","Fincantieri e Arabia Saudita: business di guerra","post",1605623971,[65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/arabia-saudita/","http://radioblackout.org/tag/busuness-di-guerra/","http://radioblackout.org/tag/fincantieri/","http://radioblackout.org/tag/loockeed-martin/","http://radioblackout.org/tag/marinette/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[15,72,73,74,75,23],"busuness di guerra","fincantieri","loockeed-Martin","marinette",{"post_content":77,"post_title":83,"tags":86},{"matched_tokens":78,"snippet":81,"value":82},[79,80],"Arabia","Saudita","militari di Stati Uniti e \u003Cmark>Arabia\u003C/mark> \u003Cmark>Saudita\u003C/mark>: essa individuava come main conctrator","Fincantieri ha deciso di esternalizzare negli Stati Uniti la produzione di navi da guerra destinate all’Arabia \u003Cmark>Saudita\u003C/mark> per aggirare l’embargo europeo.\r\nIl 17 settembre 2020 una risoluzione del Parlamento europeo ha esortato i paesi membri Ue “ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari all’Arabia \u003Cmark>Saudita\u003C/mark>, agli Emirati Arabi Uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto”. E cosa fanno allora le aziende leader del complesso militare-industriale italiano? Portano all’estero la produzione di sistemi di morte utilizzando i cantieri d’oltreoceano in mano alle proprie società controllate.\r\n\r\nIl 27 dicembre 2019 il gruppo Fincantieri di Trieste ha reso noto che la Marina Militare statunitense aveva assegnato ad un consorzio guidato dal colosso mondiale “Lockheed Martin” e di cui fa parte Fincantieri Marinette Marine (società del gruppo con sede negli Stati Uniti), la costruzione di quattro unità navali MMSC – Multi Mission Surface Combatants destinate all’Arabia \u003Cmark>Saudita\u003C/mark>. “Fincantieri sarà il costruttore delle navi presso il suo stabilimento di Marinette, nel Wisconsin, recentemente visitato dal Vice Presidente degli Stati Uniti Mike Pence”, riportava la nota del gruppo italiano.\r\nLa commessa dovrebbe assicurare a Fincantieri un miliardo e trecento milioni di dollari. Il Dipartimento della Difesa ha già anticipato ai contractor 450 milioni di dollari per l’avvio della progettazione per la costruzione delle quattro unità da guerra nell’ambito del programma Foreign Military Sales destinato ai partner strategici USA a livello internazionale.\r\n\r\n“Alcuni ordini come questo, oltre ad avere una notevole rilevanza economica, si connotano anche per importanti aspetti industriali”, ha dichiarato Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri S.p.A.. “Un tale risultato corona uno straordinario lavoro che ci ha portato a consolidare una reputazione di assoluta eccellenza anche nel mercato statunitense, notoriamente molto complesso, ed è un attestato delle capacità strategiche, tecnologiche e gestionali che Fincantieri è in grado di esprimere sempre al più alto livello e in qualsiasi contesto”.\r\n\r\n“La vendita delle unità MMSC all’Arabia \u003Cmark>Saudita\u003C/mark> è un risultato importante per la Marina Militare USA”, ha commentato il capitano Danny Hernandez, portavoce del Dipartimento ricerca, sviluppo e acquisizione di US Navy. “Il finanziamento con il programma Foreign Military Sales delle imbarcazioni militari assicurerà una domanda di manodopera aggiuntiva e un’ulteriore stabilità occupazionale nel settore della cantieristica industriale. I cantieri dove saranno realizzate le MMSC sono gli stessi in cui si stanno costruendo le unità della classe Littoral Combat Ship (LSC) di US Navy”.\r\nLa consegna della prima nave ai sauditi è prevista nel giugno 2023. “L’MMSC si distinguerà per essere altamente manovrabile, caratterizzata dalla flessibilità derivata dal mono-scafo delle Littoral Combat Ship, classe Freedom, con un’autonomia incrementata a 5.000 miglia nautiche e una velocità superiore a 30 nodi, che la renderanno capace di operazioni di pattugliamento sia costiero che in mare aperto, e in grado di affrontare tutte le moderne minacce alla sicurezza marittima ed economica”, spiegano i manager di Fincantieri.