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Sul tappeto, ancora una volta, il disciplinamento forzato del movimento No Tav, sempre refrattario ad ogni tentativo di normalizzazione. Non è bastata la carota, non è bastato oltre un anno di occupazione militare, controlli, arresti, fogli di via per piegare un movimento, che è ormai divenuto punto di riferimento per l’opposizione in ogni dove d’Italia.\r\nDal vertice è scaturita la decisione di inviare altri 200 uomini in divisa per sorvegliare le recinzioni in Clarea. 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In scaletta abbiamo Los Aggrotones, Alton Ellis, Dudley Sibley, Junior Byles e Winston Cool per Lee Perry, Alric Forbes, il nuovo riddim Zion I Kings con Akae Beka, Marcus Gad e Lutano Fyah, Prince Alla per Mista Savona, Mike Brooks, I Jawal, Earl 16 per Manasseh, Errol Bellott, Abassi All Stars, Mr.Dill Lion Warriah, Bush Chemists, Vivian Jones, Willie Williams per Bababoom Hi Fi, Peter Broggs per Jah Warrior, Dixie Peach, Isiah Mentor per Mighty Prophet, Mr Zebre, Vibronics e Iration Steppas.\r\n\r\nRimanete sintonizzati sui canali comunicativi di Radio Blackout per l'annuncio della location esatta della session di Sabato.",[276],{"field":165,"matched_tokens":277,"snippet":273,"value":274},[72,71],1157451470904230000,{"best_field_score":280,"best_field_weight":38,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":281,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897606144","1157451470904230001",{"document":283,"highlight":303,"highlights":308,"text_match":311,"text_match_info":312},{"comment_count":47,"id":284,"is_sticky":47,"permalink":285,"podcastfilter":286,"post_author":287,"post_content":288,"post_date":289,"post_excerpt":53,"post_id":284,"post_modified":290,"post_thumbnail":291,"post_title":292,"post_type":225,"sort_by_date":293,"tag_links":294,"tags":302},"47708","http://radioblackout.org/podcast/la-perla-di-labuan-cayenna-18-maggio-2018/",[185],"eraunanotte...","\"21 settembre 1928. Qui fa un caldo insopportabile. A Parigi forse é già autunno, con gli alberi nudi e le foglie che coprono i viali. Da quanto tempo sono qui? Mi sembra un'eternità.\" Torniamo al fumetto argentino con \"Cayenna\" del 1978. Il personaggio narrante è Marcel, impiegato del ministero, timido e abitudinario, tutto casa e lavoro, che viene condannato per un omicidio che non ha commesso e si ritrova nell'inferno dei vivi, il famigerato bagno penale tra zanzare e belve umane, sia gli altri prigionieri che le guardie. \"Gli occhi di quei cinque uomini mi scrutano. Nei loro sguardi la durezza di chi ha deciso di costruirsi il destino con le proprie mani.\" La scrive Guillermo Saccomanno e la disegna Domingo Roberto Mandrafina. Il protagonista evade e apre il bar \"Sweet Sodome\" a Melbourne (Australia) che diventa rifugio di perdenti e fuggitivi, uomini e donne, ognuno con la sua storia. \"Avevo lavorato sodo negli ultimi tempi. Prima in una fattoria, poi su su un cargo. Chissà perché ero voluto tornare a Melbourne. Forse il desiderio di rivedere una città. Forse...\" Il bagno penale della Cayenna nella Guyana francese fu aperto nel 1852, sotto l'imperatore Napoleone III. Del complesso facevano parte le isole Diable, Royale et Saint-Joseph, che formavano l'arcipelago delle Isles de la Salut. Tra il 1854 e il 1867 morirono alla Cayenna 10.000 forzati. Chi aveva scontato una pena fino a otto anni non poteva rientrare in Francia per un periodo equivalente. Chi aveva scontato una pena superiore non poteva rientrarci mai più. Anno dopo anno gli ex forzati detti \"bagnards\" cominciarono ad affollare la Guyana e i dintorni. Nel 1938 il governo francese smise di inviare forzati, ma solo nel 1958 la Cayenna fu chiusa. Da allora Cayenna è diventato sinonimo di carcere duro, ogni paese e ogni epoca ha le sue Cayenne, Nel luglio 1977 in Italia furono inaugurati i carceri speciali, ma già prima in molti carceri esistevano e agivano le \"squadrette\" formate da guardie incuranti di riforma penitenziaria e assistenti sociali. La tortura ha diverse facce, aiutata anche dalla tecnologia. Nella sezione femminile di Voghera mobili e suppellettili erano inchiodati in modo che non si potesse spostare nulla, sotto il controllo delle telecamere 24 ore su 24. La detenuta andava all'aria o al colloquio attraversando porte che si aprivano e si chiudevano elettronicamente, con un semaforo che le indicava quando avanzare e fermarsi. Il 9 luglio 1983 la manifestazione nazionale contro i carceri speciali a Voghera fu immediatamente caricata, con pestaggio generale. Cenni al \"prison movie\", il cinema dello spazio ristretto dove le priorità della vita cambiano, tutti recitano per tutti e la libertà é un sogno, da \"Il buco\" a \"Rivolta al blocco 11\" a \"Le ali della libertà.