","Parigi: prime riflessioni dopo gli attentati di venerdì sera","post",1447709892,[63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73],"http://radioblackout.org/tag/attacchi-13-novembre/","http://radioblackout.org/tag/attentati/","http://radioblackout.org/tag/banlieue/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/jihadismo/","http://radioblackout.org/tag/neocolonialismo/","http://radioblackout.org/tag/neoliberismo/","http://radioblackout.org/tag/parigi/","http://radioblackout.org/tag/pasrigi/","http://radioblackout.org/tag/securitario/",[75,36,76,77,78,79,80,81,20,82,83],"attacchi 13 novembre","banlieue","colonialismo","guerra","Jihadismo","neocolonialismo","neoliberismo","Pasrigi","securitario",{"post_content":85,"post_title":89,"tags":92},{"matched_tokens":86,"snippet":87,"value":88},[36],"è stata teatro di sette \u003Cmark>attentati\u003C/mark> compiuti a pochi minuti di","Abbiamo parlato questa mattina con Simona, ricercatrice e dottoranda presso l'Université Paris Ouest Nanterre che da qualche anno vive a Parigi. La capitale francesce venerdì notte è stata teatro di sette \u003Cmark>attentati\u003C/mark> compiuti a pochi minuti di distanza uno dall'altro nel centro della città. I morti sono al momento 129 e i feriti circa 350, di cui molti ancora in gravi condizioni.\r\n\r\nAl di là delle narrazioni e facili polarizzazioni apparse fin da subito su giornali e media mainstream, le abbiamo chiesto qual è al momento il clima nella metropoli francese e quali sono, dal suo punto di vista, gli elementi più importanti da tenere presenti all'indomani dell'attacco, che presenta similitudini ma anche grandi differenze rispetto agli attacchi del gennaio scorso contro la redazione di Charlie Hebdo e l'hypermarché casher.\r\n\r\nAncora una volta il passato coloniale della Francia fa sentire tutto il suo peso, con le sue riattualizzioni nelle guerre in corso e il suo ruolo fortemente aggressivo sul piano militare che in Africa e Medio Oriente dura da almeno 15 anni. Ma il colonialismo francese e le sue conseguenze si manifestano in differenti modi anche all'interno del paese, in quei luoghi e nelle vite di quei soggetti che improvvisamente, dagli spazi dell'esclusione e della marginalizzazione, riprendono centralità, perché sono utili a incarnare la comparsa di generici \"folli\" convertiti all'islam radicale nel cuore della vecchia Europa. Letture troppo facili ed inutili, a nostro avviso, perchè non chiamano mai in causa, in modo critico, le linee della razza, della classe, la ghettizzazione sistematica, la necessaria distanza da mantenere rispetto ad un \"centro\" che venerdì è stato completamente sconvolto. I giovani delle banliue, i \"radicalizzati\", gli esclusi che appartengono a certi settori di società, non vengono interrogati se non attraverso consuete retoriche e descrizioni colme di pregiudizi.\r\n\r\nSicuramente il tempo che ci separa dagli eventi di venerdì è ancora troppo breve per capire cosa succederà rispetto ai dispositivi di controllo e repressione che saranno sicuramente dispiegati con maggiore intensità in certe zone delle grandi città e nei confronti di soggetti ben precisi. In ogni caso, queste prime riflessioni sono da tenere presenti proprio in vista di quello che verrà e nell'ottica di costruire una capacità critica e comunicativa che è necessario ampliare.\r\n\r\nAscolta il contributo di Simona:\r\n\r\nUnknown",{"matched_tokens":90,"snippet":91,"value":91},[36],"Parigi: prime riflessioni dopo gli \u003Cmark>attentati\u003C/mark> di venerdì sera",[93,95,98,100,102,104,106,108,110,112,114],{"matched_tokens":94,"snippet":75},[],{"matched_tokens":96,"snippet":97},[36],"\u003Cmark>attentati\u003C/mark>",{"matched_tokens":99,"snippet":76},[],{"matched_tokens":101,"snippet":77},[],{"matched_tokens":103,"snippet":78},[],{"matched_tokens":105,"snippet":79},[],{"matched_tokens":107,"snippet":80},[],{"matched_tokens":109,"snippet":81},[],{"matched_tokens":111,"snippet":20},[],{"matched_tokens":113,"snippet":82},[],{"matched_tokens":115,"snippet":83},[],[117,123,126],{"field":37,"indices":118,"matched_tokens":120,"snippets":122},[119],1,[121],[36],[97],{"field":124,"matched_tokens":125,"snippet":91,"value":91},"post_title",[36],{"field":127,"matched_tokens":128,"snippet":87,"value":88},"post_content",[36],578730123365712000,{"best_field_score":131,"best_field_weight":132,"fields_matched":133,"num_tokens_dropped":49,"score":134,"tokens_matched":119,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,3,"578730123365711979",{"document":136,"highlight":156,"highlights":172,"text_match":129,"text_match_info":180},{"cat_link":137,"category":138,"comment_count":49,"id":139,"is_sticky":49,"permalink":140,"post_author":52,"post_content":141,"post_date":142,"post_excerpt":55,"post_id":139,"post_modified":143,"post_thumbnail":144,"post_thumbnail_html":145,"post_title":146,"post_type":60,"sort_by_date":147,"tag_links":148,"tags":153},[46],[48],"39842","http://radioblackout.org/2017/01/afghanistan-hacker-sabotaggio-contro-lo-stato-stragista/","E' di