","Clima di terrore, paralisi e confusione nella Turchia di Erdogan","post",1483477655,[57,58,59,60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/akp/","http://radioblackout.org/tag/attentato-di-capodanno-2017/","http://radioblackout.org/tag/club-reina/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/istanbul/","http://radioblackout.org/tag/ortakoy/","http://radioblackout.org/tag/repressione-turchia/","http://radioblackout.org/tag/sparatoria/",[15,31,27,21,17,23,19,29,25],{"post_content":68,"post_title":74,"tags":77},{"matched_tokens":69,"snippet":72,"value":73},[70,71],"di","Capodanno","La notte \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Capodanno\u003C/mark> ad Istanbul è stata teatro","La notte \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Capodanno\u003C/mark> ad Istanbul è stata teatro \u003Cmark>di\u003C/mark> una strage realizzata a colpi d'arma da fuoco all'interno \u003Cmark>di\u003C/mark> un locale notturno, il Club Reina. Lo Stato Islamico ha rivendicato sull'agenzia Amaq il sanguinoso \u003Cmark>attentato\u003C/mark> che ha causato l'uccisione \u003Cmark>di\u003C/mark> 39 persone e il ferimento \u003Cmark>di\u003C/mark> un'altra 70ina, in gran parte turisti. L'uomo sospettato \u003Cmark>di\u003C/mark> aver materialmente eseguito l'atto sarebbe un 25enne dello Xinjiang \u003Cmark>di\u003C/mark> etnia uigura le cui foto sono state largamente diffuse, ed è attualmente in fuga. L'area dove è avvenuto il fatto è Ortakoy, una zona non troppo lontana dallo stadio della squadra \u003Cmark>di\u003C/mark> calcio del Beşiktaş, vicino al quale lo scorso 10 dicembre sono esplose due bombe che hanno causato un gran numero \u003Cmark>di\u003C/mark> morti e feriti.\r\n\r\nLe reazioni del governo turco, insieme ad alcuni altri partiti dell'opposizione in parlamento (CHP e MHP), hanno definito l'ultima strage un attentato contro l'unità nazionale. Ancora una volta è scattata un'operazione repressiva, che ieri ha investito alcuni membri del gruppo \u003Cmark>di\u003C/mark> sinistra Halkevleri, del Partito Socialista degli Oppressi e del suo gruppo giovanile, la Federazione dei Giovani Socialisti, arrestati durante la commemorazione della strage al Reina. \r\n\r\nIn Turchia vige lo stato \u003Cmark>di\u003C/mark> emergenza da più \u003Cmark>di\u003C/mark> 6 mesi. In questo periodo si sono moltiplicati i provvedimenti contro il dissenso politico e sociale. Numerose organizzazioni, associazioni e fondazioni non governative o universitarie sono state chiuse. Oltre 200 giornalisti sono finiti in carcere, più \u003Cmark>di\u003C/mark> 25 municipalità nel Sud-Est della Turchia, l'area curdofona del paese, dopo la destituzione dei sindaci sono passate sotto il controllo \u003Cmark>di\u003C/mark> commissari straordinari, molti parlamentari dell'HDP e \u003Cmark>di\u003C/mark> altri partiti solo stati arrestati.\r\n\r\nLa situazione è drammatica ma potrebbe aggravarsi ancora. I gruppi jhaidisti, che per anni hanno goduto della protezione e dell'appoggio del governo turco, che ha permesso loro \u003Cmark>di\u003C/mark> attraversare il territorio, \u003Cmark>di\u003C/mark> rifornirsi \u003Cmark>di\u003C/mark> armi, \u003Cmark>di\u003C/mark> curare i propri feriti e \u003Cmark>di\u003C/mark> commerciare il petrolio, potrebbero moltiplicare gli attacchi in territorio turco, mettendo in difficoltà il governo. Il governo turco potrebbe puntare su un'ulteriore militarizzazione, moltiplicando i dispositivi \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza, legittimando le peggiori barbarie ai danni della popolazione civile.\r\n\r\nIl paese sta cominciando a pagare lo scotto della guerra civile e del moltiplicarsi degli attentati con una drastica riduzione degli introiti del turismo e con Pil, che, perla prima volta da due decenni ha il segno meno. \r\n\r\nGli ultimi avvenimenti si inseriscono in uno scenario \"culturale\" mutato, per la crescente influenza dell'islamismo radicale. Le componenti più conservatrici e reazionarie del Paese hanno puntato l'indice contro natale e \u003Cmark>capodanno\u003C/mark>, feste estranee alla cultura musulmana.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, blogger, giornalista e video-attivista \u003Cmark>di\u003C/mark> origine turca, che in questi giorni si trova proprio in Turchia.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\u003Cmark>2017\u003C/mark>-01-03-muratcinar-turchia",{"matched_tokens":75,"snippet":76,"value":76},[70,70],"Clima \u003Cmark>di\u003C/mark> terrore, paralisi e confusione nella Turchia \u003Cmark>di\u003C/mark> Erdogan",[78,80,86,88,90,92,94,96,98],{"matched_tokens":79,"snippet":15},[],{"matched_tokens":81,"snippet":85},[82,70,83,84],"attentato","capodanno","2017","\u003Cmark>attentato\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>capodanno\u003C/mark> \u003Cmark>2017\u003C/mark>",{"matched_tokens":87,"snippet":27},[],{"matched_tokens":89,"snippet":21},[],{"matched_tokens":91,"snippet":17},[],{"matched_tokens":93,"snippet":23},[],{"matched_tokens":95,"snippet":19},[],{"matched_tokens":97,"snippet":29},[],{"matched_tokens":99,"snippet":25},[],[101,106,109],{"field":32,"indices":102,"matched_tokens":103,"snippets":105},[14],[104],[82,70,83,84],[85],{"field":107,"matched_tokens":108,"snippet":72,"value":73},"post_content",[70,71],{"field":110,"matched_tokens":111,"snippet":76,"value":76},"post_title",[70,70],2314894167593451500,{"best_field_score":114,"best_field_weight":115,"fields_matched":116,"num_tokens_dropped":43,"score":117,"tokens_matched":118,"typo_prefix_score":43},"4419510927616",13,3,"2314894167593451627",4,6646,{"collection_name":54,"first_q":31,"per_page":121,"q":31},6,{"facet_counts":123,"found":169,"hits":170,"out_of":351,"page":14,"request_params":352,"search_cutoff":33,"search_time_ms":353},[124,145],{"counts":125,"field_name":142,"sampled":33,"stats":143},[126,129,132,134,136,138,140],{"count":127,"highlighted":128,"value":128},8,"anarres",{"count":130,"highlighted":131,"value":131},2,"ACAB",{"count":130,"highlighted":133,"value":133},"I Bastioni di Orione",{"count":14,"highlighted":135,"value":135},"malormone",{"count":14,"highlighted":137,"value":137},"tutti pazzi",{"count":14,"highlighted":139,"value":139},"RADIO KALAKUTA",{"count":14,"highlighted":141,"value":141},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":144},7,{"counts":146,"field_name":32,"sampled":33,"stats":167},[147,149,151,153,155,157,159,161,163,165],{"count":118,"highlighted":148,"value":148},"no