","Frontiere aperte per i disertori russi e ucraini","post",1664894299,[62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/aprire-le-frontiere/","http://radioblackout.org/tag/bielorussia/","http://radioblackout.org/tag/diserori/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/obiettori-di-cocienza/","http://radioblackout.org/tag/russia/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[35,70,71,72,73,74,75],"bielorussia","diserori","guerra","obiettori di cocienza","russia","Ucraina",{"post_content":77,"post_title":82,"tags":86},{"matched_tokens":78,"snippet":80,"value":81},[79],"le","in cui si sono poste \u003Cmark>le\u003C/mark> basi di un’opposizione concreta alla","Il giardino di Kiev “Oasi della Pace” è il luogo prescelto dagli attivisti italiani della Carovana #Stopthewarnow per lanciare con i pacifisti ucraini un appello ai governi UE perché riconoscano lo status di rifugiato agli obiettori, ai disertori e ai renitenti alla leva militare di Ucraina, Russia e Bielorussia.\r\nUn appello simile, ma indirizzato agli antimilitaristi, è stato lanciato dal gruppo “Assemblea” di Kharkiv.\r\nPrima della guerra c’erano circa cinquemila richieste per il servizio civile alternativo al militare. Il governo ha cancellato la legge, peraltro molto restrittiva, poiché riconosceva l’obiezione di coscienza solo a chi avesse motivazioni religiose.\r\nI fascisti minacciano ed attaccano gli obiettori, per questa ragione molti giovani preferiscono nascondersi o provare a scappare, bucando i confini.\r\nTra gli obiettivi della Carovana vi è quindi l’apertura di corridoi umanitari e la possibilità per chi rifiuta la guerra ed il militarismo di allontanare dal proprio paese. Nei colloqui informali con alcuni di questi ragazzi emerge che tra di loro vi è la salda convinzione che la guerra sia una macelleria fratricida e nazionalista Dall’inizio della guerra ci sono state altre tre carovane umanitarie che hanno portato aiuti e consentito l’evacuazione di oltre 300 rifugiati. Questa volta c’è stato un salto di qualità in cui si sono poste \u003Cmark>le\u003C/mark> basi di un’opposizione concreta alla guerra. La voce degli obiettori, spaventati e perseguitati, è purtroppo ancora fragile, mentre tanta parte della “società civile”, pure impegnata nella solidarietà, mantiene un approccio molto vicino al muro nazionalista governativo.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, appena tornato dalla Carovana in Ucraina\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-04-mazzeo-carovana-kiev.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":83,"snippet":85,"value":85},[84],"Frontiere","\u003Cmark>Frontiere\u003C/mark> aperte per i disertori russi e ucraini",[87,91,93,95,97,99,101],{"matched_tokens":88,"snippet":90},[89,79,18],"aprire","\u003Cmark>aprire\u003C/mark> \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>frontiere\u003C/mark>",{"matched_tokens":92,"snippet":70},[],{"matched_tokens":94,"snippet":71},[],{"matched_tokens":96,"snippet":72},[],{"matched_tokens":98,"snippet":73},[],{"matched_tokens":100,"snippet":74},[],{"matched_tokens":102,"snippet":75},[],[104,109,112],{"field":36,"indices":105,"matched_tokens":106,"snippets":108},[48],[107],[89,79,18],[90],{"field":110,"matched_tokens":111,"snippet":85,"value":85},"post_title",[84],{"field":113,"matched_tokens":114,"snippet":80,"value":81},"post_content",[79],1736172819517538300,{"best_field_score":117,"best_field_weight":118,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":119,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"3315704398080",13,"1736172819517538411",{"document":121,"highlight":141,"highlights":155,"text_match":115,"text_match_info":163},{"cat_link":122,"category":123,"comment_count":48,"id":124,"is_sticky":48,"permalink":125,"post_author":51,"post_content":126,"post_date":127,"post_excerpt":54,"post_id":124,"post_modified":128,"post_thumbnail":129,"post_thumbnail_html":130,"post_title":131,"post_type":59,"sort_by_date":132,"tag_links":133,"tags":137},[45],[47],"82028","http://radioblackout.org/2023/05/manifestazione-a-ventimiglia-in-memoria-di-moussa-balde/","In un momento in cui il governo italiano sta scaricando sulla questione migranti la sua lacunosa capacità di mantenere consenso, alimentando anche frizioni con altri governi europei come la Francia, è fondamentale sottolineare che le morti sulla frontiera franco-italiana non si sono arrestate, è recente la notizia di dieci migranti che hanno provato ad attraversare le Alpi a piedi per raggiungere la Francia soccorsi nella notte di martedì 9 maggio.\r\n\r\nIn questo contesto a Ventimiglia sta venendo organizzata una manifestazione in memoria di Moussa Balde, Contro frontiere, razzismo e violenza istituzionale domenica 21 maggio con concentramento alle 11 dal piazzale della stazione. \r\n\r\nRicordiamo che Moussa Balde morì nella notte tra il 22 e il 23 maggio 2021 in una cella dell’area d’isolamento, denominata Ospedaletto, del CPR di Torino. Il 9 maggio era stato pestato a Ventimiglia da tre italiani e dopo essere stato in ospedale venne richiuso nel centro di detenzione, ignorando le sue gravi condizioni fisiche e psicologiche.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Ventimiglia-2023_05_11_2023.05.11-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","11 Maggio 2023","2023-05-11 13:45:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"157\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-300x157.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-300x157.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-768x402.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image.jpeg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Manifestazione a Ventimiglia in memoria di Moussa Balde",1683812755,[62,134,135,136],"http://radioblackout.org/tag/moussa-balde/","http://radioblackout.org/tag/no-cpr/","http://radioblackout.org/tag/ventimiglia/",[35,138,139,140],"moussa balde","no cpr","ventimiglia",{"post_content":142,"tags":146},{"matched_tokens":143,"snippet":144,"value":145},[79],"Francia, è fondamentale sottolineare che \u003Cmark>le\u003C/mark> morti sulla frontiera franco-italiana non","In un momento in cui il governo italiano sta scaricando sulla questione migranti la sua lacunosa capacità di mantenere consenso, alimentando anche frizioni con altri governi europei come la Francia, è fondamentale sottolineare che \u003Cmark>le\u003C/mark> morti sulla frontiera franco-italiana non si sono arrestate, è recente la notizia di dieci migranti che hanno provato ad attraversare \u003Cmark>le\u003C/mark> Alpi a piedi per raggiungere la Francia soccorsi nella notte di martedì 9 maggio.