","Da Messina a Torino si riaffaccia lo spettro della repressione psichiatrica","post",1441892262,[61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/barocchio/","http://radioblackout.org/tag/basaglia/","http://radioblackout.org/tag/messina/","http://radioblackout.org/tag/tso/",[15,25,23,67,18],"messina",{"tags":69},[70,72,74,77,79],{"matched_tokens":71,"snippet":15},[],{"matched_tokens":73,"snippet":25},[],{"matched_tokens":75,"snippet":76},[23],"\u003Cmark>basaglia\u003C/mark>",{"matched_tokens":78,"snippet":67},[],{"matched_tokens":80,"snippet":18},[],[82],{"field":36,"indices":83,"matched_tokens":84,"snippets":86},[17],[85],[23],[76],578730123365712000,{"best_field_score":89,"best_field_weight":39,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":47,"score":90,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":47},"1108091339008","578730123365711977",{"document":92,"highlight":114,"highlights":120,"text_match":124,"text_match_info":125},{"cat_link":93,"category":95,"comment_count":47,"id":97,"is_sticky":47,"permalink":98,"post_author":99,"post_content":100,"post_date":101,"post_excerpt":53,"post_id":97,"post_modified":102,"post_thumbnail":103,"post_thumbnail_html":104,"post_title":105,"post_type":58,"sort_by_date":106,"tag_links":107,"tags":112},[94],"http://radioblackout.org/category/notizie/",[96],"Blackout Inside","81816","http://radioblackout.org/2023/05/la-retorica-dellemergenza-psichiatrica-per-il-controllo-sociale/","ricongiunzioni","Non è un caso se di psichiatria si parla sempre più spesso. Dagli abusi di psicofarmaci in carcere nei cpr[1][2] alle retoriche neomanicomiali che accompagnano la triste conta degli operatori e delle operatrici (più spesso) uccise dai pazienti, come è successo a Pisa lo scorso 24 Aprile. Una conta ben lontana, comunque, dall’eguagliare le morti di psichiatria nelle carceri, nei reparti ospedalieri, nelle comunità, per strada durante un TSO, per gli effetti collaterali a lungo termine dei farmaci. Eppure, di emergenza psichiatrica si parla sempre solo per dire che ci sono un sacco di matti pericolosi in giro e non per ricordare che la psichiatria può uccidere; e neanche questo è un caso. Non lo è perché la psichiatria è sempre stata, in maniera più o meno attiva a seconda dei periodi storici, schierata in una guerra alla povertà, alla disobbedienza e a tutto ciò che è altro e che eccede la norma. Senza citare i casi di oppositori politici finiti in manicomio, pratica diffusa in tanti paesi del mondo ancora ad oggi, basti pensare che durante il fascismo una donna poteva finire in manicomio perché “libertina, indocile, irosa, smorfiosa o madre snaturata”, oppure che nell’america schiavista la “drapetomania” diagnosticava il desiderio di scappare dallepiantagioni degli schiavi. Casi storici estremi che tradiscono la più subdola compenetrazione quotidiana del controllo sociale e della psichiatria, una pseudoscienza nata dalla separazione tutta occidentale tra ragione e sragione. Ci sono stati, certo, dei brevi periodi in cui i movimenti sociali sono riusciti ad impadronirsi di un’autonomia nella progettazione della cura delle sofferenze sociali distanziandosi dal paradigma biomedico per dare vita ad un’antropologia pratica o ad una sorta di ecologia umana, che ribaltando il meccanismo di delega medico-paziente restituisse la responsabilità della cura alla comunità e al territorio. Il movimento di deistituzionalizzazione in italia è un esito di queste tensioni, ed è importante riconoscerlo altrimenti succede di leggere che i manicomi sono stati chiusi “grazie allo sviluppo della psicofarmacologia che permetteva di curare i pazienti a casa”[3]. No, non è andata così, la chiusura dei manicomi è il frutto di una lotta con tanti morti dentro ai manicomi e con qualche psichiatra (specie quelli a cui piaceva legare le persone ai termosifoni) gambizzato. E sono stati altri psichiatri a tematizzare la lotta di classe nel loro lavoro, ribadendo che se la guerra che avviene ogni giorno in psichiatria viene invisibilizzata, se non si esercita con consapevolezza politica, ogni atto di cura e contenzione diventa un atto di guerra contro una classe marginalizzata.