","¡Usurpadores!","post",1548456251,[60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/bolivariana/","http://radioblackout.org/tag/caracas/","http://radioblackout.org/tag/chavismo/","http://radioblackout.org/tag/guaido/","http://radioblackout.org/tag/maduro/","http://radioblackout.org/tag/venezuela/",[31,21,23,19,67,68],"Maduro","Venezuela",{"post_content":70,"tags":74},{"matched_tokens":71,"snippet":72,"value":73},[23],"un discorso su Maduro. Il \u003Cmark>chavismo\u003C/mark> è molto maturo e castigato","La trappola economico-politica ordita ai danni dello stato bolivariano si è esplicitata con l'autoproclamazione in piazza di Juan Guaidó, palesemente in combutta con gli Usa trumpisti; peraltro le scelte economiche di Maduro non sono state improntate alla possibilità di evitare il tracollo finanziario della nazione e la reazione di fronte alle difficoltà, al palese fallimento di uno stato con un milione per cento di inflazione in 9 giorni, sono state solo di soffocamento delle rivolte con l'uso anche di squadracce di paramilitari in motocicletta; è anche vero che dall'altra parte finora si trovava il ceto medio livoroso, perché doveva in qualche modo dividere la ricchezza con le classi meno abbienti, grazie alla politica sociale di Chavez.\r\n\r\nMa ora si direbbe che pure i barrios e il ceto popolare non riescano a sopravvivere e si ribellino anche in seguito a casi di corruzione (comuni a tutta l'esperienza dell'onda progressista del Sudamerica, spazzata via negli ultimi anni). Inoltre gli escualidos hanno trovato una faccia giovane che giura sulla Costituzione bolivariana di Chavez, appartenente a un partito che fa parte dell'Internazionale socialista, il cui leader è ai domiciliari da più di un anno e quindi è meno squallido degli impresentabili fascisti di prima, benché l'endorcement immediato degli Usa sia quanto meno sospetto; dall'altro lato per ragioni economiche (la Cina è esposta per una ventina di miliardi e si approvvigiona di petrolio a basso costo da Pdvsa), o di populismo geopolitico (Russia, anch'essa esposta per 17 miliardi e fornitrice di armi al regime di Maduro), o per contiguità nelle disavventure petrolifere (Iran), per non parlare della Turchia di Erdogan («Fratello, resta in piedi!»), troviamo schierati con il presidente bolivariano le peggiori nazioni autoritarie della nostra epoca, Bashar al-Assad compreso.\r\n\r\nNon è nemmeno definibile tecnicamente come golpe, ché in Sudamerica è sempre militare, e invece in questo caso i militari semmai sono schierati ufficialmente per il presidente in carica, che invece ha esautorato nel 2015 il parlamento eletto, perché non lo rappresentava...\r\n\r\nInsomma è difficile prendere posizione tra i due contendenti, i due parlamenti, i due presidenti... è un po' sempre la solita scelta del male minore, che non è poi mai tale. Come abbiamo detto in finale di approfondimento, dopo la interessante sollecitazione di un ascoltatore, noi possiamo schierarci sicuramente con el pueblo de los barrios, siamo dalla parte di chi scende in piazza contro il potere che lo affama e non con chi cerca di sostituirvisi per interessi di multinazionali; intanto per cercare di avviare il dibattito abbiamo sentito Alfredo Luis Somoza per un equilibrato e consapevole commento degli eventi di questi giorni in Venezuela, che poi inevitabilmente si è allargato al resto del Cono Sur.\r\n\r\nvenezuela\r\n\r\n \r\n\r\nCi è poi pervenuta dalla Spagna una serie di interessanti messaggi da un ascoltatore, coinvolto e informato, che ci sembra particolarmente utile pubblicare, proprio per questo bisogno di confrontarci su quale sia l'esegesi più corretta dei fatti:\r\n\r\n \r\n\r\n«Trovo questa analisi molto miope ed elitista. Il popolo venezuelano è affamato dall'impero e non certo dal governo Maduro, che siamo d'accordo che non è Chavez. Ma il popolo venezuelano è molto più maturo e cosciente di come lo dipingete, dopo 20 anni di lotta. Le contraddizioni per carità sono tantissime ma in Venezuela c'è una maggioranza sociale e socialista con 2 coglioni così che lotta contro tutto e contro tutti affamata ma con una dignità e un valore che qui ce li sogniamo\r\n\r\nAnch'io ho vissuto in Venezuela e lavorato a Caracas per due anni per ViVe. Televisione pubblica e quindi ovviamente