tav",{"count":130,"highlighted":150,"value":150},"notav",{"count":130,"highlighted":152,"value":152},"carcere",{"count":130,"highlighted":154,"value":154},"a.c.a.b",{"count":130,"highlighted":156,"value":156},"prometeo",{"count":130,"highlighted":158,"value":158},"terrorismo",{"count":130,"highlighted":160,"value":160},"Bastioni di Orione",{"count":14,"highlighted":162,"value":162},"10 maggio",{"count":14,"highlighted":164,"value":164},"compressore",{"count":14,"highlighted":166,"value":166},"processo no tav",{"total_values":168},56,19,[171,200,235,265,293,319],{"document":172,"highlight":187,"highlights":192,"text_match":195,"text_match_info":196},{"comment_count":43,"id":173,"is_sticky":43,"permalink":174,"podcastfilter":175,"post_author":46,"post_content":176,"post_date":177,"post_excerpt":49,"post_id":173,"post_modified":178,"post_thumbnail":179,"post_title":180,"post_type":181,"sort_by_date":182,"tag_links":183,"tags":186},"71168","http://radioblackout.org/podcast/a-c-a-b-sentenza-prometeo-aggiornamenti-e-considerazioni/",[131],"Commentiamo con Robert, uno dei tre imputati del processo Prometeo, la recente assoluzione dei compagni e della compagna.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/promsent.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nda InfernoUrbano:\r\n\r\nNatascia, Beppe e Robert vennero arrestati il 21 maggio 2019 nel contesto dell’operazione «Prometeo», eseguita dai carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale), con l’accusa principale di «attentato con finalità di terrorismo o di eversione», poiché ritenuti responsabili dalle forze repressive dell’invio, nel giugno 2017, di tre pacchi-bomba indirizzati ai pubblici ministeri Rinaudo (PM in parecchi processi contro il movimento antagonista e gli anarchici) e Sparagna (PM del processo Scripta Manent), e a Santi Consolo (all’epoca direttore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di Roma). 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Quattro attivisti verranno processati per l'azione di quella notte. L'accusa è quella di \"attentato con finalità di terrorismo\". La vendetta di Stato mette in scena una cerimonia in grande stile, scegliendo il primo anniversario di quella notte di lotta perché sia chiaro chi è il più forte.\r\nNon solo. I quattro compagni arrestati il 9 dicembre, dopo 40 giorni nel reparto di alta sorveglianza del carcere delle Vallette vengono trasferiti in altre carceri.\r\nMattia e Nicolò al carcere ad Alessandria, Claudio a Ferrara, Chiara in quello di Rebibbia a Roma. Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto dure, più di quello che il regime cui sono sottoposti prevede. Chiara a Torino è rimasta per 40 giorni in isolamento, a Rebibbia può fare la socialità con le altre, ma è sempre in cella da sola. Mattia e Nicolò sono in rinchiusi con altri ma non possono comunicare tra di loro ed hanno dimezzate sia le due ore di socialità sia le due ore di aria.\r\nLa condizione più dura la deve vivere Claudio, in isolamento assoluto da quando è stato trasferito a Ferrara.\r\nLa sua situazione è trapelata il 10 dicembre dopo la visita di sua mamma e di suo fratello.\r\nA tutti, dopo un mese e mezzo di visite da parte di amici e compagni, è stato concesso di vedere solo i parenti stretti.\r\n\r\nE' chiara la volontà di annientare questi compagni, di cercare di spezzarne la resistenza.\r\n\r\nAltrettando chiaro, ed emerge anche dalle carte esibite dalla Procura, che questa esibizione di violenza a malapena mascherata da norme e dispositivi, mira a fiaccare la lotta dei No Tav. Mira a mettere in ginocchio un intero movimento.\r\nNella stessa direzione vanno i mega risarcimenti a Ltf, il general contractor dell'opera,\r\n\r\nAnarres ha intervistato Eugenio Losco, uno degli avvocati del collegio difensivo dei quattro No Tav, quando si è saputa la decisione di saltare l'udienza preliminare aprendo subito il dibattimento.\r\n\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014 02 07 eugenio losco processo terrorismo\r\n\r\n ","13 Febbraio 2014","2018-10-17 22:59:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/crema3-200x110.jpg","No Tav. Vendetta di Stato",1392318022,[212,213,214],"http://radioblackout.org/tag/9-dicembre/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[216,148,217],"9 dicembre","repressione",{"post_content":219,"post_title":223},{"matched_tokens":220,"snippet":221,"value":222},[70,82,70],"quella notte. 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In guerra è normale che la popolazione venga oppressa e chi resiste venga trattato da terrorista.\r\nPer capirne di più anarres ha intervistato Eugenio Losco, uno degli avvocati che difendono i No Tav accusati di terrorismo.\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014 01 10 avv losco terrorismo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDi seguito un testo discusso e condiviso tra i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Torino.\r\n\r\nLunedì 13 gennaio il Riesame ha confermato gli arresti per i quattro anarchici arrestati il 9 dicembre con l'accusa di aver partecipato all'azione di sabotaggio del cantiere della Maddalena della notte tra il 12 e il 13 maggio dello scorso anno. Accolto interamente l'impianto accusatorio del Gip Giampieri e dei PM Rinaudo e Padalino, che, oltre all'imputazione di uso di armi da guerra, avevano formulato l'accusa di attentato per fini di terrorismo.\r\nGli articoli del codice sono il 280 e il 280 bis.\r\nL'articolo 280 contempla il reato di \"attentato per finalità terroristiche o di eversione\". Ed è così formulato: \"Chiunque per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico attenta alla vita od alla incolumità di una persona, è punito, nel primo caso, con la reclusione non inferiore ad anni venti e, nel secondo caso, con la reclusione non inferiore ad anni sei.\"\r\nL'articolo 280 bis, \"Atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi\" prevede che \"salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque per finalità di terrorismo compie qualsiasi atto diretto a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l'uso di dispositivi esplosivi o comunque micidiali, è punito con la reclusione da due a cinque anni\".