\r\n\r\nQuando questa consapevolezza politica si perde, i discorsi e le pratiche della psichiatria diventano sempre più vicini e simili a strumenti e istituzioni più esplicitamente punitivi e repressivi. La “cura” si mischia con la galera. I reparti, le residenze private e le comunità diventano più simili a carceri, e le carceri vengono inondate di farmaci. Quest’ultime si riversano negli ospedali pieni di detenuti ricoverati, che si aggiungono a chi viene internato perché in famiglia o in quartiere da fastidio. Gli psichiatri diventano così dispensatori di farmaci preoccupati della mera gestione dei sintomi e responsabili della custodia dei loro pazienti. I percorsi esistenziali che si incontrano nelle galere e in psichiatria sono gli stessi, in una traspirazione di destini facilitata dalle porte scorrevoli che separano il sistema penale da quello psichiatrico. Questo lo si intuisce per esempio da un dato su tutti: in tutti i paesi industrializzati il numero di persone con problematiche psichiatriche in carcere aumenta vertiginosamente mentre si riduce quello delle persone prese in carico dai servizi territoriali. La psichiatria è tornata oggi ad essere uno strumento di marginalizzazione, in senso diametralmente opposto alla riforma ispirata da Basaglia che non è mai stata implementata se non in qualche sparuta provincia. I manicomi fioriscono sotto mutate spoglie. Nel 78 c’erano 90.000 persone internate e ne contiamo quasi 70.000 oggi tra SPDC comunità, case di cura eccetera, senza contare l’enorme mole di miseria umana psichiatrizzata in carcere. (Questo dovrebbe fungere da monito a tutti coloro che pensano che lo stato possa riformare la psichiatria).\r\n\r\nPerché oggi si torna a parlare di riforma della psichiatria e si mette in dubbio la chiusura dei manicomi? Tramite la presunta “emergenza psichiatria” diverse parti sociali (governo, associazioni di categoria, direttori sanitari) convergono nel chiedere in breve: più posti nelle REMS, sezioni di carcere speciali per imputabili in aggiunta alla rete di ATSM (Articolazioni di Tutela della Salute Mentale), TSO più snelli. Qualcuno si avventura a chiedere, cogliendo l’occasione, più operatori nei servizi territoriali. Ma non sembra essere questo l’aspetto che interessa ad un governo che assume solo polizia. Il punto è avere più posti letto per i folli rei e per i rei folli. Come se un letto potesse curare qualcuno.\r\n\r\nL’utilizzo per fini repressivi dell’emergenza psichiatria non è nuovo. Già Salvini nel 2018 dichiarava che era in atto una “esplosione di aggressioni” da parte di “pazienti psichiatrici” e che da quando i manicomi sono stati chiusi c’è stato un «abbandono dei malati lasciati in carico alle famiglie». Questo genere di retorica neomanicomiale o panpenalista è interessata all’utilizzo della psichiatria nel governo della popolazione tramite la marginalizzazione di alcuni suoi componenti. Le carceri sono sempre state un avamposto di questa sperimentazione, come è già stato scritto e detto[4][5] e infatti i primi a parlare di emergenza psichiatrica sono stati i sindacati di polizia, le prefetture e il DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria).\r\n\r\nIn secondo luogo, più contenzione è meno cura è la ricetta perfetta per ingrassare il privato. La spesa pubblica e privata nell’ambito della salute mentale viene assorbita soprattutto dalla residenzialità. I soldi girano intorno ai ricoveri, nei posti letto in case di cura lontane dalla comunità, e nei farmaci, che all’isolamento fisico aggiungono la sedazione farmacologica. Si ripropone in questo modo lo stesso circolo vizioso che porta all’esplosione dei profitti privati nell’ambito sanitario e assistenziale. Più la follia viene contenuta e più la gente sta male, e più la gente sta male più bisogno c’è di contenzione e custodia, contenzione materiale ad ingrassare i portafogli di investimenti delle multinazionali della sanità privata, della infinità di cooperative del terzo settore in buona e cattiva fede che gestiscono comunità ormai diventate colonie penali, e non ultima dell’industria dei farmaci. Le visite degli informatori delle case farmaceutiche sono quotidiane in gran parte dei reparti psichiatrici. Farmaci long-acting sempre più sganciati dalla relazione terapeutica, con un rischio di cronicizzazione altissimo che spesso finiscono per ricacciare ancora più a fondo le persone nella voragine esistenziale da cui provano a uscire: solitudine e miseria.