","Bancarotta Srl, nuova occupazione di Bologna","post",1649247069,[61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/bancarotta/","http://radioblackout.org/tag/bologna/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/",[19,65,66],"Bologna","occupazioni",{"post_content":68,"post_title":73,"tags":76},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":72},[70],"Bancarotta","\u003Cmark>Bancarotta\u003C/mark> Srl è un nuovo spazio","\u003Cmark>Bancarotta\u003C/mark> Srl è un nuovo spazio occupato a Bologna. 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Ha praticamente dichiarato la bancarotta. Hassan Diab, nuovo leader libanese, chiamato a trovare una soluzione alla insolvenza bancaria, non ce l'ha fatta: è rimasto sotterrato dal debito. Le banche libanesi si sono dissanguate per mantenere la parità con il dollaro e a sovvenzionare la corruzione e la finanziarizzazione di un'economia fino a 10 anni fa solidissima e pronta a lucrare sulla crisi del 2008, ma gradualmente il risparmio fu eroso dal debito e nel 2019 cominciarono le restrizioni sui prelievi, perché le banche non riuscivano più a reggere e avevano attinto pericolosamente alle riserve di valuta preziosa, dando così spazio alla finanza di imporre bond in cambio di prestiti, mentre il paese non riusciva a importare prodotti da pagare in valuta. Poiché la crisi libanese ha seguito la flessione del mercato petrolifero. Quando nel 2018 il prezzo del petrolio ha iniziato a calare e l'Arabia Saudita ha ritirato il suo sostegno alle istituzioni libanesi, queste hanno dovuto umentare le tasse. L’economia libanese è caratterizzata da un doppio legame tra il settore bancario – diviso tra istituti vicini ai vari potentati politici – e i settori dell’immobiliare e dei servizi, anch’essi strettamente legati ai partiti tradizionali. Di qui discende quella crescita di una struttura economica sempre più sbilanciata verso settori non-produttivi, compensata fino a pochi anni fa dagli ingenti investimenti stranieri resi attraenti dagli alti tassi di interesse garantiti dalle banche libanesi e dal tasso di cambio della valuta nazionale rispetto al dollaro. Dall’altra parte, in mancanza di un settore industriale sviluppato, il sistema politico ha garantito l’occupazione tramite la creazione e distribuzione di posti di lavoro su base settaria, che via via hanno gravato sul bilancio dello stato\r\n\r\nOra il buco è contabilizzato in 30 miliardi di dollari e due terzi dei bond sono in mano a speculatori perlopiù britannici, l'alternativa a essere mangiato dai detentori dei titoli in eurobond (la banca inglese Ashmore) per il Libano è la richiesta di aiuto al Fmi (già intervenuto alla fine della Guerra civile, come si vince dall'intervento di Rosita Di Peri), con quello che consegue normalmente in termini di cancellazione di diritti, welfare, produttività e imposizione di austerità, licenziamenti, ulteriori privatizzazioni, che nel paese dei cedri è alla base della dissoluzione del sistema, poiché la spartizione tra i potentati delle varie comunità, i cui vari apparati si sono spartiti la ricchezza, affidando servizi malerogti a privati. Il problema è che Hezbollah non vuole assolutamente affidarsi al Fmi per il controllo americano sulla istituzione monetaria; ma la fine del sistema di equilibri tra comunità, a cui ha contribuito non poco a dare una spallata il movimento ancora molto vivace, che è attraversato da componenti di ognuna delle 18 comunità e protesta anche e soprattutto contro i trent'anni di neoliberismo in cui lo stato si è ritirato dall'erogazione di servizi primari, dapprima collegato alla ricostruzione del dopoguerra. Questo ingranaggio, di cui le grandi famiglie (una per tutte gli Hariri sostenuti dai sauditi) sono l'emblema patente, ha permesso al paese di lasciarsi alle spalle la guerra civile che ha dissanguato il paese dal 1975 al 1990, ma ha anche arricchito le clientele a discapito delle casse statali e della popolazione e le rivendicazioni dei giovani protestano contro questo sistema di ripartizione, senza leader con rivendicazioni precise e condivise.