\r\n\r\nIn questo contesto a Ventimiglia sta venendo organizzata una manifestazione in memoria di Moussa Balde, Contro \u003Cmark>frontiere\u003C/mark>, razzismo e violenza istituzionale domenica 21 maggio con concentramento alle 11 dal piazzale della stazione. \r\n\r\nRicordiamo che Moussa Balde morì nella notte tra il 22 e il 23 maggio 2021 in una cella dell’area d’isolamento, denominata Ospedaletto, del CPR di Torino. 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Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali.\r\nAppuntamento in piazza degli affari alle 14,30\r\nNe abbiamo parlato con Massimo dell’assemblea antimilitarista\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-29-massimo-2-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\ndi seguito il testo di indizione completo:\r\n\r\n2 Aprile Milano\r\n\r\n\r\nMANIFESTAZIONE\r\n\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\n\r\nContro le politiche guerrafondaie dell'ENI\r\n\r\nL’Italia è in guerra. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia. Quest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia. Ben 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue. Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. Essere in piazza significa denunciare tutto questo e lottare per una trasformazione sociale radicale che investa tutte e tutti, umani e non umani, per costruire un presente ed un futuro senza sfruttamento, oppressione, guerre e saccheggio dell’ambiente. Contro informare, organizzarci e lottare sono le nostre armi. Le armi della dignità delle persone e della coscienza antiautoritaria di classe. Il conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha causato un grande balzo in avanti della propaganda militarista. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell'Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell'Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica e nazionalista, diretta emanazione della logica patriarcale, come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.\r\n\r\nL’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi, ai migranti e ai disertori è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\n\r\nIl 2 aprile saremo quindi in piazza a denunciare le guerre scaturite dagli interessi delle multinazionali energetiche, dal mantenimento di apparati militari sempre più costosi e dalla devastazione dell’ambiente schiacciato dalla logica feroce del profitto. Per indicare in modo chiaro i responsabili manifesteremo nelle piazze del potere finanziario da Piazza Affari a Piazza della Scala.\r\n\r\nContro le banche, i veri padroni del sistema energetico, i responsabili della rapina ambientale e del finanziamento dell’apparato industriale militare. Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalle nostre città.\r\n\r\nSciopero generale\r\n\r\nboicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte!\r\n\r\nAppuntamento h.14.30 in piazza Affari a Milano\r\n\r\nASSEMBLEA ANTIMILITARISTA\r\n\r\n\r\n ","29 Marzo 2022","2022-03-29 14:56:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"111\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-300x111.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-300x111.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-768x284.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi.jpg 851w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Milano 2 aprile. 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Una enorme scritta “contro tutte le guerre e chi le arma” è stata tracciata al centro della piazza.\r\nIl corteo è poi proseguito verso il centro cittadino, fermandosi brevemente davanti alla RAI, per denunciare la propaganda di guerra che domina nei palinsesti informativi, ricordando la lettera dei corrispondenti di guerra che hanno deciso di non indossare l’elmetto. 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Bocciata invece la candidatura di Torino come sede dell'ufficio regionale europeo del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), che è stato assegnato alla Gran Bretagna. Pochi giorni dopo la visita del viceministro della Difesa Mulé a Bruxelles per caldeggiare la candidatura di Torino anche per l'ufficio regionale, siamo convinti che il fatto che in città stesse crescendo la protesta, abbia contribuito a ridimensionale il ruolo dell’Italia in questo progetto della NATO.\r\nResta ovviamente aperto il fronte di lotta contro la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino e contro la presenza di uno dei nodi di DIANA a Torino.\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. 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Bocciata invece la candidatura di Torino come sede dell'ufficio regionale europeo del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), che è stato assegnato alla Gran Bretagna. Pochi giorni dopo la visita del viceministro della Difesa Mulé a Bruxelles per caldeggiare la candidatura di Torino anche per l'ufficio regionale, siamo convinti che il fatto che in città stesse crescendo la protesta, abbia contribuito a ridimensionale il ruolo dell’Italia in questo progetto della NATO.\r\nResta ovviamente aperto il fronte di lotta contro la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino e contro la presenza di uno dei nodi di DIANA a Torino.\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. 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La città dell’aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, è stata candidata come sede di un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa e l’ufficio regionale per l’Europa del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. 