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Monti chiude la partita","post",1332334454,[47,48,49,50],"http://radioblackout.org/tag/ammotizzatori/","http://radioblackout.org/tag/articolo-18/","http://radioblackout.org/tag/riforma-del-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/sindacati-di-stato/",[17,15,21,19],{"tags":53},[54,57,59,61],{"matched_tokens":55,"snippet":56},[17],"\u003Cmark>ammotizzatori\u003C/mark>",{"matched_tokens":58,"snippet":15},[],{"matched_tokens":60,"snippet":21},[],{"matched_tokens":62,"snippet":19},[],[64],{"field":22,"indices":65,"matched_tokens":66,"snippets":68},[33],[67],[17],[56],578730123365712000,{"best_field_score":71,"best_field_weight":72,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":33,"score":73,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":33},"1108091339008",13,"578730123365711977",6646,{"collection_name":44,"first_q":17,"per_page":76,"q":17},6,{"facet_counts":78,"found":113,"hits":114,"out_of":251,"page":14,"request_params":252,"search_cutoff":23,"search_time_ms":253},[79,91],{"counts":80,"field_name":88,"sampled":23,"stats":89},[81,84,86],{"count":82,"highlighted":83,"value":83},2,"anarres",{"count":14,"highlighted":85,"value":85},"frittura mista",{"count":14,"highlighted":87,"value":87},"cattivi pensieri","podcastfilter",{"total_values":90},3,{"counts":92,"field_name":22,"sampled":23,"stats":111},[93,95,97,99,101,103,105,106,108,110],{"count":82,"highlighted":94,"value":94},"lavoro",{"count":14,"highlighted":96,"value":96},"no tav",{"count":14,"highlighted":98,"value":98},"no voto",{"count":14,"highlighted":100,"value":100},"elezioni",{"count":14,"highlighted":102,"value":102},"capitalismo",{"count":14,"highlighted":104,"value":104},"autogoverno",{"count":14,"highlighted":15,"value":15},{"count":14,"highlighted":107,"value":107},"autogestione",{"count":14,"highlighted":109,"value":109},"antirazzisti",{"count":14,"highlighted":19,"value":19},{"total_values":112},14,5,[115,145,174,200,228],{"document":116,"highlight":131,"highlights":137,"text_match":141,"text_match_info":142},{"comment_count":33,"id":117,"is_sticky":33,"permalink":118,"podcastfilter":119,"post_author":120,"post_content":121,"post_date":122,"post_excerpt":123,"post_id":117,"post_modified":124,"post_thumbnail":125,"post_title":126,"post_type":127,"sort_by_date":128,"tag_links":129,"tags":130},"81974","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-02-05-2023/",[85],"fritturamista"," \r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Luigi, docente precario dei COBAS sull’autnomia differenziata che Calderoli propone, nel suo DDL, su 32 materie.\r\n\r\nL’attacco è diretto, tra le altre cose, ai contratti nazionali, con privatizzazioni ed ulteriori tagli ai servizi pubblici, la liquidazione di ciò che resta della sanità pubblica, la fine della scuola pubblica, etc.\r\n\r\nCon Luigi siamo entrati nel merito di un provvedimento che colpisce tutti e sulle rivendicazioni che durante la manifestazione cittadina tenutasi a Torino in piazza castello il 27/04/2023 dove realtà sindacali ed associative hanno rivendicato:\r\n\r\n \tRitiro immediato del Ddl Calderoli;\r\n \tDifesa dell’unità della repubblica;\r\n \tRiconquista dei diritti e delle conquiste uguali per tutt*\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_02_05_Luigi-docente-Cobas-su-autonomia-differenziata.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento non poteva che essere la festa dei lavoratori, ed il consueto corteo cittadino svoltosi qui a Torino sotto la pioggia. 