\r\n\r\nLa permeabilità dei confini libanesi, la quantità di rifugiati, possono aver prodotto situazioni di crisi già con la presenza della diaspora palestinese, ma l'accoglienza libanese ha sempre assorbito l'immigrazione (impegnati nelle ditte di costruzioni) per cui si possono archiviare gli effetti della vicina crisi siriana come diversamente influenti sui problemi di Beirut.\r\n\r\nDalla bancarotta e dall'affastellarsi di questi e di molti altri aspetti della storia socio-politica libanese siamo partiti per capire con Rosita Di Peri in che modo si sia potuto arrivare a questo punto e verso dove si possa indirizzare, ora che non è più così scontato che il Libano venga aiutato comunque, soprattutto perché gli interessi della finanza e le sue strategie sono mutate, come il gioco di alleanze e il rischio di sopravvivenza per gruppi di potere, come i filoiraniani di hezbollah.\r\n\r\nLa bancarotta libanese era nella natura del sistema?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUn sistema fortemente maschilista, come abbiamo potuto rilevare quando Rosita ci ha illustrato la condizione femminile a partire dal sistema kafala per immigrate e collaboratrici famigliari in condizioni di schiavitù e dalla mancanza di un codice civile unificato, di diritti, e dalla presenza lgbtqia all'interno del movimento. Intrecciato al consociativismo tra comunità religiose il patriarcato è ancora molto potente e pervasivo, eppure in questo frangente – o forse proprio per quello – le donne sono state molto presenti in piazza durante la sollevazione di questi mesi; e non è certo l'inserimento di parecchie donne nel nuovo governo di Diab a essere sufficiente per contenere le rivendicazioni egualitarie.\r\n\r\nLa contingenza di crisi aiuta l'emergere delal rivolta femminile contro il patriarcato\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","14 Marzo 2020","2020-03-14 11:04:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"228\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-300x228.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-300x228.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-768x585.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste.jpg 854w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La bancarotta dei cedri: chi si comprerà il Libano all'asta dei bond?",1584149905,[61,116,117,118,119,120,121,122],"http://radioblackout.org/tag/hariri/","http://radioblackout.org/tag/hezbollah/","http://radioblackout.org/tag/kafala/","http://radioblackout.org/tag/libano/","http://radioblackout.org/tag/patriarcato/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati-siriani/","http://radioblackout.org/tag/sauditi/",[19,124,17,125,15,126,127,128],"Hariri","kafala","patriarcato","rifugiati siriani","Sauditi",{"post_content":130,"post_title":134,"tags":137},{"matched_tokens":131,"snippet":132,"value":133},[19],"insieme. 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La Grecia corre il rischio immediato di perdere un miliardo di euro in sovvenzioni da parte dell’Unione Europea nel quadro degli stanziamenti del programma precedente, in scadenza il prossimo 31 dicembre, in quanto la sospensione dei pagamenti da parte dello Stato ellenico ha bloccato per ora l'emissione di una nuova tranche di prestiti.\r\nIn un susseguirsi di dichiarazioni e smentite - inframmezzate dalle minacce dei tecnocrati della Trojka - il governo greco prova a tirare la corda a dei creditori che prnedono sempre più le sembianze di esecutori a sangue freddo d'un omicidio premeditato. La minaccia del Grexit, l'uscita da un'insostenibile moneta unica, da minaccia del piccolo Davide greco contro il Golia dell'Unione Europea, passa di mano e si prospetta come opzione minacciata per imporre un'indebolimento dell'esecutivo Tsipras-Varoufakis da ridurre a più miti consigli, lezione di disciplina per eventuali futuri governi attratti da simili velleità.\r\nMentre dalla Grecia alla Spagna si fa avanti la speranza di pezzi consistenti dei movimenti, del proletariato e della classe media in ecrisi in un nuovo (impossibile) riformismo, le mosse della Trojka rende chiaro quali sia oggi il significato di parole spesso abusate come \"democrazia\" e \"sovranità\" nell'epoca in cui chi controlla il rubinetto dell'erogatore finanziario può decidere a tavolino la sorte di territori e popolazioni. 