questi giorni la notizia di un ennesimo attentato in Afghanistan, teatro l'11 gennaio di una doppia esplosione vicino al parlamento. \"Oltre trenta persone uccise in due attacchi vicino al parlamento di Kabul. Gli attentati nella capitale afgana sono stati rivendicati dai taliban e avevano come obiettivo un minivan che trasportava agenti dei servizi di intelligence. Secondo le autorità sanitarie, i morti sono almeno 38 e una ventina i feriti\". Il 23 luglio ottanta persone erano morte ed oltre duecento ferite, in un attentato rivendicato dall'Is e compiuto da un commando kamikaze durante una grande manifestazione a Kabul. La protesta era stata organizzata da esponenti della popolazione Hazara, una minoranza di lingua persiana e sciita, contro l'esclusione della provincia di Bamyan dall'accesso all'energia elettrica.\r\n\r\nQuesta mattina abbiamo avuto come ospite in studio Hussain, il quale ci ha raccontato come alcuni giovani hazara siano recentemente riusciti ad hackerare un sito del Ministero degli Interni afgano, accedendo a documenti da cui risulterebbea che i vari attentati avvenuti ai danni sia degli Hazara che dei Pashtun negli ultimi mesi siano stati in realtà orditi dal governo afgano stesso, come strategia della tensione (potenzialmente foriera di una guerra civile) volta a mantenere il controllo del territorio. Non è chiaro se gli hacker siano effettivamente entrati in possesso dei documenti governativi, ma attraverso la diffusione della notizia provano a mettere sotto scacco il governo: chiedono l'allacciamento alla luce elettrica nella loro regione del Bamian, infrastrutture e welfare in cambio del fatto che non diffonderanno le informazioni.\r\n\r\nAscolta il contributo:\r\n\r\nHazara hacker","13 Gennaio 2017","2017-01-17 19:09:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/313161e4-d17f-11e6-86a3-82dfe61732b8_image_hires-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"187\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/313161e4-d17f-11e6-86a3-82dfe61732b8_image_hires-300x187.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/313161e4-d17f-11e6-86a3-82dfe61732b8_image_hires-300x187.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/313161e4-d17f-11e6-86a3-82dfe61732b8_image_hires.jpg 440w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Afghanistan: hacker-sabotaggio contro lo Stato stragista",1484317858,[149,64,150,151,152],"http://radioblackout.org/tag/afghanistan/","http://radioblackout.org/tag/daesh/","http://radioblackout.org/tag/hacker/","http://radioblackout.org/tag/hazara/",[24,36,27,154,155],"hacker","hazara",{"post_content":157,"tags":161},{"matched_tokens":158,"snippet":159,"value":160},[36],"al parlamento di Kabul. 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L'episodio è sicuramente collegato all'anniversario del golpe nel luglio di due anni fa, che ha visto salire al potere il generale, voluto e fortemente \"favorito\" dai governi occidentali, come baluardo anti stato islamico nella regione. Al-Sisi dopo sabato ha colto l'occasione per una nuova stretta repressiva nei confronti di oppositori interni e giornalisti non allineati con il regime (egiziani o stranieri). Questa mattina abbiamo parlato con Giuseppe Acconcia - scrittore e giornalista del Manifesto - della situazione in cui si muove il regime violento e repressivo del generale, che ha sostituito il governo del presidente Morsi e dei Fratelli Musulmani dal 2013: dopo arresti, processi e centinaia di condanne a morte o all'ergastolo di ex-esponenti del governo ma anche di attivisti e militanti dell'opposizione laica, di centro o estrema sinistra, la mano dura di polizia, magistratura e censura si è abbattuta anche su giornalisti che sono stati improgionati o espulsi dal paese.