\r\nLunghe 118 m, le MMSC – Multi Mission Surface Combatants potranno imbarcare sino a 75 militari tra marinai ed avieri e svolgere un ampio raggio di missioni militari, dal pattugliamento marittimo al combattimento contro i sottomarini, dalla guerra elettronica e anti-mine alle operazioni di pronto intervento delle forze speciali. Le unità saranno dotate di un variegato e micidiale armamento gestito dal sistema di combattimento integrato “Aegis”: un modulo a otto celle VLS Mk-41 per 32 missili superficie-aria RIM-162; un lanciatore “Sea Ram”; otto lanciatori per missili antinave “Harpoon”; un cannone BAE Systems “Bofors”da 57mm Mk-110; due impianti remoti Nexter “Narwhal” da 20mm.. Non è escluso che le forze armate saudite possano installare a bordo delle MMSC anche un cannone MK-75 da 76mm prodotto a La Spezia da Oto Melara, società controllata da Leonardo-Finmeccanica.\r\nSecondo la società capofila del maxi-contratto, Lockheed Martin, a bordo delle unità da guerra potrebbero essere imbarcati pure gli elicotteri bi-turbina MH-60R “SeaHawk” prodotti da Sikorsky Aircraft Corporation. Gli hangar delle MMSC saranno predisposti per ospitare due di questi elicotteri o, in alternativa, fino a tre droni a decollo verticale MQ-8B/C “Firescout” di Northrop Grumman.\r\n\r\nLa trattativa di vendita delle unità da guerra era stata avviata dai manager di Locheed Martin e Fincantieri già nell’autunno del 2015, dopo che il Dipartimento di Stato aveva autorizzato il trasferimento di nuovi sistemi d’arma all’Arabia \u003Cmark>Saudita\u003C/mark> per un importo complessivo di 11 miliardi e 250 milioni di dollari. Una lettera d’intenti venne sottoscritta nel maggio 2017 tra le marine militari di Stati Uniti e \u003Cmark>Arabia\u003C/mark> \u003Cmark>Saudita\u003C/mark>: essa individuava come main conctrator per le navi multi-missione la Lockheed Martin Corporation di Bethesda, Maryland.\r\n\r\nLa partecipazione all’affaire da parte del gruppo Fincantieri, grazie ai propri stabilimenti di Marinette (Wisconsin), veniva rivelata al pubblico italiano solo il 20 luglio 2018, grazie ad un articolo di Analisi Difesa. La cerimonia di taglio delle lamiere della prima unità si è tenuta il 24 ottobre 2019 alla presenza dei vertici di US Navy, Lockheed Martin e Fincantieri Marinette Marine, del Comandante della flotta orientale della Marina \u003Cmark>saudita\u003C/mark>, ammiraglio Fahad Al-Shimrami e di alcuni leader politici del Wisconsin (il senatore Tammy Baldwin e il membro della Camera dei rappresentanti Mike Gallagher), nonché del sindaco di Marinette, Steve Genisot.\r\n\r\nIn Wisconsin, oltre ai cantieri navali di Marinette, la Fincantieri Marine Group controlla pure quelli di Sturgeon Bay (“Fincantieri Bay Shipbuilding”) e Green Bay (“Fincantieri Ace Marine”). Per modernizzarli, negli ultimi dieci anni l’holding industriale-finanziaria ha investito più di 180 milioni di dollari; la forza lavoro complessiva nei tre siti è di circa 2.500 persone.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante e blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-17-mazzeo-fincantieri.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 17 mazzeo fincantieri",{"matched_tokens":84,"snippet":85,"value":85},[79,80],"Fincantieri e \u003Cmark>Arabia\u003C/mark> \u003Cmark>Saudita\u003C/mark>: business di guerra",[87,92,94,96,98,100],{"matched_tokens":88,"snippet":91},[89,90],"arabia","saudita","\u003Cmark>arabia\u003C/mark> \u003Cmark>saudita\u003C/mark>",{"matched_tokens":93,"snippet":72},[],{"matched_tokens":95,"snippet":73},[],{"matched_tokens":97,"snippet":74},[],{"matched_tokens":99,"snippet":75},[],{"matched_tokens":101,"snippet":23},[],[103,108,111],{"field":39,"indices":104,"matched_tokens":105,"snippets":107},[51],[106],[89,90],[91],{"field":109,"matched_tokens":110,"snippet":85,"value":85},"post_title",[79,80],{"field":112,"matched_tokens":113,"snippet":81,"value":82},"post_content",[79,80],1157451471441625000,{"best_field_score":116,"best_field_weight":117,"fields_matched":118,"num_tokens_dropped":51,"score":119,"tokens_matched":120,"typo_prefix_score":51},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",2,{"document":122,"highlight":146,"highlights":169,"text_match":114,"text_match_info":180},{"cat_link":123,"category":124,"comment_count":51,"id":125,"is_sticky":51,"permalink":126,"post_author":127,"post_content":128,"post_date":129,"post_excerpt":57,"post_id":125,"post_modified":130,"post_thumbnail":131,"post_thumbnail_html":132,"post_title":133,"post_type":62,"sort_by_date":134,"tag_links":135,"tags":141},[48],[50],"53861","http://radioblackout.org/2019/04/libia-il-grande-gioco-tra-arabia-saudita-e-quatar/","info2","In