","Brasile: un punto sulla controrivoluzione preventiva di Bolsonaro","post",1572612930,[61,62,63,64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/amazzonia/","http://radioblackout.org/tag/autoritarismo/","http://radioblackout.org/tag/bolsonaro/","http://radioblackout.org/tag/brasile/","http://radioblackout.org/tag/capitalismo/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/incendi/","http://radioblackout.org/tag/indios/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamento/",[71,72,17,73,74,75,76,77,78],"amazzonia","autoritarismo","brasile","capitalismo","colonialismo","incendi","indios","sfruttamento",{"post_content":80,"tags":84},{"matched_tokens":81,"snippet":82,"value":83},[72],"esplicita lo storico connubio tra \u003Cmark>autoritarismo\u003C/mark> e capitalismo, ben radicato a","Dall'omicidio di Marielle Franco agli incendi in Amazzonia, il Brasile governato dal fascista Bolsonaro sta da tempo attraversando un'ennesima fase controrivoluzionaria preventiva, in cui emerge in maniera quanto mai esplicita lo storico connubio tra \u003Cmark>autoritarismo\u003C/mark> e capitalismo, ben radicato a livello pratico e teorico in tutta la regione latino-americana.\r\n\r\nCome si inserisce l'attuale espansione latifondistica in Amazzonia nello sfruttamento di questa regione e nel genocidio e schiavizzazione delle popolazioni indigene che la popolano, a partire dalla conquista coloniale? Quali sono gli interessi che si giocano dietro ai processi di accumulazione capitalistica legati agli incendi e mascherati dietro al concetto edulcorato di \"agro-business\"? Più in generale, nel contesto brasiliano vi è una chiara continuità che si evidenzia nelle trasformazioni del modo di produzione capitalistico e nelle forme sociali ad esso legate - che può essere compresa solo a partire dallo storico legame tra latifondisti e industriali - di cui il governo Bolsonaro non è che un tassello, così come lo fu la dittatura militare nel 1964 o ancora il suicidio di Getúlio Vargas nel 1954.\r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Luciano - compagno di São Paulo con cui qualche mese fa avevamo già tracciato alcune riflessioni sullo Stato fascista in fase di ristrutturazione e crisi in Brasile - partendo dalle recenti evidenze che confermano il coinvolgimento di Bolsonaro nell'omicidio di Marielle Franco.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/lu.mp3\"][/audio]",[85,87,90,92,94,96,98,100,102],{"matched_tokens":86,"snippet":71},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[72],"\u003Cmark>autoritarismo\u003C/mark>",{"matched_tokens":91,"snippet":17},[],{"matched_tokens":93,"snippet":73},[],{"matched_tokens":95,"snippet":74},[],{"matched_tokens":97,"snippet":75},[],{"matched_tokens":99,"snippet":76},[],{"matched_tokens":101,"snippet":77},[],{"matched_tokens":103,"snippet":78},[],[105,110],{"field":35,"indices":106,"matched_tokens":107,"snippets":109},[19],[108],[72],[89],{"field":111,"matched_tokens":112,"snippet":82,"value":83},"post_content",[72],578730123365712000,{"best_field_score":115,"best_field_weight":116,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":117,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":119,"highlight":139,"highlights":144,"text_match":147,"text_match_info":148},{"cat_link":120,"category":121,"comment_count":47,"id":122,"is_sticky":47,"permalink":123,"post_author":50,"post_content":124,"post_date":125,"post_excerpt":53,"post_id":122,"post_modified":126,"post_thumbnail":127,"post_thumbnail_html":128,"post_title":129,"post_type":58,"sort_by_date":130,"tag_links":131,"tags":135},[44],[46],"99051","http://radioblackout.org/2025/07/dazi-e-brics-il-grande-gioco-del-capitalismo-degli-anni-venti/","Si è concluso il 7 luglio il vertice dei Brics, quelli che Trump definisce i suoi peggiori nemici. Grazie all’investitura di Trump e all’aura di autoeletti rappresentanti del “sud globale”, le élite di questo insieme di paesi eterogenei ma per lo più caratterizzati da autoritarismo, guerra ai poveri e violenza contro le opposizioni, si candidano a divenire il riferimento di chi ha smarrito da diversi decenni la bussola di un internazionalismo che si fondi sulla lotta e la solidarietà di classe.\r\nNel contempo fervono le trattative sui dazi tra UE e Stati Uniti. Il primo agosto è sempre più vicino.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Renato Strumia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/2025-0-08-brics-strumia.mp3\"][/audio]","10 Luglio 2025","2025-07-10 01:22:26","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/GvQwqYwWUAA99uH_11zon-1536x864-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/GvQwqYwWUAA99uH_11zon-1536x864-1-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/GvQwqYwWUAA99uH_11zon-1536x864-1-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/GvQwqYwWUAA99uH_11zon-1536x864-1-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/GvQwqYwWUAA99uH_11zon-1536x864-1-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/GvQwqYwWUAA99uH_11zon-1536x864-1.jpg 1536w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Dazi e Brics. 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Se la relazione circolare tra ricerca civile e apparato militare ha finalmente ricevuto una certa attenzione, la penetrazione della guerra nei gradi inferiori di istruzione sembrava passare sotto traccia, finché hanno iniziato a moltiplicarsi momenti di protesta e conflitto in diverse città, in ultimo all'istituto Prever di Pinerolo. In effetti se lo Stato di Israele viene giustamente analizzato come paradigma rispetto al legame tra Università e Difesa, in cui ricerca civile e apparato militare si fondono in rapporti tali da rendere il termine “duale”, basato su una dicotomia tra ricerca buona e cattiva, fuorviante, meno si sa delle sue politiche rispetto ai gradi inferiori di istruzione. Sin dagli albori del sionismo l’educazione ha avuto un ruolo centrale ed oggi le scuole rappresentano un bacino di reclutamento e di indottrinamento fondamentale per sostenere la guerra dello stato coloniale. Non solo insegnamenti volti a cancellare l’idea dell’occupazione e dei palestinesi dall’ordine del pensiero, ma anche, ad esempio, lo scouting bellico nelle scuole, per integrare studenti e studentesse particolarmente “promettenti” in unità militari come la 8200, élite della cyber warfare.\r\n\r\nSpostandoci a queste latitudini, mercoledì 13 marzo la scuola superiore \"Baldessano-Roccati\" di Carmagnola (Torino) ospiterà una conferenza dal titolo \"I simboli della patria: la Bandiera e la Costituzione\". Si tratta una delle prime iniziative pubbliche del progetto PATRES, finanziato dalla Regione Piemonte con i fondi per l'invecchiamento attivo. L'obiettivo è quello di portare i veterani combattenti nelle aule ad insegnare l'amor patrio.\r\n\r\nIn proposito segnaliamo un volantino che sta circolando in questi giorni.\r\n\r\n\r\n\r\nNe abbiamo parlato con una studentessa di una scuola superiore di Torino:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/patres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nE' poi prevista prevista per questo venerdì 15 marzo alle 20 un'iniziativa contro la scuola in guerra organizzata dall'Assemblea antimilitarista di Pinerolo. Dal volantino di lancio si legge: \"Fuori dalla scuola il decreto Rave, il decreto Cavano e le manganellate sui manifestanti. Dentro, la scuola precipita in una spirale di autoritarismo e controllo totalitario. Attraverso programmi di repressione del dissenso, attraverso la continua presenza delle forze dell'ordine e dei corpi millitari (perfino in veste di modello educativo), lo Stato investe tutto sull'indottrinamento, sul pensiero unico, sul conformismo e la cieca obbedienza, sulla militarizzazione delle giovani generazioni.\"\r\n\r\nNe abbiamo parlato con una compagna dell'assemblea:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/pinerolo.mp3\"][/audio]","11 Marzo 2024","2024-03-11 14:58:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/kids-woodrow-wilson-hs-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"220\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/kids-woodrow-wilson-hs-300x220.