\r\n\r\nDiviene quindi imprescindibile di fronte ai livelli di intensità crescenti dei diversi conflitti presenti nella zona - la lunga e logorante guerra in Siria, la situazione esplosiva in Sinai che ha causato pochi giorni fa circa 200 morti e il zoppicante accordo tra Onu e governo libico di Tobruk rappresentato, di fatto, solo dalla figura del generale Haftar - inserire l'azione di Al-Sisi e dei suoi sostenitori internazionali in un quadro più ampio di interessi e conflitti regionali. Prima di tutto partendo dalla guerra in Libia, dal controllo dei confini con Egitto e Tunisia, da una partita enorme di profitti e traffici giocata principalmente sulla pelle di migliaia di richiedenti asilo e migranti che cercano, malgrado tutto e in ogni modo, di raggiungere il Mediterraneo.\r\n\r\nAscolto l'interessante contributo\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ","13 Luglio 2015","2015-07-20 13:25:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"190\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-300x190.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-300x190.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize.jpg 672w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","In Egitto aumenta la stretta repressiva",1436792504,[197,64,198,199,200,201,202,203,204,205,206],"http://radioblackout.org/tag/affari-sui-migranti/","http://radioblackout.org/tag/confini/","http://radioblackout.org/tag/controllo-dei-confini/","http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/guerra-in-libia/","http://radioblackout.org/tag/il-cairo/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/regime-militare-al-sisi/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[208,36,209,210,211,212,213,214,215,216,217],"affari sui migranti","confini","controllo dei confini","Egitto","guerra in Libia","Il Cairo","migranti","regime militare Al-Sisi","repressione","tunisia",{"tags":219},[220,222,224,226,228,230,232,234,236,238,240],{"matched_tokens":221,"snippet":208},[],{"matched_tokens":223,"snippet":97},[36],{"matched_tokens":225,"snippet":209},[],{"matched_tokens":227,"snippet":210},[],{"matched_tokens":229,"snippet":211},[],{"matched_tokens":231,"snippet":212},[],{"matched_tokens":233,"snippet":213},[],{"matched_tokens":235,"snippet":214},[],{"matched_tokens":237,"snippet":215},[],{"matched_tokens":239,"snippet":216},[],{"matched_tokens":241,"snippet":217},[],[243],{"field":37,"indices":244,"matched_tokens":245,"snippets":247},[119],[246],[36],[97],{"best_field_score":131,"best_field_weight":132,"fields_matched":119,"num_tokens_dropped":49,"score":249,"tokens_matched":119,"typo_prefix_score":49},"578730123365711977",{"document":251,"highlight":265,"highlights":277,"text_match":129,"text_match_info":283},{"cat_link":252,"category":253,"comment_count":49,"id":254,"is_sticky":49,"permalink":255,"post_author":52,"post_content":256,"post_date":257,"post_excerpt":55,"post_id":254,"post_modified":258,"post_thumbnail":259,"post_thumbnail_html":260,"post_title":261,"post_type":60,"sort_by_date":262,"tag_links":263,"tags":264},[46],[48],"27234","http://radioblackout.org/2015/01/la-guerra-santa-ai-tempi-del-neoliberismo/","Quando e perché, come e dove si genera il terrorismo che il 7 gennaio ha massacrato Charlie Hebdo, ma prima s’è manifestato in tante occasioni e non solo col marchio “islamista”? La letteratura sull’argomento è ormai enorme, ma anche le descrizioni a volte corrette sono lacunose e mancano della lettura sufficiente per capirne le “radici” e gli eventuali rimedi.\r\n\r\nCerchiamo di andare alle radici: questi “radicalizzati” sono il prodotto di un preciso contesto (frame), cioè il frutto di una precisa costruzione sociale. È esattamente la conseguenza della profonda destrutturazione liberista dell’assetto economico, sociale, culturale e politico della società industriale in cui prima si situava l’immigrazione e i figli di immigrati e in generale delle classi subalterne o anche delle classi medie (che anche allora si rivoltavano diventando criminali – si pensi alla banda Cavallero e altri casi del genere – e in alcuni casi anche lottarmatisti – si pensi a diverse biografie dei “rossi” e dei neri in Italia e altrove). Il liberismo ha smantellato il welfare, l’inserimento pacifico, l’assimilazionismo, l’integrazione sociale e culturale (di destra e di sinistra) (vedi Robert Castel) e ha innescato la criminalizzazione razzista. Le rivolte nelle banlieues cominciano nel 1985 ed emerge allora anche il lepenismo dapprima come razzismo anti-immigrati e antisemitismo e via via contro l’égalité e la solidarité…\r\n\r\nÈ questo che il liberismo è riuscito a realizzare: l’erosione dell’agire politico, l’impotenza dell’azione politica per negoziare col potere. L’asimmetria di potere che s’è sviluppata con il liberismo ha eroso le possibilità di agire collettivo pacifico. Ecco perché il fenomeno del radicalismo islamista, come altri radicalismi o anche l’auto-distruzione e i suicidi “postmoderni”, è un “fatto politico totale”: investe tutti gli aspetti e sfere dell’organizzazione politica della società e degli esseri umani.