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Anche se l'interesse di entrambi i contendenti è di evitare un escalation aumentano di numero ed intensità gli scontri con un crescendo di minacce reciproche, l'allargamento del conflitto sul fronte nord costituisce per lo screditato Netanyahu una sorta di assicurazione per la sua sopravvivenza politica .Il Libano attraversa una crisi che si potrebbe definire esistenziale che sta mettendo in discussione le basi di quella che un tempo veniva definita la Svizzera del Medio Oriente ,la bancarotta economica ,la corruzione endemica, l'inflazione galoppante ,la proletarizzazione dei ceti medi ,la fuga dei giovani sono solo alcuni degli aspetti della crisi sistemica che affligge lo stato libanese. In questo contesto lo spettro di una guerra distruttiva alimenta il distacco delle nuove generazioni dalla politica e dal sostegno alla milizia Hezbollah che condizionando la vita politica del paese dei cedri viene percepita come corresponsabile del fallimento libanese.\r\n\r\nNe parliamo con Lorenzo Forlani giornalista freelance che vive a Beirut.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/INFO-08072024-FORLANI-LIBANO.mp3\"][/audio]","8 Luglio 2024","Continuano gli scontri fra Hezbollah e IDF al confine tra Israele e Libano ","2024-07-08 17:07:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/LIBANO-ISRAELE-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/LIBANO-ISRAELE-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/LIBANO-ISRAELE-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/LIBANO-ISRAELE.jpg 594w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LIBANO CONTINUA LA GUERRA STRISCIANTE TRA HEZBOLLAH E IDF .",1720458473,[213,117,119],"http://radioblackout.org/tag/attacco-israele/",[215,17,15],"attacco israele",{"post_content":217},{"matched_tokens":218,"snippet":219,"value":220},[19],"Svizzera del Medio Oriente ,la \u003Cmark>bancarotta\u003C/mark> economica ,la corruzione endemica, l'inflazione","Il fronte nord del confine tra Israele e Libano diventa sempre più incandescente ,tanto da far supporre che il prolema non sia se si allargherà il conflitto ma quando . 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In questo contesto lo spettro di una guerra distruttiva alimenta il distacco delle nuove generazioni dalla politica e dal sostegno alla milizia Hezbollah che condizionando la vita politica del paese dei cedri viene percepita come corresponsabile del fallimento libanese.\r\n\r\nNe parliamo con Lorenzo Forlani giornalista freelance che vive a Beirut.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/INFO-08072024-FORLANI-LIBANO.mp3\"][/audio]",[222],{"field":94,"matched_tokens":223,"snippet":219,"value":220},[19],{"best_field_score":195,"best_field_weight":225,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":226,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},14,"578730123365187697",{"document":228,"highlight":254,"highlights":259,"text_match":193,"text_match_info":262},{"cat_link":229,"category":230,"comment_count":47,"id":231,"is_sticky":47,"permalink":232,"post_author":50,"post_content":233,"post_date":234,"post_excerpt":53,"post_id":231,"post_modified":235,"post_thumbnail":236,"post_thumbnail_html":237,"post_title":238,"post_type":58,"sort_by_date":239,"tag_links":240,"tags":247},[44],[46],"49190","http://radioblackout.org/2018/10/risultati-economici-della-democratura-populista-del-sultano/","La Turchia è spesso al centro dell'attenzione perché il dinamismo di Erdogan, che in politica estera azzarda alleanze variabili pur di essere protagonista nella vicenda siriana per piegarla a suo favore contro le istanze curde (non più tardi di giovedì sono stati uccisi 9 militari nella zona di Batman, forse ascrivibili a una replica ai consueti raid assassini del regime nelle zone curde), lo spinge talvolta a un'attività strategica spregiudicata con alleanze pericolose coltivate per poter proseguire la guerra personale ai curdi e in altri casi per contrapporsi alle scelte dell'Arabia Saudita, rivale nell'egemonia sul campo sunnita.