","Occupate le università: anche a Torino tende piantate contro la guerra",1715612416,[103,104,105,106,107,108,109],"http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/genocidio/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/politecnico-di-torino/","http://radioblackout.org/tag/tende/","http://radioblackout.org/tag/universita-di-torino/",[111,112,113,114,115,116,117],"Gaza","genocidio","guerra","Israele","Politecnico di Torino","tende","Università di Torino",{"post_content":119},{"matched_tokens":120,"snippet":121,"value":122},[62],"laboratori, avendo accesso agli stessi \u003Cmark>archivi\u003C/mark> di dati, Leonardo, l'Università e","Le università in tutto il mondo si riempiono di tende contro la guerra e il genocidio perpetrato dallo Stato d'Israele contro i palestinesi e anche a Torino è iniziata oggi l'acampada a Palazzo Nuovo (Università di Torino), al Dipartimento di Fisica e al Politecnico. L'intenzione è di bloccare le lezioni ad oltranza.\r\n\r\nLa protesta studentesca in Italia fin'ora si è collocata in larga parte su un piano dialettico rispetto all'istituzione universitaria, un piano di riconoscimento. Giovedì si è tenuto a Torino un incontro sul nesso università-guerra con studenti da Venezia, Trento e Torino nato proprio dal desiderio di incrinare l'immagine di una università \"riformabile\", e della dicotomia tra una università e ricerca civile cd. \"buona\" contrapposta a una sua supposta degenerazione in ambito bellico, ciò che il concetto di \"uso duale\", anche in ambito critico, contribuisce a fomentare.\r\n\r\nDa un lato la scienza non costituisce un valore assoluto e sotto la patina della scientificità si nasconde spesso un terrorismo culturale diretto ad imporre scelte di dominio e progetti di sfruttamento. Il pensiero corre all'epoca pandemica, in cui il campo di contesa della scienza e della verità è emerso in tutta la sua forza con l'affermarsi del paradigma epistemico del \"complottismo\" utilizzato per screditare ogni opposizione all’esistente, ogni dubbio, ogni comportamento deviante come frutto di una teoria delirante che infetta gli esseri umani più ignoranti. In secondo luogo, a proposito di ricerca buona/cattiva, civile/militare, chiunque voglia opporsi all'esistente non può ignorare che i dispositivi militari dipendono in misura sempre maggiore da sperimentazioni civili. Infine, la dicotomia alla base del dual use è smentita dalle relazioni inestricabili che distinguono la classe sociale accademica-industriale-governativa, tanto che è di fatto impossibile distinguere il confine tra Università e mondo della difesa e dell'industria. Costruendo insieme progetti, occupando gli stessi laboratori, avendo accesso agli stessi \u003Cmark>archivi\u003C/mark> di dati, Leonardo, l'Università e il Politecnico possono incrementare la rispettiva capacità di azione. E' una classe sociale che condivide le medesime infrastrutture e cresce in una \"sinergia” continua, attraverso relazioni culturali-sociali-economiche.\r\n\r\nVa ricollocata come ordinaria e non eccezionale la repressione che sta colpendo i movimenti di dissenso studenteschi, una repressione che arriva a perseguire a geometrie variabili ormai chiunque. Proprio oggi 13 maggio si riunisce il Comitato per l’ordine e la sicurezza con i rettori e le rettrici, come richiesto dalla ministra per l’Università Anna Maria Bernini al ministro dell’interno Matteo Piantedosi con l'obiettivo di sedare le proteste, del cui dilagare lorsignori hanno evidente paura. Come in altre occasioni la \"tolleranza zero\" avveniva contro chi si sottraeva alla mobilitazione per la \"guerra alla malattia\" del Covid-19, oggi i nemici interni sono ovunque si palesi la minaccia di inceppare la mobilitazione totale, a cui tutti dobbiamo garantire costantemente la nostra disponibilità, pena diventare eccedenti o terroristi.\r\n\r\nA Torino le tende sono appena state piantate, ci sono state le prime assemblee e un corteo che si è mosso da Palazzo Nuovo fino al Campus Einaudi. Seguiranno aggiornamenti continui. L'invito per tutti e tutte è di passare alle acampadas, perchè la protesta si allarghi ben oltre le mura dell'Università.