","Corrispondenza dalla Jordan Valley","post",1734401298,[58,59,60,61],"http://radioblackout.org/tag/cisgiordania/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/netanyahu/","http://radioblackout.org/tag/palestina/",[63,16,64,18],"Cisgiordania","netanyahu",{"post_content":66},{"matched_tokens":67,"snippet":70,"value":71},[68,69],"check","point","ad affrontare le continue perquisizioni, \u003Cmark>check\u003C/mark> \u003Cmark>point\u003C/mark>, raid, violenze, incarcerazioni, omicidi da","Il ministro delle Finanze israeliano di estrema destra, Bezalel Smotrich, dopo l'elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti, ha incaricato la Direzione per gli insediamenti e l'Amministrazione civile del Ministero della Difesa di gettare le basi per l'annessione della Cisgiordania. “2025: l’anno della sovranità in Giudea e Samaria”, ha scritto Smotrich su X, utilizzando il nome biblico con cui Israele si riferisce alla Cisgiordania occupata.\r\nNel giro dell'ultimo anno, sono stati confiscati 24.000 dunum alla Cisgiordania occupata, e negli ultimi 30 anni, dalla firma degli accordi di Oslo, ne sono stati confiscati 50.000. Questa ultima ingente confisca è vista dallx palestinesi come un preludio al completamento del piano di annessione delle terre della Cisgiordania, che Israele intende attuare pubblicamente l'anno prossimo, dopo l'insediamento ufficiale del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.\r\nIntanto, lx palestinesi si trovano ad affrontare le continue perquisizioni, \u003Cmark>check\u003C/mark> \u003Cmark>point\u003C/mark>, raid, violenze, incarcerazioni, omicidi da parte dell'esercito israeliano e dallx colonx israelianx. Abbiamo parlato dei piani di annessione della zona C della West Bank da parte di Israele con una compagna che si trova proprio in una zona C nella Valle del Giordano, in Cisgiordania. Ascoltate l'interessante corrispondenza:\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/WEST-BANK.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[73],{"field":74,"matched_tokens":75,"snippet":70,"value":71},"post_content",[68,69],1157451471441100800,{"best_field_score":78,"best_field_weight":79,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":80,"score":81,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},"2211897868288",14,3,"1157451471441100913",{"document":83,"highlight":114,"highlights":119,"text_match":76,"text_match_info":122},{"cat_link":84,"category":85,"comment_count":44,"id":86,"is_sticky":44,"permalink":87,"post_author":47,"post_content":88,"post_date":89,"post_excerpt":90,"post_id":86,"post_modified":91,"post_thumbnail":92,"post_thumbnail_html":93,"post_title":94,"post_type":55,"sort_by_date":95,"tag_links":96,"tags":105},[41],[43],"84743","http://radioblackout.org/2023/10/palestina-aggiornamenti-dalla-west-bank/","Con una compagna italo palestinese che vive in Cisgiordania parliamo della situazione di crescente repressione nella West bank con arresti di massa ,piu' di 1550 dal 7 ottobre, e repressione contro gli arabi israeliani. La pressione dei coloni è sempre piu' aggressiva con minacce espresse con volantini che intimano ai palestinesi di andarsene in Giordania,attentati contro le attività commerciali che pubblicano sui loro siti post a sostegno di Gaza , intimidazioni e violenze contro i palestinesi con il sostegno e la protezione esplicita dell'esercito.\r\n\r\nL'obiettivo dei coloni è ora ostacolare la raccolta delle olive ,è stato ucciso un fellah palestinese mentre era intento alla raccolta , con lo scopo di danneggiare l'economia locale e rendere la vita impossibile ai residenti palestinesi. I check point dell'esercito sono sempre più frequenti e i controlli ossessivi con comportamenti brutali dei militari che controllano il contenuto dei telefonini per verificare un eventuale sostegno alla causa palestinese . La frammentazione del territorio della Cisgiordania che volutamente impedisce una continuità territoriale rende estremamente difficile per i palestinesi anche le attività ordinarie e in particolare il ricorso alle cure mediche.