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Trascorrono quattro ore nei locali della polizia dove vengono selvaggiamente picchiati. I loro volti tumefatti ripresi dalle telecamere al momento del trasferimento in tribunale fanno il giro del mondo. La notizia rimbalza anche sui nostri media, Amnesty International denuncia l’ennesimo caso di tortura nelle stazioni di polizia dello Stato ellenico.\r\nI quattro compagni rifiutano di sporgere denuncia, dichiarando che di non volersi considerare vittime, poiché “non si aspettavano niente di diverso dai nemici della libertà”. \r\nNel movimento greco è convinzione diffusa che i volti pesti dei quattro compagni siano stati mostrati deliberatamente, per lanciare un monito alla vasta opposizione politica e sociale che, nonostante la repressione crescente, lotta contro la macelleria sociale che ha ridotto alla povertà ampi strati della popolazione greca.\r\nQuest’episodio è solo l’ultimo segnale della scelta secca del governo di ridurre lo scontro sociale a scontro militare. 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Nella capitale gli scontri sono andati avanti per ore, mentre la popolazione in lotta applaudiva gli anarchici che rispondevano con forza agli attacchi della polizia. In quella giornata ci sono stati oltre cento arresti con accuse molto gravi come resistenza, attacco incendiario, lesioni.\r\nMolto intenso è anche il dibattito sulle prospettive per l’immediato futuro, poiché in tanti sta crescendo la consapevolezza della necessità di un esodo conflittuale dall’istituito. I primi segni ci sono: dal rifiuto dei lavoratori dell’azienda elettrica a staccare la luce ai morosi, all’autogestione di un ospedale a Kirkis.\r\n\r\nAscolta l'intervista rilasciata a radio Blackout da un compagno greco, Georgios: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-02-19-grecia-Georgios.mp3|titles=2012 02 19 grecia Georgios]\r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nAscolta l'intervista della scorsa settimana a Massimo Varengo sulla situazione politica e sociale in Grecia\r\n\r\nDi seguito un documento sulla giornata del 12 febbraio del gruppo comunista libertario di Atene, di cui Georgios fa parte:\r\nSiamo stati “misurati” ancora una volta... e le nuove misure di austerità sono ormai un fatto.\r\nIeri sera (domenica 12 febbraio, NdR), un ex presidente del parlamento, ha elencato tutti i mali che avrebbero colpito il popolo greco se non fosse stata approvata la nuova legge: fame, miseria e freddo. Secondo lui non ci saranno i soldi per importare cibo e petrolio, guerra (con la Turchia), “flagellum dei”.\r\nUn giornalista ha scritto che l'unica cosa che non hanno annunciato è l'alba dei morti viventi.\r\nUn’altra cosa che non hanno annunciato sono le botte ed i lacrimogeni, perche quelli ci sarebbero stati comunque, approvata o no la legge.\r\nSolo che, stavolta, la gente ha reagito.\r\nE per la prima volta, il bilancio dei feriti, almeno quello “ufficiale” e quasi alla pari.\r\nMerito anche della polizia; nella manifestazione di ieri sera c’era tantissima gente per strada (forse più di 250.000 persone) e la polizia ha cercato prestissimo di evacuare piazza Syntagma con il risultato di “imbottigliare” la gente nel centro di Atene gomito a gomito e quindi forzarla a reagire dato che non poteva ritirarsi, cosa che ha creato scontri in più di 20 fronti contemporaneamente.\r\nOrmai qua la gente è abituata agli scontri con la polizia durante le manifestazioni: la reazione è stata molto tenace. Anche la tecnica degli scontri sta facendo grandi passi avanti: In un caso 5 moto della polizia che caricavano i manifestanti sono andate contro una corda tirata tra due pali a mo’ di trappola. Naturalmente i motociclisti sono caduti, e le hanno prese di santa ragione.\r\nNaturalmente, grazie ai mass media (che nulla dicevano delle cariche della polizia e della gente, ma che ripetevano continuamente un delirio sulla povera Atene distrutta dai vandali), oggi di nuovo si sentono cori di vari idioti “indignati” per via delle 50 banche bruciate (stronzate del tipo “chissà quanta povera gente che lavorava in quei negozi - nessuno parla di banche - ha perso il lavoro”, senza pero dire che con le nuove misure di austerità il lavoro lo perderà comunque tantissima gente).