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/kids-woodrow-wilson-hs-300x220.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/kids-woodrow-wilson-hs-1024x750.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/kids-woodrow-wilson-hs-768x563.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/kids-woodrow-wilson-hs.jpg 1500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Contro PATRES e la scuola in guerra, da Carmagnola a Pinerolo",1710168005,[168,169,170],"http://radioblackout.org/tag/contro-la-scuola-in-guerra/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/patres/",[172,173,174],"contro la scuola in guerra","militarizzazione","PATRES",{"post_content":176},{"matched_tokens":177,"snippet":178,"value":179},[72],"scuola precipita in una spirale di \u003Cmark>autoritarismo\u003C/mark> e controllo totalitario. 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Il bilancio è di 28 morti e una favela di 40000 abitanti devastata e terrorizzata.\r\n\r\nLa polizia brasiliana ha dichiarato che stava indagando sul reclutamento di adolescenti da parte del Comando Vermelho – banda storica, nata nel 1969 in carcere dall'alleanza tra criminalità comune e militanti di sinistra –, pesantemente coinvolti nel traffico di droga e armi e che hanno base logistica nella favela carioca\r\n\r\nPer capire questa strage bisogna riflettere sui tre protagonisti: il ruolo della polizia, quello dei soggetti e il territorio. I vertici della polizia continuano a rivendicare la strage come un successo e si trincerano dietro la lunga preparazione, trovando in questo semplice fatto l'autolegititmazione; un aspetto che si colloca nella tradizione carioca secondo la quale le forze dell'ordine di Rio sono le più feroci ed assassine, pur non agendo nelle zone più violente del paese – che si trovano nel Nordest del paese. Un modo deliberatamente omicida, perché considerata una prassi efficace per gli scopi educativi, senza tenere conto di procedure richieste dalle regole di ingaggio (visto che si tratta di una Guerra) per operazioni in territori densamente popolati da civili. Questo è possibile per la copertura offerta dai vertici politici, a cominciare dall'incendiario sindaco di Rio, eletto su un programma securitario estremamente violento anche nei toni.\r\nMaschi, giovani, neri e di favela sono i soggetti nel mirino della «bala que nâo erra o alvo», come recita un documento della Red de observatórios da segurança, a questa fascia di popolazione è riservata questa educazione letale, perché è costruita una leggenda attorno a questa tipologia che li rende \"potenzialmente assassinabili\" agli occhi della opinione pubblica. Privati dei diritti civili di cui possono avvalersi le altre persone, al punto che è prassi rimuovere i cadaveri da parte della polizia, laddove sarebbe proibito, perché così alterano le prove della mattanza in piena impunità. Un'impunità che solo la determinazione e la consapevolezza anche politica degli abitanti in favela cerca di intaccare: gli unici processi per gli abusi e gli omicidi della polizia sono venuti per impulso della favela.\r\nLa reazione del territorio è riconducibile a una reazione alla pressione democratica cominciata negli anni Novanta che ha condotto in ambito delle favelas alla messa in discussione di tutte le gerarchie – autoritarismo fascistoide che ha portato al potere Bolsonaro – e questo ha innescato la rabbiosa reazione poliziesca che vuole ripristinare tutte quelle gerarchie. Rimettere al loro posto le favelas.\r\nQuanta violenza è necessaria per mantenere una realtà con diseguaglianze così forti dal punto di vista economico, territoriale e razziale.\r\nNe abbiamo parlato con Silvia Stefani, ricercatrice all'Università di Torino:\r\n\r\nAscolta \"Polizia, soggetti da favela e territorio: ruoli e gerarchie\" su Spreaker.","14 Maggio 2021","2021-05-14 09:49:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/2021-05-07_jacarezinho-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/2021-05-07_jacarezinho-300x225.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/2021-05-07_jacarezinho-300x225.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/2021-05-07_jacarezinho-768x576.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/2021-05-07_jacarezinho.png 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Polizia, soggetti da favela e territorio: ruoli e gerarchie",1620985768,[198,199,200,201,202,203,204],"http://radioblackout.org/tag/comandovermelho/","http://radioblackout.org/tag/jacarezinho/","http://radioblackout.org/tag/mortos/","http://radioblackout.org/tag/necropolitica/","http://radioblackout.org/tag/riodejaneiro/","http://radioblackout.org/tag/traficantes/","http://radioblackout.org/tag/favelas/",[206,207,208,209,210,211,15],"#comandovermelho","#jacarezinho","#mortos","#necropolitica","#riodejaneiro","#traficantes",{"post_content":213},{"matched_tokens":214,"snippet":215,"value":216},[72],"discussione di tutte le gerarchie – \u003Cmark>autoritarismo\u003C/mark> fascistoide che ha portato al","Jacarezinho - 7 maggio 2021, è un episodio che va contestualizzato non solo nella favela in questione ma in un sistema e in una Guerra alla droga che ha assunto da tempo i contorni di operazioni militari, già presenti in Messico e in parte in Colombia che rispondono all'adozione delle modalità della necropolitica, come già accennato da Laura Burocco su \"il manifesto\" (11 maggio 2021), dove è evidenziata la quantità di esecuzioni sommarie, confermata dal confronto con gli arresti (solo 6). 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Le ragioni dell'intervento dell'esercito non sono ancora così evidenti, ma entrano nella tradizione che li ha visti protagonisti (1962, 1978, 1990). La dimensione della protesta sta allargandosi con il passare dei giorni e questo è l'aspetto anodino, dovuto probabilmente dalla democratizzazione avviata da una decina di anni, che può aver instillato il bisogno di liberarsi del totalitarismo e le relazioni con il resto del mondo son diventate così diffuse che è più difficile congelarle completamente, almeno a Yangon e Mandalay, mentre Naypidaw è stata immaginata appositamente per creare consenso: un'ingegneria sociale che si avvale anche della pianificazione urbanistica volta a impedire scontri e manifestazioni di piazza.\r\n\r\nL’ambigua figura di Aung San Suu Kyi non è assimilabile ai militari, ma non è più un’icona occidentale a causa della questione rohingya (cinismo, apartheid, colonialismo britannico e persecuzioni etnico-religiose per fornire un pretesto al land-grabbing), quindi è opportuno svincolare la sua immagine dai luoghi comuni e inserirla nel suo coté culturale, che racconta un’aristocrazia birmana all'interno di una maggioranza etnica all'interno della quale si consuma la sua contrapposizione “dinastica” al potere militare. Una contrapposizione che non prelude al cambio di regime, ma solo del suo gestore: infatti i 5 anni di potere non hanno apportato cambiamenti sostanziali.\r\n\r\nE anche i militari si appellano a istituzioni democratiche, quelle che loro hanno sancito come tali. Da un autoritarismo senza scampo si è avuta un'evoluzione, persino nel momento del golpe: il potere è stato avocato a sé dai militari, ma a norma di legge. Un regime ibrido tipico dell’area; forse anche facendo il gioco della Cina, che di lì fa passare la sua Via della Seta e delocalizza produzioni... e qui si innesta il discorso relativo alle border-lands, dove gli interessi si intrecciano, e comunque ci sono periferie e periferie, ciascuna con pesi politici ed economici diversi, con risorse e lotte armate ancora in corso in svariate regioni, dove le milizie – governative o meno – sono attivamente impegnate a curare il business delle frontiere e a sostenere governi indipendenti locali, controllati da minoranze etniche come shan, kachine, karen... con lotte tra le generazioni diverse di guerriglieri, ciascuna impegnata a perseguire i propri differenti interessi.