","Roma, 25 novembre. Un saluto alle prigioniere del CPR","post",1511274200,[67,68,69,70,71,72],"http://radioblackout.org/tag/cie/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/nigeriane/","http://radioblackout.org/tag/ponte-galeria/","http://radioblackout.org/tag/presidio-25-novembre-2017/","http://radioblackout.org/tag/roma/",[24,22,30,34,40,26],{"post_content":75},{"matched_tokens":76,"snippet":78,"value":79},[77],"barbaric","territorio da salvaguardare dalle invasioni \u003Cmark>barbaric\u003C/mark>he. Dove i barbari sono, come","Sabato 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza di genere, prima del corteo indetto a Roma dall’assemblea della rete “Non una di meno”, che partirà da piazza della repubblica alle ore 15, l’assemblea contro i CIE ha lanciato un appuntamento al CPR di Ponte Galeria. Alle 10 alla stazione Ostiense per andare insieme al CIE, oppure direttamente lì – fermata metro “fiera di Roma”.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con un’esponente della Rete No Cie di Roma.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 11 21 cie galeria\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito qualche stralcio dal documento di indizione dell’iniziativa\r\n\r\n \r\n\r\n“La violenza dei confini è violenza sulle donne. Vogliamo tutte libere di autodeterminarsi!\r\n\r\nDa molti anni la propaganda mediatica dei governi dei paesi occidentali proclama che “le nostre donne” sono libere perché hanno gli stessi diritti degli uomini.\r\n\r\n \r\n\r\nTale rivendicazione viene portata avanti in contrapposizione alla presunta condizione delle donne nei paesi colonizzati, che vivono, nell’immaginario occidentale, una situazione di passività e sottomissione.\r\n\r\nSi riafferma ancora una volta il discorso razzista che assegna a noi brave europee il compito di salvare queste “vittime” dalla barbarie, specialmente se donne, ancor più migranti e/o sex workers.\r\n\r\n \r\n\r\nDi fatto, a braccetto con questa vocazione salvifica della narrazione imperialista, ci passeggia un sistema eteropatriarcale che dalla vittimizzazione della donna accresce il proprio potere e le proprie forme di dominio e controllo sui corpi, dipingendoli come non in grado di autodeterminarsi e incapaci di assumere il controllo della propria esistenza, e pertanto giustificandone la privazione di libertà in nome della “loro” sicurezza. (...)\r\n\r\n \r\n\r\nLa riduzione delle donne a vittime, deboli, incoscienti e irrazionali è uno dei presupposti che legittima il patriarcato e funge da spiegazione oggettiva alla sua esistenza. Fondamenta la teoria che le donne siano biologicamente inferiori e dunque le rende soggetti facilmente controllabili e strumentabilizzabili.\r\n\r\n \r\n\r\n(…) i corpi delle donne rappresentano un territorio da salvaguardare dalle invasioni \u003Cmark>barbaric\u003C/mark>he. Dove i barbari sono, come sempre, tutti quelli che vivono fuori dai confini dell’impero. (…)\r\n\r\nPersonalizzare le esperienze di violenza è una strategia che divide le donne e fa percepire loro le esperienze come atipiche e slegate da quelle delle loro simili. Quindi mina una visione complessiva del fenomeno e di conseguenza una possibile soluzione.\r\n\r\n \r\n\r\nStorie di donne recuperate in mare, donne liberate dalla schiavitù della tratta, storielle commoventi d’integrazione, donne dipinte come povere vittime da compatire, da salvare da questa vita crudele da cui sono scappate, e da accogliere. Così le descrivono i media al soldo delle istituzioni e del potere. Lo stesso potere che ipocritamente piange le 26 ragazze nigeriane arrivate morte a Salerno su un barcone, e che dichiara di voler fare giustizia definendo il fatto come “una tragedia dell’umanità”.\r\n\r\n \r\n\r\nEsiste però un’enorme contraddizione in queste parole (...). Questa contraddizione rivela due realtà che sembrano opposte, ma che in fondo sono simmetriche e rappresentano le due facce di una stessa medaglia.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste donne, infatti, una volta arrivate in Italia vengono istantaneamente oppresse da un meccanismo perverso che le categorizza, le classifica e le rende più facilmente controllabili. Chi decide in quale categoria inserirle e muoverle come pedine da una all’altra è sempre lo stesso potere centrale che le compatisce e le vuole salvare.\r\n\r\n \r\n\r\nQualcuna viene inclusa in quella che viene chiamata “accoglienza”: un sistema infantilizzante che le rende dipendenti da tutto e per tutto. Le donne che entrano in questo circuito e in questo limbo in attesa di un asilo politico o una sorta di protezione legale, nel “migliore” dei casi sono sottoposte a rigide regole che limitano la loro libertà e la loro iniziativa personale.