Libia si stanno giocando numerose partite con veloci cambi di fronte dei principali protagonisti. Donald Trump, mentre il suo ambasciatore Mike Pompeo continuava a sostenere il governo di Al Sarraj, ha aperto al signore della Cirenaica Khalifa Haftar, il maresciallo gheddafiano, per vent’anni esule negli Stati Uniti, che ha deciso di far saltare il banco, sferrando l’attacco alla Tripolitania. Una mossa che spezza i deboli equilibri libici, in cui ha avuto un ruolo determinante l’Arabia Saudita, che ha messo sul piatto un robusto appoggio economico ad Haftar. L’ennesimo capitolo della durissima lotta di potere tra i sauditi e il Qatar. Uno scontro senza esclusione di colpi che va anche al di là delle diverse fazioni religiose: wahabiti e sostenitori dell’Isis gli uni, sponsor dei Fratelli Musulmani gli altri. Il “laico” Egitto sui trova a fianco degli integralisti sauditi nella guerra a Al Sarraj, considerato vicino ai Fratelli Musulmani.\r\nL’Italia, i cui interessi sono quelli dell’ENI, i cui impianti sono difesi da milizie della galassia di Al Sarraj, sta dando segnali di ambivalenza, che potrebbero preludere ad un robusto salto della quaglia. 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In pole position la presidente della Commissione Europea Von Der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo Michel. A coronare l’insieme delle grandi potenze è arrivato con grande spolvero Jorge Bergoglio. Il capo di città del Vaticano, sbarcato in Puglia ufficialmente per invitare ad un uso non bellico dell’IA, in realtà è venuto ad incassare il fragoroso silenzio su aborto e libertà LGBTQ, che un governo amico a Roma gli ha garantito.\r\nIl vertice infatti ha messo la questione dei diritti, per concentrarsi sulla guerra, regalando all’Ucraina stato 50 miliardi di aiuti militari derivanti dagli asset russi congelati. Oltre a questo, l’impegno a lavorare per un accordo sul cessate il fuoco a Gaza si è tradotto in un mero appello alla “tregua olimpica” in vista dei Giochi di Parigi.\r\nMa, al di là degli esiti ufficiali del vertice, vale la pena cercare di comprendere il quadro più generale.\r\nIn primo luogo, anche se nessuno ne ha parlato, ha brillato per la sua assenza l’Arabia Saudita: Mohamed bin Salman con una scusa ha disertato l’appuntamento, cruciale per gli interessi statunitensi, vista la scadenza dell’accordo che garantiva la commercializzazione del petrolio in dollari. L’Arabia Saudita aveva già fatto filtrare la propria indisponibilità ad un rinnovo.\r\nSeconda questione: la decisione di usare gli interessi sui soldi russi congelati nelle banche occidentali rappresenta un duro colpo all’intangibile sacralità della proprietà privata.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/2024-06-18-g7-capello.mp3\"][/audio]","20 Giugno 2024","2024-06-20 16:13:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/meloni-bergoglio-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"244\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/meloni-bergoglio-300x244.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/meloni-bergoglio-300x244.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/meloni-bergoglio-768x625.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/meloni-bergoglio.jpeg 795w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","G7. 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Se da una parte la Turchia di Erdogan si scaglia apertamente contro la monarchia saudita, Israele e le altre petromonarchie del Golfo osservano da lontano, cercando di capire se il principe sarà in grado di riemergere da quest'ultima crisi diplomatica.\r\n\r\nNei giorni scorsi, inoltre, il primo ministro israeliano Netanyahu si è recato con un viaggio a sorpresa in Oman su invito del sultano Qabus, avvenimento che conferma un interesse delle monarchie del Golfo a stringere delle relazioni commerciali con Israele, anche in mancanza di relazioni diplomatiche ufficiali e di una soluzione per il popolo palestinese.\r\n\r\nIntanto a Gaza e nei Territori occupati continuano ad aumentare i feriti e le vittime causate dal fuoco israeliano in occasione delle manifestazioni settimanali che si susseguono ininterrottamente dal 30 marzo di quest’anno, data in cui è stata chiamata la Marcia del Ritorno.