\r\n\r\n\r\n\r\nDopo aver congedato Stefano Ruzza abbiamo proseguito con il Vietnam, dove si è concluso il XIII congresso del partito comunista che è stato sviscerato da Sabrina in un articolo recente: confermato l'immarcescibile Nguyen Phu Trong 77enne ben al di là dei limiti costituzionali per l'alta carica e paese del Sudest asiatico che spicca tra gli altri per il probabile lancio dovuto alla raccolta di tutta la produzione a basso costo dell'area e non solo, e poi per la sua posizione al centro di ogni accordo economico: sia in funzione anticinese, che in quella filocinese, nonostante si contrapponga militarmente e abbia un contenzioso sulle Spratly con la Cina.\r\n\r\nCina che per una volta si trova nei panni non dell'accusato, ma del buggerato, perché nei oprogetti avviati in Papua non ha potuto avviare la attività, in quanto il governo della Nuova Guinea per ottenere sconti ha affidato una tranche delle reti del 4G a Huawei e un'altra parte all'Australia che non ha completato la sua parte, avendo dovuto stornare parte dei fondi a sussidio dei debiti della Exim Bank (ce ha contratto debiti con la Cina stessa) e quindi non scatta la \"trappola del debito\" e diventa difficile rientrare della spesa per un servizio che non ha potuto andare a regime e quindi non può venire sequestrato a fronte delle inadempienze del cliente.\r\n\r\n\"07 La complessità del Myanmar e la continuità vietnamita\".\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://youtu.be/BD0Xz6UL3ak","7 Febbraio 2021","2021-02-07 02:00:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/SBB28H0417-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/SBB28H0417-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/SBB28H0417-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/SBB28H0417-1024x681.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/SBB28H0417-768x511.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/SBB28H0417.jpg 1029w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Onde indopacifiche 07",1612663211,[235,236,237,238,239,240,241,242],"http://radioblackout.org/tag/aung-san-su-kiy/","http://radioblackout.org/tag/mandalay/","http://radioblackout.org/tag/myanmar/","http://radioblackout.org/tag/naypidaw/","http://radioblackout.org/tag/nguyen-phu-trong/","http://radioblackout.org/tag/papua/","http://radioblackout.org/tag/vietnam/","http://radioblackout.org/tag/ysngon/",[244,245,246,247,248,249,250,251],"Aung San Su Kiy","Mandalay","myanmar","Naypidaw","Nguyen Phu Trong","Papua","Vietnam","Ysngon",{"post_content":253},{"matched_tokens":254,"snippet":255,"value":256},[72],"sancito come tali. 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Al termine del corteo è stata occupata una villa abbandonata della USL in pieno centro.\r\nNasceva la Magni*fica occupata, casa delle donne transfemminista queer.\r\nQuesta mattina ce ne ha parlato uno degli occupanti.\r\nPoco dopo è scattato lo sgombero e in due sono riusciti a salire sul tetto.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/2020-09-22-magnifica-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 09 22 magnifica\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione della Magni*fica, che, siamo certi, al di là dello sgombero odierno continueranno a riempire le strade della città.\r\n\r\nUNA CASA DELLE DONNE*\r\n\r\nI - IL NOSTRO FEMMINISMO\r\nIl nostro femminismo è transfemminista, antiautoritario, orizzontale e intersezionale.\r\nPrendiamo le distanze da ogni femminismo che escluda le identità trans, che escluda le lotte delle sex workers, che non sia contro ogni autoritarismo, che non si schieri con i corpi non bianchi, che non sia antimilitarista, contro ogni colonialismo e profondamente antifascista.\r\n\r\nIl nostro femminismo si riconosce nell’:\r\n\r\nII - AUTOGESTIONE NELL'ANTIVIOLENZA\r\nSiamo stanchx di centri antiviolenza che non bastano, che soccombono alla burocrazia, all’avere documenti e residenze o meno, all’avere cittadinanze o meno.\r\nVogliamo costruire un centro antiviolenza e d’ascolto che possa accogliere tuttx, dove non ci sia la macchina della burocrazia a rallentare e inceppare delle risposte adeguate alla violenza di genere.\r\nUno spazio dove vengano costruiti strumenti tramite l’autoformazione collettiva, dove maturare pratiche e teorie di autodifesa diretta, di risposta alla violenza e di supporto alle sorelle soffocate dal patriarcato.\r\n\r\nIII - AUTONOMIA TRANSFEMMINISTA\r\nDecidiamo di prendere uno spazio perché non possiamo attendere un giorno di più di richiedere spazi che non ci vengono dati, e sopratutto vogliamo tenerci la dignità di non chiedere niente a chi ogni giorno si schiera apertamente con chi ci violenta, con chi ci vuole impedire di abortire, con chi ci rinchiuderebbe per la nostra sessualità non normata o per la nostra identità di genere.\r\nEsigiamo uno spazio e ce lo prenderemo, perché non possiamo stare a guardare le lavate di coscienze mentre si stringono alleanze con cattofascisti, antiabortisti, omotransfobici, in tutta la regione.\r\nEsigiamo la libertà e l’autonomia dallo stato e dalle istituzioni, la casa delle donne è uno spazio senza confini, che non riconosce nessuna autorità statale.\r\n\r\nIV - LO STUPRATORE E’ IL COLPEVOLE!\r\nLa casa delle donne è dalla parte di chi subisce violenza di genere. Contro la violenza di magistrati, giudici e tribunali sui nostri corpi. Non ci servono e non chiediamo leggi punitive, né pene più dure, esigiamo una lotta sistematica alla violenza di genere, la fine dei processi a chi subisce la violenza di genere, perché è sempre la donna a subire il processo e mai lo stupratore. Urliamo la nostra rabbia davanti a ogni sentenza dove è la donna la colpevole del suo stupro, dove è la frocia la colpevole dell’aggressione subita, dove una persona trans muore senza colpevoli.\r\nSe la violenza di genere è strutturale al sistema in cui viviamo, non possiamo non riconoscere quindi la complicità e la violenza dell’apparato giudiziario.\r\nNon consideriamo condannabile attaccare lo stupratore.\r\nEsigiamo la fine della violenza dei tribunali, e della violenza di leggi e ordinamenti sessisti e misogini.\r\nSiamo accanto alle sorelle che denunciano, ma siamo consce dell’arroganza del potere patriarcale nel trasformare chi osa denunciare una violenza nella carnefice o nella colpevole. Vogliamo costruire alternative che funzionino e siano di supporto a chi subisce violenza.\r\n\r\nV - AUTODIFESA TRANSFEMMINISTA\r\nL'Autodifesa è una pratica in cui crediamo. Una pratica da non delegare a nessunx. Crediamo in forme di autodifesa organizzate e dirette, che vadano dalla forza singola a collettiva. Siamo solidali e complici di chi si autodifende così come di chi non riesce a farlo. Pratichiamo E costruiamo collettività che siano coscienti della loro potenza organizzativa.\r\nRiteniamo che l'Autodifesa sia una pratica multiforme di resistenza all'Oppressione e alla violenza che sia di genere,sessista, razzista, fascista, machista, abilista ecc..\r\n\r\nVI - PRESA DI PAROLA DI DONNE E LGBTQIA+\r\nEsigiamo la fine di maschi etero e cis che parlano a nome di persone lgbtqia+ e donne. Siamo stanchx di un sistema mediatico, giudiziario, medico, statale che parlino a nome nostro, dei nostri bisogni e delle nostre identità. Vogliamo andare oltre leggi sull’omotransfobia, unioni civili. Esigiamo di rompere quella dinamica secondo la quale tutte le persone lgbtqia+ vogliono racchiudersi nelle unioni familiari eterocis, che siano il matrimonio o le relazioni conviventi. Esigiamo che siano le persone lgbtqia+ a parlare dei loro bisogni e delle loro necessità, non esperti né chiunque che come per le donne, siano maschi etero e cisgender.\r\nSiano le froce a parlare per le froce, le donne a parlare per le donne!\r\n\r\nVII - SEX WORK\r\nContro la criminalizzazione dei clienti, un approccio abolizionista che serve solo a togliere la sicurezza allx sex workers, che causa solo più rischio per chi fa lavoro sessuale.\r\nSiamo contro la tratta, ma anche contro ogni discorso che vede paragonare la tratta al sex work. Ci schieriamo senza ma contro la tratta e i suoi complici, ma ci schieriamo anche dalla parte dell’autodeterminazione del sex work. Esigiamo diritti e libertà per le sex workers, esigiamo che siano loro a prendere parola riguardo ai loro bisogni, e nessun altrx.