","Onde indopacifiche 13","post",1616337028,[60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/anchorage/","http://radioblackout.org/tag/corea-del-nord/","http://radioblackout.org/tag/myanmar/","http://radioblackout.org/tag/riconoscimento-facciale/","http://radioblackout.org/tag/sapporo/","http://radioblackout.org/tag/vaccine-diplomacy/",[23,27,19,33,21,29],{"post_content":68},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":72},[70],"comunità","dopo un travagliato percorso della \u003Cmark>comunità\u003C/mark> Lgbt, perché crea un precedente;","https://youtu.be/tkKiiEMB5Ps\r\n\r\nApriamo la puntata numero 13 come avevamo aperto la precedente, ma con un salto di qualità musicale notevole, mantenendo e accentuando il grado di propaganda.\r\n\r\nMentre trasmettevamo non potevamo sapere come sarebbe iniziato l'incontro bilaterale organizzato nei -11 gradi Celsius di Anchorage, ma è stato sicuramente all'altezza delle aspettative spettacolari: Biden aveva appena dato del \"Killer\" a Putin per far sapere agli europei che le sanzioni avrebbero colpito chiunque prosegua a fare affari con il Cremlino (e con Gazprom); avevamo pensato che la nuova amministrazione avesse scelto il suo nemico a Mosca... invece sono volati stracci anche in Alaska.\r\n\r\nSempre nell'ambito del contenimento delle Cina coinvolge anche la Corea del Nord: la sorella di Kim ha pensato di portare il suo saluto al vertice commentando la notizia dell'intelligence americano secondo i quali i nuovi missili ballistici intercontinentali in dotazione a Pyongyang sono considerevolmente più grandi e capaci dei precedenti; intanto I funzionari statunitensi sono in allerta, mentre gli Stati Uniti e la Corea del Sud conducono esercitazioni militari ridotte e simulate e Washington torna a richiedere la denuclearizzazione della Corea del Nord.\r\n\r\nPeraltro HK, Taiwan e Xinjiang sono tornate come un tormentone nei colloqui e in ogni esternazione americana: una competizione strategica, che coinvolge anche la diplomazia del vaccino. Questo ci conduce ad accennare a un notevole problema per molti che vorrebbero poter tornare in Cina: le procedure per entrarvi sono particolarmente complesse e poco chiare nei criteri. Certo che se l'unico vaccino riconosciuto da Pechino è Sinovac, che non è autorizzato in Europa si produce automaticamente un divieto di ingresso per milioni di persone.Altra notizia della settimanaè una sofisticazione della adozione del riconoscimento facciale presso taluni esercizi cinesi che possono carpire anche le reazioni emotive a fronte di un'offerta della merce e registrarla nel dossier del singolo cliente schedato\r\n\r\nOvviamente anche il Giappone gioca il suo ruolo in questo tentativo di recuperare le alleanze nell’Asia orientale ed è strano che una app nipponica (Line) abbia concesso al partner cinese di accedere a tutti i dati sensibili dei suoi utenti. Ma almeno una buona notizia proviene dal Nord del Giappone: La sentenza del giudice donna Tomoko Takebe della Corte di Sapporo di considerare incostituzionale il mancato riconoscimento di un'unione legale tra due persone dello stesso sesso è stata celebrata come una conquista dopo un travagliato percorso della \u003Cmark>comunità\u003C/mark> Lgbt, perché crea un precedente; il Giappone è l'ultimo dei G7 a riconoscere le coppie omosessuali.\r\n\r\nNon possiamo dimenticare la \u003Cmark>terribile\u003C/mark> situazione in Myanmar, ammirando la determinazione maturata in pochi anni di aperture nella dittatura militare. La popolazione birmana è convinta sempre più del coinvolgimento cinese e quindi molte aziende a capitale cinese hanno preso fuoco; in realtà a Pechino importa la stabilità per fare i propri affari con chiunque e quindi il proseguimento dei riot potrebbe forse far intervenire Pechino in un senso o nell'altro.\r\n\r\nDa ultimo è importante segnalare la morte di Wang Fuchun, occhiuto \"fotografo dei treni\", una istituzione sia lui che le macchine sbuffanti su binari a scartamento ridotto \r\n\r\n\r\n\r\n\"13 Emozioni facciali sensibili\".",[74],{"field":75,"matched_tokens":76,"snippet":71,"value":72},"post_content",[70],1155199671761633300,{"best_field_score":79,"best_field_weight":80,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":81,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"1112386306048",14,"1155199671761633393",{"document":83,"highlight":101,"highlights":106,"text_match":77,"text_match_info":109},{"cat_link":84,"category":85,"comment_count":46,"id":86,"is_sticky":46,"permalink":87,"post_author":49,"post_content":88,"post_date":89,"post_excerpt":52,"post_id":86,"post_modified":90,"post_thumbnail":91,"post_thumbnail_html":92,"post_title":93,"post_type":57,"sort_by_date":94,"tag_links":95,"tags":100},[43],[45],"40444","http://radioblackout.org/2017/02/gli-immigrati-sono-il-bancomat-della-libia/","Gli accordi sull’immigrazione sottoscritti dal governo italiano e da quello libico il 2 febbraio, fatti propri dall’Unione Europea il giorno successivo, mirano a riprodurre la situazione del 2008 e del 2009, quando un patto simile venne sottoscritto dal governo Berlusconi e dal governo Gheddafi.\r\nQuell’accordo costò all’Italia una condanna della Corte Europea per i diritti umani, che riempì le pagine dei quotidiani per un giorno. Il costo, in vite umane, è difficile farlo, perché il Mediterraneo e il deserto ingoiano le loro vittime nel silenzio e nella lontananza. Nelle prigioni libiche torture, stupri, compravendita di prigionieri è la norma.\r\nPer anni la rotta libica si interruppe. La gente in viaggio fu obbligata a scegliere altre strade, non meno pericolose, come quella attraverso l’Egitto e la penisola del Sinai.