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Michele Giorgio, giornalista del Manifesto e di Nena News, che ci ha fornito una panoramica della situazione anche alla luce delle elezioni amministrative che si sono tenute il 30 Ottobre in Israele:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/michelegiorgio_3110.mp3\"][/audio]","1 Novembre 2018","2018-11-01 12:58:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/wfkashoggi-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"230\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/wfkashoggi-300x230.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/wfkashoggi-300x230.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/wfkashoggi.png 626w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il caso Khashoggi e le mosse di Israele",1541077122,[65,247,248,249],"http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/medioriente/","http://radioblackout.org/tag/netanyahu/",[15,251,252,253],"Israele","medioriente","netanyahu",{"post_content":255,"tags":259},{"matched_tokens":256,"snippet":257,"value":258},[90],"puntati sulla vicenda del giornalista \u003Cmark>saudita\u003C/mark> Jamal Khashoggi, ucciso il 2","Gli occhi del Medio Oriente continuano ad essere puntati sulla vicenda del giornalista \u003Cmark>saudita\u003C/mark> Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre nel consolato del Regno a Istanbul da alcuni sicari che, si suppone, siano stati mandati proprio dal principe ereditario Mohammad Bin Salman. 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Haftar, ufficiale di Gheddafi poi passato all'opposizione e risieduto a lungo negli Stati Uniti dove ha collaborato a lungo con la CIA ed il Dipartimento degli Esteri del paese americano, sostiene che la nave turca si dirigesse verso Derna, porto libico sotto il controllo dei salafiti proclamatisi alleati dell'Isis, eventualità che il governo e l'armatore turco smentiscono.\r\nDietro questo atto di aggressione c'è la guerra per procura che si muovono Turchia e Qatar i quali appoggiano i Fratelli Musulmani insediati al governo a Tripoli, e Arabia Saudita ed Egitto che fiancheggiano il governo uscito dalle elezioni libiche del 2012 e che si proclama laico ma soprattutto nemico dei Fratelli musulmani. L'Egitto, da parte sua ha cambiato radicalmente posizione dopo il colpo di stato che ha abbattuto il Presidente Morsi dei Fratelli Musulmani ed ha insediato al potere il generale Al Sisi, schieratosi con l'Arabia Saudita.\r\nIn altre parole l'azione di ieri potrebbe essere inquadrata dentro la guerra che le due coppie di potenze dell'area sunnita del mondo mussulmano mediorientale si stanno muovendo su più scacchieri in questo momento: Africa del Sahel, Libia e Siria. Più in generale si tratterebbe di un conflitto per l'egemonia nel mondo arabo in vista di uno scontro più generale con l'Iran, potenza emergente dell'area e stato in prudente ma deciso avvicinamento verso gli Stati Uniti.\r\nBisogna anche ricordare che Haftar ha agito probabilmente anche per impedire la costituzione di un governo di unità nazionale tra i tripolini filo-turchi (e qatarini) e il parlamento di Tobruk (amico di Egitto e sauditi). Il loro possibile riavvicinamento vorrebbe dire che i due blocchi sunniti hanno trovato un accordo che non potrebbe che escludere proprio Haftar che si è presentato come salvatore della patria e che affida alla vittoria militare le sue chance di controllare l'intero paese.\r\nNon è da escludere nemmeno che il generale libico agisca per conto di Washington che, in pieno sganciamento dal Medio Oriente, non vede di buon occhio la formazione di un blocco sunnita (che avrebbe anche l'appoggio di Israele - si vedano i boatos su di un accordo tra il paese ebraico e Hamas ormai passata in quota saudita - perchè quest'alleanza sarebbe necessariamente diretta contro Teheran e questo porterebbe alla continuazione dell'instabilità nell'area.\r\nArea dalla quale gli americani non vedono l'ora di sganciarsi come dimostrano le tensioni sempre più forti tra Washington da un lato e Israele e Arabia Saudita dall'altro. Il costo del mantenimento dell'intervento americano in Medio Oriente è sempre più alto e oggi, dopo lo sganciamento dal petrolio saudita, sempre meno giustificato per un'amministrazione poco condizionata dalla lobby petrolifera e da quella dell'industria delle armi, da sempre favorevoli all'alleanza con Ryad e Tel Aviv e alla presenza USA in Medio Oriente.