","Una nuova base militare? Né a Coltano né altrove","post",1650381260,[62,63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73],"http://radioblackout.org/tag/disertiamolaguerra/","http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/area-protetta/","http://radioblackout.org/tag/base-militare/","http://radioblackout.org/tag/carabinieri/","http://radioblackout.org/tag/carabinieri-paracadutisti/","http://radioblackout.org/tag/col-moschin/","http://radioblackout.org/tag/coltano/","http://radioblackout.org/tag/comfose/","http://radioblackout.org/tag/livorno/","http://radioblackout.org/tag/pisa/","http://radioblackout.org/tag/san-rossore/",[17,75,76,77,24,78,79,22,80,20,15,81],"antimilitarismo","area protetta","base militare","carabinieri paracadutisti","col moschin","COMFOSE","san rossore",{"post_content":83,"tags":89},{"matched_tokens":84,"snippet":87,"value":88},[85,86],"Carabinieri","paracadutisti","sarà destinata al I Rgt. \u003Cmark>Carabinieri\u003C/mark> \u003Cmark>paracadutisti\u003C/mark> “Tuscania”, al GIS, e al","Nelle ultime settimane la notizia del progetto di costruzione di una gigantesca base militare nei pressi di Coltano, tra Pisa e Livorno, è divenuta di dominio pubblico dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 23 marzo del DPCM che decreta l’intervento infrastrutturale per la costruzione della base che sarà destinata al I Rgt. \u003Cmark>Carabinieri\u003C/mark> \u003Cmark>paracadutisti\u003C/mark> “Tuscania”, al GIS, e al Centro cinofili. Ma è da oltre due anni in realtà che l’area per la mega caserma è stata individuata, infatti già il 23 dicembre 2019 la Camera dei deputati impegnava il governo con un Odg firmato da Rizzo (M5S), Presidente della Commissione IV Difesa della Camera, a valutare la destinazione delle risorse necessarie alla costruzione della base.\r\nQuando esponenti politici dei partiti che partecipano al governo o amministratori locali affermano che non ne sapevano niente, se non che addirittura che sono contrari, non la raccontano giusta. Queste informazioni erano pubbliche da tempo.\r\n\r\nSi sta formando un movimento di opposizione al progetto, per rifiutare l’ennesimo scempio ecologico e l’ennesima base di guerra che incrementerà la militarizzazione della zona. Molti in questo contesto denunciano la beffa dell’uso dei fondi del PNRR per la transizione ecologica per realizzare la base, mettono in luce la fragilità del territorio che sarebbe definitivamente compromessa da una progetto che prevede 440 mila metri cubi di nuove edificazioni da costruire all’interno di un Parco protetto, su una area complessiva di 730 mila metri quadrati. Questo progetto devastante si inserisce in un quadro già molto grave, segnato dall’ampliamento in corso della base USA di Camp Darby e dall’apertura circa due anni fa della base del COMFOSE (Comando delle Forze Speciali dell’Esercito). Progetti che spesso sono approvati dalla grande menzogna della transizione ecologica, vero e proprio greenwashing del settore bellico, come il progetto “caserme verdi” che ha finanziato interamente la costruzione della base del COMFOSE. Si tratta di un piano complessivo di riorganizzazione dei reggimenti che compongono forze speciali e di intervento rapido e che sono in via di trasferimento dalle sedi di Livorno all’area compresa tra San Piero a Grado e Coltano, dove si sposteranno tutte le attività addestrative.\r\n\r\nQuesti reggimenti, impiegati nelle missioni di guerra fuori dai confini nazionali, saranno concentrati attorno alla base di Camp Darby, che già oggi è uno dei principali arsenali statunitensi nel mondo, rifornisce di armi e materiale bellico tutta l’area mediterranea e mediorientale e si prepara ad incrementare questo ruolo. La creazione di un vero e proprio polo della guerra tra Livorno e Pisa era già stato annunciato dall’allargamento dell’Aeroporto militare di Pisa Dall’Oro con il progetto dell’Hub militare circa dieci anni fa.\r\n\r\nRifiutiamo la nuova gigantesca base a Coltano, insieme all’ampliamento di Camp Darby e alla nuova sede del COMFOSE. È necessario lottare per una smilitarizzazione del nostro territorio, perché a Livorno, come anche a Pisa, sappiamo bene cosa significa subire la presenza di questi reggimenti in città: la continua propaganda di guerra, per celebrare le missioni a cui partecipano; le parate nostalgiche e l’esaltazione della dittatura fascista; le prepotenze dei militari; la devastazione ecologica e sociale che accompagna la militarizzazione del territorio. Per questo sosteniamo le iniziative contro questo progetto. In questi mesi la guerra in Ucraina e il riarmo degli stati europei che l’accompagna, fa temere in una espansione del conflitto. La partecipazione dell’Italia con l’invio di militari ai confini con l’Ucraina a potenziare le missioni NATO si inserisce in un più generale inasprimento della politica militare italiana, particolarmente evidente nell’impegno neocoloniale condotto dallo stato italiano in Libia, nel Sahel, e in altre zone dell’Africa, spesso al fianco dell’ENI. Missioni ormai presentate secondo una nuova retorica guerrafondaia, non più come “umanitarie”, ma come interventi per la “difesa dell’interesse nazionale”, rendendo chiaro il rinnovato carattere predatorio e aggressivo della politica estera dell’Italia. Abbiamo costituito mesi fa il Coordinamento per il ritiro delle missioni militari proprio per opporci a questa nuova prospettiva di guerra. Su queste premesse oggi ci uniamo a chi sul piano antimilitarista si oppone a questo progetto, ribadendo che basi e caserme non le vogliamo né all’Ardenza, né a Coltano, né altrove.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli del Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-19-dario-coltano.mp3\"][/audio]",[90,92,94,96,98,101,104,106,108,110,112,114],{"matched_tokens":91,"snippet":17},[],{"matched_tokens":93,"snippet":75},[],{"matched_tokens":95,"snippet":76},[],{"matched_tokens":97,"snippet":77},[],{"matched_tokens":99,"snippet":100},[24],"\u003Cmark>carabinieri\u003C/mark>",{"matched_tokens":102,"snippet":103},[24,86],"\u003Cmark>carabinieri\u003C/mark> \u003Cmark>paracadutisti\u003C/mark>",{"matched_tokens":105,"snippet":79},[],{"matched_tokens":107,"snippet":22},[],{"matched_tokens":109,"snippet":80},[],{"matched_tokens":111,"snippet":20},[],{"matched_tokens":113,"snippet":15},[],{"matched_tokens":115,"snippet":81},[],[117,124],{"field":36,"indices":118,"matched_tokens":120,"snippets":123},[40,119],4,[121,122],[24,86],[24],[103,100],{"field":125,"matched_tokens":126,"snippet":87,"value":88},"post_content",[85,86],1157451471441625000,{"best_field_score":129,"best_field_weight":130,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":48,"score":131,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":133,"highlight":157,"highlights":162,"text_match":165,"text_match_info":166},{"cat_link":134,"category":135,"comment_count":48,"id":136,"is_sticky":48,"permalink":137,"post_author":51,"post_content":138,"post_date":139,"post_excerpt":54,"post_id":136,"post_modified":140,"post_thumbnail":141,"post_thumbnail_html":142,"post_title":143,"post_type":59,"sort_by_date":144,"tag_links":145,"tags":151},[45],[47],"75421","http://radioblackout.org/2022/05/serantini-la-memoria-di-ieri-nelle-lotte-di-oggi/","A Pisa, lo scorso sabato, cinquantesimo anniversario dell’assassinio di Franco Serantini, un corteo ha attraversato il centro cittadino per ricordare un compagno massacrato di botte dalla polizia, nel segno della continuità delle lotte contro il fascismo e contro la guerra e il militarismo.