\r\nL’accordo siglato a Roma dal governo Gentiloni e da quello Al Sarraj difficilmente otterrà i risultati sperati da Roma. La Libia, dopo la guerra e la caduta del regime di Gheddafi, è un paese diviso in tre, dove il potere del governo al Sarraj, quello riconosciuto dalla comunità internazionale, non controlla a pieno nemmeno la capitale. A est è il regno del generale Haftar, sostenuto da Egitto e Francia, al centro governa Ghwill. Nessuno dei due ha accettato l’accordo di Roma.\r\nIn compenso per i migranti in viaggio la vita è ancora un terno al lotto. Uccisioni, torture, stupri e ricatti verso uomini, donne e bambini sono “normali”.\r\nL’accordo italo-libico prevede la consegna alla guardia costiera libica di 12 pattugliatori, già in loro possesso, oggi in riparazione in Tunisia e in Italia. Peccato che la guardia costiera libica sia parte attiva nel business dell’immigrazione. Un business che rappresenta una delle più importanti fonti di reddito per un paese piegato da sei anni di guerra, le cui classi medie si sono impoverite.\r\nGli immigrati sono il bancomat della Libia. Ciascuno di loro ha in tasca almeno duemila euro, raccolti dalle famiglie nei paesi d’origine: un bel bottino per i trafficanti. Nelle infernali galere libiche sono i guardiani, uomini delle milizie che controllano il paese, sequestrano i telefonini e chiamano le famiglie, chiedendo un riscatto per i loro cari. Le torture servono a strappare più soldi.\r\nL’informazione di radio Blackout ne ha parlato con Francesca Mannocchi, reporter free lance, che è stata più volte in Libia da dove ha fatto reportage per varie testate e TV italiane, ma non solo.\r\nÈ lei che, entrando in Sirte dopo la liberazione dall’ISIS, scoprì la terribile verità sulle “donne dell’Isis” rinchiuse nella prigione cittadina. Quando il suo gruppo di giornalisti e reporter è entrato nel carcere di Sirte ha scoperto che le donne che vi erano rinchiuse erano le schiave dei miliziani, immigrate violentate, vendute, picchiate dai loro padroni. Queste donne, spesso ragazze giovanissime, raccontano storie terribili.\r\nOggi sono ancora in prigione: per i “liberatori” di Sirte restano immigrate clandestine.\r\nFrancesca racconta la storia di un ragazzo africano malato di tubercolosi. Ha 24 anni ed è rinchiuso in una gabbia: nessuno gli da le medicine che gli servirebbero per curarsi, nessun volo lo prenderebbe mai a bordo per riportarlo nel suo paese, con il quale, comunque, non ci sono collegamenti diretti. Di fronte alla sua gabbia c’è l’ospedale costruito dagli italiani. Lui morirà in quella gabbia.\r\n\r\n \r\n\r\nNell’interno del paese, dove ai giornalisti è vietato entrare, funzionano a tutto regime gli impianti dell’ENI.\r\nAscolta la diretta con Francesca Mannocchi:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 02 14 mannocci libia\r\n\r\n ","16 Febbraio 2017","2017-02-20 11:59:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/carceri-libiche-1_882316-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/carceri-libiche-1_882316-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/carceri-libiche-1_882316-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/carceri-libiche-1_882316.jpg 300w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Gli immigrati sono il bancomat della Libia",1487275029,[96,97,98,99],"http://radioblackout.org/tag/business-immigrati/","http://radioblackout.org/tag/immigrazione/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/sirte/",[31,25,17,15],{"post_content":102},{"matched_tokens":103,"snippet":104,"value":105},[70],"al Sarraj, quello riconosciuto dalla \u003Cmark>comunità\u003C/mark> internazionale, non controlla a pieno","Gli accordi sull’immigrazione sottoscritti dal governo italiano e da quello libico il 2 febbraio, fatti propri dall’Unione Europea il giorno successivo, mirano a riprodurre la situazione del 2008 e del 2009, quando un patto simile venne sottoscritto dal governo Berlusconi e dal governo Gheddafi.\r\nQuell’accordo costò all’Italia una condanna della Corte Europea per i diritti umani, che riempì le pagine dei quotidiani per un giorno. Il costo, in vite umane, è difficile farlo, perché il Mediterraneo e il deserto ingoiano le loro vittime nel silenzio e nella lontananza. Nelle prigioni libiche torture, stupri, compravendita di prigionieri è la norma.\r\nPer anni la rotta libica si interruppe. La gente in viaggio fu obbligata a scegliere altre strade, non meno pericolose, come quella attraverso l’Egitto e la penisola del Sinai.\r\nL’accordo siglato a Roma dal governo Gentiloni e da quello Al Sarraj difficilmente otterrà i risultati sperati da Roma. La Libia, dopo la guerra e la caduta del regime di Gheddafi, è un paese diviso in tre, dove il potere del governo al Sarraj, quello riconosciuto dalla \u003Cmark>comunità\u003C/mark> internazionale, non controlla a pieno nemmeno la capitale. A est è il regno del generale Haftar, sostenuto da Egitto e Francia, al centro governa Ghwill. Nessuno dei due ha accettato l’accordo di Roma.\r\nIn compenso per i migranti in viaggio la vita è ancora un terno al lotto. Uccisioni, torture, stupri e ricatti verso uomini, donne e bambini sono “normali”.\r\nL’accordo italo-libico prevede la consegna alla guardia costiera libica di 12 pattugliatori, già in loro possesso, oggi in riparazione in Tunisia e in Italia. Peccato che la guardia costiera libica sia parte attiva nel business dell’immigrazione. Un business che rappresenta una delle più importanti fonti di reddito per un paese piegato da sei anni di guerra, le cui classi medie si sono impoverite.