\r\nNon si deve dimenticare infine che il bombardamento del mercantile turco avviene all'indomani delle ritrovate velleità europee (a guida italiana) di intervento in Libia. Tali velleità si basano sull'ipotesi di una ritrovata unità nazionale libica e della fine delle ostilità tra Tobruk e Tripoli. 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Una zona elegante dove si trova sia l'ambasciata iraniana sia la dirigenza di Hezbollah, la milizia shiita, che affianca il regime di Bashar Hassad nella guerra civile contro l'esercito libero della Siria. L'attentato nel quale sono morte 23 persone e altre 146 sono rimaste ferite, è stato rivendicato dal gruppo jihadista delle Brigate Abdullah Azzam. La televisione libanese Lbci riportato le dichiarazioni di uno dei portavoce del gruppo, affiliato ad Al Quaeda, Sirajeddine Zreikat che ha dichiarato che “la duplice operazione di martirio è stata portata a termine da due eroi sunniti libanesi”. In un messaggio su Twitter, il responsabile ha avvertito che gli attentati in Libano proseguiranno fino a quando il movimento Hezbollah non si ritirerà dalla vicina Siria.\r\n\r\nUn messaggio chiaro che mostra in modo inequivocabile come la guerra civile siriana si stia estendendo anche nel vicino Libano, acuendo le tensioni tra sunniti e shiiti.\r\n\r\nA far da eco alle bombe di Beirut, il giorno successivo, ben sette autobomba sono scoppiate in altrettanti quartieri di Baghdad, tutti a maggioranza shiita. Il bilancio è stato di 20 morti e 60 feriti.\r\nLe esplosioni sono avvenute attorno alle sette e mezza di mattina nei quartieri di Sadriya, Karrada, Shaab, Tobchi, Azamiya e Amil. L’episodio più grave si è verificato a Sadriya, una zona abitata per lo più da sciiti, dove l’autobomba è esplosa nei pressi di un mercato popolare.\r\nIn Iraq l’ultima ondata di attentati e violenze era coincisa domenica con la festività religiosa dell’Ashura. 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Il segno del bisogno di dare giustificazione ad un possibile intervento armato da parte dei soliti gendarmi mondiali autonominati.\r\n\r\nLa partita che vede al centro la Siria ha come protagonisti i sauditi e, non ultimi, i francesi. Sull'altro fronte troviamo la Russia di Putin, poco disponibile a cedere il proprio avamposto nel mediterraneo, come dimostra la recente notizia dell'arrivo di nuove navi da guerra nella base russa di Tartus in Siria.\r\nPiù prudente l'atteggiamento di Israele, per il quale la Siria della famiglia Assad, alauiti del laico partito Baas, la versione siriana dell'iracheno Baath, è stata per lunghi anni un buon \"nemico\". Sebbene il conflitto per le alture del Golan e per il controllo delle risorse idriche non sia sia mai chiuso dalla guerra dei sei giorni, tuttavia la Siria non ha mai spinto troppo per rompere la tregua degli ultimi 40 anni.\r\nLa crisi siriana trascina inevitabilmente con se anche il Libano, paese nel quale la Siria ha esercitato una fortissima pressione.\r\n\r\nSulle prospettive di un intervento armato in Siria abbiamo discusso con Stefano Capello, autore, tra gli altri, de \"Oltre il giardino\".\r\n\r\nAscolta l'intervento di Stefano: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/2012-06-09-stefano-capello-siria.mp3|titles=2012 06 09 stefano capello siria]\r\n\r\nscarica l'audio","20 Giugno 2012","La guerra civile in Siria, che pure costa la vita a migliaia di persone, ha anche un risvolto mediatico, che conferma l'importanza dell'informazione nella determinazione o fin'anche nella costruzione a tavolino di narrazioni utili ai propri fini politici.\r\nCome non ricordare i cadaveri dei torturati della polizia segreta del dittatore Nicolae Ceausescu esibiti a prova della ferocia del regime e della legittimità della rivolta popolare.\r\nCeausescu era indubbiamente un macellaio, la cui fama in repressione e orrori non era certo usurpata, tuttavia resta il fatto che l'ansia mediatica di \"mostrare\" la fisicità dell'orrore finì con il mettere in scena i cadaveri prelevati da un ospedale dopo l'autopsia.