\r\n\r\n \r\n\r\nSe si decide di infrangere queste regole o se chi comanda il “gioco” decide di cambiarle, allora si passa dalla categoria “inclusa” o “includibile” a quella di indesiderabile, ed ecco che la medaglia si gira ed appaiono i Centri per il Rimpatrio, e chi diceva di voler salvare quelle donne ne diventa l’aguzzino.\r\n\r\nLì dentro sovraffollamento, cibo avariato, assenza di cure mediche, tranquillanti, pestaggi.\r\n\r\n \r\n\r\nLe donne che finiscono nel Cpr spesso provengono dalle questure, alle quali si rivolgono per sporgere denuncia per liberarsi dalla violenza dei loro partner, o semplicemente per rinnovare i documenti.\r\n\r\nNon deleghiamo allo stato la soluzione a un problema di cui è artefice\r\n\r\n \r\n\r\nContrastiamo la logica dell’accoglienza e dei centri di detenzione, non rendiamoci complici della violenza e del razzismo di stato.\r\n\r\n \r\n\r\nSolidarizziamo con chi sabota e lotta contro le frontiere e le galere.”",[81],{"field":82,"matched_tokens":83,"snippet":78,"value":79},"post_content",[77],578730089005449300,{"best_field_score":86,"best_field_weight":87,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":53,"score":88,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":21},"1108074561536",14,"578730089005449329",{"document":90,"highlight":108,"highlights":113,"text_match":84,"text_match_info":116},{"cat_link":91,"category":92,"comment_count":53,"id":93,"is_sticky":53,"permalink":94,"post_author":56,"post_content":95,"post_date":96,"post_excerpt":59,"post_id":93,"post_modified":97,"post_thumbnail":98,"post_thumbnail_html":99,"post_title":100,"post_type":64,"sort_by_date":101,"tag_links":102,"tags":107},[50],[52],"33821","http://radioblackout.org/2016/02/dio-scienza-mamma-e-papa-sulla-piazza-del-family-day/","La piazza che sabato ha tentato (senza riuscirsi) di riempire il Circo Massimo a Roma sembra riassumere il peggio del riduzionismo moralista di cui sono capaci questi tempi infausti. Epoca in cui a dominare sono le passioni tristi di un senso comune di massa perennemente tentato da interpretazioni complottiste, mentalità da bunker, ansia d'invasioni barbariche alle porte e forsennata ricerca di punti di riferimento certi.\r\nTra chi si interroga sul chi saprà interpretare lo spazio politico aperto da questa nuova maggioranza (?) rumorosa di destra (Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera) e vecchi tromboni di sinistra che assicurano che le istanze di sabato non ricalcano la storica contrappozizione che ha scandito il Novecento (Vacca: \"non sono reazionari, sulle adozioni hanno ragione\"), il fenomeno ci ripropone l'emergenza pulviscolare di ampi strati di società refrattari ad aspetti di modernità che spesso si pensano acquisiti una volta per tutti ma che invece permangono come elementi di divisione che non di rado si sovrappongono su alcune linee di classe.\r\nUna buona lettura della composizione di quella piazza nella sua dimensione antropologica e psicologica-collettiva è quella che abbiamo letto sul blog https://beizauberei.wordpress.com...\r\n«questi più che cattolici sono piccoli borghesi che scivolano in basso, alle soglie del proletariato, riuscendosi a tenere agli spigoli che meglio conoscono ma rimanendo terrorizzati dalla voragine. Sono estranei alle consapevolezze della vecchia sinistra, sono ideologicamente figli di padri che non hanno alcuna scuola politica, niente sindacato di fabbrica, niente vita di sezione, ma neanche nessuna lettura di tradizione liberale, il Corsera è carta per la lettiera dei gattini e persino il dibattito grillino li sorpassa – che ce ne vole. Sono in un certo senso deliziosamente naif e asciugano tutte le questioni che li minacciano e bruciano – l’incerto futuro dei figli, la crisi che travolge quella piccola imprenditoria che deve essere stata l’eden della loro infanzia, intorno all’unico totem di cui hanno una distinta memoria, il babbo e la mamma. In questo modo ci regalano quella forma di regressione sociale che più che ricordare le evoluzioni del Cristianesimo e del mondo Cattolico, sembra invocare la distopia disegnata da Houllebque. Questi sono i nostri islamici immaginifici altro che Fratelli Mussulmani. Quella parte delle nostre donne che non sono mai state capaci di voler dare alla progenie nient’altro che pane latte e nomi di fiori, che avvertono la libertà solo come stanchezza, e che a fronte della loro inadeguatezza vaneggiano un patriarcato disneyano. Quella parte di nostri uomini che come caporali senza esercito, fanti a cui la fine della guerra ha tolto la carriera e la possibilità di medaglie, incapaci di tenere le armi in mano nella New Economy, propongono l’anacronistico sogno di dirigere un fienile, e una tribù di femmine e fantesche».\r\n \r\nSul tema, da un'altra prospettiva, abbiamo fatto una chiacchierata con Franco Barbero, prete scomunicato nel 2003 da Papa Woityla (ordinato sacerdote nel 1965), attivo nel movimento delle comunità cristiane di base, critico della dottrina e delle gerarchie ecclesiastiche, compagno di strada del movimento glbtq e delle cmpagne per i diritti di tutt*.