\r\nMa la realtà, trova la sua strada spontaneamente, si sa: nel mezzo del dilemma “memorandum” o “non memorandum”, “prestito” o “fallimento”, nascono da sole le vere alternative. I problemi veri, quelli della gente, e non i falsi ideologici dei politici che secondo l'orientamento politico vorrebbero fare della Grecia un paradiso speculativo oppure una Cuba del mediterraneo, costringono la gente ad organizzare la sua vita in un altro modo.\r\n\r\nPer la prima volta nella storia della Grecia moderna, l'autogestione non è una novità. Nessuno si stupisce ormai di niente:\r\n“- L΄emittente radio della chiesa ortodossa per poco non veniva occupata…\r\n- Sai che novità... l'emittente televisiva ALTER è occupata e autogestita dai lavoratori. L'ospedale di Kilkis è occupato e sotto il diretto controllo dei lavoratori., nessuno sa quante aziende si trovano in sciopero oppure sono state occupate.”\r\nDal sito dei comunisti libertari di Atene\r\n\r\n ","21 Febbraio 2012","In Grecia continuano le iniziative di lotta contro le misure del governo Papademos, approvate dal parlamento il 12 febbraio, mentre ad Atene e in numerose altre città greche scoppiava la rivolta popolare. Nella capitale gli scontri sono andati avanti per ore, mentre la popolazione in lotta applaudiva gli anarchici che rispondevano con forza agli attacchi della polizia. In quella giornata ci sono stati oltre cento arresti con accuse molto gravi come resistenza, attacco incendiario, lesioni.\r\nMolto intenso è anche il dibattito sulle prospettive per l’immediato futuro, poiché in tanti sta crescendo la consapevolezza della necessità di un esodo conflittuale dall’istituito. 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Una nevicata di quelle che non si vedevano da tempo a Torino. Una boccata d’aria dopo mesi di siccità e smog. Gennaio si è ripreso il suo mantello di freddo e ghiaccio.\r\nI No Tav, nonostante la giornata da lupi, si sono raccolti in molte migliaia in piazza Carlo Felice.\r\nC’erano tutti: i comitati della Val Susa, di Torino, dei paesi intorno, e tanti solidali arrivati da tutta Italia per sostenere ancora una volta una lotta che è divenuta punto di riferimento per tanti che si oppongono alle grandi opere inutili, alle installazioni militari, alla devastazione del territorio ed allo spreco delle risorse.\r\nIn apertura c’erano le carriole cariche di una manciata delle macerie prodotte per allestire il fortino della Maddalena. C’erano pezzi degli alberi tagliati per il non cantiere, filo spinato, bossoli dei lacrimogeni che ci hanno soffocati e feriti. Il segno tangibile della violenza dello Stato.\r\nUno Stato che ha dichiarato guerra ai No Tav: occupare un territorio per imporre un opera non voluta, cintarlo come una fortezza, impiegando blindati e soldati reduci dalla guerra in Afganistan, è vera guerra.\r\nIl 28 gennaio abbiamo voluto, in modo simbolico ma concreto restituire ai signori del Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un'intera valle.\r\nIn tutto il corteo più volte è echeggiato lo slogan “libertà, libertà!\r\nUn corteo bello, multiforme, con tante anime. C’erano decine e decine di cartelli autoprodotti, in cui ciascuno aveva scritto una delle tante ragioni della lotta.\r\nNon potevano mancare le foto degli arrestati, i cartelli di saluto per l’uno e per l’altro. Sul furgone di apertura c’era scritto “Liberi tutti!”.\r\n\r\nTra cronaca ed analisi il punto sulla situazione a cura della redazione di Anarres: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-anarres-su-arresti-no-tav-e-corteo-28.mp3|titles=2012 01 29 anarres su arresti no tav e corteo 28]\r\nScarica il file\r\n\r\nIn numerose città ci sono state iniziative di solidarietà e lotta.