\r\nNel caso della crisi siriana non vi sono dubbi sul rango di macellaio di Assad, nondimeno le notizie diffuse su alcuni massacri paiono del tutto improbabili. Il segno del bisogno di dare giustificazione ad un possibile intervento armato da parte dei soliti gendarmi mondiali autonominati.\r\n\r\nLa partita che vede al centro la Siria ha come protagonisti i sauditi e, non ultimi, i francesi. Sull'altro fronte troviamo la Russia di Putin, poco disponibile a cedere il proprio avamposto nel mediterraneo, come dimostra la recente notizia dell'arrivo di nuove navi da guerra nella base russa di Tartus in Siria.\r\nPiù prudente l'atteggiamento di Israele, per il quale la Siria della famiglia Assad, alauiti del laico partito Baas, la versione siriana dell'iracheno Baath, è stata per lunghi anni un buon \"nemico\". 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Ci facciamo aiutare da Laura Silvia Battaglia, giornalista e documentarista esperta della penisola araba che ha seguito a lungo anche le vicende yemenite.\r\n\r\nL'Arabia Saudita di Bin Salman si presenta forte della potenza finanziaria del suo fondo sovrano e della società che gestisce le ricchezze petrolifere del paese Aramco,che ormai estende i suoi interessi anche verso l'Asia meridionale .Il faraonico progetto della Vision 2030 che ha come obiettivo anche quello di diversificare le fonti dell'economia saudita e di modernizzare il paese ,per quanto ridimensionato, costituisce il volano con il quale Bin Salman vuole proiettare un' immagine diversa del paese come elemento di stabilità che tenga insieme gli USA ,Russia e Cina dialogando al contempo con lo storico rivale persiano. L'Arabia Saudita guarda anche con interesse al Libano dopo l'elezione di Aoun come presidente e l'indebolimento di Hezbollah e alla Siria mirando a diventare un nodo decisionale che non si puo' ignorare . Forte dei rapporti che lo legano a Trump Bin Salman sta giocando una partita globale, non a caso gli incontri tra le delegazioni russe e americane si sono tenuti a Riyad ,ma non solo sul piano diplomatico anche su quello economico come dimostra la quasi adesione ai BRICS, l'emissioni di obbligazioni in euro per sostenere il progetto \"Vision 2030\" , il mancato rinnovo dell'accordo relativo al pagamento del petrolio in dollari Usa, promosso cinquanta anni fa tra gli Stati Uniti d’America e l’Arabia Saudita . Il principe trova l'opposizione delle correnti conservatrici legate ai valori tradizionale ma è sostenuto dalla maggioranza della popolazione giovane che aspira ad uno stile di vita in linea con le modernizazioni promesse da Bin Salman.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI27022025-BATTAGLIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMatteo Palamidesse ,giornalista di Focus on Africa ,ci racconta della situazione che ha trovato in Tigray devastato dall guerra civile . Nella regione manca il carburante ,le file ai distributori sono infinite e il prezzo della benzina è arrivato al cambio attuale a quasi 2 euro al litro ,con conseguenze devastanti per il trasporto pubblico che è praticamente fermo. Al di fuori delle città si vedono le conseguenze delle devastazioni provocate dalla guerra ,impianti produttivi danneggiati e chiusi ,con migliaia di persone che hanno perso il lavoro ,molti vagano traumatizzati dalle violenze del conflitto per le strade ,i giovani tentano di andarsene verso la penisola arabica o verso l'Europa intraprendendo viaggi pericolsi che spesso si concludono tragicamente. Si prova a riaprire le scuole ma la gestione dei giovani alunni traumatizzati perchè orfani o perchè ex combattenti è estremamente complessa mentre emergono i dati raccapriccianti delle vittime degli stupri ,usati dalle milizie combattenti come arma contro la popolazione civile .Nonostante questo quadro drammatico la popolazione cerca di ricostruire senza aspettare aiuti che tardano ad arrivare , si ricostituisce un tessuto di solidarietà e sostegno reciproco per sanare le ferite della guerra .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/bastioni-27022025-palamidesse.