\r\n\r\nPer ultima potremmo ipotizzare una terza ragione meno vincolata ad interessi materiali del diffondersi della preoccupazione per l’emergenza psichiatrica? Questa origina forse dalla contemporanea più generale tendenza ad “alienare” tutto ciò che esula dalla consueta e quieta amministrazione della vita sociale. Una malinconica pulsione a reprimere e mortificare ciò che è vivo, e in quanto vivo intrinsecamente rivolto al nuovo, anche oltre la cultura e le abitudini dominanti. Allora in un mondo in cui la sofferenza psichica diventa sempre più spesso strumento di espressione di una condizione politica, e insieme ricerca di un progetto di vita che scardini l’ordine esistente, ecco che ci si attrezza e reprimerla questa tensione, identificando, emergenza dopo emergenza, l’ennesimo nemico pubblico…Emergenza anarchici, emergenza orsi, emergenza matti. Nel mondo che diventa emergenza nessuno è salvo, le categorie dell’esclusione si avvicinano sempre di più.\r\n\r\n[1] https://altreconomia.it/rinchiusi-e-sedati-labuso-quotidiano-di-psicofarmaci-nei-cpr-italiani/\r\n\r\n[2] https://radioblackout.org/2023/01/chimica-e-rivolta-al-casal-del-marmo-di-roma/\r\n\r\n[3] https://www.quotidiano.net/cronaca/legge-basaglia-psichiatri-omicidio-barbara-capovani-39ee9864\r\n\r\n[4] https://www.osservatoriorepressione.info/carcere-psichiatria-strumenti-controllo/\r\n\r\n[5] https://radioblackout.org/podcast/carceri-invisibili-del-20-09-22/","1 Maggio 2023","2023-05-01 19:09:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Progetto-senza-titolo-1-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Progetto-senza-titolo-1-300x169.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Progetto-senza-titolo-1-300x169.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Progetto-senza-titolo-1-1024x576.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Progetto-senza-titolo-1-768x432.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Progetto-senza-titolo-1-1536x864.png 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Progetto-senza-titolo-1.png 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LA RETORICA DELL’EMERGENZA PSICHIATRICA PER IL CONTROLLO SOCIALE",1682968174,[61,108,109,110,111,65],"http://radioblackout.org/tag/atsm/","http://radioblackout.org/tag/emergenza-psichiatrica/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria-e-controllo-sociale/","http://radioblackout.org/tag/rems/",[15,21,33,35,113,18],"REMS",{"post_content":115},{"matched_tokens":116,"snippet":118,"value":119},[117],"Basaglia","opposto alla riforma ispirata da \u003Cmark>Basaglia\u003C/mark> che non è mai stata","Non è un caso se di psichiatria si parla sempre più spesso. 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La legge Basaglia che ha chiuso i manicomi non ha toccato queste strutture a metà tra un manicomio ed un carcere: sono sorvegliati da secondini, gestiti da psichiatri.\r\nSono riservati ai “matti” che commettono reati e ai detenuti che il carcere ha fatto diventare “matti”. Spesso l'OPG viene usato per \"punire\" il detenuto che si ribella e decide di lottare.\r\n\r\nLa narrazione psichiatrica definisce lo status di chi perde ogni \"diritto\", persino quelli che mantengono i carcerati, perche privo di ragione. Per chi commette un reato ma viene giudicato “matto” non sono previste pene ma “misure di sicurezza” che hanno come finalità la “difesa sociale”.\r\nLa durata della detenzione in OPG è indeterminata: viene revocata solo quando un magistrato, sulla base del parere di uno psichiatra, dichiara che è venuta meno la pericolosità sociale, un concetto intrinsecamente ambiguo, perché che si nutre delle paure che attraversano il corpo sociale, spesso segnate da un chiaro discrimine di classe.\r\nIl malato-recluso non può mai sapere quando uscirà, solo il magistrato di sorveglianza, a sua discrezione, può decidere quando la pena avrà fine.\r\nSpesso la reclusione negli OPG diventa una sorta di ergastolo bianco, di reclusione a vita: la durata della prigionia non ha alcuna attinenza con il reato per il quale si era originariamente perseguiti.\r\nL’unica vera funzione dell’OPG è quella di discarica sociale dove gettare gli \"indesiderabili\".