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L’attività di escursionismo, con l’organizzazione di gite prevalentemente nelle valli delle Alpi occidentali, vuole unire l’aspetto ludico del camminare in montagna e dello stare insieme, alle tematiche politiche, sociali, storiche o culturali legate al territorio attraversato. Durante le escursioni si cerca il più possibile di camminare assieme, senza delegare scelta del percorso, conoscenza dei sentieri e supporto logistico a nessun*, per un’autogestione e orizzontalità considerate fondamentali all’interno del gruppo. Ci siamo fatti spiegare da dove deriva questo nuovo nome, che cambia la forma ma non la sostanza di quest’attività e abbiamo presentato l’iniziativa del 16 marzo a Clapie, Cels, frazione di Exilles in Valsusa.\r\n\r\nQui sotto il testo di presentazione del gruppo\r\n\r\nNelle Alpi occidentali il trùc indica una sella montuosa, un picco o una guglia rocciosa di media montagna.\r\n\r\nRappresenta di per sé un terrazzo, un punto di osservazione privilegiato da cui guardare l’ambiente\r\n\r\ncircostante e spesso anche ultima resistenza e rifugio nei conflitti che da sempre hanno segnato le\r\n\r\nmontagne.\r\n\r\nDal trùc si godono i panorami, si coglie con maggior consapevolezza il senso del territorio, ci si lascia più facilmente coinvolgere dalle sue suggestioni.\r\n\r\nIl trùc per noi rappresenta un luogo fisico in cui fare una sosta e ritrovarsi, ma anche uno spazio di\r\n\r\ncondivisione e discussione delle prospettive che attraversano le nostre camminate.\r\n\r\nCamminare restituisce la possibilità di sperimentare uno spazio e un tempo sufficientemente\r\n\r\ndilata in cui è possibile relazionarsi, stare insieme, pensare e agire. Camminare significa anche\r\n\r\nparlare, scambiare idee, proposte, conoscenze e metodi. Camminare non significa per forza\r\n\r\narrivare da un luogo a un altro, ma donare senso a ogni punto dello spazio attraversato nel\r\n\r\npercorso. Consideriamo importante che sia la conformazione, l’accessibilità o meno dello spazio a\r\n\r\nrenderlo attraversabile, e non solamente gli strumenti e la tecnologia posseduta. Per questo\r\n\r\npuntiamo a camminare con un ritmo non competitivo che si adegui alle condizioni morfologiche e\r\n\r\natmosferiche del territorio a attraversato da ciascuna escursione.\r\n\r\nIl gruppo non è regolato da tessere o statuti, vuole essere una dimensione di libera aggregazione\r\n\r\nconnotata da orizzontalità e informalità. Un’unione collettiva nella quale non si va a perdere la\r\n\r\ndiversità di ognuno, ma anzi la si amplifica, ed essa si arricchisce e contribuisce a valorizzare\r\n\r\nl’esperienza del gruppo. 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Questo gruppo, invece, vuole veicolare il senso che questi luoghi debbano essere vissuti con la possibilità e la libertà di essere percorsi da tutti e conquistati da nessuno.\r\n\r\nIl nostro desiderio e la nostra volontà vanno nella direzione di conoscere la montagna, le sue\r\n\r\nstorie, le sue culture, e le persone che vi abitano. 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Si tratta della prima associazione sportiva proletaria e antialcoolica di orientamento socialista, che rivendica il diritto allo sport non solo per un'élite borghese, ma per tutti, contro l'attitudine da imprese eroiche di conquista delle vette e di dominio sull'ambiente montano.\r\nLa sua attività venne interrotta, solo apparentemente, dalle leggi liberticide durante ventennio fascista, che vide molti appartenenti all'associazione arruolarsi tra le file dei partigiani.\r\n\r\nOggi l'A.P.E. conta diverse sezioni italiane, ognuna indipendente dall'altra, e tra queste è nata quella di Torino: l'intenzione di aprire questa sezione e di chiamarsi con tale nome deriva dalla volontà di riappropriazione dei termini che compongono tale sigla, e di continuità storica con la tradizione secolare di questa esperienza. 