","Siria: la sfida di una ricostruzione indipendente dagli interessi imperialisti","post",1734015428,[58,59,60,61],"http://radioblackout.org/tag/hts/","http://radioblackout.org/tag/imperialismo/","http://radioblackout.org/tag/palestina/","http://radioblackout.org/tag/siria/",[63,64,65,14],"hts","imperialismo","palestina",{"post_content":67},{"matched_tokens":68,"snippet":70,"value":71},[69],"causa","vista del primo attore in \u003Cmark>causa\u003C/mark> che sta beneficiando di questo","Abbiamo posto alcune questioni a Yussef Boussoumah, co-fondatore del Partito degli Indigeni della Repubblica insieme a Houria Bouteldja e ora voce importante all'interno del media di informazione indipendente Parole d'Honneur a partire dalla caduta del regime di Bachar Al Assad in Siria.\r\n\r\nInnanzitutto, abbiamo provato a comprendere quali sono state le forze in campo che hanno permesso la caduta del regime andando ad analizzare il soggetto Hayat Tahrir Al-Sham, la sua genesi e il suo progetto politico. Non è possibile leggere la situazione senza una ferma consapevolezza del ruolo di Stati come la Turchia, gli USA e Israele che rappresentano gli interessi imperialisti e che all'oggi concretamente costituiscono un ostacolo ulteriore per le resistenze palestinesi e libanesi nell'area. La formazione jihadista salafita (HTS) viene infatti definita come una forza pro-americana e imperialista-compatibile, in quanto resasi protagonista di un intervento militare, supportato e finanziato da Turchia, Qatar e con il supporto di armi e forze ucraine, che ha condotto all'indebolimento dell'Asse della Resistenza.\r\n\r\nOggi la sfida che si apre per il popolo siriano, con il quale viene ribadito più volte nel corso dell'intervista, si gioisce per la fine di una durissima dittatura, la riapertura delle prigioni e la cacciata di Assad, si riassume nella possibilità o meno di poter decidere per il proprio avvenire che risulta essere particolarmente complesso. Il progetto imperialista potrebbe beneficiare di una situazione di caos che porterebbe al collasso della Siria, se non sarà capace di costituirsi in uno Stato nazionale indipendente e unito, sia dal punto di vista degli USA sia dal punto di vista di Israele che oggi allarga la sua sfera di controllo nella regione controllando le alture del Golan e continuando i bombardamenti. Ma anche ovviamente dal punto di vista del primo attore in \u003Cmark>causa\u003C/mark> che sta beneficiando di questo passaggio, ossia la Turchia, che come prima preoccupazione ha quella di attaccare le regioni del nord con l'intenzione di minare la rivoluzione \u003Cmark>curda\u003C/mark> e distruggere l'amministrazione autonoma del nord-est.\r\n\r\nIn questo senso, si apre uno scenario ancora pieno di domande senza risposta ma che vede nell'ipotesi di un territorio diviso in zone controllate da gruppi di provenienza jihadista pro-imperialista una probabilità, ancorata anche in una storia coloniale che nel corso degli anni ha riproposto opzioni di questo genere. 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Molte fonti informative riportano un abbandono massiccio dei combattenti dello Stato Islamico dal terreno di scontro. Certo, nella guerra la prima vittima è un'informazione trasparente ed è inoltre difficile oggi dire con certezza se (l'apparente?) silenzio delle prime ore corrisponderà ad una recrudescenza del futuro prossimo con l'uso di kamikaze, cecchine o altre sorprese. Quello che sappiamo è che stamattina i peshmerga di Massud’arzani (formazioni kurde del nord Irak, storicamente alleate agli stati Uniti e in non brutti rapporti con la Turchia di Erdogan) hanno lanciato dalle prime luci dell'alba un’offensiva su larga scala nella parte settentrionale e orientale della città. L’esercito irachenoha invece attaccato la città irachena, roccaforte del gruppo Stato islamico, da sud.\r\n\r\nMa il vero problema, a questo punto, non sarà tanto la liberazione (forse) quando la gestione del post, a causa della partecipazione composita e divergente negli interessi di medio-lungo periodo degli attori che partecipano all'operazione di guerra: curdi-iracheni, iracheni-sciiti legati all'Iran, Turchi, Americani. L'esercito iracheno, in particolare, riflette in maniera abbastanza fedele le spaccature etniche e confessionali che attraversano quello che non si sa nemmeno più se definire stato. I turchi giocano a tutti i costo la loro partita qui ed è impressionante che le più tenaci proteste arrivino dall'esercito regolare iracheno piuttosto che dai peshmerga. Questo riflette le spaccature verticali che attraversano la questione curda ma fa capire anche quanto sia imprescindibile per l'occidente il ruolo della Turchia visto che la crisi umanitaria conseguente alla battaglia di Mosul aprirà una nuova pesante partita dei profughi.\r\n\r\nIntanto la Turchia gioca pesante, approfittando dell'attenzione mondiale sulla roccaforte dell'Isis per regolare un po' di conti con quelli che considera i suoi più temibili nemici: dei raid aerei hanno avuto luogo questa mattina contro i curdi nel nordovest della Siria. Ankara ha condotto bombardamenti aerei uccidendo, stando alle dichiarazioni ufficiali quasi duecento miliziani del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) e del Partito dell’Unione democratica (Pyd)\r\n\r\nDi tutto questo abbiamo parlato con Gastone Breccia, professore di storia bizantina all'università di Pavia, autore di Guerra all'ISIS. Diario dal fronte curdo.\r\n\r\nAl professore abbiamo anche posto domande più specifiche sulla sua esperienza in Rojava, sul fascino di quell'esperienza politico-militare e sullo sviluppo iper-capitalistico che vede al centro la città curdo-irachena di Erbil.\r\n\r\nbreccia\r\n\r\n ","20 Ottobre 2016","2016-10-25 17:33:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/91995768_mosul_recapture_624map_v03_english-200x110.png","\u003Cimg width=\"296\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/91995768_mosul_recapture_624map_v03_english-296x300.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/91995768_mosul_recapture_624map_v03_english-296x300.png 296w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/91995768_mosul_recapture_624map_v03_english.png 624w\" sizes=\"auto, (max-width: 296px) 100vw, 296px\" />","Battaglia di Mosul: il problema è il dopo",1476986303,[95,96,97,98,99,100,101],"http://radioblackout.org/tag/geopolitica/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/iraq/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/kurdi/","http://radioblackout.org/tag/mosul/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[103,104,12,105,106,27,16],"geopolitica","guerra","isis","Kurdi",{"post_content":108},{"matched_tokens":109,"snippet":110,"value":111},[69],"la gestione del post, a \u003Cmark>causa\u003C/mark> della partecipazione composita e divergente","La battaglia di Mosul si sta rivelando più veloce è semplice del previsto. 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L'accusa? Aver cercato di rovesciare il sistema democratico del paese, costruendo prove false contro il presidente Erdogan e il suo partito, ed effettuando intercettazioni telefoniche illegali.\r\nNel mirino: giornalisti, sceneggiatori e produttori dei telefilm e alcuni poliziotti.\r\nCosi si nasconde dietro l'ultima operazione repressiva del governo turco?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, giornalista indipendente turco.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nmurat cinar\r\n\r\nIl testo che segue è liberamente ispirato un suo articolo sull'operazione\r\n\r\nOrmai è palpabile il conflitto tra il governo, composto dal partito unico AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) e la fratellanza religiosa guidata dall’esiliato Fettullah Gülen. Dopo un rimpasto che ha portato alla sostituzione dei ministri della comunità di Gülen, all’interno dell’AKP c’è stata una scissione. Ad innescarla le operazioni anti corruzione che, a novembre e dicembre di quest'anno, hanno coinvolto quattro ministri ed varie persone vicine al Governo.\r\nIl Primo Ministro all’epoca dei fatti, Recep Tayyip Erdoğan, per aveva usato il concetto di “Stato parallelo” in riferimento alla comunità di Gülen. Secondo l’AKP e, soprattutto, secondo Erdoğan, da tempo, in Turchia, esisteva un sistema parallelo allo Stato legittimo e questo si era infiltrato nel sistema giuridico, nelle forze dell’ordine ed in una serie di enti pubblici. Da quel momento il vessillo della comunità di Gülen è stata la “lotta contro la corruzione per il bene della patria”, amplificato dai video messaggi pubblicati sul sito Herkul dalla Pennsylvania, ove tuttora risiede Gülen. Obiettivo dichiarato del Governo era la lotta contro un sistema oscuro che tenta di ottenere il potere in modo illegittimo ed illegale. Lo scontro con la comunità di Gülen è stato al centro della campagna elettorale che ha portato Recep Tayyip Erdoğan a diventare il Presidente della Repubblica.\r\nLo stesso Erdoğan aveva promesso che dopo le elezioni sarebbero state prese misure contro la comunità di Gülen.\r\n\r\nIl flirt tra due movimenti conservatori di destra è arrivato al capolinea.\r\nCirca una settimana fa, il misterioso account Twitter aperto a nome di Fuat Avni, forse Parlamentare dell’AKP vicinissimo alla comunità Gülen, aveva annunciato con chiarezza l’operazione che si sarebbe svolta di lì a poco. Avni aveva previsto l’arresto di circa 400 persone, di cui 150 giornalisti quasi tutti di media vicini alla comunità guidata dall’ex imam Gülen. Veniva così annunciata la resa dei conti tra Fettullah Gülen, fondatore, nel lontano 1965, della prima associazione per la lotta contro il comunismo ad Erzurum ed, Recep Tayyip Erdoğan, esponente di spicco della destra turca.\r\n\r\nIl 13 ed il 14 Dicembre sono state arrestate 31 persone. Tre quelle più note: Ekrem Dumanli, direttore generale del quotidiano nazionale Zaman, Hidayet Karaca, presidente del Canale Televisivo Samanyolu, e Tufan Erduger, ex presidente dell’ufficio per la lotta contro il terrorismo di Istanbul. L’arresto dei primi due servirebbe ad avallare la tesi del governo che sostiene che alcuni mezzi di comunicazione di massa siano stati utilizzati per sostenere il tentativo di rovesciare il sistema democratico del paese. L’ultimo nome è un colpo messo a segno contro il gruppo di persone che, sempre secondo la teoria complottista del governo, avrebbe sistematicamente procurato prove false e effettuato intercettazioni illegali per creare altre prove mendaci e permettere l’apertura di inchieste contro il Governo stesso. Le operazioni contro i poliziotti semplici e ufficiali, fino ad oggi, avevano già coinvolto, in meno di un anno, circa 2500 membri delle forze dell’ordine.\r\n\r\nLe reazioni delle due parti sono state immediate: con un video messaggio, Fettulah Gülen, dagli USA, ha espresso la propria solidarietà agli arrestati, incoraggiandoli con un: “evidentemente siete sulla pista giusta”. Dal canto suo, il Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdoğan, ha preferito usare parole al vetriolo: “Non troveremo mai un punto comune con chi minaccia la stabilità della Turchia! Queste operazioni fanno parte del nostro progetto per la Nuova Turchia. Spero che così anche i media abbandonino i lavori sporchi a cui si stanno dedicando. Tutti quelli che sono contrari all’indipendenza del Paese, prima o poi, perderanno. Questo popolo non si lascerà mai soggiogare da minacce e ricatti delle forze internazionali!”.