","Cannabis Terapeutica","post",1449750856,[60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/cannabis/","http://radioblackout.org/tag/cannabis-terapeutica/","http://radioblackout.org/tag/forum-droghe/","http://radioblackout.org/tag/legalizzazione/","http://radioblackout.org/tag/societa-italiana-ricerca-cannabis/","http://radioblackout.org/tag/uso-medico/",[17,31,21,25,33,19],{"post_content":68,"post_title":73,"tags":78},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":72},[17,70],"terapeutica","Stato-Regioni, forse convinta che la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> \u003Cmark>terapeutica\u003C/mark> vada “calmierata” in quanto cavallo","Il 30 novembre è apparso in Gazzetta Ufficiale il Decreto Lorenzin che regolamenta le coltivazioni, le lavorazioni e gli impieghi terapeutici della \u003Cmark>cannabis\u003C/mark>. Previo “inchino” della Conferenza Stato-Regioni, forse convinta che la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> \u003Cmark>terapeutica\u003C/mark> vada “calmierata” in quanto cavallo di Troia di una demoniaca \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> ricreativa; e, inoltre, poco sensibile alle esigenze e ai diritti di tanti pazienti e ai diritti/doveri dei loro curanti, la ministra e Conferenza hanno cestinato le obiezioni e proposte di modifiche di varie parti, tra cui quelle maggiormente competenti in materia, come l’Associazione \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> \u003Cmark>terapeutica\u003C/mark> e la Società italiana ricerca \u003Cmark>cannabis\u003C/mark>.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Giorgio Bignami, ricercatore dell'Istituto superiore di Sanità e presidente di Forum Droghe\r\n\r\n\u003Cmark>Cannabis\u003C/mark>",{"matched_tokens":74,"snippet":77,"value":77},[75,76],"Cannabis","Terapeutica","\u003Cmark>Cannabis\u003C/mark> \u003Cmark>Terapeutica\u003C/mark>",[79,82,85,87,89,92],{"matched_tokens":80,"snippet":81},[17],"\u003Cmark>cannabis\u003C/mark>",{"matched_tokens":83,"snippet":84},[17,70],"\u003Cmark>cannabis\u003C/mark> \u003Cmark>terapeutica\u003C/mark>",{"matched_tokens":86,"snippet":21},[],{"matched_tokens":88,"snippet":25},[],{"matched_tokens":90,"snippet":91},[17],"Società italiana ricerca \u003Cmark>cannabis\u003C/mark>",{"matched_tokens":93,"snippet":19},[],[95,98,106],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":77,"value":77},"post_title",[75,76],{"field":34,"indices":99,"matched_tokens":101,"snippets":105},[14,46,100],4,[102,103,104],[17,70],[17],[17],[84,81,91],{"field":107,"matched_tokens":108,"snippet":71,"value":72},"post_content",[17,70],1157451471441625000,{"best_field_score":111,"best_field_weight":112,"fields_matched":113,"num_tokens_dropped":46,"score":114,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",15,3,"1157451471441625211",{"document":116,"highlight":140,"highlights":145,"text_match":148,"text_match_info":149},{"cat_link":117,"category":118,"comment_count":46,"id":119,"is_sticky":46,"permalink":120,"post_author":49,"post_content":121,"post_date":122,"post_excerpt":52,"post_id":119,"post_modified":123,"post_thumbnail":124,"post_thumbnail_html":125,"post_title":126,"post_type":57,"sort_by_date":127,"tag_links":128,"tags":136},[43],[45],"66625","http://radioblackout.org/2021/02/la-war-on-drugs-sta-finendo-ma-non-in-italia/","La gran parte dei morti per overdose da oppiacei negli Stati Uniti muore per uso di sostanze legali come il Fentanyl. Cosa è cambiato negli ultimi 20 anni?\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri di CanaPisa, autore di un articolo uscito sul settimanale Umanità Nova\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-09-iron-war-on-drugs.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nLeggi l’articolo:\r\n\r\n“Prima dell’arrivo del Covid 19 sul nostro pianeta, la cosiddetta “epidemia degli oppioidi” negli Stati Uniti era considerata una delle più gravi crisi sanitarie della nostra epoca. Nel 2017 un report del National Safety Council relativo ai rischi di morte prevenibili per la popolazione statunitense aveva messo il rischio di morire per overdose accidentale da oppioidi al quinto posto nella classifica delle morti prevenibili (guidata da malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie croniche), superando per la prima volta quello di rimanere vittima di un incidente automobilistico: 1 possibilità su 96 contro 1 su 103. La crisi era dovuta, secondo una nota diffusa dallo stesso Nsc, soprattutto all’uso illegale del fentanyl, un analgesico molto potente, di cui anche solo 20 milligrammi rappresentano una dose potenzialmente letale. Il fentanyl non è, però, una droga illegale ma un farmaco da prescrizione. Sono farmaci da prescrizione anche le altre sostanze (morfina, codeina, ossicodone, metadone e tramadolo) che, insieme al fentanyl, provocano la quasi totalità delle morti per overdose negli USA che in totale dal 1999 al 2017 sono state quasi 400 mila, mentre gli ultimi dati dei “Centers for Disease Control and Prevention” (CDC) riferiscono di 81mila vittime nei dodici mesi che vanno dal giugno 2019 al maggio 2020.\r\n\r\nI Cdc americani identificano l’inizio della “epidemia” nell’aumento della prescrizione degli oppioidi negli anni Novanta. Allora, rassicurati dalla aziende farmaceutiche che escludevano rischi di dipendenza dagli oppioidi, i medici cominciarono a prescriverne in grandi quantità. Prima nella farmacologia gli oppioidi erano utilizzati per la gestione del dolore severo – per esempio in seguito ad interventi chirurgici o in caso di tumori o altri gravi patologie. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta vennero utilizzati anche per patologie meno gravi, inizialmente per il trattamento di dolori come quelli associati all’osteoartrite, poi per tutti i dolori alla schiena, ai muscoli ed alle ossa, poi per i dolori in genere (compresi mal di testa e mal di denti). In pochi anni gli oppioidi si diffusero come alternativa agli antidolorifici più diffusi (tipo aspirina ed aulin e quelli che continuiamo ad usare qui in Europa), rispetto ai quali erano più veloci a fermare il dolore, avevano meno effetti collaterali e davano anche una certa euforia.\r\n\r\nIn un paese in cui mettersi in malattia significa non prendere lo stipendio, per molti utilizzare oppioidi per ogni tipo di dolore diventò una pratica quotidiana. A differenza, però, dei loro concorrenti gli oppioidi non hanno anche effetti antinfiammatori: le cause del dolore rimangono e per lenirlo bisogna continuare ad utilizzare i farmaci. Come sanno bene tutti gli eroinomani, però, l’uso degli oppioidi (di tutti, compresi quelli da prescrizione) può indurre la tolleranza ai medicinali ed aumentare la sensibilità al dolore, con l’effetto che per avere lo stesso sollievo dal dolore servono più quantità del farmaco. Tutto questo, unitamente al fatto che gli oppioidi non solo alleviano il dolore, ma inducono anche euforia, aumenta chiaramente il rischio di dipendenza, con usi prolungati. Ad alti dosaggi gli oppioidi causano problemi respiratori e possono portare a morte e il rischio aumenta se nel mix finiscono anche alcolici e sedativi.\r\n\r\nNegli Stati Uniti, però, nella cultura dominante la performance lavorativa e non solo è considerata il primo sacro dovere di ogni essere umano, al punto che è considerato normale che in molti posti di lavoro tra i fattori che favoriscono la carriera ci sia il fatto di andarsi a fare una corsetta prima di arrivare puntualissimi in ufficio, tenendo fede a “work hard – play hard” (cioè “lavora duro – fai sport duro”), il motto stakanovista di Wall Street che da noi si vede sulle magliette dei runner più tristi. In pochi anni l’uso prolungato di oppioidi si è fatto sempre più frequente e diffuso, al punto che già all’inizio dei Duemila è arrivata quella che i Cdc hanno definito “la prima ondata di morti per overdose da oppioidi”, quasi interamente causata dall’utilizzo di farmaci legali.