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Simone di Reggio Emilia, che ci ha raccontato del presidio solidale e sul nuovo fronte No Tav, che si sta aprendo in città, dove l’amministrazione ha deciso di finanziare la costruzione di una stazione Tav, intermedia tra Milano e Bologna: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Simone-di-Reggio-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Simone di Reggio No Tav]\r\nscarica il file \r\n\r\nAbbiamo parlato anche con Valentina, una compagna di Parma, dove c’è stato un corteo spontaneo che ha attraversato la città: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Valentina-Parma-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Valentina Parma No Tav]\r\nscarica il file\r\n\r\nAnche a Trieste si sono svolte numerose iniziative di solidarietà con i No Tav arrestati ed altre sono in programma per la visita di Moretti del 2 febbraio: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Federico-di-Trieste-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Federico di Trieste No Tav]\r\nscarica il file","2 Febbraio 2012","Sabato 28 gennaio. Una nevicata di quelle che non si vedevano da tempo a Torino. Una boccata d’aria dopo mesi di siccità e smog. Gennaio si è ripreso il suo mantello di freddo e ghiaccio.\r\nI No Tav, nonostante la giornata da lupi, si sono raccolti in molte migliaia in piazza Carlo Felice.\r\nC’erano tutti: i comitati della Val Susa, di Torino, dei paesi intorno, e tanti solidali arrivati da tutta Italia per sostenere ancora una volta una lotta che è divenuta punto di riferimento per tanti che si oppongono alle grandi opere inutili, alle installazioni militari, alla devastazione del territorio ed allo spreco delle risorse.\r\nIn apertura c’erano le carriole cariche di una manciata delle macerie prodotte per allestire il fortino della Maddalena. C’erano pezzi degli alberi tagliati per il non cantiere, filo spinato, bossoli dei lacrimogeni che ci hanno soffocati e feriti. Il segno tangibile della violenza dello Stato.\r\nUno Stato che ha dichiarato guerra ai No Tav: occupare un territorio per imporre un opera non voluta, cintarlo come una fortezza, impiegando blindati e soldati reduci dalla guerra in Afganistan, è vera guerra. \r\nIl 28 gennaio abbiamo voluto, in modo simbolico ma concreto restituire ai signori del Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un'intera valle.\r\nIn tutto il corteo più volte è echeggiato lo slogan “libertà, libertà!\r\nUn corteo bello, multiforme, con tante anime. C’erano decine e decine di cartelli autoprodotti, in cui ciascuno aveva scritto una delle tante ragioni della lotta.\r\nNon potevano mancare le foto degli arrestati, i cartelli di saluto per l’uno e per l’altro. Sul furgone di apertura c’era scritto “Liberi tutti!”.\r\n\r\nTra cronaca ed analisi il punto sulla situazione a cura della redazione di Anarres: \r\n\r\nIn numerose città ci sono state iniziative di solidarietà e lotta.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Simone di Reggio Emilia, che ci ha raccontato del presidio solidale e sul nuovo fronte No Tav, che si sta aprendo in città, dove l’amministrazione ha deciso di finanziare la costruzione di una stazione Tav, intermedia tra Milano e Bologna: \r\n\r\nAbbiamo parlato anche con Valentina, una compagna di Parma, dove c’è stato un corteo spontaneo che ha attraversato la città: \r\n\r\nAnche a Trieste si sono svolte numerose iniziative di solidarietà con i No Tav arrestati ed altre sono in programma per la visita di Moretti del 2 febbraio: \r\n","2018-10-17 23:05:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/1103602-tav-200x110.jpg","Il No Tav non si arresta",1328188580,[165,255,256,257,258,259,56,260,261],"http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/macerie-su-macerie/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/parma/","http://radioblackout.org/tag/reggio-emilia/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/trieste/",[68,263,264,139,265,266,21,137,267],"corteo","macerie-su-macerie","Parma","reggio emilia","trieste",{"post_content":269,"tags":273},{"matched_tokens":270,"snippet":271,"value":272},[68],"audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-anarres-su-arresti-no-tav-e-corteo-28.mp3|titles=2012 01 29 anarres su \u003Cmark>arresti\u003C/mark> no tav e corteo 28]\r","Sabato 28 gennaio. Una nevicata di quelle che non si vedevano da tempo a Torino. Una boccata d’aria dopo mesi di siccità e smog. Gennaio si è ripreso il suo mantello di freddo e ghiaccio.\r\nI No Tav, nonostante la giornata da lupi, si sono raccolti in molte migliaia in piazza Carlo Felice.\r\nC’erano tutti: i comitati della Val Susa, di Torino, dei paesi intorno, e tanti solidali arrivati da tutta Italia per sostenere ancora una volta una lotta che è divenuta punto di riferimento per tanti che si oppongono alle grandi opere inutili, alle installazioni militari, alla devastazione del territorio ed allo spreco delle risorse.