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Quest'ultimo capo di imputazione segnala un impianto giudiziario volto a criminalizzare la lotta per il diritto all'abitare e le azioni di solidarietà con accuse faziose e assurde: nel fascicolo firmato dalla Procura di Milano, infatti, l'attività del Comitato viene equiparata a un \"racket\" per l'occupazione di case popolari sfitte.\r\n\r\nIn seguito all'operazione il Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio ha organizzato per il primo pomeriggio una conferenza stampa di fronte ad alcune delle abitazioni poste sotto sequestro, mentre alle 18 un corteo di risposta partirà da piazza Tirana, nel cuore del quartiere Giambellino.\r\n\r\nLa corrispondenza con Mattia del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/giambellino_13dic.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nNelle stesse ore a Cosenza le forze dell'ordine hanno messo in campo un'operazione molto simile nei confronti del Comitato Prendocasa, notificando a 16 componenti un avviso di conclusione delle indagini con varie accuse fra cui, per 5 di loro, quella di associazione a delinquere. Anche qui un teorema infamante e surreale, con tanto di nomi e cognomi degli attivist* per il diritto all'abitare sbattuti in prima pagina.\r\n\r\nIl commento di Simone di Prendocasa Cosenza:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/prendocasa_cosenza.mp3\"][/audio]","13 Dicembre 2018","2018-12-13 14:35:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/12028236_MGTHUMB-INTERNA-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/12028236_MGTHUMB-INTERNA-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/12028236_MGTHUMB-INTERNA-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/12028236_MGTHUMB-INTERNA.jpg 414w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lotte per il diritto all'abitare sotto attacco a Milano e Cosenza",1544711700,[227,228,66,144],"http://radioblackout.org/tag/cosenza/","http://radioblackout.org/tag/diritto-allabitare/",[230,231,15,18],"cosenza","diritto all'abitare",{"post_content":233},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[151,82,152,153],"ha portato al sequestro della \u003Cmark>Base\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Solidarietà\u003C/mark> \u003Cmark>Popolare\u003C/mark> (sede del Comitato Abitanti Giambellino","Questa mattina alle prime luci dell'alba nel quartiere \u003Cmark>popolare\u003C/mark> del Giambellino - a Milano - è scattata una grossa operazione \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia che ha portato al sequestro della \u003Cmark>Base\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Solidarietà\u003C/mark> \u003Cmark>Popolare\u003C/mark> (sede del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio), allo sgombero \u003Cmark>di\u003C/mark> 9 case popolari occupate e all'arresto \u003Cmark>di\u003C/mark> altrettanti membri del comitato, tradotti ai domiciliari.\r\n\r\nPer loro l'accusa è \u003Cmark>di\u003C/mark> resistenza a pubblico ufficiale e \u003Cmark>di\u003C/mark> associazione a delinquere finalizzata all'occupazione abusiva. 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Un scelta coerente con la propria storia e i propri principi.\r\nLa vicenda è stata ampiamente coperta dai media main stream. Sul web si è scatenata una vera tempesta.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Michele di Dynamo Dora.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 05 23 michele dynamo dora\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il comunicato di Dynamo Dora:\r\n\r\n \r\n\r\n“Negli ultimi giorni ci siamo trovati al centro di un’aspra polemica legata alla nostra Festa del Rugby Popolare. Pochi giorni fa abbiamo infatti ricevuto la richiesta di una squadra femminile, la Sigonella Hoplite Rugby Club, che ci chiedeva di poter partecipare al torneo da noi organizzato. Incuriositi dal nome insolito, è stato facile scoprire che si trattava di una rappresentanza sportiva della base militare Nato di Sigonella, in Sicilia. Non abbiamo avuto alcun dubbio nel rispondere e abbiamo ribadito con poche frasi, scanzonate ma decise, l’incompatibilità dell’evento con soldati, militari e guerrafondai di ogni genere.\r\nSigonella è una tra le più importanti basi aeronautiche Nato, in Italia e nel Mediterraneo, che militarizza da sessant’anni un territorio a discapito della popolazione locale ed è coinvolta con un ruolo di primo piano nello sviluppo del progetto MUOS. Quest’ultimo consiste nella costruzione di un sistema di telecomunicazioni satellitari e radar che serve ad orientare gli aerei militari, ha un gravissimo impatto ambientale ed è gestito dal dipartimento della difesa statunitense. Storicamente la popolazione siciliana si è sempre opposta a questa presenza coatta con mobilitazioni popolari, non ultimo il Comitato No Muos. Le più recenti notizie riguardano la concessione della base per l’utilizzo di droni e aerei spia che serviranno in missioni di guerra.\r\nCome Dynamo Dora Rugby abbiamo sempre sostenuto le lotte popolari. Abbiamo deciso di farlo partecipando a tornei, iniziative ed eventi legati ai valori che ci rispecchiano: l’antifascismo, l’antirazzismo e l’antisessismo. Crediamo da sempre nei principi dell’autorganizzazione e della solidarietà, siamo al fianco delle lotte contro le ingiustizie sociali e appoggiamo fermamente il movimento contro l’alta velocità in Valsusa. Questi valori si concretizzano nella nostra idea di sport, che non vogliamo neutrale né indifferente, ma partigiano, radicato nella nostra idea di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Condividiamo questa prospettiva con una rete di realtà, squadre e palestre con cui tentiamo di dare corpo ogni giorno ad un’idea di sport differente.\r\nQuesto è il retroterra che ha motivato un rifiuto per noi ovvio, il quale ha suscitato sui social una canea che non ci aspettavamo. \"Il rugby non divide, unisce sempre\", \"lo sport è al di sopra delle questioni politiche\", questo è il tema ricorrente nei commenti di chi non ha condiviso la nostra scelta di escludere la partecipazione delle \"sigonelle\": la squadra di rugby femminile della base Nato siciliana. Precisiamo: non abbiamo impedito a delle \"ragazze come tutte le altre\" di partecipare e rinnoviamo l’invito a chiunque, quale che sia la sua nazionalità. Abbiamo invece impedito la partecipazione di un gruppo militare, a cui rinnoviamo il nostro invito a lasciare il pianeta, in piena coerenza con l' antimilitarismo che ci definisce. Se le soldatesse volessero rinunciare al loro incarico e rinnegare il loro mandato, saremmo incondizionatamente disponibili ad accoglierle festanti, abbracciarle e condividere il nostro barbecue e un bel momento di sport. Dubitiamo tuttavia che possa accadere... e allora ci spiace, ma non basta togliersi la divisa e infilarsi una maglietta da rugby per far finta di essere \"solo delle ragazze che giocano a rugby\". Perché lo sport unisce, ma non può essere indifferente. Indifferente per esempio rispetto alla funzione della base di Sigonella. Troppo spesso si sente parlare a vanvera di una presunta neutralità del rugby, ci viene imposta la narrazione di uno sport specchio di una società priva di conflitti, in cui bisogna includere tutto e tutti, ma non la politica. Il nostro criterio invece è quello di unire attraverso contenuti forti, di viverli giornalmente negli spogliatoi, in campo e in città, anteponendoli anche alla competizione e al successo agonistico. Per due interi giorni la nostra pagina facebook è stata sistematicamente bombardata da critiche, insulti e attacchi verbali.\r\nCi teniamo innanzitutto a precisare che le dichiarazioni fatte non provengono dalla bocca del nostro allenatore ma da una squadra tutta, che ha deciso di organizzarsi orizzontalmente senza scale gerarchiche\r\nSoffermiamoci un istante ad analizzare il tenore e la provenienza di questi commenti. Se ci sono stati alcuni rilievi genuini alla forma del nostro rifiuto, siamo stati perlopiù sommersi da invettive di chiara provenienza: insulti omofobi scritti in inglese da soldati delle basi, post infuriati di poliziotti mossi da spirito corporativo, messaggi privati che inneggiano al duce e candidati locali della lega nord che si proclamano candidamente nazionalsocialisti. Dulcis in fundo ci siamo imbattuti in un articolo di “alto giornalismo” contro l’intolleranza nel rugby, che paragona l’accaduto a un precedente episodio accaduto a Roma qualche anno fa, quando a un militante neofascista è stato impedito l’ingresso nel campo dell’ex Cinodromo occupato per disputare una partita. L’aspetto divertente è che l’autore dell’articolo in questione sia lo stesso fascista coinvolto nella vicenda, ed è inutile dire che ci riconosciamo nel gesto esemplare dei fratelli e delle sorelle degli All Reds, perché di certi rifiuti e certe scelte facciamo una bandiera.Rivendichiamo insomma pienamente i motivi della nostra decisione e rilanciamo questo comunicato, con cui abbiamo voluto prendere parola e chiarire la nostra posizione, invitando tutte le realtà rugbistiche a noi affini, ma più in generale il mondo dello sport popolare, partigiano e solidale, a condividerlo e a sostenerci.\r\nÈ in questo spirito che chi vorrà condividere con noi due giornate di rugby e di festa è il benvenuto, il 2 e 3 giugno al Motovelodromo di Corso Casale.\r\n\r\nVivo, sono partigiano. 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Incuriositi dal nome insolito, è stato facile scoprire che si trattava \u003Cmark>di\u003C/mark> una rappresentanza sportiva della \u003Cmark>base\u003C/mark> militare Nato \u003Cmark>di\u003C/mark> Sigonella, in Sicilia. Non abbiamo avuto alcun dubbio nel rispondere e abbiamo ribadito con poche frasi, scanzonate ma decise, l’incompatibilità dell’evento con soldati, militari e guerrafondai \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni genere.\r\nSigonella è una tra le più importanti basi aeronautiche Nato, in Italia e nel Mediterraneo, che militarizza da sessant’anni un territorio a discapito della popolazione locale ed è coinvolta con un ruolo \u003Cmark>di\u003C/mark> primo piano nello sviluppo del progetto MUOS. Quest’ultimo consiste nella costruzione \u003Cmark>di\u003C/mark> un sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> telecomunicazioni satellitari e radar che serve ad orientare gli aerei militari, ha un gravissimo impatto ambientale ed è gestito dal dipartimento della difesa statunitense. Storicamente la popolazione siciliana si è sempre opposta a questa presenza coatta con mobilitazioni popolari, non ultimo il Comitato No Muos. Le più recenti notizie riguardano la concessione della \u003Cmark>base\u003C/mark> per l’utilizzo \u003Cmark>di\u003C/mark> droni e aerei spia che serviranno in missioni \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra.\r\nCome Dynamo Dora Rugby abbiamo sempre sostenuto le lotte popolari. Abbiamo deciso \u003Cmark>di\u003C/mark> farlo partecipando a tornei, iniziative ed eventi legati ai valori che ci rispecchiano: l’antifascismo, l’antirazzismo e l’antisessismo. Crediamo da sempre nei principi dell’autorganizzazione e della \u003Cmark>solidarietà\u003C/mark>, siamo al fianco delle lotte contro le ingiustizie sociali e appoggiamo fermamente il movimento contro l’alta velocità in Valsusa. Questi valori si concretizzano nella nostra idea \u003Cmark>di\u003C/mark> sport, che non vogliamo neutrale né indifferente, ma partigiano, radicato nella nostra idea \u003Cmark>di\u003C/mark> ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Condividiamo questa prospettiva con una rete \u003Cmark>di\u003C/mark> realtà, squadre e palestre con cui tentiamo \u003Cmark>di\u003C/mark> dare corpo ogni giorno ad un’idea \u003Cmark>di\u003C/mark> sport differente.\r\nQuesto è il retroterra che ha motivato un rifiuto per noi ovvio, il quale ha suscitato sui social una canea che non ci aspettavamo. \"Il rugby non divide, unisce sempre\", \"lo sport è al \u003Cmark>di\u003C/mark> sopra delle questioni politiche\", questo è il tema ricorrente nei commenti \u003Cmark>di\u003C/mark> chi non ha condiviso la nostra scelta \u003Cmark>di\u003C/mark> escludere la partecipazione delle \"sigonelle\": la squadra \u003Cmark>di\u003C/mark> rugby femminile della \u003Cmark>base\u003C/mark> Nato siciliana. 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Oggi l'accusa ha visto accogliere la richiesta di costituire come parte civile il ministero della Difesa, il ministero degli Interni e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un primo atto dunque che marca sin dal principio l'obiettivo della controparte.\r\n\r\nL'accusa di associazione a delinquere si basa su di un teorema dalle brillanti forzature al limite tra il fantasioso e il grottesco, costruito ad hoc sulla base di migliaia di pagine di intercettazioni, annotazioni della Digos, pedinamenti e microspie. Un tentativo, quello della Procura e della Questura torinesi, di criminalizzare le lotte, il dissenso in ogni sua forma e la lotta contro il tav in Val di Susa in primis, basato su una narrazione che spia dal buco della serratura per produrre un artefatto che fa acqua da tutte le parti.