","Carni e cancro: cosa dice veramente l'OMS?","post",1446122003,[62,63,64,65,66,67,68,69,70,71],"http://radioblackout.org/tag/allarmismo/","http://radioblackout.org/tag/cancro/","http://radioblackout.org/tag/carne/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/linformazione-di-blackout/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/nocivita/","http://radioblackout.org/tag/notizie-2/","http://radioblackout.org/tag/oms/","http://radioblackout.org/tag/salute/",[73,74,75,51,76,33,77,78,79,80],"allarmismo","cancro","carne","linformazione-di-blackout","nocività","notizie","oms","salute",{"tags":82},[83,85,87,90,92,94,96,98,100,102],{"matched_tokens":84,"snippet":73},[],{"matched_tokens":86,"snippet":74},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[75],"\u003Cmark>carne\u003C/mark>",{"matched_tokens":91,"snippet":51},[],{"matched_tokens":93,"snippet":76},[],{"matched_tokens":95,"snippet":33},[],{"matched_tokens":97,"snippet":77},[],{"matched_tokens":99,"snippet":78},[],{"matched_tokens":101,"snippet":79},[],{"matched_tokens":103,"snippet":80},[],[105],{"field":36,"indices":106,"matched_tokens":107,"snippets":109},[32],[108],[75],[89],578730123365712000,{"best_field_score":112,"best_field_weight":113,"fields_matched":114,"num_tokens_dropped":48,"score":115,"tokens_matched":114,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,1,"578730123365711977",{"document":117,"highlight":131,"highlights":139,"text_match":146,"text_match_info":147},{"cat_link":118,"category":119,"comment_count":48,"id":120,"is_sticky":48,"permalink":121,"post_author":51,"post_content":122,"post_date":123,"post_excerpt":54,"post_id":120,"post_modified":124,"post_thumbnail":125,"post_thumbnail_html":126,"post_title":127,"post_type":59,"sort_by_date":128,"tag_links":129,"tags":130},[45],[47],"42389","http://radioblackout.org/2017/06/rifugiati-afghani/","In Afghanistan il conflitto che si trascina da anni continua a mettere in fuga la popolazione. Da sedici anni il paese è il principale laboratorio della cd. \"guerra al terrore\", lanciata da Bush Jr. dopo l'11 settembre 2001. Da inizio 2017 sono più di 100mila gli afghani che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case. Nel frattempo, nell'ottobre 2016, l'Unione Europea e il governo di Kabul hanno sottoscritto un accordo quadro che consente ai governi europei di rimpatriare anche forzatamente tutti gli afghani presenti in Europa la cui richiesta di asilo non sia stata accettata, fingendo che l'Afghanistan sia un \"paese sicuro\". Accordo sottoscritto poco prima della Conferenza dei Donatori, a seguito della quale la comunità internazionale ha stanziato 15,2 miliardi di dollari in aiuto allo sviluppo per l'Afghanistan per il periodo 2017-2020. Soldi in cambio di deportazioni.\r\n\r\n \r\n\r\nE' di queste settimane la vicenda di Norimberga, dove la polizia si è presentata in una scuola superiore per prelevare e deportare un giovane afghano residente in Germania da 4 anni. Trecento suoi compagni si sono opposti, circondando l'auto della polizia per impedire che Asef venisse portato via, mentre i poliziotti menavano manganelli, spray al pepe e aizzavano cani contro chi si ribellava alla macchina della deportazione ordinaria.\r\n\r\n \r\n\r\nNon basta. I corpi deportati dall'UE vengono poi usati nella guerra all'Isis in Siria ed Iraq. Per evitare la morte in Afghanistan, infatti, sono costretti ad arruolarsi nelle milizie sciite iraniane o siriane, nella migliore delle ipotesi in cambio di cittadinanza, casa e stipendio. Nel silenzio e nell'indifferenza generale, così l'Occidente pensa di chiudere la propria devastante \"parentesi\" militare in Afghanistan: facendo della popolazione carne da macello in altre guerre.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Nicola, dei Berlin Migrant Strikers, autore di una approfondita inchiesta personale:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ","10 Giugno 2017","2017-06-13 16:24:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/rsz_gettyimages-629684762-640x480-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/rsz_gettyimages-629684762-640x480-300x169.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/rsz_gettyimages-629684762-640x480-300x169.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/rsz_gettyimages-629684762-640x480.png 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Rifugiati afghani deportati e usati come carne da macello nella guerra all'Isis",1497097465,[],[],{"post_content":132,"post_title":136},{"matched_tokens":133,"snippet":134,"value":135},[75],"in Afghanistan: facendo della popolazione \u003Cmark>carne\u003C/mark> da macello in altre guerre.\r","In Afghanistan il conflitto che si trascina da anni continua a mettere in fuga la popolazione. 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Innanzitutto hanno voluto ricordare i 40 colleghi deceduti durante l'epidemia vittime delle negligenze di chi gestisce la sanità, sia per anni di tagli che hanno penalizzato il personale, sia per la totale impreparazione strutturale: pochi tamponi, dpi non adeguati e \"quarantena lavorando\" (i positivi al tampone che non presentavano sintomi sono stati costretti a continuare a lavorare, mettendo a rischio se stessi e gli altri). Hanno rifiutato la retorica degli \"eroi\" in prima linea, utilizzata dai media per romanzare le mancanze sistemiche della sanità piemontese. Infatti, a pochi giorni dall'allentamento delle misure di emergenza, nulla si muove per migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario. Il sindacato Nursind non ha firmato il contratto nazionale per coerenza e non viene quindi invitato al tavolo delle trattative. Ricevuti dal presidente regionale Cirio, non hanno intenzione di limitarsi a credere alle promesse. I cittadini hanno mostrato solidarietà, e non mancheranno mobilitazioni future per portare avanti le istanze che ora sono sotto i riflettori, ma che le lotte dei lavoratori della sanità portano avanti da almeno 10 anni.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Roberto Amerio del sindacato Nursind. Ascolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/infermieri.mp3\"][/audio]","22 Maggio 2020","2020-05-22 11:27:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/infermi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"224\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/infermi-300x224.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/infermi-300x224.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/infermi-768x574.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/infermi.