\r\ndon","4 Febbraio 2016","2016-02-05 11:52:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/family-day6-1000x600-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/family-day6-1000x600-300x180.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/family-day6-1000x600-300x180.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/family-day6-1000x600-768x461.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/family-day6-1000x600.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Dio, Scienza, Mamma e Papà (sulla piazza del Family Day)",1454589624,[103,104,105,106],"http://radioblackout.org/tag/family-day/","http://radioblackout.org/tag/glbtq/","http://radioblackout.org/tag/step-child-adoption/","http://radioblackout.org/tag/unioni-civilil/",[32,28,38,36],{"post_content":109},{"matched_tokens":110,"snippet":111,"value":112},[77],"mentalità da bunker, ansia d'invasioni \u003Cmark>barbaric\u003C/mark>he alle porte e forsennata ricerca","La piazza che sabato ha tentato (senza riuscirsi) di riempire il Circo Massimo a Roma sembra riassumere il peggio del riduzionismo moralista di cui sono capaci questi tempi infausti. 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Thousands drown, torn by the elements, as survivors crawl towards the next prison.\r\n\r\n \r\n\r\nGiulio Gambino, direttore generale gruppo Arsider",[249],{"field":82,"matched_tokens":250,"snippet":246,"value":247},[77],578730123365187700,{"best_field_score":253,"best_field_weight":87,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":53,"score":254,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":53},"1108091338752","578730123365187697",{"document":256,"highlight":269,"highlights":274,"text_match":84,"text_match_info":277},{"comment_count":53,"id":257,"is_sticky":53,"permalink":258,"podcastfilter":259,"post_author":260,"post_content":261,"post_date":262,"post_excerpt":59,"post_id":257,"post_modified":263,"post_thumbnail":264,"post_title":265,"post_type":171,"sort_by_date":266,"tag_links":267,"tags":268},"84347","http://radioblackout.org/podcast/macerie-su-macerie-podcast-16-10-23-spaziocidio-il-controllo-politico-e-la-guerra-di-israele-attraverso-la-costruzione-e-la-distruzione-del-territorio/",[128],"macerie su macerie","Cuius est solum eius est usque ad coelum et ad inferos\r\n(Il proprietario del suolo possiede anche il cielo sopra di esso e la profondità della terra al di sotto)\r\nGuardo fuori dalla finestra e vedo la mia morte avvicinarsi - Anonimo palestinese\r\n \r\n\r\nA Macerie su Macerie un contributo audio tratto da una conferenza di Eyal Weizman, architetto israeliano il cui contributo teorico è stato fondamentale per capire le modalità tanto sofisticate quanto atroci di colonizzazione dei territori palestinesi da parte di Israele.\r\n\r\nAccanto alle operazioni fatte di bombe, missili, attacchi di terra e di aria anche attraverso l'utilizzo del fosforo bianco (2008/09; 2012; 2014; 2019 e ora il maxi attacco promesso e in parte cominciato contro la Striscia di Gaza), si accostano avvenimenti di una guerra più lenta ma non meno efferata: la modellazione del territorio attraverso l'utilizzo della frontiera come linea d'azione e penetrazione nei territori palestinesi, talvolta per controllare interamente le persone, i loro flussi e lo spazio politico effettivo, talaltra per sottrarre spazio ed escludere la popolazione che prima lo viveva.\r\n\r\nCicli di distruzione e costruzione che non solo hanno permesso l'insediamento veloce di nuovi coloni israeliani laddove la vecchia popolazione è stata costretta alla fuga, ma soprattutto l'imposizione di un regime spaziale che diventa arma prima di governo e di morte perché può essere continuamente rimodellato, frammentato, interdetto e finire poi per \"stringersi attorno ai palestinesi come un cappio\".\r\n\r\n\r\n\r\n\"La frontiera lineare, un'astrazione cartografica ereditata dal concetto di spazialità associato allo stato-nazione, è esplosa in una moltitudine di sinonimi - strutture provvisorie, trasportabili, attuabili e rimovibili che espandono o restringono il territorio a piacere: \"muri di divisione\", \"barriere\", \"posti di blocco\", \"chiusure d'emergenza\", \"aree precluse ai civili\", \"blocchi stradali\", \"zone rosse\", \"aree sterili\", \"posti di controllo\", \"zone di sicurezza speciale\". Queste aree di frontiera sono dinamiche, fluiscono e rifluiscono di continuo come le onde del mare; avanzano strisciando e circondano di sorpresa villaggi e strade palestinesi. A volte addirittura sfondano pareti e irrompono nelle case dei palestinesi.