","Parigi: prime riflessioni dopo gli attentati di venerdì sera","post",1447709892,[60,61,62,63,64,65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/attacchi-13-novembre/","http://radioblackout.org/tag/attentati/","http://radioblackout.org/tag/banlieue/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/jihadismo/","http://radioblackout.org/tag/neocolonialismo/","http://radioblackout.org/tag/neoliberismo/","http://radioblackout.org/tag/parigi/","http://radioblackout.org/tag/pasrigi/","http://radioblackout.org/tag/securitario/",[33,21,72,73,74,23,75,76,77,19,25],"banlieue","colonialismo","guerra","neocolonialismo","neoliberismo","parigi",{"post_content":79,"tags":84},{"matched_tokens":80,"snippet":82,"value":83},[81],"attacchi","anche grandi differenze rispetto agli \u003Cmark>attacchi\u003C/mark> del gennaio scorso contro la","Abbiamo parlato questa mattina con Simona, ricercatrice e dottoranda presso l'Université Paris Ouest Nanterre che da qualche anno vive a Parigi. La capitale francesce venerdì notte è stata teatro di sette attentati compiuti a pochi minuti di distanza uno dall'altro nel centro della città. I morti sono al momento 129 e i feriti circa 350, di cui molti ancora in gravi condizioni.\r\n\r\nAl di là delle narrazioni e facili polarizzazioni apparse fin da subito su giornali e media mainstream, le abbiamo chiesto qual è al momento il clima nella metropoli francese e quali sono, dal suo punto di vista, gli elementi più importanti da tenere presenti all'indomani dell'attacco, che presenta similitudini ma anche grandi differenze rispetto agli \u003Cmark>attacchi\u003C/mark> del gennaio scorso contro la redazione di Charlie Hebdo e l'hypermarché casher.\r\n\r\nAncora una volta il passato coloniale della Francia fa sentire tutto il suo peso, con le sue riattualizzioni nelle guerre in corso e il suo ruolo fortemente aggressivo sul piano militare che in Africa e Medio Oriente dura da almeno 15 anni. Ma il colonialismo francese e le sue conseguenze si manifestano in differenti modi anche all'interno del paese, in quei luoghi e nelle vite di quei soggetti che improvvisamente, dagli spazi dell'esclusione e della marginalizzazione, riprendono centralità, perché sono utili a incarnare la comparsa di generici \"folli\" convertiti all'islam radicale nel cuore della vecchia Europa. Letture troppo facili ed inutili, a nostro avviso, perchè non chiamano mai in causa, in modo critico, le linee della razza, della classe, la ghettizzazione sistematica, la necessaria distanza da mantenere rispetto ad un \"centro\" che venerdì è stato completamente sconvolto. I giovani delle banliue, i \"radicalizzati\", gli esclusi che appartengono a certi settori di società, non vengono interrogati se non attraverso consuete retoriche e descrizioni colme di pregiudizi.\r\n\r\nSicuramente il tempo che ci separa dagli eventi di venerdì è ancora troppo breve per capire cosa succederà rispetto ai dispositivi di controllo e repressione che saranno sicuramente dispiegati con maggiore intensità in certe zone delle grandi città e nei confronti di soggetti ben precisi. In ogni caso, queste prime riflessioni sono da tenere presenti proprio in vista di quello che verrà e nell'ottica di costruire una capacità critica e comunicativa che è necessario ampliare.\r\n\r\nAscolta il contributo di Simona:\r\n\r\nUnknown",[85,90,92,94,96,98,100,102,104,106,108],{"matched_tokens":86,"snippet":89},[81,87,88],"13","novembre","\u003Cmark>attacchi\u003C/mark> \u003Cmark>13\u003C/mark> \u003Cmark>novembre\u003C/mark>",{"matched_tokens":91,"snippet":21},[],{"matched_tokens":93,"snippet":72},[],{"matched_tokens":95,"snippet":73},[],{"matched_tokens":97,"snippet":74},[],{"matched_tokens":99,"snippet":23},[],{"matched_tokens":101,"snippet":75},[],{"matched_tokens":103,"snippet":76},[],{"matched_tokens":105,"snippet":77},[],{"matched_tokens":107,"snippet":19},[],{"matched_tokens":109,"snippet":25},[],[111,116],{"field":34,"indices":112,"matched_tokens":113,"snippets":115},[46],[114],[81,87,88],[89],{"field":117,"matched_tokens":118,"snippet":82,"value":83},"post_content",[81],1736172819517538300,{"best_field_score":121,"best_field_weight":122,"fields_matched":123,"num_tokens_dropped":46,"score":124,"tokens_matched":125,"typo_prefix_score":46},"3315704398080",13,2,"1736172819517538410",3,{"document":127,"highlight":152,"highlights":157,"text_match":160,"text_match_info":161},{"cat_link":128,"category":129,"comment_count":46,"id":130,"is_sticky":46,"permalink":131,"post_author":49,"post_content":132,"post_date":133,"post_excerpt":52,"post_id":130,"post_modified":134,"post_thumbnail":135,"post_thumbnail_html":136,"post_title":137,"post_type":57,"sort_by_date":138,"tag_links":139,"tags":146},[43],[45],"44343","http://radioblackout.org/2017/11/francia-la-nuova-legge-antiterrorismo/","A due anni dal Bataclan in Francia è finito lo Stato di Emergenza. Una nuova legge contro il terrorismo accresce i poteri di polizia, i controlli alle frontiere, la possibilità di perquisizioni, controllo delle mail, e intercettazioni.\r\n\r\nIl 1 novembre 2017 in Francia è entrata in vigore la legge 1510, promulgata dal presidente Emmanuel Macron il 30 ottobre. L’état d’urgence, proclamato da François Hollande il 13 novembre 2015 dopo gli attacchi di Parigi, è stato prorogato cinque volte. In vigore per quasi due anni, si è trattato del più lungo stato di eccezione nella storia della Quinta Repubblica francese.\r\n\r\nL’état d’urgence è disciplinato dalla legge 385 del 3 aprile 1955. La norma venne confezionata per la guerra d’Algeria, ma è stata poi applicata anche nei territori d’Oltremare, nelle rivolte delle banlieue parigine del 2005 ed infine dopo gli attacchi dell’ISIS. Dal 14 novembre 2015 al 22 settembre 2017, grazie ai poteri speciali, sono state eseguite circa 4569 perquisizioni domiciliari amministrative, che hanno portato all’apertura di 690 procedimenti giudiziari, di cui 21 per apologia del terrorismo e 4 per associazione con finalità di terrorismo.\r\n\r\nQuesti numeri dimostrano che l’effetto maggiore dello Stato di emergenza è mantenere sotto pressione i quartieri periferici, considerati più permeabili alla propaganda islamista. Un buon modo per soffiare sul fuoco dell’odio verso la Republique dei tanti esclusi, emarginati, immigrati delle banlieue.\r\n\r\nC’è stato un alto numero di provvedimenti invasivi di fronte a scarni risultati nella persecuzione dei membri dell’Isis. Nello stesso periodo, sono state disposte circa 712 assegnazioni a residenza e sequestrate più di 500 armi. Nel 2016, un rapporto di Amnesty International ha denunciato numerosi abusi. In particolare, la legge 55-385 concede ai prefetti il potere di ordinare perquisizioni senza preavviso, di notte, altrimenti precluse all’autorità giudiziaria. Le irruzioni nelle case sono state effettuate quasi sempre alle 4 del mattino, con armi spianate anche di fronte a bambini e con la forzatura delle porte come prassi consolidata. Secondo alcuni perquisiti l’ordine del prefetto sarebbe stato emesso dopo le delazioni dei vicini, per il semplice fatto di essere musulmani. Inoltre, la polizia ha sequestrato o copiato i dati contenuti in pc e cellulari, senza un’autorizzazione giudiziaria.\r\n\r\n \r\n\r\nAmnesty International ha denunciato anche l’abuso dei poteri speciali antiterrorismo nei confronti di numerosi militanti ecologisti, nel corso della Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi. Una delle misure più contestate è infatti l’assegnazione a residenza, con l’obbligo di firma sino a 3 volte al giorno. Secondo l’organizzazione, le ragioni addotte sono spesso vaghe e i prefetti decidono sulla base di mere segnalazioni dell’intelligence trasmesse al ministero dell’Interno, dunque al di fuori di qualsiasi controllo giudiziale.\r\n\r\nLa legge 1510 del 30 ottobre 2017, voluta da Macron per superare l’état d’urgence, è stata criticata da destra per essere troppo lassista, da sinistra in quanto liberticida. La Special Rapporteur delle Nazioni Unite Fionnuala Ní Aoláin, co-autrice di un celebre saggio sullo stato d’emergenza, ha affermato che la legge rischia di ledere i diritti fondamentali e ha messo in guardia dal “normalizzare” i poteri emergenziali con disposizioni permanenti.\r\n\r\nNei fatti la nuova legge, pur introducendo forme di controllo più pervasive e aumentando i poteri di polizia, non può essere considerata una mera trascrizione delle disposizioni previste dall’Etat d’emergence.