\r\nIn un territorio occupato militarmente sin dal 1945 da una base militare statunitense, Camp Darby, e da numerose strutture militari italiane, il governo ha deciso di costruire a Coltano, nell’area protetta di San Rossore, una caserma “green” per i reparti di elite dei carabinieri: i paracadutisti del Tuscania, il Comando delle Forze Speciali dell'Esercito, Comfose, le unità cinofile.\r\nNe abbiamo parlato con Dario, un compagno attivo nelle lotte tra Pisa e Livorno\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-10-dario-corteo-pisa.mp3\"][/audio]\r\n\r\nRiportiamo di seguito il documento della Federazione Anarchica Livornese che offre una ricostruzione del clima politico in cui fu assassinato il compagno Franco Serantini.\r\n\r\n1972-2022 Franco Serantini vive nelle lotte\r\n\r\nSono passati 50 anni dal maggio del 1972 quando Franco Serantini venne picchiato da un gruppo di agenti di polizia e poi lasciato morire senza cure in una cella del carcere di Pisa. Era stato arrestato mentre partecipava a una manifestazione antifascista nel corso della quale si erano verificati scontri tra chi protestava e le forze dell’ordine.\r\n\r\nFranco aveva poco più di 20 anni, faceva parte del Gruppo Anarchico “Giuseppe Pinelli” di Pisa e partecipava insieme a tanti compagne e compagni alle numerose iniziative che si svolgevano a Pisa in quegli anni di grande attivismo politico che aveva coinvolto un' intera generazione di giovani. Franco lottava contro gli esecutori fascisti e i mandanti governativi della Strage di Stato (Piazza Fontana, 1969), l'assassinio di Giuseppe Pinelli e l'ingiusta detenzione di Pietro Valpreda e compagni, accusati della strage da una macchinazione poliziesca.\r\n\r\nDella morte di Franco Serantini non è certo responsabile un triste destino personale, come banalmente troppe volte si è detto, ma la violenza e la repressione di governo e polizia. I governi dell'epoca prima vollero fermare le lotte operaie con la strategia della tensione e con la strage di Piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre del 1969, poi vollero mettere a tacere le proteste per l'assassinio di Pinelli e l'ingiusta detenzione degli anarchici impedendo manifestazioni di piazza nell'anniversario della strage, nel 1970 (assassinio di Saverio Saltarelli) e nel 1971.\r\n\r\nIn quegli anni il fascismo era dilagante: la Spagna era sotto il tallone di Franco dal 1939, in Grecia un colpo di Stato favorito dalla NATO aveva portato al governo la sanguinaria giunta dei colonnelli, mentre un'altra dittatura militare appoggiata sempre dalla NATO opprimeva la Turchia. Anche in Francia il gollismo era ancora al potere, conquistato con un colpo di Stato nel 1958. In Italia il presidente della Repubblica era stato eletto col voto dei fascisti.\r\n\r\nL'11 marzo del 1972, in occasione di una manifestazione della cosiddetta \"Maggioranza Silenziosa\", organizzata da caporioni fascisti implicati nelle trame nere, molte forze politiche che avevano dato vita alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato decise di riprendersi la piazza a Milano ad ogni costo. La concentrazione antifascista sarà ripetutamente aggredita dalla polizia e dai carabinieri, ma difenderà fino a sera il proprio diritto di manifestare. Quella giornata spinse alcuni gruppi extraparlamentari e alcuni gruppi e individualità del movimento anarchico ad approfittare della campagna elettorale in corso per contestare i comizi fascisti e denunciare le connivenze tra fascisti ed apparato statale. I Gruppi Anarchici Toscani, struttura unitaria costituitasi nell'autunno del 1971, decisero di partecipare a queste manifestazioni, per dare uno sbocco operativo alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato, per trasformare la lotta antifascista in lotta insurrezionale. Franco Serantini e il Gruppo \"Pinelli\" di Pisa avevano partecipato all'elaborazione di quella linea e alla sua applicazione pratica.\r\n\r\nFu così che a Viareggio, a Livorno, a Firenze, a Pistoia, in ogni località della Toscana e in tutta Italia, i comizi fascisti venivano accolti da manifestazioni di protesta, spesso duramente represse da polizia e carabinieri. La risposta dello Stato alle proteste si fece sempre più violenta, fino a culminare il 5 maggio nelle violenze poliziesche che porteranno all'assinio di Franco Serantini.\r\n\r\nLe elezioni del 1972 videro un aumento dei voti fascisti e in generale uno spostamento a destra del Parlamento. Ma più dei voti, a lungo andare pesarono le proteste di piazza: le mobilitazioni della primavera del 1972 dimostrarono che c'era tanta gente che non credeva alle bugie di Stato, e che era pronta a combattere per la verità la giustizia e la libertà. Nel novembre di quell'anno il governo, vista inutile le repressione, con una legge apposita scarcerò gli anarchici accusati ingiustamente, sperando così di porre fine alla crescente delegittimazione.\r\n\r\nFranco Serantini è stato assassinato per le sue scelte politiche, per il suo impegno, per il suo essere parte di un movimento più ampio, per la sua militanza rivoluzionaria nel Movimento Anarchico. L’assassinio di Franco Serantini ha avuto a che vedere con la violenza che lo Stato esercita attraverso i suoi apparati e i suoi servi, una violenza iniziata ben prima del maggio del 1972 e che ancora non è finita.\r\n\r\nSono passati 50 anni, la situazione politica e sociale è diversa, ma Franco Serantini non è stato dimenticato.Il suo impegno ci ha accompagnato in tutti questi anni in tante lotte. Perché nel 2022, come nel 1972, Franco è ancora con noi.","10 Maggio 2022","2022-05-10 14:44:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"141\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-300x141.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-300x141.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-1024x481.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-768x361.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-1536x722.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Serantini. 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Una base dei carabinieri che sorgerebbe in un’area protetta, quella della pineta di San Rossore, ed accoglierebbe i paracadutisti del “Tuscania”, il Gis e le unità cinofile.\r\nNe avevamo parlato quando la lotta stava muovendo i suoi primi passi, ci torniamo oggi in vista di una manifestazione, che ha assunto un carattere nazionale. Pare che il governo, dopo la levata di scudi intorno all’area di San Rossore, avrebbe avanzato l’ipotesi di realizzare più caserme decentrate sul territorio. Ma, per ora, sono solo chiacchiere, perché il Dpcm non è stato ritirato.