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Eroi o carne da macello? Presidio degli infermieri a Torino",1590146822,[208,209,210,65,67,211,212],"http://radioblackout.org/tag/blackout/","http://radioblackout.org/tag/coronavirus/","http://radioblackout.org/tag/infermieri/","http://radioblackout.org/tag/presidio/","http://radioblackout.org/tag/sanita/",[214,215,216,51,33,217,218],"blackout","coronavirus","infermieri","presidio","Sanità",{"post_title":220},{"matched_tokens":221,"snippet":222,"value":222},[75],"Eroi o \u003Cmark>carne\u003C/mark> da macello? 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Oggi ospita un vertice, che di fatto è nuovamente un mercato in cui l’UE tratta con diversi paesi africani il contrasto dei flussi migratori, di fatto l’ennesimo tentativo di esternalizzazione della repressione.\r\n\r\nL’11 e 12 novembre a Malta l’Unione europea incontra i leader africani per convincerli a fermare i migranti. La Slovenia ha annunciato di voler costruire un muro di filo spinato ai confini con per fermare il flusso di migranti. La Germania intende ripristinare il regolamento di Dublino anche per i profughi siriani, che potrebbero essere rispediti nel primo paese in cui sono sbarcati.\r\nIl vertice di Malta tra Ue e Paesi africani dovrebbe, nelle speranze di Bruxelles, riuscire a trovare un accordo su un piano basato principalmente su due punti: fermare le partenze dai paesi di origine e accelerare il rimpatrio dei migranti giunti in Europa. Obiettivi che Bruxelles conta di raggiungere mettendo su piatto 1,5 miliardi di euro destinati alla cooperazione (a fronte di 9,2 miliardi per gestire l’emergenza alle frontiere) ma anche favorendo, a partire dai primi mesi del 2016, missioni di funzionari africani in Europa proprio per facilitare le operazioni di identificazione e quindi i rimpatri.\r\nA La Valletta si ritroveranno 63 capi di Stato e di governo dell’Ue e africani, compresi i rappresentanti di dittature come l’Eritrea con i quali Bruxelles ha scelto di dialogare.\r\nIl nodo resta la tenuta sempre più improbabile di un’Europa sempre più divisa. Il sistema di Shengen è già saltato nei fatti. I tecnocrati di Bruxelles non vogliono ulteriori tentennamenti politici sulle misure d’emergenza per la gestione dei flussi migratori: sistema hotspot e implementazione dei progetti più tecnologicamente sofisticati per il monitoraggio dei confini sotto la supervisione dell’agenzia Frontex. Così protagonista del vertice di oggi sarà una bozza di interventi pre-selezionati, tre paginette e 18 punti diffusa ieri dal sito di controinformazione StateWatch. Al primo punto si prevede una rapida partenza — entro il 16 novembre — degli hotspot in Grecia e Italia (oltre a Lampedusa, l’unico già pronto, in Italia mancano ancora Pozzallo, Porto Empedocle, Augusta, Taranto e Trapani mentre in Grecia si devono attivare Lesbo, Chios, Samos, Lekos e Kos). In questi punti-caldi i «facilitatori» di Frontex e dell’ Easo dovranno mettere in funzione i macchinari per il rilevamento digitale delle impronte e utilizzare le procedure integrate di identificazione e scambio di informazioni di intelligence.\r\nL’UE vorrebbe stabilire clausole per il rimpatrio dei migranti in cambio di incentivi economici. I primi paesi interessati da questi corridoi disumani saranno: Afganistan, Marocco, Nigeria, Pakistan, Tunisia e Turchia. In una seconda fase, entro gennaio, dovrebbero poi essere definiti gli accordi migranti-in-cambio-di-denaro con Etiopia, Niger, nuovamente con il Pakistan, e con la Serbia, paesi con i quali, si dice, sono già stati avviati i primi contatti. Sempre nella logica del do ut des alla Turchia, investita da un ruolo cardine nell’intero sistema di gestione dei flussi, si riconosce la liberalizzazione dei visti d’ingresso nei 28 paesi dell’Ue per i suoi cittadini nel contesto di accordi di cooperazione rafforzata.\r\nNel documento preparato dagli alti burocrati si sottolinea l’esigenza di estendere progressivamente il ruolo dei funzionari di Frontex alle frontiere europee fino al dispiegamento di squadre denominate «Rabit», acronimo di rapid border intervention teams. Il nome è meno fantasioso di ciò che appare: «Jo Rabit» era il nome della missione 2010–2011 per la costruzione del muro anti-immigrazione lungo il fiume Evros tra Grecia e Turchia, considerata da Frontex come il suo più grande successo, incluso la gestione di oltre 100 giornalisti e le accuse di violazione dei diritti umani. Allora in quattro mesi di supporto alle guardie di frontiera turche e greche con 576 funzionari di Frontex, il costo fu 5,5 milioni di euro. I costi umani, nel report finale, non sono menzionati.\r\nOra con team simili, in tandem con l’agenzia Eurojust, si studia la realizzazione di hotspot anche ai confini dei Balcani, insieme a percorsi-chiave per incanalare i profughi. La pressione dei migranti alle frontiere è prevista costante, visto che il piano è quinquennale, fino al 2020. Ma — e questo sarà probabilmente il nodo della discussione a La Valletta – nell’agenda precompilata si prevede anche un periodo di sospensione dell’accordo di Schengen: l’estate prossima, tra il 1 maggio e il 31 ottobre, verrebbero ripristinati i controlli anche alle frontiere interne.\r\n\r\nLa rete No Border ha lanciato un appello a due giorni di informazione e lotta in occasione del vertice di Malta.\r\n\r\nQui potete leggere l’appello “voi crescete recinzioni, noi cresciamo tenaglie”\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Elodie della rete No Border.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-11-10-elodie-malta","11 Novembre 2015","2015-11-12 13:04:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"188\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0-188x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0-188x300.jpg 188w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 188px) 100vw, 188px\" />","Malta. 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Abbiamo ascoltato dalla viva voce di uno dei partecipanti i motivi dell'iniziativa, ascolta o scarica la diretta. Di seguito, il testo di indizione del presidio:\r\n\r\nL’epoca delle guerre algoritmiche, di cui esempio paradigmatico è il genocidio in atto a Gaza, non ha cancellato il bisogno di carne umana da mandare a morire sul fronte. Il conflitto NATO-Russia in Ucraina dimostra che progresso tecnologico e mobilitazione totale si alimentano a vicenda. Se l’arma cibernetica serve ad opporsi a qualsiasi cosa che interrompa il semplice raggiungimento dell’obiettivo – un atto di diserzione, insubordinazione o fraternizzazione sul fronte, o un semplice moto d’incertezza o di paura – l’umano gesto di rifiuto della guerra ancora conta. \r\n\r\nÈ quello che sta succedendo in Ucraina. Decine di migliaia di arruolati disertano o si rivoltano contro i propri comandanti, centinaia di migliaia di arruolabili si nascondono, i rapitori dell’esercito incontrano una crescente ostilità popolare. Sono tantissimi i fuggiti all’estero – gli “scappati nel bosco” – che hanno sfidato la morte attraversando montagne e fiumi per sfuggire alla mobilitazione e oggi vivono anche nelle nostre città. \r\n\r\nIl coraggio di dire no alla guerra, che si registra in maniera crescente anche in Russia, e accade persino contro la mobilitazione esistenziale e permanente in Israele – i “refuseniks” – va difeso. Non solo per valide ragioni etiche, ma anche perché può materialmente portare al crollo del fronte. In questo crollo, a cui possiamo contribuire, risiede la possibilità di inceppare la corsa al massacro totale verso cui ci sta portando la spirale mimetica di violenza in atto. \r\n\r\nApplicando la Legge sulla mobilitazione generale, dal 18 maggio il Consolato Generale d’Ucraina a Milano non fornisce più servizi, tra cui il rinnovo del passaporto, agli uomini in età tra i 18 e i 60 anni se non aggiornano i propri dati su Oberih, il registro elettronico militare che serve ad arruolare. Lo Stato ucraino a corto di carne da cannone, con la crescente complicità degli Stati europei, dà la caccia ai renitenti con un codice QR, lo stesso che i disertori del Green Pass ben conoscono.