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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/2021-06-11-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nGeografia e anarchia. Reclus, Kropotkin e gli altr*.\r\nPer una geografia senza confini. Come lo sguardo dei geografi anarchici decostruisce la geografia politica statale, da Reclus a Kropotkin sino ai giorni nostri. Il fallimento degli universali illuministi, la cui astrazione emerse prepotentemente nel XIX secolo nelle teorie e nelle pratiche anarchiche, oggi rischia di produrre un relativismo amorale. Gli studi sul pluriverso e la decolonialità ci offrono l’occasione di una riflessione che ci consente di immaginare un universale plurale, dove uguaglianza, libertà e solidarietà emergano nelle pratiche dei movimenti che si battono sia contro il montante essenzialismo, sia in opposizione ad un relativismo privo di sguardo critico.\r\nNe abbiamo parlato con Federico Ferretti, docente di geografia all’università di Bologna pluriverso e decolonialità decolonizzare la società oggi \r\n\r\nAborto. Le associazione antiabortiste entrano nei consultori.\r\nDal primo giugno la ASL ha accreditato tre associazioni antiabortiste per l’ingresso nei consultori.\r\nLe associazioni sono tre, il Centro di aiuto alla Vita Mirafori Nord Torino, il Movimento per la Vita di Torino e Promozione Vita. \r\nL’iniziativa, il cui patron è l’assessore fascista Maurizio Marrone, mira a rendere sempre più difficile per le donne attuare l’IVG, l’interruzione volontaria di gravidanza. Ci considerano incubatrici smarrite, da controllare e convincere. Prive di reale volontà, possiamo essere riportate sulla retta via da fasciocattolici che sostengono le guerre che uccidono tanti bambini e bambine, ma pretendono che le donne, continuino a fare figli per la patria e la nazione.\r\nCi considerano uno dei tanti confini sui quali attuare la guerra per la purezza etnica. \r\n\r\nVerticale orizzontale\r\nDa secoli ormai «orizzontale» e «verticale» non sono più due semplici concetti geometrici ma gli assi portanti su cui è costruito il nostro immaginario sociale, gli assetti spaziali che ordinano ed esplicitano le relazioni di potere, configurando quelle geometrie umane che stabiliscono il posto di ciascuno all'interno della collettività.\r\nLo spazio è una dimensione cognitiva imprescindibile. Non è dunque casuale che le raffigurazioni spaziali siano quelle che rendono immediatamente leggibile la soggiacente struttura di potere.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Boni, antropologo, docente all’università di Modena e Reggio, autore di un testo appena uscito per i tipi di Eleuthera \r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 10 luglio\r\nFree(k) Pride per le strade di Torino!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30.\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","14 Giugno 2021","2021-06-14 10:56:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/baj-200x110.jpg","Anarres dell’11 giugno. Geografia, anarchia, multiverso. I cattofascisti nei consultori. Lo spazio e il potere…","podcast",1623668164,[],[],{"post_title":139},{"matched_tokens":140,"snippet":142,"value":142},[141],"cattofascisti","Anarres dell’11 giugno. Geografia, anarchia, multiverso. I \u003Cmark>cattofascisti\u003C/mark> nei consultori. 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Così si passa dal mero volontariato al finanziamento diretto dei gruppi catto-fascisti. \r\n\r\nDi complotti e complottisti\r\nAbbiamo assistito e continuiamo ad assistere al nascere di una pletora di gruppi, pseudo movimenti e altro, facenti capo ad una serie di teorie che spesso traggono la loro genesi da un assunto, ossia quello del complotto. Quasi tutte le teorie che animano queste aggregazioni (che arrivano a contare milioni di seguaci, più o meno silenti o più o meno attivi) cominciano con una asserzione sul fatto che per anni qualcuno ha imbrogliato la maggior parte della