\r\n\r\nDopo una prima bocciatura da parte del Gip dell'accusa di associazione sovversiva, derubricando quindi l'imputazione ad associazione a delinquere, oggi si è tenuta la prima udienza di un processo che ha tutte le caratteristiche per essere considerato anomalo nel panorama della giurisprudenza italiana.\r\n\r\nMolti sono stati i contributi che si sono susseguiti durante il presidio di questa mattina, dallo Spazio Popolare Neruda, anch'esso sotto attacco all'interno di queste indagini, ai percorsi di lotta per la casa, ai collettivi studenteschi ed ecologisti e, non da ultimo, quello del movimento No Tav che ha sottolineato il significato di essere tutti e tutte parte di un'associazione sì, ma per resistere.\r\n\r\nE' chiara la volontà di non lasciar passare sotto silenzio un attacco come questo, perché andrebbe a costituire un precedente gravissimo per tutte le lotte, le esperienze, i percorsi che si pongono l'obiettivo di vivere in maniera diversa e lottare insieme per cambiare un sistema sociale distruttivo, sfruttatore e mortifero come quello vigente.\r\n\r\nCome Informazione di Blackout abbiamo seguito in diretta il presidio sotto al Tribunale per dare voce alla solidarietà e ai punti di vista delle persone presenti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/Presidio-tribunale-associazione.mp3\"][/audio]","20 Ottobre 2022","2022-10-20 16:52:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/signal-2022-10-20-160338-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"266\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/signal-2022-10-20-160338-300x266.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/signal-2022-10-20-160338-300x266.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/signal-2022-10-20-160338-768x682.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/signal-2022-10-20-160338.jpeg 912w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino: presidio sotto al tribunale in solidarietà ai compagn* accusat* di associazione a delinquere.",1666284752,[308,309,310],"http://radioblackout.org/tag/associazione-a-delinquere/","http://radioblackout.org/tag/criminalizzazione-del-dissenso/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[312,313,314],"associazione a delinquere","criminalizzazione del dissenso","torino",{"post_content":316,"post_title":320},{"matched_tokens":317,"snippet":318,"value":319},[91,82,82,82],"grottesco, costruito ad hoc sulla \u003Cmark>base\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> pagine \u003Cmark>di\u003C/mark> intercettazioni,","Questa mattina a Torino si è tenuta la prima udienza del processo che vede coinvolti decine e decine \u003Cmark>di\u003C/mark> compagni e compagne del centro sociale Askatasuna e del Movimento No Tav con l'accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> associazione a delinquere. 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Un tentativo, quello della Procura e della Questura torinesi, \u003Cmark>di\u003C/mark> criminalizzare le lotte, il dissenso in ogni sua forma e la lotta contro il tav in Val \u003Cmark>di\u003C/mark> Susa in primis, basato su una narrazione che spia dal buco della serratura per produrre un artefatto che fa acqua da tutte le parti.\r\n\r\nDopo una prima bocciatura da parte del Gip dell'accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> associazione sovversiva, derubricando quindi l'imputazione ad associazione a delinquere, oggi si è tenuta la prima udienza \u003Cmark>di\u003C/mark> un processo che ha tutte le caratteristiche per essere considerato anomalo nel panorama della giurisprudenza italiana.\r\n\r\nMolti sono stati i contributi che si sono susseguiti durante il presidio \u003Cmark>di\u003C/mark> questa mattina, dallo Spazio \u003Cmark>Popolare\u003C/mark> Neruda, anch'esso sotto attacco all'interno \u003Cmark>di\u003C/mark> queste indagini, ai percorsi \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta per la casa, ai collettivi studenteschi ed ecologisti e, non da ultimo, quello del movimento No Tav che ha sottolineato il significato \u003Cmark>di\u003C/mark> essere tutti e tutte parte \u003Cmark>di\u003C/mark> un'associazione sì, ma per resistere.\r\n\r\nE' chiara la volontà \u003Cmark>di\u003C/mark> non lasciar passare sotto silenzio un attacco come questo, perché andrebbe a costituire un precedente gravissimo per tutte le lotte, le esperienze, i percorsi che si pongono l'obiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> vivere in maniera diversa e lottare insieme per cambiare un sistema sociale distruttivo, sfruttatore e mortifero come quello vigente.\r\n\r\nCome Informazione \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout abbiamo seguito in diretta il presidio sotto al Tribunale per dare voce alla \u003Cmark>solidarietà\u003C/mark> e ai punti \u003Cmark>di\u003C/mark> vista delle persone presenti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/Presidio-tribunale-associazione.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":321,"snippet":322,"value":322},[78,82],"Torino: presidio sotto al tribunale in \u003Cmark>solidarietà\u003C/mark> ai compagn* accusat* \u003Cmark>di\u003C/mark> associazione a delinquere.",[324,326],{"field":121,"matched_tokens":325,"snippet":318,"value":319},[91,82,82,82],{"field":124,"matched_tokens":327,"snippet":322,"value":322},[78,82],{"best_field_score":292,"best_field_weight":211,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":329,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},"2310390568233992306",6646,{"collection_name":59,"first_q":20,"per_page":332,"q":20},6,12,{"facet_counts":335,"found":129,"hits":371,"out_of":597,"page":22,"request_params":598,"search_cutoff":37,"search_time_ms":333},[336,347],{"counts":337,"field_name":345,"sampled":37,"stats":346},[338,341,343],{"count":339,"highlighted":340,"value":340},10,"anarres",{"count":22,"highlighted":342,"value":342},"frittura mista",{"count":22,"highlighted":344,"value":344},"liberation front","podcastfilter",{"total_values":130},{"counts":348,"field_name":36,"sampled":37,"stats":369},[349,351,353,355,357,359,361,363,365,367],{"count":17,"highlighted":350,"value":350},"repressione",{"count":22,"highlighted":352,"value":352},"tobia",{"count":22,"highlighted":354,"value":354},"esuli",{"count":22,"highlighted":356,"value":356},"carrara",{"count":22,"highlighted":358,"value":358},"11 aprile",{"count":22,"highlighted":360,"value":360},"luca abbà",{"count":22,"highlighted":362,"value":362},"licenziamenti",{"count":22,"highlighted":364,"value":364},"arrestati no tav",{"count":22,"highlighted":366,"value":366},"violenza di stato",{"count":22,"highlighted":368,"value":368},"primo maggio 2014",{"total_values":370},34,[372,403,428,516,546,573],{"document":373,"highlight":391,"highlights":396,"text_match":399,"text_match_info":400},{"comment_count":48,"id":374,"is_sticky":48,"permalink":375,"podcastfilter":376,"post_author":340,"post_content":377,"post_date":378,"post_excerpt":54,"post_id":374,"post_modified":379,"post_thumbnail":380,"post_title":381,"post_type":382,"sort_by_date":383,"tag_links":384,"tags":388},"17163","http://radioblackout.org/podcast/turchia-nascono-le-assemblee-popolari/",[340],"Due settimane fa, dopo il violento sgombero di Gezi Park e Piazza Taksim ad Istanbul, i media italiani hanno calato il sipario sulla situazione in Turchia.\r\nIl movimento di lotta ha saputo rinnovarsi ed estendersi, senza perdere la sua forza e mantenendo una forte partecipazione popolare.\r\nDopo giorni di autogestione, di solidarietà, di resistenza e condivisione nelle strade di Istanbul e di molte altre città della Turchia, lo sgombero della “Comune di Gezi Park” da parte della polizia non ha certo fermato le proteste.\r\nIl fatto più interessante è stata la nascita di assemblee aperte in molte città turche. In questo momento ci sono circa 82 assemblee attive in 11 città. Il loro numero è in crescita e costituiscono un importante strumento di autorganizzazione e di autogestione del movimento. Un movimento che ha imparato ad incontrarsi e conoscersi nelle lunghe giornate di resistenza e autogoverno della piazza tra Gezi, Taksim e tanti altri luoghi in Turchia.\r\nIn queste settimane il governo ha provato a stroncare il movimento. Oltre alla brutale repressione di piazza e alla sistematica disinformazione dei media ufficiali c’è stata una crescita un aumento degli attacchi fascisti delle squadracce del premier Erdoğan contro le assemblee ed una vera e propria caccia alle streghe che ha portato nelle principali città all'arresto di decine di militanti rivoluzionari.\r\nIn queste due settimane, in forme diverse, la rivolta è andata avanti.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Dario, un compagno che è stato diverse volte in Turchia e conosce bene il paese.\r\nAscolta la diretta\r\n2013 06 28 dario turchia\r\n\r\nAssemblee, proteste simboliche - uomini in piedi -, cortei duramente repressi, scontri notturni nella capitale Ankara. Martedì 25 giugno migliaia di persone sono tornate in piazza ad Istanbul contro la scarcerazione del poliziotto che ad Ankara aveva ucciso, sparandogli, il lavoratore Ethem Sarısülük. Ma non solo.\r\n\r\nCon lo slogan “Sono Ethem Sarısülük, non avevo armi né bombe lacrimogene, la polizia mi ha ucciso sparandomi alla testa, oggi la polizia ha rilasciato il mio assassino” si sono tenute, nonostante la repressione della polizia, 15 manifestazioni in 10 città. Manifestazioni simili, contro gli arresti e contro la violenza della polizia si sono tenute anche sabato 29 giugno ad Istanbul ed in altre città. Una folla di migliaia di persone è tornata a riempire Piazza Taksim, oltre 10 persone sono state arrestate da agenti in borghese al termine della protesta. Ad Ankara invece nella stessa giornata un primo assembramento di qualche centinaio di persone nella zona universitaria è stato subito attaccato dalla polizia con lacrimogeni ed idranti con acqua urticante, nel tentativo di impedire una manifestazione per Ethem Sarısülük.\r\n\r\nNel movimento di lotta in Turchia gli anarchici sono impegnati sin dai primi giorni. Nonostante in Turchia si sia sviluppato solo negli ultimi decenni un movimento anarchico, la presenza dei compagni è radicata ad Istanbul, Ankara ed Izmir, come in altre città minori. Oltre ad aver partecipato alla resistenza nelle strade e ad aver difeso i manifestanti negli scontri, gli anarchici prendono parte attivamente al movimento assembleare portando avanti pratiche libertarie ed autogestionarie, cercando di allargare la base del movimento a tutti gli oppressi e gli sfruttati.\r\n\r\nLa situazione in Turchia è in continua evoluzione. Oltre alla repressione del governo, alla forza del movimento, alla strumentalizzazione dei partiti di opposizione, ed al ruolo storicamente ingombrante dell'esercito che ancora non è sceso in campo, c'è uno scenario internazionale ancora più complesso. La Turchia è attraversata da una rivolta contro un governo che mira a riportare il paese ai fasti dell'impero ottomano attraverso una politica estera aggressiva sull'area mediterranea e medio orientale. La Turchia deve barcamenarsi tra la guerra in Siria, le pressioni degli Stati Uniti e le crescenti tensioni nella regione.\r\nIn queste settimane molti si erano interrogati sull'assenza dei curdi e dei loro movimenti dalle proteste. Sebbene il BDP (partito curdo presente in parlamento) sia stato presente in piazza sin dai primi giorni, nonostante il leader del PKK Abdullah Öcalan abbia dichiarato il sostegno dei curdi alla lotta di Gezi Park, i movimenti curdi hanno mantenuto un profilo bassa. Probabilmente i negoziati in corso, la speranza che Erdogan mantenesse le promesse di autonomia della regione, dopo la rinuncia ai progetti di indipendenza hanno avuto il loro peso. Negli ultimi giorni però proprio dal Kurdistan è partita un'altra scintilla di rivolta.\r\nIl 28 giugno la gendarmeria turca ha aperto il fuoco su manifestanti curdi che protestavano contro la costruzione dell'ennesima caserma a Lice uccidendo il diciottenne Medeni Yıldırım e provocando numerosi feriti di cui alcuni molto gravi. Questa ferocia ha generato una nuova ondata di proteste in Kurdistan come ad Istanbul, che si è affiancata alle proteste che continuano contro le brutalità della polizia nella repressione della rivolta di Gezi Park. Per i curdi si tratta di una provocazione da parte del governo per bloccare i negoziati in corso tra il PKK e lo stato turco. 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La piazza dei disertori\r\nSabato 24 febbraio, secondo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, in tantissimi hanno dato vita a una giornata di lotta antimilitarista, all’insegna della solidarietà con gli uomini, le donne, i bambini e le bambine che in ogni dove muoiono in guerre fatte per affermare gli interessi di ristrette élite dominanti.\r\nQuel pomeriggio, nonostante la pioggia, vento e freddo avessero riportato l’inverno in città, piazza Castello si è rapidamente riempita.\r\nIl sostegno ai disertori di tutte le guerre è stato uno dei momenti centrali della giornata di lotta antimilitarista.\r\nDisertare la guerra era scritto su uno degli striscioni della piazza.