\r\n\r\nUn primo commento questa mattina con una compagna di Progetto Palestina:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/acampada-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[124],{"field":75,"matched_tokens":125,"snippet":121,"value":122},[62],{"best_field_score":84,"best_field_weight":85,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":127,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":88},"578729985926234225",{"document":129,"highlight":151,"highlights":156,"text_match":82,"text_match_info":159},{"cat_link":130,"category":131,"comment_count":43,"id":132,"is_sticky":43,"permalink":133,"post_author":46,"post_content":134,"post_date":135,"post_excerpt":49,"post_id":132,"post_modified":136,"post_thumbnail":137,"post_thumbnail_html":138,"post_title":139,"post_type":52,"sort_by_date":140,"tag_links":141,"tags":146},[40],[42],"88099","http://radioblackout.org/2024/03/eni-petrolio-gas-e-buoni-affari/","\"Riteniamo che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business\". Descalzi, l'AD di Eni, non poteva essere più chiaro nell'illustrare il piano strategico per il triennio dal 2024 al 2027. Un piano che prevede un incremento secco nell'estrazione e lavorazione di gas e idrocarburi. Le rinnovabili costano troppo e rendono troppo poco.\r\nD'altra parte già oggi secondo Greenpeace Italia, ReCommon e Reclaim Finance: \"Per ogni euro investito nelle attività di Plenitude, la divisione low carbon del gruppo, Eni investe più di 15 euro in petrolio e gas. Poiché Plenitude comprende anche attività di commercializzazione e vendita al dettaglio del gas, per ogni euro investito da Eni in combustibili fossili, meno di sette centesimi sono stati investiti in energie rinnovabili sostenibili\".\r\nPeraltro ENI, come riporta Luca Manes in un articolo uscito sul Manifesto lo scorso settembre: \"era a conoscenza degli effetti negativi sul clima derivanti dalla combustione dei combustibili fossili\" sin dagli anni Settanta. È quanto emerge dal rapporto \"Eni sapeva\" , redatto da Greenpeace Italia e ReCommon, basato su ricerche condotte per mesi presso biblioteche, archivi (compreso quello della stessa Eni) o di istituzioni scientifiche come il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), per capire quanto Eni sapesse sugli effetti destabilizzanti dello sfruttamento delle fonti fossili fossili fra gli anni Settanta e i primi anni Novanta, quando il gigante petrolifero italiano era interamente controllato dallo Stato. Nonostante la conoscenza dei rischi per il clima del Pianeta l’azienda ha proseguito e continua ancora oggi a investire principalmente sull’estrazione e lo sfruttamento di petrolio e gas.\r\nInoltre sin dalla prima metà degli anni Settanta il Cane a sei zampe ha fatto parte dell’Ipieca, un’organizzazione fondata da diverse compagnie petrolifere internazionali che, secondo recenti studi, a partire dagli anni Ottanta avrebbe consentito al gigante petrolifero statunitense Exxon di coordinare «una campagna internazionale per contestare la scienza del clima e indebolire le politiche internazionali sul clima». Lo studio, basato anche su recenti analisi simili riguardanti altre compagnie come la francese TotalEnergies, riporta inoltre i contributi di storici della scienza come Ben Franta, ricercatore senior in Climate Litigation presso l’Oxford Sustainable Law Programme, tra i maggiori esperti del tema a livello mondiale, e Christophe Bonneuil, attualmente direttore di ricerca presso il più grande ente pubblico di ricerca francese, il Centre national de la recherche scientifique (Cnrs).\r\n«La nostra indagine dimostra come Eni possa essere aggiunta al lungo elenco di compagnie fossili che, come è emerso da numerose inchieste condotte negli ultimi anni, erano consapevoli almeno dai primi anni Settanta dell’effetto destabilizzante che lo sfruttamento di carbone, gas e petrolio esercita sugli equilibri climatici globali, a causa delle emissioni di gas serra», ha dichiarato Felice Moramarco, che ha coordinato la ricerca per Greenpeace Italia e ReCommon.\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Turco di AltraEconomia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/2024-03-19-turco-eni-fossili.