\r\nNel mirino di Erdoğan è anche l’Unione Europea che, attraverso il Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, aveva definito preoccupanti le operazioni contro i giornalisti perpetrate dalla Turchia. La reazione di Erdoğan in merito a questa comunicazione è stata forte: “Non siamo preoccupati di quello che può pensare o dire l’UE. Non siamo preoccupati all’idea di essere o meno inclusi nell’UE. Per favore, tenete per voi i vostri consigli!”. Anche il nuovo Primo Ministro Ahmet Davutoğlu ha espresso la propria opinione in merito all’operazione: “Lo Stato ha il compito di prevenire. Sia prima delle elezioni sia durante i lavori per la risoluzione della questione curda qualcuno ha provato a provocare. Noi dobbiamo prendere le misure necessarie. Quelli che intercettano il Primo Ministro, il Presidente della Repubblica, il capo dei Servizi Segreti, quelli che bloccano i tir che portano gli aiuti in Siria non pensino che tutto ciò che hanno fatto e stanno facendo resterà senza risposta. Che sia oggi o domani presenteremo loro il conto da pagare a questo popolo ed alla storia. Noi non guardiamo con pregiudizio nessuno per l’attività che svolge. In questa operazione non sono state fermate le persone per via della loro professione di giornalisti, bensì per le altre attività in cui sono state coinvolte”.\r\n\r\nSenz’altro queste ultime parole di Davutoğlu ricordano fortemente le storiche dichiarazioni di Recep Tayyip Erdoğan e dei Parlamentari all’epoca in cui l’AKP avrebbe dovuto rispondere dell’accusa di limitare la libertà di stampa in Turchia, quando più di 60 giornalisti si trovavano in carcere a causa dei maxi processi Ergenekon, Balyoz, OdaTV e KCK, tra il 2008 ed il 2014. Oltre al governo, tra i sostenitori di questa tesi complottista figura anche Ekrem Dumanlı. Nel 2011, il direttore del quotidiano nazionale Zaman sostenne che le operazioni non avevano coinvolto i giornalisti per la loro attività professionale bensì per eventuali legami con le organizzazioni che volevano rovesciare il sistema democratico della Repubblica. Le battute sono le stesse, cambia solo il pulpito dal quale vengono pronunciate.\r\n\r\nTra le dichiarazioni del primo ministro Davutoğlu spicca il concetto di “prevenzione del delitto”. Non a caso, il 12 dicembre, grazie alla firma definitiva del Presidente della Repubblica, diventò legge il nuovo pacchetto sicurezza, fortemente sostenuto dal governo, che conferisce alla polizia il diritto di arrestare le persone legittimamente sospettate, al fine di prevenire il delitto prima che venga compiuto, sostituendo in questo modo il concetto di “fortemente sospettato”. Infatti, secondo le prime dichiarazioni di Ekrem Dumanlı, egli stesso era stato condotto in detenzione provvisoria perché ritenuto un sospettato legittimo.\r\n\r\nIl 15 Dicembre, diversi parlamentari dei partiti all’opposizione hanno espresso la propria contrarietà all’arresto dei giornalisti coinvolti nell’operazione. Ertugrul Kurkcu, del Partito Democratico dei Popoli (HDP), ha definito tutto ciò come un “colpo basso alla libertà di stampa”. Ha poi aggiunto: “Le operazioni in atto dimostrano che il conflitto tra il Governo e la comunità di Gülen continua. Si tratta di una lotta di potere tra parti che non hanno ragione. Tuttavia, nonostante le posizioni ostili che ha sempre assunto il quotidiano nazionale Zaman nei confronti dei maxi processi che hanno coinvolto, negli ultimi anni, diversi giornalisti, è necessario che vengano immediatamente rilasciati i giornalisti arrestati negli ultimi tre giorni”. Anche le organizzazioni dei giornalisti hanno espresso la propria contrarietà all’arresto dei colleghi.\r\n\r\nLo scontro di potere tra Gulen, protetto dagli Stati Uniti e Erdogan, fautore di un progetto di egemonia turca in chiave neo-ottomana, si spiega nel desiderio dell'islamico Erdogan di non avere briglie e lacci imposti da oltreoceano.\r\nNei fatti siamo di fronte ad uno scontro di potere molto duro, che finisce con l'infliggere un ulteriore colpo alle già esili libertà a tutele dei cittadini turchi.","18 Dicembre 2014","2015-01-08 12:35:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/erdogan-in-versione-imperatore-ottomano-615619_tn-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/erdogan-in-versione-imperatore-ottomano-615619_tn-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/erdogan-in-versione-imperatore-ottomano-615619_tn-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/erdogan-in-versione-imperatore-ottomano-615619_tn.jpg 310w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Turchia. 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Anche le organizzazioni dei giornalisti hanno espresso la propria contrarietà all’arresto dei colleghi.\r\n\r\nLo scontro di potere tra Gulen, protetto dagli Stati Uniti e Erdogan, fautore di un progetto di egemonia turca in chiave neo-ottomana, si spiega nel desiderio dell'islamico Erdogan di non avere briglie e lacci imposti da oltreoceano.\r\nNei fatti siamo di fronte ad uno scontro di potere molto duro, che finisce con l'infliggere un ulteriore colpo alle già esili libertà a tutele dei cittadini turchi.",[144],{"field":74,"matched_tokens":145,"snippet":141,"value":142},[140],{"best_field_score":78,"best_field_weight":79,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":44,"score":80,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},{"document":148,"highlight":170,"highlights":175,"text_match":76,"text_match_info":178},{"cat_link":149,"category":150,"comment_count":44,"id":151,"is_sticky":44,"permalink":152,"post_author":47,"post_content":153,"post_date":154,"post_excerpt":50,"post_id":151,"post_modified":155,"post_thumbnail":50,"post_thumbnail_html":50,"post_title":156,"post_type":55,"sort_by_date":157,"tag_links":158,"tags":166},[41],[43],"24774","http://radioblackout.org/2014/09/oltre-le-frontiere-la-resistenza-delle-comunita-federaliste-e-libertarie-tra-siria-e-iraq/","Mercoledì 3 settembre. La notizia della decapitazione di un giornalista statunitense, il trentunenne Steven Sotloff occupa le prime pagine dei giornali, sia pure con enfasi minore rispetto alla decapitazione del collega James Foley, che metteva in scena per la prima volta, uno spettacolo comunicativo il cui obiettivo è ben al di là della minaccia agli Stati Uniti, per investire direttamente una più vasta platea internazionale, la stessa da cui provengono i miliziani dell'IS.\r\nLa coreografia (la tunica arancio che richiama le tute dei prigionieri di Guantanamo), la demolizione del mito del \"nero\" Obama e le sue promesse mancate, le minacce all'islam sciita, sono messaggi semplici ma potenti, capaci di dare forza all'immaginario dell'islam radicale.\r\nSui media main stream ci sono diversi attori: i feroci seguaci del califfo Al Baghdadi, i \"curdi\", \"l'imbelle\" governo iracheno. Più sullo sfondo il regime dell'alawita Bashar el Hassad, contro il quale gli Stati Uniti hanno armato le formazioni islamiste che concorrono alla conquista del paese, il maggior sponsor di Hassad, la Russia putiniana, la Turchia che ha finanziato l'Is.\r\nIl termine \"curdi\" nasconde più di quanto non riveli. I curdi di cui narrano i media nostrani - diversa è l'informazione negli stessi Stati Uniti - sono quelli della zona dell'Iraq sotto il controllo del PDK di Mas’ud Barzani, alleati con gli Stati Uniti, e \"naturali\" destinatari delle armi promesse anche dal governo italiano.\r\nMai entrate nella scena mediatica le formazioni guerrigliere del Rojava (Siria nord orientale) protagoniste della controffensiva che ha liberato numerose zone occupate dell'IS, che, curiosamente, ha interrotto la propria marcia su Baghdad per attaccare le zone curde controllate dalle formazioni libertarie, federaliste e femministe del Rojava e di alcune zone dello stesso Iraq.\r\nNon per caso nel mirino dell'IS è entrato il campo profughi di Makhmur, che da vent'anni ospita curdi sfuggiti alle persecuzioni contro il PKK in Turchia.\r\n\r\nPer capirne di più ne abbiamo parlato con Daniele Pepino, un compagno che conosce bene le zone curde che stanno sperimentando il confederalismo democratico.\r\n\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014 09 03 daniele guerra is pkk\r\n\r\nDi seguito un lungo articolo di Daniele che ci fornisce il lessico essenziale per meglio capire la partita che si sta giocando tra Siria, Iraq. E non solo.\r\nPer la prima volta da decenni il percorso intrapreso in Rojavà narra una storia che apre prospettive che vanno ben al di là delle montagne curde.\r\n\r\nLe notizie dal Vicino e Medio Oriente si susseguono a un ritmo incalzante. Il Kurdistan si trova, ancora una volta, nell’occhio del ciclone, dilaniato dall’esplodere delle tensioni tra le potenze regionali che si spartiscono il suo territorio.\r\n\r\nNon è semplice, in un simile scenario, fornire un quadro della situazione che non sia immediatamente superato dall’incedere degli eventi. I quintali di notizie, parole, immagini, vomitati dai mass media, invece di chiarire la complessità dello scenario mediorientale, contribuiscono a spargere una confusione che è tutt’altro che casuale.\r\n\r\nPerciò ci sembra prioritario – nei limiti di quanto è possibile fare in un breve articolo – provare a fornire qualche strumento interpretativo utile a comprendere le dinamiche in corso con uno sguardo di più lungo periodo rispetto alla cronaca emergenziale del giorno dopo giorno.\r\n\r\nDa un lato, è necessario ricordare come quel che accade in Kurdistan (e più in generale in Medio Oriente) sia sempre, anche, il precipitato dell’interazione di forze esterne, a cominciare dagli Stati che ne occupano il territorio, ossia la Turchia, la Siria, l’Iraq e l’Iran (a loro volta, peraltro, veicoli di uno scontro di interessi su scala mondiale).\r\n\r\nDall’altro, è bene sottolineare come ciò non precluda l’esistenza di specifiche dinamiche locali, le quali, anzi, dimostrano sempre più spesso come proprio questi momenti di crisi e disfacimento possano rappresentare le crepe da cui emergono nuovi percorsi di autonomia, rivolta e protagonismo popolare.\r\n\r\nL’immagine costruita dal discorso mediatico dominante racconta, sostanzialmente, di una folle guerra di fanatici terroristi musulmani contro i quali l’Occidente è costretto a intervenire (per ragioni umanitarie, ça va sans dire!) appoggiando le uniche forze al momento in grado di opporvisi, ovvero “i curdi”. Per fornire qualche antidoto alle ambiguità e ai silenzi che caratterizzano tale ricostruzione, ci pare utile, in primo luogo, delineare chi sono realmente le forze in campo, cosa rappresentano, quali identità e progettualità incarnano (in particolare nel campo curdo). In secondo luogo [nella prossima “puntata”], proveremo a sondare i percorsi di autonomia popolare che nonostante tutto – compresa una censura mediatica impressionante – resistono e rappresentano una forza di rottura per niente trascurabile (sia da un punto di vista politico che militare), in particolare nel Kurdistan siriano (Rojava). Infine, cercheremo di abbozzare qualche riflessione di portata più generale sul senso degli eventi in corso\r\n\r\nGli attori in campo\r\n15 agosto 2014. Le televisioni del mondo intero riportano con orrore i massacri, le esecuzioni, i rapimenti di bambini e donne venduti come schiavi, le pulizie etniche e le angherie di ogni tipo dispiegate dalle bande dello “Stato Islamico” (I.S.) in nord Iraq contro minoranze religiose e oppositori, ad esempio contro i curdi yezidi a Sinjar (Şengal in curdo). Tale escalation di violenza settaria sarebbe, ufficialmente, all’origine del sostegno militare che Stati Uniti ed Europa si apprestano a fornire (apertamente) “ai curdi” – dopo averlo fornito a lungo (dietro le quinte) alle milizie “jihadiste”. Peccato però che l’espressione “i curdi” non significhi nulla, essendo “i kurds_mapcurdi” una realtà nient'affatto omogenea. Oltre al fatto – tutt’altro che trascurabile – che il popolo curdo è diviso da circa un secolo dalle frontiere artificiali di Turchia, Siria, Iraq e Iran, nel movimento curdo si sovrappongono, com’è ovvio che sia, profonde divisioni che hanno origini storiche, linguistiche, tribali, religiose, oltre che contrapposizioni politiche talvolta laceranti e foriere di conflitti anche armati. Quando, dunque, gli Stati Uniti parlano di “armare i curdi”, si riferiscono ovviamente ai loro alleati sul campo, ovvero ai filo-americani del PDK, e non certo ai “terroristi” del PKK e ai suoi alleati. E ciò anche se, come emerge sempre più chiaramente dalle fonti sul campo e dalle testimonianze dei sopravvissuti, ad accorrere per aiutare le minoranze aggredite e a organizzare la resistenza armata contro le bande paramilitari di I.S., sono stati proprio quelli che Washington e Bruxelles definiscono “terroristi”, e non i miliziani fedeli a PDK e USA, i quali hanno invece lasciato campo libero all’avanzata di I.S., sostanzialmente spartendosi le spoglie del territorio abbandonato dallo squagliarsi dell’esercito di Baghdad. Del resto, anche i tanto decantati quanto limitati bombardamenti finora sferrati dagli Stati Uniti non sembrano proprio avere l’obbiettivo di stroncare le forze “islamiste”, quanto piuttosto quello di contenerle e indirizzarle (altrimenti, con le tecnologie e le informazioni in mano all’aviazione USA, sarebbe stato un “gioco da ragazzi” annientarne le postazioni e le colonne nel campo aperto del deserto iracheno).