\r\n\r\nDi fronte a questa prima ondata di morti, il governo federale e i vari governi statali non hanno saputo far di meglio che aumentare i prezzi dei farmaci e varare misure per limitare la prescrizione di oppioidi da parte dei medici, con cose tipo il divieto di prescrivere oppioidi negli ospedali e nelle cliniche free-care (“gratuite”). Queste misure non hanno certo impedito a chi se lo poteva permettere di continuare ad utilizzare oppioidi con ricetta a pagamento ed hanno creato così un mercato parallelo illegale per chi come molti lavoratori manuali dei settori della logistica e della ristorazione non poteva permettersi di perdere lo stipendio mettendosi in malattia e neanche però di aggiungere il prezzo della ricetta a quello del farmaco. È così che, secondo i Cdc, l’eroina prima e la diffusione di oppioidi sintetici poi, in particolare il fentanyl illegale, avrebbero invece caratterizzato rispettivamente la “seconda” e la “terza” ondata dell’epidemia, che continua ad infuriare negli USA.\r\nDai primi anni Duemila, negli Stati Uniti tutti gli enti “ufficiali” (da quelli sanitari a quelli governativi) non hanno mancato di lanciare allarmi sulla “epidemia di oppioidi”, “uno dei più gravi problemi di salute pubblica dei nostri tempi” come l’ex presidente Trump l’ha definita, promettendo a più riprese crociate che non si sono mai viste. L’epidemia, quindi, continua ad infuriare, da un lato perché non è semplice bloccare la produzione di farmaci legali e nemmeno controllarla e dall’altro, è soprattutto perché l’utilizzo di farmaci veloci ed efficaci per fermare il dolore è quel che serve in un mondo in cui dappertutto le condizioni di lavoro sono peggiorate per tutte e tutti (negli USA come in Europa) e sono aumentate la fatica, lo stress e, invece, non bisogna mai fermarsi in quella corsa dei topi, la “rat-race” in cui il neoliberismo ha trasformato la nostra vita.\r\n\r\nL’“epidemia da oppiodi” è chiaramente la più grande dimostrazione del fallimento della War On Drugs chiamata da Nixon e poi lanciata da Reagan. Da quarant’anni esatti, ormai, infuria negli Usa la Guerra Alla Droga (che Reagan evocò dal giorno del suo insediamento, nel gennaio 1981), milioni di persone sono state licenziate per essere state trovate positive ai test antidroga, la popolazione carceraria è quintuplicata (alla fine del 1979 c’erano nelle carceri USA meno di 400mila detenuti, alla fine degli anni Ottanta erano già più di due milioni), sono state lanciate vere e proprie campagne militari (come la famigerata CAMP, la Campaign Against Marijuana Plantantions che per le piantagioni di ganja illegale prevedeva il lancio dagli elicotteri del napalm che negli anni nel Nord della California ha provocato migliaia di nascite di bambini malformati). Nel frattempo, però, la più grande crisi sanitaria legata alle “droghe” è stata provocate da sostanze legali, diffuse da cause farmaceutiche che ad un certo punto avevano deciso che per aumentare i loro profitti nelle vendite e in borsa avrebbero puntato sulla diffusione degli oppioidi come antidolorifici “comuni” ed hanno poi sguinzagliato migliaia di informatori negli studi medici di tutto il paese a offrire depliant con articoli scientifici selezionati, corsi d’aggiornamento gratuiti etc.\r\n\r\nNegli ultimi dieci anni negli Stati Uniti la War On Drugs sta finendo: attualmente sono 33 gli stati che consentono almeno l’utilizzo e la vendita di cannabis medica e 15 (Arizona, Montana, Mississippi, New Jersey, South Dakota ed Oregon si sono aggiunte alla lista durante l’ultimo Election Day del 4 novembre) che consentono l’uso e la vendita di quella “ricreativa”. Secondo la Gallup, l’istituto di ricerca statistica che da anni registra un consenso crescente nell’opinione pubblica statunitense alla legalizzazione della marijuana (arrivato nel 2020 al record di 65% di favorevoli), la diffusione dell’epidemia d’oppioidi è stato uno dei fattori che hanno fatto crescere il sostegno alle tesi antiproibizioniste.\r\n\r\nIntanto, perché è diffusa la convinzione che la cannabis possa essere un’efficace sostituto per gli oppiodi, convinzione che, peraltro, sembrerebbe confermata da uno studio pubblicato il 27 gennaio sul British Medical Journal. Secondo la ricerca, l”accesso ai negozi legali di cannabis è associato a una riduzione delle morti legate agli oppioidi negli Stati Uniti, in particolare quelle legate agli oppioidi sintetici come il fentanyl. Confrontando i dati provenienti da 812 contee sulla presenza di punti vendita di marijuana legale e l’evoluzione dei tassi di overdose a casa di oppioidi, i ricercatori hanno verificato che le contee con un maggior numero di dispensari di cannabis attivi sono associate a tassi ridotti di mortalità legata ad overdose: la presenza di due dispensari, a scopi medici o ricreativi, è accompagnata dalla diminuzione del tasso di vittime degli oppiacei del 17%, mentre nelle contee dove sono presenti tre dispensari il tasso diminuisce di un ulteriore 9%.\r\n\r\nCertamente, però, anche perché proprio l’epidemia d’oppioidi è la dimostrazione del fallimento della War On Drugs che lo storico Howard Zinn ha definito a suo tempo “la causa delle più gravi, le più diffuse e le più sistematiche violazioni dei diritti umani della storia degli Stati Uniti”. Non per niente, la fine della War On Drugs è stata una delle richieste più condivise nei movimenti contro la polizia e contro Trump che dalla fine di maggio, dopo la morte di George Flloyd, hanno occupato (e continuano ad occupare anche dopo l’elezione di Biden perché anche chi l’ha votato contro Trump sa che non ci sono governanti amici, ma al massimo nemici meno nemici) le strade e le piazze della citta USA.\r\n\r\nLa War On Drugs non sta finendo solo negli USA. L’assemblea delle 53 nazioni rappresentate nella mattinata del 2 dicembre alla riconvocazione della 63ma CND “Conferenza Droghe Narcotiche delle Nazioni Unite” a Vienna ha votato la riclassificazione della cannabis come richiesto da un comitato di esperti nominato dall’Organizzazione mondiale della Sanità e la cannabis è stata tolta dalla Tabella IV – quella delle sostanze “a rischio particolarmente forte di abuso e senza alcuna utilità terapeutica” – e messa nella Tabella I, quella delle “sostanze pericolose” che comprende i farmaci legali ottenuti senza prescrizione. Questo di fatto rende non più valida la Convenzione di Vienna che dagli anni Sessanta ha messo fuorilegge la cannabis in tutto il mondo (anche se negli ultimi anni è stata legalizzata in Canada e in Uruguay, è in libera vendita da mezzo secolo nei coffee shop olandesi e da un po’ di tempo anche nei cannabis club spagnoli).\r\n\r\nIn Messico, in Svizzera, in Lussemburgo e in Macedonia del Nord sono stati già approvati dei progetti di legalizzazione di cui sono ancora stati definiti i tempi ma che si concretizzeranno nei prossimi anni.\r\n\r\nIn Italia, invece, siamo ancora ai tempi in cui basta un docufilm su Netflix su Muccioli “San Patrignano – luci e ombre”, che pur mostrando più luci che ombre non può tacere sull’omicidio di Roberto Maranzano, i suicidi nascosti le centinaia di denunce di violenze etc. e la reazione non è chiedersi come sia possibile che un tale lager degli orrori non sia ancora stato chiuso ma le urla e gli strepiti di fascisti e leghisti che, dello stupratore e torturatore Vincenzo Muccioli, ne fanno un emblema e che sono pronti a lanciarsi in una nuova e più feroce stagione della Guerra Alla Droga all’Italiana. La Lega ha dichiarato che i soldi del Recovery Fund dovrebbero essere impiegati “per la lotta alla droga (…) per costruire nuove carceri e per finanziare le comunità terapeutiche” e per quando tornerà al governo ha già presentato una proposta di legge a prima firma Molinari composta da due soli articoli che prevedono: 1. l’immediato arresto di chiunque coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito o consegna per qualunque scopo cannabis. Ad esempio, se un ragazzo dopo aver “fatto un tiro” passa alla propria ragazza o al proprio ragazzo una canna ci dovrebbe essere l’arresto immediato; 2. dopo l’arresto, l’incarcerazione.