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Ve ne proponiamo di seguito una prima selezione:\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_01_05_Corteo_Primo-maggio-2023_01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nLo spezzone sociale quest'anno è riuscito ad entrare in Piazza San Carlo, senza produrre le solite cariche della polizia sui manifestanti, ecco gli interventi che testimoniano questo passaggio:\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_01_05_Corteo_Primo-maggio-2023_02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Antonio Amoroso della segreteria nazionale della CUB sullo sciopero nazionale del 21/04/2023 di 24H di tutto il comparto aereo-aeroportuale-indotto. In un comunicato della CUB, che ha indetto lo sciopero, si legge:\r\n\r\n“Si tratta di fermare una deriva che da tempo vede l’intero comparto aereo-aeroportuale-indotto subire l’assenza di misure per adeguare i contratti alla realtà economica di crisi. Il settore handling attende dal 2017 il rinnovo del contratto nazionale mentre il trasporto passeggeri e merci ha nel frattempo ripreso a crescere senza sosta. I confederali firmano gli accordi con le controparti che aumentano flessibilità, precarietà e impiego degli ammortizzatori sociali ed emerge la richiesta a Enac e AdR (Aeroporti di Roma) di convocazione insieme ad Assohandler, da cui la domanda: sindacati e aziende hanno già raggiunto un accordo senza farne partecipi i lavoratori, ignari del contenuto delle intese sul Protocollo di Sito e la Clausola Sociale?\r\n\r\nPartendo dall’inizio, sul bando per l’assegnazione a tre società di handling del servizio di terra passeggeri all’aeroporto di Fiumicino per i prossimi 7 anni: anche in questo caso è doveroso evidenziare quello che non torna. La pubblicazione del bando risale al 18 novembre 2022 e le buste delle aziende partecipanti (Aviapartner Handling, Aviation Services, Swissport Italia e Airport Handling sono state aperte il 9 gennaio 2023 ma poi il silenzio, fino a che Cgil ha diramato un messaggio whatsapp:\r\n\r\n\r\n\r\nda cui si apprende che Enac aveva deciso di spostare l’aggiudicazione dei tre handlers a Fiumicino a fine ottobre, per evitare contraccolpi estivi, questa la motivazione. Perché allora lo stesso problema non si era posto a luglio 2022 quando le attività di Alitalia sono passate a Swissport Italia? Dobbiamo ipotizzare che si provi a escludere una delle aziende concorrenti? O che alla fine – complice il ricorso al Tar presentato da diverse compagnie aeree dopo la chiusura del Bando – si consentirà a quattro handlers di operare su Fiumicino, aumentando concorrenza e accelerando il dumping salariale a danno dei lavoratori?”\r\n\r\nAbbiamo con il suo aiuto anche analizzato la situazione dei lavorator* ex Alitalia.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_02_05_Antonio-Amoroso-CUB-su-situazione-lavoratori-aeroportuali.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","9 Maggio 2023","","2023-05-09 18:47:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/344708369_1633309120428275_2263851248787627203_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 02/05/2023","podcast",1683658020,[],[],{"post_content":132},{"matched_tokens":133,"snippet":135,"value":136},[134],"ammortizzatori","flessibilità, precarietà e impiego degli \u003Cmark>ammortizzatori\u003C/mark> sociali ed emerge la richiesta"," \r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Luigi, docente precario dei COBAS sull’autnomia differenziata che Calderoli propone, nel suo DDL, su 32 materie.\r\n\r\nL’attacco è diretto, tra le altre cose, ai contratti nazionali, con privatizzazioni ed ulteriori tagli ai servizi pubblici, la liquidazione di ciò che resta della sanità pubblica, la fine della scuola pubblica, etc.\r\n\r\nCon Luigi siamo entrati nel merito di un provvedimento che colpisce tutti e sulle rivendicazioni che durante la manifestazione cittadina tenutasi a Torino in piazza castello il 27/04/2023 dove realtà sindacali ed associative hanno rivendicato:\r\n\r\n \tRitiro immediato del Ddl Calderoli;\r\n \tDifesa dell’unità della repubblica;\r\n \tRiconquista dei diritti e delle conquiste uguali per tutt*\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_02_05_Luigi-docente-Cobas-su-autonomia-differenziata.