\r\n\r\nLa legge prevede innanzitutto il potere dei prefetti di istituire perimetri di sicurezza attorno a qualsiasi evento pubblico, con perquisizione obbligatoria per accedervi. La polizia di frontiera potrà invece controllare l’identità non solo nei porti e aeroporti internazionali, ma anche nel raggio di 20 chilometri trattenendo i sospetti fino a 12 ore, contro le precedenti 6. Inoltre, le compagnie aeree potranno fornire alle autorità i dati dei passeggeri, compreso l’itinerario, il tipo di bagaglio e il metodo di pagamento dei biglietti. Riguardo ai luoghi di culto, se fino ad ora era possibile disporne la chiusura solo con prove di documenti scritti apologetici, la nuova legge consente di chiuderli sino a 6 mesi anche se diffondono “idee e teorie” legate al terrorismo. Una definizione molto vaga, che lascia mano libera alle autorità amministrative pur in mancanza di prove materiali.\r\n\r\nSe nell’état d’urgence è prevista l’assegnazione a residenza, la nuova legge permette al destinatario del provvedimento di muoversi e risiedere all’interno di un comune e restringe l’obbligo di firma a una volta al giorno, salvo l’utilizzo del braccialetto elettronico. Il regime delle perquisizioni, tanto abusate nello stato d’emergenza, è riformato dalla legge, che consente al prefetto di disporre perquisizioni, definite “visite domiciliari”, che però dovranno essere convalidate da un giudice e non potranno più avvenire di notte, salvo pericolo immediato. I sospetti non potranno essere trattenuti per più di 4 ore.\r\n\r\nLe nuove disposizioni prevedono anche un articolato sistema di controllo parlamentare, nonché nuovi poteri per i servizi di intelligence e dell’antiterrorismo, in materia di intercettazioni e sorveglianza elettronica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Gianni Carrozza, redattore parigino di Collegamenti, conduttore, su radio Frequence Plurielle, di “Vive la Social!”\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 11 15 carrozza francia","15 Novembre 2017","2017-11-17 16:33:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Francia_legge_antiterrorismo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Francia_legge_antiterrorismo-300x150.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Francia_legge_antiterrorismo-300x150.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Francia_legge_antiterrorismo-768x384.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Francia_legge_antiterrorismo-1024x512.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Francia_legge_antiterrorismo.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Francia. 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Due le proposte, Verona e Roma, vivace e interessante il dibattito, che ha saputo eludere le pressioni a chiudere con mozioni e voti, per arrivare. con pazienza e forza ad un percorso maggiormente condiviso.\r\nImportante la lotta contro gli attacchi che in ogni dove colpiscono la libertà di scelta delle donne.\r\nPer la manifestazione nazionale è stata scelta Roma, ma tutte si sono impegnate a sostenere il corteo del 13 ottobre a Verona\r\nAltrettanto significativa la disamina del decreto sicurezza e il rifiuto netto di leggi liberticide e razziste in nome della \"tutela\" delle donne.\r\nIl disegno di legge Pillon su divorzio e responsabilità genitoriali sarà oggetto di una campagna sui vari territori, nella consapevolezza che il rifiuto di una normativa che penalizzerebbe inevitabilmente le donne, rendendole maggiormente ricattabili nel liberarsi di relazioni violente, deve tuttavia fuggire il rischio di trasformarsi nella difesa del ruolo materno imposto dal patriarcato.\r\nL'assemblea finale della rete Non una di Meno ha deciso uno «stato di agitazione permanente» fino allo all'8 marzo.\r\nSull'8 marzo e lo sciopero femminista un ampio stralcio dal testo di sintesi con cui si è chiusa dell'assemblea: \"Il nostro è un discorso che parte dalla libertà e dalla differenza per darle una forza politica, perché quella differenza stabilisce la linea dello schieramento. Di fronte a un uso sistematico delle gerarchie, che dice che la lotta contro la violenza sulle donne giustifica il razzismo o che alcuni possono godere di un po’ di benessere solo se altri sono esclusi, noi siamo le uniche a prendere chiaramente parola e lo sciopero è la pratica che ci permette di affermare questa posizione. Lo sciopero è lo spazio che permette a chiunque rifiuti di essere violentata, sfruttata e oppressa di essere protagonista e prendere parola.\r\nLa discussione su che cosa sia sciopero femminista deve essere perciò portata avanti continuamente e sistematicamente, perché noi lo sciopero femminista lo stiamo imparando nella pratica. Non esiste una definizione o un modello, lo sciopero femminista rompe i modelli. Non riguarda solo la produzione anche se non abbiamo mai rinunciato a entrare nei luoghi di lavoro, ma riguarda anche il lavoro riproduttivo e la riproduzione di tutta la società, perché sciopero significa rifiutare i ruoli e le posizioni che ci vengono imposti e di accettarli a testa bassa.\r\nDobbiamo pensare che cosa significa dare visibilità al carattere femminista dello sciopero, e questo impegno è associato allo stato di agitazione permanente. Arriviamo all’8 marzo facendo in modo che quell’appuntamento sia imperdibile per chiunque ha deciso che non accetta queste condizioni, per chiunque non accetta la violenza come pratica ordinaria di riproduzione della società, o che non accetta il razzismo praticato in proprio nome. Dobbiamo farlo facendo dello sciopero un momento di esplosione, il momento culminante di questa battaglia. Questo ci permette di essere all’altezza della speranza espressa nell’appello che convocava questa assemblea: che “Non una di meno”, sia, perché può continuare a esserlo, un grido di liberazione per tutte e tutti.\"\r\n\r\nQuesti i principali appuntamenti:\r\n13 ottobre - Contro l'attacco alla libertà di scelta delle donne su maternità ed aborto corteo a Verona\r\n10 novembre - giornata di iniziative contro il disegno di legge Pillon\r\n24 novembre - manifestazione contro la violenza sulle donne a Roma\r\n25 novembre - assemblea nazionale a Roma\r\n8 marzo - sciopero femminista con manifestazioni territoriali\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Patrizia, una compagna di NUDM che ha partecipato alla due giorni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 10 08 patrizia ass nudm","9 Ottobre 2018","2018-10-10 21:47:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/nologna-nudm-2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"184\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/nologna-nudm-2-300x184.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/nologna-nudm-2-300x184.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/nologna-nudm-2-768x471.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/nologna-nudm-2-1024x628.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/nologna-nudm-2.jpg 1500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Bologna. 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Di fronte a un uso sistematico delle gerarchie, che dice che la lotta contro la violenza sulle donne giustifica il razzismo o che alcuni possono godere di un po’ di benessere solo se altri sono esclusi, noi siamo le uniche a prendere chiaramente parola e lo sciopero è la pratica che ci permette di affermare questa posizione. Lo sciopero è lo spazio che permette a chiunque rifiuti di essere violentata, sfruttata e oppressa di essere protagonista e prendere parola.\r\nLa discussione su che cosa sia sciopero femminista deve essere perciò portata avanti continuamente e sistematicamente, perché noi lo sciopero femminista lo stiamo imparando nella pratica. Non esiste una definizione o un modello, lo sciopero femminista rompe i modelli. 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Questo ci permette di essere all’altezza della speranza espressa nell’appello che convocava questa assemblea: che “Non una di meno”, sia, perché può continuare a esserlo, un grido di liberazione per tutte e tutti.\"\r\n\r\nQuesti i principali appuntamenti:\r\n\u003Cmark>13\u003C/mark> ottobre - Contro l'attacco alla libertà di scelta delle donne su maternità ed aborto corteo a Verona\r\n10 \u003Cmark>novembre\u003C/mark> - giornata di iniziative contro il disegno di legge Pillon\r\n24 \u003Cmark>novembre\u003C/mark> - manifestazione contro la violenza sulle donne a Roma\r\n25 \u003Cmark>novembre\u003C/mark> - assemblea nazionale a Roma\r\n8 marzo - sciopero femminista con manifestazioni territoriali\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Patrizia, una compagna di NUDM che ha partecipato alla due giorni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 10 08 patrizia ass nudm",[202],{"field":117,"matched_tokens":203,"snippet":199,"value":200},[81],1731669220158079000,{"best_field_score":206,"best_field_weight":163,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":207,"tokens_matched":125,"typo_prefix_score":46},"1116681273344","1731669220158079089",{"document":209,"highlight":231,"highlights":236,"text_match":204,"text_match_info":239},{"cat_link":210,"category":211,"comment_count":46,"id":212,"is_sticky":46,"permalink":213,"post_author":49,"post_content":214,"post_date":215,"post_excerpt":52,"post_id":212,"post_modified":216,"post_thumbnail":217,"post_thumbnail_html":218,"post_title":219,"post_type":57,"sort_by_date":220,"tag_links":221,"tags":228},[43],[45],"31187","http://radioblackout.org/2015/09/trident-juncture-2015-il-trampolino-di-birgi-per-la-nato-del-terzo-millennio/","La Sicilia laboratorio sperimentale della NATO. L’aeroporto di Trapani Birgi trampolino di lancio delle forze NATO del Terzo Millennio, per un’alleanza militare sempre più aggressiva, flessibile e globale. Tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di guerra di Spagna, Portogallo e Italia 30.