","Solidarietà senza frontiere - gruppo di mutuo appoggio","post",1586262561,[63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/autogestione/","http://radioblackout.org/tag/covid-19/","http://radioblackout.org/tag/epidemia/","http://radioblackout.org/tag/mutuo-appoggio/","http://radioblackout.org/tag/senza-frontiere/",[15,69,70,71,72],"covid 19","epidemia","mutuo appoggio","senza frontiere",{"post_content":74,"tags":78},{"matched_tokens":75,"snippet":76,"value":77},[15],"Questo è uno spazio di \u003Cmark>autogestione\u003C/mark> e mutuo appoggio. Noi non","Si stanno moltiplicando le iniziative per affrontare l’epidemia, creando legami solidali tra da sempre fatica ad arrivare a fine mese, chi ha perso il lavoro, chi non l’aveva nemmeno prima, chi non riesce a procurarsi le protezioni, chi è costretto a lavorare rischiando di infettarsi, chi esce e prende una multa perché passeggia lontano da casa.\r\nAlcuni gruppi si pongono l’obiettivo non secondario di realizzare esperienze di mutuo appoggio, fondate sulla reciprocità.\r\nA Torino è ai blocchi di partenza il gruppo di mutuo appoggio Solidarietà senza frontiere.\r\nCe ne ha parlato Stefano, tra i promotori dell’iniziativa\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020-04-07-stefano-mutuo-appoggio.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione dell’iniziativa che su Facebook trovate sulla pagina Senza Frontiere:\r\n\r\n“Solidarietà senza frontiere – Gruppo di mutuo appoggio\r\n\r\nQuesto gruppo è stato pensato dai compagni e dalle compagne della Federazione Anarchica Torinese, ma è aperto a chiunque ne condivida obiettivi e pratiche.\r\n\r\nCosa vorremmo fare?\r\n\r\nCreare ponti che non lascino da soli i più deboli, che consentano di costruire solide reti di mutuo appoggio.\r\nCi vogliono isolati, divisi, diffidenti, impediamo il diffondersi della psicopolizia, dimostriamo che sopravvivere all’epidemia dipende anche dalla nostra capacità di organizzarci, lottare, darci reciproco sostegno.\r\n\r\nTi serve una mascherina? Non sai, non vuoi, non puoi ordinarla in internet? Cerca qualcuno che viva vicino a te e possa aiutarti.\r\n\r\nSei solo, debole e non riesci a fare la spesa? Segnalalo qui: potresti trovare chi ti darà una mano e qualcun altro cui potresti essere utile a tua volta.\r\n\r\nHai preso la multa? Vuoi sapere come fare ricorso? Segnalalo e troverai chi ti darà le indicazioni giuste\r\n\r\nSei sotto ricatto sul lavoro? Temi di perdere il posto se protesti perché non ti senti sicuro in fabbrica, in officina, in ospedale? Organizzati con i tuoi compagni di lavoro e segnala in lista la vostra lotta. Se i media tacciono, se gli imprenditori minacciano, far sapere cosa succede serve perché altri possano muoversi in solidarietà, perché il silenzio non faciliti la repressione.\r\n\r\nTanta gente ha la febbre ma è chiusa in casa senza tamponi né visite mediche. Molti hanno paura per se e per chi vive con loro. Proviamo a fare pressione collettiva per modificare la situazione. Una singola goccia si perde nel mare. Tante gocce possono scatenare una tempesta.\r\n\r\nDi fronte all’epidemia è facile sentirsi deboli e incapaci di reagire. Specie se non siamo più tanto giovani, forti, se temiamo per i nostri cari, per le persone a cui vogliamo bene.\r\nLa realtà è durissima. Nel cuore del primo mondo, nel centro dell’area più ricca del paese, la gente si ammala e muore senza cure adeguate. Ci raccontano di aver fatto meraviglie, ma la verità la raccontano i medici di base che non riescono a far ricoverare nemmeno chi è in condizioni disperate. Tutti sappiamo come stanno le cose. In tante case c’è gente malata, che riceve indicazioni per telefono, senza ossigeno, tamponi, saturimetri: chi vive con i malati rischia di ammalarsi e diffondere il contagio.\r\nDicono che tutto andrà bene, ma ogni giorno muoiono centinaia e centinaia di persone. Di alcune neppure si sa: sono morti in casa, senza che mai nessuno facesse loro un tampone.\r\n\r\nLa china che stavamo discendendo negli ultimi decenni è divenuta all’improvviso precipitosa. Siamo rinchiusi ai domiciliari, sottoposti a controllo militare, spiati da droni ed app.\r\nPrigionieri, infantilizzati, mentre il rumore delle ambulanze lacera l’aria, siamo indotti a credere di essere i responsabili del diffondersi inarrestabile del morbo, per nascondere le responsabilità di chi ieri ed oggi è al governo del paese e delle regioni.\r\n\r\nSia chiaro: tutelarsi e tutelare gli altri, con mascherine e restando a distanza, è oggi necessario: ciascuno di noi è responsabile dei propri atti. Noi anarchici lo sappiamo bene: per noi la responsabilità individuale è il perno di una società di liber* ed eguali.\r\n\r\nConte emette editti come un re e li comunica a reti unificate, mentre le opposizioni si limitano a dire che bisogna stringere ancora di più le maglie dei domiciliari di massa cui siamo sottoposti.\r\nHanno promesso elemosine e chi non riesce più a pagare fitti, bollette, ma sappiamo che quei fitti, quelle bollette sono solo rimandati.\r\nIn periferia la paura e gli scarsi introiti hanno fatto chiudere tanti negozietti alimentari di prossimità: facile prevedere che pochi riapriranno.\r\nIntanto c’è chi non riesce a fare la spesa: presto le elemosine del governo non basteranno.\r\n\r\nL’informazione ha sempre più i caratteri della corrispondenza di guerra, dove i nemici sono quelli che fanno una corsa o vanno ad un supermercato più lontano.\r\nChi racconta la vita ai tempi dell’epidemia viene minacciato di licenziamento.\r\nOgni giorno i media alimentano la diffidenza irragionevole, la caccia all’untore.\r\nVogliono evitare che germini il seme del dubbio, che cresca e si rinforzi la pianta della critica.\r\nTutti noi siamo stati collettivamente privati della possibilità di conoscenza e controllo sulla ricerca, la sperimentazione, la scelta degli obiettivi.