chavista. Prima ho lottato e documentato le lotte degli indigeni e i contadini per la terra. Anarchici ambientalisti che subivano in prima persona le contraddizioni della rivoluzione. Il documentario che racconta tutto ciò lo potete vedere qua:\r\nhttps://youtu.be/N7JgFK6d1Zc\r\nNon sono un chavista acritico. Però ho visto le missioni di alfabetizzazione alimentazione e sanità con i miei occhi. Ho vissuto sempre nei barrios. Ho lavorato nel carcere minorile facendo programmi con i ragazzi detenuti per la tele che potete vedere qui?:\r\nhttps://youtu.be/4zxN7obH6Eg\r\n\r\nPenso che affermare di non sapere dove schierarsi sia tremendo però e non posso non dirvelo. Perché nei barrios da due anni a questa parte c'è un fermento enorme e una determinazione e una coscienza che non posso sentir ridotte a un discorso su Maduro. Il \u003Cmark>chavismo\u003C/mark> è molto maturo e castigato e ha bisogno di solidarietà\r\n\r\nE comunque non sono chavista? l'ho sentito con le mie orecchie dire: «Non tollereremo derive anarchiche nella nostra rivoluzione» al bastardo. Però era un grande! E ha lavorato onestamente per gli ultimi. Anche un antiautorista deve rendergliene conto. Poi i risultati sono questi perché noi sappiamo perché... ma c'è ancora mooolto margine di ripresa e necessità di appoggiare il popolo venezuelano è quasi l'ultimo baluardo socialista del latinoamerica».\r\n\r\n \r\n\r\nInsomma, non è poi un giudizio così distante da quello offertoci da Alfredo Luis Somoza, no?",[75,77,79,82,84,86],{"matched_tokens":76,"snippet":31},[],{"matched_tokens":78,"snippet":21},[],{"matched_tokens":80,"snippet":81},[23],"\u003Cmark>chavismo\u003C/mark>",{"matched_tokens":83,"snippet":19},[],{"matched_tokens":85,"snippet":67},[],{"matched_tokens":87,"snippet":68},[],[89,95],{"field":34,"indices":90,"matched_tokens":92,"snippets":94},[91],2,[93],[23],[81],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":72,"value":73},"post_content",[23],578730123365712000,{"best_field_score":100,"best_field_weight":37,"fields_matched":91,"num_tokens_dropped":46,"score":101,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},"1108091339008","578730123365711978",{"document":103,"highlight":117,"highlights":122,"text_match":125,"text_match_info":126},{"cat_link":104,"category":105,"comment_count":46,"id":106,"is_sticky":46,"permalink":107,"post_author":49,"post_content":108,"post_date":109,"post_excerpt":52,"post_id":106,"post_modified":110,"post_thumbnail":111,"post_thumbnail_html":112,"post_title":113,"post_type":57,"sort_by_date":114,"tag_links":115,"tags":116},[43],[45],"52242","http://radioblackout.org/2019/01/venezuela-sullo-sfondo-del-golpe-le-contraddizioni-di-fondo-del-modello-bolivariano/","L'autoproclamazione di Guaido dà una brusca accelerazione alla crisi venezuelana e ne svela la verità conclamata: un'operazione eterodiretta dagli USA, interessati al controllo di uno dei più importanti pozzi petroliferi del mondo su cui si stava addensando gli interessi cinesi. Nella protesta si mischiano però anche istanze di resistenza di una parte della base storica dello chavismo nonché l'esaurimento di un modello di sviluppo basato sul petrolio che ha reso il Venezuela particolarmente esposto alle congiunture internazionali legate al prezzo del greggio e quindi alle ingerenze della varie potenze imperialiste.\r\n\r\nNe abbiamo chiacchierato con uno dei redattori di lamericalatina.net\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/audioven.mp3\"][/audio]","31 Gennaio 2019","2019-01-31 11:50:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/venezuela-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/venezuela-300x200.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/venezuela-300x200.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/venezuela.png 374w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Venezuela: sullo sfondo del golpe, le contraddizioni di fondo del modello bolivariano",1548935428,[],[],{"post_content":118},{"matched_tokens":119,"snippet":120,"value":121},[23],"parte della base storica dello \u003Cmark>chavismo\u003C/mark> nonché l'esaurimento di un modello","L'autoproclamazione di Guaido dà una brusca accelerazione alla crisi venezuelana e ne svela la verità conclamata: un'operazione eterodiretta dagli USA, interessati al controllo di uno dei più importanti pozzi petroliferi del mondo su cui si stava addensando gli interessi cinesi. 