\r\n\r\nVIII - SALUTE DELLE DONNE, DELLE INDIVIDUE LGBTQIA+\r\nLa nostra casa sarà la base di una lotta per la salute delle donne e delle persone lgbtqia+.\r\nEsigiamo accesso totale e gratuito all’aborto, ai test per le mts, alla transizione.\r\nEsigiamo la fine della medicalizzazione forzata per i corpi trans, la libertà di autodeterminare la nostra identità, di uscire dal binarismo medico.\r\nEsigiamo anticoncezionali gratis per tuttu tette e tutte, consultorie libere da cattofascisti e obiettori infami. Non ne possiamo più di medici omotransfobici, cattolici, antiabortisti, misogini, che sfruttano la loro professione per propaganda sessista, misogina, omotransfobica.\r\nEsigiamo la fine delle farmacie obiettrici.\r\nEsigiamo la fine della violenza ostetrica.\r\nEsigiamo salute per tuttx noi, un accesso libero a essa al di là di documenti e cittadinanza.\r\n\r\nIX - SALUTE SESSUALE\r\nEsigiamo salute sessuale per tuttx, che parta dalle scuole, con corsi di salute sessuale ed educazione al consenso capillari, e non guidati da moralisti e bigotti.\r\nTest gratuiti e anonimi per tutte le mts, e sopratutto test anonimi e gratuiti per tuttx lx minorennx.\r\nEsigiamo percorsi di educazione al genere nelle scuole, non ore di religione.\r\nLottiamo contro la sierofobia e la criminalizzazione che subiscono le persone sieropositive.\r\nCostruiamo una società conscia del consenso, della salute sessuale.\r\n\r\nX - UNA CASA PER TUTTE\r\nNon si può praticare transfemminismo senza una casa. Casa per tutte non significa chiedere al potere di dare delle briciole, ma esigere con ogni pratica, una casa per tuttx, perché nessunx rimanga senza, combattiamo contro sfratti e sgomberi, a favore di chi si prende una casa in modo diretto occupando una di tutte le migliaia vuote che esistono. Basta froce e donne senza casa, casa per tuttx subito.\r\n\r\nXI – RAZZISMO\r\nVediamo nel razzismo una delle stesse matrici dell'Oppressione che colpisce anche donne e lgbtqia+. Crediamo nel prendere coscienza del privilegio bianco per poterlo de-Costruire. Siamo consci della mentalità, di retaggi razzisti e colonialisti di cui siamo pregnx essendo cresciutx in questa società. Riteniamo quindi doverosa una pratica di decostruzione e abbattimento del razzismo che permea Le nostre esistenze, per poi combattere quello sociale.\r\nSosteniamo la necessità della presa di parola delle persone non bianche. Ci schieriamo dalla parte dei corpi non bianchi, migranti, razializzati. Ci schieriamo contro ogni confine e la violenza che creano, solidalx alle lotte dellx migranti, che siano in città, in frontiera o dentro i lager di stato. Il nostro femminismo vuole decolonizzarsi,i nostri corpi vogliono abbattere il razzismo.\r\n\r\nXII - RIAPPROPRIAZIONE STORICA E CULTURALE E RIELABORAZIONE ED INFORMAZIONE\r\nSe è vero che la storia la scrivono i vincitori, noi - come individualità storicamente oppresse - sentiamo la necessità di rileggere la narrazione degli eventi e riappropriarci della storia delle lotte femministe e transfemministe che ci hanno preceduto. Pretendiamo accessibilità ad una cultura antagonista e ad un'informazione libera, che si opponga alla voracità delle narrazioni colonialiste e maschiliste, che dia voce allx invisibili e che si basi sull'autodeterminazione di questx.\r\nPer creare ciò abbiamo bisogno di un laboratorio politico di confronto, approfondimento e crescita collettiva indipendente ed autonomo dalle istituzioni statali, che sia luogo di creazione e diffusione di informazione libera, scevra dalle storpiature della lettura patriarcale e svincolata dalle logiche di profitto che guidano ormai la maggior parte di giornali e giornalistx, alla costante ricerca di narrazioni scandalistiche e distorte che facciano vendere qualche copia in più.”","22 Settembre 2020","2020-09-22 12:33:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/magnifica-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/magnifica-300x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/magnifica-300x300.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/magnifica-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/magnifica-170x170.jpg 170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/magnifica.jpg 459w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Firenze. 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Crediamo in forme di autodifesa organizzate e dirette, che vadano dalla forza singola a collettiva. Siamo solidali e complici di chi si autodifende così come di chi non riesce a farlo. Pratichiamo E costruiamo collettività che siano coscienti della loro potenza organizzativa.\r\nRiteniamo che l'Autodifesa sia una pratica multiforme di resistenza all'Oppressione e alla violenza che sia di genere,sessista, razzista, fascista, machista, abilista ecc..\r\n\r\nVI - PRESA DI PAROLA DI DONNE E LGBTQIA+\r\nEsigiamo la fine di maschi etero e cis che parlano a nome di persone lgbtqia+ e donne. Siamo stanchx di un sistema mediatico, giudiziario, medico, statale che parlino a nome nostro, dei nostri bisogni e delle nostre identità. Vogliamo andare oltre leggi sull’omotransfobia, unioni civili. Esigiamo di rompere quella dinamica secondo la quale tutte le persone lgbtqia+ vogliono racchiudersi nelle unioni familiari eterocis, che siano il matrimonio o le relazioni conviventi. Esigiamo che siano le persone lgbtqia+ a parlare dei loro bisogni e delle loro necessità, non esperti né chiunque che come per le donne, siano maschi etero e cisgender.\r\nSiano le froce a parlare per le froce, le donne a parlare per le donne!\r\n\r\nVII - SEX WORK\r\nContro la criminalizzazione dei clienti, un approccio abolizionista che serve solo a togliere la sicurezza allx sex workers, che causa solo più rischio per chi fa lavoro sessuale.\r\nSiamo contro la tratta, ma anche contro ogni discorso che vede paragonare la tratta al sex work. Ci schieriamo senza ma contro la tratta e i suoi complici, ma ci schieriamo anche dalla parte dell’autodeterminazione del sex work. Esigiamo diritti e libertà per le sex workers, esigiamo che siano loro a prendere parola riguardo ai loro bisogni, e nessun altrx.\r\n\r\nVIII - SALUTE DELLE DONNE, DELLE INDIVIDUE LGBTQIA+\r\nLa nostra casa sarà la base di una lotta per la salute delle donne e delle persone lgbtqia+.\r\nEsigiamo accesso totale e gratuito all’aborto, ai test per le mts, alla transizione.\r\nEsigiamo la fine della medicalizzazione forzata per i corpi trans, la libertà di autodeterminare la nostra identità, di uscire dal binarismo medico.\r\nEsigiamo anticoncezionali gratis per tuttu tette e tutte, consultorie libere da cattofascisti e obiettori infami. Non ne possiamo più di medici omotransfobici, cattolici, antiabortisti, misogini, che sfruttano la loro professione per propaganda sessista, misogina, omotransfobica.\r\nEsigiamo la fine delle farmacie obiettrici.\r\nEsigiamo la fine della violenza ostetrica.\r\nEsigiamo salute per tuttx noi, un accesso libero a essa al di là di documenti e cittadinanza.\r\n\r\nIX - SALUTE SESSUALE\r\nEsigiamo salute sessuale per tuttx, che parta dalle scuole, con corsi di salute sessuale ed educazione al consenso capillari, e non guidati da moralisti e bigotti.\r\nTest gratuiti e anonimi per tutte le mts, e sopratutto test anonimi e gratuiti per tuttx lx minorennx.\r\nEsigiamo percorsi di educazione al genere nelle scuole, non ore di religione.\r\nLottiamo contro la sierofobia e la criminalizzazione che subiscono le persone sieropositive.\r\nCostruiamo una società conscia del consenso, della salute sessuale.\r\n\r\nX - UNA CASA PER TUTTE\r\nNon si può praticare transfemminismo senza una casa. Casa per tutte non significa chiedere al potere di dare delle briciole, ma esigere con ogni pratica, una casa per tuttx, perché nessunx rimanga senza, combattiamo contro sfratti e sgomberi, a favore di chi si prende una casa in modo diretto occupando una di tutte le migliaia vuote che esistono. Basta froce e donne senza casa, casa per tuttx subito.