\r\n\r\nOggi però questa era presuntamente post-ideologica ma profondamente intrisa di ideologie postmoderne ci interroga su questo presente che ci vorrebbe intruppati in uno o nell'altro schieramento, senza via di fuga.\r\n\r\nDiciamo dunque che vediamo nettamente un'organizzazione sociale informata dal razzismo e dalle disuguaglianze che fa della libertà astratta un idolo cui sacrificare libertà concrete e vite umane e contemporaneamente sull'altro fronte assistiamo a una chiamata generica e folle, una islamizzazione del tutto nuova, veloce come uno spot pubblicitario, che chiede un adesione superficiale ma senza ritorno. Qui lo scontro è tutto a livello dell'ideologia. Non tanto uno scontro di civiltà ma piuttosto lo spettacolo di uno scontro di civiltà. Già, viene in mente Debord: \"Il parallelismo stabilito da Gabel (La falsa coscienza) tra l’ideologia e la schizofrenia deve essere situato all’interno di questo processo economico di materializzazione dell’ideologia. Ciò che l’ideologia era già, la società lo è diventata\".\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Salvatore Palidda, docente di sociologia della devianza e del controllo sociale all'università di Genova.\r\n\r\n \r\n\r\nPalidda\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","13 Gennaio 2015","2015-01-15 13:05:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/marx-pistola-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"233\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/marx-pistola-300x233.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/marx-pistola-300x233.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/marx-pistola.jpg 320w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La guerra santa ai tempi del neoliberismo",1421154971,[64,68,70,72,73],[36,79,81,82,83],{"tags":266},[267,269,271,273,275],{"matched_tokens":268,"snippet":97},[36],{"matched_tokens":270,"snippet":79},[],{"matched_tokens":272,"snippet":81},[],{"matched_tokens":274,"snippet":82},[],{"matched_tokens":276,"snippet":83},[],[278],{"field":37,"indices":279,"matched_tokens":280,"snippets":282},[49],[281],[36],[97],{"best_field_score":131,"best_field_weight":132,"fields_matched":119,"num_tokens_dropped":49,"score":249,"tokens_matched":119,"typo_prefix_score":49},{"document":285,"highlight":305,"highlights":325,"text_match":335,"text_match_info":336},{"cat_link":286,"category":287,"comment_count":49,"id":288,"is_sticky":49,"permalink":289,"post_author":52,"post_content":290,"post_date":291,"post_excerpt":55,"post_id":288,"post_modified":292,"post_thumbnail":293,"post_thumbnail_html":294,"post_title":295,"post_type":60,"sort_by_date":296,"tag_links":297,"tags":301},[46],[48],"32722","http://radioblackout.org/2015/11/dopo-gli-attentati-di-parigi-quattro-volte-guerra/","Quasi due settimane dopo gli attentati di Parigi, la risposta dei governi occidentali si profila sempre più nella sua durezza e chiarezza: guerra. La guerra ha varie sfumature. C'è quella esterna, sul fronte mediorientale, che prosegue a colpi di bombe e di intelligence. Con i soldati e con i droni. Con gli assassinii mirati e con gli assassinii di massa. Una guerra che ha precipitazioni, riposizionamenti, tatticismi e alleanze sempre molto precarie, come insegna la vicenda del jet russo abbattuto ai confini tra Turchia e Russia, che non sarà forse un casus belli ma che ci dice molto su quanto la logica della multipolarità cui il presente ci sta abituando generi scenari ben più intricati del mondo in blocchi che appartiene ormai a un altro secolo.