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[...] La posizione dei posti di controllo militari viene costantemente cambiata e di conseguenza il traffico palestinese viene alterato e bloccato in maniera sempre diversa. Le basi militari mobili creano teste di ponte che sostengono la logistica di operazioni militari in continuo sviluppo. L'esercito israeliano compie incursioni nei villaggi e nei campi profughi palestinesi, li occupa e poi si ritira. Il Muro di divisione, solo un elemento di una molteplice serie di barriere, cambia costantemente tracciato, e il suo percorso registra come un sismografo le battaglie politiche e legali che lo circondano. Là dove parti di territorio sembrano essere ermeticamente sigillate entro recinzioni e mura israeliane, vengono scavati tunnel palestinesi sotto terra. I territori elastici non devono essere pensati come ambienti pacifici: gli spazi politici altamente elastici sono spesso molto più pericolosi e mortali di quelli statici, rigidi. La morfologia dinamica della frontiera fa pensare a un mare punteggiato da molteplici arcipelaghi di enclave etnico-nazionali, omogenee al loro interno e alienate dall'esterno - il tutto sotto un mantello di sorveglianza aerea da parte di Israele. In questo irripetibile ecosistema territoriale esistono zone diversissime fra loro - quelle di pirateria politica, quelle di cri- si \"umanitaria\", di violenza barbarica e di piena, \"debole\" o nessuna cittadinanza - che si affiancano, si sovrappongono e si compenetrano.\" (Eyal Weizman – Architettura dell'occupazione. 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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/2021-01-08-anarres-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2021 01 08 anarres\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nStati Uniti. Complotti e post verità, tra decadenza dell’impero e precarietà planetaria.\r\nI suprematisti bianchi che hanno occupato il parlamento statunitense, al di là del facile folklore dei media. \r\nNe abbiamo parlato con Lorcon, mediattivista con uno sguardo sugli States \r\n\r\nLa città, il virus, la comunità. Una lettura critica di un articolo di Michela Barzi. I necessari processi di soggettivizzazione, che innescano processi di autogoverno ed autogestione costitutivi delle comunità solidali.\r\n\r\nRegalo per il nuovo anno all’esercito italiano: 86 nuovi carri armati!\r\n\r\nL’assedio a Capitol Hill: una farsa con il retrogusto della tragedia.\r\nI trumpisti in versione “orda barbarica”, sono apparsi subito come cosplayer delle adunate leghiste a Pontida.\r\nProbabilmente le analogie non si fermano lì, perché il leghismo ruspante del cerchio magico bossiano, tra acqua del Po e suggestioni celtiche, ha messo in scena gli albori delle spinte sovraniste e identitarie, che oggi attraversano il pianeta, sia pure dentro configurazioni politiche, sociali e culturali molto diverse e, in superficie, contrastanti.\r\nNiente di nuovo. L’internazionale fascista ha sempre trovato un proprio limite nella difficoltà di trovare un linguaggio comune alla Babele delle identità escludenti.\r\nNe abbiamo discusso con Salvo Vaccaro, anarchico e docente di filosofia politica all’università di Palermo\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nChiacchiere e libreria\r\nDomenica 10 – 17 – 24 e 31 gennaio dalle 18 alle 20\r\nalla FAT in corso Palermo, 46\r\nUn'occasione per incontrarsi, scambiare due chiacchiere informali, consultare libri, riviste, opuscoli, volantini della nostra distro, portarsi a casa maglie e borse di \"SeriRiot\", la nostra serigrafia autogestita e tanto altro…\r\nI libri si possono consultare o comprare per sostenere le lotte. Li puoi anche avere in prestito: prendi il libro che vuoi, lo paghi ma quando lo riporti ti restituiamo i soldi.\r\nDomenica 24 faremo due chiacchiere sulla giornata di informazione e lotta antimilitarista del 6 febbraio a Torino.\r\n\r\nSabato 23 febbraio\r\npunto info antimilitarista verso il 6 febbraio\r\nore 11 al Balon\r\n#antimilitarista6F\r\n\r\nSabato 30 febbraio \r\npunto info antimilitarista\r\nore 10,30 al mercato di piazza Madama Cristina\r\n#antimilitarista6F\r\n\r\nSabato 6 febbraio\r\ngiornata di informazione e lotta antimilitarista\r\nore 15,30 in piazza Castello\r\nintervento di Alessio Lega e Guido Baldoni su De André e canzoniere antimilitarista\r\n#antimilitarista6F \r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nriunioni ad orario variabile in queste settimane - prossima riunione venerdì 29 gennaio ore 14,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/ \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","21 Gennaio 2021","2021-01-21 14:47:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/trump-fire-white-house-fiamme-fuoco-casa-bianca-antonella-martino-620x430-1-200x110.jpeg","Anarres dell’8 gennaio. Stati Uniti: complotti e post verità. Capitol Hill: una farsa con il retrogusto della tragedia. La città, il virus, la comunità. 