\r\nIn ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.\r\n\r\nAntiabortisti all’attacco\r\nÈ approdata alla Camera dei Deputati la proposta di legge di iniziativa popolare «Un cuore che batte», promossa da realtà associative ultracattoliche come Pro Vita & Famiglia onlus.\r\nObiettivo di questa proposta di legge è infatti modificare la legge n.194 del 1978 – che stabilisce i limiti interno ai quali è possibile effettuare legalmente un’interruzione volontaria di gravidanza (IVG),– per obbligare il personale medico a far ascoltare, alle donne incinte intenzionate ad abortire, il presunto battito cardiaco del feto. Una procedura pericolosa per il feto ed una volgare pressione nei confronti delle donne perché “all’inizio della gravidanza non è subito visibile quello che viene erroneamente definito battito cardiaco fetale. Nell’embrione, in quel periodo, non c’è un cuore: l’ecografo trasforma in un suono quella che è un’onda prodotta da un effetto doppler.”\r\nQuesta proposta serve a fare pressione e ad allungare i tempi della procedura prevista per abortire, ostacolando di fatto l’accesso all’IVG. Ma non è l’unico caso di attacco frontale al diritto all’aborto. Sono in attesa di discussione anche altri disegni di legge presentati di recente da alcuni senatori del centrodestra, che mirano a modificare l’articolo 1 del codice civile al fine di riconoscere al feto la capacità giuridica al momento del concepimento e non dopo la nascita, come previsto attualmente. Un modo per annullare la libertà di scelta a far tornare le lancette al tempo in cui abortire era un reato penale.\r\nNe abbiamo parlato con Patrizia Nesti\r\n\r\nPer una barriera libera e solidale!\r\nVia i militari!\r\nVivere in periferia non è mai stato facile. Oggi va ancora peggio: ovunque si allungano le file dei senza casa, senza reddito, senza prospettive. Per mettere insieme il pranzo con la cena in tanti si adattano ad una miriade di lavori precari, sottopagati, in nero, senza tutele.\r\nOvunque si allunga la lista dei morti e dei mutilati: non sono incidenti ma la feroce logica del profitto che si mangia la vita e la salute di tanta gente.\r\nIn questi ultimi anni i ricchi sono diventati ancora più ricchi, mentre chi era povero è diventato ancora più povero.\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 16 marzo\r\nCorteo No CPR\r\nore 14,30\r\npiazza Castello\r\n\r\nVenerdì 22 marzo\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nDecolonialità e internazionalismo\r\nVerso un’idea non nazionalista della decolonialità\r\nIl concetto di decolonialità è molto citato negli ultimi anni ma non sempre compreso. Manca soprattutto un’elaborazione di questa idea che la separi da nazionalismi, comunitarismi e approcci basati su una prospettiva unica (piuttosto che su intersezioni) che rischiano di farla diventare una concezione escludente quando non lo è. È importante ricordare che, come elaborata originariamente dal collettivo Modernità-Colonialità-Decolonialità (MCD) e poi arricchita dai contributi del femminismo indigeno, degli studi sul pluriverso e delle epistemologie del Sud per non citare che alcuni dei principali ambiti di discussione, la decolonialità mira a superare i limiti di precedenti approcci.\r\nSi tratta in particolare del culturalismo dei Postcolonial Studies, che si sono spesso limitati a critiche della colonialità che restavano limitate a un’analisi del discorso e confinate in ambiti accademici, e dell’economicismo di teorie quali lo sviluppo ineguale o il sistema mondo, incapaci di includere quello che gli approcci decoloniali chiamano la ‘decolonizzazione epistemica’. In questo senso, i punti qualificanti della decolonialità sono la necessità di non limitarsi alla pura teoria per connettersi alle lotte e situazioni reali, di riscoprire modi di pensare al di fuori delle tradizioni intellettuali europee e di costruire ponti di solidarietà militanti attraverso diverse culture e assi di intervento.\r\nSulla base di questo discorso introduttivo, e di alcuni casi empirici sudamericani di interazione tra gruppi anarchici e comunità indigene e afrodiscendenti, si discuteranno le basi di un progetto anarchico di decolonialità, basato sul fatto che la tradizione anarchica e molte delle comunità sopracitate condividono punti chiave quali la prassi organizzativa orizzontale, l’azione diretta e l’idea di territorio come relazione sociale piuttosto che come area delimitata da confini “sovrani”. Esse condividono inoltre critiche delle principali pratiche autoritarie che hanno caratterizzato la Sinistra europea ed eurocentrica, quali il concetto di avanguardia politica, quello di intellettuale organico (di solito maschio e bianco) chiamato a “guidare” le lotte, l’idea della rivoluzione come mera presa del potere politico e quella della decolonizzazione o “liberazione nazionale” come mera costruzione di un nuovo Stato.\r\nIn una singola definizione, anarchismo e “lotta afro-indigena” condividono il principio della coerenza tra la teoria e la prassi, che dovrebbe ispirare il più vasto campo della decolonialità.\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nSabato 23 marzo\r\nore 15 giardinetti tra corso Giulio Cesare e via Montanaro \r\nAssemblea\r\nCase senza persone, persone senza casa\r\nCon Filippo Borreani, sociologo e con Prendocasa\r\npoi musica, poesia, socialità\r\n(organizza oltredora antifascista)\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","7 Marzo 2024","2024-03-08 10:19:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/01-200x110.jpeg","Anarres del primo marzo. CPR: situazione incandescente. Piazza dei disertori. Antiabortisti all’attacco...",1709833803,[],[],{"post_content":417},{"matched_tokens":418,"snippet":419,"value":420},[82,82,78,82,91,82],"e \u003Cmark>di\u003C/mark> costruire ponti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>solidarietà\u003C/mark> militanti attraverso diverse culture e assi \u003Cmark>di\u003C/mark> intervento.\r\nSulla \u003Cmark>base\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> questo discorso introduttivo, e","ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout. Anche in streaming.\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/2024-03-01-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\nCPR. Una situazione sempre più incandescente\r\nSi moltiplicano le notizie \u003Cmark>di\u003C/mark> rivolte e proteste nei CPR della Penisola.\r\nLa decisione \u003Cmark>di\u003C/mark> prolungare la detenzione amministrativa a 18 mesi, nei fatti una vera pena detentiva, comminata senza processo, ha innescato una ulteriore ondata \u003Cmark>di\u003C/mark> proteste in queste prigioni per migranti, dove il fuoco delle rivolte è spesso divampato.\r\nDa Gradisca d’Isonzo a Milano, da Macomer a Ponte Galeria, da Trapani Milo a Caltanissetta ci sono state ribellioni, fughe e durissima repressione.\r\nNel frattempo va aventi l’iter autorizzativo dei due CPR in Albania, e c’è la proposta \u003Cmark>di\u003C/mark> un CPR a Ferrara.\r\nAbbiamo provato a fare un quadro e qualche riflessione con Raffaele\r\n\r\nTorino. La piazza dei disertori\r\nSabato 24 febbraio, secondo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, in tantissimi hanno dato vita a una giornata \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta antimilitarista, all’insegna della \u003Cmark>solidarietà\u003C/mark> con gli uomini, le donne, i bambini e le bambine che in ogni dove muoiono in guerre fatte per affermare gli interessi \u003Cmark>di\u003C/mark> ristrette élite dominanti.\r\nQuel pomeriggio, nonostante la pioggia, vento e freddo avessero riportato l’inverno in città, piazza Castello si è rapidamente riempita.\r\nIl sostegno ai disertori \u003Cmark>di\u003C/mark> tutte le guerre è stato uno dei momenti centrali della giornata \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta antimilitarista.\r\nDisertare la guerra era scritto su uno degli striscioni della piazza.\r\nIn ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della patria, della religione, degli interessi \u003Cmark>di\u003C/mark> pochi potenti.\r\n\r\nAntiabortisti all’attacco\r\nÈ approdata alla Camera dei Deputati la proposta \u003Cmark>di\u003C/mark> legge \u003Cmark>di\u003C/mark> iniziativa \u003Cmark>popolare\u003C/mark> «Un cuore che batte», promossa da realtà associative ultracattoliche come Pro Vita & Famiglia onlus.\r\nObiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> questa proposta \u003Cmark>di\u003C/mark> legge è infatti modificare la legge n.194 del 1978 – che stabilisce i limiti interno ai quali è possibile effettuare legalmente un’interruzione volontaria \u003Cmark>di\u003C/mark> gravidanza (IVG),– per obbligare il personale medico a far ascoltare, alle donne incinte intenzionate ad abortire, il presunto battito cardiaco del feto. Una procedura pericolosa per il feto ed una volgare pressione nei confronti delle donne perché “all’inizio della gravidanza non è subito visibile quello che viene erroneamente definito battito cardiaco fetale. Nell’embrione, in quel periodo, non c’è un cuore: l’ecografo trasforma in un suono quella che è un’onda prodotta da un effetto doppler.”\r\nQuesta proposta serve a fare pressione e ad allungare i tempi della procedura prevista per abortire, ostacolando \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto l’accesso all’IVG. Ma non è l’unico caso \u003Cmark>di\u003C/mark> attacco frontale al diritto all’aborto. Sono in attesa \u003Cmark>di\u003C/mark> discussione anche altri disegni \u003Cmark>di\u003C/mark> legge presentati \u003Cmark>di\u003C/mark> recente da alcuni senatori del centrodestra, che mirano a modificare l’articolo 1 del codice civile al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> riconoscere al feto la capacità giuridica al momento del concepimento e non dopo la nascita, come previsto attualmente. Un modo per annullare la libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> scelta a far tornare le lancette al tempo in cui abortire era un reato penale.\r\nNe abbiamo parlato con Patrizia Nesti\r\n\r\nPer una barriera libera e solidale!\r\nVia i militari!\r\nVivere in periferia non è mai stato facile. Oggi va ancora peggio: ovunque si allungano le file dei senza casa, senza reddito, senza prospettive. Per mettere insieme il pranzo con la cena in tanti si adattano ad una miriade \u003Cmark>di\u003C/mark> lavori precari, sottopagati, in nero, senza tutele.\r\nOvunque si allunga la lista dei morti e dei mutilati: non sono incidenti ma la feroce logica del profitto che si mangia la vita e la salute \u003Cmark>di\u003C/mark> tanta gente.\r\nIn questi ultimi anni i ricchi sono diventati ancora più ricchi, mentre chi era povero è diventato ancora più povero.\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 16 marzo\r\nCorteo No CPR\r\nore 14,30\r\npiazza Castello\r\n\r\nVenerdì 22 marzo\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nDecolonialità e internazionalismo\r\nVerso un’idea non nazionalista della decolonialità\r\nIl concetto \u003Cmark>di\u003C/mark> decolonialità è molto citato negli ultimi anni ma non sempre compreso. Manca soprattutto un’elaborazione \u003Cmark>di\u003C/mark> questa idea che la separi da nazionalismi, comunitarismi e approcci basati su una prospettiva unica (piuttosto che su intersezioni) che rischiano \u003Cmark>di\u003C/mark> farla diventare una concezione escludente quando non lo è. È importante ricordare che, come elaborata originariamente dal collettivo Modernità-Colonialità-Decolonialità (MCD) e poi arricchita dai contributi del femminismo indigeno, degli studi sul pluriverso e delle epistemologie del Sud per non citare che alcuni dei principali ambiti \u003Cmark>di\u003C/mark> discussione, la decolonialità mira a superare i limiti \u003Cmark>di\u003C/mark> precedenti approcci.\r\nSi tratta in particolare del culturalismo dei Postcolonial Studies, che si sono spesso limitati a critiche della colonialità che restavano limitate a un’analisi del discorso e confinate in ambiti accademici, e dell’economicismo \u003Cmark>di\u003C/mark> teorie quali lo sviluppo ineguale o il sistema mondo, incapaci \u003Cmark>di\u003C/mark> includere quello che gli approcci decoloniali chiamano la ‘decolonizzazione epistemica’. In questo senso, i punti qualificanti della decolonialità sono la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> non limitarsi alla pura teoria per connettersi alle lotte e situazioni reali, \u003Cmark>di\u003C/mark> riscoprire modi \u003Cmark>di\u003C/mark> pensare al \u003Cmark>di\u003C/mark> fuori delle tradizioni intellettuali europee e \u003Cmark>di\u003C/mark> costruire ponti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>solidarietà\u003C/mark> militanti attraverso diverse culture e assi \u003Cmark>di\u003C/mark> intervento.\r\nSulla \u003Cmark>base\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> questo discorso introduttivo, e \u003Cmark>di\u003C/mark> alcuni casi empirici sudamericani \u003Cmark>di\u003C/mark> interazione tra gruppi anarchici e comunità indigene e afrodiscendenti, si discuteranno le basi \u003Cmark>di\u003C/mark> un progetto anarchico \u003Cmark>di\u003C/mark> decolonialità, basato sul fatto che la tradizione anarchica e molte delle comunità sopracitate condividono punti chiave quali la prassi organizzativa orizzontale, l’azione diretta e l’idea \u003Cmark>di\u003C/mark> territorio come relazione sociale piuttosto che come area delimitata da confini “sovrani”. 