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E' la conclusione cui sono giunti i consulenti della Procura di Savona che hanno effettuato un perizia nell'ambito dell'inchiesta sulla centrale elettrica della cittadina ligure. Le associazioni ambientaliste da anni si battono contro le centrali a carbone ma il loro grido di allarme sui rischi per la salute e l'ambiente è rimasto inascoltato.\r\n\r\nSecondo gli ambientalisti per tutelare il posto di lavoro, in tanti hanno fatto finta di non sapere la reale entità del problema.\r\nLa Liguria paga un contributo salatissimo all’economia del carbone con una industria tra le più grandi in Europa per la produzione di coke siderurgico a Cairo Montenotte e le tre centrali termoelettriche. Oltre a quella di Vado, c'é n'é una a La Spezia e una a Genova.\r\n\r\nOggi le condizioni della produzione elettrica in Italia sono molto cambiate: il contributo delle fonti rinnovabili nei primi 8 mesi del 2013 è stato pari al 40,5% della produzione netta e al 35,7% della domanda nazionale. Ma non solo. Proprio la produzione da energia pulita ha permesso di ridurre, come non accadeva da anni, il prezzo di acquisto dell’energia elettrica.\r\nNonostante questi dati il governo italiano concentra tutta la sua attenzione sui tagli agli incentivi alle rinnovabili e nell’introdurre nuovi sussidi per le fonti fossili.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Santo Grammatico, ambientalista in prima fila nella lotta contro le centrali a carbone.\r\n\r\nE' stata un'occasione per raccontare l'ennesima storia di produzione di morte nel nostro paese, ma anche per una riflessione sulla necessità di ridurre il consumo di energia, sulla base di scelte che privilegino la salute e la tutela dell'ambiente contro le esigenze del profitto.\r\n\r\nAscolta la diretta con Santo Grammatico:\r\n\r\ncentrale_vado","5 Marzo 2014","2014-03-12 14:44:45","Vado Ligure. Il carbone che uccide",1394039888,[159,160,161,162],"http://radioblackout.org/tag/centrale-a-carbone/","http://radioblackout.org/tag/inquinamento/","http://radioblackout.org/tag/tumori/","http://radioblackout.org/tag/vado-ligure/",[164,165,24,166],"centrale a carbone","inquinamento","Vado Ligure",{"post_content":168,"post_title":172,"tags":175},{"matched_tokens":169,"snippet":170,"value":171},[28],"emissioni inquinanti della centrale a \u003Cmark>carbone\u003C/mark> di Vado Ligure della Tirreno","Le emissioni inquinanti della centrale a \u003Cmark>carbone\u003C/mark> di Vado Ligure della Tirreno Power avrebbero causato in 10 anni oltre 400 morti. E' la conclusione cui sono giunti i consulenti della Procura di Savona che hanno effettuato un perizia nell'ambito dell'inchiesta sulla centrale elettrica della cittadina ligure. 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Secondo lui, l'adesione di Kiev alla Nato darebbe una vittoria geopolitica a Donald Trump su Vladimir Putin e costituirebbe anche un vantaggio \"se il presidente Trump decidesse di richiamare le truppe americane dall'estero\". In un'intervista all'agenzia americana Ap, di cui pubblicano stralci l'Ukrainska Pravda e il Kyiv Independent, l'adesione di Kiev alla Nato, anziché esclusa dal tavolo, come vorrebbe Putin, dovrebbe essere proprio al centro dei futuri negoziati di pace . Le garanzie di sicurezza per l'Ucraina alternative alla \"economica\" adesione alla Nato, secondo Zelensky, dovrebbero essere supportate da una quantità sufficiente di armi da parte degli Stati Uniti e dell'Europa, nonché dal sostegno a Kiev nello sviluppo della propria industria della difesa. Zelensky ha quindi detto che \"la proposta francese di schierare forze europee in Ucraina per scoraggiare l'aggressione russa sta prendendo forma, ma restano molti interrogativi sulla struttura di comando e controllo, sul numero delle truppe e sulle loro posizioni\". Non passa giorno senza che leader politici e militari dell’Unione Europea e della NATO non dichiarino pubblicamente che l’unica via d’uscita per la salvezza del continente europeo non possa che essere basata su un drastico potenziamento del comparto militare industriale, sull’incremento della spesa militare e del reclutamento per mettersi al riparo dalla inevitabile minaccia militare, soprattutto convenzionale, del Cremlino. L’adozione di una “mentalità di guerra” è stata recentemente auspicata dal Segretario Generale della NATO, Mark Rutte, e dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen evocando fantasiose minacce d'invasione russa dell'Europa.