\r\nLo slogan dei comitati e delle reti territoriali tra Pisa e Livorno è “né qui, né altrove”, per cui, se anche dovesse essere fatta altrove, questa base di guerra va fermata.\r\nNe abbiamo parlato con Dario del Coordinamento livornese per il ritiro delle missioni militari all’estero\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-24-dario-coltano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito la presentazione del corteo:\r\n“Nessuna base per nessuna guerra!\r\n2 giugno manifestazione nazionale\r\n190 milioni di soldi pubblici per una nuova base militare. 73 ettari di territorio, all’interno di un parco naturale, sottratti alla comunità. 440.000 metri cubi cementificati per costruire piste di atterraggio, villette a schiera per i militari del reggimento Tuscania, piscine, palestre, e altri benefit.\r\nUna nuova base in un territorio già insopportabilmente militarizzato che sta diventando uno strategico hub della guerra, decisa segretamente nelle stanze istituzionali sempre più lontane dalle nostre esigenze.\r\n\r\nQuesta non è solo la nostra storia, ma è una storia che riguarda tutte e tutti. Non è un’eccezione, ma la regola. La regola di un modello di sviluppo e governo che sistematicamente produce ingiustizie nella nostra Regione, nel nostro paese e nel mondo intero.\r\nContro questa imposizione il territorio è insorto, e da ogni parte d'Italia ci è arrivata solidarietà e sostegno. Perché, pur nelle specificità che ci contraddistinguono, riconosciamo all’opera le stesse dinamiche di oppressione e lo stesso desiderio di liberazione da un sistema che fa della devastazione, della precarietà e della guerra un suo elemento costitutivo.\r\nAbbiamo imparato che nessunə si salva da solə, se toccano unə toccano tuttə.\r\nPer questo vi chiamiamo a insorgere con noi, a farlo il 2 giugno tuttə insieme, per sentire le nostre voci levarsi insieme, per sentire i nostri passi andare allo stesso ritmo, per guardarci negli occhi e dirci che possiamo farcela se restiamo insieme.\r\n\r\nPer le info logistiche:\r\nIl percorso che abbiamo previsto è stata la sintesi di numerosi confronti, abbiamo deciso di attraversare il territorio, di iniziare a presidiare l'area destinata alla base, abbiamo deciso di partire e di restare su Coltano!\r\nSiamo consapevoli che non sarà semplice raggiungere la frazione con i mezzi di trasporto, vi chiediamo sin da subito la massima collaborazione per arrivare con meno macchine possibili, a noi la sfida di affrontare tutte le difficoltà logistiche mettendo a disposizione un servizio navetta e i nostri mezzi per permettere a tuttə di esserci, di starci, di sentirsi parte.\r\nÈ per questo che non ci basta il corteo, è per questo che il borgo di Coltano aprirà le sue porte dalle ore 11, in questo modo ci daremo l'occasione di stare insieme e assodare quella comunità resistente che è il movimento no base. Troverete cibo, ristori e tutto quello di cui avrete bisogno per affrontare il percorso nella giornata più calda della primavera.\r\nOre 14,30 si parte in cammino.”","24 Maggio 2022","2022-05-24 17:14:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"240\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-240x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-240x300.jpg 240w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-819x1024.jpg 819w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-768x960.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 240px) 100vw, 240px\" />","2 giugno. 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Una base dei \u003Cmark>carabinieri\u003C/mark> che sorgerebbe in un’area protetta, quella della pineta di San Rossore, ed accoglierebbe i \u003Cmark>paracadutisti\u003C/mark> del “Tuscania”, il Gis e le unità cinofile.\r\nNe avevamo parlato quando la lotta stava muovendo i suoi primi passi, ci torniamo oggi in vista di una manifestazione, che ha assunto un carattere nazionale. Pare che il governo, dopo la levata di scudi intorno all’area di San Rossore, avrebbe avanzato l’ipotesi di realizzare più caserme decentrate sul territorio. Ma, per ora, sono solo chiacchiere, perché il Dpcm non è stato ritirato.\r\nLo slogan dei comitati e delle reti territoriali tra Pisa e Livorno è “né qui, né altrove”, per cui, se anche dovesse essere fatta altrove, questa base di guerra va fermata.\r\nNe abbiamo parlato con Dario del Coordinamento livornese per il ritiro delle missioni militari all’estero\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-24-dario-coltano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito la presentazione del corteo:\r\n“Nessuna base per nessuna guerra!\r\n2 giugno manifestazione nazionale\r\n190 milioni di soldi pubblici per una nuova base militare. 73 ettari di territorio, all’interno di un parco naturale, sottratti alla comunità. 440.000 metri cubi cementificati per costruire piste di atterraggio, villette a schiera per i militari del reggimento Tuscania, piscine, palestre, e altri benefit.\r\nUna nuova base in un territorio già insopportabilmente militarizzato che sta diventando uno strategico hub della guerra, decisa segretamente nelle stanze istituzionali sempre più lontane dalle nostre esigenze.\r\n\r\nQuesta non è solo la nostra storia, ma è una storia che riguarda tutte e tutti. Non è un’eccezione, ma la regola. La regola di un modello di sviluppo e governo che sistematicamente produce ingiustizie nella nostra Regione, nel nostro paese e nel mondo intero.\r\nContro questa imposizione il territorio è insorto, e da ogni parte d'Italia ci è arrivata solidarietà e sostegno. Perché, pur nelle specificità che ci contraddistinguono, riconosciamo all’opera le stesse dinamiche di oppressione e lo stesso desiderio di liberazione da un sistema che fa della devastazione, della precarietà e della guerra un suo elemento costitutivo.\r\nAbbiamo imparato che nessunə si salva da solə, se toccano unə toccano tuttə.\r\nPer questo vi chiamiamo a insorgere con noi, a farlo il 2 giugno tuttə insieme, per sentire le nostre voci levarsi insieme, per sentire i nostri passi andare allo stesso ritmo, per guardarci negli occhi e dirci che possiamo farcela se restiamo insieme.\r\n\r\nPer le info logistiche:\r\nIl percorso che abbiamo previsto è stata la sintesi di numerosi confronti, abbiamo deciso di attraversare il territorio, di iniziare a presidiare l'area destinata alla base, abbiamo deciso di partire e di restare su Coltano!\r\nSiamo consapevoli che non sarà semplice raggiungere la frazione con i mezzi di trasporto, vi chiediamo sin da subito la massima collaborazione per arrivare con meno macchine possibili, a noi la sfida di affrontare tutte le difficoltà logistiche mettendo a disposizione un servizio navetta e i nostri mezzi per permettere a tuttə di esserci, di starci, di sentirsi parte.\r\nÈ per questo che non ci basta il corteo, è per questo che il borgo di Coltano aprirà le sue porte dalle ore 11, in questo modo ci daremo l'occasione di stare insieme e assodare quella comunità resistente che è il movimento no base. 