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento non poteva che essere la festa dei lavoratori, ed il consueto corteo cittadino svoltosi qui a Torino sotto la pioggia. 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Da allora lo stile del professore è cambiato: messe da parte le vesti del tecnico autorevole e pacato, ha indossato i panni del leader responsabile ma deciso, che ha un percorso proprio e nessuna alleanza precostituita.\r\nCon buona pace del PD che ha finito con il recitare la parte del fidanzato cornuto e geloso che non può fare a meno dell’amata. Un stile che non attira certo i voti. L’esperto di comunicazione di Bersani non è certo all’altezza di quelli di Monti. I manifesti elettorali in stile vecchio apparatnik su sfondo grigio topo portano sfiga solo a vederli.\r\nMeglio, decisamente meglio, Berlusconi, che tira fuori tutto il proprio repertorio di gag, frizzi e lazzi, sparandole sempre più grosse ma toccando in una frase il cuore di tanti. La restituzione dell’IMU è come la lotteria: tutti sanno che vincere è improbabile, ma la sola possibilità fa vendere milioni di biglietti.\r\nMaroni e i suoi arrancano ma non sono da meno. 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Ossia il 90% di quello che c’é.\r\n\r\nChi scrive non sa come andranno le elezioni, ma sa già chi è il vincitore morale di questa partita elettorale.\r\nQuando si dimise, poco più di un anno fa, diversi editorialisti scrissero che era finita un’epoca, che il berlusconismo era morto. Un anno dopo, persino se dovesse perdere malamente le elezioni, Berlusconi avrebbe vinto, perché la sua Italia è più viva che mai.\r\nSe la Milano di Craxi era da bere, l’Italia di Berlusconi è da mangiare, digerire, sputare per poi affondare nuovamente i denti nella carne viva.\r\nA tanti anni da tangentopoli, quando gli ingenui pensarono che le inchieste del pool di “mani pulite” avrebbero creato la via giudiziaria al rinnovamento morale, sappiamo che quelle inchieste furono lo strumento per esodare in fretta e furia un blocco politico che, caduto il muro di Berlino, aveva perso ogni ragion d’essere. Il Novecento era finito, i partiti novecenteschi, fatti di grandi apparati, di amici/compagni/camerati, di strutture pesanti e idee che plasmavano di se il mondo non servivano più. La nuova Italia era stata svezzata ed era pronta a fare il salto nell’era del just in time, delle televendite, della libertà fatta di casalinghe che si calavano le mutande in TV, dei sogni confezionati da specialisti dell’immagine e consumati in un minuto.\r\nVolgare, grezzo, ma vitale, Berlusconi inaugurò uno stile politico che si confondeva, a volte persino anticipava l’Italia gridata e scorreggiona che esplose in televisione.\r\nI politici della prima repubblica parlavano e vestivano come mummie in grigio, solo ai sindacalisti era concesso togliere la giacca, gridare, mostrare l’ascella pezzata.\r\nIl corpo, negato, ingessato, smaterializzato, dimenticato fa irruzione nella scena politica mutandola di segno. Persino il papa si adegua, inaugurando l’anno santo del 2000 con una mantellina da arlecchino con gli strass.\r\nNella concretezza dello scontro di classe l’era Berlusconiana porta a termine il regolamento di conti intrapreso da Bettino Craxi, l’unico leader della Prima Repubblica che si lascia alle spalle la questione della mediazione politica tra le “parti sociali”.\r\nGli ammortizzatori servono quando il conflitto sociale è tanto forte da mettere in gioco l’esistenza stessa di un sistema politico e sociale basato sul diritto alla proprietà privata. In un mondo diviso in blocchi, con un partito comunista forte come il PCI, la socialdemocrazia era la miglior garanzia di mantenimento del capitalismo. Ma. La socialdemocrazia costa e ai padroni non piace spendere per\r\ntenere buoni i lavoratori: appena possibile passano all’attacco.