\r\nGli immigrati sono il bancomat della Libia. Ciascuno di loro ha in tasca almeno duemila euro, raccolti dalle famiglie nei paesi d’origine: un bel bottino per i trafficanti. Nelle infernali galere libiche sono i guardiani, uomini delle milizie che controllano il paese, sequestrano i telefonini e chiamano le famiglie, chiedendo un riscatto per i loro cari. Le torture servono a strappare più soldi.\r\nL’informazione di radio Blackout ne ha parlato con Francesca Mannocchi, reporter free lance, che è stata più volte in Libia da dove ha fatto reportage per varie testate e TV italiane, ma non solo.\r\nÈ lei che, entrando in Sirte dopo la liberazione dall’ISIS, scoprì la \u003Cmark>terribile\u003C/mark> verità sulle “donne dell’Isis” rinchiuse nella prigione cittadina. Quando il suo gruppo di giornalisti e reporter è entrato nel carcere di Sirte ha scoperto che le donne che vi erano rinchiuse erano le schiave dei miliziani, immigrate violentate, vendute, picchiate dai loro padroni. Queste donne, spesso ragazze giovanissime, raccontano storie terribili.\r\nOggi sono ancora in prigione: per i “liberatori” di Sirte restano immigrate clandestine.\r\nFrancesca racconta la storia di un ragazzo africano malato di tubercolosi. Ha 24 anni ed è rinchiuso in una gabbia: nessuno gli da le medicine che gli servirebbero per curarsi, nessun volo lo prenderebbe mai a bordo per riportarlo nel suo paese, con il quale, comunque, non ci sono collegamenti diretti. Di fronte alla sua gabbia c’è l’ospedale costruito dagli italiani. Lui morirà in quella gabbia.\r\n\r\n \r\n\r\nNell’interno del paese, dove ai giornalisti è vietato entrare, funzionano a tutto regime gli impianti dell’ENI.\r\nAscolta la diretta con Francesca Mannocchi:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 02 14 mannocci libia\r\n\r\n ",[107],{"field":75,"matched_tokens":108,"snippet":104,"value":105},[70],{"best_field_score":79,"best_field_weight":80,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":81,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},6653,{"collection_name":57,"first_q":112,"per_page":113,"q":112},"comunità terribile",6,3,{"facet_counts":116,"found":154,"hits":155,"out_of":346,"page":14,"request_params":347,"search_cutoff":35,"search_time_ms":348},[117,130],{"counts":118,"field_name":127,"sampled":35,"stats":128},[119,121,123,125],{"count":38,"highlighted":120,"value":120},"anarres",{"count":14,"highlighted":122,"value":122},"congiunzioni",{"count":14,"highlighted":124,"value":124},"il colpo del strega",{"count":14,"highlighted":126,"value":126},"I Bastioni di Orione","podcastfilter",{"total_values":129},4,{"counts":131,"field_name":34,"sampled":35,"stats":152},[132,134,136,138,140,142,144,146,148,150],{"count":14,"highlighted":133,"value":133},"IS",{"count":14,"highlighted":135,"value":135},"YPG",{"count":14,"highlighted":137,"value":137},"mostro",{"count":14,"highlighted":139,"value":139},"mitologia",{"count":14,"highlighted":141,"value":141},"riproduzione",{"count":14,"highlighted":143,"value":143},"psicoanalisi",{"count":14,"highlighted":145,"value":145},"mostruosità",{"count":14,"highlighted":147,"value":147},"potere penale",{"count":14,"highlighted":149,"value":149},"michel foucault",{"count":14,"highlighted":151,"value":151},"cobane. cabilia",{"total_values":153},34,5,[156,200,226,248,313],{"document":157,"highlight":174,"highlights":186,"text_match":195,"text_match_info":196},{"comment_count":46,"id":158,"is_sticky":46,"permalink":159,"podcastfilter":160,"post_author":161,"post_content":162,"post_date":163,"post_excerpt":52,"post_id":158,"post_modified":164,"post_thumbnail":165,"post_title":166,"post_type":167,"sort_by_date":168,"tag_links":169,"tags":172},"98590","http://radioblackout.org/podcast/la-nave-dei-soli-del-10-06-2025/",[122],"ricongiunzioni","E se fosse proprio il nostro modo di stare insieme ad impedirci stare tutt* meglio? Rileggiamo La comunità terribile e analizziamo i fenomeni di repressione orizzontale per renderci conto che \"in ogni luogo in cui i rapporti non sono problematizzati, le antiche forme riaffiorano in tutta la potenza della loro brutalità adiscorsiva\".\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/teribbile.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\ndownload: teribbile\r\n\r\n ","19 Giugno 2025","2025-06-19 16:44:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/nf-200x110.jpeg","LA NAVE DEI SOLI DEL 10/06/2025","podcast",1750351455,[170,171],"http://radioblackout.org/tag/comunita-terribile/","http://radioblackout.org/tag/repressione-orizzontale/",[112,173],"repressione orizzontale",{"post_content":175,"tags":180},{"matched_tokens":176,"snippet":178,"value":179},[70,177],"terribile","stare tutt* meglio? Rileggiamo La \u003Cmark>comunità\u003C/mark> \u003Cmark>terribile\u003C/mark> e analizziamo i fenomeni di","E se fosse proprio il nostro modo di stare insieme ad impedirci stare tutt* meglio? Rileggiamo La \u003Cmark>comunità\u003C/mark> \u003Cmark>terribile\u003C/mark> e analizziamo i fenomeni di repressione orizzontale per renderci conto che \"in ogni luogo in cui i rapporti non sono problematizzati, le antiche forme riaffiorano in tutta la potenza della loro brutalità adiscorsiva\".\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/teribbile.