\r\n\r\nL’esercito non è in strada solo per controllare i trasgressori di norme che cambiano ogni tre giorni: in questo paese ci sono più poliziotti che medici. L’esercito è in strada con i blindati perché a qualcuno potrebbe venire il dubbio che le nostre case sono i lazzaretti dove, uno dopo l’altro, ci ammaleremo tutti. In silenzio.\r\n\r\nQualcuno attende che finisca, immobile. Invece, per quanto siano esili i margini, qualcosa si può fare.\r\n\r\nDobbiamo spezzare le catene dell’isolamento, con la solidarietà, il mutuo appoggio, la costruzione di reti che ci rendano più autonomi rispetto all’istituito, più capaci di scambiarci le informazioni sulla vita quotidiana al tempo dei domiciliari di massa, di far arrivare una mascherina o un pacco di pasta dove serve, di reclamare collettivamente il tampone per chi è malato e chiuso in casa.\r\n\r\nQuesto è uno spazio di \u003Cmark>autogestione\u003C/mark> e mutuo appoggio. Noi non forniamo servizi ma promuoviamo la pratica dell’autorganizzazione dal basso, come sempre nella vita “normale”.\r\nA proposito… Noi a quella “normalità” non vorremmo tornare. Mai più. É una normalità violenta, gerarchica ed escludente, che di fronte all’epidemia ha mostrato il suo volto più violento e autoritario.\r\nLe esperienze di solidarietà e mutuo appoggio che noi e tanti altri stanno sperimentando in questi giorni, saranno il seme da cui far germinare percorsi di lotta e autonomia dalle regole feroci del profitto e del dominio.”",[79,82,84,86,88],{"matched_tokens":80,"snippet":81},[15],"\u003Cmark>autogestione\u003C/mark>",{"matched_tokens":83,"snippet":69},[],{"matched_tokens":85,"snippet":70},[],{"matched_tokens":87,"snippet":71},[],{"matched_tokens":89,"snippet":72},[],[91,96],{"field":38,"indices":92,"matched_tokens":93,"snippets":95},[50],[94],[15],[81],{"field":97,"matched_tokens":98,"snippet":76,"value":77},"post_content",[15],578730123365712000,{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":103,"num_tokens_dropped":50,"score":104,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":50},"1108091339008",13,2,"578730123365711978",1,{"document":107,"highlight":131,"highlights":148,"text_match":99,"text_match_info":157},{"cat_link":108,"category":109,"comment_count":50,"id":110,"is_sticky":50,"permalink":111,"post_author":21,"post_content":112,"post_date":113,"post_excerpt":114,"post_id":110,"post_modified":115,"post_thumbnail":116,"post_thumbnail_html":117,"post_title":118,"post_type":60,"sort_by_date":119,"tag_links":120,"tags":126},[47],[49],"9227","http://radioblackout.org/2012/06/grecia-tra-autogestione-e-conflitto/","I risultati delle elezioni greche, che vedono il partito conservatore Nea Democratia prevalere, sia pure di misura, Siryza, la coalizione della sinistra radicale favorevole all'uscita dall'euro portano alla nascita di un governo di unità nazionale, tra i socialisti del Pasok e i conservatori di Nea Democratia.\r\nAl di là dei giochi elettorali, dove la paura dei ceti medi, instillata da una propaganda martellante a favore del permanere nell'aeurozona, ha contribuito allo spostamento, sia pur lieve, dell'elettorato resta una crisi sociale durissima. I salari e le pensioni sono state diminuite drasticamente, i servizi fondamentali sono divenuti inaccessibili a strati sempre più ampi di popolazione, mentre i prezzi continuano ad aumentare.\r\nCon salari balcanici e prezzi europei moltissime persone sono sprofondate nella povertà.\r\nUna delle conseguenze della crisi, ma anche della volontà di emacipazione da un destino già scritto da FMI, UE e BCE, è il moltiplicarsi delle occupazioni, delle autogestioni di strutture produttive e di servizio abbandonate.\r\nUn esempio paradigmatico è quello dell'ospedale di Kilkis, occupato e autogestito dai lavoratori. Si tratterà di capire nei prossimi mesi quale incidenza avranno queste esperienze di esodo conflittuale dall'istituito sulla situazione politica e sociale nel paese ellenico.\r\nL'affermazione elettorale, sia pure in misura minore, dei nazisti di Alba Dorata rappresenta una sorta di reazione in chiave di chiusura nazionalista e razzista alla pressione globalizzante della governance transnazionale. Se a questo si aggiunge una legislazione europea che impedisce a profughi e rifugiati di trovare ospitalità fuori dalla Grecia e si ottiene una miscela esplosiva, sulla quale giocano i fascisti.\r\nL'affermarsi a livello europeo di formazioni di estrema destra ci interroga sul fallimento delle istanze internazionaliste, che possono trovare nuova linfa solo nella materialità delle relazioni solidali.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo delle edizioni Zero in condotta, ottimo conoscitore della Grecia, dove ha di recente tenuto un ciclo di conferenze.\r\n\r\nAscolta il suo intervento: [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/Massimo-def.mp3\"]\r\n\r\nscarica l'audio","20 Giugno 2012","I risultati delle elezioni greche, che vedono il partito conservatore Nea Democratia prevalere, sia pure di misura, Siryza, la coalizione della sinistra radicale favorevole all'uscita dall'euro portano alla nascita di un governo di unità nazionale, tra i socialisti del Pasok e i conservatori di Nea Democratia.\r\nAl di là dei giochi elettorali, dove la paura dei ceti medi, instillata da una propaganda martellante a favore del permanere nell'aeurozona, ha contribuito allo spostamento, sia pur lieve, dell'elettorato resta una crisi sociale durissima. I salari e le pensioni sono state diminuite drasticamente, i servizi fondamentali sono divenuti inaccessibili a strati sempre più ampi di popolazione, mentre i prezzi continuano ad aumentare.\r\nCon salari balcanici e prezzi europei moltissime persone sono sprofondate nella povertà.\r\nUna delle conseguenze della crisi, ma anche della volontà di emacipazione da un destino già scritto da FMI, UE e BCE, è il moltiplicarsi delle occupazioni, delle autogestioni di strutture produttive e di servizio abbandonate.