\r\n\r\nCome tutti sanno Berlusconi non ha regnato ininterrottamente, perché una legislatura e mezza se l’è fatta anche il centro-sinistra. Peccato che i più non si siano accorti della differenza, al di là dei circoli ristretti dove si spartiscono nomine e benefici.\r\nBerlusconi viene obbligato ad abdicare perché il mantenimento del blocco sociale che lo sostiene non consente la rapida attuazione di politiche di contenimento del debito pubblico, che oltre a colpire i salariati, stringano in una morsa anche la parte bassa del ceto medio. Berlusconi non poteva permettersi di reintrodurre la tassa sulla casa o di toccare ancora le pensioni. Monti, l’uomo delle banche, invece sì. Il partito democratico si accoda nella speranza di poter andare al governo, facendo fare ad altri il lavoro sporco.\r\nNel gioco delle tre carte che ciascuno fa credendo di sapere dove sia quella giusta, esce fuori il Jolly che le scompagina. Mario Monti si butta e prova a scavarsi un proprio ambito di potere, muovendosi con accortezza, per fungere da ago della bilancia.\r\nMonti, come Bersani, Ingroia e, in parte, anche Maroni, sono comunque irretiti dalla tela di ragno di una strategia di marketing politico che ha bisogno del corpo dei leader per poter incarnare i sogni e le favole che vende. Oggi sarebbe impossibile immaginare un manifesto con il simbolo del partito e uno slogan, come ai tempi della prima repubblica.\r\nOggi serve una faccia, un corpo, che riempia di se la scena vuota di un’agire politico che si riproduce eguale da una legislatura all’altra.\r\nÈ il trionfo del berlusconismo, dello spettacolo che si fa politica.\r\nChi poteva interpretare meglio questa parte di un attore? Negli Stati Uniti negli anni ottanta ne scelsero uno serioso e di second’ordine come Ronald Reagan.\r\nIn Italia il ruolo tocca ad un comico. L’unico capace di riempire la scena saturandola di se, facendone un tutt’uno con se stesso. Nei manifesti dell’M5S il suo faccione deborda, il suo grido esplode in faccia a chi guarda.\r\nGrillo è come il vinile, ricercato come i mobili di legno della nonna dopo l’overdose dei ripiani di formica e delle sedie di plastica. Guida spirituale, guru, caudillo, Grillo “ha sempre ragione”, come un padre amoroso che consiglia, incoraggia, sorregge, protegge i suoi figli. Finché obbediscono. Poi sono schiaffoni, e, nei casi estremi, la cacciata dalla famiglia.\r\nGrillo, una sorta di Juan Peron post moderno, rappresenta l’apoteosi della politica post ideologica, mettendo insieme illusione partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica, tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.\r\nQuando parla le piazze si riempiono di spettatori, che vanno via appena prendono la parola i candidati, meri fantocci all’ombra del conducator.\r\nLa sinistra che ama la democrazia partecipativa, il commercio equo, che guevara sulle magliette, la fiom e la mamma ha provato a giocare la carta della costruzione dal basso di un “soggetto politico nuovo” sin dalla scorsa primavera, quando nacque il cartello di A.L.B.A. Lo scopo era contrastare il M5S sul terreno della giustizia e della democrazia dal basso. L’operazione ha mostrato la sua povertà quando dalle chiacchiere si è passati alle liste. L’accozzaglia dei vari Ferrero, Diliberto, Di Pietro ha riproposto sotto altra veste gli stessi partiti che avevano sostenuto le scelte più antipopolari del governo Prodi. Le anime più sensibili di Alba si sono sfilate dall’operazione “Rivoluzione civile”, il gioco delle poltrone è andato avanti.\r\n\r\nPresto la campagna elettorale finirà. Non ci vuole una sfera di cristallo per indovinare che il nuovo governo, chiunque vinca e persino se non vincesse nessuno, metterà in campo altri tagli ai servizi ed un ulteriore affondo sul fronte del lavoro, riaprendo l’agenda nel medesimo punto dove l’ha chiusa Monti.