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Un'occasione per ragionare sul monopolio statale della violenza, sul legame tra apparato repressivo, magistratura e media mainstream, sulla violenza legittimata dalle istituzioni come forma di controllo sociale e dispositivo di \"contenimento\", marginalizzazione e repressione non solo delle lotte sociali e politiche ma anche di tutti quei comportamenti ritenuti antisociali, disturbanti, non normabili, in qualche modo eccedenti rispetto ad una norma sociale sempre più rigida e aggressiva.\r\n\r\nQui di seguito gli appuntamenti all'interno del palinsesto di Blackout di questo percorso radiofonico, a cui strada facendo aggiungeremo i podcast realizzati dalle varie trasmissioni. Buon ascolto!\r\n\r\nVENERDì 30 MAGGIO: presentazione della due giorni valsusina a cura della Redazione. Ai microfoni Pat, attivista NoTav\r\n\r\npat_valle_3005014\r\n\r\nLUNEDì 2 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa storia di Malika. Era il 2004 quando a Firenze una donna di origine marocchine veniva sfrattata dal suo appartamento. Un solerte ufficiale giudiziario, ammaestrato ad anteporre la passione per la proprietà ad ogni altro sentimento, richiedeva un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) nei confronti di una donna incinta, comprensibilmente arrabbiata, ridotta a corpo da sedare e rimuovere. Arriva un’ambulanza e, nonostante la donna mostri un certificato medico che le prescrive riposo per il rischio di\r\naborto, viene bloccata in un angolo da cinque uomini, gettata sul letto e, una volta immobilizzata, le vengono praticate due iniezioni. Quell'intervento a base di coercizione e antipsicotici procurò danni cerebrali irreversibili alla figlia che Malika portava in grembo. A distanza di 9 anni, nonostante la connivenza tra i diversi ingranaggi istituzionali e giuridici impegnati a tutelarsi vicendevolmente e a silenziarla, tra cartelle cliniche contraffatte e querele per calunnia, Malika non si arrende e continua a lottare.\r\n\r\nprima parte: la storia di malika_primaparte\r\n\r\nseconda parte: la storia di malika_secondparte\r\n\r\nVENERDì 6 GIUGNO: 19.59 (h13-15)\r\n\r\nPuntata dedicata agli omicidi di Giorgiana Masi e di Walter Rossi, con un approfondimento sulla Legge Reale.\r\n\r\ngiorgiana e walter\r\n\r\nlegge reale\r\n\r\nDOMENICA 8 GIUGNO: INTERFERENZE (h16-17)\r\n\r\nPartiremo dal caso di Marta di quest'estate in Valle per ragionare sulla rappresentazione mediatica che viene data della violenza (in particolare di quella sulle donne), allargando poi lo sguardo a una serie di esperienza di lotta che rifuggano dalle invocazioni securitarie provando invece a costruire un discorso diverso (ad esempio le slut walk e le passeggiate contro la violenza che stanno organizzando in questi mesi le cagne sciolte a roma). Una delle voci di donne che abbiamo intervistato come contributo alla riflessione è Simona De Simoni, con cui abbiamo parlato del cosiddetto decreto 93 formulato e poi approvato nell'agosto 2013. Il decreto, tristemente famoso come “decreto femminicidio”, è un caso paradigmatico di pinkwashing ovvero dell'utilizzo di tematiche di genere con finalità politiche strumentali. In questo caso specifico si utilizza la presunta retorica di difesa delle donne con finalità politiche strumentali volte alla criminalizzazione dei movimenti sociali, in particolare del movimento NO TAV. Durante l'intervista si problematizza, inoltre, il ruolo quantomai problematico e ambiguo di uno Stato che vorrebbe professarsi come garante della sicurezza delle donne. Si replica DOMENICA 15 GIUGNO - stessa ora.\r\n\r\naudio intereferenze \r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa morte di Alberico di Noia. Il 14 gennaio 2014, Alberico Di Noia 38 anni, è stato trovato impiccato nel carcere di Lucera (Foggia). Alberico attendeva il trasferimento in un altra struttura e si trovava in cella di isolamento (definita di osservazione) per una lite verbale con una guardia che gli aveva impedito di donare una caramella al figlio, venuto con la moglie l colloquio. Quando il corpo è stato trovato senza vita era vestito e pronto per la partenza che sarebbe dovuta avvenire in poche ore. Anche in questo caso, come in molti analoghi, i familiari si sono scontrati con la resistenza della direzione carceraria nel mostrare il corpo: inizialmente il decesso era stato addirittura etichettato come \"arresto cardiaco\", per evitare l'apertura d'ufficio di un'inchiesta per \"suicidio\". I parenti sono stati avvertiti solo 24 ore dopo la morte di Alberico e un compagno di cella lo descrive come una persona per niente depressa, mentre racconta dei pestaggi subiti per aver dato del \"pezzo di merda\" a una guardia. Di questa storia di carcere assassino parleremo con l'avvocato che sta affiancando la famiglia Di Noia nella loro lotta affinché lo Stato ammetta le proprie responsabilità.\r\n\r\nprima parte: dinoia_primaparte\r\n\r\nseconda parte: dinoia_secondaparte\r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: IL COLPO DELLA STREGA (h18.30-20)\r\n\r\nUn'approfondimento sulla violenza in divisa agita contro le donne. Violenza maschile che assume un elemento di caratterizzazione ulteriore quando indossa la divisa e incarna l'arroganza criminale legittimata dallo stato. Non si tratta soltanto del rapporto uomo/donna attraverso l'esercizio di un potere che la divisa amplifica. Questo potere si rafforza infatti in ogni contesto di subordinazione o di fragilità, pensiamo alla relazione con un datore di lavoro che ci pone in una posizione di estrema ricattabilità. La divisa dunque non è solo fattore di amplificazione, ma rappresenta le istituzioni e l'esercizio di potere e di controllo sociale sui corpi delle donne. Racconteremo tante storie di donne, analizzeremo le leggi paternalistiche di uno stato che ci vittimizza e oggettivizza in nome di discorsi securitari che non ci appartengono e ci indeboliscono, attraverseremo il discorso sulla violenza in divisa da un punto di vista femminista e anticapitalista per ritrovare nuova capacità di autodeterminazione e autodifesa collettiva.\r\n\r\nDallo stupro come arma di guerra alle violenze nei Cie. Dalle violenze sessuali dei militari nei territori militarizzati (Vicenza, L'Aquila) alla rappresentazione mediatica del buon poliziotto che ci propinano le fiction tv. Non si tratta di mele marce ma di una prassi consolidata! In ogni caso, lo stato si autoassolve ribadendo l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano violenza, immunità ed impunità che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come contropartita dei loro servigi.\r\n\r\nprima parte: il colpo della strega_primaparte\r\n\r\nseconda parte: il colpo della strega_secondaparte\r\n\r\nMARTEDì 10 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nCaso Uva. Per il procuratore Isnardi non è omicidio. Chi riponeva speranze nella decisione del Procuratore di Varese di avocare a sé il procedimento sulla morte di Giuseppe Uva rimarrà probabilmente molto deluso. La Procura di Varese ha infatti chiesto il proscioglimento dall’accusa di omicidio preterintenzionale e altri reati dei carabinieri e dei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, l’artigiano di 43 anni morto nel giugno 2008. Grande sorpresa da parte del legale dei familiari della vittima. “E’ una cosa inaspettata. Non se lo aspettavano – ha ribadito l’avvocato – neanche gli imputati”. Uva morì nel giugno di sei anni fa, dopo essere stato portato in caserma dai carabinieri. La sorella di lui, Lucia, che è stata presente a tutte le udienze del processo, è apparsa visibilmente scossa dalla decisione e non ha voluto rilasciare dichiarazioni.\r\n\r\nSull’argomento abbiamo sentito l’avvocato Anselmo, legale della famiglia Uva\r\n\r\navvocato_Uva\r\n\r\nGIOVEDì 12 GIUGNO: RADIO BORROKA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa violenza di Stato, nei Paesi Baschi, significa la violenza di uno stato autoritario e oppressore, che da secoli ha cercato di assimilare, rendere docile e ubbidiente un popolo, quello basco, che da sempre rivendica il proprio diritto all'autodeterminazione. La violenza di Stato, quello spagnolo in particolar modo, sempre con la complicità di quello francese, altro stato che rinchiude nelle proprie frontiere il popolo e la cultura basca, e il benestare degli altri stati europei e capitalisti, si è perpetrata negli anni nelle forme tanto classiche quanto brutali degli stati occupanti. \r\n\r\n\r\nFra queste, sicuramente, la più odiosa e vigliacca, è sicuramente la tortura, con il quale tante e tanti baschi hanno dovuto sopportare nei penitenziari e nelle celle di sicurezza della guardia civil. Nella nostra trasmissione, che da qualche anno ormai sulle libere frequenze di Radio BlackOut da voce alla lotta dei popoli in lotta per l'autodeterminazione e il diritto a vivere una terra che sia libera dall'oppressione e del profitto, all'interno del percorso radiofonico contro le violenze di Stato, vi racconteremo le storie di alcune giovani donne militante della sinistra indipendentista basca, che la violenza di stato e la violenza machista l'hanno toccata con mano, e che con forza e dignità denunciano e combattono, giorno dopo giorno, per le strade della loro Euskal Herria.\r\n\r\nVENERDì 13 GIUGNO: ANARRES (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa normalità del male. Qualche volta, grazie alla tenacia di una madre, di un padre, di una sorella, di amici e compagni capita che il sudario che avvolge le morti di Stato venga strappato, mostrando nella sua crudezza la violenza incisa sui corpi di persone vive e sane prime di cadere nelle mani di poliziotti, carabinieri, psichiatri, militari.\r\nI corpi straziati esposti alla luce impietosa degli obitori, sezionati dalle autopsie, escono dall’ombra, per raccontarci storie tutte diverse e tutte uguali. Storie che a volte agguantano i media, bucano la fitta coltre di nubi che copre la violenza degli uomini e delle donne in divisa, in camice bianco, tra siringhe, botte, manganelli.\r\nMa restano sempre un poco false, perché la retorica delle mele marce nel cesto di quelle sane, dell’eccezione ignobile ma rara, della democrazia che sa curare se stessa, violano una verità che nessun media main stream racconta mai.\r\nI corpi straziati di Federico, Francesco, Giuseppe, Carlo… sono la testimonianza di una normalità che ammette rare eccezioni.\r\nLa normalità quotidiana della violenza di Stato, della violenza degli uomini e donne dello Stato sulle strade e nelle caserme, nei repartini e nelle carceri, nei CIE e nei luoghi dove alzare la testa è sovversione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 06 13 robertino violenza di stato\r\n\r\n\r\nMARTEDì 17 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nLa violenza dell'esilio. Il fenomeno, come fenomeno collettivo ovviamente, comincia nell’80, quando sbarcano in Francia i reduci di Prima Linea in tremenda rotta davanti ai numerosi arresti, ma la loro sorte non è delle più favorevoli. Quelli che vengono presi sono estradati rapidamente. Gli altri intanto, che continuano ad aumentare in modo esponenziale, cercano allora altri paesi, perlopiù America latina, qualche paese africano, Brasile. Alcuni si muovono secondo le aree di appartenenza, è il caso dei compagni di Rosso, altri individualmente o per piccoli gruppi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nA seguito della elezione di François Mitterrand abbiamo un'impennata di fughe verso la Francia di vaste aree di movimento italiane, in sostanza compagni che rischiano condanne non enormi, e che procedono a mettersi in regola per quanto possibile. Teniamo in conto che allora la maggior parte era ancora in possesso di documenti validi. Quelli con accuse più gravi, non molti in realtà, poiché la loro presenza non era particolarmente vista di buon occhio, vivono più isolati, cercando di evitare l’arresto.\r\n\r\nDiciamo che il fenomeno ha interessato nel momento più alto circa un migliaio di individui, fra quelli con un mandato di cattura sulla testa e altri allora solo indagati. Una cifra importante, in un computo complessivo che in quegli anni, per reati politici, toccò 60.000 indagati in Italia, dovuti molto prima che alle capacità investigative poliziesche a una pratica che si allarga a macchia d’olio, quella della delazione. Pratica che non solo fornisce agli inquirenti nomi e identità ma anche luoghi, case, reti di appoggio.\r\n\r\nIntanto in Francia la cosiddetta dottrina Mitterrand viene invocata a protezione dei fuoriusciti italiani, ma contestualmente si opera una selezione sulle persone da mettere in regola, molti ottengono i permessi di soggiorno, ma è tutto aleatorio, instabile. Si favorisce magari chi ha assunto in Francia una posizione più o meno dissociativa, oppure chi ha condanne non gravi… di fatto si formano le cosiddette liste, appoggiate in prefettura da un gruppo di avvocati di movimento. Intanto il mare si restringe sempre più intorno agli altri che rimangono irregolari sino praticamente al 2000, quando il primo ministro Jospin si dichiara favorevole alla loro regolarizzazione.