\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Nonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\nCome si configura il terrorismo? Qual è la differenza tra un danneggiamento e l'attentato terrorista? Come si trasforma un'azione di sabotaggio in un atto terrorista?\r\nL'ordinamento mette a disposizione delle procure l'articolo 270 sexies, l'ultima incarnazione del famigerato 270, l'articolo che descrive i reati associativi di natura politica. Il 270 sexies fu frutto dell'onda emotiva seguita ai sanguinosi attentati di Londra e Madrid, delle bombe su treni e metropolitane che fecero centinaia di morti nelle due capitali europee, l'ennesimo episodio nella guerra di Al Quaeda agli infedeli. La Jihad del secondo millennio.\r\nDal 270 sexies i PM torinesi hanno desunto la definizione di terrorismo sulla quale hanno incardinato l'imputazione contro i quattro No Tav arrestati il 9 dicembre. Per questa norma \"sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto (…)\".\r\nNelle motivazioni della decisione del riesame di mantenere in carcere i quattro attivisti No Tav si legge: “È ravvisabile la finalità di terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale”.\r\nChiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nIl meccanismo che ha portato in galera i quattro No Tav potrebbe essere in ogni momento esteso a chiunque lotti contro le scelte del governo non condivise. In questo caso la lotta tocca una vasta parte della popolazione valsusina e di quanti negli anni ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nUn fatto gravissimo.\r\nNon è “soltanto” in gioco la libertà di quattro attivisti ma quella di tutti. Se il teorema che equipara le lotte al terrorismo dovesse passare, la possibilità di opporsi sarebbe negata in modo drastico.\r\nIn questi anni, di fronte alle manifestazioni più nette della criminalità del potere tanti hanno parlato di \"democrazia tradita\". Una illusione. Una illusione pericolosa, perché ha in se l'idea che questo sistema sia correggibile, che la violenza delle forze dell'ordine, la ferocia della macchina delle espulsioni, l'inumanità delle galere, la tortura nelle caserme, i pestaggi nei CIE e per le strade, le facce spaccate dai manganelli, le gole bruciate dai lacrimogeni, i lavoratori che muoiono di lavoro, i veleni che ammorbano la terra siano eccezioni, gravi, estese, durevoli ma eccezioni. La democrazia avrebbe in se gli anticorpi per eliminare i mali che la affliggono, per correggere la rotta, costruire partecipazione nella libertà.\r\nL'introduzione nell'ordinamento di norme come il 270 sexies e il suo utilizzo contro attivisti No Tav è lo specchio di una democrazia che lungi dall'essere tradita, tradisce la propria intima natura, (di)mostra che l'unica possibilità offerta al dissenso è la testimonianza ineffettuale.\r\nPezzo dopo pezzo sono state demolite le pur esigue garanzie offerte a chi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato. L'accordo stipulato il 31 maggio 2013 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, che esclude dalla rappresentanza chi non ne accetta le regole e punisce chi sciopera contro, ne è il segno.\r\nIn questi anni le Procure hanno giocato un ruolo sempre più netto nel disciplinamento dell'opposizione politica e sociale.\r\nSpesso non è stato neppure necessario modificare le norme: è bastato un uso molto disinvolto di quelle che c'erano. Una vera torsione del diritto per ottenere anni di carcere e lunghe detenzioni.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nIn questi anni Torino è stata ed è uno dei laboratori dove si sperimentano le strategie repressive delle Procure. Si va dall’accusa – poi caduta – di “devastazione e saccheggio” per una manifestazione antifascista come tante, sino al tentativo di trasformare le lotte antirazziste in un’associazione a delinquere, che sebbene sia fallito, non ha tuttavia distolto la Procura torinese dall’imbastire due maxi processi contro gli antirazzisti, che rischiano lunghi anni di detenzione per banali episodi di contestazione e lotta.\r\nL'adozione di misure che per via amministrativa consentono la limitazione della libertà come fogli di via, divieti e obblighi di dimora sono distribuite a piene mani per mettere i bastoni tra le ruote dei movimenti.\r\nPersino le \"normali\" garanzie vengono fatte a pezzi in processi che per l'impianto e per le modalità di svolgimento negano l'esercizio dei cosiddetti diritti di difesa.\r\nNel processo in cui sono alla sbarra 52 No Tav per le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011, persino gli avvocati hanno dovuto prendere posizione pubblica contro la Procura perché ai difensori è consentita a malapena la presenza. Un processo farsa: la sentenza pare già scritta. La corte ha imposto due udienze a settimana di dieci ore, senza certezza sul calendario dei testimoni e senza spazio per le difese. Oggi la soluzione disciplinare è l'unico approdo dei governi che hanno delegato all'apparato giudiziario la gestione dei nodi che non riescono ad affrontare. Dalla legge elettorale, a quella sulle droghe, dalla terra dei fuochi alla demolizione dei movimenti di opposizione la parola è passata ai gestori della guerra, dell’ordine pubblico e dei tribunali.\r\nNel solo movimento No Tav sono ormai diverse centinaia gli attivisti finiti nel mirino della magistratura.\r\nL'arresto di quattro attivisti No Tav con l'accusa di terrorismo non è certo giunto inaspettato. Sin da maggio i media e i politici hanno parlato di terrorismo. Prima della Procura torinese, l'accusa che ha privato della libertà Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è stata formulata nelle redazioni dei giornali e nelle segreterie dei partiti.\r\nLa determinazione ad affondare sempre più nella carne viva del movimento contro la Torino Lyon aumenta quando il movimento lancia un segnale forte. Inequivocabile. Le decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione dello scorso 16 novembre a Susa sono la dimostrazione che il movimento, nelle sue varie componenti, non è disponibile a trasformarsi in mero testimone dello scempio. In quella manifestazione era esplicito l'appoggio alle azioni di resistenza attiva e alle centinaia di No Tav colpiti dalla repressione per aver partecipato alla lotta, mettendosi in mezzo, partecipando a blocchi, azioni, occupazioni, sabotaggi.\r\nDue settimane dopo sono scattati gli arresti.