\r\nOggi più che mai la partita vera o si gioca altrove o non si gioca. La scommessa della partecipazione diretta, dell’apertura di spazi politici non statali, si pratica nella materialità delle lotte. Quando il dominio si palesa in tutta la propria crudezza o si fugge o si resiste. Nella resistenza si apre la possibilità di costruire spazi per una ri-appropriazione dal basso della politica. 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Da allora lo stile del professore è cambiato: messe da parte le vesti del tecnico autorevole e pacato, ha indossato i panni del leader responsabile ma deciso, che ha un percorso proprio e nessuna alleanza precostituita.\r\nCon buona pace del PD che ha finito con il recitare la parte del fidanzato cornuto e geloso che non può fare a meno dell’amata. Un stile che non attira certo i voti. L’esperto di comunicazione di Bersani non è certo all’altezza di quelli di Monti. I manifesti elettorali in stile vecchio apparatnik su sfondo grigio topo portano sfiga solo a vederli.\r\nMeglio, decisamente meglio, Berlusconi, che tira fuori tutto il proprio repertorio di gag, frizzi e lazzi, sparandole sempre più grosse ma toccando in una frase il cuore di tanti. La restituzione dell’IMU è come la lotteria: tutti sanno che vincere è improbabile, ma la sola possibilità fa vendere milioni di biglietti.\r\nMaroni e i suoi arrancano ma non sono da meno. Hanno riaperto i cassetti e sparato tutte le vecchie cartucce. Promettono di tagliare le tasse e di aumentare le pensioni, rispolverano il federalismo fiscale hard. Fanno una campagna vecchio stile. I consiglieri comunali bolognesi fanno pulizia (etnica) all’ospedale di Bologna, Maroni fa finta di non essere stato al governo sino a ieri.\r\nUn miraggio è meglio del conto dal droghiere, delle bollette da pagare, del lavoro che non c’è, della precarietà che è meglio del nulla.\r\nPer gli ammalati di nuovismo, forse la più grave delle malattie novecentesche, l’offerta varia tra giustizialisti populisti e giustizialisti d’antan.\r\nIl Grillo urlante sogna un Berlusconi/Pinocchio trascinato via dai carabinieri, a Ingroia i panni del giudice stanno sin troppo bene: non deve certo far fatica a entrare nel personaggio.\r\nSin qui il marketing. Ossia il 90% di quello che c’é.\r\n\r\nChi scrive non sa come andranno le elezioni, ma sa già chi è il vincitore morale di questa partita elettorale.\r\nQuando si dimise, poco più di un anno fa, diversi editorialisti scrissero che era finita un’epoca, che il berlusconismo era morto. Un anno dopo, persino se dovesse perdere malamente le elezioni, Berlusconi avrebbe vinto, perché la sua Italia è più viva che mai.\r\nSe la Milano di Craxi era da bere, l’Italia di Berlusconi è da mangiare, digerire, sputare per poi affondare nuovamente i denti nella carne viva.\r\nA tanti anni da tangentopoli, quando gli ingenui pensarono che le inchieste del pool di “mani pulite” avrebbero creato la via giudiziaria al rinnovamento morale, sappiamo che quelle inchieste furono lo strumento per esodare in fretta e furia un blocco politico che, caduto il muro di Berlino, aveva perso ogni ragion d’essere. Il Novecento era finito, i partiti novecenteschi, fatti di grandi apparati, di amici/compagni/camerati, di strutture pesanti e idee che plasmavano di se il mondo non servivano più. La nuova Italia era stata svezzata ed era pronta a fare il salto nell’era del just in time, delle televendite, della libertà fatta di casalinghe che si calavano le mutande in TV, dei sogni confezionati da specialisti dell’immagine e consumati in un minuto.\r\nVolgare, grezzo, ma vitale, Berlusconi inaugurò uno stile politico che si confondeva, a volte persino anticipava l’Italia gridata e scorreggiona che esplose in televisione.