\r\nIn una recente riunione a porte chiuse presso il Parlamento ucraino, riportata da Ukrainska Pravda, il capo dell’intelligence di difesa ucraina, Kyrylo Budanov, ha espresso preoccupazioni inquietanti. Alla domanda su quanto tempo rimanga all’Ucraina per evitare il collasso, Budanov ha risposto che, senza negoziati seri entro l’estate, potrebbero verificarsi processi pericolosi in grado di minacciare l’esistenza stessa del Paese. Questa dichiarazione si collega direttamente alle continue diserzioni e alla difficoltà dell’esercito ucraino nel mantenere le posizioni attuali. Sul campo i russi stanno stringendo il cerchio attorno a Pokrosk, città che è anche uno snodo logistico che collega est e ovest ucraino, potenzialmente un punto da cui avanzare verso Kiev, in un momento critico per le forze ucraine e forse decisivo per stabilire l’avvio di una fase negoziale o la continuazione della guerra. L’accerchiamento di Pokrovsk metterebbe l’Ucraina in una posizione di ulteriore debolezza in entrambi i casi. I russi sono posizionatii su entrambi i lati della città, arrivati negli ultimi giorni presso la principale linea ferroviaria di accesso da Dnipro, altro importantissimo centro logistico nella parte orientale del paese. A Pokrovsk dei 60.000 abitanti pre-guerra ne sono rimasti poco più di 7.000. È stata chiusa la miniera che negli immediati pressi della città produceva carbone da coke, fondamentale per l’industria siderurgica ucraina, operativa fino all’approssimarsi delle forze russe. Senza questo stabilimento, si stima una riduzione della produzione di acciaio ucraina di oltre la metà, da 7,5 milioni di tonnellate quest’anno a meno di 3 milioni l’anno prossimo, secondo Oleksandr Kalenkov, capo dell’associazione dei produttori di acciaio dell’Ucraina riportato dai media internazionali.\r\nNe parliamo con Francesco Dall'Aglio\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/INFO-03022025-DALLAGLIO.mp3\"][/audio]","3 Febbraio 2025","UCRAINA I RUSSI CIRCONDANO POKROVSK","2025-02-03 16:31:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/POKROVSK-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/POKROVSK-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/POKROVSK-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/POKROVSK-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/POKROVSK.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","GUERRA IN UCRAINA ,I RUSSI AVANZANO VERSO POKROVSK E ZELENSKY OFFRE ALLA NATO LA GIOVENTU' UCRAINA.",1738600274,[218,106,219,220],"http://radioblackout.org/tag/guerra-in-ucraina/","http://radioblackout.org/tag/pokrovsk/","http://radioblackout.org/tag/zelensky/",[222,114,223,224],"guerra in ucraina","POKROVSK","zelensky",{"post_content":226},{"matched_tokens":227,"snippet":228,"value":229},[28],"immediati pressi della città produceva \u003Cmark>carbone\u003C/mark> da coke, fondamentale per l’industria","Il presidente ucraino Zelensky, ha dichiarato che l'adesione del suo Paese alla Nato \"sarebbe la garanzia più economica possibile\" per gli alleati occidentali per garantire la sicurezza dell'Ucraina, che può inoltre offrire all'alleanza \"un esercito di 800.000 uomini\". 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Una situazione allarmante che segna di fatto l'impossibilità di una autonomia energetica ed economica interna da parte del Mozambico. Tutto ciò, alla luce di nuovi lavori ed ampliamenti di terminal per estrazione di Gnl da parte di TotalEnergies e progetti di ampliamento di Eni nel nord del paese.\r\n\r\nNe parliamo con Ilaria Sesana, giornalista e autrice di un articolo su Altreconomia su questi temi. 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Una economia particolarmente dipendente dagli aiuti allo sviluppo e dai soldi portati dall’industria del fossile.\r\n\r\nA questa situazione già estremamente precaria, si aggiunge il rischio economico che il Mozambico potrebbe affrontare a causa dell'esposizione alle richieste di risoluzione di controversie legali da parte di aziende straniere che investono in estrazione di \u003Cmark>carbone\u003C/mark>, petrolio e gas: infatti le aziende fossili, tra cui TotalEnergies ed Eni, possono chiedere risarcimenti miliardari, per la presenza di clausole economiche della durata media di 25 anni, nel caso in cui il governo di Maputo decidesse di adottare misure che potrebbero essere d'intralcio ai loro profitti, come ad esempio normative di tutela ambientale, leggi a favore dei lavoratori o una revisione delle tariffe per lo sfruttamento delle risorse.\r\n\r\nSecondo una studio realizzato dalla Columbia University e dalle organizzazioni ambientaliste Justiça Ambiental e Friends of the Earth Europe, tale rischio economico si aggira attorno ai 29 miliardi di dollari, quasi il doppio del PIL stesso del Mozambico.