\r\n\r\nAscoltate la diretta con Chiara Cruciati, inviata de Il Manifesto in Medioriente\r\n\r\nlaura_manifesto\r\n\r\nLa guerra capitalista è senz'altro anche un business e non si può pensarla senza ragionare sul fatto che le borse hanno guadagnato miliardi all'indomani degli attentati di Parigi spinte dai titoli energetici e da quelli dei trafficanti di armi. Oggi i luoghi dove i paesi europei concentrano i propri affari in materia di armamenti sono proprio quelli del medioriente insanguinato dalle nostre bombe e dallo stragismo islamista.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Vignarca della Rete Disarmo\r\n\r\nFrancesco_vignarca_retedisarmo\r\n\r\nC'è poi la guerra interna; in essa riconosciamo o artificiosamente indichiamo almeno tre fronti. Questi ora convergono, ora no.\r\n\r\nUn primo fronte interno è quello della guerra alle periferie. Soprattutto in quegli stati europei che hanno una immigrazione di lungo corso e sono ormai ormai giunti alle seconde o terze generazioni. La questione, brandita a destra come una preziosa arma di propaganda per campagne xenofobe, e ignorata se non rimossa a sinistra perché non si sa come maneggiarla, è la seguente. Non solo il dispositivo giuridico riesumato oggi dal sinistro entourage di Hollande lo stesso (ereditato dalla guerra di Algeria) con cui Sarkozy affrontò la racaille che incendiò le notti delle periferie francesi nell'autunno del 2005. Ma addirittura i luoghi che oggi sono considerati covi dell'islamismo politico stragista sono a volte luoghi delle rivolte di allora. Il punto allora è come sfuggire alla narrazione mortifera dello scontro di civiltà senza nascondersi la dura realtà del presente.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Simona de Simoni, filosofa e indagatrice dei rapporti tra capitalismo e spazio urbano, residente da qualche anno a Parigi, una riflessione sopra un tema tanto delicato\r\n\r\nSimona\r\n\r\nIl secondo fronte interno sono gli immigrati. I governi europei dopo aver speso tempo e parole a produrre un lessico che sapesse dividere gli immigrati buoni (profughi e reietti di tutte le ingiustizie) da quelli cattivi (usurpatori di diritti a caccia di un futuro migliore) ora innesta la retromarcia e ci spiega che in realtà sono tutti cattivi. Le aperture ai profughi siriani e afgani degli ultimi mesi sono già storia. L'inversione è iniziata ben prima degli attentati ma la retorica non conosce ragioni (né pudori) e così si mettono in piedi operazioni ridicole come quella orchestrata ad uso e consumo della segreteria di Alfano e della sua propaganda come quella contro il centro di accoglienza Baobab di Roma, dove sono finiti nel mirino della polizia decine di immigrati che sono stati perquisiti, identificati e in molti casi espulsi (anche rapidamente).\r\n\r\nAscoltate la testimonianza di Serena, blogger e antirazzista presente sul luogo del blitz\r\n\r\nserena_roma\r\n\r\nUn terzo fronte interno è quello della guerra telematica. Una guerra alla libertà di tutti, perseguita con mezzi sofisticati, nella rete, negli smartphone. Una sorveglianza massiva e invasiva che non corrisponde in realtà a dei criteri investigativi con una loro dignità logica. Corrisponde a esigenze politiche di controllo. Di prevenzione generale di massa, potremmo dire. E' provato che la stragrande maggioranza degli attentatori in giro per il globo fosse ampiamente conosciuto alle polizie di mezzo mondo. Le forze di sicurezza non sono in grado di fermarli ma ad individuarli ci riescono benissimo. Anche grazie al fatto che il paradigma della società del controllo digitale è già realtà da un pezzo. Dunque siamo in tutt'altro ordine di problemi. Ora la Francia ha prolungato lo stato di emergenza per tre mesi. Dopo forse verranno altre leggi. Il dato che ci preme sottolineare è la continuità. 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La guerra ha varie sfumature. C'è quella esterna, sul fronte mediorientale, che prosegue a colpi di bombe e di intelligence. Con i soldati e con i droni. Con gli assassinii mirati e con gli assassinii di massa. Una guerra che ha precipitazioni, riposizionamenti, tatticismi e alleanze sempre molto precarie, come insegna la vicenda del jet russo abbattuto ai confini tra Turchia e Russia, che non sarà forse un casus belli ma che ci dice molto su quanto la logica della multipolarità cui il presente ci sta abituando generi scenari ben più intricati del mondo in blocchi che appartiene ormai a un altro secolo.