popolazione circa un determinato fenomeno. Ora poco importa se il fatto sia che la terra è piatta, che nei vaccini infilano di tutto, che i fenomeni meteorologici siano controllabili e quindi controllati o altre dozzine di complotti tipo le scie chimiche, il 5G, i rettiliani, gli UFO, il priorato di Sion, il gruppo Bilderberg ecc., ciò che importa è che si pone a fondamento di ognuna di queste idee una verità che è stata nascosta per anni e anni e che ora è stata finalmente svelata. Il tutto ovviamente si regge su alcune premesse di partenza, una delle principali è che chiunque tenti di dimostrare il contrario è ancora sotto il condizionamento del complotto quindi essenzialmente un nemico. Questa è la base necessaria per creare un dualismo noi/loro.\r\nNe abbiamo parlato con Giammarco, autore dell’editoriale uscito su Malanova\r\n\r\nL’esito delle elezioni del 25 settembre ha confermato i pronostici della vigilia, consegnando il governo del paese alla coalizione trainata da Fratelli d’Italia. Il partito di Meloni, complice un sistema elettorale maggioritario che premia la coalizione vincente, ha buone prospettive di durare per l’intera legislatura, se non interverranno fattori interni – logoramento della coalizione – o esterni – significative insorgenze sociali, che ne minino le fondamenta.\r\nL’astensionismo è salito di ben 10 punti percentuali, mostrando come la disaffezione dalla politica istituzionale sia in costante crescita, specie nelle aree più povere del paese. Va da se che l’astensione se non si traduce in opposizione sociale e diserzione attiva dalle dinamiche statali e capitaliste, resta una mero dato statistico.\r\nIn generale si può dire che chi ha votato ha scelto le formazioni che non erano salite sul carro di Draghi o ne erano scese in tempo, mentre ha punito chi ha rivendicato l’agenda Draghi, con l’eccezione della coppia Calenda-Renzi. \r\nNe abbiamo discusso con Massimo Varengo\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 8 ottobre\r\nPunto info antimilitarista al Balon\r\ndalle ore 10,30\r\n\r\nSabato 8 ottobre\r\nFree(k) Pride! 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Un vero assedio al cantiere/fortino militarizzato di San Didero.\r\nLa polizia ha sparato con i cannoni ad acqua contro gruppi di No Tav, che da ogni lato, protetti da instabili barriere di plastica avanzavano a ondate quasi continue.\r\nPoi è partita la consueta salva di lacrimogeni, sparati anche sul piazzale, dove c’era la distribuzione del vin brulé e delle caldarroste. Molti lacrimogeni sono stati rispediti al mittente, altri annegati nella neve. Un 8 dicembre di festa e di lotta.\r\n\r\nPolonia. Appello ad azioni di solidarietà con chi lotta alla frontiera con la Bielorussia\r\nDa agosto, quando i primi migranti hanno cominciato a passare il confine con la Polonia nel tentativo di entrare in Europa e di proseguire il viaggio verso la Germania, i compagni e le compagne polacche hanno cominciato ad andare al confine. Lì danno aiuto materiale e informazioni utili a quelli che riescono a filtrare attraverso le maglie, man mano più fitte, che il governo polacco ha teso lungo tutto il confine con la Bielorussia.\r\nNel resto d’Europa le vicende di questo confine sono diventate di pubblico dominio solo da poche settimane, quando il dittatore bielorusso ha deciso di rendere più forte la pressione sull’Europa, inviando migliaia di persone alla frontiera. La rotta bielorussa si è aperta solo grazie al ponte aereo offerto da Lukashenko, che prometteva un ingresso sicuro in Europa, offrendo un pacchetto vacanze completo. Per mille euro,\r\ni migranti, spesso intere famiglie, prendono l’aereo in Iraq, entrando in Bielorussia con un visto turistico, che comprende un soggiorno di tre giorni, la visita al castello di Minsk e l’accompagnamento per un giro senza ritorno al confine polacco.