idomeni con Jannis, anarchico greco, che ci racconta delle centri di detenzione che attendono i profughi deportati dall'accampamento spontaneo al confine tra Grecia e Macedonia.\r\nGrandi capannoni industriali all'estrema periferia di Salonicco, quello che resta delle fabbriche brasate dalla crisi, sono la destinazione “momentanea” per i profughi deportati in questi giorni da Idomeni. Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di \u003Cmark>Alba\u003C/mark> \u003Cmark>Dorata\u003C/mark>, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.",[660],{"field":96,"matched_tokens":661,"snippet":657,"value":658},[69,70],{"best_field_score":618,"best_field_weight":619,"fields_matched":343,"num_tokens_dropped":50,"score":620,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},6637,{"collection_name":392,"first_q":18,"per_page":345,"q":18},["Reactive",666],{},["Set"],["ShallowReactive",669],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fc8aj8IqOPjmy-F10w27KJA7tCP9pOrPCzXBHM_MsCg4":-1},true,"/search?query=alba+dorata"]