\r\n\r\nSecondo la proposta della Lega la pena dovrebbe andare dai 3 ai 6 anni di carcere con una sanzione dai 5mila ai 20mila euro e questo in modo tassativo perché la proposta chiede di eliminare le pene alternative al carcere, come i lavori di pubblica utilità. Se invece la persona coltiva o detiene cannabis ed il giudice non riscontra la “lieve entità”, la pena dovrebbe salire dai 6 ai 20 anni di carcere e dai 26mila ai 260mila euro (tanto per intenderci, per l’omicidio, così come da articolo 575 del codice penale, è prevista una pena dai 21 anni di carcere). Nel novero della cannabis, peraltro, rientra secondo la Lega anche la cannabis light (quella con basso contenuto di Thc che secondo un recente pronunciamento della Commissione Europea dovrebbe essere commercializzabile in tutta la UE), che viene venduta in centinaia di hemp shops di tutta Italia e che è proprio la marijuana che “non fa niente – speriamo che non si annoi” (come diceva una vignetta di Matteo Guarrnaccia ripresa anche da Gaber), visto che ha solo proprietà rilassanti senza avere effetti psichedelici.\r\n\r\nAd accompagnare il ritorno della crociata proibizionista anche un articolo sul settimanale berlusconiano Panorama che ha pubblicato un editoriale del direttore dal titolo: “Perché il consumo di droga va punito” (con a fianco, peraltro, una pubblicità, a tutta pagina, di una marca di grappa “da condividere e gustare in ogni occasione”), come se non fosse già punito abbastanza in quest’Italia più di un milione e 200mila persone sono state segnalate e sanzionate solo in quanto consumatori di sostanze proibite. Da parte loro, Pd e M5S che sono al governo (e probabilmente ci resteranno) non riescono neanche a trovare un cavillo per regolamentare in qualche modo la cannabis light e continuano solo a proseguire la Guerra alla Droga all’italiana. Senza farsi mancare neanche di fare un accordo antidroga con l’Iran (dove secondo Iran Human Rights, il governo nel 2019 ha giustiziato almeno 30 persone accusate di reati di droga), come rivelato dal Tehran Times che ha riferito che: “Dopo un incontro con l’ufficiale di collegamento della polizia antidroga italiana Salvatore Labarbera, il capo della polizia antidroga iraniana Majid Karimi ha annunciato che il livello di cooperazione tra i due Paesi sarà rafforzato e incrementato per la necessità di combattere gli stupefacenti anche a livello internazionale”, anche se fornire assistenza diretta contro il narcotraffico alle operazioni antidroga iraniane, comporterà inevitabilmente condanne a morte per presunti autori di reati di droga (e proprio per questo motivo hanno rifiutato di fornire assistenza alle operazioni antidroga iraniane Germania, Austria, Danimarca, Irlanda e Norvegia).\r\n\r\nIn questo contesto si comprende il silenzio su uno degli episodi più gravi avvenuti negli ultimi anni in Italia, la morte di 13 detenuti dopo le rivolte in carcere nel marzo dell’anno scorso. Anche se non si sa ancora di cosa sono morti (visto che scandalosamente non sono stati ancora rivelati i risultati delle autopsie mentre iniziano ad uscire testimonianze sull’ultraviolenza delle forze di polizie intervenute), erano tutti dentro “per droga” e sicuramente sono vittime di questa Guerra Alla Droga che è prima di tutto una guerra contro le persone che provoca soltanto sofferenza e dolore.”","9 Febbraio 2021","2021-02-09 17:26:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-1024x575.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-768x431.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs.jpg 1296w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La war on drugs sta finendo. 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Ad alti dosaggi gli oppioidi causano problemi respiratori e possono portare a morte e il rischio aumenta se nel mix finiscono anche alcolici e sedativi.\r\n\r\nNegli Stati Uniti, però, nella cultura dominante la performance lavorativa e non solo è considerata il primo sacro dovere di ogni essere umano, al punto che è considerato normale che in molti posti di lavoro tra i fattori che favoriscono la carriera ci sia il fatto di andarsi a fare una corsetta prima di arrivare puntualissimi in ufficio, tenendo fede a “work hard – play hard” (cioè “lavora duro – fai sport duro”), il motto stakanovista di Wall Street che da noi si vede sulle magliette dei runner più tristi. In pochi anni l’uso prolungato di oppioidi si è fatto sempre più frequente e diffuso, al punto che già all’inizio dei Duemila è arrivata quella che i Cdc hanno definito “la prima ondata di morti per overdose da oppioidi”, quasi interamente causata dall’utilizzo di farmaci legali.\r\n\r\nDi fronte a questa prima ondata di morti, il governo federale e i vari governi statali non hanno saputo far di meglio che aumentare i prezzi dei farmaci e varare misure per limitare la prescrizione di oppioidi da parte dei medici, con cose tipo il divieto di prescrivere oppioidi negli ospedali e nelle cliniche free-care (“gratuite”). 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Da quarant’anni esatti, ormai, infuria negli Usa la Guerra Alla Droga (che Reagan evocò dal giorno del suo insediamento, nel gennaio 1981), milioni di persone sono state licenziate per essere state trovate positive ai test antidroga, la popolazione carceraria è quintuplicata (alla fine del 1979 c’erano nelle carceri USA meno di 400mila detenuti, alla fine degli anni Ottanta erano già più di due milioni), sono state lanciate vere e proprie campagne militari (come la famigerata CAMP, la Campaign Against Marijuana Plantantions che per le piantagioni di ganja illegale prevedeva il lancio dagli elicotteri del napalm che negli anni nel Nord della California ha provocato migliaia di nascite di bambini malformati). Nel frattempo, però, la più grande crisi sanitaria legata alle “droghe” è stata provocate da sostanze legali, diffuse da cause farmaceutiche che ad un certo punto avevano deciso che per aumentare i loro profitti nelle vendite e in borsa avrebbero puntato sulla diffusione degli oppioidi come antidolorifici “comuni” ed hanno poi sguinzagliato migliaia di informatori negli studi medici di tutto il paese a offrire depliant con articoli scientifici selezionati, corsi d’aggiornamento gratuiti etc.\r\n\r\nNegli ultimi dieci anni negli Stati Uniti la War On Drugs sta finendo: attualmente sono 33 gli stati che consentono almeno l’utilizzo e la vendita di \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> medica e 15 (Arizona, Montana, Mississippi, New Jersey, South Dakota ed Oregon si sono aggiunte alla lista durante l’ultimo Election Day del 4 novembre) che consentono l’uso e la vendita di quella “ricreativa”. Secondo la Gallup, l’istituto di ricerca statistica che da anni registra un consenso crescente nell’opinione pubblica statunitense alla legalizzazione della marijuana (arrivato nel 2020 al record di 65% di favorevoli), la diffusione dell’epidemia d’oppioidi è stato uno dei fattori che hanno fatto crescere il sostegno alle tesi antiproibizioniste.\r\n\r\nIntanto, perché è diffusa la convinzione che la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> possa essere un’efficace sostituto per gli oppiodi, convinzione che, peraltro, sembrerebbe confermata da uno studio pubblicato il 27 gennaio sul British Medical Journal. Secondo la ricerca, l”accesso ai negozi legali di \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> è associato a una riduzione delle morti legate agli oppioidi negli Stati Uniti, in particolare quelle legate agli oppioidi sintetici come il fentanyl. Confrontando i dati provenienti da 812 contee sulla presenza di punti vendita di marijuana legale e l’evoluzione dei tassi di overdose a casa di oppioidi, i ricercatori hanno verificato che le contee con un maggior numero di dispensari di \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> attivi sono associate a tassi ridotti di mortalità legata ad overdose: la presenza di due dispensari, a scopi medici o ricreativi, è accompagnata dalla diminuzione del tasso di vittime degli oppiacei del 17%, mentre nelle contee dove sono presenti tre dispensari il tasso diminuisce di un ulteriore 9%.