\r\n\r\nAll'interno quello stesso dinamismo alza costantemente l'asticella della repressione, della censura, dell'estensione del controllo e dell'interesse personale, che in questi giorni si esprime con gli ergastoli confermati agli intellettuali da una magistratura al guinzaglio che prende per buone narrazioni improbabili e con altrettante razionalmente confutabili interpretazioni in chiave dietrologica complottista del disastro finanziario. Inflazione alle stelle (19,8% da agosto; -40% da gennaio), prezzi alla produzione incrementati del 46% (in seguito al fatto che per energia la Turchia dipende dai vicini) che si ripercuoteranno in nuovi aumenti sui prezzi al consumo, dipendenza dall'estero in quasi ogni comparto, svalutazione della lira con le ovvie conseguenze sui prezzi dell'energia (+40% della benzina alla pompa), numerosi fallimenti concordati di aziende... e il ministro delle Finanze Berat Albyrak, il genero di Erdogan erede di una grande holding (produttrice dei droni forniti all'esercito turco), non riesce a balbettare altro che accuse agli speculatori, che si ripetono da quando Trump ha minacciato dazi anche su prodotti turchi e sanzioni per la vicenda del pastore evangelista detenuto da Ankara, e a vagheggiare un “Piano eccellente” che salverà il paese dalla bancarotta. Per ora si sono solo salvate tre banche statali (esposte per miliardi di Grandi Opere volute dal sistema Erdogan) con i fondi per l'occupazione.\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dalla notizia della scomparsa di Jamal Khashoggi, giornalista saudita molto polemico verso Mohammad bin Salman, il nuovo emiro forte wahabita, inghiottito martedì dal consolato generale di Riad a Istanbul (da cui l'opinionista del “Washington Post” non è più uscito), e dalla disastrosa condizione economico-finanziaria indotta dalle indicazioni di sviluppo erroneamente seguite dal sistema Erdogan fin dagli anni Novanta (in particolare l'episodio dell'Astaldi, creditrice per il Terzo ponte sul Bosforo, e soprattutto l'esposizione con McKinsey, agenzia americana di monitoraggio e finanziamento privata) per esemplificare con Murat Cinar lo stato in cui versa il paese.\r\n\r\nIl disastro economico della Turchia","6 Ottobre 2018","2018-10-08 11:43:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo.jpg 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Risultati economici della democratura populista del Sultano",1538820508,[241,242,243,244,245,246],"http://radioblackout.org/tag/astaldi/","http://radioblackout.org/tag/crisi-monetaria/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/inflazione/","http://radioblackout.org/tag/khashoggi/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[248,249,250,251,252,253],"Astaldi","crisi monetaria","Erdogan","inflazione","Khashoggi","Turchia",{"post_content":255},{"matched_tokens":256,"snippet":257,"value":258},[19],"che salverà il paese dalla \u003Cmark>bancarotta\u003C/mark>. 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Inflazione alle stelle (19,8% da agosto; -40% da gennaio), prezzi alla produzione incrementati del 46% (in seguito al fatto che per energia la Turchia dipende dai vicini) che si ripercuoteranno in nuovi aumenti sui prezzi al consumo, dipendenza dall'estero in quasi ogni comparto, svalutazione della lira con le ovvie conseguenze sui prezzi dell'energia (+40% della benzina alla pompa), numerosi fallimenti concordati di aziende... e il ministro delle Finanze Berat Albyrak, il genero di Erdogan erede di una grande holding (produttrice dei droni forniti all'esercito turco), non riesce a balbettare altro che accuse agli speculatori, che si ripetono da quando Trump ha minacciato dazi anche su prodotti turchi e sanzioni per la vicenda del pastore evangelista detenuto da Ankara, e a vagheggiare un “Piano eccellente” che salverà il paese dalla \u003Cmark>bancarotta\u003C/mark>. Per ora si sono solo salvate tre banche statali (esposte per miliardi di Grandi Opere volute dal sistema Erdogan) con i fondi per l'occupazione.\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dalla notizia della scomparsa di Jamal Khashoggi, giornalista saudita molto polemico verso Mohammad bin Salman, il nuovo emiro forte wahabita, inghiottito martedì dal consolato generale di Riad a Istanbul (da cui l'opinionista del “Washington Post” non è più uscito), e dalla disastrosa condizione economico-finanziaria indotta dalle indicazioni di sviluppo erroneamente seguite dal sistema Erdogan fin dagli anni Novanta (in particolare l'episodio dell'Astaldi, creditrice per il Terzo ponte sul Bosforo, e soprattutto l'esposizione con McKinsey, agenzia americana di monitoraggio e finanziamento privata) per esemplificare con Murat Cinar lo stato in cui versa il paese.