\". Buon ascolto.\r\n\r\nPer chi vuole saperne di più:\r\n\r\n\"Cayenne italiane\" 22 luglio 2017 in \"Carmilla on line - Letteratura, immaginario e cultura d'opposizione\"\r\n\r\nAntonio Cassese \"Umano disumano - Commissariati e prigioni nell'Europa di oggi\" Laterza, Bari 1994;\r\n\r\nAutori vari \"Historietas - Storia, personaggi e percorsi del fumetto latino-americano\" Mazzotta, Milano 1997\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/18_5_2018_CAYENNA.mp3\"][/audio]","28 Maggio 2018","2019-12-17 08:26:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/CAYENNA4-200x110.jpg","CAYENNA - LA PERLA DI LABUAN 18/5/2018",1527523549,[295,296,297,298,299,300,301],"http://radioblackout.org/tag/carceri-speciali/","http://radioblackout.org/tag/cayenna/","http://radioblackout.org/tag/fabrizio-de-andre/","http://radioblackout.org/tag/guillermo-saccomanno/","http://radioblackout.org/tag/hector-oesterheld/","http://radioblackout.org/tag/roberto-mandrafina/","http://radioblackout.org/tag/voghera/",[202,196,208,210,204,206,194],{"post_content":304},{"matched_tokens":305,"snippet":306,"value":307},[72,71],"settembre 1928. 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Il protagonista evade e apre il bar \"Sweet Sodome\" a Melbourne (Australia) che diventa rifugio di perdenti e fuggitivi, uomini e donne, ognuno con la sua storia. \"Avevo lavorato sodo negli ultimi tempi. Prima in una fattoria, poi su su un cargo. Chissà perché ero voluto tornare a Melbourne. Forse il desiderio di rivedere una città. Forse...\" Il bagno penale della Cayenna nella Guyana francese fu aperto nel 1852, sotto l'imperatore Napoleone III. Del complesso facevano parte le isole Diable, Royale et Saint-Joseph, che formavano l'arcipelago delle Isles de la Salut. Tra il 1854 e il 1867 morirono alla Cayenna 10.000 forzati. Chi aveva scontato una pena fino a otto anni non poteva rientrare in Francia per un periodo equivalente. Chi aveva scontato una pena superiore non poteva rientrarci mai più. Anno dopo anno gli ex forzati detti \"bagnards\" cominciarono ad affollare la Guyana e i dintorni. 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Lo abbiamo fatto in compagnia, in studio, di Dario Fontana ricercatore e autore del libro \"Digitalizzazione industriale\" (presentato in trasmissione il 30/11/21 https://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-30-11-2021/).\r\n\r\nIl testo mette in luce ombre e luoghi comuni sul tema delicato affrontato e si basa su un lavoro incompleto e decisamente senza futuro, alla luce della caduta del governo, che non ha avuto confronto neanche con i sindacati.\r\nIl testo è stato analizzato con un focus particolare su:\r\n\r\n-L'impatto sociale ed economico degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali;\r\n- Le nuove forme di sfruttamento in un mondo del lavoro in trasformazione: il caporalato digitale e le cooperative spurie\r\n\r\nDurante la puntata emerge sia la scarsa capacità della commissione di attingere ai dati che servono realmente, che l'impossibilità di negare il disastro delle condizioni di sfruttamento e precaria sicurezza in cui ci troviamo nei luoghi di lavoro.\r\n\r\nQui trovate il testo integrale:\r\nhttps://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/condizioni_lavoro_18/documenti_approvati/Doc_XXII-bis_n9.pdf\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/F_m_26_07_Relazione-Senato-su-condizioni-sfruttamento_di-infortuni_morti-sul-lavoro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n\r\nIl secondo tema della puntata è la manifestazione nazionale che si è tenuta a Piacenza questo sabato 24 Luglio. Abbiamo trovato fondamentale per raccontare questo momento storico delle lotte e soprattutto della violenta repressione delle istituzioni, il catturare estratti degli interventi sucedutisi in corteo. Di seguito il comunicato del SiCobas su questa giornata di manifestazione:\r\n\r\nUNA MAREA OPERAIA INVADE PIACENZA: NEANCHE IL CALDO A 40 GRADI CI FERMA... TUTTI I COMPAGNI ARRESTATI LIBERI SUBITO!\r\n\r\n\r\nGrandissima partecipazione alla manifestazione nazionale unitaria del sindacalismo di base di oggi a Piacenza.\r\n\r\n\r\nA dispetto dell’estate e del caldo infernale, in migliaia abbiamo invaso le strade per rivendicare con forza la liberazione immediata di tutti i compagni del SI Cobas e di Usb agli arresti domiciliari a seguito dei teoremi repressivi della procuratrice Grazia Padella.