\r\n\r\nCertamente, però, anche perché proprio l’epidemia d’oppioidi è la dimostrazione del fallimento della War On Drugs che lo storico Howard Zinn ha definito a suo tempo “la causa delle più gravi, le più diffuse e le più sistematiche violazioni dei diritti umani della storia degli Stati Uniti”. Non per niente, la fine della War On Drugs è stata una delle richieste più condivise nei movimenti contro la polizia e contro Trump che dalla fine di maggio, dopo la morte di George Flloyd, hanno occupato (e continuano ad occupare anche dopo l’elezione di Biden perché anche chi l’ha votato contro Trump sa che non ci sono governanti amici, ma al massimo nemici meno nemici) le strade e le piazze della citta USA.\r\n\r\nLa War On Drugs non sta finendo solo negli USA. L’assemblea delle 53 nazioni rappresentate nella mattinata del 2 dicembre alla riconvocazione della 63ma CND “Conferenza Droghe Narcotiche delle Nazioni Unite” a Vienna ha votato la riclassificazione della \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> come richiesto da un comitato di esperti nominato dall’Organizzazione mondiale della Sanità e la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> è stata tolta dalla Tabella IV – quella delle sostanze “a rischio particolarmente forte di abuso e senza alcuna utilità \u003Cmark>terapeutica”\u003C/mark> – e messa nella Tabella I, quella delle “sostanze pericolose” che comprende i farmaci legali ottenuti senza prescrizione. Questo di fatto rende non più valida la Convenzione di Vienna che dagli anni Sessanta ha messo fuorilegge la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> in tutto il mondo (anche se negli ultimi anni è stata legalizzata in Canada e in Uruguay, è in libera vendita da mezzo secolo nei coffee shop olandesi e da un po’ di tempo anche nei \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> club spagnoli).\r\n\r\nIn Messico, in Svizzera, in Lussemburgo e in Macedonia del Nord sono stati già approvati dei progetti di legalizzazione di cui sono ancora stati definiti i tempi ma che si concretizzeranno nei prossimi anni.\r\n\r\nIn Italia, invece, siamo ancora ai tempi in cui basta un docufilm su Netflix su Muccioli “San Patrignano – luci e ombre”, che pur mostrando più luci che ombre non può tacere sull’omicidio di Roberto Maranzano, i suicidi nascosti le centinaia di denunce di violenze etc. e la reazione non è chiedersi come sia possibile che un tale lager degli orrori non sia ancora stato chiuso ma le urla e gli strepiti di fascisti e leghisti che, dello stupratore e torturatore Vincenzo Muccioli, ne fanno un emblema e che sono pronti a lanciarsi in una nuova e più feroce stagione della Guerra Alla Droga all’Italiana. La Lega ha dichiarato che i soldi del Recovery Fund dovrebbero essere impiegati “per la lotta alla droga (…) per costruire nuove carceri e per finanziare le comunità terapeutiche” e per quando tornerà al governo ha già presentato una proposta di legge a prima firma Molinari composta da due soli articoli che prevedono: 1. l’immediato arresto di chiunque coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito o consegna per qualunque scopo \u003Cmark>cannabis\u003C/mark>. Ad esempio, se un ragazzo dopo aver “fatto un tiro” passa alla propria ragazza o al proprio ragazzo una canna ci dovrebbe essere l’arresto immediato; 2. dopo l’arresto, l’incarcerazione.\r\n\r\nSecondo la proposta della Lega la pena dovrebbe andare dai 3 ai 6 anni di carcere con una sanzione dai 5mila ai 20mila euro e questo in modo tassativo perché la proposta chiede di eliminare le pene alternative al carcere, come i lavori di pubblica utilità. Se invece la persona coltiva o detiene \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> ed il giudice non riscontra la “lieve entità”, la pena dovrebbe salire dai 6 ai 20 anni di carcere e dai 26mila ai 260mila euro (tanto per intenderci, per l’omicidio, così come da articolo 575 del codice penale, è prevista una pena dai 21 anni di carcere). Nel novero della \u003Cmark>cannabis\u003C/mark>, peraltro, rientra secondo la Lega anche la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> light (quella con basso contenuto di Thc che secondo un recente pronunciamento della Commissione Europea dovrebbe essere commercializzabile in tutta la UE), che viene venduta in centinaia di hemp shops di tutta Italia e che è proprio la marijuana che “non fa niente – speriamo che non si annoi” (come diceva una vignetta di Matteo Guarrnaccia ripresa anche da Gaber), visto che ha solo proprietà rilassanti senza avere effetti psichedelici.\r\n\r\nAd accompagnare il ritorno della crociata proibizionista anche un articolo sul settimanale berlusconiano Panorama che ha pubblicato un editoriale del direttore dal titolo: “Perché il consumo di droga va punito” (con a fianco, peraltro, una pubblicità, a tutta pagina, di una marca di grappa “da condividere e gustare in ogni occasione”), come se non fosse già punito abbastanza in quest’Italia più di un milione e 200mila persone sono state segnalate e sanzionate solo in quanto consumatori di sostanze proibite. Da parte loro, Pd e M5S che sono al governo (e probabilmente ci resteranno) non riescono neanche a trovare un cavillo per regolamentare in qualche modo la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> light e continuano solo a proseguire la Guerra alla Droga all’italiana. Senza farsi mancare neanche di fare un accordo antidroga con l’Iran (dove secondo Iran Human Rights, il governo nel 2019 ha giustiziato almeno 30 persone accusate di reati di droga), come rivelato dal Tehran Times che ha riferito che: “Dopo un incontro con l’ufficiale di collegamento della polizia antidroga italiana Salvatore Labarbera, il capo della polizia antidroga iraniana Majid Karimi ha annunciato che il livello di cooperazione tra i due Paesi sarà rafforzato e incrementato per la necessità di combattere gli stupefacenti anche a livello internazionale”, anche se fornire assistenza diretta contro il narcotraffico alle operazioni antidroga iraniane, comporterà inevitabilmente condanne a morte per presunti autori di reati di droga (e proprio per questo motivo hanno rifiutato di fornire assistenza alle operazioni antidroga iraniane Germania, Austria, Danimarca, Irlanda e Norvegia).\r\n\r\nIn questo contesto si comprende il silenzio su uno degli episodi più gravi avvenuti negli ultimi anni in Italia, la morte di 13 detenuti dopo le rivolte in carcere nel marzo dell’anno scorso. Anche se non si sa ancora di cosa sono morti (visto che scandalosamente non sono stati ancora rivelati i risultati delle autopsie mentre iniziano ad uscire testimonianze sull’ultraviolenza delle forze di polizie intervenute), erano tutti dentro “per droga” e sicuramente sono vittime di questa Guerra Alla Droga che è prima di tutto una guerra contro le persone che provoca soltanto sofferenza e dolore.”",[146],{"field":107,"matched_tokens":147,"snippet":143,"value":144},[17],1155199671761633300,{"best_field_score":150,"best_field_weight":151,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":152,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"1112386306048",14,"1155199671761633393",6646,{"collection_name":57,"first_q":31,"per_page":155,"q":31},6,5,{"facet_counts":158,"found":156,"hits":191,"out_of":380,"page":14,"request_params":381,"search_cutoff":35,"search_time_ms":113},[159,169],{"counts":160,"field_name":167,"sampled":35,"stats":168},[161,163,165],{"count":38,"highlighted":162,"value":162},"anarres",{"count":38,"highlighted":164,"value":164},"quelli