\r\nIn apertura c’erano le carriole cariche di una manciata delle macerie prodotte per allestire il fortino della Maddalena. C’erano pezzi degli alberi tagliati per il non cantiere, filo spinato, bossoli dei lacrimogeni che ci hanno soffocati e feriti. Il segno tangibile della violenza dello Stato.\r\nUno Stato che ha dichiarato guerra ai No Tav: occupare un territorio per imporre un opera non voluta, cintarlo come una fortezza, impiegando blindati e soldati reduci dalla guerra in Afganistan, è vera guerra.\r\nIl 28 gennaio abbiamo voluto, in modo simbolico ma concreto restituire ai signori del Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un'intera valle.\r\nIn tutto il corteo più volte è echeggiato lo slogan “libertà, libertà!\r\nUn corteo bello, multiforme, con tante anime. C’erano decine e decine di cartelli autoprodotti, in cui ciascuno aveva scritto una delle tante ragioni della lotta.\r\nNon potevano mancare le foto degli arrestati, i cartelli di saluto per l’uno e per l’altro. Sul furgone di apertura c’era scritto “Liberi tutti!”.\r\n\r\nTra cronaca ed analisi il punto sulla situazione a cura della redazione di Anarres: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-anarres-su-arresti-no-tav-e-corteo-28.mp3|titles=2012 01 29 anarres su \u003Cmark>arresti\u003C/mark> no tav e corteo 28]\r\nScarica il file\r\n\r\nIn numerose città ci sono state iniziative di solidarietà e lotta.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Simone di Reggio Emilia, che ci ha raccontato del presidio solidale e sul nuovo fronte No Tav, che si sta aprendo in città, dove l’amministrazione ha deciso di finanziare la costruzione di una stazione Tav, intermedia tra Milano e Bologna: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Simone-di-Reggio-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Simone di Reggio No Tav]\r\nscarica il file \r\n\r\nAbbiamo parlato anche con Valentina, una compagna di Parma, dove c’è stato un corteo spontaneo che ha attraversato la città: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Valentina-Parma-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Valentina Parma No Tav]\r\nscarica il file\r\n\r\nAnche a Trieste si sono svolte numerose iniziative di solidarietà con i No Tav arrestati ed altre sono in programma per la visita di Moretti del 2 febbraio: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Federico-di-Trieste-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Federico di Trieste No Tav]\r\nscarica il file",[274,276,278,280,282,284,286,288,290],{"matched_tokens":275,"snippet":179,"value":179},[68],{"matched_tokens":277,"snippet":263,"value":263},[],{"matched_tokens":279,"snippet":264,"value":264},[],{"matched_tokens":281,"snippet":139,"value":139},[],{"matched_tokens":283,"snippet":265,"value":265},[],{"matched_tokens":285,"snippet":266,"value":266},[],{"matched_tokens":287,"snippet":21,"value":21},[],{"matched_tokens":289,"snippet":137,"value":137},[],{"matched_tokens":291,"snippet":267,"value":267},[],[293,299],{"field":26,"indices":294,"matched_tokens":295,"snippets":297,"values":298},[37],[296],[68],[179],[179],{"field":192,"matched_tokens":300,"snippet":271,"value":272},[68],{"best_field_score":196,"best_field_weight":85,"fields_matched":87,"num_tokens_dropped":14,"score":197,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":37},{"document":303,"highlight":327,"highlights":343,"text_match":194,"text_match_info":350},{"comment_count":37,"id":304,"is_sticky":37,"permalink":305,"podcastfilter":306,"post_author":308,"post_content":309,"post_date":310,"post_excerpt":43,"post_id":304,"post_modified":311,"post_thumbnail":312,"post_title":313,"post_type":161,"sort_by_date":314,"tag_links":315,"tags":321},"67292","http://radioblackout.org/podcast/radio-bizarre-extra-mercoledi-3-marzo-2021/",[307],"Radio Bizarre","radiobizarre"," Oggi selezioni musicali e commenti sulle ultime vicende di Catalunya e resto del glorioso regno di Spagna! 