\r\n\r\nNel 2010 la commissione sull’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale effettuò un'inchiesta sul campo, che rese visibile, anche grazie ad un video girato all'interno degli OPG, la cruda realtà di queste prigioni. Il parlamento decretò che venissero chiuse entro il 31 marzo 2013. Il termine per la chiusura venne prorogato di un anno. Il primo aprile il presidente della Repubblica Napolitano ha firmato un secondo anno di proroga.\r\nI 1500 corpi, privati della dignità di persone, costretti ad assumere psicofarmaci, spesso legati ai letti, secondo Napolitano, secondo il governo del rampante Renzi, possono aspettare.\r\nAspettare nello squallore di camerate luride, bagni indecenti, violenza diffusa delle guardie.\r\nLa chiusura degli OPG dovrebbe infatti coincidere con l'apertura di strutture più piccole, senza secondini, strutture più decorose.\r\nSebbene le associazioni e i gruppi che lottano contro gli abusi della psichiatria si battano per la chiusura immediata degli OPG, perché il superamento di ogni istituzione totale è comunque una vittoria, tuttavia i mini OPG che li potrebbero sostituire, sarebbero comunque manicomi. Serve infatti a poco chiudere gli OPG, se non si cancella la legge che li rende possibili. Nelle nuove strutture, più accoglienti, finirebbero sempre persone accusate, giudicate incapaci d’intendere e volere da un’arbitraria perizia psichiatrica. Poco importa se sono stati arrestati per piccoli reati: chi entra nel girone infernale della detenzione psichiatrica, sa che è entrato ma non sa se e quando uscirà.\r\nIl meccanismo della “stecca”, ossia il potere degli psichiatri di prorogare all’infinito la detenzione, non cambierebbe.\r\nI gruppi antipsichiatrici denunciano da tempo il rischio che i nuovi OPG, più \"umani\", divengano il traino per un ritorno dei manicomi. Per tutti.\r\n\r\nAscolta la diretta con Robertino Barbieri di Psychoattiva:\r\n\r\nOPG","3 Aprile 2014","2014-04-08 12:44:59","OPG. 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Serve infatti a poco chiudere gli OPG, se non si cancella la legge che li rende possibili. Nelle nuove strutture, più accoglienti, finirebbero sempre persone accusate, giudicate incapaci d’intendere e volere da un’arbitraria perizia psichiatrica. Poco importa se sono stati arrestati per piccoli reati: chi entra nel girone infernale della detenzione psichiatrica, sa che è entrato ma non sa se e quando uscirà.\r\nIl meccanismo della “stecca”, ossia il potere degli psichiatri di prorogare all’infinito la detenzione, non cambierebbe.\r\nI gruppi antipsichiatrici denunciano da tempo il rischio che i nuovi OPG, più \"umani\", divengano il traino per un ritorno dei manicomi. 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Ciccioli per modificare la legge 180, e approvato in commissione sanità alla Camera, sono previsti trattamenti sanitari\r\n(psichiatrici) “necessari” TSN, prolungati e attuati contro la volontà del cittadino in apposite strutture. Se verrà tradotto in legge riapre la buia stagione dei manicomi. I manicomi sono stati aboliti, proprio in quanto destinati a riprodurre - per la loro natura - disagio, sofferenza e devianza. Sono stati aboliti perché sono una risposta sbagliata in termini di cura. Già la riforma Basaglia (legge 180) non è stata applicata pienamente: troppo spesso il diritto alla salute mentale non è garantito su tutto il territorio nazionale. 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Riflessioni inattuali nel 45° anniversario della legge 180. Vi condividiamo anche la notizia che è stato inaugurato un tavolo tecnico salute mentale dal ministero della salute (PDF, link qui e qui) che fa particolare riferimento alla psichiatria nelle strutture carcerarie. Infine vi condividiamo anche la notizia di due morti al carcere di Augusta (Siracusa).\r\n\r\nA metà puntata ci colleghiamo con il collettivo Artaud di Pisa. I comapgn3 ci raccontano delle violenze avvenute, nel 2016, all'interno del\r\n\r\nla struttura di neuropsichiatria infantile di Montalto di Fauglia gestita dalla Fondazione STELLA MARIS. (qui il link al comunicato che lancia il presidio del 16 maggio).\r\n\r\nInfine chiudiamo la puntata con un approfondimento, che sarà ripreso la settimana prossima, che riguarda la gratuità della pillola anticoncezionale. 