\r\nLì comincia l’inferno. La gente in trappola dentro la riserva naturale integrale che si trova ai due lati della frontiera, senza appoggi, senza mappe, senza sentieri, uomini armati alle proprie spalle, uomini armati di fronte. Chi viene intercettato dalle guardie polacche, viene privato di tutto e respinto senza possibilità di chiedere asilo.\r\nCon l’inverno la lista dei morti al confine si allunga di giorno in giorno. L’ultima una donna incinta di 39 anni in viaggio con il marito e cinque figli, morta di setticemia, perché nessuno l’ha soccorsa quando è stata male.\r\nSul confine ci sono sia esponenti di ONG moderati che i compagni e le compagne della rete No Border, di cui fanno parte gli anarchici della Federazione Anarchica Polacca di Katowice.\r\nI No Border raccolgono materiale e cercano di farlo avere alle persone che riescono ad incontrare, per rendere più facile proseguire il viaggio. Da settembre a Bialystok, la città più vicina al confine, i No Border hanno aperto una posto autogestito, dove si incontrano, si organizzano e autogestiscono la lotta.\r\nLa situazione è diventata più difficile da quando il governo polacco ha dichiarato interdetta una fascia di tre chilometri lungo il confine. Chi viene pescato in quest’area rischia multe e denunce penali.\r\nNonostante la repressione ogni settimana ci sono compagni che si avvicendano al confine per continuare la lotta.\r\nI compagni e le compagne fanno appello per azioni di solidarietà internazionale in tutta Europa\r\n\r\nKropotkin. Anarchico e geografo\r\nNel centenario della morte dell’anarchico russo si sono moltiplicate le iniziative editoriali e di studio. Abbiamo già parlato del convegno che si è tenuto a Massenzatico nell’ultimo fine settimana di ottobre, con resoconti e presentazioni di libri.\r\nQuesta settimana parleremo del Kropotkin geografo, con un occhio le geopolitiche critiche, che esaminano il rapporto tra spazio e potere. Il termine geografia critica viene usato per criticare il potere le guerre, contestando lo stato e il territorio coe elementi necessari per analizzare lo spazio. Anche i territorio, il luogo del terrore, che lo stat esercita. Malthus usato per naturalizzare la \r\nLo abbiamo fatto con Federico Ferretti, che insegna geografia all’università di Bologna ed è stato tra gli organizzatori del convegno “Solidarietà e rivoluzione. I cento anni di Kropotkin”.\r\n\r\nLa strage di Stato e l’assassino di Pinelli\r\nA Milano sono in preparazione numerose iniziative nell’anniversario della strage di piazza Fontana, della caccia agli anarchici, dell’arresto di Valpreda e dell’assassinio di Giuseppe Pinelli nei locali della questura di Milano e, più precisamente, nell’ufficio del commissario Luigi Calabresi. La bomba esplosa nella Banca dell’agricoltura nel pomeriggio del 12 dicembre fece 16 morti e numerosi feriti.\r\nL’ampia indignazione per la strage: agli anarchici fu immediatamente chiaro che si trattava di una strage di Stato, ordita con lo scopo di spezzare le gambe, dividendolo, al potente movimento sociale che aveva appena infiammato l’autunno di quell’anno. Non è certo un caso che Umberto D’Amato, capo dell’ufficio affari riservati del Viminale, si trovasse nella questura di Milano sin dal 12 dicembre.\r\nLa macchinazione fallì, perché i movimenti scesero in piazza rigettando al mittente le accuse rivolte agli anarchici, finché il teorema si sgretolò.\r\nLa memoria è tuttavia un meccanismo cui si scaricano le pile se non vengono alimentate continuamente.\r\nPer questa ragione, anno dopo anno, gli anarchici, specie a Milano, promuovono numerose iniziative.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo della FAI milanese, con cui parleremo anche di “Fango” un libro uscito da poco in vista del cinquantesimo anniversario dell’uccisione di Calabresi, il commissario-finestra. In questo libro dal titolo evocativo, l’autore, tale Grimaldi, fa una sistematica operazione di falsificazione degli eventi, che investe soprattutto gli anarchici, sui quali di “fango” ne viene gettato parecchio.\r\nPer sfortuna dell’autore anno dopo anno c’è chi alimenta le pile che mantengono vivi gli ingranaggi della memoria.