\r\n\r\nIl disastro economico della Turchia",[260],{"field":94,"matched_tokens":261,"snippet":257,"value":258},[19],{"best_field_score":195,"best_field_weight":225,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":226,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},{"document":264,"highlight":282,"highlights":287,"text_match":193,"text_match_info":290},{"cat_link":265,"category":266,"comment_count":47,"id":267,"is_sticky":47,"permalink":268,"post_author":50,"post_content":269,"post_date":270,"post_excerpt":53,"post_id":267,"post_modified":271,"post_thumbnail":272,"post_thumbnail_html":273,"post_title":274,"post_type":58,"sort_by_date":275,"tag_links":276,"tags":279},[44],[46],"37069","http://radioblackout.org/2016/07/sullorlo-dellabisso-tra-fiumicino-e-torvajanica/","Mercoledì 27 luglio Ostia si è svegliata alle prime luci dell’alba con gli elicotteri della guardia di finanza che ronzavano sopra la sua testa. Sequestrate 19 società (tra cui 2 di diritto inglese) 531 immobili, conti correnti e ancora altri beni per totale di 450 milioni di euro. Al centro dell’indagine Mauro Balini, imprenditore del litorale romano già indagato per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, emissione di fatture false e riciclaggio.\r\nIn un territorio impoverito, in cui lo Stato diserta in maniera sempre più palese una gestione diretta del territorio per delegarlo ad organizzazioni criminali, gli intrecci tra mafia, politica e imprenditoria si fanno ormai inestricabili, incoraggiati dalla ricca rendita generata dagli stabilimenti e dal porto.\r\nA Ostia alle ultime elezioni non si è votato per il Municipio, la giunta è stata commissariata per infiltrazioni mafiose con decreto del Presidente della Repubblica nell’agosto 2015. Si è votato comunque per le elezioni comunali e il PD ha preso uno dei peggiori risultati di sempre. Nonostante il Partito democratico avesse inviate qualche figura tutt’altro che limpida nel caos pre-dimissioni di Marino per provare a salvare con un’operazione di maquillage un partito che porta pesanti responsabilità politiche – oltre che giudiziarie – nella coscienziosamente rovinosa gestione del territorio di questi anni.\r\nIl Movimento 5 stelle raccoglie per ora il rancore verso la politica di palazzi lontani, persi dopo la Cristoforo colombo, mentre Casa Pound, ormai solido alleato del clan degli Spada, si aggira in quartiere consolidando potere e aspettando il proprio turno.\r\nUn caso piccolo e parziale ma che ci mostra a cosa può assomigliare un territorio pacificato dalla crisi permanente, balcanizzato e impoverito. Che ci parla delle città di domani, dei meccanismi di governo a cui ci dovremo confrontare, delle tendenze in atto in tante periferie d’Italia.\r\nNe abbiamo chiacchierato con Claudio, un giornalista che vive da quelle parti:\r\n\r\nclaudiostia","28 Luglio 2016","2016-08-02 12:04:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/Lido_di_Ostia_nell_inverno-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/Lido_di_Ostia_nell_inverno-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/Lido_di_Ostia_nell_inverno-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/Lido_di_Ostia_nell_inverno-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/Lido_di_Ostia_nell_inverno-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/Lido_di_Ostia_nell_inverno.jpg 1536w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sull’orlo dell’abisso tra Fiumicino e Torvajanica.",1469717111,[277,278],"http://radioblackout.org/tag/balini/","http://radioblackout.org/tag/ostia/",[280,281],"Balini","Ostia",{"post_content":283},{"matched_tokens":284,"snippet":285,"value":286},[19],"indagato per associazione a delinquere, \u003Cmark>bancarotta\u003C/mark> fraudolenta, emissione di fatture false","Mercoledì 27 luglio Ostia si è svegliata alle prime luci dell’alba con gli elicotteri della guardia di finanza che ronzavano sopra la sua testa. 