\r\n\r\nIn continuità con gli attacchi che negli ultimi mesi sono stati portati contro la logistica e la produzione materiale e culturale di guerra nelle nostre città – e mentre anche in Italia si parla di reintrodurre il servizio militare, magari arruolando chi è senza-documenti con il ricatto della cittadinanza – facciamo del 4 novembre, festa delle Forze Armate, la Giornata del Disertore, con un presidio davanti al Consolato Generale d’Ucraino a Milano.\r\n\r\nLa guerra comincia qui. Qui possiamo incepparla.\r\n\r\nContro la gabbia delle identità digitali usate per sorvegliarci, arruolarci o eliminarci, disertiamo la guerra, solidarietà ai disertori!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/presidio_consolato.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","4 Novembre 2024","2024-11-04 20:40:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/4novembre_it-1024x726-1-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"213\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/4novembre_it-1024x726-1-300x213.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/4novembre_it-1024x726-1-300x213.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/4novembre_it-1024x726-1-768x545.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/4novembre_it-1024x726-1.png 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","4 NOVEMBRE GIORNATA DEL DISERTORE",1730752817,[273,274,275,276,277,278],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/diserzione/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/milano/","http://radioblackout.org/tag/russia/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[30,280,15,281,282,283],"diserzione","milano","russia","Ucraina",{"post_content":285},{"matched_tokens":286,"snippet":287,"value":288},[75],"ha cancellato il bisogno di \u003Cmark>carne\u003C/mark> umana da mandare a morire","Oggi, 4 novembre, si è tenuto un presidio al consolato ucraino a Milano. Abbiamo ascoltato dalla viva voce di uno dei partecipanti i motivi dell'iniziativa, ascolta o scarica la diretta. Di seguito, il testo di indizione del presidio:\r\n\r\nL’epoca delle guerre algoritmiche, di cui esempio paradigmatico è il genocidio in atto a Gaza, non ha cancellato il bisogno di \u003Cmark>carne\u003C/mark> umana da mandare a morire sul fronte. Il conflitto NATO-Russia in Ucraina dimostra che progresso tecnologico e mobilitazione totale si alimentano a vicenda. Se l’arma cibernetica serve ad opporsi a qualsiasi cosa che interrompa il semplice raggiungimento dell’obiettivo – un atto di diserzione, insubordinazione o fraternizzazione sul fronte, o un semplice moto d’incertezza o di paura – l’umano gesto di rifiuto della guerra ancora conta. \r\n\r\nÈ quello che sta succedendo in Ucraina. Decine di migliaia di arruolati disertano o si rivoltano contro i propri comandanti, centinaia di migliaia di arruolabili si nascondono, i rapitori dell’esercito incontrano una crescente ostilità popolare. Sono tantissimi i fuggiti all’estero – gli “scappati nel bosco” – che hanno sfidato la morte attraversando montagne e fiumi per sfuggire alla mobilitazione e oggi vivono anche nelle nostre città. \r\n\r\nIl coraggio di dire no alla guerra, che si registra in maniera crescente anche in Russia, e accade persino contro la mobilitazione esistenziale e permanente in Israele – i “refuseniks” – va difeso. Non solo per valide ragioni etiche, ma anche perché può materialmente portare al crollo del fronte. 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La ricerca di strumenti finanziari per mobilitare le risorse per il riarmo è un altro tassello di questo percorso verso la guerra e il coinvolgimento inconsapevole dei risparmiatori diventa un espediente per reperire ulteriori risorse come ci racconta Alessandro Volpi , mentre il complesso militare industriale s'ingrassa con l'esportazione di armi verso paesi in guerra come Israele che sta perseguendo l'eliminazione del popolo palestinese con la complicità del sistema finanziario; ci racconta questo aspetto Duccio Facchini, mentre Carlo Tombola espone le triangolazioni usate dai mercanti d'armi per nascondere le vere destinazioni finali del commercio di armamenti.\r\n\r\n\r\n\r\nAntonio Mazzeo insegnante impegnato nel movimento antimilitarista ci parla del processo di militarizzazione all'interno degli istituti scolastici con la presenza sempre più pervasiva dei militari che scelgono la scuola come luogo di promozione della carriera militare e di reclutamento. 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Di questo trasferimento di risorse dalla spesa sociale all'industria degli armamenti beneficeranno i grandi fondi d'investimento nordamericani Blackrock, Vanguard e State street che controllano i grandi gruppi industriali che producono armamenti. Questo piano di riarmo comporterà anche un aumento dell'indebitamento pubblico con conseguente taglio delle risorse per il welfare già colpito dalle rigide regole dell'austerità e dell'equilibrio di bilancio che però non valgono per le armi. Con il nostro interlocutore affrontiamo anche la questione dei dazi legata all'enorme indebitamento statunitense con la conseguente perdita progressiva della centralità del dollaro e la frattura fra l'amministrazione Trump e il sistema finanziario dei grandi fondi che non gradiscono l'instabilità finanziaria innescata dalle politiche economiche della Casa Bianca.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/44BEIjQ7l2iM5NHxtM4fmd?si=gG5NZYTeSHStQnCPboTYmw\r\n\r\n \r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BASTIONI-01052025-VOLPI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDuccio Facchini, direttore di “Altraeconomia”, parla delle importazioni di armi israeliane da parte italiana, la prima provincia per importazioni è Parma mentre leader per esportazioni – sia pur di armi destinate ai civili – è la provincia di Lecco. Queste armi arrivano in mano anche ai coloni che colpiscono i residenti palestinesi in Cisgiordania, anche le munizioni prodotte dalla Fiocchi. A proposito della guerra israeliana ci si domanda chi siano i gestori di fondi d'investimento e banche che hanno nei loro portafogli i titoli debito israeliani emessi proprio allo scopo di sostenere lo sforzo bellico sionista. 