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Vita Lo Russo attivista e giornalista che vive a Berlino , parliamo delle elezioni tedesche in particolare dell'influenza sull'esito del voto delle mobilitazioni di massa contro AFD ,la composizione del voto per la Linke che inaspettatamente ha raddoppiato i consensi ,l'ambiguità di fondo delle posizioni di certa sinistra tedesca rispetto alla condanna dei crimini sionisti a Gaza e nei territori occupati. A 36 anni dalla caduta del muro l'esito di queste elezioni con il successo della destra di AFD nei laender orientali ,rimanda al fallimento sostanziale del processo di unificazione vissuto ad est come un' annessione forzata a suon di trasferimento di risorse economiche ed umane che però non hanno contribuito alla crescita delle regioni orientali. Con Vita parliamo anche dell'impatto della riunificazione sulla vita delle persone che vivevano nella DDR.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-DI-ORIONE-27022025-GERMANIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Laura Schrader ,giornalista e studiosa della questione kurda ,parliamo degli Yazidi in occasione di una mostra che si terrà da sabato 1 marzo al polo del '900 sulla comunità yezidae lo spazio sacro. Il popolo degli yazidi è stato vittima di varie persecuzioni a causa della sua religione eterodossa e l'ultimo tentativo di genocidio è stato perpretato dall'Isis nell'agosto del 2014 nella regione irachena nord occidentale di Sinjar, nel giro di poche settimane più di 5000 persone furono uccise mentre donne e bambini furono ridotti in schiavitù. Un decennio dopo il massacro risultano ancora disperse 2600 persone e molte fosse comuni non sono ancora stae scavate , il massacro ha provocato circa 350000 profughi costretti a fuggire. Con Laura parliamo anche della situazione nel Rojava e dell'attacco delle milizie filo turche contro la diga di Tishrin difesa dalla popolazione del luogo e dai combattenti curdi. Il nuovo governo siriano ,nonostante il maquillage democratico ,è espressione degli integralisti islamici e controllato dalla Turchia che ha come obiettivo quello di cancellare la presenza curda nel nord est e cancellare l'esperienza dell'Amministrazione autonoma democratica della Siria settentrionale e orientale che vuole costruire una Siria laica e multietnica.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/Bastioni-27022025-schrader.mp3\"][/audio]","1 Marzo 2025","2025-03-01 12:14:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 27/02/2025- ARABIA SAUDITA: MBS E LE ASPIRAZIONI DI POTENZA GLOBALE -TIGRAY: LE FERITE DELLA GUERRA - GERMANIA DOPO LE ELEZIONI -YAZIDI UN POPOLO PERSEGUITATO.",1740831265,[629],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[378],{"post_content":632,"post_title":636},{"matched_tokens":633,"snippet":634,"value":635},[80],"approfondisce il ruolo che l'Arabia \u003Cmark>Saudita\u003C/mark> sta giocando sullo scacchiere internazionale","In questa puntata Bastioni di Orioni approfondisce il ruolo che l'Arabia \u003Cmark>Saudita\u003C/mark> sta giocando sullo scacchiere internazionale ,aspirando ad essere riconosciuta come potenza globale imprescindibile nella definizione dei nuovi equilibri non solo regionali. 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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-02-19-anarres-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2021 02 19 anarres\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nTrieste. L’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a Gianandrea, un attivista impegnato da alcuni anni nel sostegno ai migranti in arrivo dalla rotta balcanica, ha suscitato ampia indignazione. Forte è la campagna di sostegno a Linea D’Ombra e strada. Si.Cura, le due associazioni che sostengono chi arriva in città, dopo aver attraversato più e più volte i confini di Bosnia, Croazia, Slovenia ed Italia. Questa vicenda può anche essere occasione per riflettere sull’urgenza di capovolgere la prospettiva di fronte a queste accuse.\r\nAiutare a passare un confine, a proseguire un viaggio senza documenti, non è solo solidarietà, è un atto politico, che dovremmo rivendicare collettivamente. Al di là del piano tecnico legale, aprire le frontiere, anche uno spiraglio, è un passaggio cruciale dell’impegno per cancellarle.\r\nCe ne ha parlato Federico del Germinal di Trieste\r\n\r\nGrecia. L’attacco del governo greco contro gli anarchici e i loro spazi è sempre più forte, come la resistenza attiva dei compagni e delle compagne.