\r\nI politici della prima repubblica parlavano e vestivano come mummie in grigio, solo ai sindacalisti era concesso togliere la giacca, gridare, mostrare l’ascella pezzata.\r\nIl corpo, negato, ingessato, smaterializzato, dimenticato fa irruzione nella scena politica mutandola di segno. Persino il papa si adegua, inaugurando l’anno santo del 2000 con una mantellina da arlecchino con gli strass.\r\nNella concretezza dello scontro di classe l’era Berlusconiana porta a termine il regolamento di conti intrapreso da Bettino Craxi, l’unico leader della Prima Repubblica che si lascia alle spalle la questione della mediazione politica tra le “parti sociali”.\r\nGli \u003Cmark>ammortizzatori\u003C/mark> servono quando il conflitto sociale è tanto forte da mettere in gioco l’esistenza stessa di un sistema politico e sociale basato sul diritto alla proprietà privata. In un mondo diviso in blocchi, con un partito comunista forte come il PCI, la socialdemocrazia era la miglior garanzia di mantenimento del capitalismo. Ma. La socialdemocrazia costa e ai padroni non piace spendere per\r\ntenere buoni i lavoratori: appena possibile passano all’attacco.\r\n\r\nCome tutti sanno Berlusconi non ha regnato ininterrottamente, perché una legislatura e mezza se l’è fatta anche il centro-sinistra. Peccato che i più non si siano accorti della differenza, al di là dei circoli ristretti dove si spartiscono nomine e benefici.\r\nBerlusconi viene obbligato ad abdicare perché il mantenimento del blocco sociale che lo sostiene non consente la rapida attuazione di politiche di contenimento del debito pubblico, che oltre a colpire i salariati, stringano in una morsa anche la parte bassa del ceto medio. Berlusconi non poteva permettersi di reintrodurre la tassa sulla casa o di toccare ancora le pensioni. Monti, l’uomo delle banche, invece sì. Il partito democratico si accoda nella speranza di poter andare al governo, facendo fare ad altri il lavoro sporco.\r\nNel gioco delle tre carte che ciascuno fa credendo di sapere dove sia quella giusta, esce fuori il Jolly che le scompagina. Mario Monti si butta e prova a scavarsi un proprio ambito di potere, muovendosi con accortezza, per fungere da ago della bilancia.\r\nMonti, come Bersani, Ingroia e, in parte, anche Maroni, sono comunque irretiti dalla tela di ragno di una strategia di marketing politico che ha bisogno del corpo dei leader per poter incarnare i sogni e le favole che vende. Oggi sarebbe impossibile immaginare un manifesto con il simbolo del partito e uno slogan, come ai tempi della prima repubblica.\r\nOggi serve una faccia, un corpo, che riempia di se la scena vuota di un’agire politico che si riproduce eguale da una legislatura all’altra.\r\nÈ il trionfo del berlusconismo, dello spettacolo che si fa politica.\r\nChi poteva interpretare meglio questa parte di un attore? Negli Stati Uniti negli anni ottanta ne scelsero uno serioso e di second’ordine come Ronald Reagan.\r\nIn Italia il ruolo tocca ad un comico. L’unico capace di riempire la scena saturandola di se, facendone un tutt’uno con se stesso. Nei manifesti dell’M5S il suo faccione deborda, il suo grido esplode in faccia a chi guarda.\r\nGrillo è come il vinile, ricercato come i mobili di legno della nonna dopo l’overdose dei ripiani di formica e delle sedie di plastica. Guida spirituale, guru, caudillo, Grillo “ha sempre ragione”, come un padre amoroso che consiglia, incoraggia, sorregge, protegge i suoi figli. Finché obbediscono. Poi sono schiaffoni, e, nei casi estremi, la cacciata dalla famiglia.\r\nGrillo, una sorta di Juan Peron post moderno, rappresenta l’apoteosi della politica post ideologica, mettendo insieme illusione partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica, tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.\r\nQuando parla le piazze si riempiono di spettatori, che vanno via appena prendono la parola i candidati, meri fantocci all’ombra del conducator.