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nMercoledì 15 dicembre\r\nore 10,30\r\npresidio No Tav in piazza Castello per contestare la Cig, la conferenza intergovernativa sulla Torino Lyon\r\n\r\nSabato 18 dicembre\r\nore 11 al Balon\r\npunto info anarcofemminista\r\nContro la (sacra) famiglia e i cattofascisti\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","15 Dicembre 2021","2021-12-15 09:55:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/Pinelli_Bis-200x110.jpg","Anarres del 10 dicembre. No Tav. Polonia: appello alla solidarietà. Kropotkin, geografo e anarchico. La strage di stato, l’assassinio di Pinelli, la santificazione del suo assassino...",1639562124,[],[],{"post_content":193},{"matched_tokens":194,"snippet":195,"value":196},[141],"la (sacra) famiglia e i \u003Cmark>cattofascisti\u003C/mark>\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/2021-12-10-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n8 dicembre 2021. Un giorno di festa e di lotta\r\nL’8 dicembre di quest’anno la neve cadeva fitta fitta, ma non ha fermato un movimento che ha saputo stringere i denti e andare avanti per decenni. Eravamo in tanti al corteo che, dopo aver attraversato il centro del paese, si è diretto al presidio di Borgone, che il sindaco vuole distruggere, costruendo una strada inutile con i soldi delle compensazioni ricevute per il Tav.\r\nIl corteo è poi passato dal centro di San Didero e si è concluso al presidio del Baraccone.\r\nQui tutto è cominciato con palle natalizie e festoni sulle recinzioni, per poi proseguire con rampini e corde per tirare giù metri e metri di filo spinato a lamelle, intanto oltre la recinzione volavano palle di neve ghiacciata. Un vero assedio al cantiere/fortino militarizzato di San Didero.\r\nLa polizia ha sparato con i cannoni ad acqua contro gruppi di No Tav, che da ogni lato, protetti da instabili barriere di plastica avanzavano a ondate quasi continue.\r\nPoi è partita la consueta salva di lacrimogeni, sparati anche sul piazzale, dove c’era la distribuzione del vin brulé e delle caldarroste. Molti lacrimogeni sono stati rispediti al mittente, altri annegati nella neve. Un 8 dicembre di festa e di lotta.\r\n\r\nPolonia. Appello ad azioni di solidarietà con chi lotta alla frontiera con la Bielorussia\r\nDa agosto, quando i primi migranti hanno cominciato a passare il confine con la Polonia nel tentativo di entrare in Europa e di proseguire il viaggio verso la Germania, i compagni e le compagne polacche hanno cominciato ad andare al confine. Lì danno aiuto materiale e informazioni utili a quelli che riescono a filtrare attraverso le maglie, man mano più fitte, che il governo polacco ha teso lungo tutto il confine con la Bielorussia.\r\nNel resto d’Europa le vicende di questo confine sono diventate di pubblico dominio solo da poche settimane, quando il dittatore bielorusso ha deciso di rendere più forte la pressione sull’Europa, inviando migliaia di persone alla frontiera. La rotta bielorussa si è aperta solo grazie al ponte aereo offerto da Lukashenko, che prometteva un ingresso sicuro in Europa, offrendo un pacchetto vacanze completo. Per mille euro,\r\ni migranti, spesso intere famiglie, prendono l’aereo in Iraq, entrando in Bielorussia con un visto turistico, che comprende un soggiorno di tre giorni, la visita al castello di Minsk e l’accompagnamento per un giro senza ritorno al confine polacco.\r\nLì comincia l’inferno. La gente in trappola dentro la riserva naturale integrale che si trova ai due lati della frontiera, senza appoggi, senza mappe, senza sentieri, uomini armati alle proprie spalle, uomini armati di fronte. Chi viene intercettato dalle guardie polacche, viene privato di tutto e respinto senza possibilità di chiedere asilo.\r\nCon l’inverno la lista dei morti al confine si allunga di giorno in giorno. L’ultima una donna incinta di 39 anni in viaggio con il marito e cinque figli, morta di setticemia, perché nessuno l’ha soccorsa quando è stata male.