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La ricerca di strumenti finanziari per mobilitare le risorse per il riarmo è un altro tassello di questo percorso verso la guerra e il coinvolgimento inconsapevole dei risparmiatori diventa un espediente per reperire ulteriori risorse come ci racconta Alessandro Volpi , mentre il complesso militare industriale s'ingrassa con l'esportazione di armi verso paesi in guerra come Israele che sta perseguendo l'eliminazione del popolo palestinese con la complicità del sistema finanziario; ci racconta questo aspetto Duccio Facchini, mentre Carlo Tombola espone le triangolazioni usate dai mercanti d'armi per nascondere le vere destinazioni finali del commercio di armamenti.\r\n\r\n\r\n\r\nAntonio Mazzeo insegnante impegnato nel movimento antimilitarista ci parla del processo di militarizzazione all'interno degli istituti scolastici con la presenza sempre più pervasiva dei militari che scelgono la scuola come luogo di promozione della carriera militare e di reclutamento. 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Con il nostro interlocutore affrontiamo anche la questione dei dazi legata all'enorme indebitamento statunitense con la conseguente perdita progressiva della centralità del dollaro e la frattura fra l'amministrazione Trump e il sistema finanziario dei grandi fondi che non gradiscono l'instabilità finanziaria innescata dalle politiche economiche della Casa Bianca.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/44BEIjQ7l2iM5NHxtM4fmd?si=gG5NZYTeSHStQnCPboTYmw\r\n\r\n \r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BASTIONI-01052025-VOLPI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDuccio Facchini, direttore di “Altraeconomia”, parla delle importazioni di armi israeliane da parte italiana, la prima provincia per importazioni è Parma mentre leader per esportazioni – sia pur di armi destinate ai civili – è la provincia di Lecco. Queste armi arrivano in mano anche ai coloni che colpiscono i residenti palestinesi in Cisgiordania, anche le munizioni prodotte dalla Fiocchi. 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Numerose le sue esperienze all’estero, presso una ONG a Calcutta che si occupa di microcredito e di emancipazione rurale femminile, si sposta nel Lesotho prima di tornare in Italia per un master all’Università di Scienze Gastronomiche di Bra e per poi lavorare alla Food and Agriculture Organization (FAO) all’interno di un team specializzato in resilienza alimentare e politiche per la sicurezza alimentare di comunità rurali e pastorali.\r\n\r\nSi divide tra l’Italia e altri paesi dell’Africa sub- sahariana, come il Kenya, il Senegal, Mauritania o Etiopia,\r\n\r\nPartendo da alcuni dati, quali il fatturato dell'industria delle carne, passato da 65 miliardi nel 1961 a 838 miliardi nel 2020, e ancora il numero degli animali macellati ogni anno (300 milioni di bovini, 50 miliardi di polli e 1,3 miliardi di maiali), con Francesca abbiamo parlato di capitalismo, dei CAFO (Concentrated Animal Feeding Operation) per poi proseguire con una correlazione tra ciò che mangiano gli animali che vengono mangiati (principalmente soia e mais) e l'inquinamento ambientale dovuto dall'uso massivo di pesticidi e fertilizzanti, dalle deforestazioni per la produzione di soia per i mangimi.\r\n\r\nConcludiamo la chiacchierata con una possibile soluzione agli allevamenti intensivi cioè la carne sintetica con un occhio anche al benessere animale.\r\n\r\n \r\n\r\nPer la rubrica Schegge: Annie Cohen Kopchovsky, colei che diede un colpo mortale a quei pregiudizi sulle capacità femminili nel ciclismo.\r\n\r\nMario Beiletti ci regala un altro episodio sulla resistenza e le vicende di Piero Piero.\r\n\r\n \r\n\r\nIn chiusura collegamento con Lorenzo Micheli, autore del libro Matar a Franco, in occasione della presentazione del suo libro prevista per il 26 ottobre prossimo durante i festeggiamenti dei 31 anni di occupazione del Barocchio squat. Libro che avevamo già avuto modo di parlarne in una puntata precedente (Matar a Franco e Matar il 41bis - 13.01.2023) quando era appena stato pubblicato.\r\n\r\n \r\n\r\nSelezione musicale a cura di Miss Fra e Mr. Kang, riascoltabile qui \r\n\r\n \r\n\r\nTutto squat\r\n\r\n ","20 Ottobre 2023","2024-11-22 00:44:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/immagine_2023-10-21_181404513-e1697904929977-200x110.png","Troppa carne al capitalismo - TuttoSquat 20.10.2023",1697829421,[397],"http://radioblackout.org/tag/tutto-squat-il-giornale-malandrino/",[399],"Tutto squat - Il giornale malandrino",{"post_content":401,"post_title":405},{"matched_tokens":402,"snippet":403,"value":404},[75],"quali il fatturato dell'industria delle \u003Cmark>carne\u003C/mark>, passato da 65 miliardi nel"," \r\n\r\nIn diretta telefonica negli studios di Radio Blackout, Francesca Grazioli autrice del libro Capitalismo Carnivoro.\r\n\r\n\r\n\r\nFrancesca vive a Roma, lavora per il centro di ricerca Bioversity International come Associate Scientist. Numerose le sue esperienze all’estero, presso una ONG a Calcutta che si occupa di microcredito e di emancipazione rurale femminile, si sposta nel Lesotho prima di tornare in Italia per un master all’Università di Scienze Gastronomiche di Bra e per poi lavorare alla Food and Agriculture Organization (FAO) all’interno di un team specializzato in resilienza alimentare e politiche per la sicurezza alimentare di comunità rurali e pastorali.\r\n\r\nSi divide tra l’Italia e altri paesi dell’Africa sub- sahariana, come il Kenya, il Senegal, Mauritania o Etiopia,\r\n\r\nPartendo da alcuni dati, quali il fatturato dell'industria delle \u003Cmark>carne\u003C/mark>, passato da 65 miliardi nel 1961 a 838 miliardi nel 2020, e ancora il numero degli animali macellati ogni anno (300 milioni di bovini, 50 miliardi di polli e 1,3 miliardi di maiali), con Francesca abbiamo parlato di capitalismo, dei CAFO (Concentrated Animal Feeding Operation) per poi proseguire con una correlazione tra ciò che mangiano gli animali che vengono mangiati (principalmente soia e mais) e l'inquinamento ambientale dovuto dall'uso massivo di pesticidi e fertilizzanti, dalle deforestazioni per la produzione di soia per i mangimi.\r\n\r\nConcludiamo la chiacchierata con una possibile soluzione agli allevamenti intensivi cioè la \u003Cmark>carne\u003C/mark> sintetica con un occhio anche al benessere animale.