\r\n\r\nXI – RAZZISMO\r\nVediamo nel razzismo una delle stesse matrici dell'Oppressione che colpisce anche donne e lgbtqia+. Crediamo nel prendere coscienza del privilegio bianco per poterlo de-Costruire. Siamo consci della mentalità, di retaggi razzisti e colonialisti di cui siamo pregnx essendo cresciutx in questa società. Riteniamo quindi doverosa una pratica di decostruzione e abbattimento del razzismo che permea Le nostre esistenze, per poi combattere quello sociale.\r\nSosteniamo la necessità della presa di parola delle persone non bianche. Ci schieriamo dalla parte dei corpi non bianchi, migranti, razializzati. Ci schieriamo contro ogni confine e la violenza che creano, solidalx alle lotte dellx migranti, che siano in città, in frontiera o dentro i lager di stato. Il nostro femminismo vuole decolonizzarsi,i nostri corpi vogliono abbattere il razzismo.\r\n\r\nXII - RIAPPROPRIAZIONE STORICA E CULTURALE E RIELABORAZIONE ED INFORMAZIONE\r\nSe è vero che la storia la scrivono i vincitori, noi - come individualità storicamente oppresse - sentiamo la necessità di rileggere la narrazione degli eventi e riappropriarci della storia delle lotte femministe e transfemministe che ci hanno preceduto. Pretendiamo accessibilità ad una cultura antagonista e ad un'informazione libera, che si opponga alla voracità delle narrazioni colonialiste e maschiliste, che dia voce allx invisibili e che si basi sull'autodeterminazione di questx.\r\nPer creare ciò abbiamo bisogno di un laboratorio politico di confronto, approfondimento e crescita collettiva indipendente ed autonomo dalle istituzioni statali, che sia luogo di creazione e diffusione di informazione libera, scevra dalle storpiature della lettura patriarcale e svincolata dalle logiche di profitto che guidano ormai la maggior parte di giornali e giornalistx, alla costante ricerca di narrazioni scandalistiche e distorte che facciano vendere qualche copia in più.”",[294],{"field":111,"matched_tokens":295,"snippet":291,"value":292},[72],{"best_field_score":149,"best_field_weight":150,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":151,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":58,"first_q":72,"per_page":299,"q":72},6,4,{"facet_counts":302,"found":337,"hits":338,"out_of":534,"page":19,"request_params":535,"search_cutoff":36,"search_time_ms":300},[303,314],{"counts":304,"field_name":311,"sampled":36,"stats":312},[305,307,309],{"count":300,"highlighted":306,"value":306},"anarres",{"count":19,"highlighted":308,"value":308},"liberation front",{"count":19,"highlighted":310,"value":310},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":313},3,{"counts":315,"field_name":35,"sampled":36,"stats":335},[316,318,320,322,324,325,327,329,331,333],{"count":19,"highlighted":317,"value":317},"cuba",{"count":19,"highlighted":319,"value":319},"parà",{"count":19,"highlighted":321,"value":321},"castro",{"count":19,"highlighted":323,"value":323},"Chavez",{"count":19,"highlighted":20,"value":20},{"count":19,"highlighted":326,"value":326},"batista",{"count":19,"highlighted":328,"value":328},"cie di trapani",{"count":19,"highlighted":330,"value":330},"commercio d'armi",{"count":19,"highlighted":332,"value":332},"serraino vulpitta",{"count":19,"highlighted":334,"value":334},"militari assassini",{"total_values":336},33,7,[339,370,393,419,462,499],{"document":340,"highlight":353,"highlights":361,"text_match":147,"text_match_info":367},{"comment_count":47,"id":341,"is_sticky":47,"permalink":342,"podcastfilter":343,"post_author":306,"post_content":344,"post_date":345,"post_excerpt":53,"post_id":341,"post_modified":346,"post_thumbnail":347,"post_title":348,"post_type":349,"sort_by_date":350,"tag_links":351,"tags":352},"64477","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-6-novembre-dpcm-autoritarismo-e-mimesi-della-cura-stati-uniti-il-declino-dellimpero-cronache-antimilitariste/",[306],"Il nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. 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Si arriva al paradosso di chiudere i negozi di prossimità, dando via libera ad un’ulteriore espansione dell’e-commerce, le cui articolazioni materiali contribuiscono ad alimentare precarietà, supersfruttamento e diffusione del virus.\r\nSi impone il coprifuoco notturno perché la retorica della “guerra al virus” trova il suo esito nell’accentuarsi di una dimensione disciplinare, che accentua la pressione sugli individui.\r\nLe scuole, sulle quali non è stato fatto nessun investimento, sono aperte per i più piccoli, per consentire di tenerli sotto custodia mentre i genitori lavorano.\r\nGli anziani, i disoccupati, gli improduttivi vengono messi ai domiciliari. Chi lavora gode invece della semilibertà. Ma la sera e la notte, se non sei un turnista, devi tornare alla galera domiciliare.\r\nL’eccesso di controllo, la riduzione della vita al ciclo produzione, riproduzione, sono solo in minima parte funzionali al contenimento, di nuovo dilagante, dell’infezione. 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In particolare la propaganda fascista ha completamente distorto i concetti di ruralità e bonifica, applicando al primo, all'Italiano Rurale, la figura della persona legata alla sua patria, lavoratore obbediente, amante della tradizione. Una storia completamente falsata, poiché è stato in primis il fascismo ad italianizzare le zone rurali e le sue culture e ha creato un proletario agricolo predando le piccole comunità appenniniche-montane. Il concetto di bonifica e di modifica del territorio è stato un leitmotiv della propaganda: la nazione che cambia grazie all'immolazione dei suoi gloriosi lavoratori. Una storia che nasconde i morti di malaria e di fatica nelle zone paludose d'Italia.\r\n\r\nAnche oggi i movimenti di estrema destra in tutto il mondo riprendono istanze animaliste e ambientaliste per accaparrarsi un po' di visibilità, distorcendo in maniera schizofrenica le questioni legate all'ecologia. L'idea di fermare il tracollo climatico e ambientale favorendo la difesa della patria e lo sterminio del resto del mondo, si rivela una tesi misantropa e assurda che permette a gente come Trump o Bolsonaro (negazionisti climatici) di avere il favore di un elettorato \"sensibile\" al futuro della terra.\r\n\r\nMa c'è una forma ancor più silenziosa e strisciante di ecofascismo, ossia l'autoritarismo ambientalista perpetrato dallo Stato, ma anche da gruppi progressisti ambientalisti che credono in una gestione totalmente tecno-scientifica di quella che proclamano \"emergenza climatica\". Già il termine \"emergenza\" e il modello di gestione che crea, spianano la strada a interventi autoritari e di delega allo Stato. 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Ne parliamo con Francesco Codello che a questo tema ha dedicato un articolo in uscita su Arivista\r\n\r\nIl business dei migranti, il controllo del territorio\r\nAbbiamo puntato i riflettori sui volontari “Mosaico”, gli “angeli custodi” armati di zainetti con kit pulizia e cappelli termici che a Porta Nuova agganciano la gente in viaggio per distoglierla dalla scelta di bucare la frontiera.\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nLunedì 4 marzo\r\nore 10/12\r\npunto info\r\nsu pacchetto sicurezza, leggi di guerra e truffa di quota 100 e reddito di schiavitù\r\nal mercato di piazza Madama Cristina\r\n\r\nMercoledì 6 marzo\r\nore 16 in piazza Castello\r\nNé di dio, né stato, né patriarcato\r\npresidio femminista \"Ruoli in gioco, rappresentazione de genere\"\r\nOrganizza WILD C.A.T. Collettivo Anarcofemminista Torinese\r\n\r\nVenerdì 8 marzo\r\nsciopero femminista\r\nalle ore 10 Wild C.A.T. sarà presidio all’Ipercoop indetto dalla CUB – luogo dove il lavoro riproduttivo e quello produttivo delle donne emerge in tutta la sua materialità – con \"Ruoli in gioco, rappresentazione de genere\"\r\nOre 16 Wild C.A.T. parteciperà al corteo da piazza XVIII dicembre\r\n\r\nVenerdì 15 marzo\r\nAnatomia dell’intelligenza artificiale\r\nLe nuove frontiere del capitale, tra sfruttamento e controllo\r\nIncontro con Lorenzo Coniglione della redazione di Umanità Nova\r\nore 21 alla Fat, in corso Palermo 46\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","3 Marzo 2019","2019-03-03 16:41:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/Immagine-wild-cat-200x110.png","Anarres del 1 marzo. Né dio, né stato, né patriarcato. 