\r\n\r\nÈ proprio per cercare di dissipare tali ambiguità che riportiamo qui di seguito, in modo inevitabilmente sintetico e schematico, una descrizione delle organizzazioni coinvolte a vario titolo nel conflitto in corso, una sorta di glossario per aiutare a districarsi nella confusione mediatica.\r\n\r\nPKK – Partito dei lavoratori del Kurdistan (Turchia). Le sue ali militari sono: HPG (Forze di difesa del popolo) e YJA-Star (Unità delle donne libere - Star). Opera nel Kurdistan settentrionale (in curdo “Bakûr”, sud-est della Turchia) da oltre trent’anni, per sostenere l’autodeterminazione e la stessa sopravvivenza del popolo curdo contro l’occupazione militare da parte dello Stato turco. È stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata da USA ed Europa. Dagli anni Novanta, in particolare grazie all’elaborazione teorica del suo presidente Abdullah Öcalan (tuttora detenuto nell’isola-prigione di Imrali in Turchia), il PKK ha superato l’originaria ideologia nazionalista e marxista-leninista attraverso una radicale critica degli stessi concetti di Stato, Nazione, Partito, e abbandonando l’obiettivo della costruzione di uno Stato curdo indipendente. La sua proposta politica, denominata Confederalismo democratico, auspica la costruzione di una federazione di comunità autogovernantisi al di là dei confini nazionali, religiosi, etnici, le cui colonne portanti sono la partecipazione dal basso, la parità di genere e il rispetto della natura. Il suo esercito di guerriglia (HPG e YJA-Star) conta diverse migliaia di uomini e donne nelle montagne del sud-est della Turchia (sui confini con Siria, Iraq e Iran) e sui monti Qandil in territorio iracheno. Attualmente in un precario cessate il fuoco unilaterale con la Turchia, è impegnato nel sostegno dei propri fratelli in Siria (Rojava) e nella difesa della popolazione civile in Iraq contro I.S.\r\n\r\nPYD – Partito dell’unione democratica (Siria). Le sue ali militari sono: YPG (Unità di difesa popolare) e YPJ (Unità di difesa delle donne). È il partito maggioritario nel Kurdistan occidentale (“Rojava”, Siria del nord). Stretto alleato del PKK, sia dal punto di vista militare che politico, ne condivide la proposta del Confederalismo democratico, prospettiva che sta concretizzando nei territori del Rojava. Qui, dall’insurrezione contro il regime siriano, non si è schierato né con il regime di Al-Assad né con i “ribelli siriani”, praticando una “terza via” consistente nel liberare e difendere il proprio territorio per amministrarlo, insieme agli altri partiti e realtà della società civile non solo curda, in una sorta di “democrazia cantonale dal basso”. La sua forza militare (YPG e YPJ) oltre a difendere il Rojava da chiunque l’attacchi (lealisti di Al-Assad, “ribelli” siriani, I.S. e “jihadisti” vari) ha recentemente operato in territorio iracheno contro i tentativi di pulizia etnica di I.S. – in particolare nelle aree di Sinjar, Makhmour (Maxmur, in curdo) –, soccorrendo la popolazione in fuga e organizzando anche lì, come in Siria, una resistenza armata di autodifesa popolare.\r\n\r\nKCK – Raggruppamento delle comunità del Kurdistan. È il coordinamento che raggruppa i vari partiti e organizzazioni della società civile delle quattro parti del Kurdistan per portare avanti il progetto del Confederalismo democratico. Oltre a PKK e PYD, ne fanno parte anche il PÇDK (Iraq) e il PJAK (Iran).\r\n\r\nPÇDK – Partito della soluzione democratica in Kurdistan (Iraq), per il Kurdistan meridionale (“Başûr”, nord Iraq); forza attualmente minoritaria anche a causa della repressione che subisce da parte del governo regionale del PDK.\r\n\r\nPJAK – Partito della vita libera del Kurdistan (Iran), per il Kurdistan orientale (“Rojhelat”, nord-ovest dell’Iran). La sua ala militare è composta dalle HRG (Forze di difesa del Kurdistan orientale) e quella femminile dall’YJRK (Unione delle donne del Kurdistan orientale), le cui forze sono anch’esse attualmente impegnate nella resistenza contro l’I.S. in Iraq e in Rojava.\r\n\r\nPDK – Partito democratico del Kurdistan (Iraq). È il partito di Mas’ud Barzani, che governa il Kurdistan meridionale (“Başûr”, nord Iraq), divenuto regione autonoma (KRG) in seguito all’invasione americana del 2003 e alla caduta del regime di Saddam Hussein. La famiglia Barzani, leader storici del movimento nazionalista curdo, governa di fatto la regione come un proprio feudo, rappresentando una vera e propria mafia del petrolio, in grado di garantire l’ordine nella regione e perciò sostenuta e armata dagli Stati Uniti, oltre che da Israele e Turchia (con cui ha importanti rapporti economici e a cui vende il petrolio). L’ala militare del PDK è formata dai «peshmerga», in parte integrati nell’esercito regolare iracheno, ma soprattutto nelle milizie che costituiscono le forze di sicurezza del KRG (Governo regionale del Kurdistan). La politica nazionalista e filo-americana del PDK è radicalmente in contrasto con le posizioni di PKK, PYD, KCK, in quanto principale stampella del neo-colonialismo e della balcanizzazione del Medio Oriente. Di fronte all’offensiva di I.S., i peshmerga di Barzani si sono distinti per una politica opportunista, che non ha sostanzialmente ostacolato l’avanzata di I.S. (fortemente sponsorizzata – tra gli altri – dall’amica Turchia) fino a quando non ha toccato i propri interessi, e anzi approfittando del conseguente indebolimento del governo centrale iracheno per allargare i confini del Kurdistan federale (ad esempio occupando la città petrolifera di Kirkuk quando I.S. occupava Mosul). Molteplici testimonianze dei civili scampati ai massacri di I.S., in particolare a Sinjar e a Makhmour, riferiscono di essere stati abbandonati dai miliziani di Barzani e di essersi salvati soltanto grazie all’intervento dei guerriglieri del PKK e del PYD. Diversi analisti inoltre – a proposito dell’immobilismo dei peshmerga del PDK – hanno sottolineato il fatto che mentre le forze del PKK dagli anni Ottanta non hanno mai smesso di combattere e di addestrarsi alla guerriglia, le truppe di Barzani, a oltre dieci anni dalla caduta di Saddam Hussein, si sono trasformate in un apparato burocratico di impiegati più che di guerriglieri.\r\n\r\n«Peshmerga». Significa genericamente «guerrigliero» o «soldato» curdo, ed è quindi il termine che, storicamente, definisce ogni combattente del Kurdistan. Col tempo però (con la formazione di un governo de facto nel nord Iraq e le profonde spaccature nel movimento curdo) questo termine è andato a definire in modo specifico i miliziani del PDK di Barzani, come quelli del PUK di Talabani, di Gorran e degli altri partiti curdi d’Iraq, mentre i partigiani del PKK o del PYD preferiscono definirsi col nome delle proprie organizzazioni (o “gerîlla”, “partîzan”…). La genericità del termine «peshmerga» comunque rimane, ed è anche sulla sua ambiguità che si è costruita molta della confusione diffusa dai media internazionali.\r\n\r\nIn campo avverso, tra i protagonisti del conflitto in corso, il califfato fondato da Abu Bakr Al-Baghdadi nei territori del Bilad ash Sham (a cavallo tra Siria e Iraq) si è ormai affermato come una vera e propria potenza militare, fondata sul terrore nei confronti delle popolazioni civili e dotata di una forza paramilitare più simile a un esercito mercenario che non a una “tradizionale” organizzazione “jihadista”.\r\n\r\nI.S. – Stato islamico. Nasce dall’arcipelago della resistenza islamista sunnita contro l’occupazione americana dell’Iraq nel 2003, nello specifico dal gruppo “Al-Tawḥīd wa-al-Jihād” fondato dal giordano Abu Musab Al-Zarkawi (ucciso da un bombardamento USA nel 2006), poi divenuto Al Qaida in Iraq (AQI), poi Stato islamico in Iraq (ISI), in Siria (ISIS) e infine Stato islamico (IS). Ha praticato fin dagli esordi una politica ferocemente settaria, attaccando principalmente gli sciiti e le altre minoranze dell’area (ragione del disaccordo e delle continue frizioni con la dirigenza di Al Qaida), riuscendo a serrare le fila sunnite con migliaia di militanti soprattutto stranieri (dimostrando una capacità di attrattiva effettivamente internazionale). Nello scenario della guerra civile siriana, si è distinto per la ferocia dei suoi attacchi (e non solo contro le forze lealiste ma anche e soprattutto contro ogni fazione rivale del fronte dei “ribelli”) riuscendo a imporsi, dal 2013, come principale kurds_vs_Isisforza del campo fondamentalista sunnita (scalzando anche Jabat Al Nusra, ovvero il referente di Al Qaida in Siria). Qui controlla ormai diverse aree nel nord e nell’est del Paese, in particolare nelle zone petrolifere e lungo il corso dell’Eufrate, in guerra aperta contro le forze curde del Rojava. Nel 2014 incomincia l’avanzata in Iraq, dove trova l’appoggio di diverse forze sunnite emarginate e represse dal governo iracheno, il cui esercito a luglio si ritira disordinatamente abbandonando nelle mani dell’I.S. un vero e proprio arsenale (tra cui fucili M4 e M16, lanciagranate, visori notturni, mitragliatrici, artiglieria pesante, missili terra-aria Stinger e Scud, carri armati, veicoli corazzati Humvies, elicotteri Blackhawks, aerei cargo…). È così che l’I.S., sotto la guida di Abu Bakr Al-Baghdadi, si costituisce in Califfato, strutturandosi di fatto come un nuovo Stato che riscuote le tasse, paga i suoi miliziani e dipendenti, amministra centrali elettriche, depositi di grano, dighe, pozzi petroliferi, affrancandosi così anche dalla dipendenza da finanziamenti di Stati stranieri.