\r\nIl governo usa sempre di più la mano dura contro chi non si piega e continua a lottare. Lo scopo è chiaro: seminare il terrore tra i No Tav, spaventare la popolazione della Val Susa, far paura ai tanti che in questi anni, chi più e chi meno, chi in prima fila, chi in ultima si sono messi di mezzo, hanno costruito presidi, eretto barricate, bloccato strade e ferrovie, hanno boicottato e sabotato il cantiere e le ditte collaborazioniste, si sono difesi dall’occupazione militare e dalla distruzione del territorio.\r\nIn questi ultimi due anni e mezzo si è allungata la lista degli attivisti feriti, gasati, pestati, torturati. Quest’estate la polizia ha anche molestato sessualmente una No Tav. Qualcuno ha anche rischiato di morire per le botte, che hanno rotto teste, spezzato gambe e braccia, accecato.\r\nQuesto è terrorismo di Stato. Non uno slogan ma la realtà che stiamo vivendo. In Val Susa, ma non solo.\r\nLa repressione si sta inasprendo perché il governo si prepara ad attaccare in bassa valle, dove si stanno preparando ai lavori preliminari per aprire il cantiere del mega tunnel a Susa.\r\nNei prossimi mesi proveranno a fare i lavori per spostare l’autoporto da Susa a Bruzolo e il servizio”Guida Sicura” da Susa ad Avigliana.\r\nSeminare il terrore tra la popolazione è l’ultima carta da giocare perché il governo sa bene che in bassa valle la partita potrebbe essere molto più difficile che a Chiomonte, in una zona isolata, senza abitazioni, raggiungibile solo a piedi.\r\nIn questa strategia del terrore ci sono sia gli arresti per terrorismo sia la condanna al pagamento di oltre 200.000 euro per Alberto, Giorgio e Loredana tre attivisti, accusati di aver danneggiato gli affari di LTF, il general contractor dell’opera, per aver impedito un sondaggio proprio all’autoporto di Susa. Pagare cifre simili non è alla portata di tutti: si rischia di perdere la casa, l’auto, un quinto dello stipendio o della pensione. Il governo spera che di fronte a decenni di galera, alla perdita di quello chi si ha per campare, qualcuno anche se non ha cambiato idea, si tiri indietro.\r\nLa scommessa è far si che si sbaglino.\r\nIl governo sa che l’apertura dei cantieri a Susa non sarà una passeggiata. Sa che in molti si metteranno di mezzo, sa che i più li sosterranno. Ma per vincere la partita non basterà.\r\nOggi tutti plaudono e molti agiscono. Per mettersi in mezzo basta poco, anche una sedia in mezzo alla strada. Se saranno tante quando tireranno giù la prima barricata ne troveranno un’altra poco lontano.\r\nSe ancora una volta il movimento saprà rendere ingovernabile un intero territorio per i nostri avversari sarà di nuovo dura.\r\nIl 22 febbraio il movimento No Tav ha lanciato una giornata di lotta nazionale – ognuno sul proprio territorio – contro la repressione e contro il Tav e le altre grandi opere inutili e dannose.\r\nSarà una buona occasione per inceppare il terrorismo di Stato.\r\n°°°°\r\nChi ci vuole contattare per commentare il testo ci può scrivere ad anarres@inventati.org","22 Gennaio 2014","2019-01-31 12:41:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/01/compressore-200x110.jpg","Terrorismo di Stato",1390417059,[247,213,248],"http://radioblackout.org/tag/arresti-no-tav/","http://radioblackout.org/tag/terrorismo/",[250,148,158],"arresti no tav",{"post_content":252,"post_title":256},{"matched_tokens":253,"snippet":254,"value":255},[70,82,70],"armi da guerra, avevano formulato l'accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>attentato\u003C/mark> per fini \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo.\r\nGli","La Procura torinese ha attuato un ulteriore salto \u003Cmark>di\u003C/mark> qualità nella repressione degli attivisti No Tav.\r\nL'accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo per atti \u003Cmark>di\u003C/mark> mero sabotaggio non violento, la detenzione in regime \u003Cmark>di\u003C/mark> isolamento, il trattenimento e la censura della posta, e, da ultimo, il blocco dei colloqui con amici e parenti sono il segno \u003Cmark>di\u003C/mark> un irrigidimento disciplinare da tempi \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra.\r\nD'altra parte, quando c'é il filo spinato, l'occupazione militare, i blindati, i lacrimogeni, i reduci dell'Afganistan, la guerra c'é già. In guerra è normale che la popolazione venga oppressa e chi resiste venga trattato da terrorista.\r\nPer capirne \u003Cmark>di\u003C/mark> più anarres ha intervistato Eugenio Losco, uno degli avvocati che difendono i No Tav accusati \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo.\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014 01 10 avv losco terrorismo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito un testo discusso e condiviso tra i compagni e le compagne della Federazione Anarchica \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino.\r\n\r\nLunedì 13 gennaio il Riesame ha confermato gli arresti per i quattro anarchici arrestati il 9 dicembre con l'accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> aver partecipato all'azione \u003Cmark>di\u003C/mark> sabotaggio del cantiere della Maddalena della notte tra il 12 e il 13 maggio dello scorso anno. Accolto interamente l'impianto accusatorio del Gip Giampieri e dei PM Rinaudo e Padalino, che, oltre all'imputazione \u003Cmark>di\u003C/mark> uso \u003Cmark>di\u003C/mark> armi da guerra, avevano formulato l'accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>attentato\u003C/mark> per fini \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo.\r\nGli articoli del codice sono il 280 e il 280 bis.\r\nL'articolo 280 contempla il reato \u003Cmark>di\u003C/mark> \"\u003Cmark>attentato\u003C/mark> per finalità terroristiche o \u003Cmark>di\u003C/mark> eversione\". Ed è così formulato: \"Chiunque per finalità \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo o \u003Cmark>di\u003C/mark> eversione dell'ordine democratico attenta alla vita od alla incolumità \u003Cmark>di\u003C/mark> una persona, è punito, nel primo caso, con la reclusione non inferiore ad anni venti e, nel secondo caso, con la reclusione non inferiore ad anni sei.\"\r\nL'articolo 280 bis, \"Atto \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi\" prevede che \"salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque per finalità \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo compie qualsiasi atto diretto a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l'uso \u003Cmark>di\u003C/mark> dispositivi esplosivi o comunque micidiali, è punito con la reclusione da due a cinque anni\".