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Oggi paiono pronti a seminare: sono i fautori del ritorno dei manicomi. La proposta del deputato Ciccioli di riforma della legge 180/78, la cosiddetta “legge Basaglia”, approvata in commissione Affari sociali e sanità reintroduce – nei fatti – pesanti elementi di custodia neo-manicomiale.\r\nUna legge che si configura anche come una sorta di sanatoria verso le innumeri violazioni di una norma che aveva eliminato la reclusione obbligatoria delle persone con disagio psichico. Una norma che viene spesso aggirata, specie al sud, dove i manicomi non sono mai spariti del tutto.\r\nIl testo unico approvato in commissione sostituisce il TSO, trattamento sanitario obbligatorio con il TSN, trattamento sanitario “necessario”, che può avere un’appendice nella reclusione obbligatoria in strutture esterne non ospedaliere per sei mesi prorogabili ad un anno.\r\nSe questa legge passasse si riaprirebbe un’enorme discarica sociale per tutti coloro che non stanno nella norma, che danno fastidio, che vanno tenuti lontani dalla scena sociale. Significativa in questo senso l’introduzione degli arresti domiciliari manicomiali, che permettono alle famiglie di rinchiudere in casa il parente “matto”.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Pierluigi del Collettivo Antipsichiatrico “Antonin Artaud” di Pisa.\r\n\r\nAscolta il suo intervento a radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/2012-06-10-manicomi-pierluigi-coll-artaud.mp3|titles=2012 06 10 manicomi pierluigi coll artaud]\r\n\r\nScarica il file\r\n\r\nLa legge 180, la cosiddetta legge “Basaglia”, dal nome dello psichiatra che aveva ispirato con la sua pratica la fine dell’orrore manicomiale, aveva recepito alcuni principi di libertà che una generazione di psichiatri, rigorosamente nemici dell'internamento e della soppressione dell'identità del sofferente psichiatrico, aveva iniziato a sperimentare un decennio prima.\r\nLa legge 180, ovviamente, non recepiva interamente quell'impianto dal momento che questo era basato sulla messa in discussione dei ruoli medici all'interno della psichiatria e su una pratica di accoglienza del sofferente psichiatrico, al quale non doveva essere tolta la libertà. La 180, però, aveva comunque un merito: dichiarava illegittimo l'internamento su semplice richiesta del medico curante, chiudeva quei lager innominabili chiamati manicomio e prevedeva la possibilità della cura attraverso presidi sanitari e ambulatori. Insomma il “matto” cessava di essere una strana bestia, degna al contempo di orrore e pietà, da rinchiudere in appositi luoghi per non turbare la serenità della società \"normale\", per diventare una persona sofferente e in quanto tale depositaria del diritto a essere assistita senza lederne la libertà.\r\nTutto questo non è mai stato applicato fino in fondo: nel centro e nel sud del paese i manicomi non sono mai stati chiusi, i fondi per la deistituzionalizzazione sono sempre stati pochi e risicati. Le ASL, soggetti ai quali competeva la costruzione di presidi e luoghi di cura, hanno sempre evitato di attivarsi in questo senso preferendo investire denaro in affari più lucrosi: non poche delle comunità sorte per sostituire i vecchi manicomi sono state fin troppo simili ai vecchi lager... Nonostante tutto questo, decine di migliaia di persone hanno finalmente trovato una dimensione più umana nella quale vivere, alcune migliaia di loro hanno iniziato un percorso che le ha portate a una maggiore o minore autonomia, altre migliaia hanno potuto evitare la carcerazione a vita in quei luoghi indecenti. Tutto questo non è andato bene a un sacco di gente: non è andato bene agli psichiatri che, tranne le eccezioni che dettero vita alla stagione antipsichiatrica, hanno continuato a maledire una legge che toglieva loro l'assoluto potere sulle vite dei ricoverati, non è andato bene ai custodi dell'ordine sociale che ritengono eretico pensare che una società debba accogliere al proprio interno chi soffre proprio a causa delle storture dell'ordine dominante, non è andato bene, infine, a tutte quelle figure che campano sulle rigide suddivisioni tra \"sani\" e \"malati\", cani da guardia dell'ordine sociale e mentale e ben decisi a perpetuarlo all'infinito. Queste figure e le lobby influenti alle quali hanno dato vita, hanno continuato dall'emissione della legge 180 (1978) fino a oggi a soffiare sul fuoco delle \"povere famiglie abbandonate\" che avrebbero dovuto gestirsi \"il matto in casa\", evitando ovviamente di dire loro che se questo accadeva non era certo colpa della 180 quanto del boicottaggio effettuato proprio contro di essa, lesinando i fondi, impedendo gli inserimenti lavorativi, privando i soggetti psichiatrizzati della possibilità di affittare casa, di avviare relazioni stabili e, in generale, di vivere una vita non diversa dai \"sani\".