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Una marea nero-fucsia ha riempito le piazze da nord a sud.\r\nNe abbiamo parlato con due compagne, Chiara di Non una di meno Torino e Patrizia di Non una di meno Livorno.\r\nCi hanno proposto una cronaca delle iniziative a Torino, a Livorno e Pisa.\r\n\r\nPatrizia ci ha raccontato le iniziative svoltesi nella sua città in mattinata e il corteo pomeridiano a Pisa cui hanno partecipato anche le livornesi.\r\nAl centro della giornata le violenze in divisa, il lavoro, la precarietà.\r\nCon Patrizia abbiamo fatto un bilancio di un percorso che è riuscito a mantenere, a parole e nei fatti, la propria autonomia, senza farsi sedurre dalle tante sirene elettorali.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 patrizia nudm liv\r\n\r\nChiara ci ha raccontato l’8 marzo torinese, una grande giornata di lotta.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 chiara nudm to\r\n\r\n\r\nDi seguito una cronaca della giornata:\r\n“Un alito di primavera ha accompagnato un lungo 8 marzo di lotta all’ombra della Mole.\r\nIn piazza Castello sin dal mattino è un fiorire di matrioske, cartelli, colori e suoni. In testa lo striscione “Scioperiamo dal lavoro di cura. Lottiamo insieme!”\r\nLo sciopero femminista contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere, si è articolato come diserzione dal lavoro retribuito fuori casa, ma anche dal lavoro dentro casa, dai lavori di cura, dai lavori domestici e dai ruoli di genere imposti.\r\nLa rinnovata sessualizzazione del lavoro di cura non pagato riduce la conflittualità sociale conseguente alla erosione del welfare.\r\nLa riaffermazione di logiche patriarcali offre un puntello al capitale nella guerra a chi lavora.\r\nLo sciopero femminista scardina questo puntello, rimettendo al centro le lotte delle donne per la propria autonomia.\r\nLa prima tappa è al centro della piazza. Lunghi fili vengono tirati tra i pali: con pinze da bucato sono stesi pannolini, grembiuli, strofinacci… Tutti oggetti simbolo del lavoro di cura.\r\nUn camioncino prova senza successo a forzare il blocco, che si allarga sulla piazza. Un nucleo dell’antisommossa, schierato a pochi passi da una carrozzina con un neonat*, chiede a gran voce rinforzi. La digos si affanna al cellulare. Si parte in corteo verso via Po. Per l’intera mattinata si svolgono blocchi con slogan e comizi volanti ai principali incroci.\r\nIn corso Regina il corteo viene raggiunto dalle studentesse, che in mattinata avevano bloccato le lezioni al campus. La mattinata si conclude a Palazzo Nuovo, l’altra sede delle facoltà umanistiche.\r\n\r\nNel pomeriggio piazza XVIII dicembre, la piazza che ricorda i martiri della camera del lavoro, si riempie velocemente. Parrucche rosa, fucsia e viola sul nero degli abiti, tanti striscioni, tulle, cartelli. Il corteo si dipana per il centro. Saremo tremila, forse più.\r\nLa prima sosta è davanti alla caserma dei carabinieri Cernaia. Viene appeso uno striscione contro la violenza dei tribunali, in solidarietà alle donne stuprate, picchiate e offese che nelle aule di giustizia diventano imputate, chiamate a rispondere della propria vita, dei propri abiti, dei propri gusti, del proprio no alla violenza. Vengono lette alcune delle domande fatte in tribunale alle due studentesse statunitensi stuprate da due carabinieri la scorsa estate a Firenze. Domande di una violenza terribile.\r\nIn Italia viene ammazzata una donna ogni due giorni.\r\nSpesso gli assassini usano le pistole d’ordinanza, che hanno il diritto di portare perché fanno parte dell’elite poliziesca e militare, che detiene per conto dello Stato il monopolio legale della violenza.\r\nGli spazi di autonomia che le donne si sono conquistate hanno incrinato e a volte spezzato le relazioni gerarchiche tra i sessi, rompendo l’ordine simbolico e materiale, che le voleva sottomesse ed ubbidienti. Il moltiplicarsi su scala mondiale dei femminicidi dimostra che la strada della libertà femminile è ancora molto lunga. 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Una studentessa sviluppa una critica alla scuola, dove lo sguardo femminista è quasi sempre assente.\r\n\r\nIn piazza Castello su uno dei tanti monumenti militaristi della città, quello dedicato al duca d’Aosta, in braccio ad uno dei soldati raffigurati viene messa una scopa, uno strofinaccio, un pezzo di tulle rosa.\r\nL’azione è accompagnata da un lungo intervento dal camion.\r\nÉ il momento per parlare delle donne stuprate in guerra, prede e strumento del conflitto. In guerra la logica patriarcale sottesa a torture e stupri è meno dissimulata che in tempi di pace.\r\nDahira nel 1993 aveva 23 anni. Dahira già conosceva il sapore amaro dell’essere donna in una società patriarcale. Era stata ripudiata dal marito, perché non riusciva a dargli dei figli. Una cosa inutile, priva di valore. Ma per lei il peggio doveva ancora venire. In una notte di maggio di 25 anni fa venne spogliata, legata sul cassone di un camion con le braccia e le gambe immobilizzate e stuprata con un razzo illuminante. I torturatori e violentatori erano paracadutisti della Folgore, in missione umanitaria in Somalia. Con cruda ironia la missione Nato, cui l’Italia partecipò si chiamava “Restore hope – restituire la speranza”.\r\nGli stessi parà stanno per sbarcare in Niger per una nuova missione. Questa volta l’obiettivo sono i migranti in viaggio verso l’Europa.\r\nAltri militari saranno in Libia, dove le milizie di Sabratha e Zawija, pagate dallo Stato italiano rinchiudono uomini, donne e bambini in prigioni per migranti, dove tutte le donne vengono stuprate. Gli esecutori sono in Libia, i mandanti sono sulle poltrone del governo italiano.\r\n\r\nIl corteo imbocca via Po e si ferma davanti alla chiesa della SS Annunziata, legata a Comunione e Liberazione. Lì viene appeso uno striscione con la scritta “Preti ed obiettori tremate. Le streghe son tornate!” Prezzemolo e ferri da calza sono lasciati di fronte all’ingresso, per ricordare i tempi dell’aborto clandestino, quando le donne povere abortivano con decotti e ferri da calza, rischiando di morire.\r\nLa chiesa cattolica vorrebbe che le donne che decidono di non avere figli muoiano o vengano trattate da criminali. A quarant’anni dalla legge che ha depenalizzato l’aborto, ma lo ha sottoposto ad una rigida regolamentazione, in molte città italiane abortire è diventato impossibile, perché il 100% dei medici si dichiara obiettore.\r\nPreti ed obiettori vorrebbero inchiodarci al ruolo di madri e mogli. 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Un sasso nello stagno, che si allarga e moltiplica le pozze.\r\n\r\nIl corteo vibra dello slogan urlato da tutte “Ma quale Stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io!”\r\n\r\nLa marea dilaga in piazza Vittorio dove viene disegnata una matrioska gigante al cui interno vengono lasciate scope, detersivi, grembiuli e strofinacci.\r\n\r\nUn grido potente riempie la piazza “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione!”. 