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Vogliamo case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\n\r\n* Stop all'invio di armi in Ucraina, ritiro di tutte le missioni militari all'estero\r\n\r\n* Solidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-05-corteo-no-guerra-9-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\n* Contro tutti gli imperialismi per un mondo senza frontiere\r\n\r\nCoordinamento contro la guerra e chi la arma – Torino\r\n\r\ninfo: antimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nAscolta l’approfondimento:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-05-corteo-no-guerra-9-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito il testo analitico dell’Assemblea antimilitarista\r\n\r\nDisertiamo la guerra!\r\nL’Italia è in guerra. Sebbene le forze armate del Belpaese abbiano preso parte attiva a conflitti in Europa, Africa e Medioriente sin dal 1992, la gran parte delle persone è convinta che l’ultima guerra sia finita nel 1945. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia.\r\nQuest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia.\r\nBen 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. 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Questa decisione conferisce poteri straordinari all’esecutivo, che ha mano libera nella gestione dell’impegno dell’Italia nel conflitto in Ucraina. Un ponte aereo ha trasportato in Polonia armi destinate al governo Zelensky sin dal 2 marzo. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell'Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell'Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35.\r\n\r\n\r\nNoi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove.\r\nLe frontiere sono solo linee sottili su una mappa: un nulla che solo militari ben armati rendono tragicamente reali. Cancelliamole!\r\n\r\nA Torino sta per partire la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La città dell’aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, è stata candidata come sede di un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa e l’ufficio regionale per l’Europa del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.\r\nBloccare la nascita di un nuovo polo di ricerca, progettazione e costruzione di ordigni bellici, impedire che la NATO abbia una sua base a Torino è un impegno concreto contro la guerra.\r\nOpporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, all’invio di armi al governo Ucraino, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi e ai migranti è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\nPer fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalla nostra città.\r\nSciopero generale, boicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte!","5 Aprile 2022","2022-04-05 19:21:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-03-30-manif-antimili-9-aprile-col-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-03-30-manif-antimili-9-aprile-col-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-03-30-manif-antimili-9-aprile-col-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-03-30-manif-antimili-9-aprile-col-724x1024.jpg 724w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-03-30-manif-antimili-9-aprile-col-768x1086.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-03-30-manif-antimili-9-aprile-col.jpg 842w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","9 aprile. 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La città dell’aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, è stata candidata come sede di un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa e l’ufficio regionale per l’Europa del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.\r\nBloccare la nascita di un nuovo polo di ricerca, progettazione e costruzione di ordigni bellici, impedire che la NATO abbia una sua base a Torino è un impegno concreto contro la guerra. \r\nLa manifestazione, che mira a rompere il muro di silenziosa omertà che copre la decisione di trasformare la nostra città in centro armiero di eccellenza, si muoverà per il centro cittadino, partendo dal piazza Borgodora.\r\n\r\nContro la guerra e chi la arma\r\nSabato 9 aprile\r\ncorteo\r\nore 14,30 \r\nPiazza Borgo Dora al Balon\r\n\r\n* No alla città dell'aerospazio, nuovo polo di ricerca, progettazione e produzione di armi.\r\n\r\n* No al progetto D.I.A.N.A. della Nato a Torino\r\n\r\n* Chiusura e riconversione dell'industria bellica\r\n\r\n* No all’ENI che devasta l’ambiente e promuove guerre per il gas e il petrolio\r\n\r\n* Contro la guerra ai poveri che in ogni dove pagano il prezzo più alto. No al carovita!\r\n\r\n* No alle spese militari! Vogliamo case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\n\r\n* Stop all'invio di armi in Ucraina, ritiro di tutte \u003Cmark>le\u003C/mark> missioni militari all'estero\r\n\r\n* Solidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte \u003Cmark>le\u003C/mark> guerre\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-05-corteo-no-guerra-9-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\n* Contro tutti gli imperialismi per un mondo senza \u003Cmark>frontiere\u003C/mark>\r\n\r\nCoordinamento contro la guerra e chi la arma – Torino\r\n\r\ninfo: antimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nAscolta l’approfondimento:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-05-corteo-no-guerra-9-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito il testo analitico dell’Assemblea antimilitarista\r\n\r\nDisertiamo la guerra!\r\nL’Italia è in guerra. Sebbene \u003Cmark>le\u003C/mark> forze armate del Belpaese abbiano preso parte attiva a conflitti in Europa, Africa e Medioriente sin dal 1992, la gran parte delle persone è convinta che l’ultima guerra sia finita nel 1945. I governi che si sono succeduti hanno coperto \u003Cmark>le\u003C/mark> operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia.\r\nQuest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente \u003Cmark>le\u003C/mark> avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia.\r\nBen 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari.\r\n\r\nIl conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha visto un repentino ritorno alla retorica umanitaria tipica dei governi di Roma.