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E per questo abbiamo chiesto a William Bavone (redattore di \"Caffè geopolitico\" e altri blog, di cui è uscito giustappunto ieri un libro sull'argomento) se avesse analisi e risposte al riguardo... e forse si è individuato proprio nel fatto che quella svolta popolare era affidata al carisma di uomini particolarmente simbolici e troppo accentratori, ma la cui figura non ha lasciato spazi sufficienti perché la loro proposta bolivariana o comunque progressista e antiliberalista potesse sopravvivere al loro potere personale... ma molte altri aspetti (come per esempio lo strapotere dei media nel formare consenso) sono stati affrontati in questo breve intervento di William ai nostri microfoni.\r\n\r\n \r\n\r\nSud America","15 Aprile 2016","2016-04-19 17:51:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/carismatici-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"175\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/carismatici-300x175.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/carismatici-300x175.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/carismatici-768x447.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/carismatici.jpg 944w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Quel Cono Sur che ai Gringos piace mangiarsi",1460726853,[144,145,146,147,148,149,150],"http://radioblackout.org/tag/chavez/","http://radioblackout.org/tag/cono-sur/","http://radioblackout.org/tag/correa/","http://radioblackout.org/tag/fujimori/","http://radioblackout.org/tag/ollanta-humala/","http://radioblackout.org/tag/peru/","http://radioblackout.org/tag/sudamerica/",[17,27,15,25,33,152,29],"Perù",{"post_content":154},{"matched_tokens":155,"snippet":156,"value":157},[23],"eternare il suo mandato; il \u003Cmark>chavismo\u003C/mark> è in seria difficoltà dopo","Con l'ultima evidente implosione della promessa, peraltro molto flebile fin dall'inizio, il Sudamerica che tante speranze aveva dato con i suoi leader carismatici, che vent'anni fa avevano spostato il continente lontano dall'influenza letale del Fmi e dall'abbraccio del potentissimo vicino nordamericano, è tornato nell'alveo del neoliberismo in quasi ogni sua parte: I Kirchner sono stati estromessi dal potere argentino dal campione del Fmi Macrì; Djilma Rousseff e il Partito dei lavoratori sono sotto impeachment; Correa preferisce non eternare il suo mandato; il \u003Cmark>chavismo\u003C/mark> è in seria difficoltà dopo la morte del suo campione e padre ... e Ollanta Humala lascia un Perù in seria difficoltà disposto a gettarsi nelle braccia della figlia del sanguinario despota che fino a vent'anni fa ha tenuto con pugno durissimo il paese.\r\n\r\nDi fronte al successo della figlia di Fujimori ci siamo chiesti come è potuto avvenire che in così poco tempo il Perù si offrisse nuovamente alla peggior destra neoliberista. 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Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-08 08:54:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 29/05/2025 - GLI ANARCOCAPITALISTI MANGIANO EMPANADAS; NOVI SAD PEDALA A STRASBURGO, MA L’UE ERA FUORI; TRUMPONOMICS VALE UN TACO?",1748911188,[241],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[189],{"post_content":244},{"matched_tokens":245,"snippet":246,"value":247},[23],"pasticciona, ora – con l’involuzione del \u003Cmark>chavismo\u003C/mark> – le colpe sono di tutta","L’ultima settimana di maggio vede ai Bastioni di Orione un concentrato di gusti latinos. Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del \u003Cmark>chavismo\u003C/mark> – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ",[249],{"field":96,"matched_tokens":250,"snippet":246,"value":247},[23],{"best_field_score":127,"best_field_weight":128,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":129,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},6637,{"collection_name":203,"first_q":23,"per_page":164,"q":23},["Reactive",255],{},["Set"],["ShallowReactive",258],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fHcOoT8g-NpgU-w7k_-yvNhRUPZsFoNdRl_P9rQtkW_M":-1},true,"/search?query=chavismo"]