\r\nUn esempio paradigmatico è quello dell'ospedale di Kilkis, occupato e autogestito dai lavoratori. Si tratterà di capire nei prossimi mesi quale incidenza avranno queste esperienze di esodo conflittuale dall'istituito sulla situazione politica e sociale nel paese ellenico.\r\nL'affermazione elettorale, sia pure in misura minore, dei nazisti di Alba Dorata rappresenta una sorta di reazione in chiave di chiusura nazionalista e razzista alla pressione globalizzante della governance transnazionale. 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Sette compagni sono stati denunciati per occupazione abusiva. In mattinata di fronte all’Edera si è tenuto un presidio di solidali che si è poi spostato al mercato di corso Cincinnato per raccontare dell’operazione repressiva contro l’unico spazio autogestito del quartiere.\r\nNell’affollata assemblea tenutasi nel cortile della radio i compagn* dell’Edera hanno annunciato una serie di iniziative nei giardini di fronte all’ex squat per l’intera settimana.\r\nDopo l’assemblea è partito un corteo cui hanno partecipato alcune centinaia di persone.\r\nNe abbiamo parlato con Margherita dell’Edera\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-04-marghe-edera.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il programma dei prossimi giorni:\r\nAppuntamenti Edera Squat on the streetz!\r\nGiardini Oglianico di fronte via Pianezza 115 Lucento Torino:\r\n\r\nDomani martedì 04/10 dalle ore 18 allenamento condiviso palestre\r\n\r\nMercoledì 05/10 dalle 18 allenamento palestra, assemblea + cena bellavita\r\n\r\nGiovedi 06/10 stay tuned\r\n\r\nVenerdì 07/10 ore 15 trasmissione live ARIA (trasmissione contro il carcere per i detenuti e detenute e le loro famiglie sui 105.250 fm di blackout!)\r\n\r\nSabato 08/10 dalle 11 giornatona in quartiere contro gli sgomberi!\r\n\r\nbicchierata e pranzo al mercato di corso Cincinnato e giardini cavallotti. A seguire gara in bici contro sgomberi e repressione.","4 Ottobre 2022","2022-10-04 15:00:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/edera-squat-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"152\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/edera-squat-300x152.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/edera-squat-300x152.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/edera-squat-768x389.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/edera-squat.jpg 861w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lo sgombero dell’Edera e le prime risposte",1664895440,[63,172,173,174,175,176],"http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/edera-squat/","http://radioblackout.org/tag/lucento/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-edera/","http://radioblackout.org/tag/spazi-liberati/",[15,178,179,180,181,182],"corteo","edera squat","lucento","sgombero edera","spazi liberati",{"tags":184},[185,187,189,191,193,195],{"matched_tokens":186,"snippet":81},[15],{"matched_tokens":188,"snippet":178},[],{"matched_tokens":190,"snippet":179},[],{"matched_tokens":192,"snippet":180},[],{"matched_tokens":194,"snippet":181},[],{"matched_tokens":196,"snippet":182},[],[198],{"field":38,"indices":199,"matched_tokens":200,"snippets":202},[50],[201],[15],[81],{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":105,"num_tokens_dropped":50,"score":204,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":50},"578730123365711977",{"document":206,"highlight":228,"highlights":240,"text_match":99,"text_match_info":246},{"cat_link":207,"category":208,"comment_count":50,"id":209,"is_sticky":50,"permalink":210,"post_author":21,"post_content":211,"post_date":212,"post_excerpt":55,"post_id":209,"post_modified":213,"post_thumbnail":214,"post_thumbnail_html":215,"post_title":216,"post_type":60,"sort_by_date":217,"tag_links":218,"tags":223},[47],[49],"70199","http://radioblackout.org/2021/07/asti-decoro-e-telecamere-nel-futuro-del-bosco-dei-partigiani/","Il parco dei Partigiani è finito nel mirino delle associazioni di cittadini, che ad Asti, come ovunque, considerano un luogo sicuro solo quando viene riempito di luci, telecamere e guardie armate.\r\nIn seguito ad un appello dell’ANPI per la risistemazione dell’area, che necessita di alcuni interventi a salvaguardia delle antiche mura, in un’assemblea svoltasi il 19 giugno l’aumento dei controlli e la militarizzazione del parco sono state poste all’ordine del giorno. Qualcuno ne ha proposto persino la chiusura notturna.\r\nMa non sempre le ciambelle riescono con il buco: all’assemblea c’erano anche i compagn della Miccia, che spesso hanno tenuto iniziative nel parco. I compagni della Miccia hanno rivendicato l’uso politico e sociale del parco, sostenendo che i luoghi sicuri sono quelli attraversati e vissuti liberamente. Non solo: di fronte a “cittadini” che vorrebbero delegare al comune la pulizia e la sistemazione del parco, hanno posto l’accento sull’autogestione e la cura collettiva.\r\nLa scorsa domenica hanno fatto una prima iniziativa di pulizia e sfalcio del parco, la prima di tante con cui il luogo verrà riempito durante l’estate.\r\nNe abbiamo parlato con Werther della Miccia\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/2021-07-06-parco-werther.mp3\"][/audio]","6 Luglio 2021","2021-07-06 20:42:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/208956348_847703099489830_4260038802782988464_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"169\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/208956348_847703099489830_4260038802782988464_n-169x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/208956348_847703099489830_4260038802782988464_n-169x300.jpg 169w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/208956348_847703099489830_4260038802782988464_n-576x1024.jpg 576w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/208956348_847703099489830_4260038802782988464_n-768x1365.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/208956348_847703099489830_4260038802782988464_n-864x1536.jpg 864w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/208956348_847703099489830_4260038802782988464_n.jpg 1125w\" sizes=\"auto, (max-width: 169px) 100vw, 169px\" />","Asti. 