\r\nDal 24 febbraio, quando la Russia ha attaccato l’Ucraina, sono scesi in piazza anche i guerrafondai del PD, che si oppongono alla guerra spedendo armi al governo Zelensky. In un tripudio di bandiere nazionali ucraine e arcobaleni della pace viene messo in scena un pacifismo armato, chiaramente schierato con uno dei due imperialismi che si stanno sfidando sulla pelle di chi vive in Ucraina e deve affrontare morte, bombe, paura, coscrizione obbligatoria.\r\nIl governo ha proclamato lo Stato di emergenza “umanitario”. Questa decisione conferisce poteri straordinari all’esecutivo, che ha mano libera nella gestione dell’impegno dell’Italia nel conflitto in Ucraina. Un ponte aereo ha trasportato in Polonia armi destinate al governo Zelensky sin dal 2 marzo. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell'Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell'Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35.\r\n\r\n\r\nNoi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte \u003Cmark>le\u003C/mark> latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove.\r\n\u003Cmark>Le\u003C/mark> \u003Cmark>frontiere\u003C/mark> sono solo linee sottili su una mappa: un nulla che solo militari ben armati rendono tragicamente reali. Cancelliamole!\r\n\r\nA Torino sta per partire la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La città dell’aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, è stata candidata come sede di un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa e l’ufficio regionale per l’Europa del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.\r\nBloccare la nascita di un nuovo polo di ricerca, progettazione e costruzione di ordigni bellici, impedire che la NATO abbia una sua base a Torino è un impegno concreto contro la guerra.\r\nOpporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, all’invio di armi al governo Ucraino, lottare per il ritiro di tutte \u003Cmark>le\u003C/mark> missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per \u003Cmark>aprire\u003C/mark> \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>frontiere\u003C/mark> a tutti i profughi e ai migranti è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\nPer fermare \u003Cmark>le\u003C/mark> guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalla nostra città.\r\nSciopero generale, boicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte!",[273],{"field":113,"matched_tokens":274,"snippet":237,"value":271},[89,79,18],{"best_field_score":206,"best_field_weight":207,"fields_matched":243,"num_tokens_dropped":48,"score":244,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":277,"highlight":302,"highlights":309,"text_match":204,"text_match_info":312},{"cat_link":278,"category":279,"comment_count":48,"id":280,"is_sticky":48,"permalink":281,"post_author":51,"post_content":282,"post_date":283,"post_excerpt":54,"post_id":280,"post_modified":284,"post_thumbnail":285,"post_thumbnail_html":286,"post_title":287,"post_type":59,"sort_by_date":288,"tag_links":289,"tags":296},[45],[47],"34939","http://radioblackout.org/2016/04/grecia-prime-deportazioni/","Ieri sono cominciate le deportazioni di profughi e migranti dalla Grecia alla Turchia. Intorno alle nove del mattino sono approdate a Dikili due imbarcazioni provenienti da Lesvos. Il viaggio è stato anticipato di molte ore, forse per dribblare possibili contestazioni.\r\n\r\nI deportati sono stati fatti scendere uno ad uno dalla la Nazli Zale. Ognuno era scortato da poliziotti dell'agenzia Frontex, che si mettevano in posa per le telecamere sfoderando ampi sorrisi.\r\n\r\nPer i deportati non c'era modo di opporre resistenza.\r\n\r\nUn'altra imbarcazione proveniente da Chios è stata lasciata nella rada per ore, finché l'altra barca non è stata svuotate. I prigionieri sono stati avviati ad un centro di detenzione. Non è chiaro cosa farà il governo turco.\r\n\r\nNel pomeriggio un gruppo di attivisti locali ed altri provenienti da Izmir sono riusciti ad aprire uno striscione con la scritta “Basta deportazioni. Aprire le frontiere”. La polizia ha strappato lo striscione e cercato di fermare i No Border. Solo la presenza dei media ha impedito i fermi.\r\nA quanto si è appreso c'erano solo due rifugiati siriani, gli altri – 136 da Lesbo, 66 da Chios – erano algerini, pachistani, bangla e dello Sri Lanka.\r\n\r\nAltre imbarcazioni sarebbero partite dal porto di Atene, il Pireo, dirette in Turchia.\r\nQuesta mattina non ci sono state altre partenze dal Lesbo, dove i prigionieri del campo di Moria, dopo aver capito che erano cominciate le deportazioni, hanno protestato nel campo, circondato dagli uomini di Frontex, cui il governo greco ha delegato la gestione dell'operazione, assumendo un atteggiamento pilatesco di non collaborazione né contrasto.\r\n\r\nÉ molto improbabile che i poliziotti di Frontex abbiano informato i reclusi di Moria, il campo di accoglienza che in due settimane si è trasformato in prigione amministrativa, dei loro diritti e della possibilità di chiedere asilo politico in Grecia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago, autore di un articolo uscito sul Manifesto di oggi e con Cosimo Caridi, corrispondente del Fatto Quotidiano, che si trovava a Lesvos, di fronte al centro di Moria.\r\n\r\nAscolta la diretta con Alessandro Dal Lago:\r\n\r\n2016-04-05-deportazioni-grecia\r\n\r\n… e quella con Cosimo Caridi:\r\n\r\n2016-04-05-lesbo-caridi\r\n\r\nLeggi l'articolo di Dal Lago:\r\nSu catamarani e altri mezzi di fortuna, ma sotto la solerte vigilanza di funzionari Frontex, è iniziata la deportazione di migranti e profughi da Lesbo e altri porti greci in Turchia. Verso dove? Nessuno lo sa. Alcuni giorni fa Amnesty International ha accusato il governo turco di espellere centinaia di siriani in Siria, in un paese, cioè in cui la guerra c’è, benché se ne parli sempre meno. Intervistata sulla questione, una funzionaria Ue ha risposto. “È da escludere. L’accordo tra Ue e la Turchia non lo prevede. È scritto nero su bianco ”.\r\n\r\nEcco una risposta che meriterebbe una citazione in un’enciclopedia universale dell’insensatezza. La Ue fa un patto miserevole con Errdogan: 6 miliardi di Euro in cambio del ritorno in Turchia di migliaia di migranti e profughi. Si noti: con lo stesso Erdogan che mezzo mondo, compresa l’Europa (quando le fa comodo), accusa di imprigionare i dissidenti e imbavagliare la stampa. Dunque, un paese in cui nessun controllo si può esercitare su un governo semi-dittatoriale. 