86 nuovi carri armati...",1611215327,[],[],{"post_content":292},{"matched_tokens":293,"snippet":294,"value":295},[77],"I trumpisti in versione “orda \u003Cmark>barbaric\u003C/mark>a”, sono apparsi subito come cosplayer","Il nostro nostro viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Allora le immagini dei Tg nazionali sconvolsero buona parte del paese, svegliato bruscamente alle porte del nuovo millenio con la minaccia proclamata a reti unificate di un'invasione barbarica. Un paese, se è permesso qui usare una simile astrazione, con una coscienza ancora incuneata nell'idea di un provincialismo sentito come protettivo, in qualche modo ancora largamente ignaro di essere invece uno degli ingressi geografici dell'UE, di essere uno dei prodotti di uno Stato avanzato e ininterrotamente colonizzatore, di essere inserito con buona posizione in un'economia globale che di lì a poco avrebbe mostrato la sua faccia più truce anche nell'ultima landa del meridione. Che non si fraintenda: non si vuole qui affermare che fosse assente l'idea di uno sfruttamento massiccio e crudele, ancora troppo vicini la fame della guerra e i sopprusi nei campi o in fabbrica, ma dopo la grande sconfitta degli anni '70 il sentire della classe povera nei decenni successivi è stato assestativo, rinchiuso in una miseria percepita nelle città principali così come nelle campagne con consapevole ma rassegnata pacatezza attraverso la lente della disoccupazione strutturale, delle bricciole dello stato sociale, con una rete di relazioni ancora fittamente familiare e di conseguenza nel bene o nel male paracadute della disgrazia.\r\n\r\nErano gli anni '90 e le immagini pubblicitarie delle Ong che intervallavano sulla RAI le proiezioni di Lunedì Cinema parlavano ormai da tempo di piccoli sforzi come l'equivalente di un caffè al giorno per salvare i bambini africani immancabilmente rappresentati in lacrime, col ventre gonfio e tra le baracche d'una terra rossa. L'elemento pietistico ed esotico che caratterizzava questi spot ne svelava l'arcano: un mondo ancora peggiore esisteva ma lontano, le migrazioni verso l'Italia c'erano ma come fenomeno verso le metropoli.\r\n\r\n\r\n\r\nL'immagine della nave Vlora che approda a Bari fu uno dei simboli di un cambiamento epocale in quella mentalità da rifugio provinciale di cui si scriveva: quei mondi percepiti come terribili non erano più così lontani e l'economia globale avrebbe presto posto individui nati in diversi punti del pianeta in competizione per un tozzo di pane e la stessa commessa.\r\n\r\nL'istituzione dei Cpt da parte del governo Prodi I seguì il decorso canonico, non si parla di quello legislativo ma quello della creazione di un discorso specifico sull'immigrazione, va da sé che non potesse che essere quello che oscillava tra l'emergenza e il pericolo di cui naturalmente \"l'extracomunitario\" era portatore. La legge Turco-Napolitano creò tuttavia da subito frizioni interne ai partiti della maggioranza come anche polemiche più o meno accese da parte del mondo associazionistico delle anime belle che la contornavano. Tutto scontato, tutto fisiologico. Non è un caso difatti che in questo periodo si sviluppano tutta una serie di analisi giuridiche, teorie e critiche filosofiche che si chiedevano (e perseverano tuttora) come la detenzione amministrativa potesse essere giustificata o meno in uno Stato di diritto liberale, la più famosa delle quali è quella sullo Stato d'eccezione riformulata da Giorgio Agamben, divenuta un classico per rimanere nel seminato della razionalità del dominio. Insomma un certo vociare, accademico o comunque sovvenzionato nei tavoli dei circoli della sinistra, per cercare di capire se fosse giusto, sbagliato, eccezionale o \"normalmente eccezionale\" l'internamento senza reato alcuno, la prigione per mancanza di documenti. Dimentiche del \"campo\" come uno dei dispositivi principali dell'economia di guerra in tutto il '900, queste affabulazioni teoriche rimanevano e rimangono nel quadro della ricerca della legittimità giuridica, vedendo lo Stato solo nella sua veste corta del diritto e non nell'insieme di rapporti di guerra che lo costituiscono sostanzialmente e con soluzione di continuità dal carroarmato, passando dall'anagrafe e dal lavoro, fino all'ultimo manganello.\r\n\r\nNei Centri da subito le rivolte dei reclusi, la resistenza alle deportazioni, gli scioperi collettivi e i danneggiamenti hanno distrutto più volte le strutture e di conseguenza indicato la strada per la loro scomparsa, coerentemente sempre la stessa. Molti compagni e compagne hanno in tutt'Italia colto l'afflato di libertà e il significato generale che ne usciva contribuendo a quella lotta su diversi piani fino ad arrivare al 2013, in cui buona parte delle strutture erano inagibili e impossibilitate a svolgere il ruolo detentivo.