\r\n\r\nUna minaccia economica e politica, un coltello dalla parte del manico legalizzato da parte delle coorporation del fossile, al sapore di colonialismo in salsa moderna. Una situazione allarmante che segna di fatto l'impossibilità di una autonomia energetica ed economica interna da parte del Mozambico. Tutto ciò, alla luce di nuovi lavori ed ampliamenti di terminal per estrazione di Gnl da parte di TotalEnergies e progetti di ampliamento di Eni nel nord del paese.\r\n\r\nNe parliamo con Ilaria Sesana, giornalista e autrice di un articolo su Altreconomia su questi temi. Ascolta la diretta su Radio Blackout:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/mozambico.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://altreconomia.it/i-tribunali-delle-corporation-minacciano-il-mozambico-il-ruolo-di-eni-intesa-e-unicredit/\r\n\r\nhttps://www.recommon.org/gli-interessi-italiani-in-mozambico-eni/\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[262],{"field":190,"matched_tokens":263,"snippet":259,"value":260},[28],{"best_field_score":199,"best_field_weight":234,"fields_matched":85,"num_tokens_dropped":47,"score":235,"tokens_matched":85,"typo_prefix_score":47},{"document":266,"highlight":286,"highlights":291,"text_match":197,"text_match_info":294},{"cat_link":267,"category":268,"comment_count":47,"id":269,"is_sticky":47,"permalink":270,"post_author":22,"post_content":271,"post_date":272,"post_excerpt":52,"post_id":269,"post_modified":273,"post_thumbnail":274,"post_thumbnail_html":275,"post_title":276,"post_type":57,"sort_by_date":277,"tag_links":278,"tags":282},[44],[46],"88099","http://radioblackout.org/2024/03/eni-petrolio-gas-e-buoni-affari/","\"Riteniamo che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business\". Descalzi, l'AD di Eni, non poteva essere più chiaro nell'illustrare il piano strategico per il triennio dal 2024 al 2027. Un piano che prevede un incremento secco nell'estrazione e lavorazione di gas e idrocarburi. Le rinnovabili costano troppo e rendono troppo poco.\r\nD'altra parte già oggi secondo Greenpeace Italia, ReCommon e Reclaim Finance: \"Per ogni euro investito nelle attività di Plenitude, la divisione low carbon del gruppo, Eni investe più di 15 euro in petrolio e gas. Poiché Plenitude comprende anche attività di commercializzazione e vendita al dettaglio del gas, per ogni euro investito da Eni in combustibili fossili, meno di sette centesimi sono stati investiti in energie rinnovabili sostenibili\".\r\nPeraltro ENI, come riporta Luca Manes in un articolo uscito sul Manifesto lo scorso settembre: \"era a conoscenza degli effetti negativi sul clima derivanti dalla combustione dei combustibili fossili\" sin dagli anni Settanta. È quanto emerge dal rapporto \"Eni sapeva\" , redatto da Greenpeace Italia e ReCommon, basato su ricerche condotte per mesi presso biblioteche, archivi (compreso quello della stessa Eni) o di istituzioni scientifiche come il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), per capire quanto Eni sapesse sugli effetti destabilizzanti dello sfruttamento delle fonti fossili fossili fra gli anni Settanta e i primi anni Novanta, quando il gigante petrolifero italiano era interamente controllato dallo Stato. Nonostante la conoscenza dei rischi per il clima del Pianeta l’azienda ha proseguito e continua ancora oggi a investire principalmente sull’estrazione e lo sfruttamento di petrolio e gas.\r\nInoltre sin dalla prima metà degli anni Settanta il Cane a sei zampe ha fatto parte dell’Ipieca, un’organizzazione fondata da diverse compagnie petrolifere internazionali che, secondo recenti studi, a partire dagli anni Ottanta avrebbe consentito al gigante petrolifero statunitense Exxon di coordinare «una campagna internazionale per contestare la scienza del clima e indebolire le politiche internazionali sul clima». Lo studio, basato anche su recenti analisi simili riguardanti altre compagnie come la francese TotalEnergies, riporta inoltre i contributi di storici della scienza come Ben Franta, ricercatore senior in Climate Litigation presso l’Oxford Sustainable Law Programme, tra i maggiori esperti del tema a livello mondiale, e Christophe Bonneuil, attualmente direttore di ricerca presso il più grande ente pubblico di ricerca francese, il Centre national de la recherche scientifique (Cnrs).\r\n«La nostra indagine dimostra come Eni possa essere aggiunta al lungo elenco di compagnie fossili che, come è emerso da numerose inchieste condotte negli ultimi anni, erano consapevoli almeno dai primi anni Settanta dell’effetto destabilizzante che lo sfruttamento di carbone, gas e petrolio esercita sugli equilibri climatici globali, a causa delle emissioni di gas serra», ha dichiarato Felice Moramarco, che ha coordinato la ricerca per Greenpeace Italia e ReCommon.