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33 nazioni per la più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda. Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi. Molto interessati. I frequenti decolli e atterraggi comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle Isole Egadi? Poco interessa!\r\n\r\n“La prevista esercitazione internazionale Trident Juncture 2015, inizialmente pianificata per il prossimo autunno e che avrebbe portato oltre 80 velivoli e circa 5.000 militari di varie nazionalità a operare sull’aeroporto sardo di Decimomannu e a permanere nei territori circostanti per quattro settimane, è stata da tempo riprogrammata sull’aeroporto di Trapani”. L’annuncio, ai primi di giugno, è dell’ufficio stampa dello Stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana. Trident Juncture 2015, la “più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda”, come è stata definita dal Comando generale dell’Alleanza Atlantica, avrà come centro nodale lo scalo aereo siciliano: dal 28 settembre al 6 novembre, cacciabombardieri, grandi velivoli da trasporto e aerei spia decolleranno dalle piste di Birgi per simulare attacchi contro unità navali, sottomarini e target terrestri e testare i nuovi sistemi di distruzione di massa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore dell'articolo che state leggendo, comparso inizialmente su \"Casablanca. Le siciliane\" e sul blog dell'autore.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-09-01-antoniomazzeo-trident\r\n\r\nAl ministero della Difesa, a Roma, si smentisce che il trasferimento dei war games in Sicilia sia stato determinato dalle azioni di lotta dei comitati locali sardi che si oppongono all’asfissiante processo di militarizzazione della Sardegna. Eppure, in un primo momento, una nota del comando militare aveva riportato testualmente che nell’Isola “erano venute a mancare le condizioni per operare con la serenità necessaria per un’attività di tale portata e complessità, che coinvolgerà tutte le aeronautiche dei Paesi NATO”. Poi, invece, hanno spiegato che dietro il dirottamento a Trapani di uomini e mezzi alleati c’erano solo ragioni di tipo tattico o geografiche. “In relazione allo svolgimento dell’esercitazione Trident Juncture 2015 – spiega lo Stato maggiore dell’Aeronautica - la scelta della base di Trapani, unitamente ad altre aree operative nazionali utilizzate dalle altre componenti, è stata presa in considerazione per motivi eminentemente logistici, operativi e di distanze percorribili per ottimizzare le risorse a disposizione e per la pregressa esperienza maturata nel corso di altre operazioni condotte sulla base”.\r\n\r\nTrident Juncture interesserà lo spazio aereo e marittimo compreso tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di guerra di Spagna, Portogallo e Italia. Sotto la supervisione del JFC - Joint Force Command Neaples (JFC), il comando alleato con quartier generale a Lago Patria (Napoli), prenderanno parte alla maxi esercitazione oltre 30.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33 nazioni (i 28 membri NATO più 5 partner internazionali). Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi, onde consentire una “conoscenza più amplia e più profonda tra il settore produttivo e il regime addestrativo dell’Alleanza”, come dichiarato dal Comando NATO di Bruxelles. “Trident Juncture è finalizzata all’addestramento e alla verifica delle capacità dei suoi assetti aerei, terrestri, navali e delle forze speciali, nell’ambito di una forza ad elevata prontezza d’impiego e tecnologicamente avanzata, da utilizzare rapidamente ovunque sia necessario”, spiegano i vertici militari. “L’esercitazione simulerà uno scenario adattato alle nuove minacce, come la cyberwar e la guerra asimmetrica e rappresenterà, inoltre, per gli alleati ed i partner, l’occasione per migliorare l’interoperabilità della NATO in un ambiente complesso ad alta conflittualità”\r\n\r\nAll’ultimo vertice dell’Alleanza tenutosi in Galles nel settembre dello scorso anno, è stato approvato il cosiddetto Readiness Action Plan (RAP) che prevede l’implementazione di una serie di strumenti militari per consentire alla NATO di “rispondere velocemente e con fermezza” alle minacce che intende affrontare nell’immediato futuro nell’area compresa tra il Medio Oriente e il Nord Africa e nell’Europa centrale ed orientale, specie alla luce della recente crisi in Ucraina. “Il nuovo Piano di pronto intervento prevede anche un cambiamento della postura delle forze armate alleate di fronte alla minaccia rappresentata dalla guerra ibrida (sovversione, uso dei social network per diffondere foto false, intimidazione con la presenza massiccia di truppe ai confini, disinformazione, propaganda, ecc.), in aggiunta alla guerra convenzionale”, spiegano gli strateghi NATO. Tra le adaption measures più rilevanti adottate in Galles, quella di triplicare il numero dei militari assegnati alla NATO Response Force (NRF), la forza di pronto intervento in grado di essere schierata in tempi rapidissimi in qualsiasi parte del pianeta e che proprio Trident Juncture 2015 dovrà certificarne centri di comando e controllo e capacità di risposta. “La Forza di risposta della NATO è un composto multinazionale tecnologicamente avanzato, rapidamente dispiegabile in operazioni speciali per fornire una risposta militare ad una crisi emergente”, ricorda l’analista Andrea Manciulli, autore di un recente saggio su L’evoluzione della Nato. “Discussa per la prima volta nel vertice di Praga del 2002 e raggiunta la piena capacità operativa nell’ottobre 2006, la Forza di reazione rapida è aperta ai paesi partner, una volta approvati dal Consiglio del Nord Atlantico, e si basa su un sistema a rotazione, inizialmente di 6 ed ora di 12 mesi, delle forze speciali terrestri, aeree e marittime degli alleati”. Alla NRF sono stati assegnati pure funzioni di polizia e gestione dell’“ordine pubblico” e d’intervento in caso di disastri. Così, alcune unità speciali sono state dispiegate in Grecia in occasione dei Giochi Olimpici del 2004 e a supporto delle lezioni presidenziali in Afghanistan nel settembre dello stesso anno; tra il settembre e l’ottobre del 2005 la NRF ha distribuito aiuti umanitari alle popolazioni colpite negli Stati Uniti dall’uragano “Katrina” e, poi, in Pakistan (dall’ottobre 2005 al febbraio 2006), dopo il violento terremoto che ha distrutto parte del paese. In attesa d’incorporare sino a 30.000 effettivi, la NRF già dispone di una brigata multinazionale (supportata da altre due brigate pre-designate all’impiego), due gruppi navali (lo Standing Nato Maritime Group SNMG e lo Standing Nato Mine Countermeasures Group SNMCG), una componente aerea, un’unità CBRN (Chemical, Biological, Radiological, Nuclear). Attori chiave della NRF sono i Rapid Deployable Corps (NRDC) che si esercitano con attività addestrative di durata anche semestrale nella conduzione di un’ampia gamma di missioni (dalla guerra ad alta intensità alla lotta contro il terrorismo o l’assistenza umanitaria in caso di disastri, ecc.). Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Polonia, Norvegia, Romania, Spagna e Turchia sono i paesi europei che più contribuiscono finanziariamente e operativamente ai Corpi di Rapido Intervento NATO.\r\n\r\nA battesimo la nuova task force dell’Alleanza\r\nIl fondamento strategico per potenziare l’interoperabilità e le capacità di rischiaramento avanzato della Forze di pronto intervento è stato fissato nel 2013 dalla Connected Forces Initiative (CFI), l’iniziativa dell’Allied Command Transformation (ACT), il Comando alleato per la trasformazione con sede a Norfolk, Virginia, da cui dipendono una ventina di centri d’eccellenza NATO, due dei quali presenti in Italia (il Modelling & Simulation di Roma e lo Stability Policing COE di Vicenza). I documenti alleati prevedono a breve il rafforzamento della NRF con una brigata da combattimento di 2.500-3.000 uomini (con tre battaglioni di fanteria leggera, motorizzata o aeromobile, più alcuni battaglioni pesanti dotati di artiglieria, del genio, per la “difesa” NBC nucleare, batteriologica e chimica); un gruppo aereo composto da una quarantina tra velivoli da combattimento, di trasporto ed elicotteri, in grado di realizzare sino a 200 sortite al giorno; una task force navale formata da un gruppo guidato da una portaerei, un gruppo anfibio e un gruppo d’azione di superficie, per un totale di 10–12 navi. Fondamentale sarà il ruolo dei nuovi sistemi di telerilevamento ed intelligence, primo fra tutti l’AGS (Alliance Ground Surveillance) che a partire dal prossimo anno sarà attivato nella base siciliana di Sigonella grazie all’acquisizione di alcuni velivoli senza pilota Global Hawk di ultima generazione.