\r\n\r\n \r\n\r\nPer la rubrica Schegge: Annie Cohen Kopchovsky, colei che diede un colpo mortale a quei pregiudizi sulle capacità femminili nel ciclismo.\r\n\r\nMario Beiletti ci regala un altro episodio sulla resistenza e le vicende di Piero Piero.\r\n\r\n \r\n\r\nIn chiusura collegamento con Lorenzo Micheli, autore del libro Matar a Franco, in occasione della presentazione del suo libro prevista per il 26 ottobre prossimo durante i festeggiamenti dei 31 anni di occupazione del Barocchio squat. 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Se la carne sintetica subisce (per ora) un rifiuto “di pancia” da parte dell’opinione pubblica a causa del suo alto livello di artificialità, è meno comune trovare analisi di critica politica che ne smontino la retorica da greenwashing che ovunque porta con sé. \r\n\r\nIl sogno moderno dell’industria di sfruttamento animale (come risulta per l’intero sistema industriale, più in generale) è quello di liberarsi dall’eccedenza, dall’imprevisto e dalla scomodità: ogni parte della catena di produzione deve scorrere liscia, senza intoppi o sprechi energetici/economici. In questo senso, il corpo dell’animale, in quanto essere vivente, diviene scomodo, ingombrante, bisognoso di attenzioni e causa di problemi che potrebbero essere evitati creando tessuti animali direttamente in provetta, con le caratteristiche che più aggradano. \r\n\r\n“La carne sintetica promette di realizzare la trascendenza della carne dalla vita animale”, cristallizzando la visione antropocentrica del dominio umano sul vivente.\r\n\r\nAnche il sogno che la carne sintetica non produca sofferenza animale è un’illusione bella e buona: non solo la prima non può sopravvivere senza l’industria della carne tradizionale, ma anche la seconda è parte integrante del processo di produzione di questi nuovi ritrovati tecnologici alimentari.\r\n\r\nOltre ad avere prezzi inaccessibili, che la rende un prodotto elitario, la carne in vitro necessita di tecniche altamente specializzate, scienziati in camici bianchi e laboratori il cui impatto ambientale non è per niente trascurabile, ed è sicuramente più alto di quello relativo alla produzione di alimenti vegetali.\r\n\r\nDi questo e molto altro abbiamo parlato nell’audio che potete trovare qui sotto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/carne-sintetica.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","26 Dicembre 2022","2023-01-02 17:17:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/main-qimg-7325ca3411c6fcc3799dd080c307630e-lq-200x110.jpeg","Carne sintetica: libera nos a malo",1672057463,[],[],{"post_content":429,"post_title":433},{"matched_tokens":430,"snippet":431,"value":432},[75],"le tappe dello sviluppo della \u003Cmark>carne\u003C/mark> sintetica, prodotto di ingegneria alimentare","In questa puntata di Liberation Front abbiamo ripercorso le tappe dello sviluppo della \u003Cmark>carne\u003C/mark> sintetica, prodotto di ingegneria alimentare che fa sempre più parlare di sé sui media mainstream come invenzione salvifica che permetterebbe di eliminare miracolosamente la sofferenza animale, i danni alla salute e l’inquinamento generati dagli allevamenti “tradizionali”. 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Sono così stati creati innumerevoli “finte carni”, come quelle ottenute a partire da ingredienti di origine vegetale OGM, che permettono di riprodurre, tramite modificazione genetica, la consistenza e addirittura il sanguinamento della fettina; o come la “carne sintetica”, ovvero quella ottenuta dalla coltivazione in vitro di cellule animali, fatte riprodurre in un ambiente che simuli il corpo dell’animale stesso, fino a costruire in laboratorio degli interi tessuti commestibili.\r\n\r\n\r\n\r\nNello specifico abbiamo analizzato le start-up “Impossible Foods” e l’israeliana “Aleph Farms”, per capirne le modalità di produzione e di marketing.\r\n\r\nE’ evidente che chi aderirà alla scelta di consumare questi prodotti sarà spinto da motivazioni di tipo salutistico o ambientale (anche se, come fatto notare, è decisamente in dubbio il minor impatto di CO2 di queste nuove aziende rispetto agli allevamenti tradizionali) per rinunciare ai prodotti di origine animale, ma non da una critica più profonda all’apparato dell’alimentazione industriale che sempre di più annovera tra le sue fila biotecnologi, ingegneri alimentari, biomedici, ecc, con il chiaro intento di proporci una vita (ed un’alimentazione) sempre più artificializzata. \r\n\r\nAscolta l’audio qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/carne-sintetica.mp3\"][/audio]","29 Marzo 2020","2020-03-29 12:00:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/carne-sintetica-200x110.jpg","Carne sintetica: come bio-ingegnerizzare l’alimentazione",1585483245,[],[],{"post_content":457,"post_title":461},{"matched_tokens":458,"snippet":459,"value":460},[75],"o eliminare il consumo di \u003Cmark>carne\u003C/mark> dalle proprie tavole, ma non","Negli ultimi decenni nel settore dell’ingegneria alimentare si è sviluppata la tendenza a sperimentare e produrre nuovi prodotti che possano fare gola a quella fetta di clientela che vorrebbe diminuire o eliminare il consumo di \u003Cmark>carne\u003C/mark> dalle proprie tavole, ma non è disposta a rinunciare al gusto e alla consistenza del prodotto di origine animale. 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Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.2 (20.01.25)\r\n\r\nSe il rapporto essere umano-Capitale appare oggi come rapporto sociale preponderante, con il cieco e inarrestabile incedere della Tecnica, in Europa alcune tra le più recenti forme di conflittualità contro l'ordine costituito si sono manifestate nella forma di un rifiuto ad aderire \"docilmente\" all'essere ridotti a \"fondo\", risorsa sacrificabile per alimentare il progresso tecno-capitalista, il cui fondamento fatto di guerra costante, saccheggio e annientamento è pienamente svelato anche nel \"cuore della civiltà\". Il rifiuto di cui parliamo è sentito nella carne, prima che nel pensiero, e si traduce nel tradimento viscerale della fedeltà al principio di autorità allo Stato, di cui l'antagonismo contro il Green Pass in epoca pandemica e più recentemente le decine di migliaia di atti di diserzione e rivolta contro la mobilitazione alla guerra di trincea in Ucraina e in Russia sono tra gli esempi più eclatanti. \r\n\r\nOggi, in Europa (e non solo) chi si rifiuta è però sempre più \"messo al bando\". La non-sottomissione, l'indisponibilità all'obbedienza da parte delle masse sempre più \"eccedenti\" anche a queste latitudini, si inserisce in un contesto sociale frantumato e foriero di disorganizzazione, a cui lo Stato-rete risponde in maniera autoritaria e autoritativa, in modo del tutto trasversale alle sue tassonomie di governo formali. A trasformarsi è la stessa infrastruttura della cittadinanza, intesa come dispositivo di governo fondamentale del rapporto tra Stato e popolazione interna. Si assiste oggi al passaggio da una logica classificatoria e verbale propria della burocrazia documentale, a una logica matematica e numerica astratta, de-linguistica. Senza alcuna romanticizzazione dello Stato documentario, per cui la leggibilità dei cittadini e la loro astrazione statistica è stata funzionale all'implementazione di politiche che spaziano dall'igienismo, alla tassazione, all'annientamento razziale, al reclutamento militare di massa, l'avvento dello Stato biometrico è foriero di complesse implicazioni rispetto allo statuto dell'umano \"governato\" - c'è chi si è spinto fino a teorizzarne l'intrinseca e ineludibile portata de-soggettivante -, ma più prosaicamente certamente tale per cui il controllo, la sorveglianza e la punizione/eliminazione diventano automatizzati e più complessi da aggirare e trasgredire.