della thc",{"count":14,"highlighted":166,"value":166},"OverJoy","podcastfilter",{"total_values":113},{"counts":170,"field_name":34,"sampled":35,"stats":189},[171,172,174,175,177,179,181,183,185,187],{"count":38,"highlighted":23,"value":23},{"count":38,"highlighted":173,"value":173},"Radio Blackout",{"count":38,"highlighted":31,"value":31},{"count":14,"highlighted":176,"value":176},"marijuana",{"count":14,"highlighted":178,"value":178},"olio di thc",{"count":14,"highlighted":180,"value":180},"droghe leggere",{"count":14,"highlighted":182,"value":182},"fini-giovanardi",{"count":14,"highlighted":184,"value":184},"liberalizzazione",{"count":14,"highlighted":186,"value":186},"vassalli-jervolino",{"count":14,"highlighted":188,"value":188},"corte costituzionale",{"total_values":190},20,[192,250,292,324,352],{"document":193,"highlight":214,"highlights":236,"text_match":109,"text_match_info":248},{"comment_count":46,"id":194,"is_sticky":46,"permalink":195,"podcastfilter":196,"post_author":197,"post_content":198,"post_date":199,"post_excerpt":52,"post_id":194,"post_modified":200,"post_thumbnail":201,"post_title":202,"post_type":203,"sort_by_date":204,"tag_links":205,"tags":211},"58240","http://radioblackout.org/podcast/quelli-della-thc-cannabis-terapeutica-2/",[164],"THC","Meglio l’olio di THC o l’olio di CBD?\r\n\r\n\r\n\r\nVediamone le differenze. I tempi sono cambiati e ad essere onesti, sempre più persone stanno iniziando a credere nei benefici per la salute che la cannabis promette. E perché non dovrebbero, visto che la cannabis è stata usata per secoli per curare sintomi diversi causati da condizioni diverse.E anche se non tutti noi siamo pronti a immergerci nel “mondo” del fumare marijuana per migliorare la nostra salute, molti di noi sono più aperti a provare prodotti come l’olio di THC.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl THC è responsabile della sensazione di rilassamento, di fame chimica, affaticamento e riduzione dell’aggressività che si avverte quando si utilizza qualsiasi tipo di cannabis. D’altra parte, il CBD, o anche noto come Cannabidiolo è un altro composto psicoattivo, che tuttavia, ha meno influenza rispetto al THC.\r\n\r\nIl CBD provoca una riduzione dell’ansia, una riduzione dell’infiammazione e una riduzione dei sintomi psicoattivi. Come puoi concludere sapendo tutto questo, il CBD è più comunemente usato in termini medici a causa dei ridotti sintomi psicoattivi che provoca. Quando si utilizza l'olio di CBD, si ha la possibilità di andare avanti con la solita routine senza sentirsi ansiosi e stanchi.\r\n\r\nLa principale differenza tra l’olio di THC e l’olio di CBD è negli effetti che causano. Un’altra differenza è nelle condizioni in cui vengono utilizzati.\r\nQuando utilizzare l’olio di THC\r\n\r\n \tChemioterapia: L’olio di THC viene comunemente usato durante il periodo di chemioterapia poiché il THC può ridurre la nausea e il vomito e aumentare l’appetito del paziente. Nausea, vomito e scarso appetito sono effetti collaterali comuni della chemioterapia che causano enormi difficoltà per i pazienti.\r\n \tAIDS: Questa è un’altra condizione in cui l’olio di THC viene utilizzato per la sua capacità di aumentare l’appetito e ridurre la nausea e il vomito. Inoltre, allevia i sintomi causati dall’AIDS.\r\n \tLesione spinale: I tremori sono effetti indesiderati comuni che si verificano dopo una lesione spinale. Tuttavia, questo non è qualcosa che non può essere risolto con l’aiuto di un po ‘di olio di THC.\r\n \tMalattia di Parkinson: Riduce anche i tremori causati dalla malattia di Parkinson.\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle condizioni più comuni trattate con l’uso dell’olio di THC.\r\n\r\nDi seguito, vediamo le condizioni più comuni che possono essere trattate con l’uso dell’olio di CBD.\r\nQuando utilizzare l’olio di CBD\r\n\r\n \tArtrite: L’olio di CBD ha proprietà anti-infiammatorie. Significa che può ridurre l’infiammazione. Come forse sapete, quando si ha a che fare con l’artrite, l’infiammazione è il problema principale che causa tutti gli altri sintomi. Fortunatamente, l’infiammazione non è un problema per l’olio di CBD poiché lo ridurrà gradualmente.\r\n \tDepressione e ansia: Questi due problemi mentali non sono nulla che l’olio di CBD non possano trattare. Poiché causa pochi o nessun sintomo psicoattivo, l’olio di CBD non si sommerà a queste condizioni già sensibili, ma al contrario; ridurrà con successo l’ansia e alzerà lo mentale di un po , diminuendo i sintomi della depressione.\r\n \tSchizofrenia: La schizofrenia potrebbe essere una condizione difficile da controllare, tuttavia, questa affermazione non è più vera ora che abbiamo l’olio di CBD per aiutarci. 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Sempre oggi c'è una grande manifestazione in 21 città italiane indetta dalle lavoratrici e dai lavoratori dello spettacolo. Tra le notizie del mondo un po' di storia del movimento Nyabingi, una possibile riapertura del caso di omicidio di Malcom X, una tribolata storia tutta italiana sulla cannabis terapeutica, e un cargo di bovini alla deriva nel Mediterraneo. La musica in scaletta trova i Daft Punk e Pino Daniele prima di iniziare con la sigla e il sommario. Tributo dovuto a U-Roy, e poi le selezioni odierne si sviluppano con I-Jawal, Dezarie, Ras Attitude, Donette Forte, Daba Makourejah, Leroy Mafia, Roots By Nature, Nish Wadada, Riddim Tuffa, Mad Professor, O.L.M., Delmighty Sounds, Marshall Neeko, Glen Brown, Vibronics e The Dub Band. 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La Corte Costituzionale la ha abolita, con una nota in cui la Consulta afferma di aver \"dichiarato l'illegittimità costituzionale - per violazione dell'art. 77, secondo comma, della Costituzione, che regola la procedura di conversione dei decreti-legge (.) rimuovendo le modifiche apportate con le norme dichiarate illegittime agli articoli 73, 13 e 14 del d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (Testo unico in materia di stupefacenti)\".\r\nTra i motivi che avevano spinto diversi tribunali (tra cui la Corte di Cassazione, la Corte d’Appello di Torino e il Gup di Roma) a fare ricorso alla Consulta vi era la convinzione che quella legge fosse nata “in modo invalido”. Quella legge fu, infatti, approvata con una sorta di colpo di mano dell'allora governo Berlusconi. Mentre era all’esame del Parlamento il decreto legge del Governo sulla sicurezza alle Olimpiadi invernali di Torino (che includeva una sola piccola norma diretta a rendere meno difficoltoso l’accesso all’affidamento terapeutico ai servizi sociali per i tossicodipendenti recidivi, cancellato due mesi prima dalla famigerata legge Cirielli), il Governo durante la discussione parlamentare in sede di conversione presentò un emendamento composto da decine e decine di articoli che andarono a cambiare radicalmente la legge precedente sulle droghe. Un decreto legge per potere essere emanato dal Capo dello Stato richiede la verifica della sussistenza dei requisiti di urgenza e necessità. Entra immediatamente in vigore. Se nei sessanta giorni successivi il Parlamento dovesse introdurre norme che c’entrano poco con il testo originario compie un’opera illegittima in quanto produce un aggiramento dei vincoli costituzionali. Sulla base di questa unica motivazione procedurale, la Consulta ha deciso di abrogare la Fini-Giovanardi, mentre sembrerebbe che non siano state accolte le altre motivazioni dei ricorsi sulle cosiddette questioni “di merito”, a partire da quella della proporzionalità delle pene (per la semplice detenzione di sostanze proibite erano previste pene da 6 a 20 anni, più alte di quelle per stupro o tentato omicidio). \r\nCon la decisione della Corte, comunque, si torna alla normativa precedente, ovvero alla legge Iervolino-Vassalli, la 162/1990. In generale tornerebbe in vigore la Jervolino-Vassalli modificata dal referendum del 1993 che aveva depenalizzato la detenzione per uso personale. In pratica torneranno ad esserci pene più lievi per lo spaccio di droghe leggere come la cannabis, cioè da 2 a 6 anni di carcere (e da 6 mesi a due anni per “i fatti di lieve entità”), anziché da 6 a 20 anni (e da 1 a 6 anni per la”lieve entità”) come previsto dalla normativa abolita.