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Un buon modo per mettere a tacere preventivamente ogni voce fuori dal coro e per spostare la responsabilità del disastro dal governo ai singoli individui, isolati e atomizzati.\r\nManca tutto: mascherine, tamponi, posti letto, medici, infermieri, laboratori analisi. In questi anni i governi che si sono succeduti hanno tagliato la spesa per la sanità, favorendo gli interessi dei privati.\r\nI responsabili della diffusione del Covid 19 e della carenza di cure e prevenzione siedono sui banchi del governo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli, autore di un articolo uscito su Umanità Nova, che vi proponiamo di seguito:\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-10-dario-la-lotta-non-va-in-quarantena.mp3\"][/audio]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\n“La solidarietà non va in quarantena\r\n\r\nNelle ultime settimane molte e molti di noi si stanno chiedendo come portare avanti l’attività politica, sindacale sociale nei contesti che viviamo. Ci siamo già trovati a prendere decisioni non facili, annullare o meno iniziative, manifestazioni, scioperi, presidi, assemblee e incontri pubblici, anche sotto la minaccia di un possibile divieto da parte delle autorità. Quello che sta succedendo può incidere significativamente sulla realtà che viviamo, di pari passo con gli effettivi rischi per la salute il processo emergenziale in corso attorno alla questione del coronavirus pone delle questioni molto importanti in termini politici.\r\n\r\nFino dalle prime notizie riguardo alla diffusione del virus in Cina i principali esponenti dei partiti che siedono in parlamento hanno iniziato a cavalcare l’emergenza, strumentalizzando la situazione. Non è una novità. È la cosiddetta “politica dell’emergenza”, il condensarsi del confronto politico attorno a questioni urgenti che dominano le testate dei giornali e danno vita agli hashtag più popolari, con sensazionalismo, con un linguaggio violento, proponendo soluzioni totali e impossibili. Il dibattito pubblico si muove di emergenza in emergenza, c’è quella del terremoto e quella della sicurezza, c’è l’emergenza freddo e quella dei rifiuti, c’è l’emergenza delle buche in strada e infine quella del coronavirus. A volte sono problemi reali a volte sono artefatti, ma non è importante, perché questi politici non vogliono certo risolvere davvero i problemi delle persone. Vogliono creare invece i temi scottanti su cui battere gli avversari e consolidare consensi. Ma attenzione, non è una questione di cialtroneria, incapacità, ignoranza, è una lotta per il potere.\r\n\r\nPerché la comunicazione spesso è solo un terreno di scontro, e l’emergenza, specie quando non è solo raccontata ma è anche formalmente riconosciuta dalla legge, come nel caso di alluvioni, terremoti, disastri e emergenze sanitarie, crea delle grandi “opportunità”. Con commissariati straordinari, appalti, consulenze, finanziamenti, snellimento delle procedure, provvedimenti fiscali, bonus, ammortizzatori sociali, si creano posizioni di potere molto appetibili sul piano economico e politico. Ogni stato di emergenza impone una maggiore concentrazione del potere, e per questo si accompagna ad un’intensificazione della lotta per il potere e la sua spartizione.\r\n\r\nProprio nelle scorse settimane c’è stato un duro scontro tra il governo centrale e le regioni guidate dal centrodestra che avevano immediatamente applicato misure drastiche. Un braccio di ferro sul piano delle competenze e dei provvedimenti che ha toccato anche aspetti costituzionali. Conte è arrivato a dire il 24 febbraio di essere pronto a togliere i poteri alle regioni in materia di sanità, possibile in casi straordinari in base all’articolo 120 della costituzione. Mentre il giorno successivo le tensioni avevano quasi fatto saltare la “cabina di regia” tra governo e regioni. In questo contesto, mentre i giornali parlavano di un possibile governo di unità nazionale Salvini-Renzi, proprio Salvini il 27 febbraio è salito al Quirinale per incontrare Mattarella e richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica. Già il giorno dopo Renzi smentiva questa possibilità. Evidentemente era stato trovato un qualche accordo politico per affrontare questa prima fase. Questo teatrino, a colpi di dichiarazioni roboanti, provvedimenti draconiani, appelli all’unità, più che essere dettato da necessità sanitarie sembra esser mosso principalmente da esigenze politiche.\r\n\r\nDalla settimana successiva, il 4 marzo, con l’aumento effettivo dei casi e la diffusione del contagio anche fuori dalle regioni del nord Italia viene emesso un primo di una serie di decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno nell’arco di pochi giorni inasprito fortemente le restrizioni, andando ovviamente anche a toccare la libertà di manifestazione e di riunione. Il DPCM 4 marzo 2020, prevede misure restrittive valide per tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile e tra le altre cose sospende “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”\r\n\r\nQuesto provvedimento segue due comunicazioni della Commissione di Garanzia Sciopero che sospendono di fatto il diritto di sciopero per l’emergenza coronavirus. La prima comunicazione del 24 febbraio è un invito generale a sospendere gli scioperi dal 25 febbraio al 31 marzo che ha fatto saltare gli attesi scioperi della scuola del 6 marzo. La seconda del 28 febbraio invitava esplicitamente a sospendere gli scioperi generali convocati per il 9 marzo per le giornate globali di lotta femminista dell’8 e del 9 marzo. Si tratta di fatto di un divieto di sciopero specifico per la giornata del 9 marzo, che ha costretto gran parte dei sindacati a ritirare l’indizione, solo lo Slai Cobas ha mantenuto in piedi lo sciopero con rischio di pesanti sanzioni per l’organizzazione sindacale e gli scioperanti.