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\ndownload: teribbile\r\n\r\n ",[181,184],{"matched_tokens":182,"snippet":183,"value":183},[70,177],"\u003Cmark>comunità\u003C/mark> \u003Cmark>terribile\u003C/mark>",{"matched_tokens":185,"snippet":173,"value":173},[],[187,193],{"field":34,"indices":188,"matched_tokens":189,"snippets":191,"values":192},[46],[190],[70,177],[183],[183],{"field":75,"matched_tokens":194,"snippet":178,"value":179},[70,177],1157451471441625000,{"best_field_score":197,"best_field_weight":198,"fields_matched":38,"num_tokens_dropped":46,"score":199,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":201,"highlight":216,"highlights":222,"text_match":77,"text_match_info":225},{"comment_count":46,"id":202,"is_sticky":46,"permalink":203,"podcastfilter":204,"post_author":205,"post_content":206,"post_date":207,"post_excerpt":52,"post_id":202,"post_modified":208,"post_thumbnail":209,"post_title":210,"post_type":167,"sort_by_date":211,"tag_links":212,"tags":214},"94845","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-16-01-2025-al-confine-bulgaro-della-fortezza-europa-continua-la-strage-di-migranti-libano-israele-e-stati-uniti-puntano-alla-destabilizzazione-cercando-di-emarginare-hezbollah-sud/",[126],"radiokalakuta","Simone del collettivo \"Rotte balcaniche\" ci racconta la terribile esperienza vissuta al confine tra Bulgaria e Turchia.E' stato arrestato il 21 dicembre insieme a due compagne per aver soccorso dei migranti nel sud-est della Bulgaria, subendo un trattamento brutale da parte della polizia bulgara che si è di fatto rifiutata d'intervenire a soccorso dei migranti in difficoltà.\r\n\r\nRacconta Simone «Ci sono arrivate segnalazioni di tre minorenni soli e a rischio immediato di morte, probabilmente per ipotermia, vicino alla città di Burgas, nel sud-est della Bulgaria. I video che accompagnavano le segnalazioni mostravano due di loro sdraiati, privi di sensi, sulla neve. Abbiamo chiamato il numero di emergenza 112 numerose volte, chiedendo assistenza immediata. Allo stesso tempo ci siamo mossi per cercare di raggiungere i ragazzini ben sapendo per esperienza che la polizia di frontiera è solita omettere il soccorso dei migranti o respingerli in Turchia». Dopo essere stati fermati e minacciati più volte dalla polizia bulgara racconta Simone «Alla fine quando li abbiamo raggiunti i ragazzi erano già morti. Potevano essere salvati, accanto ai corpi c’erano impronte degli scarponi della polizia e i cadaveri erano visibili dal sentiero». Sulle risposte delle autorità sembrano esserci due sole spiegazioni possibili: o hanno visto e abbandonato le persone moribonde dopo averle trovate, oppure non hanno mai raggiunto le loro posizioni, pur avendo chiare indicazioni. Distinte impronte di stivali militari sulla neve intorno a uno dei corpi – poi cancellate quando la polizia di frontiera ha dovuto recuperare il corpo – suggeriscono che degli agenti erano presenti nelle ore precedenti, ma non hanno soccorso la persona, forse quando poteva ancora essere salvata.\r\n\r\n\r\nLe politiche migratorie europee stanno trasformando le frontiere di terra e di mare in veri e propri tritacarne autorizzati, che mettono le persone in pericolo e poi ne omettono il soccorso, rendendosi di fatto dirette responsabili della loro morte. Queste politiche hanno ucciso Ali, Samir e Yasser, così come decine di migliaia di individui alle frontiere europee negli ultimi vent’anni, e ne uccideranno molti altri se non verranno fermate. Non sono fallimenti delle politiche, ma le politiche stesse. Come premio per tutto ciò, alla Bulgaria è stato appena concesso l’accesso all’area Schengen.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/SIMONE-ROTTE-BALCANICHE-BASIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Lorenzo Forlani ,giornalista e analista freelance che vive a Beirut ,parliamo delle prospettive politiche libanesi dopo l'elezione del presidente della repubblica il generale ex capo dell'esercito Joseph Aoun e la designazione del primo ministro Nawaf Salam ,ex presidente della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazione Unite. Entrambi uomini di riconosciuta esperienza politica ,le nomine sono frutto di una mediazione con la volontà di Hezbollah ,che sia pur ridimensionato dal punto di vista militare dall'offensiva sionista e la perdita del corridoio siriano,ha ancora un notevole potere d'interdizione negli equilibri politici libanesi. Le nomine sono frutto anche della rinnovata influenza delle forze filoisraeliane e dell'ingerenza americana ,un Libano indebolito ulteriormente in cui le forze reazionarie acarezzassero il malsano progetto di isolare la comunità scita esasperando la frammnetazione etnico confessionale ,farebbe comodo ad Israele che vorrebe trasferire nel paese dei cedri il modello applicato in Cisgiordania . La perdita di Nasrallah ,sostituito dal poco carismatico Quassem ,depaupera dal punto di vista politico Hezbollah ,costringendolo a rivedere la sua proiezione regionale concentrandosi sugli equilibri interni . Gli enormi costi della ricostruzione e il finanziamento dell'esercito condizioneranno la politica libanese sempre più dipendente da attori esterni.La crisi economica e di senso che sta attraversando il paese ,soprattutto dopo l'esplosione nel porto di Beirut, costringe il Libano a ripensarsi oltre il consociativismo confessionale e a fare i conti con la mancata riconciliazione nazionale dopo la guerra civile durata dal 1975 al 1990.