\r\n\r\nL'ondata di arresti si è abbattuta anche contro i lavoratori proveniente da Gaza migliaia di lavoratori gazawi, che erano impiegati in Israele quando è iniziata la guerra, sono scomparsi nel corso di una campagna di arresti di massa,gruppi per i diritti umani e sindacati ritengono che alcuni lavoratori siano stati detenuti illegalmente in strutture militari nella Cisgiordania occupata, in seguito alla revoca dei loro permessi di lavoro in Israele. Le autorità israeliane finora si sono rifiutate di rilasciare i nomi delle persone detenute.\r\n\r\nIntanto la resistenza si oppone alle incursioni israeliane a Jenin e a Nablus , fioriscono nuclei resistenti di giovani sganciati dalle organizzazioni tradizionali palestinesi che sono molto popolari e costringono Tsahal ad evitare lo scontro diretto e ad utilizzare i droni per le sue incursioni nei campi.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/westbank.mp3\"][/audio]","31 Ottobre 2023","Aggiornamenti dalla Cisgiordania ","2023-10-31 11:41:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/GAZA-2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"201\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/GAZA-2-300x201.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/GAZA-2-300x201.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/GAZA-2-1024x684.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/GAZA-2-768x513.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/GAZA-2.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","PALESTINA: AGGIORNAMENTI DALLA WEST BANK",1698752461,[97,98,99,100,101,102,59,103,61,104],"http://radioblackout.org/tag/conflitto-arabo-israeliano/","http://radioblackout.org/tag/conflitto-israelopalestinese/","http://radioblackout.org/tag/free-palestine/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/hamas/","http://radioblackout.org/tag/medioriente/","http://radioblackout.org/tag/west-bank/",[106,107,108,109,110,111,16,112,18,113],"conflitto arabo-israeliano","conflitto israelopalestinese","free palestine","Gaza","guerra","hamas","medioriente","West Bank",{"post_content":115},{"matched_tokens":116,"snippet":117,"value":118},[68,69],"impossibile ai residenti palestinesi. 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Nei fatti il nazionalismo è molto radicato e diffuso. Specie nelle regioni dell’ovest accanto alle bandiere ucraine nei check point si notano i simboli del nazista collaborazionista Stepan Bandera. La spinta alla partecipazione spontanea alla guerra contro gli invasori è molto forte, tanto che, nonostante la coscrizione obbligatoria maschile tra i 18 e i 60 anni, sinora non si ha notizia di gente arruolata a forza. Molte persone hanno scelto di non combattere ma di dare il proprio contributo nel sostegno delle persone più deboli e dei profughi. I compagni hanno sostato in Polonia, dove si sono confrontati con i compagni e le compagne del No Border team, attivi sia alla frontiera ucraina che a quella Bielorussa. A Leopoli hanno consegnato i beni e i soldi raccolti a due organizzazioni, Operation Solidarity, che fornisce aiuto umanitario ma anche sostegno alle formazioni armate e al Lviv Social Movement, Ong legata a sinistra e sindacati ucraini, posizionata politicamente nel campo del socialismo antiautoritario. L’ONG svolge attività di solidarietà in una scuola al momento convertita in rifugio per persone fuggite dall’est del paese, principalmente dal Donbass, l’area in cui la guerra colpisce in maniera piu’ dura. La struttura ospita donne, bambini e uomini esentati dall’arruolamento per motivi di salute e altri che, nonostante abili all’arruolamento secondo i dettami della legge marziale, non hanno ancora ricevuto la chiamata alle armi.\r\nIl gruppo è poi proseguito alla volta di Kiev e, pur non essendo riuscito ad entrare a Bucha, ha potuto visitare alcuni villaggi vicini, dove la violenza della guerra ha lasciato segni molto tangibili.\r\nI compagn* stanno per tornare in Italia e, con calma faranno un report più ragionato delle giornate trascorse in Ucraina.\r\n\r\nOggi ne abbiamo parlato con alcuni dei partecipanti all’iniziativa, che ci hanno offerto un primo contributo a caldo su quanto hanno visto e sul confronto avuto con compagni e compagne incontrati per strada.