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","19 Marzo 2024","2024-03-20 01:26:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"282\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer-282x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer-282x300.jpg 282w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer.jpg 489w\" sizes=\"auto, (max-width: 282px) 100vw, 282px\" />","Eni: petrolio, gas e buoni affari",1710858494,[142,143,144,145],"http://radioblackout.org/tag/climaticidio/","http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/fossili/",[147,148,149,150],"climaticidio","descalzi","ENI","fossili",{"post_content":152},{"matched_tokens":153,"snippet":154,"value":155},[62],"condotte per mesi presso biblioteche, \u003Cmark>archivi\u003C/mark> (compreso quello della stessa Eni)","\"Riteniamo che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business\". 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Infatti la diplomazia della Repubblica cinese per la prima volta si è occupata del conflitto israelo-palestinese. E la nostra \"corrispondente\" aggiunge al proposito la notazione relativa a rimostranze da parte di Tel Aviv, perché la copertura mediatica dei canali ufficiali cinesi – forse non abituati all'etichetta imposta dalla sensibilità israeliana sono risultati troppo \"antisionisti\".\r\nPassiamo poi al discorso relativo alle tecnologie e alle smart cities, che non stanno riscuotendo un grosso successo e dove il delirio securitario e l'omologazione sono portati all'eccesso, in particolare nel progetto di Xiong'an, che doveva riesumare per Xi quello che era stato per Deng il successo di Shenzen, e invece è una sorta di ghost town... collocata sulle macerie del bitcoin, affondato dalle mosse di Elon Musk ma anche della Cina stessa che si prepara a varare la sua criptovaluta ufficiale e quindi affossa il bitcoin: anche se molti luoghi fisici che ospitano i siti tecnologici che regolano le criptovalute e hanno bisogno di aree deserte e molto fredde come la Mongolia o certe parti dello Xinjiang sono tollerate, in realtà la Cina vieta le transazioni in criptovalute... e molti cinesi le usano. Come usano Apple, che ha dovuto sottostare alle leggi che prevedono la conservazione in territorio cinese degli archivi degli operatori anche stranieri, in pratica regalando al regime di Pechino i metadati raccolti dalle sue attività che coinvolgono cittadini cinesi. E questo si innesta sullo snodo epocale che vede le strategie della azienda di Cupertino guardare al mercato cinese come una prateria di un miliardo e mezzo di lavoratori di aziende appaltatrici delle produzioni Apple, convertiti in potenziali clienti, dopo essere stato un territorio dove sfruttare una enorme quantità di manodopera a basso costo.\r\nMyanmar, terra di affari (come avevamo già visto con la Total nelle scorse settimane): la Cina sta cercando di comportarsi come se fosse tornata la normalità e fare affari, ovviamente intervenendo nei bisogni della repressione e quindi la fornitura di malware e firewall... in questo caso in competizione con il vicino Vietnam.\r\nA Hong Kong si sta aspettando tra poco più di un mese la consueta celebrazione dell'anniversario di Tien'an Men e quest'anno probabilmente sarà ancora più osteggiata ogni forma di commemorazione.\r\nLe notizie dalla pandemia sono poco rassicuranti sia in quella che era l'\"isola\" felice di Taiwan che finora aveva avuto pochissimi casi, mentre adesso è in pieno lockdown, come tutto il Sudest asiatico, in particolare la Thailandia dove il covid sta ponendo un freno alle proteste del movimento. E con la Thailandia concludiamo la puntata con un pezzo blandamente hardcore, che potete sentire dopo i 17 minuti di sintesi dei fatti settimanali dalla voce (telefonica a questo giro) di Sabrina Moles:\r\n\"21 Smart and ghost cities in orbita geostazionaria tra meteoriti di bitcoin\".\r\nhttps://youtu.be/9dBEcadM4ww","24 Maggio 2021","2021-05-24 08:48:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/Xiongan_00-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"130\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/Xiongan_00-300x130.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/Xiongan_00-300x130.