\r\nSul confine ci sono sia esponenti di ONG moderati che i compagni e le compagne della rete No Border, di cui fanno parte gli anarchici della Federazione Anarchica Polacca di Katowice.\r\nI No Border raccolgono materiale e cercano di farlo avere alle persone che riescono ad incontrare, per rendere più facile proseguire il viaggio. Da settembre a Bialystok, la città più vicina al confine, i No Border hanno aperto una posto autogestito, dove si incontrano, si organizzano e autogestiscono la lotta.\r\nLa situazione è diventata più difficile da quando il governo polacco ha dichiarato interdetta una fascia di tre chilometri lungo il confine. Chi viene pescato in quest’area rischia multe e denunce penali.\r\nNonostante la repressione ogni settimana ci sono compagni che si avvicendano al confine per continuare la lotta.\r\nI compagni e le compagne fanno appello per azioni di solidarietà internazionale in tutta Europa\r\n\r\nKropotkin. Anarchico e geografo\r\nNel centenario della morte dell’anarchico russo si sono moltiplicate le iniziative editoriali e di studio. Abbiamo già parlato del convegno che si è tenuto a Massenzatico nell’ultimo fine settimana di ottobre, con resoconti e presentazioni di libri.\r\nQuesta settimana parleremo del Kropotkin geografo, con un occhio le geopolitiche critiche, che esaminano il rapporto tra spazio e potere. Il termine geografia critica viene usato per criticare il potere le guerre, contestando lo stato e il territorio coe elementi necessari per analizzare lo spazio. Anche i territorio, il luogo del terrore, che lo stat esercita. Malthus usato per naturalizzare la \r\nLo abbiamo fatto con Federico Ferretti, che insegna geografia all’università di Bologna ed è stato tra gli organizzatori del convegno “Solidarietà e rivoluzione. I cento anni di Kropotkin”.\r\n\r\nLa strage di Stato e l’assassino di Pinelli\r\nA Milano sono in preparazione numerose iniziative nell’anniversario della strage di piazza Fontana, della caccia agli anarchici, dell’arresto di Valpreda e dell’assassinio di Giuseppe Pinelli nei locali della questura di Milano e, più precisamente, nell’ufficio del commissario Luigi Calabresi. La bomba esplosa nella Banca dell’agricoltura nel pomeriggio del 12 dicembre fece 16 morti e numerosi feriti.\r\nL’ampia indignazione per la strage: agli anarchici fu immediatamente chiaro che si trattava di una strage di Stato, ordita con lo scopo di spezzare le gambe, dividendolo, al potente movimento sociale che aveva appena infiammato l’autunno di quell’anno. Non è certo un caso che Umberto D’Amato, capo dell’ufficio affari riservati del Viminale, si trovasse nella questura di Milano sin dal 12 dicembre.\r\nLa macchinazione fallì, perché i movimenti scesero in piazza rigettando al mittente le accuse rivolte agli anarchici, finché il teorema si sgretolò.\r\nLa memoria è tuttavia un meccanismo cui si scaricano le pile se non vengono alimentate continuamente.\r\nPer questa ragione, anno dopo anno, gli anarchici, specie a Milano, promuovono numerose iniziative.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo della FAI milanese, con cui parleremo anche di “Fango” un libro uscito da poco in vista del cinquantesimo anniversario dell’uccisione di Calabresi, il commissario-finestra. In questo libro dal titolo evocativo, l’autore, tale Grimaldi, fa una sistematica operazione di falsificazione degli eventi, che investe soprattutto gli anarchici, sui quali di “fango” ne viene gettato parecchio.\r\nPer sfortuna dell’autore anno dopo anno c’è chi alimenta le pile che mantengono vivi gli ingranaggi della memoria.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nMercoledì 15 dicembre\r\nore 10,30\r\npresidio No Tav in piazza Castello per contestare la Cig, la conferenza intergovernativa sulla Torino Lyon\r\n\r\nSabato 18 dicembre\r\nore 11 al Balon\r\npunto info anarcofemminista\r\nContro la (sacra) famiglia e i \u003Cmark>cattofascisti\u003C/mark>\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. 