\r\n\r\n \r\n\r\nL’esercitazione Trident Juncture 2015 consentirà di sperimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da corpo d’élite della NRF, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), la forza congiunta di pronto intervento opportunamente denominata Spearhead (punta di lancia). Prevista dal Readiness Action Plan, la VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate con capacità di dispiegamento rapido, fornite a rotazione e su base annuale da alcuni paesi dell’Alleanza. La leadership sarà assunta alternativamente da Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Spagna. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, afferma il Comando Nato. “In particolare, essa potrà essere di grande aiuto nel contrastare operazioni irregolari ibride come ad esempio lo schieramento di truppe senza le insegne nazionali o regolari e contro gruppi d’agitatori. Se saranno individuati infiltrati o pericoli di attacchi terroristici, la VJTC potrà essere inviata in un paese per operare a fianco della polizia nazionale e delle autorità di frontiera per bloccare le attività prima che si sviluppi una crisi”. Con la creazione della task force, la NATO ha riorganizzato quartier generali e comandi operativi: la Forza di pronto intervento NRF, nello specifico, è stata posta gerarchicamente sotto il controllo dei JFC - Joint Force Command di Brunssum (Olanda) e Napoli e di alcuni sottocomandi: per la componente terrestre (First German-Netherland Corps) quello di Münster, Germania; per la componente aerea (Joint Force Air Component HQ) Lione, Francia; per la componente navale (Spanish Maritime Force Command) Rota, Spagna; per le Forze Speciali (Polish Special Operations Command) Cracovia; per i Supporti logistici (Joint Logistic Support Group) Napoli.\r\n\r\nUn aeroporto ostaggio dei signori della guerra\r\nIl transito e il dispiegamento nello scalo siciliano di Trapani Birgi di decine di cacciabombardieri, aerei radar, velivoli cargo e rifornitori in volo non potrà che avere effetti pesantissimi sulla sicurezza e la regolarità del traffico aereo civile (grazie ai low cost questo aeroporto è uno dei più trafficati di tutto il sud Italia, ben 1.598.571 passeggeri in transito lo scorso anno). Nel trapanese è ancora vivo il ricordo di quanto avvenne nella primavera-estate del 2011, quando Birgi fu utilizzata dalla coalizione internazionale a guida USA-NATO per le operazioni di guerra contro la Libia di Gheddafi. In particolare, dal 21 al 31 marzo furono interdetti tutti i voli civili mentre successivamente, sino alla fine del mese di agosto, lo Stato Maggiore dell’Aeronautica impose un tetto massimo di 40 movimenti giornalieri che causò una drastica flessione del flusso estivo di turisti nelle province occidentali della Sicilia. Le operazioni di guerra in Libia proseguirono sino al 31 ottobre 2011, con grande dispiegamento a Birgi di uomini e mezzi dell’Aeronautica italiana e di alcuni partner NATO. I cacciabombardieri F-16 in dotazione allora al 37° Stormo dell’Aeronautica di Trapani Birgi operarono prima sotto il comando delle forze armate USA per il continente africano (US Africom) con compiti di “protezione e scorta delle missioni di soppressione delle difese aeree nemiche” ed “offensiva contro-aerea” e, successivamente, nell’ambito della missione NATO Unified Protector, per la “protezione di aerei rifornitori e radar AWACS, ricerca ed intercettazione di elicotteri ed aerei, implementazione della No Fly Zone”. A partire dal 1° aprile nello scalo siciliano fu costituito il T.G.A. - Task Group Air Birgi per coordinare le operazioni dei velivoli rischierati dall’Aeronautica (gli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle, i Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi-Brescia ed ECR del 50° Stormo di Piacenza, gli AMX del 32° Stormo di Amendola-Foggia e del 51° Stormo di Istrana-Treviso). In sette mesi di attività, i caccia italiani eseguirono da Trapani quasi 1.700 missioni per un totale di oltre 6.700 ore di volo, sganciando in Libia più di 500 tra bombe e missili da crociera a lunga gittata. Dal Task Group Air Birgi dipese pure l’utilizzo degli aerei senza pilota Predator B, in dotazione al 32° Stormo. A Trapani furono trasferiti infine sette caccia F-18 Hornet, due velivoli tanker C-150T e due CP-140 Aurora per la guerra elettronica delle forze armate canadesi, tre velivoli E-3A AWACS della NATO e due AWACS e due aerei da trasporto VC-10 Vickers britannici. Dallo scalo siciliano transitarono pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale a disposizione della coalizione alleata. Stando alle stime ufficiali, la NATO avrebbe lanciato da Trapani quasi il 14% dei blitz aerei contro obiettivi libici.\r\n\r\n \r\n\r\nL’aeroporto di Birgi è classificato ancora come “scalo militare destinato al ruolo di Deployement Operating Base (DOB)”: sostiene cioè i rischieramenti di velivoli da guerra italiani e NATO, ma le sue due piste lunghe rispettivamente 2.695 e 2.620 metri, possono essere aperte al traffico aereo civile “a determinate condizioni”. Attualmente lo scalo ospita il Comando del 37° Stormo dell’Aeronautica, il 18° Gruppo di volo dotato di otto caccia multiruolo di ultima generazione Eurofighter Typhoon e l’82° Centro CSAR (Combat Search and Rescue), equipaggiato con gli elicotteri HH-3F, con compiti di ricerca e soccorso degli equipaggi dispersi e il trasporto sanitario d’urgenza. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, Trapani Birgi è pure la base operativa avanzata (FOB) degli aerei-radar E-3A AWACS nell’ambito del programma multinazionale NATO Airborne Early Warning Force per la sorveglianza integrata dello spazio aereo, il cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania). Da due anni a questa parte, l’aeroporto è utilizzato infine dall’industria Piaggio Aerospace (interamente controllata da un fondo degli Emirati Arabi Uniti) per testare i nuovi velivoli senza pilota P.1HH “HammerHead” (Squalo martello), prodotti negli stabilimenti di Villanova d’Albenga (Savona). Lo Squalo martello si posiziona nella fascia alta dei velivoli a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long Endurance); con un’apertura alare di 15,5 metri, il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e permanere in volo per più di 16 ore. Le torrette elettro-ottiche, i visori a raggi infrarossi e i radar di cui è dotato gli consentono d’individuare l’obiettivo, fornire ai caccia “amici” le coordinate per l’attacco aereo o terrestre, oppure colpire direttamente con missili e bombe a guida di precisione (lo Squalo martello può trasportare sino a 500 kg di armamenti). I frequenti decolli e atterraggi del drone militare comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle isole Egadi. Il 19 marzo scorso si è pure sfiorata la tragedia: alle ore 13 circa, lo Squalo martello è uscito fuori pista durante le prove di rullaggio, terminando la sua corsa nel prato circostante. Per motivi di sicurezza, lo scalo aereo è stato temporaneamente chiuso al traffico civile e i voli dirottati a Palermo Punta Raisi.","1 Settembre 2015","2015-09-10 13:43:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/birgi-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/birgi-300x199.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/birgi-300x199.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/birgi.jpeg 750w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Trident Juncture. 