\r\n\r\nLa diffusione di tecnologie di identificazione biometrica, con cui si trasforma il concetto di \"identità legale\" inchiodandolo alla \"verità\" del corpo, è al centro di questa trasformazione. Questi dispositivi sono funzionali a quello che può essere definito \"Stato dei varchi\" o ban-opticon (da ban: mettere al bando), un modello di gestione e controllo ubiquo e meccanico delle masse, la cui storia origina a fine Ottocento nei corpi dei recidivi nelle prigioni europee e in quelli dei colonizzati in Asia, Africa e nelle Americhe.\r\n\r\nNe parliamo con l'antropologo Armando Cutolo, autore di \"Biomaîtriser les identités? : État documentaire et citoyenneté au tournant biométrique\" (di seguito il minutaggio per facilitare l'ascolto):\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/statobiometrico.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n00.00 - l'individuazione: il cittadino \"messo al bando\"\r\n01.20 - il diffondersi in Europa della logica della de-soggettivazione sulla scena dell'identificazione?\r\n04.25 - la genealogia poliziesca e imperiale dello Stato biometrico, tra prigioni europee e colonie ottocentesche\r\n15.06 - il fondamento de-linguistico del dispositivo biometrico, una \"verità\" inscritta nel corpo, in Europa storicamente atto a sorvegliare la mobilità del \"delinquente\", dello \"straniero\" e dell'alieno interno per eccellenza, il \"rom\"\r\n21.19 - le aporie interne all'identificazione biometrica, l'assenza di \"veridizione\" e l'attualità delle pratiche sociali di falsificazione\r\n24.50 - non solo sorveglianza: la biometria come strumento del capitalismo digitale che veste gli abiti di \"sviluppo\" e \"democrazia\" nel Sud globale, il sistema \"Aadhaar\" in India, il ruolo della Banca Mondiale (ID4D) in Africa\r\n35.06 - la \"fine del lavoro\" dove il lavoro formale non c'è mai stato: gli schemi di reddito minimo biometrici \"contro la povertà\" in Costa d'Avorio come forma di governo contro-insurrezionale delle masse eccedenti, lo Stato post-sociale\r\n41.37 - la centralizzazione degli archivi, la collaborazione tra agenzie governative e aziende multinazionali, le pratiche di identificazione biometrica \"informali\": un indebolimento dello Stato?\r\n46.06 - l'identità civile biometrica indistinguibile da un dispositivo di sorveglianza\r\n\r\nL'interoperabilità tra piattaforme di governo biometrico e governo algoritmico sta alla base del funzionamento del capitalismo cibernetico contemporaneo, trovando applicazioni diversificate e flessibili a seconda degli scopi, dal \"portafoglio digitale\" sperimentato con la retorica dello \"snellimento\" della burocrazia statale, ai registri digitali \"Gosuslugi\" e \"Oberih\" per la mobilitazione coatta alla guerra in Russia e Ucraina, che in modo automatizzato costringono a una condizione di semi-legalità il cittadino renitente. Le cd. \"smart cities\" sono un terreno di sperimentazione per eccellenza del concetto di interoperabilità, funzionale a quello \"Stato dei varchi\" brutalmente in essere a Gaza e in Cisgiordania e che si sta strutturando anche qui.\r\n\r\nTorniamo sul caso di Venezia, tra Smart Control Room, ticket di accesso, varchi nella Stazione dei treni, ma anche partecipazione passiva e attiva dei cittadini alle piattaforme che svolgono una simultanea funzione di organizzazione e sorveglianza sociale.\r\n\r\nIn collegamento telefonico un compagno del Collettivo Sumud di Venezia, autore dell'opuscolo \"Un organo che tutto controlla, un controllo che tutto organizza\": \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/venezia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","22 Gennaio 2025","2025-06-01 18:35:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/unnamed-5-200x110.jpg","Stato biometrico, Stato dei varchi",1737568826,[275],[15],{"post_content":486},{"matched_tokens":487,"snippet":488,"value":489},[75],"cui parliamo è sentito nella \u003Cmark>carne\u003C/mark>, prima che nel pensiero, e","Happy Hour. 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A trasformarsi è la stessa infrastruttura della cittadinanza, intesa come dispositivo di governo fondamentale del rapporto tra Stato e popolazione interna. Si assiste oggi al passaggio da una logica classificatoria e verbale propria della burocrazia documentale, a una logica matematica e numerica astratta, de-linguistica. Senza alcuna romanticizzazione dello Stato documentario, per cui la leggibilità dei cittadini e la loro astrazione statistica è stata funzionale all'implementazione di politiche che spaziano dall'igienismo, alla tassazione, all'annientamento razziale, al reclutamento militare di massa, l'avvento dello Stato biometrico è foriero di complesse implicazioni rispetto allo statuto dell'umano \"governato\" - c'è chi si è spinto fino a teorizzarne l'intrinseca e ineludibile portata de-soggettivante -, ma più prosaicamente certamente tale per cui il controllo, la sorveglianza e la punizione/eliminazione diventano automatizzati e più complessi da aggirare e trasgredire.\r\n\r\nLa diffusione di tecnologie di identificazione biometrica, con cui si trasforma il concetto di \"identità legale\" inchiodandolo alla \"verità\" del corpo, è al centro di questa trasformazione. Questi dispositivi sono funzionali a quello che può essere definito \"Stato dei varchi\" o ban-opticon (da ban: mettere al bando), un modello di gestione e controllo ubiquo e meccanico delle masse, la cui storia origina a fine Ottocento nei corpi dei recidivi nelle prigioni europee e in quelli dei colonizzati in Asia, Africa e nelle Americhe.\r\n\r\nNe parliamo con l'antropologo Armando Cutolo, autore di \"Biomaîtriser les identités? : État documentaire et citoyenneté au tournant biométrique\" (di seguito il minutaggio per facilitare l'ascolto):\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/statobiometrico.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n00.00 - l'individuazione: il cittadino \"messo al bando\"\r\n01.20 - il diffondersi in Europa della logica della de-soggettivazione sulla scena dell'identificazione?