\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Turco di AltraEconomia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/2024-03-19-turco-eni-fossili.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","19 Marzo 2024","2024-03-20 01:26:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"282\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer-282x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer-282x300.jpg 282w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer.jpg 489w\" sizes=\"auto, (max-width: 282px) 100vw, 282px\" />","Eni: petrolio, gas e buoni affari",1710858494,[279,280,250,281],"http://radioblackout.org/tag/climaticidio/","http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/fossili/",[283,284,17,285],"climaticidio","descalzi","fossili",{"post_content":287},{"matched_tokens":288,"snippet":289,"value":290},[28],"destabilizzante che lo sfruttamento di \u003Cmark>carbone\u003C/mark>, gas e petrolio esercita sugli","\"Riteniamo che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business\". 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Soprattutto nel 2020 il contraccolpo rispetto al virus è stato in prima battuta un rallentamento generale in quasi tutti i settori tranne la grande distribuzione organizzata e i colossi della consegna a domicilio. Tuttavia il Covid-19 ha cambiato anche in linea definitiva il modo di consumare: il boom dell'e-commerce, la casa privata come luogo di socialità, l'abbandono per molti di cinema e posti di ritrovo in favore di un rifugio sempre più massiccio nelle piattaforme digitali (app di incontri, Netflix, software per video-conferincing), non dimenticando l'introduzione del web 3.0 e dell'utilizzo diffuso dell'Intelligenza Artificiale.\r\n\r\nPiù o meno all'improvviso, a causa dell'impatto epidemico, delle restrizioni e dei nuovi comportamenti sociali di buona parte della popolazione che vive in paesi altamente capitalizzati, l'organizzazione dei flussi che ha caratterizzato gli ultimi vent'anni di globalizzazione feroce e internazionalizzazione del lavoro secondo il delirante modello just in time ha raggiunto un punto critico. L'aggressività di tale organizzazione è nota ben prima del coronavirus ma proprio con esso alcuni nodi sono venuti definitivamente al pettine e tra questi l'impatto ancor più energivoro di un capitalismo che va digitalizzandosi sotto la maschera di una grande svolta verde.\r\n\r\nGià dai primi mesi del 2021, con la ripresa a pieno regime della produzione globale e con i suoi repentini cambiamenti, è non solo tornata massicciamente la richiesta di carbone, petrolio e gas naturale, ma è esponenzialmente cresciuta. I paesi produttori di idrocarburi come il petrolio non sono riusciti ad aumentare l’offerta necessaria e quando la domanda di un bene scarso cresce, secondo le leggi del mercato, a crescere sono anche i prezzi. Inoltre i rifornimenti di gas che vengono dalla Russia sono già stati fortemente ridotti in base ai cambiamenti nei trattati commerciali e alcune diatribe geopolitiche intorno all'attivazione del Nord Stream 2, un grande gasdotto che arriva in Germania. A tutto ciò va a unirsi la diminuzione di produttività dei giacimenti di gas, delle centrali idroelettriche ed eoliche dei paesi del nord Europa, e l'impatto delle carbon tax sul prezzo del carbone per disincentivare le emissioni di CO2, o per lo meno questo era l'obiettivo dichiarato solo fino a qualche settimana fa.\r\n\r\nLa guerra in Ucraina aggiunge non solo un'ulteriore ripercussione alla già critica situazione, ma fa saltare i piani per l'approvvigionamento energetico che la governance europea aveva fatto senza l'oste. Il cambiamento di paradigma lanciato da Bruxelles per un grande Green New Deal sembra cadere come un castello di carta di fronte alla mancanza di gas russo. I vari paesi UE da paladini del discorso della svolta verde si sono trasformati nel giro di 48h in ponderati sostenitori del ritorno alle fino a ieri cattive centrali a carbone e dell'implementazione massiccia del nucleare, spacciato come la fonte più pulita e gestibile.\r\n\r\nLa realtà per le persone che vivono governate da questi insani meccanismi diventerà presto ancora più atroce. Con un'energia che diventa sempre più costosa e il cui prezzo definitivo è giocato all'asta del mercato globale, in Italia e in Europa si rischiano oggi blocchi temporanei per risparmiare sulle forniture, ipotesi questa sempre meno remota e già anticipata dai governanti di ogni risma, non per ultimo il premier italiano Mario Draghi.