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Il crescere della marea femminista è la risposta ad una violenza che ha i caratteri espliciti di una guerra planetaria alla libertà delle donne, alla libertà dei generi, alla libertà dai generi.\r\nNelle aule dei tribunali la violenza maschile viene declinata come affare privato, personale, accidentale, nascondendone il carattere disciplinare, punitivo, politico.\r\nLe lotte femministe ne fanno riemergere l’intrinseca politicità affinché divenga parte del discorso pubblico, in tutta la propria deflagrante potenza, mettendo in soffitta il paternalismo ipocrita delle quote rosa, delle pari opportunità, dei parcheggi riservati alle donne.\r\nTra i temi di questo 8 marzo di sciopero e lotta, la ferma volontà di rompere il silenzio e l’indifferenza, per sostenere un percorso di libertà, mutuo aiuto e autodifesa contro chi ci vorrebbe inchiodare nel ruolo di vittime.\r\nForte è il rifiuto che la difesa delle donne diventi l’alibi per politiche securitarie, che usino i nostri corpi per giustificare strette disciplinari sull’intera società.\r\n\r\n“Nello stato fiducia non ne abbiamo, la difesa ce la autogestiamo!”\r\n“Lo stupratore non è malato, è il figlio prediletto del patriarcato”\r\n“Siamo la voce potente e feroce di tutte le donne che più non hanno voce!” Questi slogan riempiono la piazza, deflagrano per il corteo.\r\n\r\nTra i tanti interventi quello di una ragazza curda, che ricorda la lotta delle donne di Afrin contro l’invasione turca e il patriarcato. 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Un sasso nello stagno, che si allarga e moltiplica le pozze.\r\n\r\nIl corteo vibra dello slogan urlato da tutte “Ma quale Stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io!”\r\n\r\nLa marea dilaga in piazza Vittorio dove viene disegnata una matrioska gigante al cui interno vengono lasciate scope, detersivi, grembiuli e strofinacci.\r\n\r\nUn grido potente riempie la piazza “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione!”. 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Il cambio al Viminale coincide con l’avvio di nuovi programmi di contrasto delle migrazioni “irregolari”, di gestione dell’ordine pubblico e repressione del dissenso. Peraltro alla vigilia di due importanti appuntamenti internazionali, che hanno contribuito alla scelta di rinviare la fine della legislatura: la celebrazione del 60esimo anniversario della firma del Trattato istitutivo della Cee (il 25 marzo a Roma) e, soprattutto, il vertice dei Capi di Stato del G7 a Taormina il 26 e 27 maggio.\r\nIn vista di tali scadenze, Marco Minniti appare come il politico più “adeguato” per consolidare il giro di vite securitario sul fronte interno e – in vista delle politiche – strappare a leghisti e centrodestra il monopolio della narrazione sul “pericolo” immigrato e sulla “sicurezza”. Di comprovata fede Nato, vicino all’establishment ultraconservatore degli Stati Uniti d’America e alle centrali d’intelligence più o meno occulte del nostro Paese, il suo curriculum vitae e le trame tessute in questi anni ci spiegano come e perché.\r\n\r\nLa sua “creatura” è l’ICSA, di cui sino alla morte è stato presidente Francesco Cossiga. Un nome un programma.\r\n\r\nEterogeneo per ideologie e orientamenti politici anche se in buona parte i cuori battono per l’ordine sociale e la conservazione, il consiglio scientifico della Fondazione ICSA testimonia la portata e la forza della rete di relazioni istituzionali, nazionali e internazionali, realizzata nel tempo da Marco Minniti. Si tratta di una lunga lista di Capi di Stato Maggiore delle forze armate e dell’Arma dei carabinieri; comandanti dei reparti speciali della Nato e dei servizi segreti; segretari e consiglieri militari di presidenti del consiglio e ministri; diplomatici, magistrati, responsabili della security di importanti holding economiche; giornalisti, professori universitari e finanche consulenti e analisti della CIA e dei dipartimenti statunitensi per la lotta al terrorismo.\r\n\r\nCoordinatore del Consiglio scientifico della Fondazione ICSA il sociologo Italo Saverio Trento.\r\n\r\nMembri\r\n\r\nAmm. Gianfranco Battelli, dal 1979 al 1983 a capo del cosiddetto “ufficio I” incaricato della valutazione, produzione e aggiornamento di tutti i documenti d’intelligence della Marina Militare; successivamente capo di Gabinetto del ministero della Difesa e dal 1996 al 2001 direttore del Sismi (i vecchi servizi segreti militari) e infine consigliere della Corte dei Conti.\r\n\r\nAmm. Sergio Biraghi, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2004 al 2006 e poi consigliere militare del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.\r\n\r\nGen. Carlo Cabigiosu, già vicecomandante del Corpo d’Armata di reazione Rapida della Nato in Germania, poi Capo di Stato maggiore del Comando Regionale delle Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (il primo generale italiano ad assumere tale carica, da sempre ricoperta da militari Usa), comandante della Forza Nato in Kosovo (2000-01), rappresentante dell’Italia al Senior Official Group (SOG) della Nato per la revisione della struttura di Comando dell'Alleanza e infine consigliere militare della Missione italiana in Iraq (2003-04).\r\n\r\nGen. Vincenzo Camporini, dal 2008 al 2011 Capo di Stato maggiore della difesa e poi consulente dell’allora ministro degli esteri Franco Frattini; oggi è vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali e membro della Fondazione Italia-Usa.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovanni De Carli ed Edoardo Esposito, generali della Guardia di Finanza.\r\n\r\nGen. Giampaolo Ganzer, già comandante dei reparti dei Carabinieri impegnati contro la colonna veneto-friulana delle Brigate Rosse e delle teste di cuoio che liberarono il generale Usa James Lee Dozier sequestrato dalle Br a Verona nel 1981. Nel 2002 è stato nominato comandante del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) dell’Arma dei Carabinieri, incarico ricoperto sino al luglio 2012 nonostante la condanna in primo grado a 14 anni per “associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati”, commessi nel corso di alcune operazioni antidroga dei ROS. 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Stefano Panato, ex sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica (si è interessato ai programmi di sviluppo dei cacciabombardieri Tornado, Amx ed Eurofighter 2000), poi presidente del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), l’organismo di più alto livello nel campo della formazione e degli studi di sicurezza e vicedirettore del Sismi e dell’AISE (l’agenzia che sovrintende alla gestione dei servizi segreti). Dal 1999 al 2002 è stato consigliere militare presso la Rappresentanza d’Italia al Consiglio Atlantico a Bruxelles; oggi ricopre il ruolo coordinatore del Centro Studi Militari Aeronautici (Cesma) “Giulio Dohuet” di Roma.\r\n\r\nGen. Luciano Piacentini, già comandante del battaglione d’assalto “Col Moschin” e successivamente capo di Stato Maggiore della brigata paracadutisti “Folgore” e consigliere per la sicurezza in diverse aree del continente asiatico.