\r\n04.25 - la genealogia poliziesca e imperiale dello Stato biometrico, tra prigioni europee e colonie ottocentesche\r\n15.06 - il fondamento de-linguistico del dispositivo biometrico, una \"verità\" inscritta nel corpo, in Europa storicamente atto a sorvegliare la mobilità del \"delinquente\", dello \"straniero\" e dell'alieno interno per eccellenza, il \"rom\"\r\n21.19 - le aporie interne all'identificazione biometrica, l'assenza di \"veridizione\" e l'attualità delle pratiche sociali di falsificazione\r\n24.50 - non solo sorveglianza: la biometria come strumento del capitalismo digitale che veste gli abiti di \"sviluppo\" e \"democrazia\" nel Sud globale, il sistema \"Aadhaar\" in India, il ruolo della Banca Mondiale (ID4D) in Africa\r\n35.06 - la \"fine del lavoro\" dove il lavoro formale non c'è mai stato: gli schemi di reddito minimo biometrici \"contro la povertà\" in Costa d'Avorio come forma di governo contro-insurrezionale delle masse eccedenti, lo Stato post-sociale\r\n41.37 - la centralizzazione degli archivi, la collaborazione tra agenzie governative e aziende multinazionali, le pratiche di identificazione biometrica \"informali\": un indebolimento dello Stato?\r\n46.06 - l'identità civile biometrica indistinguibile da un dispositivo di sorveglianza\r\n\r\nL'interoperabilità tra piattaforme di governo biometrico e governo algoritmico sta alla base del funzionamento del capitalismo cibernetico contemporaneo, trovando applicazioni diversificate e flessibili a seconda degli scopi, dal \"portafoglio digitale\" sperimentato con la retorica dello \"snellimento\" della burocrazia statale, ai registri digitali \"Gosuslugi\" e \"Oberih\" per la mobilitazione coatta alla guerra in Russia e Ucraina, che in modo automatizzato costringono a una condizione di semi-legalità il cittadino renitente. Le cd. \"smart cities\" sono un terreno di sperimentazione per eccellenza del concetto di interoperabilità, funzionale a quello \"Stato dei varchi\" brutalmente in essere a Gaza e in Cisgiordania e che si sta strutturando anche qui.\r\n\r\nTorniamo sul caso di Venezia, tra Smart Control Room, ticket di accesso, varchi nella Stazione dei treni, ma anche partecipazione passiva e attiva dei cittadini alle piattaforme che svolgono una simultanea funzione di organizzazione e sorveglianza sociale.\r\n\r\nIn collegamento telefonico un compagno del Collettivo Sumud di Venezia, autore dell'opuscolo \"Un organo che tutto controlla, un controllo che tutto organizza\": \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/venezia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[491],{"field":144,"matched_tokens":492,"snippet":488,"value":489},[75],{"best_field_score":148,"best_field_weight":293,"fields_matched":114,"num_tokens_dropped":48,"score":294,"tokens_matched":114,"typo_prefix_score":48},{"document":495,"highlight":507,"highlights":512,"text_match":146,"text_match_info":515},{"comment_count":48,"id":496,"is_sticky":48,"permalink":497,"podcastfilter":498,"post_author":306,"post_content":499,"post_date":500,"post_excerpt":54,"post_id":496,"post_modified":501,"post_thumbnail":502,"post_title":503,"post_type":363,"sort_by_date":504,"tag_links":505,"tags":506},"90246","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-31-maggio-la-repubblica-in-guerra-acampade-riflessioni-a-margine-naja-obbligatoria-militarizzazione-delle-periferie/",[306],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/2024-05-31-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n2 giugno. La Repubblica del militarismo e della guerra\r\nOgni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni. Una “festa” nazionalista e militarista.\r\nIl governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra.\r\nGuerre di portata planetaria ci stanno portando sull'orlo della terza guerra mondiale. La spirale pare inarrestabile: il conflitto Russia Ucraina rischia di deflagrare in tutta Europa.\r\nL'Italia è direttamente coinvolta con le proprie truppe e con il proprio apparato militare industriale. È in prima fila in conflitti in cui gioca in proprio e in varie alleanze a geografia variabile.\r\nUn processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi. \r\nIniziative di lotta in varie città\r\nFederico dell’assemblea antimilitarista ha presentato la giornata\r\n\r\nFermare le guerre. Una prima riflessione a margine delle acampade studentesche\r\nI movimenti che si sono sviluppati negli ultimi mesi soprattutto nelle università hanno il merito di aver colto il nesso fondamentale tra ricerca accademica ed industria bellica, in un intrecciarsi di interessi che pongono al centro la logica del dominio e quella del profitto, fuori e contro ogni supposta neutralità di un’indagine scientifica che si muove seguendo gli indirizzi dei committenti di turno. Hanno tuttavia un forte limite sia nella definizione degli obiettivi che nelle modalità nel perseguirli.\r\nL’enorme emozione che accompagna l’immane massacro con finalità genocide della popolazione gazawi, finisce con il porre in primo piano solo la critica e il boicottaggio verso lo Stato di Israele, dimenticando che il nostro paese (e le sue università) sono in prima fila in numerosi teatri di guerra, che restano sullo sfondo, avvolti in un oblio pericoloso, che rischia di renderci complici di infiniti orrori. Basti pensare all’Artsakh e al Sudan, due tra le tante guerre cui l’Italia ha contribuito direttamente, fornendo armi e addestratori nel silenzio dei più.\r\n\r\nUna critica reale delle collusioni tra Università e ricerca bellica dovrebbe avere l’obiettivo minimo della cancellazione di accordi di cooperazione con tutte le industrie belliche e tutti gli Stati in guerra. Una critica radicale si dovrebbe interrogare sul ruolo delle Università e sulla necessità di espropriazione permanente di ambiti di studio e ricerca al servizio dell’imperialismo e della logica capitalista. \r\n\r\nLe guerre moderne, non ultima quella cominciata il 7 ottobre tra Israele e Gaza, hanno come principali vittime le popolazioni civili, massacrate per fiaccare il nemico, per indurlo alla resa o alla fuga. \r\nOpporsi alla guerra senza opporsi al militarismo è una prospettiva miope, perché alimenta l’opinione che vi siano eserciti buoni. E non basta mettere la parola “resistenza” al posto di “esercito” per modificare il senso di guerre combattute per assicurarsi il controllo esclusivo di questa o quell’area geografica. Solo l’alleanza transnazionale degli oppressi e degli sfruttati spezza le frontiere, frantuma la logica statalista e patriottica, fa saltare il tappo identitario legato al luogo, alla religione, alla tradizione per aprire uno spazio simbolico e reale al non luogo, all’utopia, che non è l’irrealizzabile ma solo l’irrealizzato. \r\n\r\nVerso il ritorno della naja obbligatoria?