\r\n\r\nIndovinate chi sarà a pagare il prezzo più alto di questo razionamento energetico?\r\n\r\nSe già il rincaro delle bollette è noto e potrebbe diventare insostenibile nel prossimo anno e non solo per i poveri, non è irrilevante in tutto questo il peso della cosiddetta transizione ecologica e di cosa significhi in realtà: l'energia a carissimo prezzo non sarà certo distribuita equamente ma servirà ad alimentare le infrastrutture della produzione profittevole e quelle del controllo.\r\n\r\nDi fatto si consumerà di meno - certamente - perché a essere ridotti al lumicino saremo noi.\r\n\r\nA Macerie su Macerie alcune considerazioni in proposito tra guerra, stato d'emergenza infinito e incognite sul futuro delle città:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/28.2.22completo.mp3\"][/audio]","1 Marzo 2022","2022-03-01 12:02:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/800px-Castelli_dei_pozzi_-_Grande_Miniera_di_Serbariu-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 28/2/22, Un conto molto salato: crisi energetica, guerra, \"ritorno\" al carbone","podcast",1646132073,[],[],{"post_content":363,"post_title":367},{"matched_tokens":364,"snippet":365,"value":366},[28],"tornata massicciamente la richiesta di \u003Cmark>carbone\u003C/mark>, petrolio e gas naturale, ma","Uno degli sconvolgimenti pandemici è stato il cambio di ritmo della produzione globale. 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Con un'energia che diventa sempre più costosa e il cui prezzo definitivo è giocato all'asta del mercato globale, in Italia e in Europa si rischiano oggi blocchi temporanei per risparmiare sulle forniture, ipotesi questa sempre meno remota e già anticipata dai governanti di ogni risma, non per ultimo il premier italiano Mario Draghi.\r\n\r\nIndovinate chi sarà a pagare il prezzo più alto di questo razionamento energetico?\r\n\r\nSe già il rincaro delle bollette è noto e potrebbe diventare insostenibile nel prossimo anno e non solo per i poveri, non è irrilevante in tutto questo il peso della cosiddetta transizione ecologica e di cosa significhi in realtà: l'energia a carissimo prezzo non sarà certo distribuita equamente ma servirà ad alimentare le infrastrutture della produzione profittevole e quelle del controllo.\r\n\r\nDi fatto si consumerà di meno - certamente - perché a essere ridotti al lumicino saremo noi.\r\n\r\nA Macerie su Macerie alcune considerazioni in proposito tra guerra, stato d'emergenza infinito e incognite sul futuro delle città:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/28.2.22completo.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":368,"snippet":369,"value":369},[28],"Macerie su Macerie - 28/2/22, Un conto molto salato: crisi energetica, guerra, \"ritorno\" al \u003Cmark>carbone\u003C/mark>",[371,373],{"field":187,"matched_tokens":372,"snippet":369,"value":369},[28],{"field":190,"matched_tokens":374,"snippet":365,"value":366},[28],{"best_field_score":199,"best_field_weight":200,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":376,"tokens_matched":85,"typo_prefix_score":47},"578730123365187706",{"document":378,"highlight":393,"highlights":399,"text_match":197,"text_match_info":402},{"comment_count":47,"id":379,"is_sticky":47,"permalink":380,"podcastfilter":381,"post_author":382,"post_content":383,"post_date":384,"post_excerpt":52,"post_id":379,"post_modified":385,"post_thumbnail":386,"post_title":387,"post_type":358,"sort_by_date":388,"tag_links":389,"tags":391},"87683","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-29-02-2024-congo-orientale-goma-trema-transnistria-schegge-post-sovietiche-cina-leconomia-rallenta/",[315],"radiokalakuta","Bastioni di Orione torna sulla situazione del Kivu nel Congo orientale ,dove gli scontri tra i ribelli del movimento M23 e le forze armate congolesi sostenuti dai volontari \"wazalendos\" si fanno sempre piu' aspri. I ribelli M23 sostenuti dal Ruanda (lo dice anche l'ONU con tanto di foto satellitari) sono ormai alle porte di Goma capoluogo della regione ,gettando nel panico gli abitanti che cercano di fuggire e i profughi provenienti dalle altre regioni colpite dalla guerra. La crisi umanitaria si fa sempre piu' grave secondo il Displacement Tracking Matrix dell’Organizzazione Internazionale Migrazioni, l’Oim, il 14 febbraio attorno alla città sono state stimate 1.659.000 persone sfollate ,l'ultimo rapporto rilasciato da Ocha (Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari) qualche giorno fa, parla di 25,4 milioni di persone in uno stato di bisogno, numeri difficili da ritrovare in altre crisi.