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/FORLANI-LIBANO-BASTIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Sara De Simone ,analista dell'ISPI , parliamo della guerra in Sudan dopo la conquista da parte dell'esercito di Burham della città di Wad Madani ,capitale dello stato di El Gezir ed importante nodo strategico di comunicazione a 200km dalla capitale. Si susseguono notizie di torture ed uccisioni extragiudiziarie contro le comunità accusate di collaborare con le RSF ,gli Stati Uniti hanno adottato delle sanzioni contro il leader delle Forze di Supporto Rapido Hemmeti ma anche contro sette imprese emiratine accusate di essere coinvolte in operazioni finanziarie con le RSF. Successivamente gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al leader sudanese e capo dell’esercito Al Bhuram, accusandolo di aver scelto la via della guerra invece della negoziazione per porre fine al conflitto che ha causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati. Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha dichiarato che sotto la guida di Al Burham, l’esercito sudanese ha adottato tattiche belliche che includono bombardamenti indiscriminati di infrastrutture civili, attacchi a scuole, mercati e ospedali, oltre a esecuzioni extragiudiziali. Questo equilibrismo sanzionatorio ha come scopo quello di segnalare la continua violazione di diritti umani da parte di entrambi gli schieramenti in una guerra brutale che non risparmia i civili e che ha provocato quasi 12 milioni di profughi e una crisi alimentari fra le più gravi del mondo .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/SARA-DE-SIMONE-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","20 Gennaio 2025","2025-01-20 15:32:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 16/01/2025-AL CONFINE BULGARO DELLA FORTEZZA EUROPA CONTINUA LA STRAGE DI MIGRANTI- LIBANO, ISRAELE E STATI UNITI PUNTANO ALLA DESTABILIZZAZIONE CERCANDO DI EMARGINARE HEZBOLLAH-SUDAN, L'ESERCITO CONQUISTA POSIZIONI MENTRE LA GUERRA NON SI FERMA.",1737387136,[213],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[215],"Bastioni di Orione",{"post_content":217},{"matched_tokens":218,"snippet":220,"value":221},[219],"terribile ","Rotte balcaniche\" ci racconta la \u003Cmark>terribile \u003C/mark> esperienza vissuta al confine tra","Simone del collettivo \"Rotte balcaniche\" ci racconta la \u003Cmark>terribile \u003C/mark> esperienza vissuta al confine tra Bulgaria e Turchia.E' stato arrestato il 21 dicembre insieme a due compagne per aver soccorso dei migranti nel sud-est della Bulgaria, subendo un trattamento brutale da parte della polizia bulgara che si è di fatto rifiutata d'intervenire a soccorso dei migranti in difficoltà.\r\n\r\nRacconta Simone «Ci sono arrivate segnalazioni di tre minorenni soli e a rischio immediato di morte, probabilmente per ipotermia, vicino alla città di Burgas, nel sud-est della Bulgaria. I video che accompagnavano le segnalazioni mostravano due di loro sdraiati, privi di sensi, sulla neve. Abbiamo chiamato il numero di emergenza 112 numerose volte, chiedendo assistenza immediata. Allo stesso tempo ci siamo mossi per cercare di raggiungere i ragazzini ben sapendo per esperienza che la polizia di frontiera è solita omettere il soccorso dei migranti o respingerli in Turchia». Dopo essere stati fermati e minacciati più volte dalla polizia bulgara racconta Simone «Alla fine quando li abbiamo raggiunti i ragazzi erano già morti. Potevano essere salvati, accanto ai corpi c’erano impronte degli scarponi della polizia e i cadaveri erano visibili dal sentiero». Sulle risposte delle autorità sembrano esserci due sole spiegazioni possibili: o hanno visto e abbandonato le persone moribonde dopo averle trovate, oppure non hanno mai raggiunto le loro posizioni, pur avendo chiare indicazioni. Distinte impronte di stivali militari sulla neve intorno a uno dei corpi – poi cancellate quando la polizia di frontiera ha dovuto recuperare il corpo – suggeriscono che degli agenti erano presenti nelle ore precedenti, ma non hanno soccorso la persona, forse quando poteva ancora essere salvata.\r\n\r\n\r\nLe politiche migratorie europee stanno trasformando le frontiere di terra e di mare in veri e propri tritacarne autorizzati, che mettono le persone in pericolo e poi ne omettono il soccorso, rendendosi di fatto dirette responsabili della loro morte. Queste politiche hanno ucciso Ali, Samir e Yasser, così come decine di migliaia di individui alle frontiere europee negli ultimi vent’anni, e ne uccideranno molti altri se non verranno fermate. Non sono fallimenti delle politiche, ma le politiche stesse. Come premio per tutto ciò, alla Bulgaria è stato appena concesso l’accesso all’area Schengen.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/SIMONE-ROTTE-BALCANICHE-BASIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Lorenzo Forlani ,giornalista e analista freelance che vive a Beirut ,parliamo delle prospettive politiche libanesi dopo l'elezione del presidente della repubblica il generale ex capo dell'esercito Joseph Aoun e la designazione del primo ministro Nawaf Salam ,ex presidente della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazione Unite. Entrambi uomini di riconosciuta esperienza politica ,le nomine sono frutto di una mediazione con la volontà di Hezbollah ,che sia pur ridimensionato dal punto di vista militare dall'offensiva sionista e la perdita del corridoio siriano,ha ancora un notevole potere d'interdizione negli equilibri politici libanesi. Le nomine sono frutto anche della rinnovata influenza delle forze filoisraeliane e dell'ingerenza americana ,un Libano indebolito ulteriormente in cui le forze reazionarie acarezzassero il malsano progetto di isolare la \u003Cmark>comunità\u003C/mark> scita esasperando la frammnetazione etnico confessionale ,farebbe comodo ad Israele che vorrebe trasferire nel paese dei cedri il modello applicato in Cisgiordania . La perdita di Nasrallah ,sostituito dal poco carismatico Quassem ,depaupera dal punto di vista politico Hezbollah ,costringendolo a rivedere la sua proiezione regionale concentrandosi sugli equilibri interni . Gli enormi costi della ricostruzione e il finanziamento dell'esercito condizioneranno la politica libanese sempre più dipendente da attori esterni.La crisi economica e di senso che sta attraversando il paese ,soprattutto dopo l'esplosione nel porto di Beirut, costringe il Libano a ripensarsi oltre il consociativismo confessionale e a fare i conti con la mancata riconciliazione nazionale dopo la guerra civile durata dal 1975 al 1990.