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Siamo di fronte ad una nuova bolla pronta ad esplodere?\r\n\r\n \r\n\r\nAttraverso articoli e contributi audio ricostruiamo la vicenda e approfondiamo ancora una volta il ruolo chiave della logistica nei flussi di merci globali dell'economia contemporanea.\r\n\r\nNella seconda parte della puntata, in compagnia di un lavoratore del porto di Genova ai nostri microfoni, ricostruiamo le cause della crisi del settore e i possibili sviluppi futuri, fra riconfigurazioni del ruolo dei porti e nuovi processi di flessibilizzazione del lavoro.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast della puntata di Cattivi Pensieri del 13/9/2016:\r\n\r\n \r\n\r\nPrima parte:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/hanjin1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSeconda parte:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/hanjin2.mp3\"][/audio]","14 Settembre 2016","2018-10-24 18:02:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/hanjin-200x110.jpg","Bancarotta della Hanjin Shipping e crisi del settore logistico: verso una nuova bolla?",1473858708,[384,385,386,387,388],"http://radioblackout.org/tag/capitalismo/","http://radioblackout.org/tag/container/","http://radioblackout.org/tag/crisi/","http://radioblackout.org/tag/logistica/","http://radioblackout.org/tag/porti/",[390,324,391,392,393],"capitalismo","crisi","logistica","porti",{"post_content":395,"post_title":399},{"matched_tokens":396,"snippet":397,"value":398},[19],"L'annuncio della \u003Cmark>bancarotta\u003C/mark> del colosso sudcoreano Hanjin Shipping","L'annuncio della \u003Cmark>bancarotta\u003C/mark> del colosso sudcoreano Hanjin Shipping sta provocando un terremoto nel settore del trasporto via mare con container, provocando un'impasse che rischia di travolgere con un effetto domino tutto il commercio mondiale. 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Siamo di fronte ad una nuova bolla pronta ad esplodere?\r\n\r\n \r\n\r\nAttraverso articoli e contributi audio ricostruiamo la vicenda e approfondiamo ancora una volta il ruolo chiave della logistica nei flussi di merci globali dell'economia contemporanea.\r\n\r\nNella seconda parte della puntata, in compagnia di un lavoratore del porto di Genova ai nostri microfoni, ricostruiamo le cause della crisi del settore e i possibili sviluppi futuri, fra riconfigurazioni del ruolo dei porti e nuovi processi di flessibilizzazione del lavoro.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast della puntata di Cattivi Pensieri del 13/9/2016:\r\n\r\n \r\n\r\nPrima parte:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/hanjin1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSeconda parte:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/hanjin2.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":400,"snippet":401,"value":401},[70],"\u003Cmark>Bancarotta\u003C/mark> della Hanjin Shipping e crisi del settore logistico: verso una nuova bolla?",[403,405],{"field":91,"matched_tokens":404,"snippet":401,"value":401},[70],{"field":94,"matched_tokens":406,"snippet":397,"value":398},[19],{"best_field_score":195,"best_field_weight":196,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":408,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},"578730123365187706",{"document":410,"highlight":425,"highlights":431,"text_match":193,"text_match_info":434},{"comment_count":47,"id":411,"is_sticky":47,"permalink":412,"podcastfilter":413,"post_author":414,"post_content":415,"post_date":416,"post_excerpt":53,"post_id":411,"post_modified":417,"post_thumbnail":418,"post_title":419,"post_type":350,"sort_by_date":420,"tag_links":421,"tags":423},"83064","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-29-06-2023-private-military-company-la-privatizzazione-della-guerra-e-il-modello-wagner-sudan-continua-la-guerra-senza-fine-si-apre-anche-il-fronte-in-kordofan-turchia-fine-del/",[302],"radiokalakuta","Bastioni di Orione nell'ultima puntata della stagione affronta il tema della proliferazione delle compagnie private militari ,il ruolo dei mercenari nella privatizzazione della guerra ,il caso della Wagner e le sue implicazioni africane con Stefano Ruzza dell'Università di Torino ,profondo conoscitore dell'argomento . 