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Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi, onde consentire una “conoscenza più amplia e più profonda tra il settore produttivo e il regime addestrativo dell’Alleanza”, come dichiarato dal Comando NATO di Bruxelles. “Trident Juncture è finalizzata all’addestramento e alla verifica delle capacità dei suoi assetti aerei, terrestri, navali e delle forze speciali, nell’ambito di una forza ad elevata prontezza d’impiego e tecnologicamente avanzata, da utilizzare rapidamente ovunque sia necessario”, spiegano i vertici militari. “L’esercitazione simulerà uno scenario adattato alle nuove minacce, come la cyberwar e la guerra asimmetrica e rappresenterà, inoltre, per gli alleati ed i partner, l’occasione per migliorare l’interoperabilità della NATO in un ambiente complesso ad alta conflittualità”\r\n\r\nAll’ultimo vertice dell’Alleanza tenutosi in Galles nel settembre dello scorso anno, è stato approvato il cosiddetto Readiness Action Plan (RAP) che prevede l’implementazione di una serie di strumenti militari per consentire alla NATO di “rispondere velocemente e con fermezza” alle minacce che intende affrontare nell’immediato futuro nell’area compresa tra il Medio Oriente e il Nord Africa e nell’Europa centrale ed orientale, specie alla luce della recente crisi in Ucraina. “Il nuovo Piano di pronto intervento prevede anche un cambiamento della postura delle forze armate alleate di fronte alla minaccia rappresentata dalla guerra ibrida (sovversione, uso dei social network per diffondere foto false, intimidazione con la presenza massiccia di truppe ai confini, disinformazione, propaganda, ecc.), in aggiunta alla guerra convenzionale”, spiegano gli strateghi NATO. Tra le adaption measures più rilevanti adottate in Galles, quella di triplicare il numero dei militari assegnati alla NATO Response Force (NRF), la forza di pronto intervento in grado di essere schierata in tempi rapidissimi in qualsiasi parte del pianeta e che proprio Trident Juncture 2015 dovrà certificarne centri di comando e controllo e capacità di risposta. “La Forza di risposta della NATO è un composto multinazionale tecnologicamente avanzato, rapidamente dispiegabile in operazioni speciali per fornire una risposta militare ad una crisi emergente”, ricorda l’analista Andrea Manciulli, autore di un recente saggio su L’evoluzione della Nato. “Discussa per la prima volta nel vertice di Praga del 2002 e raggiunta la piena capacità operativa nell’ottobre 2006, la Forza di reazione rapida è aperta ai paesi partner, una volta approvati dal Consiglio del Nord Atlantico, e si basa su un sistema a rotazione, inizialmente di 6 ed ora di 12 mesi, delle forze speciali terrestri, aeree e marittime degli alleati”. Alla NRF sono stati assegnati pure funzioni di polizia e gestione dell’“ordine pubblico” e d’intervento in caso di disastri. Così, alcune unità speciali sono state dispiegate in Grecia in occasione dei Giochi Olimpici del 2004 e a supporto delle lezioni presidenziali in Afghanistan nel settembre dello stesso anno; tra il settembre e l’ottobre del 2005 la NRF ha distribuito aiuti umanitari alle popolazioni colpite negli Stati Uniti dall’uragano “Katrina” e, poi, in Pakistan (dall’ottobre 2005 al febbraio 2006), dopo il violento terremoto che ha distrutto parte del paese. In attesa d’incorporare sino a 30.000 effettivi, la NRF già dispone di una brigata multinazionale (supportata da altre due brigate pre-designate all’impiego), due gruppi navali (lo Standing Nato Maritime Group SNMG e lo Standing Nato Mine Countermeasures Group SNMCG), una componente aerea, un’unità CBRN (Chemical, Biological, Radiological, Nuclear). 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Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Polonia, Norvegia, Romania, Spagna e Turchia sono i paesi europei che più contribuiscono finanziariamente e operativamente ai Corpi di Rapido Intervento NATO.\r\n\r\nA battesimo la nuova task force dell’Alleanza\r\nIl fondamento strategico per potenziare l’interoperabilità e le capacità di rischiaramento avanzato della Forze di pronto intervento è stato fissato nel 2013 dalla Connected Forces Initiative (CFI), l’iniziativa dell’Allied Command Transformation (ACT), il Comando alleato per la trasformazione con sede a Norfolk, Virginia, da cui dipendono una ventina di centri d’eccellenza NATO, due dei quali presenti in Italia (il Modelling & Simulation di Roma e lo Stability Policing COE di Vicenza). I documenti alleati prevedono a breve il rafforzamento della NRF con una brigata da combattimento di 2.500-3.000 uomini (con tre battaglioni di fanteria leggera, motorizzata o aeromobile, più alcuni battaglioni pesanti dotati di artiglieria, del genio, per la “difesa” NBC nucleare, batteriologica e chimica); un gruppo aereo composto da una quarantina tra velivoli da combattimento, di trasporto ed elicotteri, in grado di realizzare sino a 200 sortite al giorno; una task force navale formata da un gruppo guidato da una portaerei, un gruppo anfibio e un gruppo d’azione di superficie, per un totale di 10–12 navi. Fondamentale sarà il ruolo dei nuovi sistemi di telerilevamento ed intelligence, primo fra tutti l’AGS (Alliance Ground Surveillance) che a partire dal prossimo anno sarà attivato nella base siciliana di Sigonella grazie all’acquisizione di alcuni velivoli senza pilota Global Hawk di ultima generazione.\r\n\r\n \r\n\r\nL’esercitazione Trident Juncture 2015 consentirà di sperimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da corpo d’élite della NRF, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), la forza congiunta di pronto intervento opportunamente denominata Spearhead (punta di lancia). Prevista dal Readiness Action Plan, la VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate con capacità di dispiegamento rapido, fornite a rotazione e su base annuale da alcuni paesi dell’Alleanza. La leadership sarà assunta alternativamente da Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Spagna. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, afferma il Comando Nato. “In particolare, essa potrà essere di grande aiuto nel contrastare operazioni irregolari ibride come ad esempio lo schieramento di truppe senza le insegne nazionali o regolari e contro gruppi d’agitatori. Se saranno individuati infiltrati o pericoli di \u003Cmark>attacchi\u003C/mark> terroristici, la VJTC potrà essere inviata in un paese per operare a fianco della polizia nazionale e delle autorità di frontiera per bloccare le attività prima che si sviluppi una crisi”. Con la creazione della task force, la NATO ha riorganizzato quartier generali e comandi operativi: la Forza di pronto intervento NRF, nello specifico, è stata posta gerarchicamente sotto il controllo dei JFC - Joint Force Command di Brunssum (Olanda) e Napoli e di alcuni sottocomandi: per la componente terrestre (First German-Netherland Corps) quello di Münster, Germania; per la componente aerea (Joint Force Air Component HQ) Lione, Francia; per la componente navale (Spanish Maritime Force Command) Rota, Spagna; per le Forze Speciali (Polish Special Operations Command) Cracovia; per i Supporti logistici (Joint Logistic Support Group) Napoli.\r\n\r\nUn aeroporto ostaggio dei signori della guerra\r\nIl transito e il dispiegamento nello scalo siciliano di Trapani Birgi di decine di cacciabombardieri, aerei radar, velivoli cargo e rifornitori in volo non potrà che avere effetti pesantissimi sulla sicurezza e la regolarità del traffico aereo civile (grazie ai low cost questo aeroporto è uno dei più trafficati di tutto il sud Italia, ben 1.598.571 passeggeri in transito lo scorso anno). Nel trapanese è ancora vivo il ricordo di quanto avvenne nella primavera-estate del 2011, quando Birgi fu utilizzata dalla coalizione internazionale a guida USA-NATO per le operazioni di guerra contro la Libia di Gheddafi. In particolare, dal 21 al 31 marzo furono interdetti tutti i voli civili mentre successivamente, sino alla fine del mese di agosto, lo Stato Maggiore dell’Aeronautica impose un tetto massimo di 40 movimenti giornalieri che causò una drastica flessione del flusso estivo di turisti nelle province occidentali della Sicilia. Le operazioni di guerra in Libia proseguirono sino al 31 ottobre 2011, con grande dispiegamento a Birgi di uomini e mezzi dell’Aeronautica italiana e di alcuni partner NATO. I cacciabombardieri F-16 in dotazione allora al 37° Stormo dell’Aeronautica di Trapani Birgi operarono prima sotto il comando delle forze armate USA per il continente africano (US Africom) con compiti di “protezione e scorta delle missioni di soppressione delle difese aeree nemiche” ed “offensiva contro-aerea” e, successivamente, nell’ambito della missione NATO Unified Protector, per la “protezione di aerei rifornitori e radar AWACS, ricerca ed intercettazione di elicotteri ed aerei, implementazione della No Fly Zone”. A partire dal 1° aprile nello scalo siciliano fu costituito il T.G.A. - Task Group Air Birgi per coordinare le operazioni dei velivoli rischierati dall’Aeronautica (gli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle, i Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi-Brescia ed ECR del 50° Stormo di Piacenza, gli AMX del 32° Stormo di Amendola-Foggia e del 51° Stormo di Istrana-Treviso). In sette mesi di attività, i caccia italiani eseguirono da Trapani quasi 1.700 missioni per un totale di oltre 6.700 ore di volo, sganciando in Libia più di 500 tra bombe e missili da crociera a lunga gittata. Dal Task Group Air Birgi dipese pure l’utilizzo degli aerei senza pilota Predator B, in dotazione al 32° Stormo. A Trapani furono trasferiti infine sette caccia F-18 Hornet, due velivoli tanker C-150T e due CP-140 Aurora per la guerra elettronica delle forze armate canadesi, tre velivoli E-3A AWACS della NATO e due AWACS e due aerei da trasporto VC-10 Vickers britannici. Dallo scalo siciliano transitarono pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale a disposizione della coalizione alleata. Stando alle stime ufficiali, la NATO avrebbe lanciato da Trapani quasi il 14% dei blitz aerei contro obiettivi libici.