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Delle Olimpiadi restano le inutili cattedrali di cemento e tanti debiti. Resta il grattacielo di Intesa/San Paolo, costruito su terreni pubblici ceduti per un tozzo di pane dall’amministrazione Chiamparino alla banca, che l’aveva salvato dalla bancarotta pochi giorni prima della sua trionfale rielezione a sindaco. Alla fine di qual mandato Chiamparino divenne presidente della Compagnia di San Paolo, oggi è il candidato del PD per la Regione Piemonte.\r\nA far le spese delle politiche del PD di governo, a Torino come nel resto del paese, i lavoratori, che i provvedimenti del primo ministro Renzi condannano alla precarietà a vita e salari da fame senza tutele, senza futuro.\r\nIn questi anni di cemento le scuole della città sono andate a pezzi: i soldi destinati all’edilizia scolastica sono stati usati per il Tav, i piccoli, preziosi ospedali sono stati chiusi, continui sono stati i tagli al trasporto locale.\r\nTorino è diventata la capitale degli sfratti, perché tra disoccupazione e precarietà tanti, troppi, non ce la fanno più a pagare il fitto o il mutuo.\r\nTanti, sempre più, non sono più disposti a subire, alzano la testa, scelgono di lottare per riprendersi gli spazi, per contrastare le politiche dei padroni di una città che ha cambiato pelle, ma dove lo sfruttamento è sempre più duro, la precarietà è la norma.\r\n\r\nLe ragioni di chi non intende subire la schiavitù salariata come destino, le ragioni di chi lotta contro il razzismo, la violenza poliziesca, il Tav, di chi non accetta che si spendano milioni per costruire e comperare cacciabombardieri, di chi occupa le case vuote, di chi non china la testa hanno dilagato nella piazza del Primo Maggio torinese.\r\nL’altra Torino, quella degli anarchici, degli antagonisti, del No Tav, dei lavoratori ribelli, ha riempito piazza Vittorio, soverchiando con la forza dei numeri e delle proprie ragioni, la piazza istituzionale.\r\n\r\nQui una piccola galleria di foto dello spezzone rosso e nero\r\n\r\nAscolta il riassunto della giornata curato da Anarres:\r\n\r\n2014 05 02 primomaggio mar torino\r\n\r\nSin dal giorno precedente i due quotidiani torinesi, La Stampa e Repubblica, avevano annunciato un dispiegamento straordinario di polizia. Nel mirino gli antagonisti, ma soprattutto gli anarchici che avevano promosso uno spezzone contro la guerra interna e quella esterna, contro la repressione e le fabbriche d’armi, uno spezzone che portasse in piazza le regioni di chi pensa che di padroni e governanti si possa e si debba fare a meno.\r\nChe aria tirava era sin troppo evidente.\r\nIl Partito Democratico, che in questi anni aveva fatto fatica ad entrare in piazza, nonostante il servizio d’ordine di picchiatori professionisti, nonostante la tutela della polizia, è stato circondato completamente. C’erano gli attivisti politici, c’erano i No Tav e gli occupanti di case, c’era tanta, tanta gente senza bandiere ma con le idee chiare. Non c’è posto nel corteo del Primo Maggio per il Partito Democratico, non c’è posto per chi sta dalla parte dei padroni.\r\nQuando in piazza è comparso il senatore/questurino Stefano Esposito, fanatico del Tav, sempre in prima fila nel benedire le operazioni repressive contro i No Tav, sono partiti slogan e qualche spinta con i picchiatori professionisti del PD. La polizia ha caricato più volte, ferendo numerosi manifestanti, travolgendo anziani e banchetti, ma non è riuscita a fermarci.\r\nLa gente sotto i portici si è unita alla resistenza: sono volate sedie tra le gambe dei celerini che manganellavano, insultati da tutti, mentre l’indignazione diveniva rabbia.\r\n\r\nI celerini hanno provato a strappare dal furgone degli anarchici lo striscione con la scritta “Chiara, Claudio, Mattia, Nicolò liberi. Terrorista è il Tav”, ma i compagni e le compagne dello spezzone rosso e nero se lo sono ripreso. Con i segni delle manganellate sul corpo ma sempre più determinati ad andare avanti, ad non farci chiudere nella piazza, dopo una seconda carica, siamo finalmente partiti.\r\nIn testa allo spezzone anarchico lo striscione “Terrorista è chi bombarda, sfrutta, opprime”.\r\n\r\nIl corteo si è infine dispiegato lungo via Po. La fotografia dei numeri era impietosa: un piccolo corteo istituzionale, difeso passo a passo dalla polizia era seguito, circondato, assediato dalla Torino che il prossimo 25 maggio diserterà le urne, perché riempie, ogni giorno le piazze, perché non è più disposta a delegare la propria vita a chi bombarda, sfrutta, opprime.