\r\n\r\nAscoltate la diretta con Chiara Cruciati, inviata de Il Manifesto in Medioriente\r\n\r\nlaura_manifesto\r\n\r\nLa guerra capitalista è senz'altro anche un business e non si può pensarla senza ragionare sul fatto che le borse hanno guadagnato miliardi all'indomani degli \u003Cmark>attentati\u003C/mark> di Parigi spinte dai titoli energetici e da quelli dei trafficanti di armi. Oggi i luoghi dove i paesi europei concentrano i propri affari in materia di armamenti sono proprio quelli del medioriente insanguinato dalle nostre bombe e dallo stragismo islamista.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Vignarca della Rete Disarmo\r\n\r\nFrancesco_vignarca_retedisarmo\r\n\r\nC'è poi la guerra interna; in essa riconosciamo o artificiosamente indichiamo almeno tre fronti. Questi ora convergono, ora no.\r\n\r\nUn primo fronte interno è quello della guerra alle periferie. Soprattutto in quegli stati europei che hanno una immigrazione di lungo corso e sono ormai ormai giunti alle seconde o terze generazioni. La questione, brandita a destra come una preziosa arma di propaganda per campagne xenofobe, e ignorata se non rimossa a sinistra perché non si sa come maneggiarla, è la seguente. Non solo il dispositivo giuridico riesumato oggi dal sinistro entourage di Hollande lo stesso (ereditato dalla guerra di Algeria) con cui Sarkozy affrontò la racaille che incendiò le notti delle periferie francesi nell'autunno del 2005. Ma addirittura i luoghi che oggi sono considerati covi dell'islamismo politico stragista sono a volte luoghi delle rivolte di allora. Il punto allora è come sfuggire alla narrazione mortifera dello scontro di civiltà senza nascondersi la dura realtà del presente.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Simona de Simoni, filosofa e indagatrice dei rapporti tra capitalismo e spazio urbano, residente da qualche anno a Parigi, una riflessione sopra un tema tanto delicato\r\n\r\nSimona\r\n\r\nIl secondo fronte interno sono gli immigrati. I governi europei dopo aver speso tempo e parole a produrre un lessico che sapesse dividere gli immigrati buoni (profughi e reietti di tutte le ingiustizie) da quelli cattivi (usurpatori di diritti a caccia di un futuro migliore) ora innesta la retromarcia e ci spiega che in realtà sono tutti cattivi. Le aperture ai profughi siriani e afgani degli ultimi mesi sono già storia. 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Una prima risposta agli attentati esplosivi all’anniversario della morte di Soleimani: avvertimento alle componenti sunnite o prova balistica da mostrare a Israele?\r\n\r\nL’innalzarsi della temperatura in Medio Oriente e l’impossibilità di una de-escalation, il fallimento ormai conclamato della gloriosa contro offensiva ucraina di primavera e lo sprofondamento della volontà europea sono solo gli ultimi, in ordine di tempo, segnali di quella “Sconfitta dell’Occidente” di cui più volte abbiamo provato a rendere conto ai nostri microfoni e intorno alla quale abbiamo provato a indagare grazie alla lettura dell’introduzione dell’omonimo libro di Emmanuel Todd recentemente uscito in Francia. (“La Defaite de l’Occident”, Gallimard 2024).\r\n\r\nOccidente in crisi, sotto molteplici punti di vista, ma sopratutto Vecchio Continente confuso spaesato e impotente, così tanto da arrivare ad “autodistruggersi per paura di Putin”. 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Se il 2023 è stato l’anno degli scioperi in Germania questo 2024 si apre con più di un grattacapo per la coalizione al governo guidata dai Verdi: un grosso sciopero dei ferrovieri e la protesta massiva degli agricoltori, che si sono visti ridurre gli incentivi per l’acquisto di carburante nel disperato tentativo di Scholz di trovare fondi per la “transizione verde”, hanno letteralmente bloccato il paese.\r\nDi tutto questo abbiamo provato a ragionare con un compagno tedesco.\r\n\r\nNella terza e ultima parte di trasmissione siamo volati in Ecuador dove grazie al contributo di Marcelo, compagno di Quito, abbiamo provato a raccontare il clima che si vive nel paese dopo la spettacolare recrudescenza della violenza dei narcos seguita all’evasione la settimana scorsa di Adolfo Macias, leader del gruppo narcos Los Choneros. Le cronache che ci arrivano dai media mainstream ci parlano di uno Stato che grazie alla legislatura di emergenza prova a difendere i suoi cittadini dai gruppi paramilitari che infestano il paese. Ancora una volta viene usato il paradigma della War on Drugs per giustificare draconiane misure di ripristino dell’ordine, coprifuoco ed esercito schierato sulle strade. Ma i rapporti dei gruppi criminali con chi sta al potere, in Ecuador come altrove, sono ben più complessi e radicati nel tempo.