\r\nLa legge precedente ora tornata in vigore, infatti, prevedeva una differenziazione di trattamento in base alle sostanze e per lo spaccio di droghe pesanti, come cocaina e eroina, anche pene più severe con un minimo di 8 anni di carcere, anziché i 6 della Fini-Giovanardi. In attesa che vengano rese note le motivazioni della sentenza e i dispositivi tecnici che la accompagnano, è difficile sapere quante saranno le persone che potranno beneficiare degli effetti dell'abolizione della Fini-Giovanardi. Prima che fosse resa nota la decisione della Consulta, la Società della Ragione aveva spiegato che la bocciatura della Fini-Giovanardi avrebbe avuto conseguenze pressoché immediate su circa 10mila detenuti, perché \"gli arrestati per droghe leggere sono il 40% degli arrestati per reati in materia di stupefacenti\". \r\nAbolendo la Fini-Giovanardi, la Consulta ha sicuramente tolto una bella castagna dal fuoco dello Stato italiano: l'effetto combinato con quello del cosiddetto decreto “svuotarceri” potrebbe far ridurre la popolazione carceraria di 15-20mila e l'Italia potrebbe forse evitare le sanzioni per il sovraffollamento carcerario stabilite dalle Corte di Strasburgo che vigila sull'applicazione della Convenzione Europea sui Diritti dell'Uomo.\r\nL'abolizione della Fini-Giovanardi, però, è anche merito dei movimenti antiproibizionisti che, pur privi di sostegni istituzionali e oscurati dai media di regime, hanno continuato in questi lunghi otto anni a mobilitarsi contro le norme liberticide, fino ad arrivare al corteo-street parade di sabato 8 febbraio a Roma che ha visto sfilare alcune decine di migliaia di persone in una manifestazione totalmente autoorganizzata e autofinanziata, finita all'onore delle cronache perché al guru radicale Giacinto Pannnella detto Marco è stato detto, in modo peraltro relativamente gentile, di andare altrove a fare il suo lurido mestiere di sciacallo. \r\nCon l'abolizione della Fini-Giovanardi, la mobilitazione antiproibizionista non si ferma. Come ha scritto in un suo comunicato l'ASCIA (un'associazione di consumatori di cannabis autoorganizzati, molto attiva soprattutto sul web), “ritorniamo quindi alla Jervolino-Vassalli, la cannabis torna in tabella II come “droga leggera” e in virtù di questo molti ospiti delle Comunità di Recupero, trattenuti solo perché assuntori di cannabis, potrebbero lasciare il loro stato coatto e molti pazienti potrebbero trovare un facile accesso alle terapie a base di cannabinoidi nel sistema sanitario nazionale, scompare la “presunzione di reato” e quindi lo spaccio va provato e non solo ipotizzato e tutte le condanne e i processi relativi alla Fini-Giovanardi andranno rivisti e ridimensionati. Ma con la Jervolino-Vassalli è ancora vietata la coltivazione e sono ancora applicate sanzioni amministrative per gli assuntori, per questo, se possiamo festeggiare per aver vinto la prima e forse più importante battaglia, é pur vero che dobbiamo rimanere consapevoli che la guerra è ancora in corso”. A dimostrazione che la guerra è sempre in corso, proprio mentre veniva abolita la Legge Fini Giovanardi, la vicenda della canapa medica nella Toscana amministrata dal PD ha registrato un passo indietro. Nel maggio 2012, dopo una lunga concertazione con le associazioni dei pazienti, fu approvata la Legge toscana sulla Cannabis terapeutica che non faceva elenchi di patologie ammesse all'utilizzo del farmaco, né poneva limiti e paletti alla prescrizione della cannabis terapeutica per qualsiasi indicazione la scienza medica dovesse trovare applicazione. Qualche giorno fa è stato reso noto il regolamento attuativo che dovrebbe rendere finalmente utilizzabile questa legge, ma che in effetti restringe l'applicazione della legge a due soli sintomi di due sole patologie, spasmi nella sclerosi multipla e dolore oncologico.\r\nEd anche tra i media il fronte degli adepti dell'eterna crociata contro l'erba proibita si sta riorganizzando. Due pagine di pornografia parascientifica (con tanto di dati terrorizzanti presi da ricerche non citate e che non si trovano coi motori di ricerca per le pubblicazioni scientifiche) contro la cannabis sono addirittura apparsi sul primo inserto settimanale di Pagina99, il nuovo quotidiano fondato da alcuni ex giornalisti del Manifesto, che evidentemente si sono dimenticati di quando, sul giornale in cui lavoravano da giovani, scriveva Giancarlo Arnao, compianto maestro di antiproibizionismo ragionato, che faceva a pezzi le bufale della propaganda della War On Drugs.\r\nSe l'abolizione della Fini-Giovanardi è stata sicuramente una vittoria, nel movimento antiproibizionista c'è comunque la consapevolezza che la strada da fare è ancora molta e tutta in salita e in tutta la penisola si organizzano incontri e iniziative, in attesa delle prossime mobilitazioni di piazza, tra cui la Million Marijuana March (che si terrà a Roma all'inizio di maggio) e Canapisa (che si terrà a Pisa sabato 31 maggio).\r\n\r\nrobertino","19 Febbraio 2014","2018-10-17 22:59:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/antiproibizionismo1-200x110.jpg","Droghe e castagne",1392779565,[336,337,338,133,339],"http://radioblackout.org/tag/carceri/","http://radioblackout.org/tag/droga/","http://radioblackout.org/tag/fini-giovanardi/","http://radioblackout.org/tag/vassalli-jervolino/",[341,342,182,23,186],"carceri","droga",{"post_content":344},{"matched_tokens":345,"snippet":346,"value":347},[75,70],"approvata la Legge toscana sulla \u003Cmark>Cannabis\u003C/mark> \u003Cmark>terapeutica\u003C/mark> che non faceva elenchi di","L’abolizione per un vizio nelle modalità di approvazione della legge sulle droghe in vigore da ormai otto anni, la dice lunga sul ruolo suppletivo del potere giudiziario rispetto a quello politico.\r\nQuesta decisione, come già quella sul porcellum elettorale, toglie le castagne dal fuoco sia al parlamento che all’esecutivo, incapaci di prendere decisioni su questioni di grande importanza come la legge che definisce le regole per la delega elettorale.\r\nSe la cancellazione della Fini Giovanardi dovesse avere l’effetto sperato di svuotare un poco le carceri, forse l’Italia scamperebbe le sanzioni imposte dalla corte europea di giustizia per trattamenti inumani e degradanti nelle sovraffollate carceri italiane.\r\nAl tempo stesso il governo di turno non dovrebbe fare i conti con il Nuovo Centro Destra di Alfano e Giovanardi, ben poco disponibili a fare passi indietro nelle politiche proibizioniste.\r\nDue piccioni con una sola fava.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Robertino Barbieri, storico esponente del movimento antiproibizionista, tra gli animatori di CanaPisa.\r\n\r\nAscolta l’intervista:\r\n\r\n2014 02 14 robertino fini giovanardi\r\n\r\nDi seguito un articolo di Robertino uscito sul numero di questa settimana di Umanità Nova\r\n\r\nDal gennaio 2006 in Italia era in vigore sulle droghe la cosiddetta \"legge Fini-Giovanardi\" che aveva inserito nella stessa tabella droghe leggere e droghe pesanti (coll'unico risultato di affollare le carceri di consumatori e coltivatori di ganja, mentre le strade e le piazze sono state invase da eroina e cocaina ai prezzi più bassi di sempre in valori assoluti) e che aveva stabilito la presunzione di reato di spaccio anche per la semplice detenzione di sostanze proibite oltre certi quantitativi stabiliti dal Governo.