\r\nLa distruzione della 180 è stata così avviata con la complicità dei pennivendoli di regime, sempre pronti a denunciare i delitti commessi dai \"fuori di testa\" e a richiedere l'immediato ritorno dell'internamento coatto. I tagli sempre più forti e sempre più mirati effettuati in questo decennio hanno fatto il resto, privando i progetti di autonomia e di cura della sofferenza del terreno concreto sul quale svilupparsi. Le ASL hanno sempre più lesinato i fondi per tutti i progetti che non prevedevano la preminenza degli psichiatri nei percorsi di cura, le comunità di eccellenza, quelle con pochi utenti e molti educatori, sono state penalizzate mentre sono state premiate quelle che ripetevano in piccolo lo schema dei vecchi manicomi. Per quanto riguarda i presidi locali, poi, questi si sono trasformati in centri di spaccio di psicofarmaci e dispensatori di \"buoni consigli\". Le ultime leggi regionali che hanno riordinato in tutta Italia il settore hanno, infine, privilegiato le riduzioni della spesa, la costruzione di strutture residenziali per la cura della sofferenza psichiatrica gestite dalle vecchie figure mediche e con presenza di personale educativo ridotta al minimo e la centralità del ruolo dello psichiatra nel determinare il percorso istituzionale dell'utente.\r\nDulcis in fundo è stata riordinata la figura dell'educatore il quale è stato privato di tutte le competenze propriamente educative per trasformarlo in una figura assistenziale non diversa dall'infermiere o dall'assistente domiciliare. In pratica un altro controllore sociale sottoposto agli ordini dello psichiatra di turno, senza possibilità progettuali e incaricato di impedire qualsiasi progresso o autonomia delle persone affidategli. Insomma il \"matto\" è già tornato quello di prima: una bestia da rinchiudere e sul cui fascicolo scrivere: \"fine pena mai\".\r\nUna follia. Una delle tante follie criminali di chi ci governa. ","Sono anni che arano il terreno. Oggi paiono pronti a seminare: sono i fautori del ritorno dei manicomi. La proposta del deputato Ciccioli di riforma della legge 180/78, la cosiddetta “legge Basaglia”, approvata in commissione Affari sociali e sanità reintroduce – nei fatti – pesanti elementi di custodia neo-manicomiale.\r\nUna legge che si configura anche come una sorta di sanatoria verso le innumeri violazioni di una norma che aveva eliminato la reclusione obbligatoria delle persone con disagio psichico. Una norma che viene spesso aggirata, specie al sud, dove i manicomi non sono mai spariti del tutto.\r\nIl testo unico approvato in commissione sostituisce il TSO, trattamento sanitario obbligatorio con il TSN, trattamento sanitario “necessario”, che può avere un’appendice nella reclusione obbligatoria in strutture esterne non ospedaliere per sei mesi prorogabili ad un anno.\r\nSe questa legge passasse si riaprirebbe un’enorme discarica sociale per tutti coloro che non stanno nella norma, che danno fastidio, che vanno tenuti lontani dalla scena sociale. Significativa in questo senso l’introduzione degli arresti domiciliari manicomiali, che permettono alle famiglie di rinchiudere in casa il parente “matto”.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Pierluigi del Collettivo Antipsichiatrico “Antonin Artaud” di Pisa.\r\n","2018-10-17 23:00:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/camicia-di-forza-200x110.jpg","Verso la riapertura dei manicomi",1339416485,[360,406,407],"http://radioblackout.org/tag/manicomi/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria/",[200,202,409],"psichiatria",{"post_content":411,"tags":416},{"matched_tokens":412,"snippet":414,"value":415},[413],"Basaglia”","legge 180/78, la cosiddetta “legge \u003Cmark>Basaglia”\u003C/mark>, approvata in commissione Affari sociali","Sono anni che arano il terreno. Oggi paiono pronti a seminare: sono i fautori del ritorno dei manicomi. 