\r\n\r\nGen. Sergio Siracusa, prima addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Washington, poi sottocapo di Stato maggiore presso il Comando Forze terrestri alleate del Sud Europa di Verona, direttore del Sismi dal 1994 al 1996, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri dal 1997 al 2002 e infine Consigliere di Stato.\r\n\r\nGiancarlo Capaldo, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma ed ex collaboratore dei ministri della prima Repubblica Sebastiano Vassalli e Virginio Rognoni.\r\n\r\nStefano Dambruoso, ex magistrato a Milano dove ha condotto inchieste sulle cellule anarco-insurrezionaliste e sul terrorismo jidahista in Italia, dal 2008 Capo dell’Ufficio coordinamento attività internazionali del ministero della Giustizia, poi membro del Consiglio direttivo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare e dal febbraio 2013 deputato alla Camera, eletto in Lombardia con Scelta Civica e transitato nel gruppo scissionista Civici e Innovatori. Membro anch’egli della Fondazione Italia-USA, nel gennaio 2016, unitamente al parlamentare Pd Andrea Manciulli (presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO) ha presentato la proposta di legge “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista”.\r\n\r\nNicola Di Giannantonio, prefetto fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio nel 2000 e successivamente direttore della Sovrintendenza Centrale dei Servizi di Sicurezza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.\r\n\r\nDomenico Vulpiani, prefetto e direttore dell’Ufficio centrale ispettivo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, dal 1978 al 1988 responsabile dei servizi di protezione dei Presidenti della Repubblica Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro, di alcuni presidenti del Consiglio e ministri dell’Interno. Dal 1990 al 1996 presso la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione ha ricoperto diversi incarichi in materia di antiterrorismo; dal 1996 al 2001 è stato a capo della DIGOS di Roma, dal 2001 al 2009 direttore del Servizio Polizia Postale, ufficio specializzato nel contrasto ai crimini postali ed informatici e del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche del Paese.\r\n\r\nGiovanni Castellaneta, già ambasciatore d’Italia negli Usa dal 2005 al 2009 (anni in cui vengono sottoscritti accordi strategici con Washington in campo militare e industriale, come ad esempio la coproduzione dei cacciabombardieri F-35, l’installazione del terminale MUOS a Niscemi e dei droni d’intelligence a Sigonella); successivamente presidente del consiglio di amministrazione di SACE (il gruppo assicurativo-finanziario a favore delle imprese italiane che operano all’estero, interamente controllato dalla Cassa depositi e Prestiti) e membro del Cda di Finmeccanica (l’holding a capo del complesso militare-industriale italiano). È stato inoltre consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Berlusconi e suo rappresentante personale per i Vertici del G8 del 2001 e del 2005.\r\n\r\nGuido Lenzi, ambasciatore, già rappresentante permanente presso l’OSCE a Vienna, direttore dell’Istituto Europeo di Studi di Sicurezza a Parigi e consigliere diplomatico presso il ministero degli affari esteri e della difesa.\r\n\r\nAndrea Monorchio, originario di Reggio Calabria, ex ragioniere generale dello Stato, docente di materie economiche presso l’Università di Siena e la Luiss di Roma, per alcuni anni presidente del Cda di Infrastrutture S.p.A. (società voluta dal ministero del Tesoro per finanziare le grandi opere pubbliche) e dei collegi sindacali di Eni, Fintecna e Telespazio (gruppo Finmeccanica). Nell’ottobre 2011 è stato nominato vicepresidente della Banca popolare di Vicenza.\r\n\r\nPaolo Savona, già direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (dal 1990 al 1999 e dal 2010 al 2014), dei Cda di holding e società come Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma, Consorzio Venezia Nuova, Banca di Roma, membro dei Cda di RCS, TIM Italia, Capitalia. Savona è stato pure presidente della Commissione d’indagine sul nucleare in Italia e membro delle Commissioni Ortona e Jucci per la riforma dei servizi di sicurezza.\r\n\r\nAsher Daniel Colombo e Marzio Barbagli, docenti di sociologia dell’Università di Bologna, consulenti di fiducia del ministero dell’Interno e autori di diverse pubblicazioni sulle migrazioni internazionali e le “relazioni” immigrati-sicurezza-criminalità in Italia.\r\n\r\nSalvatore Tucci, docente di Calcolatori elettronici presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “Tor Vergata” di Roma, dal 1999 al 2008 responsabile del sistema informativo della Presidenza del consiglio dei ministri.\r\n\r\nI giornalisti Andrea Nativi direttore della Rivista Italiana Difesa e Carlo Panella ex dirigente di Lotta Continua, collaboratore de Il Foglio e responsabile delle tribune politiche Mediaset, nominato da Marco Minniti quale membro della Commissione di studio sulla Jihad in Italia.\r\n\r\nI direttori della security e protezione aziendale, Raffaele Di Lella di ENAC (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) e Franco Fiumara delle Ferrovie dello Stato (quest’ultimo ha pure diretto le compagnie della Guardia di finanza di Mondragone e Gela e il Nucleo centrale Polizia tributaria di Roma - Sezione Stupefacenti; nel dicembre 2014 è stato eletto presidente di Colpofer, l’Associazione internazionale dei Capi delle strutture di sicurezza aziendale ferroviaria di 24 paesi e della Polizia dei trasporti).\r\n\r\nLuisa Franchina, ingegnere elettronico ed esperta di strategie di sicurezza delle reti e dell’informazione, dal 2011 al 2013 direttrice generale del Nucleo operativo per gli attentati NBCR (nucleari, biologici, chimici e radiologici) presso la Presidenza del Consiglio e successivamente delegata italiana per la Protezione civile presso il comando Nato di Bruxelles.\r\n\r\nGli ispettori generali della Police nationale francese, Hélène Martini (già consigliere tecnico per la sicurezza interna del Presidente della Repubblica) ed Emile Pérez, direttore del Service de Coopération Technique Internationale de Police e presidente di Francopol.\r\n\r\nFrances Fragos Townsend, ex consigliere per la sicurezza nazionale e le politiche di lotta al terrorismo del presidente Usa George W. Bush, nonché inviata speciale per le ispezioni alla prigione-lager “Abu Ghraib” in Iraq, nota al mondo per i crimini commessi dai militari statunitensi a danno dei reclusi. Tra il 2006 e il 2007, l’allora vice-ministro all’interno Marco Minniti e il prefetto Carlo De Stefano (al tempo direttore centrale della Polizia di prevenzione e coordinatore del Comitato di analisi strategica antiterrorismo) ebbero modo d’incontrare più volte a Roma e Washington la consigliere Townsend per uno “scambio di informazioni Italia-Usa sulla “minaccia terroristica”.