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-19-carovana-ucraina.mp3\"][/audio]","19 Aprile 2022","2022-04-19 18:50:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278097909_316014973954741_3181733001048645923_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"223\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278097909_316014973954741_3181733001048645923_n-223x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278097909_316014973954741_3181733001048645923_n-223x300.jpg 223w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278097909_316014973954741_3181733001048645923_n.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 223px) 100vw, 223px\" />","Cronache dall’Ucraina",1650394215,[137,138,139,140,141,142,143,144,145],"http://radioblackout.org/tag/bucha/","http://radioblackout.org/tag/carovana-internazionalista-solidale-per-lucraina/","http://radioblackout.org/tag/guerra-in-ucraina/","http://radioblackout.org/tag/kiev/","http://radioblackout.org/tag/leopoli/","http://radioblackout.org/tag/lviv-social-movement/","http://radioblackout.org/tag/no-border-team/","http://radioblackout.org/tag/opration-solidarity/","http://radioblackout.org/tag/polonia/",[147,148,149,150,151,152,153,154,155],"bucha","carovana internazionalista solidale per l'ucraina","guerra in ucraina","kiev","leopoli","Lviv Social Movement","no border team","opration solidarity","polonia",{"post_content":157},{"matched_tokens":158,"snippet":159,"value":160},[68,69],"accanto alle bandiere ucraine nei \u003Cmark>check\u003C/mark> \u003Cmark>point\u003C/mark> si notano i simboli del","Il 14 aprile è partita da Torino per l’Ucraina la Carovana solidale internazionalista, che ha portato soldi, vestiti, medicine e altri beni di prima necessità a varie realtà di solidarietà e mutuo appoggio.\r\nLe compagne hanno incontrato sia gruppi organizzati sia tanta gente comune che ha reso spontaneamente testimonianza di quanto hanno vissuto in questi mesi di guerra.\r\nLa realtà che hanno incontrato è molto complessa e non facile da decifrare. 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Sono questi gli eventi che compongono la quotidianità dell’isola di Lesbo negli ultimi due mesi.\r\n\r\n\r\n\r\nDal canto suo il presidente Mitsotakis sta provando a tranquillizzare gli animi dei suoi sostenitori promettendo una linea più dura sulle migrazioni, che comprende la costruzione di centri di detenzione pre-espulsione e rimpatri più veloci verso la Turchia, nonché lo stanziamento di 500000euro per la costruzione di un muro galleggiante lungo 3km al largo delle coste di Lesbo che funga da dissuasore per l’arrivo di ulteriori migranti dalla stessa Turchia.\r\n\r\n\r\nIl racconto di una compagna direttamente dall’isola di Lesbo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/LesboFebbraio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","13 Febbraio 2020","2020-02-13 17:19:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/mat_moria_ampe_22232534-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/mat_moria_ampe_22232534-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/mat_moria_ampe_22232534-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/mat_moria_ampe_22232534-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/mat_moria_ampe_22232534-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/mat_moria_ampe_22232534.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Nea Demokratia e l'isola di lesbo",1581614382,[],[],{"post_content":183},{"matched_tokens":184,"snippet":185,"value":186},[68,69],"di lacrimogeni, arresti e retate, \u003Cmark>check\u003C/mark> \u003Cmark>point\u003C/mark> militari, agguati di stampo fascista.","Le politiche in materia d’immigrazione da parte di Nea Demokratia, il partito di centrodestra che ha sostituito Syriza alla guida del governo greco la scorsa estate, non stanno fino a oggi fornendo i risultati sperati dalla maggioranza dei suoi elettori.\r\n\r\nSull’isola di Lesbo nel frattempo la situazione si è fatta insostenibile e i cortei e le proteste si susseguono alternandosi. 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Carcere e, ora, domiciliari.\r\nCon lui abbiamo ripercorso la sua vicenda personale e abbiamo fatto il punto sulla situazione in Siria, in bilico tra guerra e rivoluzione.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-27-pachino-siria.