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/Xiongan_00-100x44.jpeg 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/Xiongan_00.jpeg 341w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Onde indopacifiche 21",1621846119,[174,175,176,177,178,179,180,181,182,183],"http://radioblackout.org/tag/cryptovaluta/","http://radioblackout.org/tag/exploringtianjin/","http://radioblackout.org/tag/hongkong/","http://radioblackout.org/tag/timcook/","http://radioblackout.org/tag/whatshappeninglnmyanmar/","http://radioblackout.org/tag/xiongan/","http://radioblackout.org/tag/zhurong/","http://radioblackout.org/tag/bitcoin/","http://radioblackout.org/tag/blockchain/","http://radioblackout.org/tag/taiwan/",[185,186,187,188,189,26,22,190,24,191],"#cryptovaluta","#exploringtianjin","#hongkong","#timcook","#whatshappeninglnmyanmar","bitcoin","Taiwan",{"post_content":193},{"matched_tokens":194,"snippet":195,"value":196},[62],"conservazione in territorio cinese degli \u003Cmark>archivi\u003C/mark> degli operatori anche stranieri, in","https://youtu.be/3V2OHDVB8aM\r\nCominciamo la rubrica dedicata all'Oriente e curata da Sabrina Moles, redattrice di \"China Files\", dal Dio del Fuoco su Marte, perché la vitalità di Pechino proiettata nello spazio rischia di lasciare la Cina protagonista unica almeno per quello che riguarda le stazioni spaziali in orbita geostazionaria; ma anche sulla terra l'attivismo cinese sfonda frontiere un tempo impensabili. 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Matteo Renzi ha firmato la direttiva che dispone la declassificazione degli atti finora coperti da segreto di Stato. Negli archivi ci sono le carte su tante stragi che hanno segnato la storia della seconda metà del secolo scorso in Italia: i fatti di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, la stazione di Bologna, il rapido 904.\r\n Il provvedimento andrà verificato nella pratica, perché nel nostro paese convivono norme spesso confliggenti tra di loro, che potrebbero ridurre le carte rese effettivamente disponibili.\r\n Se a ciò si aggiunge che in molti casi sono stati implicati organi dello Stato diviene più che legittimo il sospetto che queste carte abbiano comunque subito un accurato lavaggio ormai da molto tempo.\r\n Aldo Giannuli, sul suo blog smonta l'enfasi dei media sulla decisione del presidente del consiglio. Giannuli, ricercatore in Storia contemporanea all’Università Statale di Milano, è stato consulente delle Procure di Bari, Milano (strage di piazza Fontana), Pavia, Brescia (strage di piazza della Loggia), Roma e Palermo. Tra il 1994 e il 2001 ha collaborato con la Commissione Stragi: sua la scoperta, nel novembre 1996, di una gran quantità di documenti non catalogati dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, nascosti nel noto “archivio della via Appia”.\r\n\r\nScrive Giannuli:\r\n\r\n\"Squilli di trombe, rulli di tamburo: Renzi cancella il segreto di Stato sulle stragi. Era ora! Solo che si tratta di chiacchiere perché:\r\n\r\n- già da una ventina di anni, il segreto di Stato non è opponibile alla magistratura che procede per reati di strage o eversione dell’ordine democratico;\r\n\r\n- di conseguenza, la magistratura, sia direttamente che tramite agenti di pg e periti, ha abbondantemente esaminato gli archivi dei servizi e dei corpi di polizia, acquisendo valanghe di documenti che sono finiti nei fascicoli processuali;\r\n\r\n- anche le commissioni parlamentari che si sono succedute, sul caso Moro, sulle stragi, sul caso Mitrokhin hanno acquisito molta documentazione in merito (anche se poi è finita negli scatoloni di deposito e non in archivi pubblici);\r\n\r\n- una larghissima parte della documentazione finita nei fascicoli processuali e nelle commissioni di inchiesta è stata resa consultabile dalla “Casa della Memoria di Brescia”, dove chiunque può accedere, e… dalla Regione Toscana (strano che Renzi non lo sappia);\r\n\r\n- già a suo tempo, la documentazione acquisita dai magistrati è stata consultata da giornalisti che l’hanno avuta dagli avvocati delle parti ed è finita in migliaia di articoli;\r\n\r\n- diversi consulenti parlamentari e giudiziari (a cominciare dal più importante, Giuseppe De Lutiis a finire al sottoscritto) hanno successivamente utilizzato abbondantemente quella documentazione per i loro libri.