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Ma, poiché l’accordo siglato dalla Ue non prevede nulla del genere, otterremo le solite risposte nel vacuo burocratese citato sopra. D’altra parte, in un’area in cui sarebbero morte cinquecentomila persone in cinque anni, che volete che significhi la sorte di poche migliaia di migranti?\r\n\r\nTempo fa, la signora Frauke Petry, figlia di un pastore protestante e leader del partito xenofobo Alternative für Deutschland, ha dichiarato che bisognerebbe sparare ai migranti che attraversano illegalmente le frontiere. Eccola accontentata. E senza rumore di spari, sangue e inchieste. Ci pensa il nostro alleato Erdogan. Con ciò le mani d’Europa restano immacolate. 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Questa vicenda può anche essere occasione per riflettere sull’urgenza di capovolgere la prospettiva di fronte a queste accuse.\r\nAiutare a passare un confine, a proseguire un viaggio senza documenti, non è solo solidarietà, è un atto politico, che dovremmo rivendicare collettivamente. Al di là del piano tecnico legale, aprire le frontiere, anche uno spiraglio, è un passaggio cruciale dell’impegno per cancellarle.\r\nCe ne ha parlato Federico del Germinal di Trieste\r\n\r\nGrecia. L’attacco del governo greco contro gli anarchici e i loro spazi è sempre più forte, come la resistenza attiva dei compagni e delle compagne.\r\nIn queste settimane lo sciopero della fame anche della sete di Dimitris Koufontinas, prigioniero politico della 17 novembre, è stato sostenuto da moltissime iniziative solidali, spesso duramente represse dalla polizia. Il governo ha condannato a morte Dimitri Koufontinas.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli\r\n\r\nPotere e genere. Il destino disegnato con i nostri corpi, adattati alle esigenze del dominio patriarcale, si giustifica con la pretesa che sia stabilito da dio, dalla natura, dall’universalismo maschile della ragione.\r\nChi si ribella è contro natura, contro dio, contro la ragione.\r\n\r\nLe prigioni per donne disobbedienti dell’Arabia Saudita\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nDomenica 7 marzo\r\nRuoli in gioco. Rappresentazione De-Genere\r\nin piazza Carlo Alberto dalle 15,30\r\nmanifestazione antisessista\r\nInterventi, azioni performanti, musica.\r\nBar, borse, toppe, portachiavi e altre favolosità benefit spese legali per lu compagnu della magni*fica occupata, casa delle donne transfemminista queer di Firenze, sgomberata in settembre.\r\n\r\nLunedì 8 marzo\r\nNé dio, né stato, né patriarcato\r\ngiornata di lotta in giro per la città\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30. \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/ \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","6 Marzo 2021","2021-03-06 11:35:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/doppio-volto-200x110.jpg","Anarres del 26 febbraio. Lotta alle frontiere a Trieste. Grecia: condanna a morte per Koufontinas. Potere e genere. Le prigioni per donne ribelli in Arabia Saudita...","podcast",1615030538,[],[],{"post_content":365,"post_title":369},{"matched_tokens":366,"snippet":367,"value":368},[89,79,18],"là del piano tecnico legale, \u003Cmark>aprire\u003C/mark> \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>frontiere\u003C/mark>, anche uno spiraglio, è un","Il nostro nostro viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Questa vicenda può anche essere occasione per riflettere sull’urgenza di capovolgere la prospettiva di fronte a queste accuse.\r\nAiutare a passare un confine, a proseguire un viaggio senza documenti, non è solo solidarietà, è un atto politico, che dovremmo rivendicare collettivamente. Al di là del piano tecnico legale, \u003Cmark>aprire\u003C/mark> \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>frontiere\u003C/mark>, anche uno spiraglio, è un passaggio cruciale dell’impegno per cancellarle.\r\nCe ne ha parlato Federico del Germinal di Trieste\r\n\r\nGrecia. L’attacco del governo greco contro gli anarchici e i loro spazi è sempre più forte, come la resistenza attiva dei compagni e delle compagne.\r\nIn queste settimane lo sciopero della fame anche della sete di Dimitris Koufontinas, prigioniero politico della 17 novembre, è stato sostenuto da moltissime iniziative solidali, spesso duramente represse dalla polizia. Il governo ha condannato a morte Dimitri Koufontinas.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli\r\n\r\nPotere e genere. Il destino disegnato con i nostri corpi, adattati alle esigenze del dominio patriarcale, si giustifica con la pretesa che sia stabilito da dio, dalla natura, dall’universalismo maschile della ragione.\r\nChi si ribella è contro natura, contro dio, contro la ragione.\r\n\r\n\u003Cmark>Le\u003C/mark> prigioni per donne disobbedienti dell’Arabia Saudita\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nDomenica 7 marzo\r\nRuoli in gioco. 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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-08-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa guerra e rainbow washing\r\nL’arruolamento forzato delle persone delle persone trans in Ucraina, le notizie sulla brigata transfrocia “Unicorno” riportano al centro della guerra in Ucraina il tema della violenza contro chi trasgredisce la norma eterocispatriarcale e, insieme, l’operazione di rainbow washing che indica una strada di “redenzione” nell’imbracciare le armi per la guerra nazionalista.\r\nVi proponiamo un audio di Filomena “Filo” Sottile\r\n\r\nMilitarismo, nazionalismo, lotta di classe\r\nCome nelle indicazioni che troviamo sui mezzi pubblici – non disturbate il manovratore o il conducente – ci viene intimato di non disturbare coloro che ci stanno portando a danzare sul filo del rasoio, come se a tagliarsi fossero loro e non noi. Non li vedete come si sorridono e si stringono la mano nei summit quelli che dovrebbero trovare una soluzione al tragico conflitto in atto? Il fatto è che gli appartenenti alle classi dirigenti si conoscono e si frequentano tra loro e spingono le classi subalterne – che invece non si frequentano e raramente si conoscono – a massacrarsi vicendevolmente.