\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Nonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati \u003Cmark>di\u003C/mark> aver tentato \u003Cmark>di\u003C/mark> colpire gli operai del cantiere e i militari \u003Cmark>di\u003C/mark> guardia. Una follia. una lucida follia.\r\nCome si configura il terrorismo? Qual è la differenza tra un danneggiamento e l'attentato terrorista? Come si trasforma un'azione \u003Cmark>di\u003C/mark> sabotaggio in un atto terrorista?\r\nL'ordinamento mette a disposizione delle procure l'articolo 270 sexies, l'ultima incarnazione del famigerato 270, l'articolo che descrive i reati associativi \u003Cmark>di\u003C/mark> natura politica. Il 270 sexies fu frutto dell'onda emotiva seguita ai sanguinosi attentati \u003Cmark>di\u003C/mark> Londra e Madrid, delle bombe su treni e metropolitane che fecero centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> morti nelle due capitali europee, l'ennesimo episodio nella guerra \u003Cmark>di\u003C/mark> Al Quaeda agli infedeli. La Jihad del secondo millennio.\r\nDal 270 sexies i PM torinesi hanno desunto la definizione \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo sulla quale hanno incardinato l'imputazione contro i quattro No Tav arrestati il 9 dicembre. Per questa norma \"sono considerate con finalità \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo \u003Cmark>di\u003C/mark> intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto (…)\".\r\nNelle motivazioni della decisione del riesame \u003Cmark>di\u003C/mark> mantenere in carcere i quattro attivisti No Tav si legge: “È ravvisabile la finalità \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo \u003Cmark>di\u003C/mark> costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione \u003Cmark>di\u003C/mark> un’opera pubblica \u003Cmark>di\u003C/mark> rilevanza internazionale”.\r\nChiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia \u003Cmark>di\u003C/mark> incappare nell'accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo.\r\nIl meccanismo che ha portato in galera i quattro No Tav potrebbe essere in ogni momento esteso a chiunque lotti contro le scelte del governo non condivise. In questo caso la lotta tocca una vasta parte della popolazione valsusina e \u003Cmark>di\u003C/mark> quanti negli anni ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nUn fatto gravissimo.\r\nNon è “soltanto” in gioco la libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> quattro attivisti ma quella \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti. Se il teorema che equipara le lotte al terrorismo dovesse passare, la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> opporsi sarebbe negata in modo drastico.\r\nIn questi anni, di fronte alle manifestazioni più nette della criminalità del potere tanti hanno parlato \u003Cmark>di\u003C/mark> \"democrazia tradita\". Una illusione. Una illusione pericolosa, perché ha in se l'idea che questo sistema sia correggibile, che la violenza delle forze dell'ordine, la ferocia della macchina delle espulsioni, l'inumanità delle galere, la tortura nelle caserme, i pestaggi nei CIE e per le strade, le facce spaccate dai manganelli, le gole bruciate dai lacrimogeni, i lavoratori che muoiono \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, i veleni che ammorbano la terra siano eccezioni, gravi, estese, durevoli ma eccezioni. La democrazia avrebbe in se gli anticorpi per eliminare i mali che la affliggono, per correggere la rotta, costruire partecipazione nella libertà.\r\nL'introduzione nell'ordinamento \u003Cmark>di\u003C/mark> norme come il 270 sexies e il suo utilizzo contro attivisti No Tav è lo specchio \u003Cmark>di\u003C/mark> una democrazia che lungi dall'essere tradita, tradisce la propria intima natura, (di)mostra che l'unica possibilità offerta al dissenso è la testimonianza ineffettuale.\r\nPezzo dopo pezzo sono state demolite le pur esigue garanzie offerte a chi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato. L'accordo stipulato il 31 maggio 2013 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, che esclude dalla rappresentanza chi non ne accetta le regole e punisce chi sciopera contro, ne è il segno.\r\nIn questi anni le Procure hanno giocato un ruolo sempre più netto nel disciplinamento dell'opposizione politica e sociale.\r\nSpesso non è stato neppure necessario modificare le norme: è bastato un uso molto disinvolto \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle che c'erano. Una vera torsione del diritto per ottenere anni \u003Cmark>di\u003C/mark> carcere e lunghe detenzioni.\r\nReati da tempi \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo \u003Cmark>di\u003C/mark> fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nIn questi anni Torino è stata ed è uno dei laboratori dove si sperimentano le strategie repressive delle Procure. Si va dall’accusa – poi caduta – \u003Cmark>di\u003C/mark> “devastazione e saccheggio” per una manifestazione antifascista come tante, sino al tentativo \u003Cmark>di\u003C/mark> trasformare le lotte antirazziste in un’associazione a delinquere, che sebbene sia fallito, non ha tuttavia distolto la Procura torinese dall’imbastire due maxi processi contro gli antirazzisti, che rischiano lunghi anni \u003Cmark>di\u003C/mark> detenzione per banali episodi \u003Cmark>di\u003C/mark> contestazione e lotta.\r\nL'adozione \u003Cmark>di\u003C/mark> misure che per via amministrativa consentono la limitazione della libertà come fogli \u003Cmark>di\u003C/mark> via, divieti e obblighi \u003Cmark>di\u003C/mark> dimora sono distribuite a piene mani per mettere i bastoni tra le ruote dei movimenti.\r\nPersino le \"normali\" garanzie vengono fatte a pezzi in processi che per l'impianto e per le modalità \u003Cmark>di\u003C/mark> svolgimento negano l'esercizio dei cosiddetti diritti \u003Cmark>di\u003C/mark> difesa.