\r\n\r\nLe armi utilizzate in questa guerra sono estremamente moderne e letati ,con Giovanni Carbone profondo conoscitore dell'area parliamo anche delle cause del conflitto e della stratificazione complessa di dinamiche che risalgono a contrapposizioni etniche ,spesso indotte da agenti esterni ,appetiti delle potenze regionali e non solo verso le immense risorse minerarie ,la difficoltà del governo centrale di Kinshasa nel controllare e amministrare la remota regione .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/BASTIONI-290224-CARBONE-CONGO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Carlo Policano che vive da anni in Moldavia parliamo della situazione di tensione tra la Moldavia e la repubblica della Transnistria , una regione filorussa che formalmente fa parte della Moldavia ma da tempo si proclama indipendente, poichè il parlamento di Tiraspol ha chiesto al governo russo di mettere in atto alcune misure, non specificate, per «proteggere» la regione dalle «crescenti pressioni» ricevute dal governo moldavo. Nel suo discorso Vadim Krasnoselsky, il presidente autoproclamato della Transnistria, ha sostenuto che gli oltre 220mila cittadini russi che vivono nella regione potrebbero essere vittime di discriminazioni da parte della Moldavia.\r\n\r\nLa Transnistria è una sottile striscia di terra, lunga 400 chilometri e in cui vivono circa 470mila persone. Confina con la Moldavia, di cui formalmente fa parte, e con l’Ucraina: non condivide invece alcun confine territoriale con la Russia, da cui anzi dista centinaia di chilometri. La Moldavia però non ha reale controllo su questa sua regione separatista, che ha un suo governo e una sua valuta, il rublo transnistriano, fortemente dipendente economicamente da Mosca, che ad esempio gli fornisce gas gratuito, ha un’economia che si basa sull’industria pesante e sui molteplici traffici, ma il tenore di vita resta molto basso. Una buona parte della popolazione parla russo, nella regione si usa l’alfabeto cirillico e le trasmissioni televisive sono dominate dai media russi filogovernativi, dal 1992 in Transnistria sono anche presenti circa 1.500 soldati russi, presentati come una forza di peacekeeping .\r\n\r\nL’economia della regione è stata messa in ulteriore difficoltà a causa della decisione della Moldavia di introdurre a partire dallo scorso gennaio, alcuni dazi doganali sulle merci importate in Transnistria: finora la regione era stata esentata dal pagamento di alcune tasse, ma ora il regime fiscale per le operazioni di import ed export è stato equiparato a quello già da tempo in vigore per le aziende moldave. La decisione è stata molto criticata dal governo della Transnistria e secondo alcuni analisti sarrebe uno dei motivi principali che avrebbero spinto il governo locale a chiedere aiuto alla Russia.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/BASTIONI-290224-TRANSNISTRIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Sabrina Moles di China files affrontiamo una serie di questioni relative al quadro economico del Giappone ,che sembra uscito dallo stato di stagnazione dopo le politiche espansive di Abe ma che ancora ha difficoltà nonostante la crescita dell'indice Nikkei , la proiezione cinese verso l'Artico dove la concorrenza per il controllo delle rotte si fa sempre piu' serrata ,la situazione economica cinese e del settore immobiliare dopo il mancato pagamento degli interessi su un obbligazione in dollari HK del colosso Country Garden , lo scontento dei piccoli investitori per i mancati guadagni del mercato finanziario cinese che si riflette anche sul consenso verso il partito ,la mutata strategia della Cina riguardo la \"Belt and road initiative \" e il confronto con altre iniziative occidentali di costituire corridoi alternativi a quello cinese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/BASTIONI-290224-SABRINA.mp3\"][/audio]","3 Marzo 2024","2024-03-03 11:27:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 29/02/2024-CONGO ORIENTALE GOMA TREMA -TRANSNISTRIA SCHEGGE POST SOVIETICHE-CINA L'ECONOMIA RALLENTA .",1709465240,[390],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[392],"Bastioni di Orione",{"post_content":394},{"matched_tokens":395,"snippet":397,"value":398},[396],"Carbone","moderne e letati ,con Giovanni \u003Cmark>Carbone\u003C/mark> profondo conoscitore dell'area parliamo anche","Bastioni di Orione torna sulla situazione del Kivu nel Congo orientale ,dove gli scontri tra i ribelli del movimento M23 e le forze armate congolesi sostenuti dai volontari \"wazalendos\" si fanno sempre piu' aspri. 