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Faremo una cronaca ragionata, anche in vista dei prossimi appuntamenti contro le missioni militari all’estero e le basi militari. \r\n\r\nGustav Landauer, processo rivoluzionario e secessione conflittuale.\r\nLa recente pubblicazione di uno scritto dell’anarchico tedesco “Una strada per la liberazione della classe lavoratrice”, uscito per i tipi de “Les Milieux Libres” ci offre lo spunto per una riflessione sull’attualità di un testo scritto a fine Ottocento.\r\nNe abbiamo parlato con Gianfranco Ragona, docente di Storia all’Università di Torino e curatore del testo.\r\n\r\nIl governo Draghi sta attuando una immane macelleria sociale.\r\nLa manovra finanziaria, e non solo, ha un impianto molto chiaro: aumentare i profitti e le garanzie dei padroni, elidendo ulteriormente tutele e salari per chi lavora.\r\nIl decreto sulle privatizzazioni, l’attacco a pensioni e reddito di cittadinanza, il moltiplicarsi degli sfratti, i tagli alla spesa sanitaria, disegnano un quadro sempre peggiore per noi tutti.\r\nIl dibattito pubblico sembra essere monopolizzato dalle misure draconiane attuate contro i No Vax, in una partita di potere e disciplinamento sociale, che si gioca offrendo un capro espiatorio di ogni male agli oppressi e agli sfruttati.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nNuove speculazioni immobiliari e tendenze urbane\r\nL’investimento immobiliare ha assunto una rilevanza sempre crescente a mano a mano che la popolazione urbana superava quella rurale. La concentrazione demografica, da un lato, e la creazione di centri direzionali, dall’altro, hanno avviato una lunga stagione di speculazioni immobiliari che dagli anni ’50 del secolo scorso, con alterne vicende, è giunta fino a noi. Oggi la speculazione si è fatta assai più raffinata dai tempi di Robert “Bob” Moses a New York; oggi sono le rifunzionalizzazioni urbane e le “rigenerazioni” a tenere banco.\r\nOggi la ridefinizione degli assetti urbani passa dalla smart city e da una sostanziale opera di rinverdimento.\r\nNe abbiamo parlato con Giammarco di Malanova\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 18 dicembre\r\nore 11 al Balon\r\npunto info anarcofemminista\r\nContro la (sacra) famiglia e i cattofascisti\r\n\r\n\r\n\r\nDomenica 12 dicembre\r\npresso il Gabrio – via Millio 42\r\nla rete Free(k) pride promuove\r\n(S)confini. 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Si sono poi guadagnate le rive della Dora in corso di gentrificazione, grazie al progetto “Sponde Sicure”, cui hanno aderito i gestori “gay friendly” del bar “pausa caffè” e della limitrofa “locanda sul fiume”, proseguendo verso l’ex ospedale Maria Adelaide, pronto ad essere trasformato in studentato per le universiadi, per infine approdare ai giardini (ir)reali.\r\nUn’esplosione di vite e corpi fuori norma, erranti, in transito, nel segno di una critica radicale dell’esistente, espressione di un approccio transfemminista, intersezionale, anticapitalista ed antiautoritario. \r\nLiber e mostruos, alla sua quarta edizione, il Free(k) Pride non è l’altro Pride, ma un Pride critico, dove non c’è spazio per sponsor politici o commerciali, dove i poliziotti e le poliziotte di Alter Polis non sono i benvenuti.\r\nIl Primo Pride fu una rivolta innescata da sex worker povere e razzializzate. In questo solco nasce e cresce, anno dopo anno, il Free(k) Pride, quello della Torino transfemminista e queer.\r\n\r\nG8. Cosa ci resta di quella stagione a vent’anni di distanza?\r\nDue settimane fa abbiamo ripercorso le tappe della rete “Anarchici contro il G8” con Federico, un compagno della ciurma, che costruì il vascello salpato per Genova. \r\nLo scorso venerdì abbiamo continuato a ragionare su quelle giornate, cercando di coglierne il senso nel tempo, nell’onda lunga che segna il tempo che siamo forzati a vivere.