\r\n\r\nKurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato (su nomina del presidente George W. Bush) ed ex analista internazionale della CIA, managing director del Centro per le Relazioni Transatlantiche alla Johns Hopkins University. Già consulente del senatore ultraconservatore John MacCain e vicedirettore dell’allora Segretario generale della NATO George Robertson (1998-2001), Volker ha ricoperto l’incarico di consulente del Dipartimento di Stato in preparazione dei summit Nato di Praga (2002) e Istanbul (2004).\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore di un profilo di Minniti, uscito su Left.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 01 17 minniti mazzeo","17 Gennaio 2017","2017-01-20 16:11:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Minniti. 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Nell’ottobre 2011 è stato nominato vicepresidente della Banca popolare di Vicenza.\r\n\r\nPaolo Savona, già direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (dal 1990 al 1999 e dal 2010 al 2014), dei Cda di holding e società come Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma, Consorzio Venezia Nuova, Banca di Roma, membro dei Cda di RCS, TIM Italia, Capitalia. 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Bush, nonché inviata speciale per le ispezioni alla prigione-lager “Abu Ghraib” in Iraq, nota al mondo per i crimini commessi dai militari statunitensi a danno dei reclusi. Tra il 2006 e il 2007, l’allora vice-ministro all’interno Marco Minniti e il prefetto Carlo De Stefano (al tempo direttore centrale della Polizia di prevenzione e coordinatore del Comitato di analisi strategica antiterrorismo) ebbero modo d’incontrare più volte a Roma e Washington la consigliere Townsend per uno “scambio di informazioni Italia-Usa sulla “minaccia terroristica”.\r\n\r\nKurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato (su nomina del presidente George W. Bush) ed ex analista internazionale della CIA, managing director del Centro per le Relazioni Transatlantiche alla Johns Hopkins University. Già consulente del senatore ultraconservatore John MacCain e vicedirettore dell’allora Segretario generale della NATO George Robertson (1998-2001), Volker ha ricoperto l’incarico di consulente del Dipartimento di Stato in preparazione dei summit Nato di Praga (2002) e Istanbul (2004).\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore di un profilo di Minniti, uscito su Left.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 01 17 minniti mazzeo",[288],{"field":125,"matched_tokens":289,"snippet":285,"value":286},[24],{"best_field_score":221,"best_field_weight":168,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":258,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},6646,{"collection_name":59,"first_q":78,"per_page":293,"q":78},6,{"facet_counts":295,"found":14,"hits":305,"out_of":380,"page":26,"request_params":381,"search_cutoff":37,"search_time_ms":19},[296,302],{"counts":297,"field_name":300,"sampled":37,"stats":301},[298],{"count":14,"highlighted":299,"value":299},"anarres","podcastfilter",{"total_values":26},{"counts":303,"field_name":36,"sampled":37,"stats":304},[],{"total_values":48},[306,338,359],{"document":307,"highlight":320,"highlights":328,"text_match":334,"text_match_info":335},{"comment_count":48,"id":308,"is_sticky":48,"permalink":309,"podcastfilter":310,"post_author":299,"post_content":311,"post_date":312,"post_excerpt":54,"post_id":308,"post_modified":313,"post_thumbnail":314,"post_title":315,"post_type":316,"sort_by_date":317,"tag_links":318,"tags":319},"76156","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-10-giugno-ucraina-il-punto-sulla-guerra-ne-qui-ne-altrove-no-alla-base-a-coltano-carabinieri-in-ucraina-la-fai-ad-empoli-uranio-impoverito/",[299],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Al punto che le istituzioni, specie quelle locali, dal sindaco di Pisa al presidente della Regioni entrambi decisi ad aggiudicarsi la nuova caserma ma vogliosi al contempo di provare a disinnescare la protesta. L’8 giugno si è riunito a Pisa un tavolo di concertazione che ha discusso su possibilità in toto o in parte alternative e Coltano. 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Buoni affari conditi con i mantra del momento “sostenibilità” e discorsi sul “cambiamento sociale” distesi sul letto piazzato nella terrazza con piscina.\r\nSotto, per la strada, dove vivono poveri ed immigrati che non rientrano nei circuiti associativi della Torino Vetrina, dove la multietnicità imbalsamata nei negozietti e nella gastronomia d’elite, gioca docile la sua parte.\r\nIn questo stesso angolo 20 giorni fa i fascisti di Fratelli d’Italia hanno fatto un corteo, che la polizia ha protetto elargendo manganellate ai contestatori. Questo fine settimana LunaDora, una delle tante vincitrici del bando europeo ToNite per la riqualificazione di aree urbane, offre copertura culturale alla “nuova” Aurora, dalla quale il dictat è la cacciata dei poveri che campano di attività informali, frequentano i negozietti dove la birra costa poco e bivaccano in strada.\r\nNe abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo che insegna all’università di Torino, che questi pezzi di città li studia da anni. \r\n\r\nAviano contro la guerra e le sue basi\r\nIl prossimo 19 giugno ad Aviano ci sarà un corteo antimilitarista promosso dal Coordinamento regionale libertario da Roveredo in Piano alla base USAF di Aviano, una delle principali basi aree statunitensi in Italia.\r\nLa manifestazione contro guerre, riarmo ed eserciti ha un programma chiaro:\r\n- Contro l’aggressione e l’invasione armata del Governo russo all’Ucraina\r\n- Contro l’espansionismo NATO e il persistente militarismo anglo-americano\r\n- Contro Il complesso militare-industriale che ha bisogno permanente della guerra\r\n- Contro l’aumento della spesa militare e l’export di armi\r\n- Contro il taglio della spesa sanitaria e dei servizi sociali ed essenziali\r\n- Contro la piaga della militarizzazione del Friuli Venezia Giulia\r\n- Contro la base USAF di Aviano e tutte le installazioni NATO\r\n- Contro le prossime (luglio/agosto) esercitazioni a fuoco sul nostro territorio\r\n- Per la chiusura di tutti i poligoni militari che devastano l’ambiente naturale\r\n- Per la conversione dal militare al civile di industrie e basi militari\r\n- Contro i nazionalismi, gli imperialismi e il neocolonialismo finanziario\r\n- Per l’autodeterminazione dei popoli e la nascita di autogoverni internazionalisti\r\n- Per la Rivoluzione Sociale, Ecologica e una società senza classi, gerarchie e patriarcati\r\n\r\nCe ne ha parlato Lino, un compagno di Pordenone\r\n\r\nIl 4 giugno a Niscemi ci sarà un corteo regionale antimilitarista promosso dal movimento No Muos\r\nNe abbiamo parlato con Pippo Guerrieri\r\n\r\nUn’altra alba senza ritorno. 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Ma, per ora, sono solo chiacchiere, perché il Dpcm non è stato ritirato.\r\nLo slogan dei comitati e delle reti territoriali tra Pisa e Livorno è “né qui, né altrove”, per cui, se anche dovesse essere fatta altrove, questa base di guerra va fermata.