\r\n\r\nIn questa rapida escalation dello Stato Islamico, l’appoggio logistico, economico, militare fornitogli dalla Turchia perlomeno dall’inizio della “crisi” del regime siriano, insieme all’atteggiamento delle milizie peshmerga di Barzani, e alla “vigile distanza” degli USA, potrebbero far sorgere ai più malfidenti qualche sospetto sull’esistenza di un disegno pro I.S. condiviso da tale “asse”. Ciò anche senza scomodare le voci secondo cui il califfo Al-Baghdadi (che risulta essere stato in un campo di prigionia statunitense in Iraq dal 2004 al 2009, per poi esserne rilasciato ed assumere la leadership di ISIS in seguito all'uccisione del precedente leader da parte di forze statunitensi) sarebbe stato addestrato da Mossad, CIA e MI6. Anche senza bisogno di perdersi nelle immancabili elucubrazioni su complotti e cospirazioni a tavolino, non è affatto impensabile un’alleanza di fatto, una convergenza di interessi (che si saldano nel sollecitare alcune dinamiche, nel non ostacolarne altre…) tra Turchia, USA, PDK (oltre ad Arabia saudita, Qatar…), per “suscitare” e impiantare una presenza fondamentalista sunnita nel cuore del Medio Oriente (uno nuovo Stato, o un Califfato, o un territorio in guerra permanente...) in funzione anti Iran (e dunque anti Al-Assad, Hezbollah… e Russia); qualcosa che – già che c’è – vada a spezzare sul campo ogni tentativo di rivolta, di autogoverno, di gestione diretta, e diversa, del territorio…\r\n\r\nUna controrivoluzione preventiva, insomma, contro quella resistenza popolare che costituisce oggi (fuori dalle menzogne della propaganda) l'unica vera resistenza sul campo contro lo Stato Islamico; una resistenza che vede in prima fila le milizie autorganizzate dalle donne, e in cui stanno confluendo gli abitanti delle regioni sotto attacco rompendo le divisioni etniche, religiose, culturali, in una prospettiva politica che assume un significato universale... Questo movimento, che partendo dai curdi di Rojava rischia di dilagare oltre confini che non tengono più, è qualcosa di dirompente nel panorama mediorientale, comprensibilmente preoccupante per qualsiasi potere con mire di controllo o egemonia nell'area, e proprio perciò, per noi, tanto più interessante.","3 Settembre 2014","2014-09-08 19:44:33","Oltre le frontiere. La resistenza delle comunità federaliste e libertarie tra Siria e Iraq",1409771523,[97,159,160,161,162,163,164,61,165],"http://radioblackout.org/tag/is/","http://radioblackout.org/tag/jpg/","http://radioblackout.org/tag/jpy/","http://radioblackout.org/tag/pkk/","http://radioblackout.org/tag/pyd/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[12,19,25,23,167,21,168,14,169],"pkk","rojava","Stati Uniti",{"post_content":171},{"matched_tokens":172,"snippet":173,"value":174},[140],"della società civile non solo \u003Cmark>curda\u003C/mark>, in una sorta di “democrazia","Mercoledì 3 settembre. 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Per fornire qualche antidoto alle ambiguità e ai silenzi che caratterizzano tale ricostruzione, ci pare utile, in primo luogo, delineare chi sono realmente le forze in campo, cosa rappresentano, quali identità e progettualità incarnano (in particolare nel campo curdo). In secondo luogo [nella prossima “puntata”], proveremo a sondare i percorsi di autonomia popolare che nonostante tutto – compresa una censura mediatica impressionante – resistono e rappresentano una forza di rottura per niente trascurabile (sia da un punto di vista politico che militare), in particolare nel Kurdistan siriano (Rojava). Infine, cercheremo di abbozzare qualche riflessione di portata più generale sul senso degli eventi in corso\r\n\r\nGli attori in campo\r\n15 agosto 2014. 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Del resto, anche i tanto decantati quanto limitati bombardamenti finora sferrati dagli Stati Uniti non sembrano proprio avere l’obbiettivo di stroncare le forze “islamiste”, quanto piuttosto quello di contenerle e indirizzarle (altrimenti, con le tecnologie e le informazioni in mano all’aviazione USA, sarebbe stato un “gioco da ragazzi” annientarne le postazioni e le colonne nel campo aperto del deserto iracheno).\r\n\r\nÈ proprio per cercare di dissipare tali ambiguità che riportiamo qui di seguito, in modo inevitabilmente sintetico e schematico, una descrizione delle organizzazioni coinvolte a vario titolo nel conflitto in corso, una sorta di glossario per aiutare a districarsi nella confusione mediatica.\r\n\r\nPKK – Partito dei lavoratori del Kurdistan (Turchia). Le sue ali militari sono: HPG (Forze di difesa del popolo) e YJA-Star (Unità delle donne libere - Star). Opera nel Kurdistan settentrionale (in curdo “Bakûr”, sud-est della Turchia) da oltre trent’anni, per sostenere l’autodeterminazione e la stessa sopravvivenza del popolo curdo contro l’occupazione militare da parte dello Stato turco. È stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata da USA ed Europa. Dagli anni Novanta, in particolare grazie all’elaborazione teorica del suo presidente Abdullah Öcalan (tuttora detenuto nell’isola-prigione di Imrali in Turchia), il PKK ha superato l’originaria ideologia nazionalista e marxista-leninista attraverso una radicale critica degli stessi concetti di Stato, Nazione, Partito, e abbandonando l’obiettivo della costruzione di uno Stato curdo indipendente. La sua proposta politica, denominata Confederalismo democratico, auspica la costruzione di una federazione di comunità autogovernantisi al di là dei confini nazionali, religiosi, etnici, le cui colonne portanti sono la partecipazione dal basso, la parità di genere e il rispetto della natura. Il suo esercito di guerriglia (HPG e YJA-Star) conta diverse migliaia di uomini e donne nelle montagne del sud-est della Turchia (sui confini con Siria, Iraq e Iran) e sui monti Qandil in territorio iracheno. Attualmente in un precario cessate il fuoco unilaterale con la Turchia, è impegnato nel sostegno dei propri fratelli in Siria (Rojava) e nella difesa della popolazione civile in Iraq contro I.S.\r\n\r\nPYD – Partito dell’unione democratica (Siria). Le sue ali militari sono: YPG (Unità di difesa popolare) e YPJ (Unità di difesa delle donne). È il partito maggioritario nel Kurdistan occidentale (“Rojava”, Siria del nord). Stretto alleato del PKK, sia dal punto di vista militare che politico, ne condivide la proposta del Confederalismo democratico, prospettiva che sta concretizzando nei territori del Rojava. Qui, dall’insurrezione contro il regime siriano, non si è schierato né con il regime di Al-Assad né con i “ribelli siriani”, praticando una “terza via” consistente nel liberare e difendere il proprio territorio per amministrarlo, insieme agli altri partiti e realtà della società civile non solo \u003Cmark>curda\u003C/mark>, in una sorta di “democrazia cantonale dal basso”. La sua forza militare (YPG e YPJ) oltre a difendere il Rojava da chiunque l’attacchi (lealisti di Al-Assad, “ribelli” siriani, I.S. e “jihadisti” vari) ha recentemente operato in territorio iracheno contro i tentativi di pulizia etnica di I.S. – in particolare nelle aree di Sinjar, Makhmour (Maxmur, in curdo) –, soccorrendo la popolazione in fuga e organizzando anche lì, come in Siria, una resistenza armata di autodifesa popolare.\r\n\r\nKCK – Raggruppamento delle comunità del Kurdistan. È il coordinamento che raggruppa i vari partiti e organizzazioni della società civile delle quattro parti del Kurdistan per portare avanti il progetto del Confederalismo democratico. Oltre a PKK e PYD, ne fanno parte anche il PÇDK (Iraq) e il PJAK (Iran).\r\n\r\nPÇDK – Partito della soluzione democratica in Kurdistan (Iraq), per il Kurdistan meridionale (“Başûr”, nord Iraq); forza attualmente minoritaria anche a \u003Cmark>causa\u003C/mark> della repressione che subisce da parte del governo regionale del PDK.\r\n\r\nPJAK – Partito della vita libera del Kurdistan (Iran), per il Kurdistan orientale (“Rojhelat”, nord-ovest dell’Iran). La sua ala militare è composta dalle HRG (Forze di difesa del Kurdistan orientale) e quella femminile dall’YJRK (Unione delle donne del Kurdistan orientale), le cui forze sono anch’esse attualmente impegnate nella resistenza contro l’I.S. in Iraq e in Rojava.\r\n\r\nPDK – Partito democratico del Kurdistan (Iraq). È il partito di Mas’ud Barzani, che governa il Kurdistan meridionale (“Başûr”, nord Iraq), divenuto regione autonoma (KRG) in seguito all’invasione americana del 2003 e alla caduta del regime di Saddam Hussein. La famiglia Barzani, leader storici del movimento nazionalista curdo, governa di fatto la regione come un proprio feudo, rappresentando una vera e propria mafia del petrolio, in grado di garantire l’ordine nella regione e perciò sostenuta e armata dagli Stati Uniti, oltre che da Israele e Turchia (con cui ha importanti rapporti economici e a cui vende il petrolio). L’ala militare del PDK è formata dai «peshmerga», in parte integrati nell’esercito regolare iracheno, ma soprattutto nelle milizie che costituiscono le forze di sicurezza del KRG (Governo regionale del Kurdistan). La politica nazionalista e filo-americana del PDK è radicalmente in contrasto con le posizioni di PKK, PYD, KCK, in quanto principale stampella del neo-colonialismo e della balcanizzazione del Medio Oriente. Di fronte all’offensiva di I.S., i peshmerga di Barzani si sono distinti per una politica opportunista, che non ha sostanzialmente ostacolato l’avanzata di I.S. (fortemente sponsorizzata – tra gli altri – dall’amica Turchia) fino a quando non ha toccato i propri interessi, e anzi approfittando del conseguente indebolimento del governo centrale iracheno per allargare i confini del Kurdistan federale (ad esempio occupando la città petrolifera di Kirkuk quando I.S. occupava Mosul). Molteplici testimonianze dei civili scampati ai massacri di I.S., in particolare a Sinjar e a Makhmour, riferiscono di essere stati abbandonati dai miliziani di Barzani e di essersi salvati soltanto grazie all’intervento dei guerriglieri del PKK e del PYD. Diversi analisti inoltre – a proposito dell’immobilismo dei peshmerga del PDK – hanno sottolineato il fatto che mentre le forze del PKK dagli anni Ottanta non hanno mai smesso di combattere e di addestrarsi alla guerriglia, le truppe di Barzani, a oltre dieci anni dalla caduta di Saddam Hussein, si sono trasformate in un apparato burocratico di impiegati più che di guerriglieri.\r\n\r\n«Peshmerga». Significa genericamente «guerrigliero» o «soldato» curdo, ed è quindi il termine che, storicamente, definisce ogni combattente del Kurdistan. Col tempo però (con la formazione di un governo de facto nel nord Iraq e le profonde spaccature nel movimento curdo) questo termine è andato a definire in modo specifico i miliziani del PDK di Barzani, come quelli del PUK di Talabani, di Gorran e degli altri partiti curdi d’Iraq, mentre i partigiani del PKK o del PYD preferiscono definirsi col nome delle proprie organizzazioni (o “gerîlla”, “partîzan”…). La genericità del termine «peshmerga» comunque rimane, ed è anche sulla sua ambiguità che si è costruita molta della confusione diffusa dai media internazionali.\r\n\r\nIn campo avverso, tra i protagonisti del conflitto in corso, il califfato fondato da Abu Bakr Al-Baghdadi nei territori del Bilad ash Sham (a cavallo tra Siria e Iraq) si è ormai affermato come una vera e propria potenza militare, fondata sul terrore nei confronti delle popolazioni civili e dotata di una forza paramilitare più simile a un esercito mercenario che non a una “tradizionale” organizzazione “jihadista”.