\r\n\r\nNella notte tra il 7 e l’8 marzo viene emesso il DPCM 8 marzo 2020 con effetto immediato che dispone misure rigidissime. Con l’articolo 1 si estende la cosiddetta “Zona rossa” prevedendo anche il divieto di entrata e uscita e di spostamento – tranne che per emergenze e ovviamente per lavoro – all’interno del territorio dell’intera Regione Lombardia e di 14 provincie del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Veneto e delle Marche. Con l’articolo 2 si aumentano le misure restrittive sul territorio nazionale, vietando in modo totale le manifestazioni: “Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato.”\r\n\r\nTra il 9 e il 10 marzo infine è stato emesso un nuovo decreto, il DPCM 9 maro 2020, che ha esteso a tutto il territorio nazionale comprese le isole tutte le restrizioni, incluse le limitazioni agli spostamenti, ammessi solo per iderogabili e comprovati motivi di lavoro, per emergenza sanitaria e per necessità. Inoltre “su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luogo pubblico o aperto al pubblico”.\r\n\r\nSe con il DPCM 4 marzo eravamo letteralmente a un metro dalla sospensione delle libertà di riunione e manifestazione, con il potere discrezionale di questori e prefetti di vietare ogni iniziativa, con il più recente DPCM 9 marzo siamo arrivati invece al divieto totale per ogni forma di assembramento fino al 3 aprile. Una formulazione così ambigua, che impiega “assembramento” anziché “manifestazione”, lascia ampio margine di interpretazione alle autorità incaricate dell’ordine pubblico. Inoltre dopo decenni di provvedimenti antisciopero siamo giunti alla definitiva sospensione del diritto di sciopero. Questi decreti hanno avuto subito un effetto devastante, già il primo del 4 marzo, a una manciata giorni dalle manifestazioni dell’8 marzo organizzate in moltissime città dai nodi locali di NonUnaDiMeno e da altre realtà femministe aveva creato estrema confusione. In molte città di fronte a una situazione già segnata dalla paura alimentata dai media attorno all’emergenza coronavirus e dai reali timori per i rischi sanitari, che rendevano più difficile la partecipazione alle iniziative, il provvedimento del governo ha portato le assemblee locali ad annullare molte manifestazioni e momenti di piazza. In molte località comunque anche se non è stato possibile mantenere i cortei sono stati organizzati momenti di piazza rimodulati, resistendo in qualche modo ai provvedimenti e alla paura.\r\n\r\nQueste norme potrebbero cambiare già nelle prossime ore, essere ulteriormente inasprite, o essere affiancate da nuovi provvedimenti, la situazione è ancora abbastanza confusa, ad ogni modo in questo momento fino al 3 aprile sono vietate in modo arbitrario tutte le forme di manifestazione e riunione, con la giustificazione inappellabile della salute pubblica, e sono punibili tutti gli spostamenti considerati non necessari. Cosa succederà alle tante lotte territoriali, alle vertenze lavorative, alle proteste locali, alle mobilitazioni più radicali, se già queste misure hanno avuto un effetto così forte sulle manifestazioni dell’8 marzo, in una giornata di mobilitazione a livello internazionale che in questi anni ha saputo affermare una propria legittimità? Come è possibile in un simile contesto per chi deve continuare a lavorare, per chi è rinchiuso nelle carceri, per chi al di là del coronavirus deve ricorrere a cure mediche, per chi non ha casa o accesso a servizi igenici, per chi vive in alloggi malsani o precari, per tutti coloro che subiscono prepotenze e taglieggiamenti di speculatori e approfittatori, organizzarsi, far valere i propri diritti, ottenere condizioni decenti, creare forme di solidarietà? Siamo in una situazione in cui lo stato di emergenza conferisce al governo maggiore potere, in cui il Presidente della repubblica chiede “disciplina” e “responsabilità”, in cui le manifestazioni e le riunioni possono essere vietate in modo quasi arbitrario, in cui il diritto di sciopero è sospeso. È una situazione molto pericolosa.\r\n\r\nBasta pensare all’approccio militare che è stato scelto per affrontare la situazione delle carceri, le rivolte scoppiate in 27 penitenziari in tutta Italia rendono evidente che una parte della popolazione di questo paese, quasi 61000 persone vivono costretti in condizioni di sovraffollamento e igieniche disastrose. Per questo chiedono in questa situazione una cosa sola, libertà, attraverso un indulto o un amnistia. Per ora lo Stato ha risposto con i reparti antisommossa, i famigerati GOM, e con l’esercito. Ci sono al momento 11 morti tra i carcerati tra Modena e Rieti, per cause ancora da accertare, ma su cui appare evidente la responsabilità dello Stato e dei suoi apparati. Fuori dalle carceri c’erano anche familiari dei detenuti e realtà solidali, queste semplici presenze per i decreti di emergenza del governo possono essere considerate illegali.\r\n\r\nÈ bene notare che fin dalle prime settimane dell’emergenza si è iniziato a parlare di recessione, di crisi economica. In effetti molti settori produttivi in Italia e nel mondo sono colpiti dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus, ed ora alcuni amministratori locali propongono un arresto temporaneo delle attività produttive. Ma sappiamo bene cosa significa il ritornello della recessione per milioni di lavoratrici e lavoratori sia precari che “garantiti”, sono già partiti dei licenziamenti, molti contratti a termine non saranno rinnovati, chi lavora a prestazione o in nero non percepisce stipendio, si richiedono sacrifici, si impongono le ferie, quando va bene c’è la cassa integrazione. Ma non è tutto, c’è chi già si sfrega le mani e vorrebbe cogliere l’occasione per intervenire più in profondità sui rapporti di lavoro, con “sperimentazioni” volte a restringere diritti e libertà di chi lavora. In un articolo di Repubblica del 24 febbraio, Mariano Corso responsabile dell'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano afferma: “oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”. Se da una parte quindi sono sospesi scioperi e manifestazioni non sono certo sospesi i licenziamenti né si frenano le pretese dei manager. Anzi loro possono dire che “Milano non si ferma” mentre chiedono altri soldi pubblici e lasciano a casa qualche migliaio di precari.