\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/fine_della_storia_18gen_24.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nEmanuel Todd e la sconfitta dell'Occidente\r\nEmanuel Todd \"La Defaite de l'Occident\", Gallimard , 2014 - Introduzione\r\nEmmanuel Todd : « On est à la veille d'un basculement du monde »\r\n \r\n\r\nProteste contadine in Germania\r\nThe farmers challenging the EU's green agenda - Financial Times\r\nEwald Engelen, Farmers' Revolt — Sidecar",[473],{"field":127,"matched_tokens":474,"snippet":470,"value":471},[36],{"best_field_score":337,"best_field_weight":476,"fields_matched":119,"num_tokens_dropped":49,"score":477,"tokens_matched":119,"typo_prefix_score":49},14,"578730123365187697",{"document":479,"highlight":492,"highlights":497,"text_match":335,"text_match_info":500},{"comment_count":49,"id":480,"is_sticky":49,"permalink":481,"podcastfilter":482,"post_author":483,"post_content":484,"post_date":485,"post_excerpt":55,"post_id":480,"post_modified":486,"post_thumbnail":487,"post_title":488,"post_type":436,"sort_by_date":489,"tag_links":490,"tags":491},"86411","http://radioblackout.org/podcast/stakkastakka-17-gennaio-la-quadratura-della-rete/",[394],"bic","la puntata completa\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/stakkastakka-211.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\ncon un sacco di approfondimenti....\r\nQuadrature du net\r\nIntervista a Noemie, del progetto La quadrature du Net. Analiziamo alcuni dei passaggi chiave che hanno attraversato la societa' francese a partire dagli attentati di Parigi del 2015 per capire come hanno influenzato il sistema di sorveglianza tecnologica fino ad arrivare ai piu' recenti processi a carico di attivist*.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/quadraturedunet.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nintervista registrata Giovedi' 11/01/24\r\n\r\n \thttps://www.laquadrature.net/\r\n \thttps://www.laquadrature.net/en/2023/06/05/criminalization-of-encryption-the-8-december-case/\r\n\r\n\r\n\r\nPaul Biggar\r\nDalle stelle delle startup della Silicon Valley a militante per la Palestina in pochi giorni. 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Gli attentati degli anarchici contro il Generale” Editore La Fiaccola 2022 per la collana Biblioteca anarchica. Lorenzo inoltre scrive per Sicilia Libertaria.\r\n\r\nUccidere il dittatore spagnolo per gli anarchici fu una vera e propria ossessione. E avevano ragione. Egli era il punto di equilibrio delle forze politiche e sociali che sostenevano il suo regime. La sua morte avrebbe fatto disintegrare il franchismo.\r\n\r\n\r\n\r\nCon il titolo Matar a Franco Lorenzo Micheli pubblica il suo quarto libro sugli anarchici spagnoli e la loro incessante lotta per la libertà. I primi tre, nell’ordine: Los olvidados (di anarchici e di anarchia. fatti e storie che ci riguardano) del 2011, Il maquis dimenticato (La lunga resistenza degli anarchici spagnoli) del 2015 e Una comunità proletaria (Barcellona 1931-1936) del 2018, affrontano in maniera non cronologica alcuni periodi salienti della loro esemplare vicenda politica e umana: il primo gli anni venti del ‘900, l’aggressione mortale ai sindacalisti, i gruppi di pistoleri messi assieme per difendere la Confederaciòn, le dure battaglie dei lavoratori contro un padronato senza scrupoli; il terzo il clima effervescente dei primi anni trenta, la grande capacità aggregativa del movimento, gli atenei libertari, le associazioni giovanili, femminili, di quartiere che assieme ai sindacati e alla Federaciòn Anarquista Iberica formavano una vera Comunità proletaria; il secondo tratta dei gruppi della guerriglia clandestina che dopo la sconfitta del ’39 daranno del filo da torcere al regime fascista retto dal generalissimo Francisco Franco, fino al progressivo annientamento, che comunque non sarà mai definitivo.\r\n\r\nCon il quarto volume l’autore ci racconta di un aspetto particolare, benché importantissimo, del periodo guerrigliero: i tentativi di eliminare il dittatore.\r\n\r\nE ancora alcune notizie sulla situazione dei 27F e a seguire collegamento con Gianluca Vitale per gli ultimi aggiornamenti sul 41bis, carcere ostativo e Cospito.