\r\nIn questa puntata vi abbiamo proposto un’intervista con Salvo Vaccaro, anarchico e docente di filosofia politica all’Università di Palermo.\r\n\r\nDa Bolzaneto a Santa Maria Capua Vetere.\r\nA Genova, nel 2001, le torture, la violenza, le umiliazioni vennero considerati uno strappo, un’eccezione, una cesura, una “sospensione della democrazia”. Ancora oggi la lettura dominante, amplificata dalla sinistra istituzionale, avalla la tesi della situazione eccezionale, della ferita da rimarginare, come se la violenza nei confronti di chi contesta radicalmente l’ordine del mondo, non fosse del tutto “normale”. Come se la violenza verso i corpi in eccesso, gli scarti della società, i migranti, i poveri, non fosse del tutto “normale”. Dentro e fuori dalle carceri. \r\nI pestaggi e le torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sono divenuti un caso giudiziario da cui è scaturito l’ennesimo regolamento di conti nell’ammucchiata di governo, non hanno nulla di eccezionale. Se le guardie pestano e torturano questo avviene perché le regole di ingaggio, quelle scritte e quelle informali, lo consentono.\r\nA Bolzaneto come a Modena.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino, un compagno che segue queste vicende da anni.\r\n\r\nMontanelli: stupratore razzista\r\nA vent’anni dalla morte il presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato Montanelli come “maestro del giornalismo”. Noi preferiamo ricordarlo con le sue parole su Destà, una bambina di 12 anni, che gli venne venduta durante la guerra di occupazione dell’Etiopia. Montanelli la stuprò e la usò come serva.\r\nNe parla come di un cane preso al mercato, pulcioso ma fedele. Destà è un “grazioso animaletto”, non è umana, non è neppure una bambina. La narrazione dello stupro, attuato con la collaborazione della madre, che “apre” la figlia infibulata, è atroce nella sua “normalità”.\r\nMontanelli rivendica sino all’ultimo la propria avventura coloniale. La storia di Destà, la bambina comprata come schiava sessuale e serva, viene raccontata con compiaciuto distacco come un aneddoto curioso, divertente. Remoto.\r\nMontanelli, fascista non pentito, attraversa la storia italiana in un misto di cialtroneria e abile trasformismo, è l’emblema vivo di un’epoca mai finita, che continua ad alimentare l’immaginario. E, soprattutto, continua a mietere vittime.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","28 Luglio 2021","2021-07-28 10:46:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/bad-trip-01-200x110.jpg","Anarres del 23 luglio. Genova 2001: un viaggio durato vent’anni. Free(k) Pride. Da Bolzaneto a Santa Maria Capua Vetere. Montanelli, stupratore razzista…",1627469185,[],[],{"post_content":237},{"matched_tokens":238,"snippet":239,"value":240},[141],"piazza Arbarello, parlando d’aborto e \u003Cmark>cattofascisti\u003C/mark> davanti alla Regione, frocizzando per","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/2021-07-23-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nFree(k) Pride.\r\nSabato 10 luglio migliaia di corpi liberi e soggettività critiche hanno attraversato il centro cittadino da piazza Castello a piazza Arbarello, parlando d’aborto e \u003Cmark>cattofascisti\u003C/mark> davanti alla Regione, frocizzando per strada il monumento a Pietro Micca ed approdando all’ufficio d’igiene, con un intervento sulla salute, e alla chiesa della (S)consolata, dove l’imponente schieramento di sbirri non ha impedito preghiere blasfeme e interventi di denuncia. Lasciato il centro, la successiva tappa della via frocis è stata a Porta Palazzo, dove si è parlato di migrazioni, CPR e riqualificazioni escludenti. Si sono poi guadagnate le rive della Dora in corso di gentrificazione, grazie al progetto “Sponde Sicure”, cui hanno aderito i gestori “gay friendly” del bar “pausa caffè” e della limitrofa “locanda sul fiume”, proseguendo verso l’ex ospedale Maria Adelaide, pronto ad essere trasformato in studentato per le universiadi, per infine approdare ai giardini (ir)reali.