\r\n\r\nTradotto vuol dire che dall’81, al 2000, in centinaia hanno vissuto lavorando in nero, in condizioni di difficile sopravvivenza, senza alcuna certezza, sparendo dalla circolazione ogni volta che per una ragione o per un'altra, da un versante o dall'altro delle Alpi, qualcuno auspicasse la consegna degli irregolari all'Italia\r\n\r\nIl tempo passa, cominciano a fioccare, dall'Italia, le prescrizioni che riducono di molto il numero iniziale degli irregolari, per arrivare ai giorni nostri, quando meno di una decina di persone ha ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno scaduto da anni; si tratta dei casi con le pene più gravi, in effetti quasi tutti condannati all’ergastolo, quindi suscettibili di essere oggetto di estradizioni nel caso di mutamenti politici.\r\n\r\nIn questo piccolo gruppo viene ad inserirsi il caso di Enrico Villimburgo, che oltre ad essere condannato all’ergastolo per appartenenza alle BR romane, si trova a dover combattere da solo una battaglia non più legale, ma una lotta contro una malattia devastante.Questi fuoriusciti sono partiti insieme, ma sono tornati in molti singolarmente. Alcuni non avranno più alcuna possibilità di tornare. Per fortuna, Enrico è ancora qui, e una solidarietà manifesta nei suoi confronti, lo aiuta più della chemio.\r\n\r\nCon Gianni, compagno che è stato per molti anni esule in Francia, affrontiamo il nodo politico e umano dell’esilio, la questione del pentitismo che di fatto creò il fenomeno, e la storia drammatica di un compagno, Enrico Vilimburgo, la cui salute è stata devastata da una vita braccata con un ergastolo sulla testa.\r\n\r\n Per sostenere Enrico: IBAN IT04P0503437750000000000577 intestato a Manuela Villimburgo. \r\n\r\nSpecificare nella causale: “per Enrico”\r\nc/o BANCO POPOLARE – FILIALE DI BORGO SAN LORENZO (FI) - VIA L. DA VINCI, 42\r\nGianni","3 Giugno 2014","2018-10-24 17:46:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/06/still_not_loving_police_1-200x110.jpg","Percorso radiofonico contro la violenza di stato",1401796980,[441,442,443,444,445,446,447,386,448,449,450,451,452],"http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/bello-come-una-prigione-che-brucia/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/controllo/","http://radioblackout.org/tag/ergastolo/","http://radioblackout.org/tag/esuli/","http://radioblackout.org/tag/omicidi-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/tso/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-genere/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/violenza-maschile-sulle-donne/","http://radioblackout.org/tag/violenza-sulle-donne/",[454,455,456,457,458,354,459,350,460,461,366,462,463],"antipsichiatria","bello come una prigione che brucia","carcere","controllo","ergastolo","omicidi di stato","TSO","violenza di genere","violenza maschile sulle donne","violenza sulle donne",{"post_content":465,"post_title":469,"tags":472},{"matched_tokens":466,"snippet":467,"value":468},[91,82],"vengono praticate due iniezioni. Quell'intervento a \u003Cmark>base\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> coercizione e antipsicotici procurò danni cerebrali","In occasione della due giorni organizzata in Valsusa da un gruppo \u003Cmark>di\u003C/mark> donne sul tema della violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> stato - a questo link trovate tutte le informazioni sul programma e l'organizzazione - i redattori e le redattrici \u003Cmark>di\u003C/mark> Radio Blackout hanno deciso \u003Cmark>di\u003C/mark> contribuire con un percorso radiofonico che attraversi e interroghi questo tema, più che mai attuale, in tutte le sue sfaccettature.\r\n\r\nDalle violenze in Valsusa, alle torture sui detenuti e le detenute politiche, in Italia come altrove, dagli abusi in divisa agiti contro le donne alla repressione contro chi partecipò alla lotta armata, dagli stupri nei Cie fino alle aggressioni contro comuni cittadini e cittadine. Un'occasione per ragionare sul monopolio statale della violenza, sul legame tra apparato repressivo, magistratura e media mainstream, sulla violenza legittimata dalle istituzioni come forma \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo sociale e dispositivo \u003Cmark>di\u003C/mark> \"contenimento\", marginalizzazione e repressione non solo delle lotte sociali e politiche ma anche \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti quei comportamenti ritenuti antisociali, disturbanti, non normabili, in qualche modo eccedenti rispetto ad una norma sociale sempre più rigida e aggressiva.\r\n\r\nQui \u003Cmark>di\u003C/mark> seguito gli appuntamenti all'interno del palinsesto \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout \u003Cmark>di\u003C/mark> questo percorso radiofonico, a cui strada facendo aggiungeremo i podcast realizzati dalle varie trasmissioni. Buon ascolto!\r\n\r\nVENERDì 30 MAGGIO: presentazione della due giorni valsusina a cura della Redazione. Ai microfoni Pat, attivista NoTav\r\n\r\npat_valle_3005014\r\n\r\nLUNEDì 2 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa storia \u003Cmark>di\u003C/mark> Malika. Era il 2004 quando a Firenze una donna \u003Cmark>di\u003C/mark> origine marocchine veniva sfrattata dal suo appartamento. Un solerte ufficiale giudiziario, ammaestrato ad anteporre la passione per la proprietà ad ogni altro sentimento, richiedeva un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) nei confronti \u003Cmark>di\u003C/mark> una donna incinta, comprensibilmente arrabbiata, ridotta a corpo da sedare e rimuovere. Arriva un’ambulanza e, nonostante la donna mostri un certificato medico che le prescrive riposo per il rischio \u003Cmark>di\u003C/mark>\r\naborto, viene bloccata in un angolo da cinque uomini, gettata sul letto e, una volta immobilizzata, le vengono praticate due iniezioni. Quell'intervento a \u003Cmark>base\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> coercizione e antipsicotici procurò danni cerebrali irreversibili alla figlia che Malika portava in grembo. A distanza \u003Cmark>di\u003C/mark> 9 anni, nonostante la connivenza tra i diversi ingranaggi istituzionali e giuridici impegnati a tutelarsi vicendevolmente e a silenziarla, tra cartelle cliniche contraffatte e querele per calunnia, Malika non si arrende e continua a lottare.\r\n\r\nprima parte: la storia \u003Cmark>di\u003C/mark> malika_primaparte\r\n\r\nseconda parte: la storia \u003Cmark>di\u003C/mark> malika_secondparte\r\n\r\nVENERDì 6 GIUGNO: 19.59 (h13-15)\r\n\r\nPuntata dedicata agli omicidi \u003Cmark>di\u003C/mark> Giorgiana Masi e \u003Cmark>di\u003C/mark> Walter Rossi, con un approfondimento sulla Legge Reale.\r\n\r\ngiorgiana e walter\r\n\r\nlegge reale\r\n\r\nDOMENICA 8 GIUGNO: INTERFERENZE (h16-17)\r\n\r\nPartiremo dal caso \u003Cmark>di\u003C/mark> Marta \u003Cmark>di\u003C/mark> quest'estate in Valle per ragionare sulla rappresentazione mediatica che viene data della violenza (in particolare \u003Cmark>di\u003C/mark> quella sulle donne), allargando poi lo sguardo a una serie \u003Cmark>di\u003C/mark> esperienza \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta che rifuggano dalle invocazioni securitarie provando invece a costruire un discorso diverso (ad esempio le slut walk e le passeggiate contro la violenza che stanno organizzando in questi mesi le cagne sciolte a roma). Una delle voci \u003Cmark>di\u003C/mark> donne che abbiamo intervistato come contributo alla riflessione è Simona De Simoni, con cui abbiamo parlato del cosiddetto decreto 93 formulato e poi approvato nell'agosto 2013. Il decreto, tristemente famoso come “decreto femminicidio”, è un caso paradigmatico \u003Cmark>di\u003C/mark> pinkwashing ovvero dell'utilizzo \u003Cmark>di\u003C/mark> tematiche \u003Cmark>di\u003C/mark> genere con finalità politiche strumentali. In questo caso specifico si utilizza la presunta retorica \u003Cmark>di\u003C/mark> difesa delle donne con finalità politiche strumentali volte alla criminalizzazione dei movimenti sociali, in particolare del movimento NO TAV. Durante l'intervista si problematizza, inoltre, il ruolo quantomai problematico e ambiguo \u003Cmark>di\u003C/mark> uno Stato che vorrebbe professarsi come garante della sicurezza delle donne. Si replica DOMENICA 15 GIUGNO - stessa ora.\r\n\r\naudio intereferenze \r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Alberico \u003Cmark>di\u003C/mark> Noia. Il 14 gennaio 2014, Alberico \u003Cmark>Di\u003C/mark> Noia 38 anni, è stato trovato impiccato nel carcere \u003Cmark>di\u003C/mark> Lucera (Foggia). Alberico attendeva il trasferimento in un altra struttura e si trovava in cella \u003Cmark>di\u003C/mark> isolamento (definita di osservazione) per una lite verbale con una guardia che gli aveva impedito \u003Cmark>di\u003C/mark> donare una caramella al figlio, venuto con la moglie l colloquio. Quando il corpo è stato trovato senza vita era vestito e pronto per la partenza che sarebbe dovuta avvenire in poche ore. Anche in questo caso, come in molti analoghi, i familiari si sono scontrati con la resistenza della direzione carceraria nel mostrare il corpo: inizialmente il decesso era stato addirittura etichettato come \"arresto cardiaco\", per evitare l'apertura d'ufficio \u003Cmark>di\u003C/mark> un'inchiesta per \"suicidio\". I parenti sono stati avvertiti solo 24 ore dopo la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Alberico e un compagno \u003Cmark>di\u003C/mark> cella lo descrive come una persona per niente depressa, mentre racconta dei pestaggi subiti per aver dato del \"pezzo \u003Cmark>di\u003C/mark> merda\" a una guardia. Di questa storia \u003Cmark>di\u003C/mark> carcere assassino parleremo con l'avvocato che sta affiancando la famiglia \u003Cmark>Di\u003C/mark> Noia nella loro lotta affinché lo Stato ammetta le proprie responsabilità.\r\n\r\nprima parte: dinoia_primaparte\r\n\r\nseconda parte: dinoia_secondaparte\r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: IL COLPO DELLA STREGA (h18.30-20)\r\n\r\nUn'approfondimento sulla violenza in divisa agita contro le donne. Violenza maschile che assume un elemento \u003Cmark>di\u003C/mark> caratterizzazione ulteriore quando indossa la divisa e incarna l'arroganza criminale legittimata dallo stato. Non si tratta soltanto del rapporto uomo/donna attraverso l'esercizio \u003Cmark>di\u003C/mark> un potere che la divisa amplifica. Questo potere si rafforza infatti in ogni contesto \u003Cmark>di\u003C/mark> subordinazione o \u003Cmark>di\u003C/mark> fragilità, pensiamo alla relazione con un datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro che ci pone in una posizione \u003Cmark>di\u003C/mark> estrema ricattabilità. La divisa dunque non è solo fattore \u003Cmark>di\u003C/mark> amplificazione, ma rappresenta le istituzioni e l'esercizio \u003Cmark>di\u003C/mark> potere e \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo sociale sui corpi delle donne. Racconteremo tante storie \u003Cmark>di\u003C/mark> donne, analizzeremo le leggi paternalistiche \u003Cmark>di\u003C/mark> uno stato che ci vittimizza e oggettivizza in nome \u003Cmark>di\u003C/mark> discorsi securitari che non ci appartengono e ci indeboliscono, attraverseremo il discorso sulla violenza in divisa da un punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista femminista e anticapitalista per ritrovare nuova capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> autodeterminazione e autodifesa collettiva.\r\n\r\nDallo stupro come arma \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra alle violenze nei Cie. Dalle violenze sessuali dei militari nei territori militarizzati (Vicenza, L'Aquila) alla rappresentazione mediatica del buon poliziotto che ci propinano le fiction tv. Non si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> mele marce ma \u003Cmark>di\u003C/mark> una prassi consolidata! In ogni caso, lo stato si autoassolve ribadendo l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano violenza, immunità ed impunità che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come contropartita dei loro servigi.\r\n\r\nprima parte: il colpo della strega_primaparte\r\n\r\nseconda parte: il colpo della strega_secondaparte\r\n\r\nMARTEDì 10 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nCaso Uva. Per il procuratore Isnardi non è omicidio. Chi riponeva speranze nella decisione del Procuratore \u003Cmark>di\u003C/mark> Varese \u003Cmark>di\u003C/mark> avocare a sé il procedimento sulla morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Giuseppe Uva rimarrà probabilmente molto deluso. La Procura \u003Cmark>di\u003C/mark> Varese ha infatti chiesto il proscioglimento dall’accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> omicidio preterintenzionale e altri reati dei carabinieri e dei poliziotti imputati per la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Giuseppe Uva, l’artigiano \u003Cmark>di\u003C/mark> 43 anni morto nel giugno 2008. Grande sorpresa da parte del legale dei familiari della vittima. “E’ una cosa inaspettata. Non se lo aspettavano – ha ribadito l’avvocato – neanche gli imputati”. Uva morì nel giugno \u003Cmark>di\u003C/mark> sei anni fa, dopo essere stato portato in caserma dai carabinieri. La sorella \u003Cmark>di\u003C/mark> lui, Lucia, che è stata presente a tutte le udienze del processo, è apparsa visibilmente scossa dalla decisione e non ha voluto rilasciare dichiarazioni.