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/FORLANI-LIBANO-BASTIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Sara De Simone ,analista dell'ISPI , parliamo della guerra in Sudan dopo la conquista da parte dell'esercito di Burham della città di Wad Madani ,capitale dello stato di El Gezir ed importante nodo strategico di comunicazione a 200km dalla capitale. Si susseguono notizie di torture ed uccisioni extragiudiziarie contro le \u003Cmark>comunità\u003C/mark> accusate di collaborare con le RSF ,gli Stati Uniti hanno adottato delle sanzioni contro il leader delle Forze di Supporto Rapido Hemmeti ma anche contro sette imprese emiratine accusate di essere coinvolte in operazioni finanziarie con le RSF. Successivamente gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al leader sudanese e capo dell’esercito Al Bhuram, accusandolo di aver scelto la via della guerra invece della negoziazione per porre fine al conflitto che ha causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati. Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha dichiarato che sotto la guida di Al Burham, l’esercito sudanese ha adottato tattiche belliche che includono bombardamenti indiscriminati di infrastrutture civili, attacchi a scuole, mercati e ospedali, oltre a esecuzioni extragiudiziali. Questo equilibrismo sanzionatorio ha come scopo quello di segnalare la continua violazione di diritti umani da parte di entrambi gli schieramenti in una guerra brutale che non risparmia i civili e che ha provocato quasi 12 milioni di profughi e una crisi alimentari fra le più gravi del mondo .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/SARA-DE-SIMONE-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[223],{"field":75,"matched_tokens":224,"snippet":220,"value":221},[219],{"best_field_score":79,"best_field_weight":80,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":81,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},{"document":227,"highlight":239,"highlights":244,"text_match":77,"text_match_info":247},{"comment_count":46,"id":228,"is_sticky":46,"permalink":229,"podcastfilter":230,"post_author":120,"post_content":231,"post_date":232,"post_excerpt":52,"post_id":228,"post_modified":233,"post_thumbnail":234,"post_title":235,"post_type":167,"sort_by_date":236,"tag_links":237,"tags":238},"87640","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-23-febbraio-scenari-di-guerra-always-on-the-move-il-trionfo-della-meritocrazia/",[120],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-23-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nScenari di guerra planetaria\r\nSono passati due anni dall’invasione russa dell’Ucraina e, nonostante l’affievolirsi dell’attenzione mediatica, il conflitto si inasprisce sempre di più.\r\nGuerre insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Con il riaccendersi della terribile guerra in Medio Oriente, l’aprirsi del conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nProviamo a capire quali siano le faglie lungo le quali si sta giocando un risico mortale per tutto il pianeta\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nAlways on the move?\r\nEra la capitale dell’auto. L’industria automobilistica era indicata tra le eccellenze cittadine nei cartelli di ingresso alla città.\r\nOggi Torino è attraversata da due processi trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi. Il primo è ampiamente pubblicizzato, del secondo si parla poco e male.\r\n\r\nIl trionfo della meritocrazia?\r\nSuadente e accattivante, la parola meritocrazia pervade ormai ogni discorso. Ripetuta come un mantra salvifico in ogni contesto sociale e professionale, oggi appare come l'unica opzione che possa affrancarci dal clientelismo e dalle sue disastrose conseguenze. Ma davvero il merito (termine quanto mai ambiguo) e l'ossessione valutativa che comporta ci offrono una via d'uscita? Nient'affatto, risponde Codello, perché la visione meritocratica è non solo irrealizzabile, in quanto basata su premesse false (la parità delle condizioni di partenza), ma anche indesiderabile, in quanto trasforma la disuguaglianza da fatto sociale a dato naturale. L'idea di fondo è infatti che ognuno di noi – chi ce la fa e chi non ce la fa – occupi nella piramide sociale il posto che «si merita»: un riconoscimento inappellabile e interiorizzato che porta i «vincenti» a ritenere giustificato il proprio potere e i «perdenti» ad accettare la propria discriminazione. L'idea meritocratica si configura dunque come il trionfo del «governo dei migliori» da un lato e della «servitù volontaria» dall'altro. In definitiva, una sofisticata riproposizione del principio di disuguaglianza.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello, autore di “L’illusione meritocratica” appena uscito per i tipi di Eleuthera\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 2 marzo\r\nVia i militari!\r\nPer una Barriera libera e solidale!\r\nore 14,30\r\ncorso Palermo angolo via Sesia\r\nPresidio Antimilitarista\r\nore 16\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nIl canzoniere di Alba, chiacchiere e socialità\r\nIn Barriera si moltiplicano gli sfratti\r\nIl lavoro, quando c'è, è precario, pericoloso, malpagato\r\nLa salute è ormai un lusso per pochi\r\nLa sicurezza è casa, reddito, sanità per tutte e tutti, non soldati per per le strade!