\r\nNel processo in cui sono alla sbarra 52 No Tav per le giornate \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011, persino gli avvocati hanno dovuto prendere posizione pubblica contro la Procura perché ai difensori è consentita a malapena la presenza. Un processo farsa: la sentenza pare già scritta. La corte ha imposto due udienze a settimana \u003Cmark>di\u003C/mark> dieci ore, senza certezza sul calendario dei testimoni e senza spazio per le difese. Oggi la soluzione disciplinare è l'unico approdo dei governi che hanno delegato all'apparato giudiziario la gestione dei nodi che non riescono ad affrontare. Dalla legge elettorale, a quella sulle droghe, dalla terra dei fuochi alla demolizione dei movimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> opposizione la parola è passata ai gestori della guerra, dell’ordine pubblico e dei tribunali.\r\nNel solo movimento No Tav sono ormai diverse centinaia gli attivisti finiti nel mirino della magistratura.\r\nL'arresto \u003Cmark>di\u003C/mark> quattro attivisti No Tav con l'accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo non è certo giunto inaspettato. Sin da maggio i media e i politici hanno parlato \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo. Prima della Procura torinese, l'accusa che ha privato della libertà Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è stata formulata nelle redazioni dei giornali e nelle segreterie dei partiti.\r\nLa determinazione ad affondare sempre più nella carne viva del movimento contro la Torino Lyon aumenta quando il movimento lancia un segnale forte. Inequivocabile. Le decine \u003Cmark>di\u003C/mark> migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone che hanno partecipato alla manifestazione dello scorso 16 novembre a Susa sono la dimostrazione che il movimento, nelle sue varie componenti, non è disponibile a trasformarsi in mero testimone dello scempio. In quella manifestazione era esplicito l'appoggio alle azioni \u003Cmark>di\u003C/mark> resistenza attiva e alle centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> No Tav colpiti dalla repressione per aver partecipato alla lotta, mettendosi in mezzo, partecipando a blocchi, azioni, occupazioni, sabotaggi.\r\nDue settimane dopo sono scattati gli arresti.\r\nIl governo usa sempre \u003Cmark>di\u003C/mark> più la mano dura contro chi non si piega e continua a lottare. Lo scopo è chiaro: seminare il terrore tra i No Tav, spaventare la popolazione della Val Susa, far paura ai tanti che in questi anni, chi più e chi meno, chi in prima fila, chi in ultima si sono messi \u003Cmark>di\u003C/mark> mezzo, hanno costruito presidi, eretto barricate, bloccato strade e ferrovie, hanno boicottato e sabotato il cantiere e le ditte collaborazioniste, si sono difesi dall’occupazione militare e dalla distruzione del territorio.\r\nIn questi ultimi due anni e mezzo si è allungata la lista degli attivisti feriti, gasati, pestati, torturati. Quest’estate la polizia ha anche molestato sessualmente una No Tav. Qualcuno ha anche rischiato \u003Cmark>di\u003C/mark> morire per le botte, che hanno rotto teste, spezzato gambe e braccia, accecato.\r\nQuesto è terrorismo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato. Non uno slogan ma la realtà che stiamo vivendo. In Val Susa, ma non solo.\r\nLa repressione si sta inasprendo perché il governo si prepara ad attaccare in bassa valle, dove si stanno preparando ai lavori preliminari per aprire il cantiere del mega tunnel a Susa.\r\nNei prossimi mesi proveranno a fare i lavori per spostare l’autoporto da Susa a Bruzolo e il servizio”Guida Sicura” da Susa ad Avigliana.\r\nSeminare il terrore tra la popolazione è l’ultima carta da giocare perché il governo sa bene che in bassa valle la partita potrebbe essere molto più difficile che a Chiomonte, in una zona isolata, senza abitazioni, raggiungibile solo a piedi.\r\nIn questa strategia del terrore ci sono sia gli arresti per terrorismo sia la condanna al pagamento \u003Cmark>di\u003C/mark> oltre 200.000 euro per Alberto, Giorgio e Loredana tre attivisti, accusati \u003Cmark>di\u003C/mark> aver danneggiato gli affari \u003Cmark>di\u003C/mark> LTF, il general contractor dell’opera, per aver impedito un sondaggio proprio all’autoporto \u003Cmark>di\u003C/mark> Susa. Pagare cifre simili non è alla portata \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti: si rischia \u003Cmark>di\u003C/mark> perdere la casa, l’auto, un quinto dello stipendio o della pensione. Il governo spera che \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte a decenni \u003Cmark>di\u003C/mark> galera, alla perdita \u003Cmark>di\u003C/mark> quello chi si ha per campare, qualcuno anche se non ha cambiato idea, si tiri indietro.\r\nLa scommessa è far si che si sbaglino.\r\nIl governo sa che l’apertura dei cantieri a Susa non sarà una passeggiata. Sa che in molti si metteranno \u003Cmark>di\u003C/mark> mezzo, sa che i più li sosterranno. Ma per vincere la partita non basterà.\r\nOggi tutti plaudono e molti agiscono. Per mettersi in mezzo basta poco, anche una sedia in mezzo alla strada. Se saranno tante quando tireranno giù la prima barricata ne troveranno un’altra poco lontano.\r\nSe ancora una volta il movimento saprà rendere ingovernabile un intero territorio per i nostri avversari sarà \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovo dura.\r\nIl 22 febbraio il movimento No Tav ha lanciato una giornata \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta nazionale – ognuno sul proprio territorio – contro la repressione e contro il Tav e le altre grandi opere inutili e dannose.\r\nSarà una buona occasione per inceppare il terrorismo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato.\r\n°°°°\r\nChi ci vuole contattare per commentare il testo ci può scrivere ad anarres@inventati.org",{"matched_tokens":257,"snippet":258,"value":258},[70],"Terrorismo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato",[260,262],{"field":107,"matched_tokens":261,"snippet":254,"value":255},[70,82,70],{"field":110,"matched_tokens":263,"snippet":258,"value":258},[70],{"best_field_score":233,"best_field_weight":198,"fields_matched":130,"num_tokens_dropped":130,"score":234,"tokens_matched":130,"typo_prefix_score":43},{"document":266,"highlight":283,"highlights":288,"text_match":231,"text_match_info":291},{"comment_count":43,"id":267,"is_sticky":43,"permalink":268,"podcastfilter":269,"post_author":128,"post_content":270,"post_date":271,"post_excerpt":49,"post_id":267,"post_modified":272,"post_thumbnail":273,"post_title":274,"post_type":181,"sort_by_date":275,"tag_links":276,"tags":280},"26861","http://radioblackout.org/podcast/17-dicembre-i-no-tav-con-chiara-claudio-mattia-e-nicolo/",[128],"Mercoledì 17 dicembre sarà emessa la sentenza nel processo che lo Stato ha intentato contro Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò. Sono in carcere da oltre un anno, rinchiusi in regime di alta sicurezza, spesso isolati, lontani dai propri compagni ed affetti, la corrispondenza sottoposta a censura.