\r\n\r\nSull’argomento abbiamo sentito l’avvocato Anselmo, legale della famiglia Uva\r\n\r\navvocato_Uva\r\n\r\nGIOVEDì 12 GIUGNO: RADIO BORROKA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato, nei Paesi Baschi, significa la violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> uno stato autoritario e oppressore, che da secoli ha cercato \u003Cmark>di\u003C/mark> assimilare, rendere docile e ubbidiente un popolo, quello basco, che da sempre rivendica il proprio diritto all'autodeterminazione. La violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato, quello spagnolo in particolar modo, sempre con la complicità \u003Cmark>di\u003C/mark> quello francese, altro stato che rinchiude nelle proprie frontiere il popolo e la cultura basca, e il benestare degli altri stati europei e capitalisti, si è perpetrata negli anni nelle forme tanto classiche quanto brutali degli stati occupanti. \r\n\r\n\r\nFra queste, sicuramente, la più odiosa e vigliacca, è sicuramente la tortura, con il quale tante e tanti baschi hanno dovuto sopportare nei penitenziari e nelle celle \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza della guardia civil. Nella nostra trasmissione, che da qualche anno ormai sulle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Radio BlackOut da voce alla lotta dei popoli in lotta per l'autodeterminazione e il diritto a vivere una terra che sia libera dall'oppressione e del profitto, all'interno del percorso radiofonico contro le violenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato, vi racconteremo le storie \u003Cmark>di\u003C/mark> alcune giovani donne militante della sinistra indipendentista basca, che la violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> stato e la violenza machista l'hanno toccata con mano, e che con forza e dignità denunciano e combattono, giorno dopo giorno, per le strade della loro Euskal Herria.\r\n\r\nVENERDì 13 GIUGNO: ANARRES (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa normalità del male. Qualche volta, grazie alla tenacia \u003Cmark>di\u003C/mark> una madre, \u003Cmark>di\u003C/mark> un padre, \u003Cmark>di\u003C/mark> una sorella, \u003Cmark>di\u003C/mark> amici e compagni capita che il sudario che avvolge le morti \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato venga strappato, mostrando nella sua crudezza la violenza incisa sui corpi \u003Cmark>di\u003C/mark> persone vive e sane prime \u003Cmark>di\u003C/mark> cadere nelle mani \u003Cmark>di\u003C/mark> poliziotti, carabinieri, psichiatri, militari.\r\nI corpi straziati esposti alla luce impietosa degli obitori, sezionati dalle autopsie, escono dall’ombra, per raccontarci storie tutte diverse e tutte uguali. Storie che a volte agguantano i media, bucano la fitta coltre \u003Cmark>di\u003C/mark> nubi che copre la violenza degli uomini e delle donne in divisa, in camice bianco, tra siringhe, botte, manganelli.\r\nMa restano sempre un poco false, perché la retorica delle mele marce nel cesto \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle sane, dell’eccezione ignobile ma rara, della democrazia che sa curare se stessa, violano una verità che nessun media main stream racconta mai.\r\nI corpi straziati \u003Cmark>di\u003C/mark> Federico, Francesco, Giuseppe, Carlo… sono la testimonianza \u003Cmark>di\u003C/mark> una normalità che ammette rare eccezioni.\r\nLa normalità quotidiana della violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato, della violenza degli uomini e donne dello Stato sulle strade e nelle caserme, nei repartini e nelle carceri, nei CIE e nei luoghi dove alzare la testa è sovversione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 06 13 robertino violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> stato\r\n\r\n\r\nMARTEDì 17 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nLa violenza dell'esilio. Il fenomeno, come fenomeno collettivo ovviamente, comincia nell’80, quando sbarcano in Francia i reduci \u003Cmark>di\u003C/mark> Prima Linea in tremenda rotta davanti ai numerosi arresti, ma la loro sorte non è delle più favorevoli. Quelli che vengono presi sono estradati rapidamente. Gli altri intanto, che continuano ad aumentare in modo esponenziale, cercano allora altri paesi, perlopiù America latina, qualche paese africano, Brasile. Alcuni si muovono secondo le aree \u003Cmark>di\u003C/mark> appartenenza, è il caso dei compagni \u003Cmark>di\u003C/mark> Rosso, altri individualmente o per piccoli gruppi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nA seguito della elezione \u003Cmark>di\u003C/mark> François Mitterrand abbiamo un'impennata \u003Cmark>di\u003C/mark> fughe verso la Francia \u003Cmark>di\u003C/mark> vaste aree \u003Cmark>di\u003C/mark> movimento italiane, in sostanza compagni che rischiano condanne non enormi, e che procedono a mettersi in regola per quanto possibile. Teniamo in conto che allora la maggior parte era ancora in possesso \u003Cmark>di\u003C/mark> documenti validi. Quelli con accuse più gravi, non molti in realtà, poiché la loro presenza non era particolarmente vista \u003Cmark>di\u003C/mark> buon occhio, vivono più isolati, cercando \u003Cmark>di\u003C/mark> evitare l’arresto.\r\n\r\nDiciamo che il fenomeno ha interessato nel momento più alto circa un migliaio \u003Cmark>di\u003C/mark> individui, fra quelli con un mandato \u003Cmark>di\u003C/mark> cattura sulla testa e altri allora solo indagati. Una cifra importante, in un computo complessivo che in quegli anni, per reati politici, toccò 60.000 indagati in Italia, dovuti molto prima che alle capacità investigative poliziesche a una pratica che si allarga a macchia d’olio, quella della delazione. Pratica che non solo fornisce agli inquirenti nomi e identità ma anche luoghi, case, reti \u003Cmark>di\u003C/mark> appoggio.\r\n\r\nIntanto in Francia la cosiddetta dottrina Mitterrand viene invocata a protezione dei fuoriusciti italiani, ma contestualmente si opera una selezione sulle persone da mettere in regola, molti ottengono i permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno, ma è tutto aleatorio, instabile. Si favorisce magari chi ha assunto in Francia una posizione più o meno dissociativa, oppure chi ha condanne non gravi… \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto si formano le cosiddette liste, appoggiate in prefettura da un gruppo \u003Cmark>di\u003C/mark> avvocati \u003Cmark>di\u003C/mark> movimento. Intanto il mare si restringe sempre più intorno agli altri che rimangono irregolari sino praticamente al 2000, quando il primo ministro Jospin si dichiara favorevole alla loro regolarizzazione.\r\n\r\nTradotto vuol dire che dall’81, al 2000, in centinaia hanno vissuto lavorando in nero, in condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> difficile sopravvivenza, senza alcuna certezza, sparendo dalla circolazione ogni volta che per una ragione o per un'altra, da un versante o dall'altro delle Alpi, qualcuno auspicasse la consegna degli irregolari all'Italia\r\n\r\nIl tempo passa, cominciano a fioccare, dall'Italia, le prescrizioni che riducono \u003Cmark>di\u003C/mark> molto il numero iniziale degli irregolari, per arrivare ai giorni nostri, quando meno \u003Cmark>di\u003C/mark> una decina \u003Cmark>di\u003C/mark> persone ha ottenuto il rinnovo del permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno scaduto da anni; si tratta dei casi con le pene più gravi, in effetti quasi tutti condannati all’ergastolo, quindi suscettibili \u003Cmark>di\u003C/mark> essere oggetto di estradizioni nel caso \u003Cmark>di\u003C/mark> mutamenti politici.\r\n\r\nIn questo piccolo gruppo viene ad inserirsi il caso \u003Cmark>di\u003C/mark> Enrico Villimburgo, che oltre ad essere condannato all’ergastolo per appartenenza alle BR romane, si trova a dover combattere da solo una battaglia non più legale, ma una lotta contro una malattia devastante.Questi fuoriusciti sono partiti insieme, ma sono tornati in molti singolarmente. Alcuni non avranno più alcuna possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> tornare. Per fortuna, Enrico è ancora qui, e una \u003Cmark>solidarietà\u003C/mark> manifesta nei suoi confronti, lo aiuta più della chemio.\r\n\r\nCon Gianni, compagno che è stato per molti anni esule in Francia, affrontiamo il nodo politico e umano dell’esilio, la questione del pentitismo che \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto creò il fenomeno, e la storia drammatica \u003Cmark>di\u003C/mark> un compagno, Enrico Vilimburgo, la cui salute è stata devastata da una vita braccata con un ergastolo sulla testa.\r\n\r\n Per sostenere Enrico: IBAN IT04P0503437750000000000577 intestato a Manuela Villimburgo. \r\n\r\nSpecificare nella causale: “per Enrico”\r\nc/o BANCO \u003Cmark>POPOLARE\u003C/mark> – FILIALE \u003Cmark>DI\u003C/mark> BORGO SAN LORENZO (FI) - VIA L. 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È in atto una spasmodica corsa verso il riarmo globale e la NATO si candida a divenire il motore della ricerca e dello sviluppo delle tecnologie di morte, possibilmente in partnership con le grandi holding del complesso militare-industriale e con un ampio numero di attori della società “civile” (università, centri di ricerca, start up, agenzie spaziali nazionali e internazionali, ecc.).\r\nSecondo dati SIPRI, nel 2022 la spesa bellica USA era più di 10 volte superiore a quella russa; quella della NATO più di 14 volte di quella russa; quella della UE più di 4 volte quella russa; gli Stati Uniti spendevano 3 volte più della Cina; la NATO più di 4 volte della Cina.\r\nLe spese militari nella NATO e nella UE avevano iniziato a crescere ben prima del 2022.\r\nLa guerra in Ucraina ha dato modo di giustificare un ulteriore balzo in avanti.\r\nConsiderando anche i Partner della NATO, la spesa militare di questa coalizione nel 2022 era il 74% della spesa militare Mondiale, mentre quella della Russia è il 4% e quella della Cina il 13%.\r\nI Paesi NATO, nel 2022 erano responsabili del 73% del mercato mondiale delle armi, seguiti dalla Russia al 16% e dalla Cina al 5%.\r\nNel 2022 la spesa per le armi nucleari era complessivamente di quasi 80 miliardi di euro, ma gli USA spendono 4,5 volte più di quanto spende la Russia.\r\nI Concetti strategici NATO fin dal 1950 prevedono l’uso di armi nucleari in caso di necessità.\r\nL’ultimo, del 2022, descrive la situazione attuale come di “Nuova competizione strategica” e definisce la Russia un nemico e la Cina un avversario incombente.\r\nBasi di Ghedi ed Aviano a novembre 2023 sono state coinvolte nelle esercitazioni NATO di guerra nucleare. Piloti italiani, su cacciabombardieri italiani, si addestrano a portare bombe nucleari su territori e popolazioni considerate nemiche, rendendosi responsabili di una probabile apocalisse nucleare.\r\nL’esito dello studio degli avvocati di IALANA Italia (marzo 2022) dimostra l’illegalità della presenza sul territorio italiano delle armi nucleari.\r\nLa NATO, che dichiara di esistere per la difesa del sistema di valori diritti e libertà basato sul rispetto delle regole del diritto, è stata la prima a violarlo, ad esempio con i 78 giorni di bombardamenti su Serbia e Montenegro nel 1999, e, con il Nuovo Concetto Strategico dello stesso anno che prevede il superamento dell’art. 5 del suo Trattato istitutivo a favore anche di interventi “fuori area”, di fatto si è autoproclamata poliziotto del mondo, in sostituzione dell’ONU.\r\nLa NATO dal 1991 ha manipolato le risoluzioni ONU, ad esempio quella sulla “Responsabilità di Proteggere” del 2011, attaccando la Libia e assumendo il comando nel 2003 della missione ISAF in Afghanistan.\r\nLa NATO, ai tradizionali tre domini operativi (aria, terra, mare), ha aggiunto quello cibernetico, quello spaziale e quello quello sommerso, per i fondali marini e oceanici ove transitano cavi che permettono il 90% delle transazioni transatlantiche, i tubi per gli approvvigionamenti energetici necessari al sostentamento delle economie delle società europee, e dove si va sviluppando la ricerca scientifica volta al futuro sfruttamento delle risorse minerarie dei fondali oceanici. Punta sul controllo delle nuove Tecnologie Emergenti e Dirompenti (EDTs – Emerging & Disrupting Technologies), dall’Intelligenza Artificiale, alle tecnologie quantistiche e biotecnologie cognitive.\r\nCon la scusa di combattere le fake news (notizie false), la NATO cerca di rafforzare le operazioni di PSYOPS, Psychological Operations, per il controllo dell’informazione.\r\nL’Italia contribuisce significativamente al bilancio dell’Alleanza e alle operazioni della NATO, assumendo ruoli di comando nella conduzione delle operazioni nei Balcani e Medio Oriente; contribuisce e promuove i processi d’innovazione tecnologica dell’Alleanza quale il Defence Innovation Accelerator (DIANA); ospita basi USA e rilevanti Comandi NATO tra cui il Comando delle forze di pronto intervento NATO (NRDC-ITA) di Solbiate Olona.