\r\n\r\nFu proprio con lo stesso ritornello della recessione che meno di dieci anni fa il Governo guidato da Monti decise uno dei più pesanti tagli degli ultimi decenni ai finanziamenti per la sanità pubblica, e in 10 anni sono stato sottratti al Servizio Sanitario Nazionale 37 miliardi di euro. C’è il concreto rischio che la crisi economica legata all’emergenza coronavirus porti a una nuova stagione di “sacrifici”.\r\n\r\nQuando ci chiedono di essere responsabili di fare un passo indietro in nome della responsabilità collettiva ci prendono solo in giro. Chi è responsabile dello smantellamento della sanità pubblica che oltre a eliminare molte delle strutture incaricate della prevenzione, ha drasticamente ridotto i posti letto negli ospedali, e addirittura portato alla chiusura di distretti sanitari e presidi ospedalieri? Chi è responsabile della diffusione di malattie respiratorie causate dal grave inquinamento dell’aria, dalle produzioni nocive e da condizioni di vita e di lavoro malsane? Chi è responsabile del fatto che molte persone considerabili a rischio per il coronavirus sono ancora costrette a lavorare e non possono andare in pensione?\r\n\r\nSono le istituzioni, i partiti e gli industriali che hanno distrutto il nostro servizio sanitario, che hanno provocato l’aumento di malattie respiratorie croniche, che ci tengono nella disoccupazione o inchiodati al lavoro fino alla vecchiaia, sono loro che adesso ci chiedono di essere responsabili, di fare altri sacrifici e di non protestare.\r\n\r\nUn altro aspetto di questa emergenza da considerare è la traccia che lascerà nella società. Improvvisamente un paese come l’Italia si è trovato immerso in un clima “di guerra”. Non solo e non tanto per la militarizzazione delle aree sottoposte a quarantena ma per la martellante comunicazione politica e mediatica che ha tenuto banco sin dai primi giorni e che ha polarizzato l’attenzione su tutto il territorio del paese. I bollettini quotidiani che alla sera presentavano il conto dei morti, dei contagiati e dei guariti della giornata sono diventati presto una routine, accompagnati dalle notizie sui provvedimenti del governo e dagli appelli alla disciplina, al rispetto delle raccomandazioni igieniche, alla responsabilità, dai numeri di telefono tramite i quali segnalare possibili casi. Se alcune implicazioni di questo periodo si vedranno solo più avanti, altre sono già evidenti. In questo contesto lo Stato sembra essere l’unico garante della salute pubblica, contro il contagio, contro la morte, contro il caos. Questa immagine viene ancora più enfatizzata da chi esalta il modello cinese, o rispolvera addirittura Hobbes per richiamare alla necessità se non di una dittatura quantomeno di uno Stato forte come unica soluzione. In realtà lo Stato ha presieduto allo smantellamento della struttura sanitaria pubblica e per sua natura si preoccupa più di soddisfare le richieste degli industriali e dei grandi proprietari che di tutelare la salute dei cittadini. Inoltre al di là della questione dell’effettiva efficacia dei provvedimenti restrittivi finalizzati a limitare il contagio, su cui non ho alcuna competenza per esprimermi, l’approccio autoritario condotto con provvedimenti drastici applicati ciecamente e acriticamente può risultare disastroso in caso di errori di valutazione. Al contempo il ritornello “state chiusi in casa che ci pensiamo noi” attiva un processo di deresponsabilizzazione e infantilizzazione nella società molto pericoloso. Il senso di impotenza e impossibilità di incidere di fronte all’emergenza fa trascurare l’importanza delle scelte e delle iniziative individuali e collettive dal basso. Questi provvedimenti possono contribuire a disgregare ulteriormente il tessuto sociale, demolendo ogni forma di autodifesa individuale e collettiva, facendo perdere ogni fiducia nella capacità di reazione a livello sociale. L’autoritarismo non può sostituire la solidarietà, la consapevolezza, la responsabilità individuale, il confronto collettivo che in queste situazioni possono rappresentare delle indispensabili forme di prevenzione. Basti pensare al fatto che possono essere considerate illegali anche le forme di autorganizzazione che in molte città stanno emergendo, quali forme di solidarietà per la consegna dei generi alimentari, per il sostegno a chi perde il lavoro o non riceve lo stipendio, o altre attività semplici ma importanti per la sopravvivenza.\r\n\r\nLa responsabilità che preme in questo momento non è quella di attendere, disciplinatamente, chiusi in sé stessi, che il governo risolva tutto, andando magari comunque a lavoro perché la recessione è dietro l’angolo. Ma è quella di tenere vive e rafforzare le reti di solidarietà in modo che possano essere strumenti per tutti gli sfruttati e gli oppressi in questo contesto, a livello sanitario, sociale e politico.\r\n\r\nÈ bene quindi confrontarsi e riflettere sulla situazione, sia per saper affrontare collettivamente, consapevolmente e in modo solidale il rischio sanitario, sia per impedire che approfittando dell’emergenza venga veramente silenziata ogni forma di opposizione di piazza e ogni forma di attività sindacale. In una fase come questa è importante riaffermare la libertà di sciopero, di manifestazione e di riunione contro i provvedimenti repressivi del governo. Perché è importante, senza trascurare i rischi sanitari, mantenere gli spazi di libertà e agibilità politica, e rafforzare le reti di solidarietà e mutuo appoggio esistenti. 