\r\n\r\n \r\n\r\nL’aeroporto di Birgi è classificato ancora come “scalo militare destinato al ruolo di Deployement Operating Base (DOB)”: sostiene cioè i rischieramenti di velivoli da guerra italiani e NATO, ma le sue due piste lunghe rispettivamente 2.695 e 2.620 metri, possono essere aperte al traffico aereo civile “a determinate condizioni”. Attualmente lo scalo ospita il Comando del 37° Stormo dell’Aeronautica, il 18° Gruppo di volo dotato di otto caccia multiruolo di ultima generazione Eurofighter Typhoon e l’82° Centro CSAR (Combat Search and Rescue), equipaggiato con gli elicotteri HH-3F, con compiti di ricerca e soccorso degli equipaggi dispersi e il trasporto sanitario d’urgenza. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, Trapani Birgi è pure la base operativa avanzata (FOB) degli aerei-radar E-3A AWACS nell’ambito del programma multinazionale NATO Airborne Early Warning Force per la sorveglianza integrata dello spazio aereo, il cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania). Da due anni a questa parte, l’aeroporto è utilizzato infine dall’industria Piaggio Aerospace (interamente controllata da un fondo degli Emirati Arabi Uniti) per testare i nuovi velivoli senza pilota P.1HH “HammerHead” (Squalo martello), prodotti negli stabilimenti di Villanova d’Albenga (Savona). Lo Squalo martello si posiziona nella fascia alta dei velivoli a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long Endurance); con un’apertura alare di 15,5 metri, il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e permanere in volo per più di 16 ore. Le torrette elettro-ottiche, i visori a raggi infrarossi e i radar di cui è dotato gli consentono d’individuare l’obiettivo, fornire ai caccia “amici” le coordinate per l’attacco aereo o terrestre, oppure colpire direttamente con missili e bombe a guida di precisione (lo Squalo martello può trasportare sino a 500 kg di armamenti). I frequenti decolli e atterraggi del drone militare comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle isole Egadi. Il 19 marzo scorso si è pure sfiorata la tragedia: alle ore \u003Cmark>13\u003C/mark> circa, lo Squalo martello è uscito fuori pista durante le prove di rullaggio, terminando la sua corsa nel prato circostante. 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Gianfranco Ragona, che insegna storia all’Università di Torino, ed ha studiato Landauer, cui ha dedicato saggi ed articoli, oltre ad aver curato la pubblicazione di alcuni scritti, l’ultimo “una strada per la liberazione della classe lavoratrice”, uscito per i tipi di Milieux edizioni, introdurrà la serata.\r\nUn’occasione per riflettere su un retaggio da noi ancora poco conosciuto ma la cui eco profonda si ritrova in tanti temi e posture dei movimenti che attraversano l’alba del terzo millennio.\r\nNe abbiamo parlato con Gianfranco Ragona\r\n\r\nUna panoramica sulle piazze antimilitariste del 4 novembre\r\n\r\nGalera e manganello\r\nLa scorsa settimana ci siamo occupati del decreto governativo su rave ed ergastolo ostativo con l’aiuto di un avvocato oggi proveremo a fare una riflessione a più ampio raggio sulle prime mosse del governo Meloni, che è salito alla ribalta internazionale anche per la decisione di impedire lo sbarco di profughi e migranti ripescati in mare dalle navi delle Ong che operano nel Mediterraneo.\r\n\r\nUna riflessione sull’ambiente, i mutamenti climatici, i movimenti a partire dall’ultimo libro di Andrea Staid, “Essere Natura” Uno sguardo antropologico per cambiare il nostro rapporto con l’ambiente.\r\nQuesto libro vuole essere un contributo non solo alla comprensione di un concetto che è quello della pluralità eco-sistemica o multi-naturalista, ma soprattutto vorrebbe essere un manifesto per la presa di coscienza che per cambiare il mondo da un punto di vista ecologico e sociale, per salvarci dal disastro è necessario un modo differente di guardare e pensare alla “natura.” La natura non è un luogo ma un organismo vivente e noi come specie ne facciamo parte, sembra una piccola cosa da comprendere ma è fondamentale per ripensarci nel qui e ora. 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In settembre il Dipartimento dell’Aeronautica militare USA ha firmato un contratto del valore di 177 milioni di dollari circa con la società Collins Aerospace, controllata dal colosso militare industriale Raytheon Technologies, per migliorare l’efficienza e garantire la manutenzione del sistema di comunicazione strategico ad alta frequenza.\r\nSigonella è la principale base europea per i droni da spionaggio e da combattimento.\r\nSe dovesse scoppiare la guerra nucleare il nostro paese sarebbe in prima fila. 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No alla città dell’aerospazio!\r\nNo alla Nato a Torino!\r\nNo alle spese militari!\r\nVenerdì 2 dicembre sciopero generale contro la guerra e l’economia di guerra!\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org","17 Novembre 2022","2022-11-17 15:18:26","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/2022-11-10-manif-ragona-landauer-col-200x110.jpg","Anarres dell’11 novembre. Landauer. Galera e manganello. Guerra nucleare. 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Gianfranco Ragona, che insegna storia all’Università di Torino, ed ha studiato Landauer, cui ha dedicato saggi ed articoli, oltre ad aver curato la pubblicazione di alcuni scritti, l’ultimo “una strada per la liberazione della classe lavoratrice”, uscito per i tipi di Milieux edizioni, introdurrà la serata.\r\nUn’occasione per riflettere su un retaggio da noi ancora poco conosciuto ma la cui eco profonda si ritrova in tanti temi e posture dei movimenti che attraversano l’alba del terzo millennio.\r\nNe abbiamo parlato con Gianfranco Ragona\r\n\r\nUna panoramica sulle piazze antimilitariste del 4 \u003Cmark>novembre\u003C/mark>\r\n\r\nGalera e manganello\r\nLa scorsa settimana ci siamo occupati del decreto governativo su rave ed ergastolo ostativo con l’aiuto di un avvocato oggi proveremo a fare una riflessione a più ampio raggio sulle prime mosse del governo Meloni, che è salito alla ribalta internazionale anche per la decisione di impedire lo sbarco di profughi e migranti ripescati in mare dalle navi delle Ong che operano nel Mediterraneo.\r\n\r\nUna riflessione sull’ambiente, i mutamenti climatici, i movimenti a partire dall’ultimo libro di Andrea Staid, “Essere Natura” Uno sguardo antropologico per cambiare il nostro rapporto con l’ambiente.\r\nQuesto libro vuole essere un contributo non solo alla comprensione di un concetto che è quello della pluralità eco-sistemica o multi-naturalista, ma soprattutto vorrebbe essere un manifesto per la presa di coscienza che per cambiare il mondo da un punto di vista ecologico e sociale, per salvarci dal disastro è necessario un modo differente di guardare e pensare alla “natura.” La natura non è un luogo ma un organismo vivente e noi come specie ne facciamo parte, sembra una piccola cosa da comprendere ma è fondamentale per ripensarci nel qui e ora. Dobbiamo pensarla come il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose “inanimate”, una totalità che include evidentemente anche la nostra specie. È giunto il momento di fondare un’ecologia dove tutto il vivente, uomo compreso interagisca senza frontiere di specie. La natura pensata e vissuta non come separata dall’uomo ma come un insieme di relazioni, il paesaggio è prima di tutto un luogo di “vite” da rispettare e comprendere, non un oggetto da museificare, patrimonializzare e mercificare. La natura è un intreccio di vite, non uno slogan per rilanciare l’economia in crisi. Di fatto da come abitiamo e pensiamo l’ambiente, da come sapremo narrare e costruire nuovi modi di abitare possiamo cambiare il mondo.\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Staid\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 18 \u003Cmark>novembre\u003C/mark>\r\nore 21 corso Palermo 46\r\nL’urgenza dell’autogestione\r\nL’attualità di Landauer per i movimenti post novecenteschi\r\nNe parleremo con Gianfranco Ragona dell’Università di Torino, autore, tra gli altri, di “Gustav Landauer. Anarchico, ebreo, tedesco”, curatore dell’antologia “La comunità anarchica. Scritti politici”.\r\n\r\nNo alla guerra nucleare!