\r\nHanno provato a piegarli. Non ci sono riusciti, hanno provato a mettere in ginocchio un intero movimento. Hanno fallito ancora.\r\n\r\nFacciamo un piccolo passo indietro.\r\nNella memoria della gente che si batte contro il Tav il dicembre del 2005 è una pietra miliare. Tra novembre e dicembre si consumò un’epopea di lotta entrata nei cuori di tanti. Un movimento popolare decise di resistere all’imposizione violenta di un’opera inutile e devastante e, nonostante avesse quasi tutti contro, riuscì ad assediare le truppe di occupazione, costruendo la Libera Repubblica di Venaus. Dopo lo sgombero violento il movimento per qualche giorno assunse un chiaro carattere insurrezionale: l’intera Val Susa si fece barricata contro l’invasore. L’otto dicembre era festa. La manifestazione, dopo una breve scaramuccia al bivio dove la polizia attendeva i manifestanti, si trasformò in una marcia che dopo aver salito la montagna, scese verso la zona occupata mentre lieve cadeva la neve. I sentieri in discesa erano fradici di acqua e fango ma nessuno si fermò. Le reti caddero e le truppe vennero richiamate.\r\nNel 2011 – dopo la dura parentesi dell’inverno delle trivelle – sono tornati, molto più agguerriti che nel 2005.\r\nLo Stato non può permettersi di perdere due volte nello stesso posto.\r\nL’apparato repressivo fatto di gas, recinzioni da lager, manganelli e torture si è dispiegato in tutta la sua forza. La magistratura è entrata in campo a gamba tesa. Non si contano i processi che coinvolgono migliaia di attivisti No Tav.\r\nGoverno e magistratura non hanno fatto i conti con la resistenza dei No Tav. Non hanno fatto i conti con un movimento che si è stretto nella solidarietà a tutti, primi tra tutti quelli che rischiano di più, i quattro attivisti accusati di attentato con finalità di terrorismo per un sabotaggio in Clarea.\r\nPer loro i PM Padalino e Rinaudo hanno chiesto nove anni e mezzo di reclusione.\r\nMercoledì 26 novembre un’assemblea popolare ha deciso un nuovo dicembre di lotta. Dopo la buona riuscita della manifestazione del 22 novembre a Torino, il movimento ha dato vita a due giorni di lotta popolare.\r\nIl 7 dicembre migliaia di No Tav hanno partecipato alla fiaccolata che si è dipanata per le vie di Susa, assediando a lungo l’hotel Napoleon, che da anni ospita le truppe di occupazione. La via dell’albergo è stata trasformata in “Via gli sbirri” con nuove targhe apposte dai manifestanti.\r\nQui il video del Fatto Quotidiano\r\n\r\nIl giorno successivo, dopo le celebrazioni del giuramento partigiano della Garda dell’8 dicembre 1943, l’appuntamento era a Giaglione e Chiomonte per una giornata alle reti del cantiere.\r\nIn Clarea il passaggio era bloccato al ponte, ma questo non ha impedito a circa un centinaio di No Tav di raggiungere, guadando alto il torrente, l’area di proprietà del movimento, dove altri erano arrivati sin dalla prima mattina.\r\nLa Questura, non paga delle recinzioni e dei cancelli che serrano via dell’Avanà a Chiomonte, ha deciso di chiudere anche il ponte con jersey e truppe con idrante. Dopo la costruzione di un albero di natale no tav fatto dai bambini, a centinaia i No Tav sono risaliti in paese, bloccando a più riprese la statale e interrompendo per una mezz’ora anche il traffico ferroviario. A fine giornata, sul ponte, la polizia ha azionato l’idrante e sparato lacrimogeni. Dai boschi petardi e fuochi d’artificio hanno illuminato la sera.\r\nIl 9 dicembre la Procura ha consegnato in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare a Francesco, Graziano e Lucio, i tre No Tav in carcere da luglio il sabotaggio del 14 maggio 2013, lo stesso per il quale domani sarà emessa la sentenza per gli altri quattro No Tav.\r\nSu questa nuova iniziativa della Procura Anarres ha intervistato, uno dei loro avvocati, Eugenio Losco, del foro di Milano. Con lui abbiamo parlato anche dell’attesa per la sentenza di domani\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n2014 12 12 losco terrotav più tre\r\n\r\nDomani, dopo il tribunale, che probabilmente si pronuncerà nel primo pomeriggio, l’appuntamento è alle 17,30 in piazza del mercato a Bussoleno.\r\n\r\nSe le notizie dal tribunale saranno buone sarà un giorno di festa. In caso contrario la risposta del movimento No Tav sarà forte e chiara.\r\n\r\nForte è stata l’indignazione per la sentenza che ha cancellato la dignità di migliaia di lavoratori e cittadini di Casale Monferrato, torturati a morte e uccisi dai padroni della Eternit. La giustizia dei tribunali, ancora una volta ha mostrato il suo volto di classe, assolvendo chi si è fatto ricco sulla vita dei più.\r\nQui nessuno è disposto a morire senza resistere, nessuno spera nella giustizia dei tribunali. I No Tav lo hanno imparato negli anni: la libertà non si mendica, bisogna conquistarla.","16 Dicembre 2014","2018-10-17 22:59:26","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/No-Tav_fiaccolata-7-dicembre-2014_02-200x110.jpg","17 dicembre. 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E' rimasta chiusa per lunghi anni, finché non è stata riaperta per i No Tav. Qui va avanti a tappe forzate il processo ai resistenti della Maddalena nei giorni dello sgombero della libera Repubblica e del primo assedio alla zona occupata.\r\nGiovedì 22 maggio è stata il teatro perfetto per la prima udienza ai quattro attivisti No Tav accusati di aver compiuto un sabotaggio al cantiere di Chiomonte il 14 maggio dello scorso anno. In quell'occasione venne danneggiato un compressore, presto riparato e rivenduto. Questo danneggiamento per la Procura di Torino vale un'imputazione di attentato con finalità di terrorismo. Un'imputazione che ha sottratto alle loro vite, ai loro affetti, alle lotte Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, rinchiusi da oltre cinque mesi in regime di alta sorveglianza.\r\nSolo da una settimana erano state cancellate alcune misure particolarmente afflittive nei loro confronti, come il divieto di incontro tra loro, e il blocco delle visite per tutti tranne i familiari più stretti.