\r\nLa sinistra che ama la democrazia partecipativa, il commercio equo, che guevara sulle magliette, la fiom e la mamma ha provato a giocare la carta della costruzione dal basso di un “soggetto politico nuovo” sin dalla scorsa primavera, quando nacque il cartello di A.L.B.A. Lo scopo era contrastare il M5S sul terreno della giustizia e della democrazia dal basso. L’operazione ha mostrato la sua povertà quando dalle chiacchiere si è passati alle liste. L’accozzaglia dei vari Ferrero, Diliberto, Di Pietro ha riproposto sotto altra veste gli stessi partiti che avevano sostenuto le scelte più antipopolari del governo Prodi. Le anime più sensibili di Alba si sono sfilate dall’operazione “Rivoluzione civile”, il gioco delle poltrone è andato avanti.\r\n\r\nPresto la campagna elettorale finirà. Non ci vuole una sfera di cristallo per indovinare che il nuovo governo, chiunque vinca e persino se non vincesse nessuno, metterà in campo altri tagli ai servizi ed un ulteriore affondo sul fronte del lavoro, riaprendo l’agenda nel medesimo punto dove l’ha chiusa Monti.\r\nOggi più che mai la partita vera o si gioca altrove o non si gioca. La scommessa della partecipazione diretta, dell’apertura di spazi politici non statali, si pratica nella materialità delle lotte. Quando il dominio si palesa in tutta la propria crudezza o si fugge o si resiste. Nella resistenza si apre la possibilità di costruire spazi per una ri-appropriazione dal basso della politica. Lì nascono assemblee permanenti, libere repubbliche, zone temporaneamente autonome dove si sperimenta la una sottrazione dall’istituito che non è esodo, né marginalità ma concreta, seppur parziale, secessione simbolica e materiale dal controllo dello Stato e dalla logica feroce del profitto.",[197],{"field":139,"matched_tokens":198,"snippet":194,"value":195},[134],{"best_field_score":143,"best_field_weight":112,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":33,"score":144,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":82},{"document":201,"highlight":219,"highlights":224,"text_match":141,"text_match_info":227},{"comment_count":33,"id":202,"is_sticky":33,"permalink":203,"podcastfilter":204,"post_author":83,"post_content":205,"post_date":206,"post_excerpt":123,"post_id":202,"post_modified":207,"post_thumbnail":208,"post_title":209,"post_type":127,"sort_by_date":210,"tag_links":211,"tags":216},"11639","http://radioblackout.org/podcast/tribunali-polizia-assemblea-contro-la-repressione/",[],"Venerdì 30 novembre\r\nAssemblea contro la repressione\r\ninterverranno gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini di Milano e alcuni imputati nei processi No Tav e antirazzisti\r\nore 21 in corso Palermo 46\r\n\r\n\r\nAscolta la diretta fatta oggi con Eugenio Losco: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-30-losco.mp3|titles=2012 11 30 losco]\r\nscarica il file\r\n\r\n\r\nProcessi ai No Tav, agli antirazzisti, agli antifascisti…\r\n…non si contano più i procedimenti penali che coinvolgono attivisti politici nel nostro paese\r\n\r\nQuando lo Stato non può o non vuole più usare ammortizzatori del conflitto sociale, la parola passa alla repressione.\r\nIn piazza i poliziotti pestano gasano torturano. 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Sul piatto il disciplinamento definitivo dei salariati – l’articolo 18 – e l’erosione degli ammortizzatori sociali.\r\nAnarres ne ha discusso con Pietro Stara.\r\nUn’analisi che ha travalicato la contingenza per investire gli ultimi vent’anni, vent’anni nei quali si è ridefinito il ruolo e lo status dei maggiori sindacati, che, dopo la stagione concertativa, stanno, non senza conflitti e difficoltà, passando ad un ruolo di vera e propria complicità.