\r\nIn queste settimane lo sciopero della fame anche della sete di Dimitris Koufontinas, prigioniero politico della 17 novembre, è stato sostenuto da moltissime iniziative solidali, spesso duramente represse dalla polizia. Il governo ha condannato a morte Dimitri Koufontinas.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli\r\n\r\nPotere e genere. 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Rappresentazione De-Genere\r\nin piazza Carlo Alberto dalle 15,30\r\nmanifestazione antisessista\r\nInterventi, azioni performanti, musica.\r\nBar, borse, toppe, portachiavi e altre favolosità benefit spese legali per lu compagnu della magni*fica occupata, casa delle donne transfemminista queer di Firenze, sgomberata in settembre.\r\n\r\nLunedì 8 marzo\r\nNé dio, né stato, né patriarcato\r\ngiornata di lotta in giro per la città\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30. \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/ \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","6 Marzo 2021","2021-03-06 11:35:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/doppio-volto-200x110.jpg","Anarres del 26 febbraio. Lotta alle frontiere a Trieste. Grecia: condanna a morte per Koufontinas. Potere e genere. Le prigioni per donne ribelli in Arabia Saudita...",1615030538,[],[],{"post_content":663,"post_title":667},{"matched_tokens":664,"snippet":665,"value":666},[80],"prigioni per donne disobbedienti dell’Arabia \u003Cmark>Saudita\u003C/mark>\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nDomenica 7 marzo\r","Il nostro nostro viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-02-19-anarres-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2021 02 19 anarres\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nTrieste. L’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a Gianandrea, un attivista impegnato da alcuni anni nel sostegno ai migranti in arrivo dalla rotta balcanica, ha suscitato ampia indignazione. Forte è la campagna di sostegno a Linea D’Ombra e strada. Si.Cura, le due associazioni che sostengono chi arriva in città, dopo aver attraversato più e più volte i confini di Bosnia, Croazia, Slovenia ed Italia. Questa vicenda può anche essere occasione per riflettere sull’urgenza di capovolgere la prospettiva di fronte a queste accuse.\r\nAiutare a passare un confine, a proseguire un viaggio senza documenti, non è solo solidarietà, è un atto politico, che dovremmo rivendicare collettivamente. Al di là del piano tecnico legale, aprire le frontiere, anche uno spiraglio, è un passaggio cruciale dell’impegno per cancellarle.\r\nCe ne ha parlato Federico del Germinal di Trieste\r\n\r\nGrecia. L’attacco del governo greco contro gli anarchici e i loro spazi è sempre più forte, come la resistenza attiva dei compagni e delle compagne.\r\nIn queste settimane lo sciopero della fame anche della sete di Dimitris Koufontinas, prigioniero politico della 17 novembre, è stato sostenuto da moltissime iniziative solidali, spesso duramente represse dalla polizia. Il governo ha condannato a morte Dimitri Koufontinas.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli\r\n\r\nPotere e genere. Il destino disegnato con i nostri corpi, adattati alle esigenze del dominio patriarcale, si giustifica con la pretesa che sia stabilito da dio, dalla natura, dall’universalismo maschile della ragione.\r\nChi si ribella è contro natura, contro dio, contro la ragione.\r\n\r\nLe prigioni per donne disobbedienti dell’Arabia \u003Cmark>Saudita\u003C/mark>\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nDomenica 7 marzo\r\nRuoli in gioco. Rappresentazione De-Genere\r\nin piazza Carlo Alberto dalle 15,30\r\nmanifestazione antisessista\r\nInterventi, azioni performanti, musica.\r\nBar, borse, toppe, portachiavi e altre favolosità benefit spese legali per lu compagnu della magni*fica occupata, casa delle donne transfemminista queer di Firenze, sgomberata in settembre.\r\n\r\nLunedì 8 marzo\r\nNé dio, né stato, né patriarcato\r\ngiornata di lotta in giro per la città\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30. \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/ \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo",{"matched_tokens":668,"snippet":669,"value":669},[79,80],"Anarres del 26 febbraio. Lotta alle frontiere a Trieste. Grecia: condanna a morte per Koufontinas. Potere e genere. 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