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Con Stefano Capello\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nMercoledì 3 ottobre volantinaggio per lo sciopero generale del 26 ottobre al mercato di piazza Foroni\r\n\r\nVenerdì 5 ottobre\r\nSenza Confini\r\nAndrea Staid e Francesca Cogni presenteranno il loro ultimo libro, una “etnograficnovel”sulle vite migranti e nomadi del secondo millennio.\r\nore 21 – alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 12 ottobre\r\nManicomi chimici\r\nVenerdì 12 ottobre ore 21\r\nalla Blackout House\r\nin via Cecchi 21 A\r\nil collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni invita ad un incontro con Robert Whitaker,\r\nautore di “Indagine su un’epidemia. Lo straordinario aumento delle disabilità psichiatriche nell’epoca del boom degli psicofarmaci” e di “Mad in America”\r\n\r\nSabato 13 ottobre. Punto info sullo sciopero generale\r\nore 10/12,30 al Balon\r\n\r\nSabato 13 ottobre. Corteo ad Alessandria in difesa del Perlanera\r\nore 15 piazza Marconi\r\n\r\nVenerdì 26 novembre – sciopero generale e corteo regionale a Torino\r\n\r\n26 ottobre/4 novembre - settimana contro tutte le patrie, le frontiere, gli eserciti\r\nSabato 27 ottobre. 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Ne parliamo con Daniele Barbieri, blogger, autore di testi sulla fantascienza\r\n\r\nTrump e il nuovo secolo americano. Ne parliamo con Lorenzo Coniglione\r\n\r\n\r\nPercorsi di sottrazione dall’istituito: autogestione, autoproduzione, distribuzione fuorilegge. \r\nNe discutiamo con Stefano Boni, antropologo, docente all’università di Modena e Reggio\r\n\r\n\r\nIn giro per uffici postali\r\nAppuntamenti \r\nVenerdì 10 febbraio \r\nore 21 corso Palermo 46\r\nFantascienza e immaginario sovversivo\r\nLa nostra società e le tante possibili nello specchio della narrativa di anticipazione. 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Con notevole sfacciataggine si improvvisa spesso formatore, attore, regista.\r\n0000\r\n\r\n\r\nSabato 18 febbraio ore 10,30 \r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale.\r\nIn caso di pioggia il presidio diventa itinerante\r\nMistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano di fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n0000\r\n\r\nVenerdì 24 febbraio ore 21\r\ncorso Palermo 46\r\nTrump e il nuovo secolo americano \r\nIl nuovo presidente ha catalizzato un vasto fronte di opposizione politica e sociale. Gente poco interessata al gioco delle poltrone, ma decisa mettere i bastoni tra le ruote del carro di Trump. Dopo le imponenti manifestazioni nel giorno dell’insediamento, si sono moltiplicate le azioni di protesta contro il nuovo muro al confine messicano, il bando per i cittadini di sette paesi, gli attacchi alla libertà femminile… Un gennaio bollente\r\nNe parliamo con Robertino Barbieri, che da anni ci racconta gli States sulle pagine di Umanità Nova\r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21","10 Febbraio 2017","2018-10-17 22:58:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/poste-1.psd_-200x110.jpg","Anarres del 3 febbraio. 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Nella puntata odierna nuova chiacchierata con Andrea, dedicata soprattutto ad esempi concreti, come le popolazioni amerindie studiate da Pierre Clastres ne “Le società senza Stato”.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016 04 29 staid autogestione","29 Aprile 2016","2018-10-17 22:59:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/2016-04-21-manif-fat-staid-200x110.jpg","Autogestione, conflitto, mutuo appoggio",1461947036,[548,549,63,437,550,551,66],"http://radioblackout.org/tag/29-aprile/","http://radioblackout.org/tag/andrea-staid/","http://radioblackout.org/tag/corso-palermo-46/","http://radioblackout.org/tag/fat/",[553,554,15,37,555,556,71],"29 aprile","andrea staid","corso palermo 46","fat",{"post_content":558,"post_title":562,"tags":565},{"matched_tokens":559,"snippet":560,"value":561},[452],"introdurrà un dibattito dal titolo \"\u003Cmark>Autogestione\u003C/mark>, conflitto, mutuo appoggio\".\r\nAndrea è","Venerdì 29 aprile si svolgerà un incontro con Andrea Staid, che introdurrà un dibattito dal titolo \"\u003Cmark>Autogestione\u003C/mark>, conflitto, mutuo appoggio\".\r\nAndrea è antropologo, anarchico, autore di testi e ricerche tra cui:\r\nI senza Stato. 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Nella puntata odierna nuova chiacchierata con Andrea, dedicata soprattutto ad esempi concreti, come le popolazioni amerindie studiate da Pierre Clastres ne “Le società senza Stato”.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016 04 29 staid \u003Cmark>autogestione\u003C/mark>",{"matched_tokens":563,"snippet":564,"value":564},[452],"\u003Cmark>Autogestione\u003C/mark>, conflitto, mutuo appoggio",[566,568,570,572,574,576,578],{"matched_tokens":567,"snippet":553,"value":553},[],{"matched_tokens":569,"snippet":554,"value":554},[],{"matched_tokens":571,"snippet":81,"value":81},[15],{"matched_tokens":573,"snippet":37,"value":37},[],{"matched_tokens":575,"snippet":555,"value":555},[],{"matched_tokens":577,"snippet":556,"value":556},[],{"matched_tokens":579,"snippet":71,"value":71},[],[581,587,589],{"field":38,"indices":582,"matched_tokens":583,"snippets":585,"values":586},[103],[584],[15],[81],[81],{"field":155,"matched_tokens":588,"snippet":564,"value":564},[452],{"field":97,"matched_tokens":590,"snippet":560,"value":561},[452],{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":380,"num_tokens_dropped":50,"score":487,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":50},{"document":593,"highlight":612,"highlights":625,"text_match":99,"text_match_info":634},{"comment_count":50,"id":594,"is_sticky":50,"permalink":595,"podcastfilter":596,"post_author":597,"post_content":598,"post_date":599,"post_excerpt":55,"post_id":594,"post_modified":600,"post_thumbnail":601,"post_title":602,"post_type":434,"sort_by_date":603,"tag_links":604,"tags":608},"55103","http://radioblackout.org/podcast/mala-femme-si-parla-di-spazi-liberati/",[381],"radiokebab","dal RAVE PARTY alle TAZ esploriamo i luoghi di libera espressione e autogestione\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/11luglioTAZ3parte.