\r\n\r\nPer cui, siamo alla “quinta spremitura” di queste olive: ci esce solo la morga, robaccia. Vice versa, restano ancora da risolvere i problemi degli archivi inarrivabili e per i quali occorrerebbe far qualcosa per renderli accessibili:\r\n\r\n- quello della Presidenza della Repubblica che ha sempre rifiutato ogni accesso, per quanto minimo, alla magistratura in nome dell’immunità Presidenziale;\r\n\r\n- quello dell’Arma dei Carabinieri (alludiamo all’archivio informativo, non a quello amministrativo) che non si capisce dove stia;\r\n\r\n- quelli delle segreterie di sicurezza dei vari enti e dei relativi uffici Uspa che sono protetti dal segreto Nato.\r\n Per cui, se Renzi vuol davvero fare qualcosa di nuovo sulla strada della fine dei segreti della Repubblica, può:\r\n\r\n- invitare il Capo dello Stato a valutare l’opportunità di rendere accessibile il proprio archivio oltre le carte del Protocollo attualmente visibili;\r\n\r\n- chiedere all’Arma dei carabinieri un rapporto ufficiale sulla sistemazione dei propri archivi informativi;\r\n\r\n- porre in sede Nato la questione del superamento del segreto dopo un congruo periodo di segretazione. Per esempio, poco dopo la “rivoluzione dei garofani” in Portogallo, la Nato avocò a sé tutto il materiale della e sulla Aginter Presse: possiamo vederlo?\r\n\r\nMa soprattutto, se il Presidente del Consiglio vuol fare sul serio è bene che si ricordi che il suo ente è in ritardo di anni su precisi impegni presi. Nel 2007, per far digerire quell’orrore di legge di “riforma” sui servizi, venne inserito un complicato sistema che avrebbe dovuto assicurare la decadenza automatica della classifica di segretezza dopo un certo periodo; premessa necessaria per poter inviare i documenti agli archivi di Stato (non solo quelli sulle stragi ma tutti). Però occorreva prima fare i regolamenti attuativi: stiamo ancora aspettando questi regolamenti dopo sette anni. Poi il governo Monti promise che entro il 2012 avrebbe comunicato l’elenco dei vari archivi esistenti con le diverse sedi dei depositi (cosa che non è stato mai possibile avere). E stiamo aspettando ancora anche questo elenco\"\r\n\r\nAscolta la diretta con Giannuli realizzata in apertura della prima edizione del GR:\r\n\r\nsegreti_di_stato","23 Aprile 2014","2014-05-02 14:36:13","Stragi e segreti (di Pulcinella)",1398254347,[213,214],"http://radioblackout.org/tag/segreto-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/stragi/",[28,18],{"post_content":217},{"matched_tokens":218,"snippet":219,"value":220},[62],"da segreto di Stato. Negli \u003Cmark>archivi\u003C/mark> ci sono le carte su","Via i segreti dalle stragi. Matteo Renzi ha firmato la direttiva che dispone la declassificazione degli atti finora coperti da segreto di Stato. Negli \u003Cmark>archivi\u003C/mark> ci sono le carte su tante stragi che hanno segnato la storia della seconda metà del secolo scorso in Italia: i fatti di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, la stazione di Bologna, il rapido 904.\r\n Il provvedimento andrà verificato nella pratica, perché nel nostro paese convivono norme spesso confliggenti tra di loro, che potrebbero ridurre le carte rese effettivamente disponibili.\r\n Se a ciò si aggiunge che in molti casi sono stati implicati organi dello Stato diviene più che legittimo il sospetto che queste carte abbiano comunque subito un accurato lavaggio ormai da molto tempo.\r\n Aldo Giannuli, sul suo blog smonta l'enfasi dei media sulla decisione del presidente del consiglio. Giannuli, ricercatore in Storia contemporanea all’Università Statale di Milano, è stato consulente delle Procure di Bari, Milano (strage di piazza Fontana), Pavia, Brescia (strage di piazza della Loggia), Roma e Palermo. Tra il 1994 e il 2001 ha collaborato con la Commissione Stragi: sua la scoperta, nel novembre 1996, di una gran quantità di documenti non catalogati dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, nascosti nel noto “archivio della via Appia”.