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La nozione attuale fa passare quello che è un problema di civiltà per un semplice cambiamento di infrastruttura energetica”\r\n\r\nCosì lo storico francese Jean-Baptiste Fressoz mette il dito nella piaga su un ritornello che ci siamo ormai abituati ad accogliere come soluzione bell’e pronta alle devastazioni ambientali che la civiltà industriale ha fin qui prodotto, primo fra tutti il cambiamento climatico. Con un approccio storico (e materialista) che fa difetto alla maggioranza di politici, opinionisti e ai più rinomati scienziati del clima, lo storico francese decostruisce la genealogia di quella che è andata imponendosi come ideologia “fasista”, secondo cui - come per le precedenti età del bronzo, del ferro, ecc - la storia dell’età moderna e contemporanea sarebbe scandita da fasi ben definite caratterizzate dal predominio pressoché esclusivo di una fonte energetica sulle altre: legno, carbone, petrolio… sboccando oggi sulla tanto attesa nuova transizione verso fonti “rinnovabili”. Ma la sostituzione di una fonte energetica con un’altra esiste solo nella mente dei cantori della nuova svolta green quando la realtà è piuttosto quella di una progressiva addizione di nuove materie prime alle vecchie al punto che “non abbiamo mai consumato tanta legna e tanto carbone quanto ne consumiamo nel XXI secolo”.\r\n\r\nUna riflessione ecologico-ambientale all’altezza dei tempi - ci dicono i redattori della rivista Endnotes - non potrà non confrontarsi col nodo di fondo dell’approvvigionamento alimentare per la sussistenza di massa, tanto più in una ipotetica (oggi lontana) fase rivoluzionaria vittoriosa. La domanda che alcuni di loro pongono al dibattito comunista, prendendo di mira tanto le due tendenze agli antipodi del “primitivismo” e degli entusiasti della tecnofila “automazione comunista” è se la tecnologia di cui i proletari insorti dovranno dotarsi possa essere la stessa ereditata dal mondo capitalista, con le relazioni sociali in essa incorporate o se non dovranno invece procedere a una rimessa in discussione (perlomeno) di alcune branche di questa infrastruttura.\r\n\r\nIn chiusura di trasmissione, l'epilogo della rubrica \"Il Perno Originario\"\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/fine_storia_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI:\r\n\r\nIntervista a Jean-Baptiste Fressoz - « Les plus pessimistes étaient beaucoup trop optimistes »\r\n\r\nJohn Clegg , Rob Lucas, Jasper Bernes, Nutrire la rivoluzione. Cibo, agricoltura e rottura rivoluzionaria, Porfido Edizioni, Torino 2023\r\n\r\nScenari globali: le aspettative mal riposte delle nuove tecnologie – di Giorgio Ferrari\r\nIl Lato Cattivo \"Moriremo «green»? A proposito di capitalismo verde\"\r\n\r\nFressoz \"La transition est un concept délirant\"","21 Giugno 2023","2023-09-18 14:16:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/IMG-20230621-WA0004-200x110.jpg","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA #23 – Aporie della transizione energetica: sostituzione o addizione?",1687374405,[],[],{"post_content":418},{"matched_tokens":419,"snippet":420,"value":421},[28],"fonte energetica sulle altre: legno, \u003Cmark>carbone\u003C/mark>, petrolio… sboccando oggi sulla tanto","“Storicamente, a scala globale non c’è mai stata nessuna transizione energetica. 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Label scelte See Saw Oblong Records Klakson Holland 430 West Salt Mines, nella seconda parte abbiamo il piacere di farvi ascoltare il Live registrato al Flex Vienna di RVSSIA prima Live della produttrice Paula Temple. \r\nLvca Leli RVSSIA produttore abruzzese trasferitosi in Piemonte per la sua formazione tecnica, poi sviluppatasi in direzione artistica. Attraverso gli studi intrapresi al Politecnico e al Conservatorio di Torino, la sua musica si traduce in una profonda sinergia tra sintetizzatori, suoni cinematografici e il rumore della Torino post-industriale. RVSSIA è un progetto musicale di tecnologia industriale e melodica che amalgama macchine analogiche e digitali con campioni emblematici tratti da film famosi. RVSSIA ha iniziato a produrre nel 2016 e ha pubblicato su molte etichette, tra cui Carbone Record, Revok Record, Diffuse Reality, Genau Recordings, Rebels Conspiracy e Insane Industry, dove è anche un artista del roster dell'agenzia Rave Insane.\r\nAttualmente vive tra Vienna e Torino.\r\nPrimo Play \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/17-febbraio-2023-resetclub.