\r\n\r\nI.S. – Stato islamico. Nasce dall’arcipelago della resistenza islamista sunnita contro l’occupazione americana dell’Iraq nel 2003, nello specifico dal gruppo “Al-Tawḥīd wa-al-Jihād” fondato dal giordano Abu Musab Al-Zarkawi (ucciso da un bombardamento USA nel 2006), poi divenuto Al Qaida in Iraq (AQI), poi Stato islamico in Iraq (ISI), in Siria (ISIS) e infine Stato islamico (IS). Ha praticato fin dagli esordi una politica ferocemente settaria, attaccando principalmente gli sciiti e le altre minoranze dell’area (ragione del disaccordo e delle continue frizioni con la dirigenza di Al Qaida), riuscendo a serrare le fila sunnite con migliaia di militanti soprattutto stranieri (dimostrando una capacità di attrattiva effettivamente internazionale). Nello scenario della guerra civile siriana, si è distinto per la ferocia dei suoi attacchi (e non solo contro le forze lealiste ma anche e soprattutto contro ogni fazione rivale del fronte dei “ribelli”) riuscendo a imporsi, dal 2013, come principale kurds_vs_Isisforza del campo fondamentalista sunnita (scalzando anche Jabat Al Nusra, ovvero il referente di Al Qaida in Siria). Qui controlla ormai diverse aree nel nord e nell’est del Paese, in particolare nelle zone petrolifere e lungo il corso dell’Eufrate, in guerra aperta contro le forze curde del Rojava. Nel 2014 incomincia l’avanzata in Iraq, dove trova l’appoggio di diverse forze sunnite emarginate e represse dal governo iracheno, il cui esercito a luglio si ritira disordinatamente abbandonando nelle mani dell’I.S. un vero e proprio arsenale (tra cui fucili M4 e M16, lanciagranate, visori notturni, mitragliatrici, artiglieria pesante, missili terra-aria Stinger e Scud, carri armati, veicoli corazzati Humvies, elicotteri Blackhawks, aerei cargo…). È così che l’I.S., sotto la guida di Abu Bakr Al-Baghdadi, si costituisce in Califfato, strutturandosi di fatto come un nuovo Stato che riscuote le tasse, paga i suoi miliziani e dipendenti, amministra centrali elettriche, depositi di grano, dighe, pozzi petroliferi, affrancandosi così anche dalla dipendenza da finanziamenti di Stati stranieri.\r\n\r\nIn questa rapida escalation dello Stato Islamico, l’appoggio logistico, economico, militare fornitogli dalla Turchia perlomeno dall’inizio della “crisi” del regime siriano, insieme all’atteggiamento delle milizie peshmerga di Barzani, e alla “vigile distanza” degli USA, potrebbero far sorgere ai più malfidenti qualche sospetto sull’esistenza di un disegno pro I.S. condiviso da tale “asse”. Ciò anche senza scomodare le voci secondo cui il califfo Al-Baghdadi (che risulta essere stato in un campo di prigionia statunitense in Iraq dal 2004 al 2009, per poi esserne rilasciato ed assumere la leadership di ISIS in seguito all'uccisione del precedente leader da parte di forze statunitensi) sarebbe stato addestrato da Mossad, CIA e MI6. Anche senza bisogno di perdersi nelle immancabili elucubrazioni su complotti e cospirazioni a tavolino, non è affatto impensabile un’alleanza di fatto, una convergenza di interessi (che si saldano nel sollecitare alcune dinamiche, nel non ostacolarne altre…) tra Turchia, USA, PDK (oltre ad Arabia saudita, Qatar…), per “suscitare” e impiantare una presenza fondamentalista sunnita nel cuore del Medio Oriente (uno nuovo Stato, o un Califfato, o un territorio in guerra permanente...) in funzione anti Iran (e dunque anti Al-Assad, Hezbollah… e Russia); qualcosa che – già che c’è – vada a spezzare sul campo ogni tentativo di rivolta, di autogoverno, di gestione diretta, e diversa, del territorio…\r\n\r\nUna controrivoluzione preventiva, insomma, contro quella resistenza popolare che costituisce oggi (fuori dalle menzogne della propaganda) l'unica vera resistenza sul campo contro lo Stato Islamico; una resistenza che vede in prima fila le milizie autorganizzate dalle donne, e in cui stanno confluendo gli abitanti delle regioni sotto attacco rompendo le divisioni etniche, religiose, culturali, in una prospettiva politica che assume un significato universale... Questo movimento, che partendo dai curdi di Rojava rischia di dilagare oltre confini che non tengono più, è qualcosa di dirompente nel panorama mediorientale, comprensibilmente preoccupante per qualsiasi potere con mire di controllo o egemonia nell'area, e proprio perciò, per noi, tanto più interessante.",[176],{"field":74,"matched_tokens":177,"snippet":173,"value":174},[140],{"best_field_score":78,"best_field_weight":79,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":44,"score":80,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},6664,{"collection_name":55,"first_q":181,"per_page":182,"q":181},"causa curda",6,{"facet_counts":184,"found":225,"hits":226,"out_of":1453,"page":18,"request_params":1454,"search_cutoff":33,"search_time_ms":1455},[185,204],{"counts":186,"field_name":201,"sampled":33,"stats":202},[187,189,191,193,195,197,199],{"count":11,"highlighted":188,"value":188},"black holes",{"count":11,"highlighted":190,"value":190},"frittura mista",{"count":11,"highlighted":192,"value":192},"I Bastioni di Orione",{"count":18,"highlighted":194,"value":194},"anarres",{"count":18,"highlighted":196,"value":196},"ponte radio",{"count":18,"highlighted":198,"value":198},"defendkurdistan",{"count":18,"highlighted":200,"value":200},"La fine della Fine della storia","podcastfilter",{"total_values":203},7,{"counts":205,"field_name":32,"sampled":33,"stats":223},[206,207,209,210,211,213,215,217,219,221],{"count":36,"highlighted":168,"value":168},{"count":36,"highlighted":208,"value":208},"Ocalan",{"count":36,"highlighted":16,"value":16},{"count":36,"highlighted":181,"value":181},{"count":36,"highlighted":212,"value":212},"Andrea Marziali",{"count":36,"highlighted":214,"value":214},"radio alpi libere",{"count":36,"highlighted":216,"value":216},"Mattia Martinengo",{"count":36,"highlighted":218,"value":218},"Alberto Cominetti",{"count":36,"highlighted":220,"value":220},"proiezioni di Sizigia",{"count":36,"highlighted":222,"value":222},"tetralogia della polvere da sparo",{"total_values":224},233,10,[227,604,961,1202,1398,1426],{"document":228,"highlight":404,"highlights":590,"text_match":599,"text_match_info":600},{"comment_count":44,"id":229,"is_sticky":44,"permalink":230,"podcastfilter":231,"post_author":232,"post_content":233,"post_date":234,"post_excerpt":50,"post_id":229,"post_modified":235,"post_thumbnail":236,"post_title":237,"post_type":238,"sort_by_date":239,"tag_links":240,"tags":326},"93324","http://radioblackout.org/podcast/black-holes-dal-4-al-10-novembre-2024/",[200],"fritturamista","Lunedì 4 ore 13,30 - Racconti ovali 7 26 minuti [Luca Wallace Costello]: Titolo originale: La nascita del Rugby 7 e i Fijani volanti di Serevi.\r\n\r\nPuntata 7 di Racconti Ovali in cui, tra le varie, si narra dell’epica meta del “mago” Waisale all’Hong Kong 7 del 2007\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Racconti-ovali7_33.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 5 ore 12,30 - Proiezioni di Sizigia pt.4 5 minuti [Proiezioni di Sizigia]: Parole estratte da \"Viaggio al termine della notte\" di Louis-Ferdinand Cèline.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Proiezioni-di-Sizigia-Bardamu_5.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 6 ore 8,30 - Perno Originario #5 16 minuti [Porfido]: La storia del mondo è storia di lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare». Così scriveva Carl Schmitt – controverso giurista tedesco prima riverito, poi messo ai margini dal regime nazionalsocialista – in un libercolo del 1942 : Land und Meer, ovvero: Terra e mare. […] Ma l’opposizione fondamentale fra potenze terrestri e potenze marittime cominciò ad essere teorizzata già alla fine del XIX secolo, da un certo Alfred Mahan, un americano, professore di storia all’Accademia militare di West Point. Secondo Mahan, il primo scontro moderno a rientrare in quest’opposizione si svolse fra la Inghilterra da un lato, potenza marittima per eccellenza, e la Francia dall’altro, in una serie di guerre che scandiscono il periodo che va dal 1660 al gli anni ’80 del secolo successivo.”\r\n\r\n[…]”Con la guerra navale del 1778-1783, la Francia sembrava aver infine ottenuto la sua tanto agognata vittoria sull’Inghilterra, e aver abbandonato lo statuto di potenza terrestre in favore di quello di potenza marittima, suggellato dal consolidamento dei suoi possedimenti coloniali. 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Dino Frisullo, storia di un militante avido di conoscenza e d’amore, vissuto e morto povero e curioso.”(curato da Senzaconfine. Edizioni Red Star Press, 2023 – 358 pagine). Con in studio: Alessia Montuori (dell’associazione Senzaconfine) e Aldo Canestrari. Con in diretta telefonica: Ashraf Haj Yahya (della comunità Palestinese che ha conosciuto Dino) e Yilmaz Orkan dell’associazione Uiki (della comunità Curda che ha conosciuto Dino). Curato e condotto da: Lo staff della trasmissione in onda su Radio Blackout Frittura Mista alias Radio Fabbrica.\r\n\r\nhttps://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Speciale-presentazione-del-libro-In-cammino-con-gli-ultimi.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 3 ore 13,30 - Fratelli di Soledad. Lettere dal carcere di George Jackson. 13 minuti [Porfido] : Alcuni estratti dal libro “Fratelli di Soledad, lettere dal carcere di George Jackson”. Pubblicato nel 1970, contiene l’autobiografia e lettere dal raggio O, e lettere 1964-70. L’autore, George Jackson, è stato un rivoluzionario statunitense. Fra i principali militanti del Black Panther Party (BPP), movimento rivoluzionario afroamericano, fu ucciso da un secondino di San Quentin il 21 agosto del 1971, una settimana dopo che il suo pamphlet intitolato “Col sangue agli occhi” riuscì a varcare clandestinamente le porte del penitenziario.\r\n\r\nhttps://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Fratelli-di-Soledad_14.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","7 Novembre 2024","2024-11-10 20:02:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black holes dal 4 al 10 Novembre 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Curato","Lunedì 4 ore 13,30 - Racconti ovali 7 26 minuti [Luca Wallace Costello]: Titolo originale: La nascita del Rugby 7 e i Fijani volanti di Serevi.\r\n\r\nPuntata 7 di Racconti Ovali in cui, tra le varie, si narra dell’epica meta del “mago” Waisale all’Hong Kong 7 del 2007\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Racconti-ovali7_33.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 5 ore 12,30 - Proiezioni di Sizigia pt.4 5 minuti [Proiezioni di Sizigia]: Parole estratte da \"Viaggio al termine della notte\" di Louis-Ferdinand Cèline.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Proiezioni-di-Sizigia-Bardamu_5.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 6 ore 8,30 - Perno Originario #5 16 minuti [Porfido]: La storia del mondo è storia di lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare». Così scriveva Carl Schmitt – controverso giurista tedesco prima riverito, poi messo ai margini dal regime nazionalsocialista – in un libercolo del 1942 : Land und Meer, ovvero: Terra e mare. […] Ma l’opposizione fondamentale fra potenze terrestri e potenze marittime cominciò ad essere teorizzata già alla fine del XIX secolo, da un certo Alfred Mahan, un americano, professore di storia all’Accademia militare di West Point. Secondo Mahan, il primo scontro moderno a rientrare in quest’opposizione si svolse fra la Inghilterra da un lato, potenza marittima per eccellenza, e la Francia dall’altro, in una serie di guerre che scandiscono il periodo che va dal 1660 al gli anni ’80 del secolo successivo.”