\r\n\r\nEbbene sì, perché la strada indicata incessantemente dalle rivolte ha bisogno di sostegno e di voler vedere quei luoghi distrutti perché nessuno dovrebbe essere imprigionato e perché si riconosce che non sono eccezione ma dispositivi che svolgono un determinato ruolo deterrente, intimidatorio e persino economico necessario a questa società e in questa società, non al di fuori. Tutto ciò non è possibile se non tenendo insieme capre e cavoli, non si può voler far sparire i Cpr se non si capisce quali sono i rapporti sociali che lo necessitano e provare avversità anche per questi. Se non si capisce il Cpr come paradigma sociale, il rischio è quello di finire per supportare forme di controllo ed espulsione più \"umane\", collaborare per ottenerle, fare proposte che facciano chiudere \"il centro di detenzione\", ma che veicolino le stesse necessità repressive in altra maniera.\r\n\r\nEcco perché le critiche democratiche sui Cpt-Cie-Cpr basate sull'illegittimità della forma giuridica o sulle condizioni disumane di reclusione hanno invece negli anni assunto varie forme, fino ad arrivare alla proposta da parte di alcuni enti \"sensibili\" di co-gestione dei problemi migratori. È questo il caso di LasciateCIEntrare, Campagna fondata nel 2011 con lo scopo di testimoniare ciò che accadeva negli allora Cie e la cui collaborazione con i partiti di governo che la detenzione amministrativa l'hanno istituita e rinnovata non è mai stato nascosto, i suoi membri hanno persino stilato un documento politico dell’ottobre 2013 e pubblicato nell’opuscolo “Mai più CIE” in cui la classica critica democratica alla detenzione amministrativa perché non abbastanza umana viene accompagnata da un intero capitolo di proposte, intitolato “Per una diversa disciplina delle espulsioni”, in cui si dice che “non è sufficiente smantellare il sistema degli attuali CIE né la questione si può ridurre ad un loro miglioramento“. Proprio per questo la Campagna propone tra le altre cose di “razionalizzare le tipologie espulsive“, “incentivare forme di rimpatrio/rientro volontario“, prevedere “identificazione e allontanamento delle persone pericolose” studiando “modalità di identificazione e predisposizione dei documenti necessari all’accompagnamento durante l’esecuzione della pena (in carcere o nelle differenti forme di espiazione)“.\r\n\r\nLa strada per un mondo senza Cpr non è una strada di espiazione o di gironi infernali alternativi, non è una campagna culturale che utilizza delegazioni di politici come strumento di conoscenza di ciò che accade dentro, interviste giornalistiche come mezzo di diffusione, ma soprattutto non è una strada che ha come obiettivo il riconoscimento da parte dell'autorità della disumanità di certi luoghi. La strada per un mondo senza Cpr è quella in grado di sostenere realmente il \"fuoco al Cpr\".\r\n\r\nA Macerie su Macerie una compagna romana ci raccontacome in contesti di lotta si insinuano e agiscono enti istituzionali come LasciateCIEntrare:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/msm-10-feb.mp3\"][/audio]","12 Febbraio 2020","2020-02-12 20:23:26","Macerie su Macerie - 10 febbraio 2020. Cpr e questioni dirimenti",1581538940,[],[],{"post_content":313},{"matched_tokens":314,"snippet":315,"value":316},[77],"a reti unificate di un'invasione \u003Cmark>barbaric\u003C/mark>a. Un paese, se è permesso","Era il 1998 quando la detenzione amministrativa è stata istituita in Italia con gli allora Cpt, nati dopo le forme di campo concentrazionario improvvisate in Puglia per i massici sbarchi dai balcani, in particolar modo dall'Albania. Allora le immagini dei Tg nazionali sconvolsero buona parte del paese, svegliato bruscamente alle porte del nuovo millenio con la minaccia proclamata a reti unificate di un'invasione \u003Cmark>barbaric\u003C/mark>a. Un paese, se è permesso qui usare una simile astrazione, con una coscienza ancora incuneata nell'idea di un provincialismo sentito come protettivo, in qualche modo ancora largamente ignaro di essere invece uno degli ingressi geografici dell'UE, di essere uno dei prodotti di uno Stato avanzato e ininterrotamente colonizzatore, di essere inserito con buona posizione in un'economia globale che di lì a poco avrebbe mostrato la sua faccia più truce anche nell'ultima landa del meridione. Che non si fraintenda: non si vuole qui affermare che fosse assente l'idea di uno sfruttamento massiccio e crudele, ancora troppo vicini la fame della guerra e i sopprusi nei campi o in fabbrica, ma dopo la grande sconfitta degli anni '70 il sentire della classe povera nei decenni successivi è stato assestativo, rinchiuso in una miseria percepita nelle città principali così come nelle campagne con consapevole ma rassegnata pacatezza attraverso la lente della disoccupazione strutturale, delle bricciole dello stato sociale, con una rete di relazioni ancora fittamente familiare e di conseguenza nel bene o nel male paracadute della disgrazia.