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/11luglioTAZ2parte.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/11luglioTAZ1parte.mp3\"][/audio]","25 Luglio 2019","2019-07-25 13:42:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/malafemme11luglio-200x110.jpg","MALA FEMME si parla di spazi liberati",1564062121,[63,605,606,607],"http://radioblackout.org/tag/festival/","http://radioblackout.org/tag/rave-party/","http://radioblackout.org/tag/taz/",[15,609,610,611],"festival","rave party","Taz",{"post_content":613,"tags":616},{"matched_tokens":614,"snippet":615,"value":615},[15],"dal RAVE PARTY alle TAZ esploriamo i luoghi di libera espressione e \u003Cmark>autogestione\u003C/mark>\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/11luglioTAZ3parte.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/11luglioTAZ2parte.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/11luglioTAZ1parte.mp3\"][/audio]",[617,619,621,623],{"matched_tokens":618,"snippet":81,"value":81},[15],{"matched_tokens":620,"snippet":609,"value":609},[],{"matched_tokens":622,"snippet":610,"value":610},[],{"matched_tokens":624,"snippet":611,"value":611},[],[626,632],{"field":38,"indices":627,"matched_tokens":628,"snippets":630,"values":631},[50],[629],[15],[81],[81],{"field":97,"matched_tokens":633,"snippet":615,"value":615},[15],{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":103,"num_tokens_dropped":50,"score":104,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":50},{"document":636,"highlight":663,"highlights":687,"text_match":99,"text_match_info":696},{"comment_count":50,"id":637,"is_sticky":50,"permalink":638,"podcastfilter":639,"post_author":378,"post_content":640,"post_date":641,"post_excerpt":55,"post_id":637,"post_modified":642,"post_thumbnail":643,"post_title":644,"post_type":434,"sort_by_date":645,"tag_links":646,"tags":655},"42794","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-7-luglio-a-torino-non-si-balla-piu-la-bussola-nel-caos-la-guerra-nel-mediterraneo-i-no-tav-in-un-cielo-senza-stelle-i-sinistri-destini-dellamerica-latina/",[378],"Come ogni venerdì, anche il 7 luglio, dalle 10,45 alle 12,45, sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout, con la nostra astro-nave siamo approdati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 07 07 anarres1\r\n\r\n \r\n2017 07 07 anarres2\r\n2017 07 07 anarres3\r\n \r\n\r\nA Torino non si balla più. L'ultima trovata della sindaca Appendino? La sindaca a 5Stelle ha cacciato da chi ballava in piazza Castello. Da anni, ogni mercoledì sera, senza soldi, né organizzazione, né permessi la gente si incontrava. Qualcuno suonava le arie occitane e gli altri ballavano.\r\n\r\n\r\nNiente di più in-decoroso della gratuità. Se non fai soldi arrivano carte bollate e vigili urbani.\r\n\r\n\r\nPer un'estate a 5stelle. \r\n\r\n \r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n \r\n\r\nLa bussola nel caos. Riflessioni sulla politica della paura, le prospettive di lotta e autogestione. Ne abbiamo parlato con Massimo Varengo autore di un articolo appena uscito su A rivista\r\n\r\n \r\n\r\nLa guerra nel Mediterraneo. Riflessioni su ONG, Africa, ruolo dell'ENI, politiche neocoloniali...\r\nNe parliamo con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all'università di Palermo\r\n\r\n \r\n\r\nUn cielo senza stelle. I No Tav, la fascinazione della delega, la forza dell'azione diretta\r\n\r\n \r\n\r\nQuando la sinistra è il problema e non la soluzione. Un articolo Raul Zibechi sull'america latina uscito sul settimanale Umanità Nova\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 8 luglio\r\nore 10 Venaus \r\nI No Tav in marcia per la libertà di movimento\r\n\r\n\r\nSabato 8 luglio il movimento No Tav aveva lanciato un appello per una giornata di lotta contro i blocchi e i divieti tra Chiomonte e Giaglione.\r\n\r\n\r\nOrmai da mesi, oltre alle zone rosse stabili e straordinarie intorno all’area di cantiere, la polizia in occasione di marce notturne ha chiuso tutti gli ingressi di Giaglione, disponendosi sin sulla statale del Moncenisio, una zona lontana chilometri dalla Clarea.\r\n\r\n\r\nUn’ulteriore passo verso la totale militarizzazione dell’area.\r\n\r\n\r\nRiprenderci le strade con una manifestazione diurna, aperta, partecipata da tutti era l’obiettivo della giornata di lotta dell’8 luglio.\r\n\r\n\r\nMa non solo.\r\n\r\n\r\nDa troppo tempo si sta allargando la distanza tra la minoranza che agisce e i più che plaudono, limitandosi alle grandi marce popolari, quando il movimento si raccoglie per dimostrare che l’opposizione all’opera è forte e radicata, nonostante la repressione, i giochi della politica, il tempo che passa, la tentazione della rassegnazione.\r\n\r\n \r\n\r\nLa manifestazione dell'8 luglio ha alluso ad una possibilità che diventa necessità ineludibile di fronte alle sfide che ci attendono.\r\n\r\n\r\nÈ tempo che la lotta, l’azione diretta siano nuovamente patrimonio di tutti.\r\n\r\n \r\n\r\nOggi ancora nei paesi vicini al cantiere, domani per bloccare e rendere ingovernabile l’intera valle.\r\n\r\n \r\n\r\nNoi eravamo presenti con uno spezzone rosso e nero.\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo distribuito \"Un cielo senza stelle\", un documento sul movimento e le prospettive della lotta, in vista dell’apertura dei nuovi cantieri, che segneranno l’avvio definitivo dei lavori per la realizzazione della linea ad alta velocità tra Torino e Lyon.\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 25 luglio\r\n\r\n\r\nore 21\r\n\r\n\r\nassemblea antimilitarista\r\n\r\n\r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\n\r\n \r\n\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","12 Luglio 2017","2018-10-17 22:58:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/07/images-200x110.jpeg","Anarres del 7 luglio. 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