\r\nSabato 19 \u003Cmark>novembre\u003C/mark>\r\nManifestazione antimilitarista\r\ndalle 15 alle 17 \r\nalla Collins Aerospace (ex Microtecnica) di piazza Graf \r\nNella base siciliana di Sigonella le antenne e le apparecchiature che assicurano al Pentagono la trasmissione degli ordini di guerra nucleare saranno potenziate. In settembre il Dipartimento dell’Aeronautica militare USA ha firmato un contratto del valore di 177 milioni di dollari circa con la società Collins Aerospace, controllata dal colosso militare industriale Raytheon Technologies, per migliorare l’efficienza e garantire la manutenzione del sistema di comunicazione strategico ad alta frequenza.\r\nSigonella è la principale base europea per i droni da spionaggio e da combattimento.\r\nSe dovesse scoppiare la guerra nucleare il nostro paese sarebbe in prima fila. Bombe atomiche statunitensi sono anche nella basi di Ghedi e di Aviano.\r\nLa Russia dal canto suo ha detto a chiare lettere che, qualsiasi \u003Cmark>attacco\u003C/mark> ai territori ucraini occupati e poi annessi alla Russia sarà considerato atto di guerra e, quindi, passibile di risposta nucleare.\r\nLa possibilità di un’escalation bellica devastante è sempre più forte.\r\nSempre più urgente è rinforzare l’opposizione alla guerra e al militarismo.\r\nGettare sabbia nel motore del militarismo è possibile. Le basi della guerra sono a due passi dalle nostre case\r\nPartendo da casa nostra, dallo stabilimento di Collins Aerospace.\r\nChiusura e riconversione dell’industria bellica!\r\nNo al nuovo polo bellico di Leonardo in corso Marche! No alla città dell’aerospazio!\r\nNo alla Nato a Torino!\r\nNo alle spese militari!\r\nVenerdì 2 dicembre sciopero generale contro la guerra e l’economia di guerra!\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org",{"matched_tokens":318,"snippet":319,"value":319},[88],"Anarres dell’11 \u003Cmark>novembre\u003C/mark>. Landauer. Galera e manganello. Guerra nucleare. 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Interessano a chi governa, ma non hanno nessun significato per chi abita uno o l’altro versante di una montagna, l’una o l’altra riva di un fiume, dove nuotano gli stessi pesci, dove crescono le stesse piante, dove vivono uomini e donne che si riconoscono uguali di fronte ai padroni che si fanno ricchi sul loro lavoro.\r\nLa storia delle rivolte, delle “tregue spontanee”, dell’odio per gli ufficiali, pur ricostruita in numerosi studi, non è mai entrata nei programmi scolastici, perché la propaganda militarista nelle scuole non è mai cessata. Anzi! I militari entrano nelle scuole come “esperti”, per indottrinare ed arruolare ragazzi e ragazze.\r\nCent’anni dopo, quelle trincee impastate di sangue, sudore, fango e rabbia la retorica patriottica, il garrire di bandiere e le parate militari continuano a nascondere i massacri, i pescecani che si arricchivano, le “decimazioni”, gli stupri di massa.\r\nLa memoria popolare ne conserva traccia nelle canzoni, che sono passate di bocca in bocca e riecheggiano nelle labbra di chi oggi lotta contro eserciti, guerre, stati e frontiere.\r\nIn memoria dei disertori di allora, in solidarietà a chi oggi rifiuta l’arruolamento in Russia e in Ucraina una giornata di info e lotta per l’accoglienza di chi fugge l’arruolamento forzato, per il ritiro delle missioni militari all’estero.\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nNe abbiamo parlato con Dario dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nProve tecniche di fascismo\r\nIl primo provvedimento del governo Meloni, annunciato come stretta sui rave party, fatto in se già grave, in realtà è a tal punto indeterminato da consentire, a discrezione di polizia e magistratura, un’applicazione ben più ampia.\r\nLa reclusione da tre a sei anni per chi organizza raduni oltre le 50 persone, che sono considerati potenzialmente rischiosi per ordine pubblico, salute pubblica e sicurezza pubblica, è di fatto un’ipoteca pesantissima sulla libertà di manifestare. Libertà che nell’attuale ordinamento richiede, in caso di manifestazioni pubbliche, solo l’obbligo di preavviso alla polizia, obbligo che, se evaso, non necessariamente prevede una sanzione.\r\nD’ora in poi l’agibilità politica dei movimenti sarà sottoposta alla spada di Damocle di una possibile denuncia per violazione della nuova legge, che colpirà anche chi sarà riconosciut* come partecipante.\r\nÈ una china scivolosa, che, negli anni, di legge in legge, sta limitando seriamente la libertà di manifestare nel nostro paese.\r\nUn’ulteriore prova, se mai ce ne fosse bisogno, che una svolta autoritaria è perfettamente compatibile con la democrazia parlamentare. Da Adolf Hitler ai giorni nostri.\r\nCe ne ha parlato l’avvocato Gianluca Vitale\r\n\r\nCiao Claudio!\r\nUn ricordo di Claudio Venza, anarchico scomparso il 27 ottobre, nelle parole di Clara Germani, compagna del gruppo Germinal di Trieste\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 18 novembre\r\nore 21 corso Palermo 46\r\nL’urgenza dell’autogestione\r\nL’attualità di Landauer per i movimenti post novecenteschi\r\nNe parleremo con Gianfranco Ragona dell’Università di Torino, autore, tra gli altri, di “Gustav Landauer. Anarchico, ebreo, tedesco”, curatore dell’antologia “La comunità anarchica. Scritti politici”.\r\n\r\nNo alla guerra nucleare!\r\nSabato 19 novembre\r\nManifestazione antimilitarista\r\nDalle 15 alle 17 \r\nalla Collins Aerospace (ex Microtecnica) di piazza Graf \r\nNella base siciliana di Sigonella le antenne e le apparecchiature che assicurano al Pentagono la trasmissione degli ordini di guerra nucleare saranno potenziate. 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Contestualmente ai morti di Covid, aumentano i decessi di chi soffre di altre malattie.\r\nL’ultima risposta del governo è il lockdown selettivo riservato ai soli non vaccinati, cui verrà permesso solo di lavorare e fare la spesa. Il Green Pass rinforzato consente di mantenere tutto aperto in vista del delirio consumistico di fine anno, punendo chi, per ragioni diverse, ha scelto di non vaccinarsi.\r\nIl Green pass super non è una misura che possa garantire il contenimento della malattia, ma un’ulteriore forma di pressione nei confronti dei non vaccinati, uno strumento di controllo biopolitico, che, con ogni probabilità, innescherà nuove tensioni sociali.\r\nSiamo di fronte ad un incredibile paradosso, la convergenza di due strade divaricate e ostili. Da un lato il governo cui preme solo garantire la produzione e circolazione delle merci e quindi, per il bene dell’economia, dichiara di voler scongiurare un lockdown totale (almeno sin dopo Natale). Dall’altro lato la parte negazionista dei No vax, che a loro volta vogliono impedire chiusure e limitazioni. Anche i No Vax ambiscono a tenere tutto aperto.\r\nI Draghi e i Puzzer sono nemici, ma sono anche l’immagine rovesciata allo specchio l’uno dell’altro.\r\nSullo sfondo la grande paura che segna questi anni. La paura del futuro che non c’è, della crisi climatica, della precarietà sempre più diffusa, di una gestione della salute pubblica, che ci nega come soggetti attivi e consapevoli. La paura che la libertà di movimento, l’unico privilegio di cui gode chi vive nel nord ricco del mondo, venga per sempre messa sotto controllo governativo. \r\nIn questi anni abbiamo assistito attoniti al risorgere potente dei nazionalismi e dei particolarismi, delle religioni e delle guerre sante. Oggi, complice la pandemia, assistiamo all’emergere di movimenti millenaristi, che, se non si inverte la rotta, rischiano di celebrare la fine del mondo in una terrificante cupio dissolvi, con l’unico obiettivo dell’eterna ripetizione di presente. \r\nNe abbiamo discusso con Massimo Varengo\r\n\r\nCronache antimilitariste e prospettive di lotta\r\nLa buona riuscita del corteo dello scorso sabato a Torino è un positivo segnale di crescita delle lotte contro produzione bellica, spesa di guerra, missioni militari all’estero, basi militari e poligoni di tiro. Un concreto orizzonte di lotta che occorre allargare estendendo la rete antimilitarista e moltiplicando gli appuntamenti di lotta su scala locale e nazionale.\r\nNe abbiamo parlato con Federico dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nPolonia. La legge contro l’aborto uccide\r\n“Aborto libero! Assassini”, firmato “A” cerchiata femminista, è la scritta che ha fatto la sua comparsa davanti alla sede del consolato polacco in via Madama Cristina 142 a Torino.\r\nIzabela aveva solo 30 anni. È arrivata all’ospedale di Pszczyna (Polonia) alla ventiduesima settimana di gravidanza, dopo che le si erano prematuramente rotte le acque. I medici hanno tentennato fino alla morte del feto che già evidenziava chiare malformazioni. Giunti al punto di non ritorno è stato applicato un cesareo d’urgenza, ma Izabela non ce l’ha fatta. Era oramai troppo tardi, il suo cuore ha smesso di battere causa shock settico. I fatti si sono consumati a pochi mesi di distanza dalla decisione della Corte Costituzionale - convertita in legge nel gennaio di quest’anno - che rende quasi del tutto impossibile abortire legalmente in Polonia.