\r\nUn’esplosione di vite e corpi fuori norma, erranti, in transito, nel segno di una critica radicale dell’esistente, espressione di un approccio transfemminista, intersezionale, anticapitalista ed antiautoritario. \r\nLiber e mostruos, alla sua quarta edizione, il Free(k) Pride non è l’altro Pride, ma un Pride critico, dove non c’è spazio per sponsor politici o commerciali, dove i poliziotti e le poliziotte di Alter Polis non sono i benvenuti.\r\nIl Primo Pride fu una rivolta innescata da sex worker povere e razzializzate. In questo solco nasce e cresce, anno dopo anno, il Free(k) Pride, quello della Torino transfemminista e queer.\r\n\r\nG8. Cosa ci resta di quella stagione a vent’anni di distanza?\r\nDue settimane fa abbiamo ripercorso le tappe della rete “Anarchici contro il G8” con Federico, un compagno della ciurma, che costruì il vascello salpato per Genova. \r\nLo scorso venerdì abbiamo continuato a ragionare su quelle giornate, cercando di coglierne il senso nel tempo, nell’onda lunga che segna il tempo che siamo forzati a vivere.\r\nIn questa puntata vi abbiamo proposto un’intervista con Salvo Vaccaro, anarchico e docente di filosofia politica all’Università di Palermo.\r\n\r\nDa Bolzaneto a Santa Maria Capua Vetere.\r\nA Genova, nel 2001, le torture, la violenza, le umiliazioni vennero considerati uno strappo, un’eccezione, una cesura, una “sospensione della democrazia”. Ancora oggi la lettura dominante, amplificata dalla sinistra istituzionale, avalla la tesi della situazione eccezionale, della ferita da rimarginare, come se la violenza nei confronti di chi contesta radicalmente l’ordine del mondo, non fosse del tutto “normale”. Come se la violenza verso i corpi in eccesso, gli scarti della società, i migranti, i poveri, non fosse del tutto “normale”. Dentro e fuori dalle carceri. \r\nI pestaggi e le torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sono divenuti un caso giudiziario da cui è scaturito l’ennesimo regolamento di conti nell’ammucchiata di governo, non hanno nulla di eccezionale. Se le guardie pestano e torturano questo avviene perché le regole di ingaggio, quelle scritte e quelle informali, lo consentono.\r\nA Bolzaneto come a Modena.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino, un compagno che segue queste vicende da anni.\r\n\r\nMontanelli: stupratore razzista\r\nA vent’anni dalla morte il presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato Montanelli come “maestro del giornalismo”. Noi preferiamo ricordarlo con le sue parole su Destà, una bambina di 12 anni, che gli venne venduta durante la guerra di occupazione dell’Etiopia. Montanelli la stuprò e la usò come serva.\r\nNe parla come di un cane preso al mercato, pulcioso ma fedele. Destà è un “grazioso animaletto”, non è umana, non è neppure una bambina. La narrazione dello stupro, attuato con la collaborazione della madre, che “apre” la figlia infibulata, è atroce nella sua “normalità”.\r\nMontanelli rivendica sino all’ultimo la propria avventura coloniale. La storia di Destà, la bambina comprata come schiava sessuale e serva, viene raccontata con compiaciuto distacco come un aneddoto curioso, divertente. Remoto.\r\nMontanelli, fascista non pentito, attraversa la storia italiana in un misto di cialtroneria e abile trasformismo, è l’emblema vivo di un’epoca mai finita, che continua ad alimentare l’immaginario. E, soprattutto, continua a mietere vittime.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo",[242],{"field":174,"matched_tokens":243,"snippet":239,"value":240},[141],{"best_field_score":149,"best_field_weight":177,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":45,"score":178,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":152},6637,{"collection_name":134,"first_q":25,"per_page":110,"q":25},12,["Reactive",249],{},["Set"],["ShallowReactive",252],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f6IOU32UB6let8ERbpEuKivdPgfvH6H3tzONT2-Zx_2I":-1},true,"/search?query=cattofasciscti"]