\r\nLa propensione genetica a farsi Stato dei maggiori sindacati italiani, Cgil, Cisl, Uil, pur nettamente inscritta nel loro DNA, si accentua alla boa tra gli anni ’70 e ’80. L’autorganizzazione operaia, l’autonomia reale dei soggetti sociali che avevano segnato il ritmo tra il ’69 e il ’79 cede il passo alla vischiosa palude degli anni ’80.\r\nIl sindacalismo di stato, la cui natura è ben dimostrata dalla continua osmosi dei suoi maggiori dirigenti a cariche direttive nelle aziende pubbliche, smessa la veste di regolatore del conflitto sociale che ne aveva caratterizzato l’azione sin dal secondo dopoguerra, di fatto si è trasformato in azienda di servizi ed interfaccia dell’apparato statale verso i lavoratori.\r\n\r\nIl sindacalismo di Stato è tale perché sostituisce un chiaro interesse di parte, quello delle classi sfruttate, con l’interesse “generale”, ben descritto dalla formula della “responsabilità verso il Paese”. 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Chi si chiede perché Roma non si accende come Atene, chi si chiede quale è il limite di sopportazione dei lavoratori del nostro paese, deve tenere conto che in Grecia l’autonomia della società civile, la capacità di autorganizzazione, ha mandato in soffitta ogni spinta alla delega a partiti e sindacati di “sinistra”.\r\nAd Atene come a Roma governano i tecnici voluti dalle banche, dall’UE, dal Fondo Monetario, dalla governance mondiale che salta ed elude le istanze locali, foss’anche quelle dello Stato/nazione.\r\n\r\nMa a Roma, seduta al tavolo con Monti c’è Camusso. E poco, indietro, Angeletti e Bonanni.\r\nLa palla è in mano ai lavoratori. 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Si va dal “compromesso socialdemocratico” alla cogestione dei meccanismi di controllo della conflittualità del lavoro.\r\nIl sindacato, che pure era stato determinante nel sopire le spinte anticapitaliste in cambio di diritti, garanzie, salario diviene elemento decisivo nell’ammortizzazione di ogni forma di conflitto foss’anche di mera difesa delle briciole di libertà e reddito strappate dalle lotte dei lavoratori.\r\nLa vicenda dei fondi pensione ben esemplifica l’attitudine dei sindacati concertativi a porsi come veri collettori e distributori di risorse economiche.\r\nI sindacati “di stato” hanno allargato sempre più la loro sfera di influenza e il loro ruolo di mediatori e narcotizzatori del conflitto sociale. Chi si chiede perché Roma non si accende come Atene, chi si chiede quale è il limite di sopportazione dei lavoratori del nostro paese, deve tenere conto che in Grecia l’autonomia della società civile, la capacità di autorganizzazione, ha mandato in soffitta ogni spinta alla delega a partiti e sindacati di “sinistra”.\r\nAd Atene come a Roma governano i tecnici voluti dalle banche, dall’UE, dal Fondo Monetario, dalla governance mondiale che salta ed elude le istanze locali, foss’anche quelle dello Stato/nazione.\r\n\r\nMa a Roma, seduta al tavolo con Monti c’è Camusso. E poco, indietro, Angeletti e Bonanni.\r\nLa palla è in mano ai lavoratori. Spetta loro comprendere che la partita è truccata, che tutti i campionati sono truccati da anni, che i capitani delle squadre vanno a cena negli stessi ristoranti\r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Pietro Stara: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-20-Pietro-Stara-la-trattativa-sul-lavoro.mp3|titles=2012 03 20 Pietro Stara la trattativa sul lavoro]\r\n\r\nScarica l’audio dell’intervista",[248],{"field":139,"matched_tokens":249,"snippet":245,"value":246},[134],{"best_field_score":143,"best_field_weight":112,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":33,"score":144,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":82},6637,{"collection_name":127,"first_q":17,"per_page":76,"q":17},12,["Reactive",255],{},["Set"],["ShallowReactive",258],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fdDOOYeOONscNnnJ9XmpKDZg0BmBmEzt8z9X0BEJjg2Y":-1},true,"/search?query=ammotizzatori"]