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Significativa in questo senso l’introduzione degli arresti domiciliari manicomiali, che permettono alle famiglie di rinchiudere in casa il parente “matto”.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Pierluigi del Collettivo Antipsichiatrico “Antonin Artaud” di Pisa.\r\n\r\nAscolta il suo intervento a radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/2012-06-10-manicomi-pierluigi-coll-artaud.mp3|titles=2012 06 10 manicomi pierluigi coll artaud]\r\n\r\nScarica il file\r\n\r\nLa legge 180, la cosiddetta legge “\u003Cmark>Basaglia”\u003C/mark>, dal nome dello psichiatra che aveva ispirato con la sua pratica la fine dell’orrore manicomiale, aveva recepito alcuni principi di libertà che una generazione di psichiatri, rigorosamente nemici dell'internamento e della soppressione dell'identità del sofferente psichiatrico, aveva iniziato a sperimentare un decennio prima.\r\nLa legge 180, ovviamente, non recepiva interamente quell'impianto dal momento che questo era basato sulla messa in discussione dei ruoli medici all'interno della psichiatria e su una pratica di accoglienza del sofferente psichiatrico, al quale non doveva essere tolta la libertà. La 180, però, aveva comunque un merito: dichiarava illegittimo l'internamento su semplice richiesta del medico curante, chiudeva quei lager innominabili chiamati manicomio e prevedeva la possibilità della cura attraverso presidi sanitari e ambulatori. Insomma il “matto” cessava di essere una strana bestia, degna al contempo di orrore e pietà, da rinchiudere in appositi luoghi per non turbare la serenità della società \"normale\", per diventare una persona sofferente e in quanto tale depositaria del diritto a essere assistita senza lederne la libertà.\r\nTutto questo non è mai stato applicato fino in fondo: nel centro e nel sud del paese i manicomi non sono mai stati chiusi, i fondi per la deistituzionalizzazione sono sempre stati pochi e risicati. Le ASL, soggetti ai quali competeva la costruzione di presidi e luoghi di cura, hanno sempre evitato di attivarsi in questo senso preferendo investire denaro in affari più lucrosi: non poche delle comunità sorte per sostituire i vecchi manicomi sono state fin troppo simili ai vecchi lager... Nonostante tutto questo, decine di migliaia di persone hanno finalmente trovato una dimensione più umana nella quale vivere, alcune migliaia di loro hanno iniziato un percorso che le ha portate a una maggiore o minore autonomia, altre migliaia hanno potuto evitare la carcerazione a vita in quei luoghi indecenti. Tutto questo non è andato bene a un sacco di gente: non è andato bene agli psichiatri che, tranne le eccezioni che dettero vita alla stagione antipsichiatrica, hanno continuato a maledire una legge che toglieva loro l'assoluto potere sulle vite dei ricoverati, non è andato bene ai custodi dell'ordine sociale che ritengono eretico pensare che una società debba accogliere al proprio interno chi soffre proprio a causa delle storture dell'ordine dominante, non è andato bene, infine, a tutte quelle figure che campano sulle rigide suddivisioni tra \"sani\" e \"malati\", cani da guardia dell'ordine sociale e mentale e ben decisi a perpetuarlo all'infinito. Queste figure e le lobby influenti alle quali hanno dato vita, hanno continuato dall'emissione della legge 180 (1978) fino a oggi a soffiare sul fuoco delle \"povere famiglie abbandonate\" che avrebbero dovuto gestirsi \"il matto in casa\", evitando ovviamente di dire loro che se questo accadeva non era certo colpa della 180 quanto del boicottaggio effettuato proprio contro di essa, lesinando i fondi, impedendo gli inserimenti lavorativi, privando i soggetti psichiatrizzati della possibilità di affittare casa, di avviare relazioni stabili e, in generale, di vivere una vita non diversa dai \"sani\".\r\nLa distruzione della 180 è stata così avviata con la complicità dei pennivendoli di regime, sempre pronti a denunciare i delitti commessi dai \"fuori di testa\" e a richiedere l'immediato ritorno dell'internamento coatto. 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