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito il comunicato scritto da Paolo, dopo il suo ritorno.\r\n“A Marzo ho deciso di sottrarmi all’obbligo di firma per tornare in Siria, per questo dopo qualche mese e stato emesso un mandato di arresto dalla procura di Torino .\r\nDopo più 6 mesi in Siria, rieccomi di nuovo qui, in Europa e in Italia.\r\nRitornare non è facile, non sono scelte che si prendono in poche ore o in qualche giorno.\r\nSono partito per la Siria a Marzo, avevo deciso di violare le misure cautelari che mi erano state imposte a inizio febbraio del 2018. Firmavo quotidianamente nella caserma dei carabinieri di Grugliasco e non potevo nemmeno vivere o passare da Torino, dove risiedo e in cui per anni ho lottato e sostenuto lotte, al fianco degli oppressi e contro gli oppressori.\r\nIl mio viaggio, programmato da mesi, non volevo rinviarlo per delle semplici misure cautelari, volevo ritornare in Siria per la 3^ volta e unirmi allo Ypg.\r\nPer questo dopo tanti giri, sono riuscito ad arrivare in Siria.\r\nEro consapevole anche delle conseguenze che questa scelta avrebbe potuto portare, infatti dopo qualche mese, le misura cautelare è stata aggravata, ed è stato emesso un mandato di arresto dalla procura di Torino.\r\nSono stati 6 mesi belli, coinvolgenti e pieni di gioia, ma anche duri e difficili. Si sa la rivoluzione è bella, ma portarla avanti e sopratutto difenderla è molto difficile, e lo capisci quando la pratichi, perché in un mondo patriarcale, sessista, autoritario e gerarchico non è facile uscire da questi schemi, trasformare una società e soprattutto se stessi.\r\nSono tornato per portare avanti le mie idee, i miei valori e la mia etica, che in questi mesi ho praticato e sperimentato ancora di più.\r\nÈ vero, l’Occidente sembra allo sfascio, a volte si vive meglio in guerra, che in mezzo all’egoismo sfrenato dove tutto sembra impossibile, ma anche in Siria 8 anni fa era tutto impossibile.\r\nCredo nella libertà e nelle lotta quotidiana, perché la rivoluzione in primis dobbiamo sentirla dentro di noi, credo non sia nemmeno facile, ma personalmente non voglio restare a guardare mentre tutto va a rotoli e voglio cercare il meglio intorno a me; come già fanno tantissimi compagni e compagne che da anni in Italia, come in Europa, portano avanti lotte e resistenze, contro questo sistema che cerca di dominarci.\r\nQuello che ho visto in Siria in questi mesi, è stata una confederazione Democratica, che nonostante la fatica della guerra, lotta, resiste e sopratutto si organizza. Conosciamo la Siria come un luogo di guerra, sì è vero, è pieno di check point, di armi ecc, ma dentro le città libere da anni è vietato girare con armi, proprio per non portare avanti e coltivare una società militarista.\r\nQuello che ho visto stavolta, sono stati i ragazzi arabi, lottare insieme a loro al fronte o semplicemente stando in città, sono anche loro la forza di questa rivoluzione, gli arabi insieme ai curdi, gli assiri, e le molte altre etnie che vivono nel Nord della Siria.\r\nHo deciso di tornare perché, dopo quasi due anni nello Ypg, ho visto il meglio di una rivoluzione e le sue contraddizioni, ma quello che per me è importate è che lo Ypg lotti contro queste contraddizioni.\r\nPer questo mi sento Ypg a vita, non è un esercito invasore, colonialista o militarista, ma è un esercito di liberazione che difende i popoli e soprattutto sta in mezzo al popolo.\r\nQuesto mio terzo viaggio in Siria, mi ha fatto capire molte altre cose, che non avevo compreso prima, se tornassi indietro lo rifarei, ripartirei, non mi sono assolutamente pentito. Adesso affronto tutte le conseguenze di cui ero consapevole prima di partire.\r\nL’unico rammarico, non aver potuto difendere Afrin, essere arrivato dopo che è stata invasa, questo è l’unico rimorso, non essere arrivato prima. Riabbracciare i compagni, gli amici che tornavano da Afrin è stato bellissimo, non poter più rivedere altri amici, compagni no, non è stato bello, ma loro mi hanno dato la forza per continuare a lottare.\r\nPer me prima di tutto viene la rivoluzione, la lotta e soprattutto l’amore con cui si porta avanti.\r\nSi sa, quando si lotta si è automaticamente messi dal sistema e da chi lo governa, dall’altra parte ossia quella del torto.