\r\n\r\n[…]”Con la guerra navale del 1778-1783, la Francia sembrava aver infine ottenuto la sua tanto agognata vittoria sull’Inghilterra, e aver abbandonato lo statuto di potenza terrestre in favore di quello di potenza marittima, suggellato dal consolidamento dei suoi possedimenti coloniali. Ma lo sforzo militare francese per ottenere quella vittoria, e ad una distanza così grande dall’Esagono, era costato carissimo. Ne seguì una crisi politica e delle finanze pubbliche che sboccò, nel giro di qualche anno, nella Grande Rivoluzione del 1789. Non senza ironia, la svolta della rivoluzione borghese rinvia con forza la Francia al suo statuto di potenza terrestre. La coalizione delle monarchie europee contro la neonata Repubblica francese spingerà al centro della scena un giovane capitano dell’esercito nato in Corsica, tale Napoleone Bonaparte, che non si limiterà a fare della Francia un impero, ma sconvolgerà l’arte militare, rivoluzionando la guerra di manovra e inaugurando quella che Clausewitz chiamerà la «forma assoluta di guerra», la cosiddetta guerra totale\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Perno-originario-n.5_16.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 6 ore 16 - Quaresima in quarantena 48 minuti [Nessun rimborso]: QUARESIMA IN QUARANTENA ripercorre le sacre scritture per riportare la storia di Gesù ai nostri drammatici giorni di pandemia e isolamento. Questo radiodramma è la storia di come il figlio di Dio ha affrontato la quarantena.\r\n\r\nhttps://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/QUARESIMA-IN-QUARANTENA-AUDIO-sigla.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 7 ore 8,30 - Vogliamo tutto 30 minuti [Radio Blackout]: Presentazione e letture dal romanzo di Nanni Balestrini “Vogliamo tutto”. Correva l’anno 1969 nei giorni 3 e 4 luglio, cinquantaquattro anni fa, e a Torino andava in scena la rivolta di corso Traiano. Il “Vogliamo Tutto” del libro è la piattaforma di uomini e donne che iniziano, insieme alle prime forme dell’Autonomia, a parlare di rifuto del lavoro, fabbrica sociale, di qualità della vita di bisogni sociali. La lotta alla Fiat diviene la scuola per tutti i compagni e le compagne che mirano ad una trasformazione radicale dell’esistente. La rivolta di corso Traiano esemplifica tutto ciò, nel giorno di una manifestazione slegata ed in conflitto con il sindacato, militarizzata dalla Questura di Torino, che vuole portare nel cuore della metropoli le lotte della fabbrica, si sviluppa uno dei momenti più alti nel conflitto cittadino, dopo quelle di piazza Statuto del 1963, vedendo mirafiori e la prima periferia torinese, ingaggiare la battaglia con le autoblindo fino a tarda notte. Una rivolta dispiegata: dalle strade ai balconi dei palazzi, da corso Traiano a Nichelino, gli scontri si moltiplicano e le forze dell’ordine sono costrette a riparare in difesa, rispetto a quella che sarà la forza del conflitto operaio e social\r\n\r\nhttps://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Vogliamo-tutto_30.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 7 ore 8,30 - Il percorso di Ocalan 26 minuti [Radio Alpi Libere]: Tratto dal video/documentario “Ocalan’s journey to peace”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Il-percorso-di-Ocalan-radio-alpi-libere_26.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 8 ore 9 - Pasque piemontesi 61 minuti [Penny-Kella, Radio Blackout]: Il 16 aprile 1655 si consumó un efferato eccidio. I savoia hanno dato seguito ad un’azione violenta nei confronti della comunità valdese, ancora una volta viene usata la religione per giustificare la sete di sangue e la passione per la repressione , ancora presente nella nostra società, ora le alabarde son diventate laser e a dio è subentrato lo stato.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/BlackHoles.pasquepiemontesi.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 8 ore 20 - Magma Vol.1 56 minuti [Radio Blackout]: Dall'hard rock, al protometal, al doom sporcato di punk... dagli anni Sessanta in poi, da tutto il mondo!\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/MAGMA-puntata1_46.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 8 ore 23:30 - La Piramide Di Sangue - Tebe 38 minuti [La Piramide Di Sangue, Radio Blackout]: La Piramide di Sangue is a mosaic of meditative and restless sounds with no sonic boundaries which embrace spores of psychedelic rock of all ages, mediterranean cultures and wah-wah explosions.\r\nThe record has been recorded live at Blue Record Studio in Turin in one take.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/La-Piramide-Di-Sangue-Tebe_38.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 9 ore 10 - Presentazione Libro In Cammino Con Gli Ultimi 66 minuti [Radio Blackout]: Durante questa puntata speciale presentiamo il libro: “In cammino con gli ultimi. Dino Frisullo, storia di un militante avido di conoscenza e d’amore, vissuto e morto povero e curioso.”(curato da Senzaconfine. Edizioni Red Star Press, 2023 – 358 pagine). Con in studio: Alessia Montuori (dell’associazione Senzaconfine) e Aldo Canestrari. Con in diretta telefonica: Ashraf Haj Yahya (della comunità Palestinese che ha conosciuto Dino) e Yilmaz Orkan dell’associazione Uiki (della comunità \u003Cmark>Curda\u003C/mark> che ha conosciuto Dino). Curato e condotto da: Lo staff della trasmissione in onda su Radio Blackout Frittura Mista alias Radio Fabbrica.\r\n\r\nhttps://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Speciale-presentazione-del-libro-In-cammino-con-gli-ultimi.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 3 ore 13,30 - Fratelli di Soledad. Lettere dal carcere di George Jackson. 13 minuti [Porfido] : Alcuni estratti dal libro “Fratelli di Soledad, lettere dal carcere di George Jackson”. Pubblicato nel 1970, contiene l’autobiografia e lettere dal raggio O, e lettere 1964-70. L’autore, George Jackson, è stato un rivoluzionario statunitense. 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21 ore 08,30 – Sanità in Lombardia 29 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nC’è un ambito in cui la “razionalità specifica” neoliberista è riuscita ad applicare la sua potente quanto mortifera “logica delle pratiche”: la Sanità. Specialmente in Lombardia nell’ultimo ventennio, è stata svuotata di senso la relazione tra pubblico e salute per sostituirla con una performatività economica basata su concorrenza e messa a valore del corpo malato.\r\n\r\nGià forma di comando giuridico-amministrativo “keynesiano” – nelle cui pieghe si erano insinuate pratiche significative di lotta dei lavoratori e di riuso sociale della strutture pubbliche -, la Sanità è stata trasformata ex lege in un’arena concorrenziale tra consorterie che marchia il quotidiano dei suoi luoghi di degenza, opprime i lavoratori che vi sono impiegati e impedisce vere relazioni di solidarietà e protezione sociale , dichiarandole obsolete.\r\n\r\nDi questo e di altro abbiamo parlato insieme con quattro lavoratori della Sanità in Lombardia\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 22 ore 08,30 – Il percorso di Ocalan 27 minuti [Radio BlackoutRadio Alpi Libere]:\r\n\r\nTratto dal video/documentario “Ocalan’s journey to peace”.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 23 ore 08,30 – Fine del Marinese 31 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nLettura dal racconto di Primo Levi. Il breve periodo trascorso in montagna con Giustizia e Libertà è rimasto dunque sostanzialmente fuori dai suoi scritti. Esiste tuttavia un’eccezione: un breve racconto del 1949 che si ispira alla sua deludente esperienza di partigiano. Fine del marinese colpisce soprattutto per il punto di vista “impossibile” dal quale sono narrati gli eventi. Levi adotta, infatti, una prima persona plurale: a parlare sono i compagni di un partigiano catturato dai tedeschi, eppure questo noi è informato su tutti i movimenti dell’animo del prigioniero: la paralisi e lo sconforto, la rassegnazione e il desiderio di reagire, fino alla decisione di…\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 23 ore 20,30 – Worlds to come - Chapter 0 32 minuti [Sei Iturriaga, Giulia Deval, Alessio Alonne]: Sulla superficie di questo pianeta infetto e agonico suoni di altri mondi sono già udibili, le loro onde diffondono un messaggio, parlandoci di qualcosa che forse non riusciamo ancora comprendere, ma di cui possiamo metterci in ascolto.\r\n\r\nWorlds to Come è una conversazione basata su ciò che David Burrows e Simon O'Sullivan hanno proposto nella loro opera Fictioning: The Myth-Functions of Contemporary Art and Philosophy e le idee che pensatrici come Donna Haraway e Rosi Braidotti hanno sviluppato nel tentativo di definire questo tempo di trasformazioni imminenti.\r\n\r\nMa è anche una mappatura di pratiche sonore che si muovono tra finzione e realtà, virtuale e concreto, un passato che non c'è mai stato e un'audience ancora a venire. Pratiche che con diversi mezzi evocano demoni, parlano con i gatti, compongono nuove temporalità, il tutto in nome della costruzione di un futuro così alieno che nessuno di noi potrebbe nemmeno immaginarlo.\r\n\r\nWorlds to come are just begun!\r\n\r\nTracklist:\r\n\r\nSun Ra - Thats How I Feel\r\nAgnes Hvizdalek (voice) & Jakob Schneidewind (bass, electronics) – DEMI BROXA\r\nTanya Tagaq - Retribution\r\nSaul Williams - The Noise Came From Here / FCK THE BELIEFS\r\nArca - Nonbinary\r\nJ. Zunz - Four women and a darkness\r\nJohanna Hedva - Beauty (feat. Simone Weil)\r\nBenedict Drew - Cacophony\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 24 ore 20,00 – Macchina del tempo Ep.3 64 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nTrasmissione speciale ideata per il ventennale di Radio Blackout, contentitore di interviste, frammenti e testimonianze dagli archivi della radio.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 24 ore 21,30 – Ghigliottina - Le teorie del complotto pt.1 - Riservare per sé la facoltà di cospirare 65 minuti [Ghigliottina, Radio Neanderthal]:\r\n\r\nGhigliottina - Le teorie del complotto pt.1 - Riservare per sé la facoltà di cospirare\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 24 ore 23,00 – Simona Zamboli - Grave Show X Radio Blackout 61 minuti [Simona Zamboli, Radio Blackout]: Simona Zamboli, producer and sound engineer di stanza a Milano e già ospite, tra le altre, di Noods Radio (Bristol) e Fango Radio, presenta questo mix andato in onda su Quel che resta della notte a sostegno delle libere frequenze di RBO.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 25 ore 09,00 – Ponte Radio - Balkanika 20.09.2024 98 minuti [Ponte Radio, Radio Wombat]: In questo ponte radio in quota Radio Wombat abbiamo parlato di Europa ma da punti di vista esterni e asimettrici.\r\n\r\nGli investimenti dell’Eu sulla rete ferroviaria, che si concentrano sull’alta velocità. Il dilagare dello sfruttamento lavorativo nei Balcani occidentali che si approfitta del passaggio di migranti e di lavoratori autoctoni impoveriti dal capitalismo. Breve analisi del nuovo commissario all’immigrazione dell’EU. Uno sguardo a come vivono i migranti della rotta balcanica in Bosnia, la quale si appresta a prendere più responsabilità nell’accoglienza per ingraziarsi l’Europa. L’operazione Open Balkan fallita che mostra l’inutilità di calare soluzioni dall’alto come fa L’EU ma anche che i grandi leader Balcanici lavorano solo per la propria politica interna. Aggiornamento sulla Serbia e la contestata miniera di Litio dove il presidente della repubblica ha mostrato il suo doppio volto. Leva obbligatoria, probabile ritorno in Serbia, come funziona. Infine la mossa della Romania nell’acquisto del porto fluviale Moldavo di Giurgiulesti tra Banche europee e ricerca di maggior potere nella regione.