\r\nIl nazionalismo è la coperta identitaria con la quale, anche nel secondo decennio del nuovo secolo, si spingono i poveri a combattere contro altri poveri.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, autore di un articolo uscito su Umanità Nova\r\n\r\nEconomia di guerra\r\nL’aumento della spesa militare, l’investimento in armi e grandi opere tra peggiorando le condizioni di vita di noi tutti, costrett* a fare i conti con l’aumento dei prezzi, lavori precari e malpagati, fitti alle stelle. Quest’anno la spesa sanitaria è diminuita di 5 miliardi di euro. l’INPS ha recuperato 2 miliardi in questi due anni. L’aspettativa di vita si è ridotta di due anni e mezzo. I sei capi di corpo d’armata 500 milioni di euro.\r\nDraghi ci fa la guerra e la chiama pace.\r\nCapire meglio le conseguenze economiche per i poveri di ogni dove è utile a comprendere le dinamiche in corso ed i modi per opporvisi.\r\nCon Francesco Fricche abbiamo provato a fare il punto sulla situazione con un occhio a quanto avviene in Russia\r\n\r\nContro la guerra e chi la arma\r\nDraghi ha domandato retoricamente “volete il condizionatore acceso o la pace”? Come se la povera gente avesse altra scelta che pagare il prezzo che gli viene imposto. La verità è che con Draghi nel lungo inverno appena trascorso in tanti hanno dovuto spegnere il riscaldamento ben prima che scoppiasse la guerra.\r\nOggi l’unico modo per poter vivere meglio e senza guerra è lottare contro chi ce la impone a tutte le latitudini. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove.\r\nOpporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, all’invio di armi al governo Ucraino, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi e ai migranti è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\nPer fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalla nostra città.\r\nSciopero generale, boicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nLunedì 25 aprile\r\nDisertori di tutte le guerre\r\nPartigiani contro tutti gli Stati\r\nore 15\r\nricordo, fiori, bicchierata, interventi e distro alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni\r\nin corso Giulio Cesare angolo corso Novara\r\nE dal vivo… canzoniere anarchico, partigiano e antifascista\r\n\r\n\r\nDomenica Primo Maggio\r\nore 9\r\nPace tra gli oppressi, guerra agli oppressori\r\nSpezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio\r\nDopo il corteo pranzo benefit lotte contro la guerra alla tettoia dei contadini\r\n(per prenotazioni: antimilitarista.to@gmail.com) \r\n#disertiamolaguerra\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. 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Oggi sul molo di Lampedusa uomini e donne delle istituzioni hanno messo in scena il cordoglio delle istituzioni, si sono vantati di \"Mare Nostrum\", hanno ancora una volta battuto cassa in Europa.\r\nLe spese della frontiera sud della fortezza lievitano e Alfano come Maroni continua a battere cassa.\r\nPer i parenti dei 360 morti di fronte cui si genuflesse il presidente del consiglio, nulla. Nemmeno la promessa del riconoscimento dei corpi, di una tomba sui cui piangere.\r\nLa differenza tra Berlusconi/Maroni e Renzi/Alfano è nello stile, nell'ipocrisia ostentata. Niente più.\r\nMare Nostrum, che, mentre ripesca qualche naufrago, intercetta e scheda tutti gli altri, costa nove milioni di euro al mese. Frontex plus costerà meno. Aprire le frontiere a migranti, profughi e richiedenti asilo non costerebbe nulla. Nè soldi né morti.\r\nBanale. Come banale è il male. Il male delle frontiere. Il male delle guerre che insanguinano il pianeta. Il male delle tante missioni di \"peacekeeping\" dall'Afganistan, all'Iraq alla Siria...\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto La Via, compagno di Trapani, dove tanti di quei profughi arrivano e non trovano nulla. O peggio. Rischiano di incontrare uno come Sergio Librizzi, direttore della Caritas di Trapani, accusato di violenza sessuale e concussione.\r\nQuesto prete pretendeva prestazioni sessuali in cambio del permesso di soggiorno dai rifugiati e dai richiedenti asilo che affollavano i tanti centri di accoglienza gestiti dalla Caritas (e da enti a essa collegati) in città e in provincia. Un prete che godeva di ampie coperture negli ambienti della prefettura e in quelli della questura, passando per tutta la filiera istituzionale che da anni si ingrassa sulla pelle degli sventurati che giungono in Europa alla ricerca di una vita migliore.\r\nL'immagine di un paese che lucra e sfrutta chi riesce a superare la frontiera, quella lunga linea di nulla nel blu del Mediterraneo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 10 02 3 ottobre alberto","3 Ottobre 2014","2018-10-17 22:09:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/lampedusa-200x110.jpg","Strage di Lampedusa. 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Un prete che godeva di ampie coperture negli ambienti della prefettura e in quelli della questura, passando per tutta la filiera istituzionale che da anni si ingrassa sulla pelle degli sventurati che giungono in Europa alla ricerca di una vita migliore.\r\nL'immagine di un paese che lucra e sfrutta chi riesce a superare la frontiera, quella lunga linea di nulla nel blu del Mediterraneo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 10 02 3 ottobre alberto",[426],{"field":113,"matched_tokens":427,"snippet":423,"value":424},[305,79,18],{"best_field_score":206,"best_field_weight":207,"fields_matched":243,"num_tokens_dropped":48,"score":244,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":430,"highlight":442,"highlights":447,"text_match":450,"text_match_info":451},{"comment_count":48,"id":431,"is_sticky":48,"permalink":432,"podcastfilter":433,"post_author":322,"post_content":434,"post_date":435,"post_excerpt":54,"post_id":431,"post_modified":436,"post_thumbnail":437,"post_title":438,"post_type":360,"sort_by_date":439,"tag_links":440,"tags":441},"77877","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-21-ottobre-prezzi-salari-profitti-dai-proletari-in-divisa-alle-lotte-contro-la-militarizzazione-dei-territori-solidali-con-i-disertori-russi-e-ucraini/",[322],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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L’Artico importante non solo per quello che contiene, ma soprattutto per ciò che divide essendo un naturale corridoio, il più veloce, tra oriente ed occidente, la nuova via della seta marittima.