\r\n\r\nErano gli anni '90 e le immagini pubblicitarie delle Ong che intervallavano sulla RAI le proiezioni di Lunedì Cinema parlavano ormai da tempo di piccoli sforzi come l'equivalente di un caffè al giorno per salvare i bambini africani immancabilmente rappresentati in lacrime, col ventre gonfio e tra le baracche d'una terra rossa. L'elemento pietistico ed esotico che caratterizzava questi spot ne svelava l'arcano: un mondo ancora peggiore esisteva ma lontano, le migrazioni verso l'Italia c'erano ma come fenomeno verso le metropoli.\r\n\r\n\r\n\r\nL'immagine della nave Vlora che approda a Bari fu uno dei simboli di un cambiamento epocale in quella mentalità da rifugio provinciale di cui si scriveva: quei mondi percepiti come terribili non erano più così lontani e l'economia globale avrebbe presto posto individui nati in diversi punti del pianeta in competizione per un tozzo di pane e la stessa commessa.\r\n\r\nL'istituzione dei Cpt da parte del governo Prodi I seguì il decorso canonico, non si parla di quello legislativo ma quello della creazione di un discorso specifico sull'immigrazione, va da sé che non potesse che essere quello che oscillava tra l'emergenza e il pericolo di cui naturalmente \"l'extracomunitario\" era portatore. La legge Turco-Napolitano creò tuttavia da subito frizioni interne ai partiti della maggioranza come anche polemiche più o meno accese da parte del mondo associazionistico delle anime belle che la contornavano. Tutto scontato, tutto fisiologico. Non è un caso difatti che in questo periodo si sviluppano tutta una serie di analisi giuridiche, teorie e critiche filosofiche che si chiedevano (e perseverano tuttora) come la detenzione amministrativa potesse essere giustificata o meno in uno Stato di diritto liberale, la più famosa delle quali è quella sullo Stato d'eccezione riformulata da Giorgio Agamben, divenuta un classico per rimanere nel seminato della razionalità del dominio. Insomma un certo vociare, accademico o comunque sovvenzionato nei tavoli dei circoli della sinistra, per cercare di capire se fosse giusto, sbagliato, eccezionale o \"normalmente eccezionale\" l'internamento senza reato alcuno, la prigione per mancanza di documenti. Dimentiche del \"campo\" come uno dei dispositivi principali dell'economia di guerra in tutto il '900, queste affabulazioni teoriche rimanevano e rimangono nel quadro della ricerca della legittimità giuridica, vedendo lo Stato solo nella sua veste corta del diritto e non nell'insieme di rapporti di guerra che lo costituiscono sostanzialmente e con soluzione di continuità dal carroarmato, passando dall'anagrafe e dal lavoro, fino all'ultimo manganello.\r\n\r\nNei Centri da subito le rivolte dei reclusi, la resistenza alle deportazioni, gli scioperi collettivi e i danneggiamenti hanno distrutto più volte le strutture e di conseguenza indicato la strada per la loro scomparsa, coerentemente sempre la stessa. Molti compagni e compagne hanno in tutt'Italia colto l'afflato di libertà e il significato generale che ne usciva contribuendo a quella lotta su diversi piani fino ad arrivare al 2013, in cui buona parte delle strutture erano inagibili e impossibilitate a svolgere il ruolo detentivo.\r\n\r\nEbbene sì, perché la strada indicata incessantemente dalle rivolte ha bisogno di sostegno e di voler vedere quei luoghi distrutti perché nessuno dovrebbe essere imprigionato e perché si riconosce che non sono eccezione ma dispositivi che svolgono un determinato ruolo deterrente, intimidatorio e persino economico necessario a questa società e in questa società, non al di fuori. Tutto ciò non è possibile se non tenendo insieme capre e cavoli, non si può voler far sparire i Cpr se non si capisce quali sono i rapporti sociali che lo necessitano e provare avversità anche per questi. Se non si capisce il Cpr come paradigma sociale, il rischio è quello di finire per supportare forme di controllo ed espulsione più \"umane\", collaborare per ottenerle, fare proposte che facciano chiudere \"il centro di detenzione\", ma che veicolino le stesse necessità repressive in altra maniera.\r\n\r\nEcco perché le critiche democratiche sui Cpt-Cie-Cpr basate sull'illegittimità della forma giuridica o sulle condizioni disumane di reclusione hanno invece negli anni assunto varie forme, fino ad arrivare alla proposta da parte di alcuni enti \"sensibili\" di co-gestione dei problemi migratori. È questo il caso di LasciateCIEntrare, Campagna fondata nel 2011 con lo scopo di testimoniare ciò che accadeva negli allora Cie e la cui collaborazione con i partiti di governo che la detenzione amministrativa l'hanno istituita e rinnovata non è mai stato nascosto, i suoi membri hanno persino stilato un documento politico dell’ottobre 2013 e pubblicato nell’opuscolo “Mai più CIE” in cui la classica critica democratica alla detenzione amministrativa perché non abbastanza umana viene accompagnata da un intero capitolo di proposte, intitolato “Per una diversa disciplina delle espulsioni”, in cui si dice che “non è sufficiente smantellare il sistema degli attuali CIE né la questione si può ridurre ad un loro miglioramento“. Proprio per questo la Campagna propone tra le altre cose di “razionalizzare le tipologie espulsive“, “incentivare forme di rimpatrio/rientro volontario“, prevedere “identificazione e allontanamento delle persone pericolose” studiando “modalità di identificazione e predisposizione dei documenti necessari all’accompagnamento durante l’esecuzione della pena (in carcere o nelle differenti forme di espiazione)“.