\r\n\r\nVenerdì 22 marzo\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nDecolonialità e internazionalismo\r\nVerso un’idea non nazionalista della decolonialità\r\nIl concetto di decolonialità è molto citato negli ultimi anni ma non sempre compreso. Manca soprattutto un’elaborazione di questa idea che la separi da nazionalismi, comunitarismi e approcci basati su una prospettiva unica (piuttosto che su intersezioni) che rischiano di farla diventare una concezione escludente quando non lo è. È importante ricordare che, come elaborata originariamente dal collettivo Modernità-Colonialità-Decolonialità (MCD) e poi arricchita dai contributi del femminismo indigeno, degli studi sul pluriverso e delle epistemologie del Sud per non citare che alcuni dei principali ambiti di discussione, la decolonialità mira a superare i limiti di precedenti approcci.\r\nSi tratta in particolare del culturalismo dei Postcolonial Studies, che si sono spesso limitati a critiche della colonialità che restavano limitate a un’analisi del discorso e confinate in ambiti accademici, e dell’economicismo di teorie quali lo sviluppo ineguale o il sistema mondo, incapaci di includere quello che gli approcci decoloniali chiamano la ‘decolonizzazione epistemica’. In questo senso, i punti qualificanti della decolonialità sono la necessità di non limitarsi alla pura teoria per connettersi alle lotte e situazioni reali, di riscoprire modi di pensare al di fuori delle tradizioni intellettuali europee e di costruire ponti di solidarietà militanti attraverso diverse culture e assi di intervento.\r\nSulla base di questo discorso introduttivo, e di alcuni casi empirici sudamericani di interazione tra gruppi anarchici e comunità indigene e afrodiscendenti, si discuteranno le basi di un progetto anarchico di decolonialità, basato sul fatto che la tradizione anarchica e molte delle comunità sopracitate condividono punti chiave quali la prassi organizzativa orizzontale, l’azione diretta e l’idea di territorio come relazione sociale piuttosto che come area delimitata da confini “sovrani”. Esse condividono inoltre critiche delle principali pratiche autoritarie che hanno caratterizzato la Sinistra europea ed eurocentrica, quali il concetto di avanguardia politica, quello di intellettuale organico (di solito maschio e bianco) chiamato a “guidare” le lotte, l’idea della rivoluzione come mera presa del potere politico e quella della decolonizzazione o “liberazione nazionale” come mera costruzione di un nuovo Stato.\r\nIn una singola definizione, anarchismo e “lotta afro-indigena” condividono il principio della coerenza tra la teoria e la prassi, che dovrebbe ispirare il più vasto campo della decolonialità.\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nSabato 23 marzo\r\nore 15 giardinetti tra corso Giulio Cesare e via Montanaro\r\nAssemblea di quartiere\r\nIl vero degrado è perdere la casa\r\nCon Filippo Borreani, sociologo e Prendocasa\r\npoi musica, poesia, socialità\r\n(organizza oltredora antifascista)\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","29 Febbraio 2024","2024-02-29 21:16:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/fuori-militari-1080x640-1-200x110.jpg","Anarres del 23 febbraio. Scenari di guerra. Always on the move? Il trionfo della meritocrazia...",1709241412,[],[],{"post_content":240},{"matched_tokens":241,"snippet":242,"value":243},[177],"fine. Con il riaccendersi della \u003Cmark>terribile\u003C/mark> guerra in Medio Oriente, l’aprirsi","ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-23-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nScenari di guerra planetaria\r\nSono passati due anni dall’invasione russa dell’Ucraina e, nonostante l’affievolirsi dell’attenzione mediatica, il conflitto si inasprisce sempre di più.\r\nGuerre insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Con il riaccendersi della \u003Cmark>terribile\u003C/mark> guerra in Medio Oriente, l’aprirsi del conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nProviamo a capire quali siano le faglie lungo le quali si sta giocando un risico mortale per tutto il pianeta\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nAlways on the move?\r\nEra la capitale dell’auto. L’industria automobilistica era indicata tra le eccellenze cittadine nei cartelli di ingresso alla città.\r\nOggi Torino è attraversata da due processi trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi. Il primo è ampiamente pubblicizzato, del secondo si parla poco e male.\r\n\r\nIl trionfo della meritocrazia?\r\nSuadente e accattivante, la parola meritocrazia pervade ormai ogni discorso. Ripetuta come un mantra salvifico in ogni contesto sociale e professionale, oggi appare come l'unica opzione che possa affrancarci dal clientelismo e dalle sue disastrose conseguenze. Ma davvero il merito (termine quanto mai ambiguo) e l'ossessione valutativa che comporta ci offrono una via d'uscita? Nient'affatto, risponde Codello, perché la visione meritocratica è non solo irrealizzabile, in quanto basata su premesse false (la parità delle condizioni di partenza), ma anche indesiderabile, in quanto trasforma la disuguaglianza da fatto sociale a dato naturale. L'idea di fondo è infatti che ognuno di noi – chi ce la fa e chi non ce la fa – occupi nella piramide sociale il posto che «si merita»: un riconoscimento inappellabile e interiorizzato che porta i «vincenti» a ritenere giustificato il proprio potere e i «perdenti» ad accettare la propria discriminazione. L'idea meritocratica si configura dunque come il trionfo del «governo dei migliori» da un lato e della «servitù volontaria» dall'altro. In definitiva, una sofisticata riproposizione del principio di disuguaglianza.