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti\r\n\r\nAlbania e Libia. Esternalizzazione delle frontiere e della repressione\r\nIl pattugliatore della Marina militare Cassiopea ha selezionato 49 naufraghi nelle acque attorno a Lampedusa ed ha fatto rotta verso l’Albania, dove è arrivato martedì mattina.\r\nA bordo avrebbero dovuto esserci persone con i requisiti “giusti” in base alla Legge “Cutro”: maschi, adulti, senza vulnerabilità, in buona salute e provenienti da Paesi “sicuri”. Sei persone, quattro minorenni e de vulnerabili, devono tornare in Italia. I restanti 43 hanno fatto richiesta di protezione internazionale e sono stati trasferiti dall’hotspot di Schengjin al centro di Gjader.\r\nIl governo ha deciso di non attendere il pronunciamento della Consulta sulla legittimità di applicare la procedura di espulsione più “snella” ai richiedenti asilo provenienti da paesi entrati nella lista dei “paesi sicuri”.\r\nNel frattempo l’esecutivo ha cambiato sia la lista, sia soprattutto la competenza dei giudici, passata dai magistrati della sezione immigrazione di Roma alle corti di appello. Meloni spera che questi magistrati siano più disponibili ad accogliere i desiderata del governo.\r\nMeloni vuole aprire a tutti i costi le prigioni in Albania, il suo fiore all’occhiello per dimostrare di essere più capace di chi l’ha preceduta nell’esternalizzare le frontiere.\r\nNel frattempo la primo ministro è finita nei guai per la scarcerazione ed il rimpatrio, con tanto di aereo militare, del generale Elmasry, arrestato a Torino, in seguito ad un mandato di cattura emanato dalla Corte Internazionale dell’Aja. Elmasry è accusato di omicidi, stupri, torture nelle prigioni sotto il controllo della miliazia RADA, di cui è capo. In queste prigioni sono rinchiusi prigionieri politici ed apostati. 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Potendo disporre di documenti e testimonianze di prima mano, Volin descrive, dal punto di vista anarchico – con lucidità e con rara finezza d’analisi -, tutto il processo del movimento rivoluzionario russo, dalla nascita dei Soviet all’annientamento del movimento anarchico da parte dello stalinismo passando per l’ascesa al potere dei bolscevichi, la rivolta dei marinai di Kronstadt o ancora l’epopea insurrezionale di Nestor Machno.\r\n\r\nIl libro, oltre che alle presentazioni, lo trovate alla FAT oppure può essere richiesto a http://www.zeroincondotta.org/\r\n\r\nSabato 22 febbraio\r\na tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nCon i disertori russi e ucraini per un mondo senza frontiere\r\nore 11\r\npresidio antimilitarista al Balon\r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nogni mercoledì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","12 Febbraio 2025","2025-02-12 02:09:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Kronstadt-200x110.png","Anarres del 31 gennaio. 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Piano di cooperazione militare 2025\r\nLa giunta militare del Niger guidata dopo il golpe del 26 luglio 2023 dal generale Abdourahamane Tchiani, dopo aver cacciato via dal paese \u003Cmark>le\u003C/mark> forze armate di Francia, Stati Uniti d’America e Germania ha sottoscritto un accordo di cooperazione nel settore difesa con la Federazione Russa di Vladimir Putin. 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Il movimento anarchico nelle lotte per l’emancipazione sociale in Russia” di Volin, edizioni Zero in Condotta.\r\n\r\nVolin, anarchico, tra i protagonisti della rivoluzione russa, ci restituisce l'immagine viva di una rivoluzione sociale, in cui la dimensione autogestionaria e libertaria dei Soviet viene soffocata poco a poco alla dittatura bolscevica. Non senza una forte resistenza.\r\n\r\nIl teorico e rivoluzionario anarchico, Vsevolod Michajlovič Eichenbaum, detto Volin, racconta la storia della Rivoluzione russa dal 1825 al 1939, con i suoi due sommovimenti del 1905 e del 1917, che egli ha vissuto come militante attivamente impegnato negli eventi. Potendo disporre di documenti e testimonianze di prima mano, Volin descrive, dal punto di vista anarchico – con lucidità e con rara finezza d’analisi -, tutto il processo del movimento rivoluzionario russo, dalla nascita dei Soviet all’annientamento del movimento anarchico da parte dello stalinismo passando per l’ascesa al potere dei bolscevichi, la rivolta dei marinai di Kronstadt o ancora l’epopea insurrezionale di Nestor Machno.\r\n\r\nIl libro, oltre che alle presentazioni, lo trovate alla FAT oppure può essere richiesto a http://www.zeroincondotta.org/\r\n\r\nSabato 22 febbraio\r\na tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nCon i disertori russi e ucraini per un mondo senza \u003Cmark>frontiere\u003C/mark>\r\nore 11\r\npresidio antimilitarista al Balon\r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nogni mercoledì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e \u003Cmark>le\u003C/mark> riviste, \u003Cmark>le\u003C/mark> magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[473],{"field":113,"matched_tokens":474,"snippet":470,"value":471},[79,18],1733921019837546500,{"best_field_score":477,"best_field_weight":207,"fields_matched":243,"num_tokens_dropped":48,"score":478,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2216192835584","1733921019837546609",{"document":480,"highlight":492,"highlights":497,"text_match":475,"text_match_info":500},{"comment_count":48,"id":481,"is_sticky":48,"permalink":482,"podcastfilter":483,"post_author":322,"post_content":484,"post_date":485,"post_excerpt":54,"post_id":481,"post_modified":486,"post_thumbnail":487,"post_title":488,"post_type":360,"sort_by_date":489,"tag_links":490,"tags":491},"90246","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-31-maggio-la-repubblica-in-guerra-acampade-riflessioni-a-margine-naja-obbligatoria-militarizzazione-delle-periferie/",[322],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/2024-05-31-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n2 giugno. La Repubblica del militarismo e della guerra\r\nOgni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni. Una “festa” nazionalista e militarista.