\r\nNel nostro paese la naja obbligatoria non è mai stata abolita, perché la legge n. 226 del 23 agosto 2004 prevede solo la sospensione delle chiamate.\r\nIn qualsiasi momento il governo può decidere la riattivazione del servizio militare.\r\nIn Italia l’alfiere della proposta è la Lega di Salvini, che ha annunciato un progetto di legge che prevede la reintroduzione di «sei mesi di servizio civile o militare per i ragazzi tra i 18 e 26 anni, su base regionale e da svolgere esclusivamente in Italia». In base a questo progetto le ragazze, che non erano sottoposte all’obbligo, lo sarebbero al pari dei ragazzi.\r\nNei fatti questa leva in salsa leghista, su base regionale, sarebbe una sorta di servizio civile militarizzato. Salvini disegna un quadro di soldati impegnati in corsi di salvataggio, protezione civile, primo soccorso, protezione dei boschi e un gran numero di altre varie attività. \r\nNel nostro paese il ministro della Difesa Crosetto si è detto nettamente contrario. Crosetto sostiene che una simile ipotesi mai comunque potrebbe riguardare le forze armate, \"che non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola\".\r\nLe forze armate sono oggi costituite da professionisti altamente specializzati, necessari per le guerre ultratecnologiche che si combattono in ogni dove. La carne da cannone, quando servisse, la si addestrerebbe in fretta, reintroducendo la chiamata obbligatoria.\r\nIn realtà, al di là della propaganda elettorale che contrappone i due alleati in competizione, il compromesso tra le due posizioni è già contenuto nella proposta di Salvini, una proposta che mette a disposizione manodopera gratuita e, insieme, inserisce un nuovo modulo educativo improntato sulla disciplina militare. Facile immaginare uno spazio intermedio tra scuola/lavoro e naja. Un altro orizzonte di militarizzazione dei corpi e delle coscienze.\r\n\r\nContro la militarizzazione delle periferie\r\nBarriera di Milano, ormai da anni, è divenuta un laboratorio dove sperimentare tecniche di controllo sociale prima impensabili, pur di non spendere un soldo per la casa, la sanità, i trasporti, le scuole. In questi anni la spesa militare è costantemente aumentata, le missioni all’estero delle forze armate italiane si sono moltiplicate.\r\nIl governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a noi tutti.\r\nNei quartieri poveri il controllo militare è diventato normale. Anzi! Ogni giorno è peggio.\r\nIntere aree del quartiere vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale.\r\nTorino da città dell’auto si sta trasformando in città dei bombardieri e vetrina per turisti.\r\nPresentazione dell’iniziativa antimilitarista che si è tenuta in Barriera il primo giugno.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","3 Giugno 2024","2024-06-03 12:41:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/oops-715x480-1-200x110.jpg","Anarres del 31 maggio. 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Una prima riflessione a margine delle acampade studentesche\r\nI movimenti che si sono sviluppati negli ultimi mesi soprattutto nelle università hanno il merito di aver colto il nesso fondamentale tra ricerca accademica ed industria bellica, in un intrecciarsi di interessi che pongono al centro la logica del dominio e quella del profitto, fuori e contro ogni supposta neutralità di un’indagine scientifica che si muove seguendo gli indirizzi dei committenti di turno. Hanno tuttavia un forte limite sia nella definizione degli obiettivi che nelle modalità nel perseguirli.\r\nL’enorme emozione che accompagna l’immane massacro con finalità genocide della popolazione gazawi, finisce con il porre in primo piano solo la critica e il boicottaggio verso lo Stato di Israele, dimenticando che il nostro paese (e le sue università) sono in prima fila in numerosi teatri di guerra, che restano sullo sfondo, avvolti in un oblio pericoloso, che rischia di renderci complici di infiniti orrori. 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Solo l’alleanza transnazionale degli oppressi e degli sfruttati spezza le frontiere, frantuma la logica statalista e patriottica, fa saltare il tappo identitario legato al luogo, alla religione, alla tradizione per aprire uno spazio simbolico e reale al non luogo, all’utopia, che non è l’irrealizzabile ma solo l’irrealizzato. \r\n\r\nVerso il ritorno della naja obbligatoria?\r\nNel nostro paese la naja obbligatoria non è mai stata abolita, perché la legge n. 226 del 23 agosto 2004 prevede solo la sospensione delle chiamate.\r\nIn qualsiasi momento il governo può decidere la riattivazione del servizio militare.\r\nIn Italia l’alfiere della proposta è la Lega di Salvini, che ha annunciato un progetto di legge che prevede la reintroduzione di «sei mesi di servizio civile o militare per i ragazzi tra i 18 e 26 anni, su base regionale e da svolgere esclusivamente in Italia». In base a questo progetto le ragazze, che non erano sottoposte all’obbligo, lo sarebbero al pari dei ragazzi.\r\nNei fatti questa leva in salsa leghista, su base regionale, sarebbe una sorta di servizio civile militarizzato. Salvini disegna un quadro di soldati impegnati in corsi di salvataggio, protezione civile, primo soccorso, protezione dei boschi e un gran numero di altre varie attività. \r\nNel nostro paese il ministro della Difesa Crosetto si è detto nettamente contrario. Crosetto sostiene che una simile ipotesi mai comunque potrebbe riguardare le forze armate, \"che non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola\".\r\nLe forze armate sono oggi costituite da professionisti altamente specializzati, necessari per le guerre ultratecnologiche che si combattono in ogni dove. 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In questi anni la spesa militare è costantemente aumentata, le missioni all’estero delle forze armate italiane si sono moltiplicate.\r\nIl governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a noi tutti.\r\nNei quartieri poveri il controllo militare è diventato normale. Anzi! Ogni giorno è peggio.\r\nIntere aree del quartiere vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale.\r\nTorino da città dell’auto si sta trasformando in città dei bombardieri e vetrina per turisti.\r\nPresentazione dell’iniziativa antimilitarista che si è tenuta in Barriera il primo giugno.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[513],{"field":144,"matched_tokens":514,"snippet":510,"value":511},[75],{"best_field_score":148,"best_field_weight":293,"fields_matched":114,"num_tokens_dropped":48,"score":294,"tokens_matched":114,"typo_prefix_score":48},6637,{"collection_name":363,"first_q":75,"per_page":297,"q":75},9,["Reactive",520],{},["Set"],["ShallowReactive",523],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fsGYUO7sPjOTM3X4y0oNzHUqYMa_0qiTD765ytSrgsgY":-1},true,"/search?query=carne"]