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 25 ore 13,30 – Lama Tematica - Abominio 2004, Promo 2002 20 minuti [Lama Tematica, Radio Blackout]: Dalle ceneri dei Pankarre’, nasce Lamatematica band che aveva gia’ dimostrato di volersi dedicare con passione alla musica manifestando chiari atteggiamenti demenziali in piena contrapposizione con la “serieta’” e le inutili lotte che una fantomatica “scena” si convince di dover affrontare. I Lama Tematica portano all’estremo questo pensiero (gia’ espresso con vigore da alcune tra le band HC piu’ interessanti di Torino – e quindi d’Italia – degli anni 90), concentrando i temi esterni alla musica (liriche, grafiche, concerti) verso una dimensione ancora meno equivocabile. L’abbinamento di temi “cattivi” ad atteggiamenti assolutamente stupidi (nel senso piu’ inutile del termine) sono la maschera che il gruppo pretende gli ascoltatori superino senza fasrsi domande.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 25 ore 18,30 – Proiezioni di Sizigia pt.2 8 minuti [Proiezioni di Sizigia]:\r\n\r\nParole estratte da \"Lo straniero\" di Albert Camus.","27 Maggio 2025","2025-05-27 14:19:49","Black Holes dal 19 al 25 Maggio 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\r\n\r\nMartedì 9 ore 12 - Tutta colpa dei padroni? 4 9 minuti [Marcello Pini e Federico Bosis]:\r\n\r\n“Tutta colpa dei padroni?” è un podcast di alfabetizzazione sindacale che spiega nella maniera più chiara possibile come sono regolati i rapporti di lavoro: chi scrive i CCNL, cosa succede quando scadono o si rinnovano, come agiscono i sindacati e quali sono le differenze tra loro. E ancora: cosa sono i “contratti mostro”, come funziona il sistema degli appalti, che ruolo hanno lo Stato e il governo nelle leggi sul lavoro, cos’è lo sciopero e come si fa.\r\nSe il benessere tuo e dei tuoi cari dipende da uno stipendio, qui troverai alcune cose che faresti meglio a conoscere. Testo e voce: Marcello Pini. Editing sonoro e montaggio: Federico Bosis. Cos’è e come funziona il sistema degli appalti? Chi l’ha inventato? Cosa c’entrano le cooperative?\r\nEcco qualche dritta per capire chi e come ingrassa grazie agli appalti.\r\n\r\n[audio mp3=\"\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 10 ore 8,30 - Il percorso di Ocalan 26 minuti [Radio Alpi Libere]:\r\n\r\nTratto dal video/documentario “Ocalan’s journey to peace”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Il-percorso-di-Ocalan-radio-alpi-libere_26.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 10 ore 16 - Podcast Franti pt.2 35 minuti [Franti]:\r\n\r\nIl podcast che vi apprestate ad ascoltare prende le sue mosse dalla necessità di riattivare un ragionamento collettivo che tenga conto dell’attuale situazione in cui versa la scuola italiana, alla luce del turbine di eventi alla cui manifestazione abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire dalla pandemia fino allo scoppio di nuove terribili guerre.\r\n\r\nQuesto esperimento porterà a contatto diverse generazioni di professori e di studenti, impegnati tutti nel difficile compito di ristabilire una egemonia del discorso e della prassi rivoluzionari – a partire anche dall’interrogarsi sul senso di parole come questa – nella scuola.\r\n\r\nEsso è frutto di un lavoro collettivo, e per il collettivo questo lavoro è pensato e svolto: per gli studenti, i docenti e gli educatori, e tutti coloro che gravitano attorno al mondo della scuola, che credono ancora nella possibilità di quello che il situazionista Raoul Vaneigem chiamava “rovesciamento di prospettiva”.\r\n\r\nLe puntate sono tutte registrate nei locali dell’Archivio Moroni e del Centro Sociale di via Conchetta 18, a Milano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Podcast-Franti-pt.-2_35.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 11 ore 8,30 - ENI greenwashing [Titolo originale: Eni: verde come un cane] 30 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nCosa ci fanno gli esperti dell’Ente Nazionale Idrocarburi in cattedra a parlare di ambiente? E come è cambiato il modo in cui i grandi trafficanti di gas e petrolio si raccontano? Se un tempo dire “essere al verde” era come dire “non avere un soldo”, oggi invece il colore “green” attira enormi fiumi di denaro. Per metterci sopra le mani, o le zampe, occorre però cambiare abito e ritinteggiarsi il pelo, attraverso un’articolata campagna di “greenwashing”, senza per questo perdere il vizio, cioè ad esempio continuando, com’è il caso del Cane a Sei Zampe, ad estrarre fonti fossili ai quattro angoli del pianeta.\r\nAndrea Turco, coautore del dossier “Follow the green. La narrazione di Eni alla prova dei fatti”, ci accompagna nel fiabesco mondo della comunicazione targata Eni, ci racconta delle mire del Cane a Sei Zampe sui fondi europei per la transizione ecologica, e ci mette in guardia rispetto al progetto di stoccaggio di gas inquinanti al largo di Ravenna. L’impressione generale è quella d trovarsi di fronte ad una spaventosa visione “circolare” dell’economia che, più che ad una rivoluzione verde, somiglia ad una spirale senza uscita.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/ENI-greenwashing_30-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 11 ore 15 - Quaresima in quarantena 48 minuti [Nessun Rimborso]:\r\n\r\nQUARESIMA IN QUARANTENA ripercorre le sacre scritture per riportare la storia di Gesù ai nostri drammatici giorni di pandemia e isolamento. Questo radiodramma è la storia di come il figlio di Dio ha affrontato la quarantena.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/QUARESIMA-IN-QUARANTENA-AUDIO-sigla.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 12 ore 8,30 - Fratelli di Soledad. Lettere dal carcere di George Jackson. 14 minuti [Porfido]:\r\n\r\nAlcuni estratti dal libro “Fratelli di Soledad, lettere dal carcere di George Jackson”. Pubblicato nel 1970, contiene l’autobiografia e lettere dal raggio O, e lettere 1964-70. L’autore, George Jackson, è stato un rivoluzionario statunitense. Fra i principali militanti del Black Panther Party (BPP), movimento rivoluzionario afroamericano, fu ucciso da un secondino di San Quentin il 21 agosto del 1971, una settimana dopo che il suo pamphlet intitolato “Col sangue agli occhi” riuscì a varcare clandestinamente le porte del penitenziario.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Fratelli-di-Soledad_14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 12 ore 13,30 - Magma Vol.1 56 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nDall'hard rock, al protometal, al doom sporcato di punk... dagli anni Sessanta in poi, da tutto il mondo!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/MAGMA-puntata1_46.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 13 ore 9,30 - Due libri su New York 27 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nPresentazione dei libri “New York regina underground. Racconti dalla Grande Mela” di Davide Grasso e “Uomini Talpa” di Jennifer Toth.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/New-York_27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 14 ore 9,30 - Audiodocumentario Saharawi pt.1 27 minuti [Tullio Togni]:\r\n\r\nTullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Audiodocumentario-Saharawi_1Tullio-Togni_28.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 14 ore 13,30 - Proiezioni di Sizigia pt.4 5 minuti [Proiezioni di Sizigia]:\r\n\r\nParole estratte da \"Viaggio al termine della notte\" di Louis-Ferdinand Cèline.\r\n\r\n[audio 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\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 2 ore 8,30 - Fratelli di Soledad. Lettere dal carcere di George Jackson. 14 minuti [Porfido]:\r\n\r\nAlcuni estratti dal libro “Fratelli di Soledad, lettere dal carcere di George Jackson”. Pubblicato nel 1970, contiene l’autobiografia e lettere dal raggio O, e lettere 1964-70. L’autore, George Jackson, è stato un rivoluzionario statunitense. Fra i principali militanti del Black Panther Party (BPP), movimento rivoluzionario afroamericano, fu ucciso da un secondino di San Quentin il 21 agosto del 1971, una settimana dopo che il suo pamphlet intitolato “Col sangue agli occhi” riuscì a varcare clandestinamente le porte del penitenziario.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Fratelli-di-Soledad_14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 3 ore 8,30 - Perno originario #7 : Il paradosso prussiano 18 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\n“Confrontarsi con la storia della Prussia significa confrontarsi con una serie di interrogativi paradossali che si inscrivono interamente nella questione tedesca per come l’abbiamo definita all’inizio del nostro viaggio dentro le viscere dell’Europa moderna. Come ha potuto la regione più periferica e di acquisizione più tardiva dello spazio tedesco divenire l’artefice della sua laboriosa e imperfetta unificazione? Come ha potuto questa regione, la più orientale dello spazio tedesco, divenire così intimamente legata, e decisiva, per epicentri occidentali dello spazio tedesco ? Come ha potuto questa regione, caratterizzata delle realtà etno-linguistiche e culturali più prossime al mondo slavo, divenire la culla del Sonderweg, della via originale tedesca, e di ciò che verrà considerato il lato oscuro?”\r\n\r\n[…] “Forgiato con il ferro e con il fuoco, il regno di Prussia si rivelò essere il solo epicentro dello spazio tedesco a mostrarsi in grado non solo di risollevarsi rapidamente dalla guerra dei Trentanni, ma soprattutto di fare tesoro delle lezioni che essa aveva impartito. Le caratteristiche socio-economiche sviluppate in quel frangente storico ne faranno anche l’unico epicentro in grado di avviare l’unificazione dello spazio tedesco, imprimendogli la propria marca tipicamente anti-liberale, social-conservatrice, protezionista e militaresca. Ci vorranno due Guerre mondiali nel Novecento, la resa incondizionata della Germania nazista nel 1945, l’eliminazione integrale del suo Stato maggiore, e il condominio americano-sovietico in Europa, per cancellare quella marca”\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Perno-originario-n.7_18.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 4 ore 8,30 - Il percorso di Ocalan 26 minuti [Radio Alpi Libere]:\r\n\r\nTratto dal video/documentario “Ocalan’s journey to peace”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Il-percorso-di-Ocalan-radio-alpi-libere_26.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 4 ore 16,35 - Proiezioni di Sizigia pt.3 4 minuti [Proiezioni di Sizigia]:\r\n\r\nParole estratte da \"La morte nell'anima\" di Jean-Paul Sartre.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Proiezioni-di-Sizigia-Mathieu_4.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 4 ore 16,45 - Proiezioni di Sizigia pt.4 5 minuti [Proiezioni di Sizigia]:\r\n\r\nParole estratte da \"Viaggio al termine della notte\" di Louis-Ferdinand Cèline.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Proiezioni-di-Sizigia-Bardamu_5.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 5 ore 8,30 - L'eresia delle femmine ribelli 25 minuti [Radio Alpi Libere]:\r\n\r\nEstratto dal libro “Eresia delle femmine ribelli. Donne delle foreste e delle montagne”, di Michela Zucca, edizioni Porfido\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Leresia-delle-femmine-ribelli-radio-alpi-libere.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 5 ore 20,30 - Do you remember revolution? pt.1 33 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRivisitazione Radiofonica del documentario di Loredana Bianconi del 1997\r\n“Do You Remember Revolution”\r\n\r\nBarbara Balzerani, Adriana Faranda, Nadia Mantovani, Susanna Ronconi, avevano vent’anni quando decisero di unirsi alla lotta armata e di lasciare alle spalle la vita sociale e la famiglia per fare della rivoluzione il centro e lo scopo della loro esistenza.