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Ecco cosa producono gli accordi promossi in primis da Meloni e Von Der Leyen:\r\n\r\nQui il rapporto: https://statetrafficking.net/","5 Febbraio 2025","2025-02-05 11:49:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bcupcb_droni-riccardoGDF-200x110.png","NUOVI DRONI SUL MEDITERRANEO - MICROSOFT E LA MACCHINA SIONISTA - WAR ON MIGRANTS",1738756160,[432,433,434,435,436,437,438,439,440,441],"http://radioblackout.org/tag/droni/","http://radioblackout.org/tag/frontex/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/israelificazione/","http://radioblackout.org/tag/killer-robots/","http://radioblackout.org/tag/microsoft/","http://radioblackout.org/tag/palantir/","http://radioblackout.org/tag/palestina/","http://radioblackout.org/tag/shield-ai/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[443,444,445,446,447,448,449,450,451,452],"droni","frontex","Gaza","israelificazione","killer robots","microsoft","Palantir","palestina","Shield AI","war on migrants",{"post_content":454},{"matched_tokens":455,"snippet":456,"value":457},[72],"normalizzano livelli crescenti di violenza, \u003Cmark>autoritarismo\u003C/mark> e letalità), ci sembra importante","Estratti dalla puntata del 3 febbraio 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nDRONI A DECOLLO VERTICALE PER LA GUARDIA DI FINANZA\r\n\r\nRiccardo Coluccini e Paolo Riva hanno pubblicato un’interessante inchiesta su IrpiMedia riguardante l’acquisto di droni VTOL (a decollo e atterraggio verticali) da parte della Guardia di Finanza.\r\n\r\nGrazie al contributo di Riccardo, partendo da alcune riflessioni sul ruolo assunto dai droni nella War on Migrants, estendiamo il discorso agli attori coinvolti in questo fenomeno: vecchi capisaldi dell’industria bellica-sorvegliante come Leonardo e protagonisti della new-wave basata su sistemi d’arma autonomi come Shield AI.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BCUPCB_riccardoDroniGDF.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLINK: https://irpimedia.irpi.eu/sorveglianze-droni-migranti-mediterraneo-guardia-di-finanza/\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nMICROSOFT E L’APPARATO TECNOMILITARE SIONISTA\r\n\r\nDopo aver parlato del Defense Tech di Tel Aviv e del coinvolgimento di Palantir nei programmi di AI dell’esercito israeliano, grazie a un’inchiesta pubblicata da +972 Magazine (insieme a Drop Site News e Local Call) ci concentriamo sul ruolo di Microsoft all’interno dell’apparato tecno-militare sionista, senza dimenticare il supporto fornito da questo colosso dell’informatica a programmi repressivi, di sorveglianza sul posto di lavoro (Sentinel e Purview) e di rastrellamento di migranti in giro per il mondo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BCUPCB_microsoft-972.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLINK:\r\n\r\nhttps://www.972mag.com/microsoft-azure-openai-israeli-army-cloud/\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nWAR ON MIGRANTS\r\n\r\nAnche se in Italia lo sguardo dei media di regime si posa sui CPR in Albania e sulla liberazione del torturatore libico Al Masri, senza mettere minimamente in discussione l’esternalizzazione delle frontiere e le sue conseguenze strutturali che riverberano sia sui paesi “gendarmificati” (potenziando i regimi arruolati) sia sulle nostre società (che progressivamente accettano e normalizzano livelli crescenti di violenza, \u003Cmark>autoritarismo\u003C/mark> e letalità), ci sembra importante segnalare alcune rilevanti informazioni che riguardano la War on Migrants.\r\n\r\n/ / /\r\n\r\nLa prima fa riferimento all’avvio del processo per la causa intentata contro Frontex da una famiglia siriana: nonostante la loro richiesta di asilo presentata in territorio greco, vennero prelevati e deportati in Turchia, separando addirittura i genitori dai bambini lungo il tragitto.\r\n\r\nQui maggiori info:\r\n\r\nhttps://www.prakkendoliveira.nl/en/news/2025/grand-chamber-hearing-at-the-eu-court-of-justice-on-frontexs-role-in-illegal-pushbacks\r\n\r\nQui per seguire aggiornamenti sulle udienze:\r\n\r\nhttps://bsky.app/profile/ourborderwatch.bsky.social\r\n\r\n/ / /\r\n\r\nLa seconda riguarda un articolo di Statewatch.org sul MOCADEM: organo del Consiglio Europeo che sovradetermina le politiche di esternalizzazione delle frontiere.\r\n\r\nhttps://www.statewatch.org/news/2025/january/eu-outsourcing-borders-and-migration-control-no-parliamentary-scrutiny-in-sight/\r\n\r\n/ / /\r\n\r\nInfine, un’importante inchiesta sul traffico di esseri umani messa in atto dalle forze di sicurezza tunisine: il rapporto State Trafficking raccoglie testimonianze di persone migranti rastrellate, condotte nel deserto e vendute ai gangster libici. 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Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base di Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura di un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni di immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla strage nel CIE di Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni di Trapani. 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Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria di fronte all’imponente macchinazione statale del lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento di massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura di ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte di Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso di essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro di sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni di governo ha avuto il grande merito di allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine di mantenere uguale l’essenza del sistema e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento di quell’altro generale-presidente di Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina del governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione di questo tipo di socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga di quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea del ruolo storico di Fidel Castro nella storia di Cuba.\r\nIl 20 novembre del prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento politico di massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero del Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise di reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba di quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica di mobilitazione permanente di massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero del Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica di uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni del paese e milioni di persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica del pensiero politico di Batista e i contributi di Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti di raggiungere il controllo totale di Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale di prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante di questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in sistema quella che era una semplice frase demagogica di Batista: un socialismo sotto la disciplina del governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche di qualcosa che i suoi milioni di accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello di gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano di avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi di educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un sistema sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni di esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento del tenore di vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete di istituzioni del governo, che ha condotto a una vera apoteosi del benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto di più con l’uso di queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo di Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione di un programma senza precedenti di servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi del mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda crisi politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa crisi Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole di servizi medici cubani per i paesi del Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte di reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte del Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova crisi economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite di governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca di Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari del mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e di gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione di una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo di Stato a Cuba, gli eredi di Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori di Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio del 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato politico-militare di Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo del movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi di turno. Se nel 1939 fu un quadro del partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una scuola di opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo di Fulgencio e di Fidel Castro di fare un socialismo sotto la disciplina di governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice di Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista di Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere di Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena di morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice di Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione del 1940, né da quella del 1976 e neppure da quella del 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e intolleranza, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito di Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione del modello economico del socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla polizia politica di Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione di Fidel del 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? Del giogo di Batista. Il giogo di Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, autoritarismo e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo di questi pilastri del deposto regime di Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della polizia, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria di libertà di questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono di nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, polizia politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura di Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale del funzionamento della vita quotidiana di Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali di Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città di Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della polizia e di agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento di essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato di una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte di accesso alle loro camere la sera del 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale del trasporto statale nella capitale da mezzogiorno del 29 novembre al fine di garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione di massa delle ore 19; il divieto di tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi di stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni di lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali del supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli di istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico del funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento di tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo di una crisi di migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge di schiavi salariati (…) che chiedono di essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte del mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge di schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase di degrado morale e di espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso del 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto di Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso di tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole di ciò che lo ha castrato della sua capacità di elaborazione e di decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni di essere oggetto di un discorso e tanto meno di essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni di lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan di massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato di questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare di bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero di un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente di vedere la più fiera incarnazione del potere nella storia di Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini del suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano di aggiungere il fidelismo come corrente di idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno di Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità di continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale di oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito di “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\ndi Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura di Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa del tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 1982.","12 Gennaio 2017","2018-10-17 22:58:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/1430732397_451849184-200x110.jpg","Anarres del 6 gennaio. 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Era","Come ogni venerdì, il 6 gennaio siamo sbarcati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze di Blackout.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2017 01 06 anarres1\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres2\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres3\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n \r\n\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba, un articolo di di Marcelo “Liberato” Salinas dell’Avana sugli scenari dopo la morte di Fidel Castro\r\n\r\n \r\n\r\nL’export italiano di armi, un business che non conosce crisi. Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base di Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura di un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni di immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla strage nel CIE di Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni di Trapani. Lo trovate qui.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 21 gennaio ore 10,30\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale\r\nMistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano di fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nDocumenti:\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba\r\n\r\nCuba senza Fidel Castro. Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria di fronte all’imponente macchinazione statale del lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento di massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura di ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte di Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso di essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro di sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni di governo ha avuto il grande merito di allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine di mantenere uguale l’essenza del sistema e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento di quell’altro generale-presidente di Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina del governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione di questo tipo di socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga di quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea del ruolo storico di Fidel Castro nella storia di Cuba.