\r\nQuindi se sono dalla parte del torto, dico a chi pensa ciò, che è stato lo Ypg, a liberare una\r\nparte di Siria dallo Stato Islamico, è stato lo Ypg che ha difeso valorosamente Afrin e che resiste ancora in quei territori occupati dall’esercito turco e dalle bande jihadiste, ed è anche grazie allo Ypg ed alle strutture civili che questa rivoluzione sopravvive, resiste e lotta.\r\nIn uno scenario di guerra così ampio non è facile, sembrava impossibile, ma lì adesso è possibile, anzi è realtà.\r\nAdesso non si possono fare previsioni o dire se questa rivoluzione sopravviverà o quanto, perché questa rivoluzione non ha schemi imposti da nessuno e si sperimenta ogni giorno.\r\nAdesso è il momento di lottare, resistere agli attacchi del sistema.\r\nE bisogna essere consapevoli dei rischi che può portare ciò, in guerra puoi morire, essere ferito. Qui in Europa, in un contesto diverso, puoi perdere la libertà, essere perseguitato dalla legge, tutto questo solo perché siamo stati messi nella parte del torto.\r\nMa lotterò, insieme ai compagni e alle compagne, come ho sempre fatto, fino a quando non saranno loro, i potenti, gli sfruttatori ad essere considerati quelli dell’altra parte, quella del torto.\r\nSi sa quando si lotta, non veniamo accettati dai potenti tanto meno da chi li protegge ogni giorno.\r\nBasta non aver paura ed essere consapevoli di quello che si fa e, soprattutto, bisogna crederci.\r\nQuesto ho imparato dalla Rivoluzione Confederale ancora in atto nel Nord della Siria.\r\nPer questo sono tornato per resistere e lottare, contro questo sistema capitalista-autoritario.\r\nSe non ora quando?\r\nA me piace vivermi il presente e nessuno mai potrà fermare la lotta e il desiderio per la libertà che quotidianamente cerco di portare avanti e praticare insieme a tanti compagni e compagne, per questo, anche se su di me pende un mandato di arresto, sono ritornato.\r\nLo faccio con i martiri nel cuore e pensando che nulla è impossibile, basta lottare. E lottando si può anche cadere, basta sapersi rialzare, con più forza e grinta di prima.\r\nLa rivoluzione non deve essere un sogno, la rivoluzione per me è la realtà.\r\nBella, difficile, faticosa ma piena di amore e gioie.\r\n\r\nLa lotta è vita, \r\nLa vita è amore, \r\nL’amore è rivoluzione.\r\n\r\nCi vediamo per le strade e piazze, quelle stesse strade che per anni ho percorso insieme a tanti compagne e compagni e amici a me cari.”","27 Novembre 2018","2018-11-27 16:22:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/pachi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/pachi-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/pachi-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/pachi-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/pachi-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/pachi.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La rivoluzione in Rojava. 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Negli ultimi giorni la gente è scesa in piazza in 13 province del Kurdistan del sud con lo slogan “Governo dimettiti”. Sono moltissimi i villaggi e le città dove la popolazione ha protestato scontrandosi con le forze asayish, la polizia e i peshmerga anche se non voleva. In molti luoghi edifici di partiti, istituzioni ufficiali e check point sono stati dati alle fiamme. Nel pomeriggio del secondo giorno hanno iniziato a circolare notizie di spari sui manifestanti e ieri, diverse persone hanno perso la vita per mano della polizia a Rania e Koye, 6 a Rania e 1 a Koye. A Sulaymaniyah, Chamchamal, Piremegrun e in altri luoghi insorti, centinaia di persone sono rimaste ferite.\r\n\r\nLe richieste sono precise: non solo il pagamento degli stipendi in stand by da anni e non solo la fornitura di servizi essenziali, collassati sotto la crisi economica che da tre anni attanaglia Erbil, ma anche le dimissioni immediate dell’attuale governo. E non mancano i riferimenti più politici: la folla ha gridato slogan contro l’esecutivo responsabile di aver ceduto al governo centrale di Baghdad le zone contese, durante l’offensiva lanciata dalle forze irachene post-referendum e che ha permesso loro di riprendere aree che dal 2014 i peshmerga curdi controllavano. 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