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Di chiaro orientamento antifascista, l’APE sarà\r\nsciolta forzatamente dal regime nel 1926.\r\n\r\nAbbiamo scelto di chiamarci A.P.E. per la volontà di reinserirci nel solco di un'esperienza storica e\r\nper restituire ad alcune parole un significato nostro che ci rappresenti, nonostante (e anzi proprio\r\nper il fatto che) esse siano usate e abusate nella società di oggi con connotati totalmente distorti e\r\nstrumentali.\r\n\r\nAssociazione: A.P.E. Torino non è regolata da tessere o statuti, vuole essere una dimensione di libera\r\naggregazione connotata da orizzontalità e informalità. Un’unione collettiva nella quale non si va a\r\nperdere la diversità di ognuno, ma anzi la si amplifica, ed essa si arricchisce e contribuisce a\r\nvalorizzare l’esperienza del gruppo. 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Consideriamo importante che sia la conformazione, l’accessibilità o meno dello spazio a\r\nrenderlo attraversabile, e non solamente gli strumenti e la tecnologia posseduta. Per questo\r\npuntiamo a camminare con un ritmo non competitivo che si adegui alle condizioni morfologiche e\r\natmosferiche del territorio attraversato da ciascuna escursione.\r\n\r\nPerché montagna\r\n\r\nLe montagne, le vette e la terra tutta sono spesso viste in funzione di conquista e di colonizzazione,\r\nche di fatto impongono la narrazione di una dimensione di proprietà, determinandone le possibilità\r\ndi accesso e attraversamento. L’A.P.E., invece, vuole veicolare il senso che questi luoghi debbano\r\nessere vissuti con la possibilità e la libertà di essere percorsi da tutti e conquistati da nessuno.\r\n\r\nIl nostro desiderio e la nostra volontà vanno nella direzione di conoscere la montagna, le sue storie,\r\nle sue culture, e le persone che vi abitano. 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Di chiaro orientamento antifascista, l’APE sarà\r\nsciolta forzatamente dal regime nel 1926.\r\n\r\nAbbiamo scelto di chiamarci A.P.E. per la volontà di reinserirci nel solco di un'esperienza storica e\r\nper restituire ad alcune parole un significato nostro che ci rappresenti, nonostante (e anzi proprio\r\nper il fatto che) esse siano usate e abusate nella società di oggi con connotati totalmente distorti e\r\nstrumentali.\r\n\r\nAssociazione: A.P.E. Torino non è regolata da tessere o statuti, vuole essere una dimensione di libera\r\naggregazione connotata da orizzontalità e informalità. Un’unione collettiva nella quale non si va a\r\nperdere la diversità di ognuno, ma anzi la si amplifica, ed essa si arricchisce e contribuisce a\r\nvalorizzare l’esperienza del gruppo. C’è spazio per tutti ma non per chi discrimina: non accettiamo\r\ncomportamenti oppressivi e tesi a limitare la libertà altrui.\r\n\r\nProletari: come cento anni fa vi era la necessità di contrapporsi all’approccio dominante di\r\n\u003Cmark>alpinismo\u003C/mark> ed escursionismo, espressione della classe benestante che tramite il mito della conquista\r\ndella vetta e del dominio sulla natura affermava il proprio potere sulla società, oggi sentiamo il\r\nbisogno di contrapporci all’imperante sfruttamento della montagna, al suo consumo e\r\nmercificazione.\r\n\r\nEscursionisti: camminare restituisce la possibilità di sperimentare uno spazio e un tempo\r\nsufficientemente dilatati in cui è possibile relazionarsi, stare insieme, pensare e agire. Camminare\r\nsignifica anche parlare, scambiare idee, proposte, conoscenze e metodi. Camminare non significa\r\nper forza arrivare da un luogo a un altro, ma donare senso a ogni punto dello spazio attraversato nel\r\npercorso. 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