\r\n\r\nUna sfida intollerabile per il PD. In via Roma, quando ormai il corteo aveva assunto le caratteristiche di ogni Primo Maggio, con famiglie, bambini, anziani e disabili, la polizia ha nuovamente caricato più volte per impedire l’ingresso in piazza San Carlo.\r\n\r\nDurante le cariche la gente ai lati plaudiva chi resisteva. Nonostante la violenza della polizia, che si accaniva anche sotto i portici, il corteo non si è scomposto.\r\nUna giovane mamma ci ha allungato la sua bambina perché la facessimo salire sul furgone, ma non è fuggita.\r\nIn via Roma la polizia ha fatto il proprio bottino, fermando tre manifestanti. Per uno di loro, Marco, “Boba”, anarchico e redattore di radio Blackout, è scattato l’arresto.\r\nPoi il corteo è entrato in piazza San Carlo, da dove sindacati di Stato e PD se ne erano andati via in fretta e furia.\r\nGli ultimi comizi. Un po’ di ghiaccio per i feriti e poi via. Il pranzo anarchico, che come ogni anno ha riempito la sede della Federazione Anarchica in corso Palermo 46, non ha chiuso la giornata di lotta.\r\n\r\nDavanti a Eataly, il supermercato del gusto di Oscar Farinetti, l’uomo che Renzi avrebbe voluto al dicastero dell’economia, c’erano due camionette della guardia di finanza e un folto nugolo di digos della “squadra anarchici”. Poliziotti dell’antisommossa presidiavano il retro dell’edificio.\r\nSulla porta a braccia incrociate gli uomini della security del supermercato. Sulla schiena lo slogan Italy is Eataly, che trovava un’eco nello striscione aperto davanti al supermercato “Fruttamento e precarietà made in Eataly”.\r\n\r\nEataly è il simbolo dell’Italia ai tempi di Renzi, un luogo dove si lavora 365 giorni l’anno, dove la precarietà è la norma e la disciplina durissima.\r\nI lavoratori, tutti italiani, del supermercato più eco, green e costoso d’Italia, vengono pagati 8 euro (lordi) l’ora. I pochi con contratto a tempo indeterminato sono tutti part time a 30 ore, ma di ore ne fanno molte di più. Sempre.\r\nIn media chi lavora dietro ai banchi o nei ristorantini dove si affacciano anche facoltosi turisti stranieri, porta a casa 800 euro al mese. Niente domeniche, niente festività, niente 25 aprile, niente Primo Maggio\r\n\r\nLa gente che passava ascoltava con attenzione, si fermava, chiedeva notizie, voleva sapere. Numerosi gli interventi, tra cui vogliamo segnalare quelli di Pino Larobina, operaio dell’Iveco licenziato per la propria attività sindacale nell’USB, e quello di Marco, un giovane compagno torinese, che per fuggire la disoccupazione da cinque anni è emigrato in Polonia.\r\nAbbiamo intrecciato i fili delle lotte, nella comune consapevolezza, che viviamo tempi duri ma sempre più gente si sta disintossicando dalle illusioni istituzionali e sceglie la lotta.\r\n\r\nSolidarietà a Marco, “Boba” arrestato nella Piazza del Primo Maggio. Una piazza di lotta.\r\nLo vogliamo libero, vogliamo liberi tutti e tutte!\r\n\r\nVogliamo liberi Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò.\r\nSabato 10 maggio marcia popolare No Tav a Torino\r\n\r\nAppuntamento alle 14 in piazza Adriano.\r\n\r\nAggiornamento. Torino. 3 maggio\r\nNel tardo pomeriggio duecento solidali si sono raccolti nel pratone limitrofo al blocco C del carcere delle Vallette.\r\nMusica, interventi, slogan e qualche fumogeno, per farsi vedere e sentire oltre le sbarre.\r\nIl presidio era stato indetto in solidarietà a Marco, \"Boba\", anarchico e redattore di radio Blackout, arrestato il Primo Maggio mentre provava a liberare una ragazza strattonata e trascinata da numerosi agenti della Digos.\r\nCon con il collare prescrittole al pronto soccorso dopo la brutale stretta di un poliziotto, è intervenuta anche lei, per ringraziare Marco della solidarietà attiva dimostratale.\r\nMentre il presidio si avviava alla conclusione è arrivata la notizia che il GIP aveva convalidato l'arresto, inviando ai domiciliari senza restrizioni Marco.\r\nLa notizia dell'attenuazione delle misure di custodia cautelare è stata accolta con gioia da tutt*.\r\n\r\n ","4 Maggio 2014","2018-10-17 22:59:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/2014-05-01-primo-maggio-a-torino-8-200x110.jpg","Torino. 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