\r\n\r\n \r\n\r\nSelezione musicale di Mr. Kang e Fra, riascoltabile qui\r\n\r\n \r\n\r\nTutto Squat, il giornale malandrino del 13/12/2023\r\n\r\n ","13 Gennaio 2023","2024-11-22 00:47:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/TTSQT_13012023_Lorenzo-MIcheli-200x110.png","Matar a Franco e Matar il 41bis - TuttoSquat 13.01.2023",1673637403,[514],"http://radioblackout.org/tag/tutto-squat-il-giornale-malandrino/",[410],{"post_content":517},{"matched_tokens":518,"snippet":519,"value":520},[36],"letteraria \"Matar a Franco. 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Libro autoprodotto nel 2020 per l’edizione Il Picconiere (pseudonimo che usava Bartolomeo Vanzetti per i suoi scritti dal carcere pubblicati su L’Adunata dei Refrattari) e nato da una collaborazione da parte dell’Istituto Storico della Resistenza e la biblioteca popolare Rebeldies, entrambi di Cuneo.\r\n\r\n\r\n\r\nL'intervista parte con le premesse al libro: una ricerca sulle prime bande in provincia di Cuneo pubblicata in 2 puntate sulla rivista Nunatak, da cui prenderà le mosse il libro:\r\n\r\n \tUn film ritrovato: Le Prime Bande (1984) di Paolo Gobetti, prodotto dall’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza;\r\n \tUn libro perduto: Ribelle (1991) di Italo Cordero, partigiano autonomo di Mondovì\r\n\r\nNel contenuto si parla de “I Prodromi”: fuga in massa dal carcere di Fossano dell’11 settembre e primo eccidio di Boves del 19 settembre, per poi passare alla ricerca che si è concentrata sul periodo settembre 1943/aprile 1944, la fase cosiddetta \"spontaneista\", \"ribellistica\" della Resistenza e in particolare su 2 tipi di azioni: l'eliminazione di fascisti, una sequenza impressionante di attentati, alcuni rivendicati altri no, e storie di sabotaggi, tralicci, ponti, un silurificio, etc…\r\n\r\nIn merito a queste due azioni, Lele ci regala la lettura di due brani, entrambi pubblicati sulla rivista di storie, culture, lotte di montagna Nunatak (del quale è redattore e collaboratore). Il primo, che si trova in nota nel libro, parla dell'uccisione della spia DalPra, un racconto appassionato in prima persona che sembra la scena di un film western e un secondo, sempre in prima persona, che parla dell’attacco all’aeroporto di Murello e sembra la scena di un film di James Bond, il tutto accompagnato dalla selezione musicale di Ruz piratak, anche lui in studio.\r\n\r\nPassiamo poi alla conclusione del libro con lo sciopero generale del marzo 1944. 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Ne parliamo con Sabrina Moles collaboratrice di China Files con cui affrontiamo i riflessi dell'esito elettorale nell' area dell'indo pacifico, l'abile operazione mediatica del neo presidente che ha spacciato il periodo della dittatura di Marcos come una fase di stabilità e progresso,la mancanza di memoria storica ,la nefasta eredità della presidenza Duterte.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/bastioni-19052022-sabrina.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAltre elezioni in Colombia ,ne parliamo con Diego Battistessa da Bogotà con cui approfondiamo lo scenario elettorale che nei sondaggi vede favorito Gustavo Preto della coalizione di sinistra , le tensioni che agitano la campagna elettorale con rischio di attentati e voci di golpe ,il ruolo della candidata vicepresidente Francia Marquez afrodiscendente e proveniente da una delle zone più povere del paese, il declino della pressione nordamericana sull'area fra problemi interni , guerra in Europa e confronto con la Cina.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/BASTIONI-19052022-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","21 Maggio 2022","2022-05-21 23:57:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 19/05/2022- FILIPPINE : A VOLTE RITORNANO ANCORA LA FAMIGLIA MARCOS AL POTERE -COLOMBIA LA PAURA DEI \"PODERES FACTICOS\"DI FRONTE ALLA POSSIBILE VITTORIA ELETTORALE DELLA SINISTRA.",1653177341,[560],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[406],{"post_content":563},{"matched_tokens":564,"snippet":565,"value":566},[36],"campagna elettorale con rischio di \u003Cmark>attentati\u003C/mark> e voci di golpe ,il"," \r\n\r\nBastioni di Orione racconta dell'esito delle elezioni nelle Filippine dove si è affermato il figlio di Marcos ,il dittatore che governo' il paese per piu' di 20 anni con la repressione, al soldo degli interessi nordamericani arrichendosi in modo osceno . 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