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Le stragi, le torture e le violenze gratuite avvenute dentro quelle mura nei confronti di ogni tipo di animale (tra cui cani beagle) furono ampiamente documentate da attivisti sotto copertura, attraverso video e audio che sconvolsero molta dell’opinione pubblica e permisero la nascita di una grossa mobilitazione internazionale.\r\n\r\nUna delle strategie d’avanguardia, per quegli anni, messe in campo da questa campagna fu quella di individuare e fare pressione contro ogni persona o azienda che fosse coinvolta anche solo parzialmente negli affari di HLS, per dissuadere qualunque (anche potenziale) collaboratore dal stipulare contratti con il colosso in questione. Per fare ciò, SHAC utilizzò moltissimi metodi di lotta diversi, dalle petizioni, ai presidi, fino ai sabotaggi e alle violenze fisiche.\r\n\r\nNel giro di un decennio, la multinazionale venne messa in ginocchio e arrivò sull’orlo della bancarotta, salvo essere poi graziata all’ultimo minuto da finanziamenti pubblici statali (a dimostrazione del peso politico del ricchissimo business della vivisezione).\r\n\r\nContro un tale livello di lotta e mobilitazione, la repressione non si fece attendere, e sia negli USA che in Europa moltissime persone vennero arrestate e condannate a diversi anni di carcere con l’accusa di terrorismo (grazie a nuove leggi create ad hoc per poter dichiarare “terrorista” chiunque sia coinvolto in qualsiasi tipo di attivismo -anche una singola azione di volantinaggio o un post su un blog- contro un’azienda legata al mondo della vivisezione). Le indagini e gli arresti continuarono per anni, fino al 2014 circa, quando si concluse ufficialmente la campagna.\r\n\r\nIn questa puntata abbiamo ripercorso le tappe cruciali della campagna SHAC, focalizzandoci su come si sviluppò nel Regno Unito, anche grazie al contributo dell’opuscolo “Shac, una campagna che ha fatto storia” (2014).\r\n\r\nAscolta l’audio qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/shac.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","25 Dicembre 2022","2023-01-02 17:16:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/SHAC-200x110.jpg","La storia della campagna SHAC (Stop Huntingdon Animal Cruelty)",1671988310,[],[],{"post_content":450},{"matched_tokens":451,"snippet":452,"value":453},[19],"ginocchio e arrivò sull’orlo della \u003Cmark>bancarotta\u003C/mark>, salvo essere poi graziata all’ultimo","A partire dalla fine degli anni ‘90, in un contesto di già grande attività di diversi movimenti contro la vivisezione e per la liberazione animale, prende forma in Gran Bretagna e negli Stati Uniti la campagna SHAC (Stop Huntingdon Animal Cruelty), che rimase nella storia per la sua portata enorme a livello di forza, di strategie, di coinvolgimento internazionale, e purtroppo anche di accanimento repressivo.\r\n\r\nSHAC si pose da subito come obiettivo quello di fermare il business di Huntingdon Life Scienses, al tempo la più grande multinazionale della vivisezione d’Europa: si trattava di un insieme di laboratori diffusi in tutto il mondo, in cui si effettuavano esperimenti su migliaia di animali. 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Per fare ciò, SHAC utilizzò moltissimi metodi di lotta diversi, dalle petizioni, ai presidi, fino ai sabotaggi e alle violenze fisiche.\r\n\r\nNel giro di un decennio, la multinazionale venne messa in ginocchio e arrivò sull’orlo della \u003Cmark>bancarotta\u003C/mark>, salvo essere poi graziata all’ultimo minuto da finanziamenti pubblici statali (a dimostrazione del peso politico del ricchissimo business della vivisezione).\r\n\r\nContro un tale livello di lotta e mobilitazione, la repressione non si fece attendere, e sia negli USA che in Europa moltissime persone vennero arrestate e condannate a diversi anni di carcere con l’accusa di terrorismo (grazie a nuove leggi create ad hoc per poter dichiarare “terrorista” chiunque sia coinvolto in qualsiasi tipo di attivismo -anche una singola azione di volantinaggio o un post su un blog- contro un’azienda legata al mondo della vivisezione). 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