\r\n\r\nFemminismo e militarismo\r\nIl 25 novembre il monumento al bersagliere in corso Galileo Ferraris a Torino è stato ridisegnato in chiave antimilitarista e antisessista da alcunə anarcofemministə di passaggio. Le vergogne del militarismo sono state coperte, rivelando la natura gerarchica, prevaricatoria, intrinsecamente machista e patriarcale di tutti gli eserciti, che siano essi impegnati in imprese neocoloniali al di fuori dei confini nazionali oppure in operazioni di pattugliamento delle strade dei quartieri popolari. \"Stupratori assassini\" è la scritta appesa a mezz'aria, campeggiante sullo sfondo, così come a restare sullo sfondo sono troppo spesso i corpi violati e/o senza vita di tante donne la cui libertà è perennemente sotto attacco. Patriarcato e ideologia militare vanno a braccetto. Sta a noi tuttə metterci di traverso per scardinare l'ordine che poggia su queste odiose fondamenta.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nLunedì 29 novembre\r\npresidio in piazza Castello contro la presenza a Torino di Lagarde, presidente della BCE\r\nDalle 16,30 \r\n\r\nMartedì 30 novembre\r\nPresidio di lotta di fronte all’ingresso dell’Oval, che ospita la ottava edizione dell’Aerospace and defence meeting – mostra mercato dell’industria bellica aerospaziale. Dalle 12,30\r\n\r\nMercoledì 1 dicembre\r\nassemblea popolare No Tav\r\nore 21 al polivalente di Bussoleno\r\n\r\nSabato 4 dicembre\r\nNo Draghi day promosso dal sindacalismo di base contro la macelleria sociale del governo.\r\nAppuntamento alle 15 in piazza Solferino\r\n\r\nMercoledì 8 dicembre\r\nMarcia popolare No Tav da Borgone a San Didero.\r\nDalle ore 13\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30 (anticipata a martedì 30 novembre e a martedì 7 dicembre per consentire la partecipazione alle iniziative No Tav in valle) \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","29 Novembre 2021","2021-11-29 13:01:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/War-Poverty-Business-refugees-Migrations-1-col-200x110.jpg","Anarres del 26 novembre. La pandemia e l’eterno ritorno del presente. Spezzare le ali del militarismo. Polonia: la legge contro l’aborto uccide. Femministe e antimilitariste...",1638182997,[],[],{"post_content":366,"post_title":369},{"matched_tokens":367,"snippet":284,"value":368},[87],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle \u003Cmark>13\u003C/mark> sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-11-26-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nLa strage di stato continua: è arrivata la quarta ondata, aumentano i contagi ed i morti.\r\nIl vaccino pare aver ridotto la mortalità della malattia, ma l’immunità resta un orizzonte lontano.\r\nIn due anni i governi che si sono succeduti si sono ben guardati dal mettere in campo le misure necessarie a ridurre le possibilità di contagio nelle fabbriche, nei magazzini, sui trasporti pubblici, nelle scuole. Tutto è peggio di prima. La prevenzione e la cura di gravi patologie non trasmissibili già privilegio per chi può pagare, è oggi un miraggio. Contestualmente ai morti di Covid, aumentano i decessi di chi soffre di altre malattie.\r\nL’ultima risposta del governo è il lockdown selettivo riservato ai soli non vaccinati, cui verrà permesso solo di lavorare e fare la spesa. Il Green Pass rinforzato consente di mantenere tutto aperto in vista del delirio consumistico di fine anno, punendo chi, per ragioni diverse, ha scelto di non vaccinarsi.\r\nIl Green pass super non è una misura che possa garantire il contenimento della malattia, ma un’ulteriore forma di pressione nei confronti dei non vaccinati, uno strumento di controllo biopolitico, che, con ogni probabilità, innescherà nuove tensioni sociali.\r\nSiamo di fronte ad un incredibile paradosso, la convergenza di due strade divaricate e ostili. Da un lato il governo cui preme solo garantire la produzione e circolazione delle merci e quindi, per il bene dell’economia, dichiara di voler scongiurare un lockdown totale (almeno sin dopo Natale). 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Oggi, complice la pandemia, assistiamo all’emergere di movimenti millenaristi, che, se non si inverte la rotta, rischiano di celebrare la fine del mondo in una terrificante cupio dissolvi, con l’unico obiettivo dell’eterna ripetizione di presente. \r\nNe abbiamo discusso con Massimo Varengo\r\n\r\nCronache antimilitariste e prospettive di lotta\r\nLa buona riuscita del corteo dello scorso sabato a Torino è un positivo segnale di crescita delle lotte contro produzione bellica, spesa di guerra, missioni militari all’estero, basi militari e poligoni di tiro. Un concreto orizzonte di lotta che occorre allargare estendendo la rete antimilitarista e moltiplicando gli appuntamenti di lotta su scala locale e nazionale.\r\nNe abbiamo parlato con Federico dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nPolonia. La legge contro l’aborto uccide\r\n“Aborto libero! Assassini”, firmato “A” cerchiata femminista, è la scritta che ha fatto la sua comparsa davanti alla sede del consolato polacco in via Madama Cristina 142 a Torino.\r\nIzabela aveva solo 30 anni. È arrivata all’ospedale di Pszczyna (Polonia) alla ventiduesima settimana di gravidanza, dopo che le si erano prematuramente rotte le acque. I medici hanno tentennato fino alla morte del feto che già evidenziava chiare malformazioni. Giunti al punto di non ritorno è stato applicato un cesareo d’urgenza, ma Izabela non ce l’ha fatta. Era oramai troppo tardi, il suo cuore ha smesso di battere causa shock settico. 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Ne parliamo con Federico del coordinamento libertario del Friuli e Venezia Giulia.\r\n\r\nDecreto sicurezza, allargamento del daspo urbano, riforma della prescrizione, galera per chi occupa una casa, una fabbrica o fa un blocco stradale, abolizione della protezione umanitaria e del diritto all’alfabetizzazione per i migranti, \u003Cmark>attacco\u003C/mark> al divorzio e all’aborto... \r\nQuesti alcuni dei tasselli che compongono un mosaico di guerra ai poveri e ad ogni forma di opposizione sociale.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo di ZIC\r\n\r\nSenza famiglia. Il ddl Pillon, che mira a modificare la legge sul divorzio rappresenta un pesante \u003Cmark>attacco\u003C/mark> alla libertà delle donne e dei bambini e mira a rendere sempre più difficile mettere la parola fine ad una relazione. In questi giorni sta crescendo la marea indignata contro quest’ennesimo tentativo di affondo del patriarcato e della chiesa cattolica. Può essere un’occasione per proporre un approccio diverso a queste questioni. Il matrimonio non è un obbligo ma una scelta. I sentimenti e le relazioni non possono essere ingabbiati da leggi e prescrizioni. La famiglia è una gabbia dalla quale è possibile e necessario liberarsi. \r\n\r\nNo Tav. I Si Tav scendono in piazza domani, sostenuti da una poderosa campagna mediatica: la sindaca “No Tav” non esita a fare dichiarazioni di apertura alle associazioni imprenditoriali e alle aree politiche che hanno promosso la manifestazione.\r\nIl momento è delicato, più delicato che tante altre occasioni in cui il movimento ha dovuto affrontare nemici decisi a spezzarne la resistenza. Oggi il pericolo è più insidioso, perché le sirene a Cinque Stelle cantano una canzone che potrebbe condurlo sugli scogli.\r\nLa manifestazione dell’8 dicembre sarà un importante banco di prova dell’autonomia del movimento. Nell’anniversario della rivolta di Venaus la scommessa è sempre quella di rendere ingovernabile il territorio per obbligare il governo alla resa. Altrimenti si rischia di ottenere solo una lunga tregua.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 9 \u003Cmark>novembre\u003C/mark>\r\nEducare per la libertà\r\nS-cateniamo i bambini e le bambine! \r\nIncontro su pedagogia libertaria e scuole autogestite\r\ncon Maurizio Giannangeli della Rete per l’Educazione Libertaria\r\nore 21 – alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nSabato 17 \u003Cmark>novembre\u003C/mark> – Giochi senza frontiere. Mattinata antirazzista ai giardini di via Montanaro con tornei di ping pong No Border, tirassegno, pignata, birilli e tante altre sorprese. Dalle 10 alle 12,30 \r\n\r\nSabato 8 dicembre. Spezzone rosso nero al corteo No Tav a Torino\r\n\r\nVenerdì 18 gennaio\r\nIncontro con Francesco Codello, autore de “La condizione umana nel pensiero libertario”\r\nore 21 alla Fat, in corso Palermo 46\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":428,"snippet":429,"value":429},[88],"Anarres del 9 \u003Cmark>novembre\u003C/mark>. Educazione libertaria. Gorizia antimilitarista. Il governo dichiara guerra ai movimenti. 8 dicembre No Tav. 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