\r\nIl Comando delle forze di pronto intervento NATO di Solbiate Olona\r\nIl 18 gennaio 2024, a conclusione dei lavori del Military Committee, il comandante supremo delle forze alleate in Europa, il generale statunitense Christopher Cavoli, ha dichiarato: “La Forza di Reazione Rapida è capace di effettuare uno spettro completo di missioni e serve da riserva strategica per il dispiegamento in tempi strettissimi. Nell’autunno dello scorso anno, la NRDC-Italy è stata selezionata come quartier generale. Attualmente le sue unità si stanno addestrando in preparazione del nuovo ruolo assegnato”. NRDC-ITA è l’acronimo di NATO Rapid Deployment Corps, il Comando multinazionale delle forze di intervento rapido che ha sede a Solbiate Olona (VA) e di cui fanno parte più di 400 militari provenienti da 18 paesi dell’Alleanza.\r\nll Comando NATO di Solbiate Olona è una delle infrastrutture militari strategiche che più e prima di altre si è “aperta” al territorio, alle aziende produttive e alle scuole di ogni ordine e grado. Le prime “visite” di studenti alla base NRDC-ITA risalgono a quasi vent’anni fa, come documentato dall’ufficio stampa del Rapid Deployable Corps NATO. Da allora le presenze delle istituzioni scolastiche a NRDC-ITA si sono fatte sempre più frequenti. Il Comando si è mostrato attento alla formazione professionale degli studenti delle scuole del territorio. Citiamo solo alcune attività svolte dalle scuole del territorio negli ultimi due anni. A fine luglio 2022, durante l’International Day che «consolida» i legami interculturali tra le nazioni partecipanti al Corpo di Reazione Rapida Nato, l’Istituto «Giovanni Falcone» di Gallarate ha collaborato alla gestione degli stand allestiti in caserma e al servizio catering, mettendo a disposizione una cinquantina di studenti in PCTO. Gli allievi dell’indirizzo enogastronomico dell’Istituto di Gallarate hanno operato presso il Comando NRDC-ITA pure in occasione del Natale dei bambini, l’happening organizzato per i figli del personale delle Forze Armate Nato di Solbiate. Il 27 maggio 2023 in occasione di NRDC ITA No Limits, giornata di sport paralimpico organizzata dal Comando per «sensibilizzare l’opinione pubblica circa le tematiche del mondo della disabilità e, contestualmente, avvicinarla al mondo militare», gli studenti del «Falcone» hanno realizzato la locandina dell’evento e hanno partecipato – con tanto di cappellino “We are Nato” – alle attività gastronomiche ed accoglienza del pubblico e alla realizzazione del servizio fotografico. Il 15 giugno 2023, il generale Giuseppe Scuderi (a capo di NRDC-ITA) ha voluto ringraziare personalmente i ragazzi «distinti nelle attività di beneficenza, solidarietà ed inclusione promosse dal reparto NATO del Ministero della Difesa» nel corso di una cerimonia svoltasi nell’Aula magna dell’Istituto di Gallarate, presenti il Provveditore agli studi e numerosi dirigenti scolastici della provincia di Varese.\r\nSCIOGLIERE LA NATO\r\nCHIUDERE LE BASI USA-NATO\r\nNO ALL’INVIO DI ARMI ALL’UCRAINA E A ISRAELE\r\nNO ALL’OPERAZIONE ASPIDES NEL MAR ROSSO\r\nNO ALLA PROPAGANDA DI GUERRA\r\nNO ALLA CAMPAGNA DI RIARMO, ALL’INDUSTRIA BELLICA E ALL’ECONOMIA DI GUERRA\r\nFERMARE LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELL’UNIVERSITÀ\r\nCONTRO IL DISCIPLINAMENTO SOCIALE FUNZIONALE ALLA GUERRA\r\nCONTRO LA REPRESSIONE DEL DISSENSO, DELLE MANIFESTAZIONI E DELL’AUTORGANIZZAZIONE POPOLARE\r\nCentro di documentazione Abbasso la guerra di Venegono Superiore\r\nAssemblea Popolare di Busto Arsizio\r\nOsservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Varese\r\n\r\n\r\n ","2 Aprile 2024","2024-04-02 14:35:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Solbiate2-pdf-200x110.jpg","presidio contro la base Nato di Solbiate",1712068552,[529],"http://radioblackout.org/tag/guerra/",[531],"guerra",{"post_content":533,"post_title":537},{"matched_tokens":534,"snippet":535,"value":536},[82,153,82],"guerra \u003Cmark>di\u003C/mark> Venegono Superiore\r\nAssemblea \u003Cmark>Popolare\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Busto Arsizio\r\nOsservatorio contro la","insieme ad Elio del Centro \u003Cmark>di\u003C/mark> Documentazione Abbasso la Guerra abbiamo presentato il presidio che si terrà davanti alla \u003Cmark>base\u003C/mark> nato \u003Cmark>di\u003C/mark> Solbiate (Varese) il 4 aprile.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/presidionato.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica la diretta\r\n4 aprile 1949 – 4 aprile 2024: 75 anni \u003Cmark>di\u003C/mark> NATO, 75 anni \u003Cmark>di\u003C/mark> guerre\r\nLa NATO è stata creata il 4 aprile del 1949, 6 anni prima della costituzione del Patto \u003Cmark>di\u003C/mark> Varsavia.\r\nDopo la caduta del Muro \u003Cmark>di\u003C/mark> Berlino (1989) i leader dei maggiori paesi della NATO avevano promesso a Mosca che l’Alleanza atlantica non sarebbe avanzata verso Est «neppure \u003Cmark>di\u003C/mark> un centimetro».\r\nL’espansione della NATO ad Est inizia nel 1999, nonostante che il Patto \u003Cmark>di\u003C/mark> Varsavia e addirittura l’URSS si fossero sciolti nel 1991.\r\nPrima \u003Cmark>di\u003C/mark> questa 2^ fase della guerra in Ucraina, nel 2022, i paesi NATO erano 30, dunque erano quasi raddoppiati dal 1999.\r\nOggi i Membri della NATO sono 31, tra poco 32 con l’ingresso della Svezia.\r\nNella prospettiva \u003Cmark>di\u003C/mark> trasformazione della NATO in “Alleanza militare del Nuovo Occidente”, si vorrebbe inserire un articolo 5 “economico” da attuarsi in difesa dei Paesi della nuova Alleanza che fossero oggetto \u003Cmark>di\u003C/mark> “ricatti energetici ed economici”: una sorta \u003Cmark>di\u003C/mark> protezione esplicita del neocolonialismo occidentale.\r\nLa NATO guida il riarmo globale\r\nIl 17 e il 18 gennaio \u003Cmark>di\u003C/mark> quest’anno i vertici delle forze armate dell’Alleanza si sono dati appuntamento a Bruxelles per il Military Committee NATO: all’ordine del giorno come accelerare il processo \u003Cmark>di\u003C/mark> trasformazione delle strategie e delle “capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> combattimento” e come garantire l’implementazione immediata dei nuovi “piani \u003Cmark>di\u003C/mark> difesa” approvati al summit \u003Cmark>di\u003C/mark> Vilnius della scorsa estate. 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Nell’autunno dello scorso anno, la NRDC-Italy è stata selezionata come quartier generale. Attualmente le sue unità si stanno addestrando in preparazione del nuovo ruolo assegnato”. NRDC-ITA è l’acronimo \u003Cmark>di\u003C/mark> NATO Rapid Deployment Corps, il Comando multinazionale delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> intervento rapido che ha sede a Solbiate Olona (VA) e \u003Cmark>di\u003C/mark> cui fanno parte più \u003Cmark>di\u003C/mark> 400 militari provenienti da 18 paesi dell’Alleanza.\r\nll Comando NATO \u003Cmark>di\u003C/mark> Solbiate Olona è una delle infrastrutture militari strategiche che più e prima \u003Cmark>di\u003C/mark> altre si è “aperta” al territorio, alle aziende produttive e alle scuole \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni ordine e grado. Le prime “visite” \u003Cmark>di\u003C/mark> studenti alla \u003Cmark>base\u003C/mark> NRDC-ITA risalgono a quasi vent’anni fa, come documentato dall’ufficio stampa del Rapid Deployable Corps NATO. Da allora le presenze delle istituzioni scolastiche a NRDC-ITA si sono fatte sempre più frequenti. Il Comando si è mostrato attento alla formazione professionale degli studenti delle scuole del territorio. Citiamo solo alcune attività svolte dalle scuole del territorio negli ultimi due anni. A fine luglio 2022, durante l’International Day che «consolida» i legami interculturali tra le nazioni partecipanti al Corpo \u003Cmark>di\u003C/mark> Reazione Rapida Nato, l’Istituto «Giovanni Falcone» \u003Cmark>di\u003C/mark> Gallarate ha collaborato alla gestione degli stand allestiti in caserma e al servizio catering, mettendo a disposizione una cinquantina \u003Cmark>di\u003C/mark> studenti in PCTO. Gli allievi dell’indirizzo enogastronomico dell’Istituto \u003Cmark>di\u003C/mark> Gallarate hanno operato presso il Comando NRDC-ITA pure in occasione del Natale dei bambini, l’happening organizzato per i figli del personale delle Forze Armate Nato \u003Cmark>di\u003C/mark> Solbiate. Il 27 maggio 2023 in occasione \u003Cmark>di\u003C/mark> NRDC ITA No Limits, giornata \u003Cmark>di\u003C/mark> sport paralimpico organizzata dal Comando per «sensibilizzare l’opinione pubblica circa le tematiche del mondo della disabilità e, contestualmente, avvicinarla al mondo militare», gli studenti del «Falcone» hanno realizzato la locandina dell’evento e hanno partecipato – con tanto \u003Cmark>di\u003C/mark> cappellino “We are Nato” – alle attività gastronomiche ed accoglienza del pubblico e alla realizzazione del servizio fotografico. Il 15 giugno 2023, il generale Giuseppe Scuderi (a capo \u003Cmark>di\u003C/mark> NRDC-ITA) ha voluto ringraziare personalmente i ragazzi «distinti nelle attività \u003Cmark>di\u003C/mark> beneficenza, \u003Cmark>solidarietà\u003C/mark> ed inclusione promosse dal reparto NATO del Ministero della Difesa» nel corso \u003Cmark>di\u003C/mark> una cerimonia svoltasi nell’Aula magna dell’Istituto \u003Cmark>di\u003C/mark> Gallarate, presenti il Provveditore agli studi e numerosi dirigenti scolastici della provincia \u003Cmark>di\u003C/mark> Varese.\r\nSCIOGLIERE LA NATO\r\nCHIUDERE LE BASI USA-NATO\r\nNO ALL’INVIO \u003Cmark>DI\u003C/mark> ARMI ALL’UCRAINA E A ISRAELE\r\nNO ALL’OPERAZIONE ASPIDES NEL MAR ROSSO\r\nNO ALLA PROPAGANDA \u003Cmark>DI\u003C/mark> GUERRA\r\nNO ALLA CAMPAGNA \u003Cmark>DI\u003C/mark> RIARMO, ALL’INDUSTRIA BELLICA E ALL’ECONOMIA \u003Cmark>DI\u003C/mark> GUERRA\r\nFERMARE LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELL’UNIVERSITÀ\r\nCONTRO IL DISCIPLINAMENTO SOCIALE FUNZIONALE ALLA GUERRA\r\nCONTRO LA REPRESSIONE DEL DISSENSO, DELLE MANIFESTAZIONI E DELL’AUTORGANIZZAZIONE \u003Cmark>POPOLARE\u003C/mark>\r\nCentro \u003Cmark>di\u003C/mark> documentazione Abbasso la guerra \u003Cmark>di\u003C/mark> Venegono Superiore\r\nAssemblea \u003Cmark>Popolare\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Busto Arsizio\r\nOsservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università \u003Cmark>di\u003C/mark> Varese\r\n\r\n\r\n ",{"matched_tokens":538,"snippet":539,"value":539},[91,82],"presidio contro la \u003Cmark>base\u003C/mark> Nato \u003Cmark>di\u003C/mark> Solbiate",[541,543],{"field":121,"matched_tokens":542,"snippet":535,"value":536},[82,153,82],{"field":124,"matched_tokens":544,"snippet":539,"value":539},[91,82],{"best_field_score":292,"best_field_weight":211,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":329,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},{"document":547,"highlight":559,"highlights":567,"text_match":290,"text_match_info":572},{"comment_count":48,"id":548,"is_sticky":48,"permalink":549,"podcastfilter":550,"post_author":340,"post_content":551,"post_date":552,"post_excerpt":54,"post_id":548,"post_modified":553,"post_thumbnail":554,"post_title":555,"post_type":382,"sort_by_date":556,"tag_links":557,"tags":558},"78719","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-2-dicembre-le-dirette-dalle-piazze-dello-sciopero-generale-la-solidarieta-con-la-rivoluzione-in-rojava/",[340],"Il podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/2022-12-02-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nVoci dalle piazze dello sciopero generale lanciato dal sindacalismo di base.\r\nLe dirette da Roma, Palermo, Torino, Milano, Pisa, Bologna, Trieste, Modena…\r\n\r\nDi seguito alcuni stralci dall’appello per lo sciopero:\r\n“In Italia, unico tra i Paesi dell’OCSE ove i salari sono più bassi di 30 anni fa, l’aumento generalizzato dei prezzi dei beni di prima necessità e delle bollette di luce e gas, insieme all’esplodere della inflazione ormai sopra l’11% (…il 15% per le classi popolari), stanno portando milioni di persone sotto la soglia di povertà.\r\nÈ in tale contesto che gran parte dei sostegni sono andati alle grandi imprese anziché ai lavoratori, ai pensionati e ai disoccupati mentre si è registrato un clamoroso incremento della spesa militare. (...)\r\nÈ ora di organizzarsi e mobilitarsi contro la guerra, contro il carovita e per fermare l’attacco ai salari e l’aumento delle disuguaglianze sociali. Altro che flat tax, taglio del cuneo fiscale, cancellazione del reddito di cittadinanza e riduzione dei servizi pubblici, controriforma della scuola e ulteriore taglio della sanità pubblica: serve che si colpiscano i grandi patrimoni accumulati per decenni; la crisi non dev’essere più pagata dai lavoratori, dai disoccupati e dalle classi subalterne, ma dai padroni e dal grande capitale industriale e finanziario, che in questi anni ha continuato ininterrottamente a fare profitti e ad arricchirsi.\r\nMentre la speculazione impazza e si porta via più di 40 miliardi solo con gli extraprofitti sul gas, ci raccontano che non ci sono le risorse per difendere i nostri salari e i nostri stipendi: nel frattempo, i governi passati e presenti (ieri Draghi, oggi Meloni) reprimono e criminalizzano le lotte sociali e sindacali. È ora di dire basta!