\r\nDa mercoledì 12 febbraio, la Fini-Giovanardi non c'è più. La Corte Costituzionale la ha abolita, con una nota in cui la Consulta afferma di aver \"dichiarato l'illegittimità costituzionale - per violazione dell'art. 77, secondo comma, della Costituzione, che regola la procedura di conversione dei decreti-legge (.) rimuovendo le modifiche apportate con le norme dichiarate illegittime agli articoli 73, 13 e 14 del d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (Testo unico in materia di stupefacenti)\".\r\nTra i motivi che avevano spinto diversi tribunali (tra cui la Corte di Cassazione, la Corte d’Appello di Torino e il Gup di Roma) a fare ricorso alla Consulta vi era la convinzione che quella legge fosse nata “in modo invalido”. Quella legge fu, infatti, approvata con una sorta di colpo di mano dell'allora governo Berlusconi. Mentre era all’esame del Parlamento il decreto legge del Governo sulla sicurezza alle Olimpiadi invernali di Torino (che includeva una sola piccola norma diretta a rendere meno difficoltoso l’accesso all’affidamento terapeutico ai servizi sociali per i tossicodipendenti recidivi, cancellato due mesi prima dalla famigerata legge Cirielli), il Governo durante la discussione parlamentare in sede di conversione presentò un emendamento composto da decine e decine di articoli che andarono a cambiare radicalmente la legge precedente sulle droghe. Un decreto legge per potere essere emanato dal Capo dello Stato richiede la verifica della sussistenza dei requisiti di urgenza e necessità. Entra immediatamente in vigore. Se nei sessanta giorni successivi il Parlamento dovesse introdurre norme che c’entrano poco con il testo originario compie un’opera illegittima in quanto produce un aggiramento dei vincoli costituzionali. Sulla base di questa unica motivazione procedurale, la Consulta ha deciso di abrogare la Fini-Giovanardi, mentre sembrerebbe che non siano state accolte le altre motivazioni dei ricorsi sulle cosiddette questioni “di merito”, a partire da quella della proporzionalità delle pene (per la semplice detenzione di sostanze proibite erano previste pene da 6 a 20 anni, più alte di quelle per stupro o tentato omicidio). \r\nCon la decisione della Corte, comunque, si torna alla normativa precedente, ovvero alla legge Iervolino-Vassalli, la 162/1990. In generale tornerebbe in vigore la Jervolino-Vassalli modificata dal referendum del 1993 che aveva depenalizzato la detenzione per uso personale. In pratica torneranno ad esserci pene più lievi per lo spaccio di droghe leggere come la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark>, cioè da 2 a 6 anni di carcere (e da 6 mesi a due anni per “i fatti di lieve entità”), anziché da 6 a 20 anni (e da 1 a 6 anni per la”lieve entità”) come previsto dalla normativa abolita.\r\nLa legge precedente ora tornata in vigore, infatti, prevedeva una differenziazione di trattamento in base alle sostanze e per lo spaccio di droghe pesanti, come cocaina e eroina, anche pene più severe con un minimo di 8 anni di carcere, anziché i 6 della Fini-Giovanardi. In attesa che vengano rese note le motivazioni della sentenza e i dispositivi tecnici che la accompagnano, è difficile sapere quante saranno le persone che potranno beneficiare degli effetti dell'abolizione della Fini-Giovanardi. Prima che fosse resa nota la decisione della Consulta, la Società della Ragione aveva spiegato che la bocciatura della Fini-Giovanardi avrebbe avuto conseguenze pressoché immediate su circa 10mila detenuti, perché \"gli arrestati per droghe leggere sono il 40% degli arrestati per reati in materia di stupefacenti\". \r\nAbolendo la Fini-Giovanardi, la Consulta ha sicuramente tolto una bella castagna dal fuoco dello Stato italiano: l'effetto combinato con quello del cosiddetto decreto “svuotarceri” potrebbe far ridurre la popolazione carceraria di 15-20mila e l'Italia potrebbe forse evitare le sanzioni per il sovraffollamento carcerario stabilite dalle Corte di Strasburgo che vigila sull'applicazione della Convenzione Europea sui Diritti dell'Uomo.\r\nL'abolizione della Fini-Giovanardi, però, è anche merito dei movimenti antiproibizionisti che, pur privi di sostegni istituzionali e oscurati dai media di regime, hanno continuato in questi lunghi otto anni a mobilitarsi contro le norme liberticide, fino ad arrivare al corteo-street parade di sabato 8 febbraio a Roma che ha visto sfilare alcune decine di migliaia di persone in una manifestazione totalmente autoorganizzata e autofinanziata, finita all'onore delle cronache perché al guru radicale Giacinto Pannnella detto Marco è stato detto, in modo peraltro relativamente gentile, di andare altrove a fare il suo lurido mestiere di sciacallo. \r\nCon l'abolizione della Fini-Giovanardi, la mobilitazione antiproibizionista non si ferma. Come ha scritto in un suo comunicato l'ASCIA (un'associazione di consumatori di \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> autoorganizzati, molto attiva soprattutto sul web), “ritorniamo quindi alla Jervolino-Vassalli, la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> torna in tabella II come “droga leggera” e in virtù di questo molti ospiti delle Comunità di Recupero, trattenuti solo perché assuntori di \u003Cmark>cannabis\u003C/mark>, potrebbero lasciare il loro stato coatto e molti pazienti potrebbero trovare un facile accesso alle terapie a base di cannabinoidi nel sistema sanitario nazionale, scompare la “presunzione di reato” e quindi lo spaccio va provato e non solo ipotizzato e tutte le condanne e i processi relativi alla Fini-Giovanardi andranno rivisti e ridimensionati. Ma con la Jervolino-Vassalli è ancora vietata la coltivazione e sono ancora applicate sanzioni amministrative per gli assuntori, per questo, se possiamo festeggiare per aver vinto la prima e forse più importante battaglia, é pur vero che dobbiamo rimanere consapevoli che la guerra è ancora in corso”. A dimostrazione che la guerra è sempre in corso, proprio mentre veniva abolita la Legge Fini Giovanardi, la vicenda della canapa medica nella Toscana amministrata dal PD ha registrato un passo indietro. Nel maggio 2012, dopo una lunga concertazione con le associazioni dei pazienti, fu approvata la Legge toscana sulla \u003Cmark>Cannabis\u003C/mark> \u003Cmark>terapeutica\u003C/mark> che non faceva elenchi di patologie ammesse all'utilizzo del farmaco, né poneva limiti e paletti alla prescrizione della \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> \u003Cmark>terapeutica\u003C/mark> per qualsiasi indicazione la scienza medica dovesse trovare applicazione. Qualche giorno fa è stato reso noto il regolamento attuativo che dovrebbe rendere finalmente utilizzabile questa legge, ma che in effetti restringe l'applicazione della legge a due soli sintomi di due sole patologie, spasmi nella sclerosi multipla e dolore oncologico.\r\nEd anche tra i media il fronte degli adepti dell'eterna crociata contro l'erba proibita si sta riorganizzando. Due pagine di pornografia parascientifica (con tanto di dati terrorizzanti presi da ricerche non citate e che non si trovano coi motori di ricerca per le pubblicazioni scientifiche) contro la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> sono addirittura apparsi sul primo inserto settimanale di Pagina99, il nuovo quotidiano fondato da alcuni ex giornalisti del Manifesto, che evidentemente si sono dimenticati di quando, sul giornale in cui lavoravano da giovani, scriveva Giancarlo Arnao, compianto maestro di antiproibizionismo ragionato, che faceva a pezzi le bufale della propaganda della War On Drugs.\r\nSe l'abolizione della Fini-Giovanardi è stata sicuramente una vittoria, nel movimento antiproibizionista c'è comunque la consapevolezza che la strada da fare è ancora molta e tutta in salita e in tutta la penisola si organizzano incontri e iniziative, in attesa delle prossime mobilitazioni di piazza, tra cui la Million Marijuana March (che si terrà a Roma all'inizio di maggio) e Canapisa (che si terrà a Pisa sabato 31 maggio).