\r\nore 14,30 da Coltano (PI).\r\nCi saremo con lo striscione “contro la guerra e chi la arma”. \r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21 (mercoledì 1 giugno non ci siamo – riunione anticipata a martedì 31 maggio ore 21)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","31 Maggio 2022","2022-05-31 14:29:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/nabe_16-200x110.jpg","Anarres del 27 maggio. Antimilitaristi in piazza a Coltano, Niscemi, Aviano. Aurora: polizia, fascisti, gentrification e cemento. Braccianti: un’altra alba senza tramonto...",1654007340,[],[],{"post_content":352},{"matched_tokens":353,"snippet":196,"value":354},[24],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-27-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nColtano. Corteo Nessuna Base per Nessuna guerra\r\nl prossimo 2 giugno il comitato No Base ha lanciato un corteo contro la nuova caserma che il governo intende costruire a Coltano. Una base dei \u003Cmark>carabinieri\u003C/mark> che sorgerebbe in un’area protetta, quella della pineta di San Rossore, ed accoglierebbe i \u003Cmark>paracadutisti\u003C/mark> del “Tuscania”, il Gis e le unità cinofile.\r\nPare che il governo, dopo la levata di scudi intorno all’area di San Rossore, avrebbe avanzato l’ipotesi di realizzare più caserme decentrate sul territorio. Ma, per ora, sono solo chiacchiere, perché il Dpcm non è stato ritirato.\r\nLo slogan dei comitati e delle reti territoriali tra Pisa e Livorno è “né qui, né altrove”, per cui, se anche dovesse essere fatta altrove, questa base di guerra va fermata.\r\nNe abbiamo parlato con Claudio del comitato No Base\r\n\r\nAurora. Tra polizia, fascisti, gentrification e cemento\r\nNell’area tra corso Giulio Cesare e il lungo Dora, nei pressi di Ponte Mosca, sono cominciati i lavori di costruzione di “The Student Hotel”, lo studentato di lusso che si presenta come luogo di elezione per “persone di ogni dove, tutte accomunate dal desiderio di conoscersi e scambiare idee. Amanti dell'avventura, imprenditori, studenti e persone del posto”. Buoni affari conditi con i mantra del momento “sostenibilità” e discorsi sul “cambiamento sociale” distesi sul letto piazzato nella terrazza con piscina.\r\nSotto, per la strada, dove vivono poveri ed immigrati che non rientrano nei circuiti associativi della Torino Vetrina, dove la multietnicità imbalsamata nei negozietti e nella gastronomia d’elite, gioca docile la sua parte.\r\nIn questo stesso angolo 20 giorni fa i fascisti di Fratelli d’Italia hanno fatto un corteo, che la polizia ha protetto elargendo manganellate ai contestatori. Questo fine settimana LunaDora, una delle tante vincitrici del bando europeo ToNite per la riqualificazione di aree urbane, offre copertura culturale alla “nuova” Aurora, dalla quale il dictat è la cacciata dei poveri che campano di attività informali, frequentano i negozietti dove la birra costa poco e bivaccano in strada.\r\nNe abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo che insegna all’università di Torino, che questi pezzi di città li studia da anni. \r\n\r\nAviano contro la guerra e le sue basi\r\nIl prossimo 19 giugno ad Aviano ci sarà un corteo antimilitarista promosso dal Coordinamento regionale libertario da Roveredo in Piano alla base USAF di Aviano, una delle principali basi aree statunitensi in Italia.\r\nLa manifestazione contro guerre, riarmo ed eserciti ha un programma chiaro:\r\n- Contro l’aggressione e l’invasione armata del Governo russo all’Ucraina\r\n- Contro l’espansionismo NATO e il persistente militarismo anglo-americano\r\n- Contro Il complesso militare-industriale che ha bisogno permanente della guerra\r\n- Contro l’aumento della spesa militare e l’export di armi\r\n- Contro il taglio della spesa sanitaria e dei servizi sociali ed essenziali\r\n- Contro la piaga della militarizzazione del Friuli Venezia Giulia\r\n- Contro la base USAF di Aviano e tutte le installazioni NATO\r\n- Contro le prossime (luglio/agosto) esercitazioni a fuoco sul nostro territorio\r\n- Per la chiusura di tutti i poligoni militari che devastano l’ambiente naturale\r\n- Per la conversione dal militare al civile di industrie e basi militari\r\n- Contro i nazionalismi, gli imperialismi e il neocolonialismo finanziario\r\n- Per l’autodeterminazione dei popoli e la nascita di autogoverni internazionalisti\r\n- Per la Rivoluzione Sociale, Ecologica e una società senza classi, gerarchie e patriarcati\r\n\r\nCe ne ha parlato Lino, un compagno di Pordenone\r\n\r\nIl 4 giugno a Niscemi ci sarà un corteo regionale antimilitarista promosso dal movimento No Muos\r\nNe abbiamo parlato con Pippo Guerrieri\r\n\r\nUn’altra alba senza ritorno. Sulla morte di una bracciante pugliese nel viaggio verso le campagne\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nGiovedì 2 giugno\r\ncorteo Nessuna Base per Nessuna guerra\r\nl prossimo 2 giugno il comitato No Base ha lanciato un corteo contro la nuova caserma che il governo intende costruire a Coltano. Una base dei \u003Cmark>carabinieri\u003C/mark> che sorgerebbe in un’area protetta, quella della pineta di San Rossore, ed accoglierebbe i \u003Cmark>paracadutisti\u003C/mark> del “Tuscania”, il Gis e le unità cinofile.\r\nPare che il governo, dopo la levata di scudi intorno all’area di San Rossore, avrebbe avanzato l’ipotesi di realizzare più caserme decentrate sul territorio. 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Sarebbe stato impensabile negli anni della “guerra fredda” che i paesi occidentali acquistassero l’energia da paesi al di fuori del tradizionale quadro di alleanze politico-militari. Il fondatore dell’ENI Enrico Mattei, con la sua “originale” apertura a mercati e paesi al di fuori degli interessi occidentali, americani inglesi e francesi in particolare, ci provò e pagò con la vita. Sarebbe stato impensabile, in quegli anni, un mercato delle armi nel quale paesi occidentali come l’Italia avessero come ora tra i loro principali clienti paesi al di fuori delle logiche “Atlantiche” quali il Quatar , il Pakistan, l’Egitto. Se il riferimento ideologico non è più una pregiudiziale è il “mercato” che trionfa, ed il mercato ovvero il profitto genera una conflittualità permanente che di volta in volta prende la forma di confronto commerciale o confronto armato.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nGiovedì 2 giugno\r\ncorteo Nessuna Base per Nessuna guerra\r\nl prossimo 2 giugno il comitato No Base ha lanciato un corteo contro la nuova caserma che il governo intende costruire a Coltano. Una base dei carabinieri che sorgerebbe in un’area protetta, quella della pineta di San Rossore, ed accoglierebbe i paracadutisti del “Tuscania”, il Gis e le unità cinofile.\r\nNe avevamo parlato quando la lotta stava muovendo i suoi primi passi, ci torniamo oggi in vista di una manifestazione, che ha assunto un carattere nazionale. Pare che il governo, dopo la levata di scudi intorno all’area di San Rossore, avrebbe avanzato l’ipotesi di realizzare più caserme decentrate sul territorio. 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