\r\nL’escalation bellica e l’incombente pericolo di utilizzo di armi tattiche nucleari ci devono spingere ad agire, qui ed ora, contro la guerra, e per imporre lo stop all’invio di armi in Ucraina. Senza la pace sarà molto difficile poter uscire da una crisi economica che viene pagata, come sempre, dai lavoratori e dai ceti meno abbienti in tutta Europa. (…)\r\n\r\nRojava. L’attacco turco, la solidarietà dei movimenti\r\n“Nella notte del 9 novembre le terre del Rojava e del sud del Kurdistan sono state bombardate dagli aerei del TSK (Esercito Turco). Le YPG hanno annunciato che il centro della città di Kobane, un ospedale sulla collina di Miştenur, la foresta di Kobane, una centrale elettrica, i granai e molti villaggi sono stati bombardati. Gli invasori, che non hanno ottenuto risultati con le armi chimiche e con numerose operazioni di invasione per mesi, hanno diretto questa volta i loro sforzi contro il Rojava, la terra della rivoluzione.”\r\nQuesto l’incipit del comunicato del gruppo/rivista Karala di Ankara sull’avvio dei bombardamenti su Kobane.\r\nOggi la Turchia, che utilizza armi vendute anche dall’Italia, vuole riportare indietro le lancette, distruggere il processo rivoluzionario iniziato nel 2012, massacrare e costringere all’esilio le popolazioni curdofone.\r\nIl progetto neottomano di Erdogan riprende slancio, grazie all’appoggio offerto dall’Unione Europea, che paga perché i profughi di guerra vengano trattenuti in Turchia, e al ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina che Erdogan si è scavato in questi mesi.\r\nIn questi giorni in ogni dove ci sono state iniziative in sostegno all’esperienza del confederalismo democratico.\r\nNe abbiamo parlato con Dario, un compagno che conosce bene la situazione nell’area. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 3 dicembre\r\nore 15 piazza Castello\r\nmanifestazione contro l’attacco turco alle aree del confederalismo democratico in Rojava - Siria del Nord - e nel Bashur – Iraq.\r\n\r\nGiovedì 8 dicembre\r\nMarcia popolare No Tav da Bussoleno a San Didero\r\nAppuntamento ore 11 in piazza del mercato\r\n\r\nVenerdì 16 dicembre\r\nCena antinatalizia\r\nore 20 in corso Palermo 46\r\nCibo vegano, buon vino, esposizione spettacolare del nostro pres-empio: porta la tua statuetta che lo costruiamo insieme\r\nBenefit lotte antimilitariste\r\nDa ciascuno come può, più che può...\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","3 Dicembre 2022","2022-12-03 13:30:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/clifford-harper-05-col2-200x110.jpg","Anarres del 2 dicembre. 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Cobas è disponibile a qualsiasi confronto per risolvere la situazione del magazzini Fedex di Piacenza, ma ribadendo per conto dei lavoratori la più netta indisponibilità ad accettare ricatti al ribasso.\r\nCon questo spirito proseguirà la lotta e la preparazione degli incontri previsti nell’ambito dell’unica trattativa realmente esistente al momento: quella fra padroni e S.I. Cobas.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Haitham-su-FedEx.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Marco, che ci ha aggiornato sulla lotta de* lavorator* Greci del food delivery:\r\n\r\nIl 15 settembre scorso Efood, una delle principali compagnie di food delivery in Grecia, ha mandato un messaggio ricattatorio ai lavoratori e le lavoratrici in cui veniva imposto il passaggio ad un contratto da collaboratore autonomo (freelancer), pena la perdita del lavoro... una musica già sentita in giro per il mondo ma che in Grecia suona per la prima volta...\r\n\r\nSe prima dell'estate il governo greco ha potuto varare in piena emergenza covid una legge che aumenta lo strapotere delle aziende ai danni dei lavoratori, adesso sono le aziende stesse a prendere coraggio per inseguire le loro gemelle europee sul terreno dell'erosione delle tutele e dei diritti.\r\n\r\nLa riposta di lavoratori e lavoratrici e della parte della società che non tollera le ingiustizie non si è fatta attendere: nei giorni successivi alla pubblicazione della notizia sul passaggio da lavoro subordinato ad autonomo un boicottaggio ha abbattuto i guadagni di efood e le recensioni su Google messo al tappeto anni e anni di advertising ossessivo da parte di Efood.\r\n\r\nNei giorni successivi invece i lavoratori e le lavoratrici del delivery, principalmente di efood ma anche di Wolt o dipendenti di singoli ristoranti, si sono presi le strade in un rumorosissimo e infinito serpentone di motorini (ma c'erano anche alcun* temerar* in bici!) che ha attraversato il centro di Atene per raggiungere gli uffici di Efood in periferia. Convocato da Sveod (Σ.Β.Ε.Ο.Δ.), sindacato autonomo di base con sede a Exarcheia decisamente maggioritario nel settore del delivery e da Setxa (sindacato dei lavoratori del turismo legato a PAME), il corteo ha portato la rabbia e la solidarietà nelle piazze e nei viali di Atene.\r\n\r\nDagli uffici blindati dai reparti antisommossa M.A.T. c'è stata una prima apertura al dialogo e qualche tentennamento: dapprima hanno mandato qualche responsabile minore senza alcun potere decisionale (anche questa musica già sentita) e poi hanno chiesto di trattare ma senza la folla di motorini ad assediare gli uffici.\r\n\r\nLa risposta di lavoratrici e lavoratori a fronte di queste ridicolaggini è stata di proclamare uno sciopero di 24 ore per venerdì 24 settembre, allargato a tutte le compagnie.\r\n\r\nLe aziende trovano il loro ardire al riparo delle leggi promosse dai governi e forti della protezione della polizia.\r\n\r\nChi lavora può contare sulle proprie forze, sul sostegno de* compagn* e sul favore popolare, che si è palesato negli applausi dai balconi e agli angoli di ogni quartiere...\r\n\r\nPer un'ampia parte della classe operaia greca è chiaro che l'attacco alle condizioni di lavoro e di vita ai lavoratori di efood è il preludio ad un attacco generalizzato a tutti e tutte coloro che lavorano.\r\n\r\nE sicuramente il sostegno alla lotta del delivery non mancherà.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Protesta-eFood-in-Grecia-porta-alla-vittoria.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ","7 Ottobre 2021","2021-10-07 10:01:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/efood-protest-athens-pedion-tou-arews-panikos-twitter-2-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 05/10/2021",1633600875,[],[],{"post_content":588},{"matched_tokens":589,"snippet":590,"value":591},[82,91],"dell'11 ottobre proclamato dal sindacalismo \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>base\u003C/mark>:\r\n\r\n\r\nL’11 ottobre deve diventare il","Il primo approfondimento \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi lo abbiamo fatto in compagnia \u003Cmark>di\u003C/mark> Fabio, attivista SiCobas a cui abbiamo chiesto un resoconto dell'assemblea cittadina tenutasi sotto la tettoia dell'orologio a porta palazzo venerdì 1 ottobre in preparazione allo sciopero generale dell'11 ottobre proclamato dal sindacalismo \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>base\u003C/mark>:\r\n\r\n\r\nL’11 ottobre deve diventare il punto \u003Cmark>di\u003C/mark> partenza per una vera controffensiva \u003Cmark>di\u003C/mark> classe; lo sciopero generale deve essere uno sciopero politico contro il governo Draghi e contro l’utilizzo capitalistico dell’emergenza pandemica:\r\n\r\n \tcontro il caro vita e l’aumento delle tariffe;\r\n\r\n\r\n \tper il rilancio della sanità e la piena tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici;\r\n\r\n\r\n \tcontro l’utilizzo strumentale e antiproletario della campagna vaccinale: no al greenpass, inutile a fronteggiare la pandemia ma utile da un lato a dividere e reprimere i lavoratori, dall’altro a garantire ai padroni la disapplicazione delle misure \u003Cmark>di\u003C/mark> prevenzione dal contagio e \u003Cmark>di\u003C/mark> tutela della salute sui luoghi \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro;\r\n\r\n\r\n \tper un lavoro \u003Cmark>di\u003C/mark> pubblica utilità oppure il salario medio garantito a tutti i disoccupati e le disoccupate; \r\n\r\n\r\n \tcontro il proliferare \u003Cmark>di\u003C/mark> contratti precari; \r\n\r\n\r\n \tper la riduzione generalizzata dell’orario \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, per lavorare tutti e lavorare meno;\r\n\r\n\r\n \tper la difesa dei contratti collettivi nazionali \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro e un aumento generalizzato dei salari più bassi;\r\n\r\n\r\n \tper il rilancio dell’edilizia \u003Cmark>popolare\u003C/mark> e il blocco a tempo indeterminato degli sfratti;\r\ncontro le politiche \u003Cmark>di\u003C/mark> rapina e devastazione dell’ambiente;\r\n\r\n\r\n \tper far sì che siano i padroni a pagare i costi della crisi con una drastica progressività delle imposte – 10% sul 10% più ricco;\r\n\r\n\r\n \tper garantire ai lavoratori immigrati pieno diritto \u003Cmark>di\u003C/mark> cittadinanza e cancellare il decreto Salvini;\r\n\r\n\r\n \tper la piena tutela delle donne lavoratrici, contro ogni forma \u003Cmark>di\u003C/mark> discriminazione salariale, \u003Cmark>di\u003C/mark> violenza maschile e \u003Cmark>di\u003C/mark> sessismo;\r\n\r\n\r\n \tcontro le guerre imperialistiche e per una drastica riduzione delle spese militari a favore della spesa sociale;\r\n\r\n\r\n \tper costruire una vera rete \u003Cmark>di\u003C/mark> collegamento delle lotte in chiave internazionale.\r\n\r\nCostruiamo ovunque comitati territoriali \u003Cmark>di\u003C/mark> sciopero verso l’11 ottobre\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Fabio-SiCobas-su-Sciopero-generale-11_10.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Haitham Hemdal sicobas Piacenza sul caso dei licenziamenti dei 280 lavoratori Fedex del magazzino \u003Cmark>di\u003C/mark> Piacenza chiuso da aprile 2021: i lavoratori non hanno accettato l'ennesima provocazione dei confederali che hanno organizzato un'assemblea con la presenza \u003Cmark>di\u003C/mark> pochi lavoratori:\r\n\r\nL’adesione \u003Cmark>di\u003C/mark> venti lavoratori alla ricerca \u003Cmark>di\u003C/mark> una buonuscita all’ipotesi \u003Cmark>di\u003C/mark> accordo non può imporre alla maggioranza dei lavoratori Fedex alcunché.\r\nPer questo, si stanno moltiplicando in queste ore le azioni \u003Cmark>di\u003C/mark> sciopero e boicottaggio ai danni \u003Cmark>di\u003C/mark> Fedex in tutte le città italiane.\r\nTali azioni continueranno se Fedex non si presenterà alla trattativa comunicataci dal Ministro Orlando con una soluzione soddisfacente per tutti i lavoratori impiegati nel sito piacentino.\r\nIl S.I. Cobas è disponibile a qualsiasi confronto per risolvere la situazione del magazzini Fedex \u003Cmark>di\u003C/mark> Piacenza, ma ribadendo per conto dei lavoratori la più netta indisponibilità ad accettare ricatti al ribasso.\r\nCon questo spirito proseguirà la lotta e la preparazione degli incontri previsti nell’ambito dell’unica trattativa realmente esistente al momento: quella fra padroni e S.I. Cobas.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Haitham-su-FedEx.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia \u003Cmark>di\u003C/mark> Marco, che ci ha aggiornato sulla lotta de* lavorator* Greci del food delivery:\r\n\r\nIl 15 settembre scorso Efood, una delle principali compagnie \u003Cmark>di\u003C/mark> food delivery in Grecia, ha mandato un messaggio ricattatorio ai lavoratori e le lavoratrici in cui veniva imposto il passaggio ad un contratto da collaboratore autonomo (freelancer), pena la perdita del lavoro... una musica già sentita in giro per il mondo ma che in Grecia suona per la prima volta...\r\n\r\nSe prima dell'estate il governo greco ha potuto varare in piena emergenza covid una legge che aumenta lo strapotere delle aziende ai danni dei lavoratori, adesso sono le aziende stesse a prendere coraggio per inseguire le loro gemelle europee sul terreno dell'erosione delle tutele e dei diritti.\r\n\r\nLa riposta \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoratori e lavoratrici e della parte della società che non tollera le ingiustizie non si è fatta attendere: nei giorni successivi alla pubblicazione della notizia sul passaggio da lavoro subordinato ad autonomo un boicottaggio ha abbattuto i guadagni \u003Cmark>di\u003C/mark> efood e le recensioni su Google messo al tappeto anni e anni \u003Cmark>di\u003C/mark> advertising ossessivo da parte \u003Cmark>di\u003C/mark> Efood.\r\n\r\nNei giorni successivi invece i lavoratori e le lavoratrici del delivery, principalmente \u003Cmark>di\u003C/mark> efood ma anche \u003Cmark>di\u003C/mark> Wolt o dipendenti \u003Cmark>di\u003C/mark> singoli ristoranti, si sono presi le strade in un rumorosissimo e infinito serpentone \u003Cmark>di\u003C/mark> motorini (ma c'erano anche alcun* temerar* in bici!) che ha attraversato il centro \u003Cmark>di\u003C/mark> Atene per raggiungere gli uffici \u003Cmark>di\u003C/mark> Efood in periferia. 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