\r\n\r\n\r\nMassiccia e combattiva come sempre la presenza dei lavoratori SI Cobas.\r\n\r\n\r\nImportante la presenza di ampie delegazioni da gran parte d’Italia, sia delle due realtà promotrici, sia di realtà sociali e politiche solidali: dagli studenti ad una delegazione del Movimento NoTav, dal Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre” al Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze.\r\n\r\n\r\nSia durante che al termine della manifestazione il SI Cobas ha ribadito come le misure repressive in corso contro i nostri compagni siano la punta dell’iceberg di un disegno più generale, teso a colpire al cuore le lotte operaie che in questo decennio hanno ribaltato i rapporti di forza coi padroni nella logistica e posto fine al ricatto del caporalato e dei salari da fame.\r\n\r\n\r\nQuesto attacco è finalizzato a prevenire lo sviluppo di un movimento più generale contro la guerra, il carovita e le misure lacrime e sangue che i prossimi governi, a prescindere dal colore politico della coalizione che uscirà vincente dalle prossime elezioni, saranno costretti ad adottare in ossequio ai diktat dei padroni e del grande capitale industriale e finanziario in piena continuità con l’operato di Draghi.\r\n\r\n\r\nÈ per questo che la manifestazione di oggi parte dalla rivendicazione della libertà immediata dei nostri compagni, ma si pone già nell’ottica e nella prospettiva della costruzione di una mobilitazione per il prossimo autunno che sia all’altezza dell’attacco generale in corso alle condizioni di vita dell’insieme dei proletari.\r\n\r\n\r\nMa è anche evidente che oggi la priorità è di ottenere il ritiro immediato delle misure cautelari nei confronti di Aldo, Arafat, Bruno, Carlo, Issa e Roberto. 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A quel dannato 15 dicembre del 1969, il giorno che Giuseppe Pinelli venne ammazzato nella questura di Milano, nella stanza del commissario della “squadra politica” Luigi Calabresi. Fu poi gettato dalla finestra per simulare un suicidio.\r\nLa caccia all’anarchico era scattata subito dopo la strage in banca: decine e decine di compagni erano stati fermati e portati in questura e sottoposti a martellanti interrogatori. Giuseppe Pinelli, partigiano, ferroviere, sindacalista libertario, attivo nella lotta alla repressione, era uno dei tanti. Uno dei tanti che in quegli anni riempivano le piazze per farla finita con lo sfruttamento e l’oppressione.\r\n\r\nIl copione venne preparato con cura ed eseguito a puntino. Un sistema politico e sociale che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la protesta operaia e contadina, stava traballando sotto la pressione delle lotte a scuola e in fabbrica.\r\n\r\nLa strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\n\r\nSolo la forza di quel movimento impedì che il cerchio si chiudesse, che gli anarchici venissero condannati per quella strage, la prima delle tante che insanguinarono l’Italia.\r\n\r\nQuelle stragi, maturate nel cuore stesso delle istituzioni “democratiche”, miravano ad imporre una svolta autoritaria, a dittature feroci come quelle di Grecia, Argentina, Cile. Ancora oggi viene diffusa la favola dei “servizi segreti deviati”. Gli stragisti sedevano sui banchi del governo. Uomini dei servizi e poliziotti come Calabresi obbedivano fedelmente alle direttive dello Stato.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Finzi, allora giovane anarchico, testimone e protagonista di quei giorni.\r\n\r\n“Conobbi Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico per meno di due anni – tra la primavera del ’68 (quando lo incontrai ad una conferenza pubblica alla Casa della Cultura di Milano, mentre volantinava) ed il tardo autunno dell’anno successivo (quando ci ritrovammo in questura, nell’ambito della retata antianarchica subito dopo la strage di piazza Fontana). Eppure quei 21 mesi, incastonati tra la primavera libertaria che sarebbe poi esplosa nel maggio ’68 e la strage di stato che ne é stata – dopo l’autunno caldo – la risposta istituzionale, hanno segnato la mia vita.\r\nGiovane staffetta partigiana durante la Resistenza, anarchico da sempre, sindacalista libertario promotore del rilancio a Milano dell’Unione Sindacale Italiana, esperantista, tra i fondatori della Croce Nera Anarchica per aiutare gli anarchici detenuti, anticlericale, attivo e ben conosciuto nella sinistra milanese, era un punto di riferimento per tanti.