\r\n\r\nScrive Giannuli:\r\n\r\n\"Squilli di trombe, rulli di tamburo: Renzi cancella il segreto di Stato sulle stragi. Era ora! Solo che si tratta di chiacchiere perché:\r\n\r\n- già da una ventina di anni, il segreto di Stato non è opponibile alla magistratura che procede per reati di strage o eversione dell’ordine democratico;\r\n\r\n- di conseguenza, la magistratura, sia direttamente che tramite agenti di pg e periti, ha abbondantemente esaminato gli \u003Cmark>archivi\u003C/mark> dei servizi e dei corpi di polizia, acquisendo valanghe di documenti che sono finiti nei fascicoli processuali;\r\n\r\n- anche le commissioni parlamentari che si sono succedute, sul caso Moro, sulle stragi, sul caso Mitrokhin hanno acquisito molta documentazione in merito (anche se poi è finita negli scatoloni di deposito e non in \u003Cmark>archivi\u003C/mark> pubblici);\r\n\r\n- una larghissima parte della documentazione finita nei fascicoli processuali e nelle commissioni di inchiesta è stata resa consultabile dalla “Casa della Memoria di Brescia”, dove chiunque può accedere, e… dalla Regione Toscana (strano che Renzi non lo sappia);\r\n\r\n- già a suo tempo, la documentazione acquisita dai magistrati è stata consultata da giornalisti che l’hanno avuta dagli avvocati delle parti ed è finita in migliaia di articoli;\r\n\r\n- diversi consulenti parlamentari e giudiziari (a cominciare dal più importante, Giuseppe De Lutiis a finire al sottoscritto) hanno successivamente utilizzato abbondantemente quella documentazione per i loro libri.\r\n\r\nPer cui, siamo alla “quinta spremitura” di queste olive: ci esce solo la morga, robaccia. Vice versa, restano ancora da risolvere i problemi degli \u003Cmark>archivi\u003C/mark> inarrivabili e per i quali occorrerebbe far qualcosa per renderli accessibili:\r\n\r\n- quello della Presidenza della Repubblica che ha sempre rifiutato ogni accesso, per quanto minimo, alla magistratura in nome dell’immunità Presidenziale;\r\n\r\n- quello dell’Arma dei Carabinieri (alludiamo all’archivio informativo, non a quello amministrativo) che non si capisce dove stia;\r\n\r\n- quelli delle segreterie di sicurezza dei vari enti e dei relativi uffici Uspa che sono protetti dal segreto Nato.\r\n Per cui, se Renzi vuol davvero fare qualcosa di nuovo sulla strada della fine dei segreti della Repubblica, può:\r\n\r\n- invitare il Capo dello Stato a valutare l’opportunità di rendere accessibile il proprio archivio oltre le carte del Protocollo attualmente visibili;\r\n\r\n- chiedere all’Arma dei carabinieri un rapporto ufficiale sulla sistemazione dei propri \u003Cmark>archivi\u003C/mark> informativi;\r\n\r\n- porre in sede Nato la questione del superamento del segreto dopo un congruo periodo di segretazione. Per esempio, poco dopo la “rivoluzione dei garofani” in Portogallo, la Nato avocò a sé tutto il materiale della e sulla Aginter Presse: possiamo vederlo?\r\n\r\nMa soprattutto, se il Presidente del Consiglio vuol fare sul serio è bene che si ricordi che il suo ente è in ritardo di anni su precisi impegni presi. Nel 2007, per far digerire quell’orrore di legge di “riforma” sui servizi, venne inserito un complicato sistema che avrebbe dovuto assicurare la decadenza automatica della classifica di segretezza dopo un certo periodo; premessa necessaria per poter inviare i documenti agli \u003Cmark>archivi\u003C/mark> di Stato (non solo quelli sulle stragi ma tutti). Però occorreva prima fare i regolamenti attuativi: stiamo ancora aspettando questi regolamenti dopo sette anni. Poi il governo Monti promise che entro il 2012 avrebbe comunicato l’elenco dei vari \u003Cmark>archivi\u003C/mark> esistenti con le diverse sedi dei depositi (cosa che non è stato mai possibile avere). 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Le donne del movimento per la lotta della casa di Firenze e il Collettivo antipsichiatrico A. Artaud di Pisa da tempo seguono la vicenda e ora stanno cercando che i fatti non vengano arichiviati dal tribunale che ha già negato il rinvio a giudizio per molti dei responsabili. La corrispondenza con Diego da Firenze in vista del presidio e della mobilitazione di domani in solidarietà a Malika. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/diego_malika_sfrattotso.mp3\"]","15 Novembre 2011","2025-09-24 22:01:17","La storia di Malika",1321382664,[],[],{"post_content":239},{"matched_tokens":240,"snippet":242,"value":243},[241],"arichiviati","che i fatti non vengano \u003Cmark>arichiviati\u003C/mark> dal tribunale che ha già","11/11/2011 La storia di Malika, sottoposta a Tso mentre era al sesto mese di gravidanza solo per essere sfrattata e buttata fuori di casa. Le donne del movimento per la lotta della casa di Firenze e il Collettivo antipsichiatrico A. 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