\r\nEntro il 15 giugno verranno rese note le motivazioni della sentenza della Cassazione, che ha annullato quella del Riesame che aveva confermato l'impianto accusatorio della Procura di Torino.\r\nUna prima crepa nel teorema della premiata coppia Padalino/Rinaudo, che potrebbe, ma il condizionale resta d'obbligo, portare ad un alleggerimento della pressione disciplinare sui quattro No Tav.\r\nNell'udienza del 22 maggio in corte d'assise il giudice ha concesso che i prigionieri fossero messi insieme nella stessa gabbia, in una zona più vicina ai loro avvocati. Per la prima volta da mesi hanno potuto incontrarsi, parlare, ritrovare un frammento della propria comunità umana e politica.\r\nFuori dall'aula bunker c'erano centinaia di attivisti No Tav dalla Valle, da Torino, da ogni dove. Musica, interventi, il compressore bruciato in effige hanno accompagnato una mattinata piovosa in questo scampolo di città ai confini del nulla metropolitano.\r\nA turno, con lunghe code ed estenuanti controlli, i No Tav sono entrati in aula. Lo spazio riservato al pubblico è distante un centinaio di metri dalla tribuna dove sono assisi i giudici. La gabbia con i prigionieri è lontana. In mezzo un vetro virato sul verde. Sembra un acquario triste.\r\nMa non importa. Salendo in piedi sulle sedie si riesce a fare un saluto, che i prigionieri ricambiano arrampicandosi sulla gabbia. Loro, cui spetta la parte più difficile, sembrano più forti di chi sta fuori.\r\nIn aula il rito si consuma secondo i propri schemi, con la presentazione delle parti civili. Per mesi i media, echeggiando le carte della Procura, avevano annunciato centinaia di costituzioni. La Commissione Europea, i ministeri, gli operai del cantiere, i poliziotti di guardia non si presentano. Alla fine restano solo il governo, LTF, general contractor per la Torino Lyon, e il sindacato di polizia SAP, quello degli applausi agli assassini di Federico Aldrovandi.\r\nGli avvocati della difesa hanno presentato numerose questioni di carattere procedurale, compresa l'eccezione di costituzionalità dell'articolo 270 sexies, da cui la Procura di Torino desume la definizione di terrorismo.\r\nE' stata anche avanzata la richiesta di trasferimento a Torino dei quattro compagni.\r\nIl tribunale si è riservato di rispondere. La prossima udienza si terrà il 6 giugno.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Eugenio Losco, uno degli avvocati che difendono i No Tav.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 05 23 losco processo compressore","25 Maggio 2014","2018-10-17 22:59:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/aula-bunker-color-200x110.jpg","Processo del compressore. Primo atto",1401049338,[305,306,307],"http://radioblackout.org/tag/aula-bunker/","http://radioblackout.org/tag/compressore/","http://radioblackout.org/tag/processo-no-tav/",[309,164,166],"aula bunker",{"post_content":311},{"matched_tokens":312,"snippet":313,"value":314},[70,70,82,70],"Procura \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino vale un'imputazione \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>attentato\u003C/mark> con finalità \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo. Un'imputazione","L'aula bunker delle Vallette è un'appendice, reale e simbolica, del carcere. Qui si celebrarono i grandi processi alla mafia e alla lotta armata. 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Una calzatura che ormai usano in pochi. A cavallo tra l’Otto e il Novecento era molto diffusa tra contadini ed operai.\r\nGettare il proprio sabot in una macchina era un buon modo per incepparla, per “sabotarla”, per interrompere la produzione, per mettere i bastoni tra le ruote al padrone che sfruttava la tua vita per farsi ricco.\r\nIn tutta la storia delle lotte operaie c’è stato sabotaggio. A volte era pratica individuale o di un piccolo gruppo di lavoratori, che magari volevano solo guadagnarsi una pausa, altre volte era mezzo di lotta esplicito nei confronti del padrone.\r\nIn una società che difende la proprietà privata come fosse un bene comune, il sabotaggio è un gesto illegale.\r\nQuando la diseguaglianza è sancita dalla legge, chi lotta per l’uguaglianza è considerato un fuorilegge.\r\nIn una società dove alle comunità locali è sottratta la facoltà di decidere di decidere sulla propria vita, chi si batte per la libertà è considerato un sovversivo.\r\n\r\nDurante l’occupazione nazifascista il sabotaggio era pratica usuale delle formazioni partigiane. Per le truppe di occupazione i partigiani, i ribelli, erano considerati banditi, dopo la guerra divennero eroi di un’epopea di liberazione, che venne subito imbalsamata, perché i poveri e gli oppressi ne perdessero la memoria viva.\r\n\r\nDa tre anni in Val Susa ci sono le truppe di occupazione. I governi hanno militarizzato la Valle per imporre con la forza un’opera inutile, costosa, dannosa per la salute e per l’ambiente.\r\nDecine di migliaia di persone, della valle e solidali, si sono messe di mezzo per inceppare la macchina, per cacciare gli occupanti.\r\n\r\nCentinaia di No Tav sono stati pestati, gasati, feriti. Sono quasi mille i procedimenti penali contro chi ha lottato contro il Tav.\r\n\r\nQuattro No Tav sono in carcere accusati di “attentato con finalità di terrorismo”. Nel mirino della Procura un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte dello scorso maggio. Quella notte venne danneggiato un compressore. Un’azione di lotta non violenta che il movimento No Tav assunse come propria.\r\nLa Procura si avvale di un articolo del codice che stabilisce che chi si oppone attivamente ad una decisione del governo è un terrorista.\r\nFermare il Tav, costringere il governo a tornare su una decisione mai condivisa dalla popolazione locale è la ragion d’essere del movimento No Tav.\r\nOgni gesto, ogni manifestazione, ogni passeggiata con bimbi e cagnolini, non diversamente dalle azioni di assedio del cantiere, di boicottaggio delle ditte, di sabotaggio dei mezzi mira a questo scopo.\r\nCon la logica della Procura gran parte della popolazione valsusina è costituita da terroristi.\r\n\r\nBanditi, ribelli, partigiani della libertà","21 Marzo 2014","2018-10-17 22:59:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/2014-03-21-manif-fat-sabotaggio-copy-200x110.jpg","Sabotaggio. 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