\r\n\r\nrobertino",[349],{"field":107,"matched_tokens":350,"snippet":346,"value":347},[75,70],{"best_field_score":322,"best_field_weight":151,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":323,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},{"document":353,"highlight":371,"highlights":376,"text_match":320,"text_match_info":379},{"comment_count":46,"id":354,"is_sticky":46,"permalink":355,"podcastfilter":356,"post_author":162,"post_content":357,"post_date":358,"post_excerpt":52,"post_id":354,"post_modified":359,"post_thumbnail":360,"post_title":361,"post_type":203,"sort_by_date":362,"tag_links":363,"tags":369},"20588","http://radioblackout.org/podcast/marijuana-tu-vuo-fa-lamericano/",[162],"La decisione del Colorado di liberalizzare la marijuana ha riaperto anche nel nostro paese il dibattito sulle droghe leggere, che, in base alla legge in vigore, la \"Fini-Giovanardi\", sono illegali allo stesso modo di quelle pesanti: chi coltiva, regala vende la cannabis o l'eroina rischia lunghe pene detentive, chi le usa incorre in sanzioni amministrative altrettanto pesanti.\r\nIn questi giorni qualcosa si è mosso in parlamento, ma difficilmente sarà possibile che deputati e senatori raggiungano un accordo, soddisfacente. Forse a togliere le castagne dal fuoco al governo, dove è ministro Carlo Giovanardi, ci penserà ancora una volta la Consulta, che potrebbe dichiarare incostituzionale l'equiparazione tra le droghe leggere e quelle pesanti, cancellando così una parte della normativa vigente ed attenuandone il rigore.\r\nTuttavia tra l'Italia è il Colorado c'é ancora di mezzo un vasto oceano.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Robertino Barbieri, storico antiproibizionista pisano, tra gli animatori della street parade \"canapisa\".\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 01 16 robertino cannabis\r\n\r\nDi seguito diversi stralci di un suo articolo appena uscito sul settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nNegli USA alle otto in punto del primo gennaio il Colorado ha dato il via alla vendita di marijuana per scopi ricreativi e le file davanti ai 'coffee shop' si sono formate fin dalle prime luci del giorno. 2012 gli elettori del Colorado avevano approvato l’Amendment 64, che stabilisce che: i consumatori possono possedere fino a un’oncia di marijuana, cioè 28 grammi, crescere sei piante per uso personale o comprarla nei negozi specializzati. Meglio che in Olanda, dove nei coffee shop si possono acquistare al massimo 5 grammi di sostanza e dove comunque la marijuana a scopo ricreativo è tollerata ma non legalizzata. Dopo una serie di dichiarazioni contraddittorie, anche la Casa Bianca ha accettato il risultato del referendum, ponendo come unico limite che l’erba può essere venduta anche ai non residenti, ma deve restare in Colorado ed essere consumata sul posto.\r\nPioniera nella legalizzazione della cannabis era stata nel 1996 la California, ma solo per usi medici e con la ricetta (che comunque si ottiene anche per un mal di testa, senza troppe difficoltà). Altri ventuno stati hanno legalizzato la cannabis terapeutica, ma adesso in Colorado si può comprare la ganja anche senza ricetta: basta avere più di 21 anni (l'età in cui negli USA si diventa maggiorenni). In primavera anche nello stato di Washington (dove sempre nel 2012 si è tenuto un referendum analogo a quello del Colorado) sarà possibile comprare legalmente la cannabis e i suoi derivati.\r\nIl sistema proibizionista non scricchiola solo negli Stati Uniti (che, peraltro, fino ad ora sono stati i maggiori sponsor a livello mondiale della War On Drugs). 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In prima fila ci sono SEL e PRC che, per essere onesti, moderatamente antiproibizionisti lo erano anche prima, anche se così moderatamente che non se n'era accorto quasi nessuno. Poi, naturalmente, i radicali che da quarant'anni sono impegnati senza sosta nello sciacallaggio mediatico di tutte le battaglie per i diritti civili. A favore dell'erba libera si schierano anche molti esponenti del PD e persino qualcuno della Lega e di Forza Italia, cioè di due partiti che hanno partorito l'abominio giuridico della Fini-Giovanardi, l'unica legge antidroga che in Europa mette sullo stesso piano droghe leggere e droghe pesanti. A difendere la guerra alla cannabis ci rimangono solo Giovanardi e qualche altro ultrà di destra tra cui il direttore del Dipartimento Politico Antidroga Giovanni Serpelloni (che dovrebbe essere una specie di esperto, ma che ciancia di marijuana assassina col 55% di THC che non si trova nemmeno nel più spericolato coffee shop di Amsterdam) e il senatore del NCD Antonio Gentile, la cui storia di personaggio considerato vicino alla 'ndragheta e più volte oggetto di indagini chiarisce senza se e senza ma che i più accaniti avversari di una svolta liberale sulle droghe sono i narcotrafficanti che temono per le sorti dei loro imperi economici fondati sulle leggi proibizioniste. \r\nTacciono soltanto Grillo, Casalegno e i loro seguaci, timorosi di scontentare le pulsioni forcaiole degli elettori che alle urne hanno fatto le fortune del PSIR, il Partito degli Sfigati Ignoranti e Rancorosi che ufficialmente si fa chiamare Movimento Cinque Stelle. Sfavillano le luci della politica, ma nel mondo reale le cose vanno diversamente. Mentre i TG fanno i servizi sullo stato di New York che ha legalizzato la cannabis terapeutica, qui in Italia il Dott. Fabrizio Cinquini è stato condannato a 6 anni e 30.000 euro di multa per aver coltivato delle piante di canapa dal Tribunale di Lucca che non ha minimamente preso in considerazione le attività di ricerca del medico pioniere nel campo della cannabis terapeutica ed ha anche respinto la richiesta dei difensori di sospensione del giudizio in attesa del pronunciamento sulla incostituzionalità della Fini-Giovanardi. \u2028Il 28 gennaio del 2013, infatti, la Terza Corte di Appello di Roma ha emesso un’ordinanza nella quale, si inviava alla Corte Costituzionale la Fini/Giovanardi per presunta incostituzionalità e veniva sospeso il processo a carico di due ragazze, fermate con pochi grammi d’erba; nei mesi successivi in tutto il paese numerosi altri tribunali, tra cui due corti di Cassazione, hanno fatto lo stesso, e quindi la Corte Costituzionale discuterà la questione l’11 febbraio prossimo.\r\n\r\n(...) Otto anni di Fini/Giovanardi hanno prodotto decine di migliaia di arresti, millenni di galera per la somma delle condanne, sovraffollamento delle carceri, costi esorbitanti per la macchina repressiva e giudiziaria e crescita dei profitti delle narcomafie. Nessun altro paese europeo ha così tanti detenuti per reati connessi alle sostanze illegali. \r\n\r\nPer l'8 febbraio, in vista del pronunciamento della Corte Costituzionale, le reti antiproibizioniste presenti sul territorio italiano hanno indetto una manifestazione nazionale a Roma.","17 Gennaio 2014","2018-10-17 22:59:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/01/tu-vo-fa-lamericano-200x110.jpg","Marijuana. 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Meglio che in Olanda, dove nei coffee shop si possono acquistare al massimo 5 grammi di sostanza e dove comunque la marijuana a scopo ricreativo è tollerata ma non legalizzata. Dopo una serie di dichiarazioni contraddittorie, anche la Casa Bianca ha accettato il risultato del referendum, ponendo come unico limite che l’erba può essere venduta anche ai non residenti, ma deve restare in Colorado ed essere consumata sul posto.\r\nPioniera nella legalizzazione della \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> era stata nel 1996 la California, ma solo per usi medici e con la ricetta (che comunque si ottiene anche per un mal di testa, senza troppe difficoltà). Altri ventuno stati hanno legalizzato la \u003Cmark>cannabis\u003C/mark> \u003Cmark>terapeutica\u003C/mark>, ma adesso in Colorado si può comprare la ganja anche senza ricetta: basta avere più di 21 anni (l'età in cui negli USA si diventa maggiorenni). 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