\r\nIl 20 novembre del prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento politico di massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero del Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise di reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba di quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica di mobilitazione permanente di massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero del Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica di uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni del paese e milioni di persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica del pensiero politico di Batista e i contributi di Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti di raggiungere il controllo totale di Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale di prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante di questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in sistema quella che era una semplice frase demagogica di Batista: un socialismo sotto la disciplina del governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche di qualcosa che i suoi milioni di accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello di gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano di avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi di educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un sistema sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni di esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento del tenore di vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete di istituzioni del governo, che ha condotto a una vera apoteosi del benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto di più con l’uso di queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo di Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione di un programma senza precedenti di servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi del mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda crisi politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa crisi Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole di servizi medici cubani per i paesi del Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte di reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte del Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova crisi economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite di governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca di Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari del mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e di gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione di una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo di Stato a Cuba, gli eredi di Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori di Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio del 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato politico-militare di Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo del movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi di turno. Se nel 1939 fu un quadro del partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una scuola di opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo di Fulgencio e di Fidel Castro di fare un socialismo sotto la disciplina di governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice di Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista di Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere di Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena di morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice di Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione del 1940, né da quella del 1976 e neppure da quella del 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e intolleranza, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito di Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione del modello economico del socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla polizia politica di Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione di Fidel del 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? Del giogo di Batista. Il giogo di Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, \u003Cmark>autoritarismo\u003C/mark> e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo di questi pilastri del deposto regime di Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della polizia, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria di libertà di questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono di nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, polizia politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura di Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale del funzionamento della vita quotidiana di Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali di Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città di Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della polizia e di agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento di essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato di una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte di accesso alle loro camere la sera del 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale del trasporto statale nella capitale da mezzogiorno del 29 novembre al fine di garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione di massa delle ore 19; il divieto di tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi di stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni di lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali del supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli di istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico del funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento di tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo di una crisi di migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge di schiavi salariati (…) che chiedono di essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte del mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge di schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase di degrado morale e di espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso del 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto di Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso di tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole di ciò che lo ha castrato della sua capacità di elaborazione e di decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni di essere oggetto di un discorso e tanto meno di essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni di lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan di massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato di questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare di bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero di un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente di vedere la più fiera incarnazione del potere nella storia di Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini del suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano di aggiungere il fidelismo come corrente di idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno di Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità di continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale di oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito di “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\ndi Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura di Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa del tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 1982.",[531],{"field":111,"matched_tokens":532,"snippet":528,"value":529},[72],{"best_field_score":149,"best_field_weight":150,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":151,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":349,"first_q":72,"per_page":299,"q":72},["Reactive",537],{},["Set"],["ShallowReactive",540],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fkAAphI_Yj5CKTfn2SWlw6ivDRilmYqQ93d52e4W8580":-1},true,"/search?query=autoritarismo"]