\r\n\r\nLa strada per un mondo senza Cpr non è una strada di espiazione o di gironi infernali alternativi, non è una campagna culturale che utilizza delegazioni di politici come strumento di conoscenza di ciò che accade dentro, interviste giornalistiche come mezzo di diffusione, ma soprattutto non è una strada che ha come obiettivo il riconoscimento da parte dell'autorità della disumanità di certi luoghi. La strada per un mondo senza Cpr è quella in grado di sostenere realmente il \"fuoco al Cpr\".\r\n\r\nA Macerie su Macerie una compagna romana ci raccontacome in contesti di lotta si insinuano e agiscono enti istituzionali come LasciateCIEntrare:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/msm-10-feb.mp3\"][/audio]",[318],{"field":82,"matched_tokens":319,"snippet":315,"value":316},[77],{"best_field_score":86,"best_field_weight":87,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":53,"score":88,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":21},{"document":322,"highlight":335,"highlights":340,"text_match":84,"text_match_info":343},{"comment_count":53,"id":323,"is_sticky":53,"permalink":324,"podcastfilter":325,"post_author":326,"post_content":327,"post_date":328,"post_excerpt":59,"post_id":323,"post_modified":329,"post_thumbnail":330,"post_title":331,"post_type":171,"sort_by_date":332,"tag_links":333,"tags":334},"55902","http://radioblackout.org/podcast/moby-dick-la-perla-di-labuan-25-10-2019/",[132],"eraunanotte...","\"Non poco dello strapotente effetto truce del capitano Achab era dovuto alla barbarica gamba bianca sulla quale poggiava.\" Il personaggio che racconta in prima persona é Ismaele, nel romanzo \"Moby Dick\" scritto da Herman Melville nel 1851. Ismaele si imbarca come mozzo sulla baleniera Pequod che salpa da Nantucket agli ordini del capitano Achab, che è il vero protagonista. La gamba gliel'ha strappata Moby Dick , l'ha sostituita con una gamba d'avorio ricavata dalla mascella di un capodoglio, e la stessa Moby Dick non è una balena ma un capodoglio albino. Da allora il mostro marino bianco è la sua ossessione. \"Le darò la caccia oltre il capo di Buona Speranza, al di là del capo Horn, al di là del grande Maelstrom di Norvegia, oltre le fiamme della perdizione, prima di abbandonarla!\" Il romanzo é pieno di dattagli della vita di mare, Herman Melville nacque a New York nel 1819 e, prima di mettersi a scrivere, navigò a lungo. Oggi \"Moby Dick\" é considerato un capolavoro della letteratura mondiale, ma non é stato sempre così. Alla sua pubblicazione fu un insuccesso sia di pubblico che di critica, e Melville morì nel 1891 povero e dimenticato. Solo nel secolo successivo il capitano pazzo e il mostro marino bianco furono riscoperti. Cesare Pavese fu il primo a tradurlo in lingua italiana nel 1930. \"Moby Dick\" ebbe diverse trasposizioni cinematografiche, ma la più memorabile resta quella del 1956 diretta da John Huston e sceneggiata da Ray Bradbury, con Gregory Peck nel ruolo di Achab. Il modello del mostro di Melville fu probabilmente Mocha Dick, un capodoglio bianco ucciso nel 1830 al largo della costa cilena, che portava conficcati un centinaio di ramponi spezzati, esito di altrettanti scontri. Achab riesce a uccidere Moby Dick che però trascina con sè nell'abisso lo stesso Achab e l'intera ciurma del Pequod, tranne Ismaele. \"A te vengo, balena! Dal cuore dell'inferno ti trafiggo, in nome dell'odio vomito su di te l'ultimo respiro!\" Buon ascolto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/2019.10.25-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","3 Novembre 2019","2019-11-28 08:17:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/MOBY1-200x110.jpg","MOBY DICK - LA PERLA DI LABUAN 25/10/2019",1572779310,[],[],{"post_content":336},{"matched_tokens":337,"snippet":338,"value":339},[77],"capitano Achab era dovuto alla \u003Cmark>barbaric\u003C/mark>a gamba bianca sulla quale poggiava.\"","\"Non poco dello strapotente effetto truce del capitano Achab era dovuto alla \u003Cmark>barbaric\u003C/mark>a gamba bianca sulla quale poggiava.\" Il personaggio che racconta in prima persona é Ismaele, nel romanzo \"Moby Dick\" scritto da Herman Melville nel 1851. Ismaele si imbarca come mozzo sulla baleniera Pequod che salpa da Nantucket agli ordini del capitano Achab, che è il vero protagonista. 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