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLive RVSSIA\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/live-paula-temple-prova.mp3\"][/audio]","19 Febbraio 2023","2023-02-19 22:57:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/1676842004078-200x110.jpg","Resetclub Podcast 17 Febbraio 2023 Special Guest Live RVSSIA",1676847398,[439,440,441],"http://radioblackout.org/tag/podcast-live/","http://radioblackout.org/tag/resetclub/","http://radioblackout.org/tag/rvssia/",[443,431,444],"Podcast Live","Rvssia",{"post_content":446},{"matched_tokens":447,"snippet":448,"value":449},[396],"su molte etichette, tra cui \u003Cmark>Carbone\u003C/mark> Record, Revok Record, Diffuse Reality,","Puntata divisa in due parti. Nella prima mezz'ora Yashin seleziona dalla playlist di Febbraio le tracce di The Melody Fabio Kinky Doc Martin D_Roots Octave One Zara. Label scelte See Saw Oblong Records Klakson Holland 430 West Salt Mines, nella seconda parte abbiamo il piacere di farvi ascoltare il Live registrato al Flex Vienna di RVSSIA prima Live della produttrice Paula Temple. \r\nLvca Leli RVSSIA produttore abruzzese trasferitosi in Piemonte per la sua formazione tecnica, poi sviluppatasi in direzione artistica. Attraverso gli studi intrapresi al Politecnico e al Conservatorio di Torino, la sua musica si traduce in una profonda sinergia tra sintetizzatori, suoni cinematografici e il rumore della Torino post-industriale. RVSSIA è un progetto musicale di tecnologia industriale e melodica che amalgama macchine analogiche e digitali con campioni emblematici tratti da film famosi. 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Un uomo percorre in auto una strada deserta. Una giovane donna vestita di bianco fa l’autostop. L’uomo le offre un passaggio. Poco dopo la giovane donna seduta nell’auto scompare inspiegabilmente. E' lo schema di base della leggenda metropolitana più diffusa dall’avvento dell’automobile. Con qualche variante i racconti si ripetono in tutto il mondo, compresi Brasile, Giappone, Hawaii e Israele. In Usa c’è il caso di Resurrection Mary. Nel 1930 alcuni giovani, tornando a casa dalla sala da ballo Willowbrooke, presso Chicago, offrono un passaggio a una ragazza vestita di bianco che dice di chiamarsi Mary e scompare presso il cimitero di Resurrection. Si ipotizzò che Mary fosse morta investita da un’auto dopo essere uscita da quella sala da ballo e poi sepolta in quel cimitero, ma i tentativi di identificarla furono sempre vani. Dopo il 1980 gli avvistamenti di Mary divennero più rari. In Francia una donna chiede l’autostop sulla strada che da Caen porta a Luc-sur-Mer, urla all’avvicinarsi di una curva pericolosa e scompare. Diversi automobilisti sulle Grandes Alpes a 2000 metri d’altitudine offrono un passaggio a una donna vestita di bianco quasi invisibile in mezzo alla neve, che poi scompare. Sono centinaia i casi registrati in Francia. Non mancano gli scherzi che vengono rapidamente smascherati. L’autostoppista fantasma diventa famosa con “The vanishing Hitchhiker” di Jan Harold Brunvald del 1984 e cominciano le ricerche sistematiche. In Italia Cesare Bermani recensisce 40 versioni in tutte le regioni. C’è l’automobilista che porta la ragazza fino a casa, ritorna il giorno dopo e la madre gli dice che sua figlia, di cui gli mostra la foto, é morta un anno prima. Un altro lascia la sua giacca alla ragazza, e il giorno dopo ritrova la giacca sulla tomba della ragazza che è morta un anno prima. Tipica leggenda dell’era moderna, ma andando indietro nel tempo si trovano storie analoghe che vedono come veicoli carrozze, carri e slitte. Non sapremo mai quanti automobilisti non hanno osato raccontare il loro insolito e inquietante incontro notturno. Buon ascolto.\r\n\r\nCesare Bermani \"Il bambino é servito - Leggende metropolitane in Italia\" Edizioni Dedalo, Milano 1991;\r\n\r\nJan Harold Brunvald \"Sarà vero? - Leggende metropolitane di tutto il mondo\" Armenia, Milano 2001;\r\n\r\nMaria Teresa Carbone (a cura di) \"Leggende urbane - Per le strade, nelle fogne e i grattacieli, al lavoro e nei weekend\" Mondadori, Milano 1999:\r\n\r\n ","6 Settembre 2020","2020-09-07 06:51:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/AUTOSTOP1-200x110.jpg","L'AUTOSTOPPISTA FANTASMA - LA PERLA DI LABUAN 28/8/2020",1599398787,[],[],{"post_content":496},{"matched_tokens":497,"snippet":498,"value":499},[396],"Armenia, Milano 2001;\r\n\r\nMaria Teresa \u003Cmark>Carbone\u003C/mark> (a cura di) \"Leggende urbane","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/2020.08.28-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNotte. Un uomo percorre in auto una strada deserta. Una giovane donna vestita di bianco fa l’autostop. 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