\r\nL’ho rivisto l’ultima volta nelle stanze dell’ufficio politico della questura milanese, quella notte del 12 dicembre ’69, quando in tanti (certo più di un centinaio) ci ritrovammo là “fermati”, più o meno “sospettati” dell’attentato alla banca dell’Agricoltura. Come quasi tutti i fermati, fui rilasciato la sera successiva.\r\nPino no.” (Paolo Finzi)\r\n\r\nAscolta l’intervista [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/12/2011-12-11-Strage-di-Stato-Paolo-Finzi.mp3|titles=2011 12 11 Strage di Stato Paolo Finzi]","13 Dicembre 2011","Sono passati 42 anni da quel dicembre a Milano. 40 anni dal giorno che una bomba di Stato uccise 17 persone nella banca dell’Agricoltura in piazza Fontana. \r\nLa strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Finzi, allora giovane anarchico, testimone e protagonista di quei giorni.\r\nPino Pinelli \"L’ho rivisto l’ultima volta nelle stanze dell’ufficio politico della questura milanese, quella notte del 12 dicembre ’69, quando in tanti (certo più di un centinaio) ci ritrovammo là “fermati”, più o meno “sospettati” dell’attentato alla banca dell’Agricoltura. 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Fu poi gettato dalla finestra per simulare un suicidio.\r\nLa caccia all’anarchico era scattata subito dopo la strage in banca: decine e decine di compagni erano stati fermati e portati in questura e sottoposti a martellanti interrogatori. Giuseppe Pinelli, partigiano, ferroviere, sindacalista libertario, attivo nella lotta alla repressione, era uno dei tanti. Uno dei tanti che in quegli anni riempivano le piazze per farla finita con lo sfruttamento e l’oppressione.\r\n\r\nIl copione venne preparato con cura ed eseguito a puntino. Un sistema politico e sociale che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la protesta operaia e contadina, stava traballando sotto la pressione delle lotte a scuola e in fabbrica.\r\n\r\nLa strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\n\r\nSolo la forza di quel movimento impedì che il cerchio si chiudesse, che gli anarchici venissero condannati per quella strage, la prima delle tante che insanguinarono l’Italia.\r\n\r\nQuelle stragi, maturate nel cuore stesso delle istituzioni “democratiche”, miravano ad imporre una svolta autoritaria, a dittature feroci come quelle di Grecia, Argentina, Cile. Ancora oggi viene diffusa la favola dei “servizi segreti deviati”. Gli stragisti sedevano sui banchi del governo. Uomini dei servizi e poliziotti come Calabresi obbedivano fedelmente alle direttive dello Stato.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Finzi, allora giovane anarchico, testimone e protagonista di quei giorni.\r\n\r\n“Conobbi Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico per meno di due anni – tra la primavera del ’68 (quando lo incontrai ad una conferenza pubblica alla Casa della Cultura di Milano, mentre volantinava) ed il tardo \u003Cmark>autunno\u003C/mark> dell’anno successivo (quando ci ritrovammo in questura, nell’ambito della retata antianarchica subito dopo la strage di piazza Fontana). Eppure quei 21 mesi, incastonati tra la primavera libertaria che sarebbe poi esplosa nel maggio ’68 e la strage di stato che ne é stata – dopo l’autunno \u003Cmark>caldo\u003C/mark> – la risposta istituzionale, hanno segnato la mia vita.\r\nGiovane staffetta partigiana durante la Resistenza, anarchico da sempre, sindacalista libertario promotore del rilancio a Milano dell’Unione Sindacale Italiana, esperantista, tra i fondatori della Croce Nera Anarchica per aiutare gli anarchici detenuti, anticlericale, attivo e ben conosciuto nella sinistra milanese, era un punto di riferimento per tanti.\r\nL’ho rivisto l’ultima volta nelle stanze dell’ufficio politico della questura milanese, quella notte del 12 dicembre ’69, quando in tanti (certo più di un centinaio) ci ritrovammo là “fermati”, più o meno “sospettati” dell’attentato alla banca dell’Agricoltura. Come quasi tutti i fermati, fui rilasciato la sera successiva.\r\nPino no.” (Paolo Finzi)\r\n\r\nAscolta l’intervista [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/12/2011-12-11-Strage-di-Stato-Paolo-Finzi.mp3|titles=2011 12 11 Strage di Stato Paolo Finzi]",[366],{"field":165,"matched_tokens":367,"snippet":363,"value":364},[71],{"best_field_score":340,"best_field_weight":38,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":341,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":225,"first_q":17,"per_page":173,"q":17},["Reactive",372],{},["Set"],["ShallowReactive",375],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fxm2YAenhwOGp1cCyq1gn9USTMT0IM6xGdWoBHOeu2yk":-1},true,"/search?query=autunno+caldo"]