\r\nIl governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra.\r\nGuerre di portata planetaria ci stanno portando sull'orlo della terza guerra mondiale. La spirale pare inarrestabile: il conflitto Russia Ucraina rischia di deflagrare in tutta Europa.\r\nL'Italia è direttamente coinvolta con le proprie truppe e con il proprio apparato militare industriale. È in prima fila in conflitti in cui gioca in proprio e in varie alleanze a geografia variabile.\r\nUn processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi. \r\nIniziative di lotta in varie città\r\nFederico dell’assemblea antimilitarista ha presentato la giornata\r\n\r\nFermare le guerre. Una prima riflessione a margine delle acampade studentesche\r\nI movimenti che si sono sviluppati negli ultimi mesi soprattutto nelle università hanno il merito di aver colto il nesso fondamentale tra ricerca accademica ed industria bellica, in un intrecciarsi di interessi che pongono al centro la logica del dominio e quella del profitto, fuori e contro ogni supposta neutralità di un’indagine scientifica che si muove seguendo gli indirizzi dei committenti di turno. Hanno tuttavia un forte limite sia nella definizione degli obiettivi che nelle modalità nel perseguirli.\r\nL’enorme emozione che accompagna l’immane massacro con finalità genocide della popolazione gazawi, finisce con il porre in primo piano solo la critica e il boicottaggio verso lo Stato di Israele, dimenticando che il nostro paese (e le sue università) sono in prima fila in numerosi teatri di guerra, che restano sullo sfondo, avvolti in un oblio pericoloso, che rischia di renderci complici di infiniti orrori. Basti pensare all’Artsakh e al Sudan, due tra le tante guerre cui l’Italia ha contribuito direttamente, fornendo armi e addestratori nel silenzio dei più.\r\n\r\nUna critica reale delle collusioni tra Università e ricerca bellica dovrebbe avere l’obiettivo minimo della cancellazione di accordi di cooperazione con tutte le industrie belliche e tutti gli Stati in guerra. Una critica radicale si dovrebbe interrogare sul ruolo delle Università e sulla necessità di espropriazione permanente di ambiti di studio e ricerca al servizio dell’imperialismo e della logica capitalista. \r\n\r\nLe guerre moderne, non ultima quella cominciata il 7 ottobre tra Israele e Gaza, hanno come principali vittime le popolazioni civili, massacrate per fiaccare il nemico, per indurlo alla resa o alla fuga. \r\nOpporsi alla guerra senza opporsi al militarismo è una prospettiva miope, perché alimenta l’opinione che vi siano eserciti buoni. E non basta mettere la parola “resistenza” al posto di “esercito” per modificare il senso di guerre combattute per assicurarsi il controllo esclusivo di questa o quell’area geografica. Solo l’alleanza transnazionale degli oppressi e degli sfruttati spezza le frontiere, frantuma la logica statalista e patriottica, fa saltare il tappo identitario legato al luogo, alla religione, alla tradizione per aprire uno spazio simbolico e reale al non luogo, all’utopia, che non è l’irrealizzabile ma solo l’irrealizzato. \r\n\r\nVerso il ritorno della naja obbligatoria?\r\nNel nostro paese la naja obbligatoria non è mai stata abolita, perché la legge n. 226 del 23 agosto 2004 prevede solo la sospensione delle chiamate.\r\nIn qualsiasi momento il governo può decidere la riattivazione del servizio militare.\r\nIn Italia l’alfiere della proposta è la Lega di Salvini, che ha annunciato un progetto di legge che prevede la reintroduzione di «sei mesi di servizio civile o militare per i ragazzi tra i 18 e 26 anni, su base regionale e da svolgere esclusivamente in Italia». In base a questo progetto le ragazze, che non erano sottoposte all’obbligo, lo sarebbero al pari dei ragazzi.\r\nNei fatti questa leva in salsa leghista, su base regionale, sarebbe una sorta di servizio civile militarizzato. Salvini disegna un quadro di soldati impegnati in corsi di salvataggio, protezione civile, primo soccorso, protezione dei boschi e un gran numero di altre varie attività. \r\nNel nostro paese il ministro della Difesa Crosetto si è detto nettamente contrario. Crosetto sostiene che una simile ipotesi mai comunque potrebbe riguardare le forze armate, \"che non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola\".\r\nLe forze armate sono oggi costituite da professionisti altamente specializzati, necessari per le guerre ultratecnologiche che si combattono in ogni dove. La carne da cannone, quando servisse, la si addestrerebbe in fretta, reintroducendo la chiamata obbligatoria.\r\nIn realtà, al di là della propaganda elettorale che contrappone i due alleati in competizione, il compromesso tra le due posizioni è già contenuto nella proposta di Salvini, una proposta che mette a disposizione manodopera gratuita e, insieme, inserisce un nuovo modulo educativo improntato sulla disciplina militare. Facile immaginare uno spazio intermedio tra scuola/lavoro e naja. Un altro orizzonte di militarizzazione dei corpi e delle coscienze.\r\n\r\nContro la militarizzazione delle periferie\r\nBarriera di Milano, ormai da anni, è divenuta un laboratorio dove sperimentare tecniche di controllo sociale prima impensabili, pur di non spendere un soldo per la casa, la sanità, i trasporti, le scuole. In questi anni la spesa militare è costantemente aumentata, le missioni all’estero delle forze armate italiane si sono moltiplicate.\r\nIl governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a noi tutti.\r\nNei quartieri poveri il controllo militare è diventato normale. Anzi! Ogni giorno è peggio.\r\nIntere aree del quartiere vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale.\r\nTorino da città dell’auto si sta trasformando in città dei bombardieri e vetrina per turisti.\r\nPresentazione dell’iniziativa antimilitarista che si è tenuta in Barriera il primo giugno.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","3 Giugno 2024","2024-06-03 12:41:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/oops-715x480-1-200x110.jpg","Anarres del 31 maggio. 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