\r\nPrendono qui parola, dopo lunghi anni di carcerazione, per raccontare e raccontarsi, partendo da dove tutto ha avuto inizio, interrogando e indagando responsabilità, torti e ragioni dell’ultimo grande conflitto sociale nella storia di questo Paese.\r\n\r\nDedicato alla Memoria di Barbara Balzerani (1949-2024)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Do-you-remember-revolution-pt.1_34.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 6 ore 9,30 - Audiodocumentario Saharawi pt.1 28 minuti [Tullio Togni]:\r\n\r\nTullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Audiodocumentario-Saharawi_1Tullio-Togni_28.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 7 ore 13 - Paura e delirio in America 28 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nLetture da Paura e delirio a Las Vegas di Hunter Stockton Thompson.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Paura-e-delirio-in-America_28.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n 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Infatti il nostro interlocutore, che abbiamo avuto il piacere di ospitare nei nostri studi perchè in transito dal Piemonte per ritirare il premio Ostana, è nato nel 1959 a Derik e nel 1980 ha abbandonato la Turchia per la Svezia per il solo desiderio di continuare a poter scrivere in lingua curda, cosa che a causa del regime discriminatorio turco, era vietatissimo fare nel suo paese natìo.\r\n\r\nNei 44 anni passati in Svezia, oltre a produrre le sue opere, prima poesie e più tardi in prosa in lingua curda, Firat ha continuato la sua opera di recupero e di promozione dell'utilizzo della lingua del suo popolo, traducendo svariate opere internazionali in curdo (e viceversa) e fondando una rivista che fungesse da faro per chi avesse voluto interessarsi agli scrittori e alle opere prodotte in curdo, Nudem. Dopo aver parlato del ruolo di questa e di un'altra storica rivista che dagli anni '30 aveva iniziato questa opera di promozione degli autori curdi, ci siamo spostati sulla situazione degli scrittori contemporanei, per poi fare un brevissimo cenno sull'ultimo romanzo scritto da Firat \"Il matto, la prostituta e lo scrittore\" (edito da calamaro edizioni) che potrete trovare a disposizione nella distro di Radio Blackout. Ringraziamo Murat Cinar, anche lui ospite in studio in questa puntata, per aver fatto da interprete per la realizzazione di questa intervista.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_02_07_Intervista-in-studio-allo-scrittore-curdo-Firat-Ceweri-tradotto-da-Murat-Cinar.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Matteo ex operaio GKN di Firenze sulla lotta del collettivo che di fatto sta proponendo la progettazione del futuro di quel sito industriale e dei posti di lavoro. Sospesa il 27 giugno la tendata dell'ex Gkn in piazza Indipendenza, dopo una resistenza di 35 giorni, di cui 13 in sciopero della fame. La prossima tappa sarà il 12 luglio in piazza Poggi, sempre a Firenze, con un talk e concerto organizzato per il terzo anniversario dell'assemblea permanente. Intanto si allarga la solidarietà di lavoratori e lavoratrici attorno alla proposta di legge sui consorzi di sviluppo industriale. La Funzione Pubblica della Cgil in regione ha scritto al consiglio regionale per chiedere che la legge venga discussa al più presto, in quanto \"scelta di politica industriale finalizzata a realizzare un virtuoso impiego delle risorse pubbliche e scoraggiare sul territorio regionale altri casi di speculazioni spregiudicate, come quello di cui si è reso protagonista il Fondo Melrose ai danni dell’economia e delle popolazioni fiorentine e toscane\".\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_02_07_Matteo-Ex-GKN-su-tendopoli-in-regionesciopero-della-fame-ed-evento-12_07.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di una lavoratrice del cinema, sulla situazione dei lavoratori e lavoratrici nel settore. Migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore sono attualmente senza occupazione, ma soprattutto senza nessuna prospettiva futura a causa della gestione dei decreti ministeriali riguardanti il settore Cine-Audiovisivo. Da una parte si chiede al governo un \"sostegno economico da parte dello Stato, a fronte del ritardo nell'emissione dei decreti e conseguente rallentamento delle attività produttive che comportano una grave perdita sia in termini economici che in termini di anno contributivo a fini pensionistici\". E dall'altra mancano tutele per questo \"voluminoso\" comparto composto da migliaia di lavoratori \"una categoria intesa come saltuaria e discontinua senza protezione dei diritti del lavoro e senza un contratto nazionale regolare\". Il lavoratori del cine-audiovisivo in occasione della manifestazione del 4 giugno hanno chiesto al governo di essere ricevuti e in una lettera indirizzata al ministro Sangiuliano hanno chiesto interventi \"rapidi e progettuali\". Tra questi anche l'\"urgente revisione e attivazione dei decreti attuativi per permettere all'intero settore di rientrare rapidamente in una fase produttiva, e una risoluzione delle problematiche contributive ai fini pensionistici che da anni affliggono la categoria\".\r\n\r\nEcco dei materiali sugli argomenti trattati nell'intervista:\r\n\r\nApprofondimento sulla TAX CREDIT\r\n\r\nComunicato per la manifestazione Nastri d'argento di #siamoaititolidicoda\r\n\r\nClip con la canzone inno di #siamoaititolidicoda\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_02_07_Lavoratrice-cineadudiovisivo-su-rivendicazioni-dopo-proteste-4-giugno-e-siamoaititolidicoda.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","7 Luglio 2024","2024-07-07 18:05:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/366382405_6195072230618889_3160933410504651357_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 02/07/2024",1720375515,[1438],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[1440],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":1442},{"matched_tokens":1443,"snippet":1444,"value":1445},[140,69],"a poter scrivere in lingua \u003Cmark>curda\u003C/mark>, cosa che a \u003Cmark>causa\u003C/mark> del regime discriminatorio turco, era"," \r\n\r\nIl primo argomento della trasmissione è stato l'intervista allo scrittore curdo Firat Ceweri, con cui abbiamo parlato del mestiere dello scrittore, dal particolare punto di vista di chi si è ritrovato a farlo da esule. Infatti il nostro interlocutore, che abbiamo avuto il piacere di ospitare nei nostri studi perchè in transito dal Piemonte per ritirare il premio Ostana, è nato nel 1959 a Derik e nel 1980 ha abbandonato la Turchia per la Svezia per il solo desiderio di continuare a poter scrivere in lingua \u003Cmark>curda\u003C/mark>, cosa che a \u003Cmark>causa\u003C/mark> del regime discriminatorio turco, era vietatissimo fare nel suo paese natìo.\r\n\r\nNei 44 anni passati in Svezia, oltre a produrre le sue opere, prima poesie e più tardi in prosa in lingua \u003Cmark>curda\u003C/mark>, Firat ha continuato la sua opera di recupero e di promozione dell'utilizzo della lingua del suo popolo, traducendo svariate opere internazionali in curdo (e viceversa) e fondando una rivista che fungesse da faro per chi avesse voluto interessarsi agli scrittori e alle opere prodotte in curdo, Nudem. Dopo aver parlato del ruolo di questa e di un'altra storica rivista che dagli anni '30 aveva iniziato questa opera di promozione degli autori curdi, ci siamo spostati sulla situazione degli scrittori contemporanei, per poi fare un brevissimo cenno sull'ultimo romanzo scritto da Firat \"Il matto, la prostituta e lo scrittore\" (edito da calamaro edizioni) che potrete trovare a disposizione nella distro di Radio Blackout. Ringraziamo Murat Cinar, anche lui ospite in studio in questa puntata, per aver fatto da interprete per la realizzazione di questa intervista.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_02_07_Intervista-in-studio-allo-scrittore-curdo-Firat-Ceweri-tradotto-da-Murat-Cinar.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Matteo ex operaio GKN di Firenze sulla lotta del collettivo che di fatto sta proponendo la progettazione del futuro di quel sito industriale e dei posti di lavoro. Sospesa il 27 giugno la tendata dell'ex Gkn in piazza Indipendenza, dopo una resistenza di 35 giorni, di cui 13 in sciopero della fame. La prossima tappa sarà il 12 luglio in piazza Poggi, sempre a Firenze, con un talk e concerto organizzato per il terzo anniversario dell'assemblea permanente. Intanto si allarga la solidarietà di lavoratori e lavoratrici attorno alla proposta di legge sui consorzi di sviluppo industriale. La Funzione Pubblica della Cgil in regione ha scritto al consiglio regionale per chiedere che la legge venga discussa al più presto, in quanto \"scelta di politica industriale finalizzata a realizzare un virtuoso impiego delle risorse pubbliche e scoraggiare sul territorio regionale altri casi di speculazioni spregiudicate, come quello di cui si è reso protagonista il Fondo Melrose ai danni dell’economia e delle popolazioni fiorentine e toscane\".\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_02_07_Matteo-Ex-GKN-su-tendopoli-in-regionesciopero-della-fame-ed-evento-12_07.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di una lavoratrice del cinema, sulla situazione dei lavoratori e lavoratrici nel settore. Migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore sono attualmente senza occupazione, ma soprattutto senza nessuna prospettiva futura a \u003Cmark>causa\u003C/mark> della gestione dei decreti ministeriali riguardanti il settore Cine-Audiovisivo. Da una parte si chiede al governo un \"sostegno economico da parte dello Stato, a fronte del ritardo nell'emissione dei decreti e conseguente rallentamento delle attività produttive che comportano una grave perdita sia in termini economici che in termini di anno contributivo a fini pensionistici\". E dall'altra mancano tutele per questo \"voluminoso\" comparto composto da migliaia di lavoratori \"una categoria intesa come saltuaria e discontinua senza protezione dei diritti del lavoro e senza un contratto nazionale regolare\". Il lavoratori del cine-audiovisivo in occasione della manifestazione del 4 giugno hanno chiesto al governo di essere ricevuti e in una lettera indirizzata al ministro Sangiuliano hanno chiesto interventi \"rapidi e progettuali\". Tra questi anche l'\"urgente revisione e attivazione dei decreti attuativi per permettere all'intero settore di rientrare rapidamente in una fase produttiva, e una risoluzione delle problematiche contributive ai fini pensionistici che da anni affliggono la categoria\".\r\n\r\nEcco dei materiali sugli argomenti trattati nell'intervista:\r\n\r\nApprofondimento sulla TAX CREDIT\r\n\r\nComunicato per la manifestazione Nastri d'argento di #siamoaititolidicoda\r\n\r\nClip con la canzone inno di #siamoaititolidicoda\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_02_07_Lavoratrice-cineadudiovisivo-su-rivendicazioni-dopo-proteste-4-giugno-e-siamoaititolidicoda.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ",[1447],{"field":74,"matched_tokens":1448,"snippet":1444,"value":1445},[140,69],1157451471038447600,{"best_field_score":1451,"best_field_weight":79,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":44,"score":1452,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},"2211897671680","1157451471038447729",6659,{"collection_name":238,"first_q":181,"per_page":182,"q":181},5,{"title":1457,"slug":1458},"Bobina","bobina-intelligente",["Reactive",1460],{},["Set"],["ShallowReactive",1463],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$fnMDvYYt7FDN8RGobGm2MB8uQgmOAW4l0WSq4vksWgdI":-1},true,"/search?query=causa+curda"]