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello, autore di “L’illusione meritocratica” appena uscito per i tipi di Eleuthera\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 2 marzo\r\nVia i militari!\r\nPer una Barriera libera e solidale!\r\nore 14,30\r\ncorso Palermo angolo via Sesia\r\nPresidio Antimilitarista\r\nore 16\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nIl canzoniere di Alba, chiacchiere e socialità\r\nIn Barriera si moltiplicano gli sfratti\r\nIl lavoro, quando c'è, è precario, pericoloso, malpagato\r\nLa salute è ormai un lusso per pochi\r\nLa sicurezza è casa, reddito, sanità per tutte e tutti, non soldati per per le strade!\r\n\r\nVenerdì 22 marzo\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nDecolonialità e internazionalismo\r\nVerso un’idea non nazionalista della decolonialità\r\nIl concetto di decolonialità è molto citato negli ultimi anni ma non sempre compreso. Manca soprattutto un’elaborazione di questa idea che la separi da nazionalismi, comunitarismi e approcci basati su una prospettiva unica (piuttosto che su intersezioni) che rischiano di farla diventare una concezione escludente quando non lo è. È importante ricordare che, come elaborata originariamente dal collettivo Modernità-Colonialità-Decolonialità (MCD) e poi arricchita dai contributi del femminismo indigeno, degli studi sul pluriverso e delle epistemologie del Sud per non citare che alcuni dei principali ambiti di discussione, la decolonialità mira a superare i limiti di precedenti approcci.\r\nSi tratta in particolare del culturalismo dei Postcolonial Studies, che si sono spesso limitati a critiche della colonialità che restavano limitate a un’analisi del discorso e confinate in ambiti accademici, e dell’economicismo di teorie quali lo sviluppo ineguale o il sistema mondo, incapaci di includere quello che gli approcci decoloniali chiamano la ‘decolonizzazione epistemica’. In questo senso, i punti qualificanti della decolonialità sono la necessità di non limitarsi alla pura teoria per connettersi alle lotte e situazioni reali, di riscoprire modi di pensare al di fuori delle tradizioni intellettuali europee e di costruire ponti di solidarietà militanti attraverso diverse culture e assi di intervento.\r\nSulla base di questo discorso introduttivo, e di alcuni casi empirici sudamericani di interazione tra gruppi anarchici e \u003Cmark>comunità\u003C/mark> indigene e afrodiscendenti, si discuteranno le basi di un progetto anarchico di decolonialità, basato sul fatto che la tradizione anarchica e molte delle \u003Cmark>comunità\u003C/mark> sopracitate condividono punti chiave quali la prassi organizzativa orizzontale, l’azione diretta e l’idea di territorio come relazione sociale piuttosto che come area delimitata da confini “sovrani”. Esse condividono inoltre critiche delle principali pratiche autoritarie che hanno caratterizzato la Sinistra europea ed eurocentrica, quali il concetto di avanguardia politica, quello di intellettuale organico (di solito maschio e bianco) chiamato a “guidare” le lotte, l’idea della rivoluzione come mera presa del potere politico e quella della decolonizzazione o “liberazione nazionale” come mera costruzione di un nuovo Stato.\r\nIn una singola definizione, anarchismo e “lotta afro-indigena” condividono il principio della coerenza tra la teoria e la prassi, che dovrebbe ispirare il più vasto campo della decolonialità.\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nSabato 23 marzo\r\nore 15 giardinetti tra corso Giulio Cesare e via Montanaro\r\nAssemblea di quartiere\r\nIl vero degrado è perdere la casa\r\nCon Filippo Borreani, sociologo e Prendocasa\r\npoi musica, poesia, socialità\r\n(organizza oltredora antifascista)\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[245],{"field":75,"matched_tokens":246,"snippet":242,"value":243},[177],{"best_field_score":79,"best_field_weight":80,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":81,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},{"document":249,"highlight":303,"highlights":309,"text_match":77,"text_match_info":312},{"comment_count":46,"id":250,"is_sticky":46,"permalink":251,"podcastfilter":252,"post_author":253,"post_content":254,"post_date":255,"post_excerpt":52,"post_id":250,"post_modified":256,"post_thumbnail":257,"post_title":258,"post_type":167,"sort_by_date":259,"tag_links":260,"tags":285},"26947","http://radioblackout.org/podcast/madri-e-mostri-due-puntate-de-il-colpo-della-strega-dedicate-al-tema/",[124],"dj","DUE PUNTATE (22dic2014 - 12genn2015) INTERAMENTE DEDICATE AL TEMA CHE VI PROPONIAMO IN UN UNICO SPECIALE APPROFONDIMENTO.\r\nVisto il grande interesse suscitato, continuamo a parlare di maternità a partire dai recenti casi di madri accusate di aver ucciso il proprio figlio. Funzione riproduttiva e \"istinto materno\", costruzione dei ruoli e dei generi, maternità e infanticidio, costruzione mediatica del mostro, il ruolo del mostro come autoassoluzione sociale...questi alcuni dei temi che abbiamo trattato.\r\nNaturalmente, la storia di Ragusa come le altre che offre la cronaca, non ci interessa per trattarla in sè, come caso ( giudiziario, psichiatrico, giornalistico), ma per l'analisi dei discorsi che essa solleva, come fatti culturali.\r\nQuale idea della maternità (e del femminile) sta alla base dei discorsi di media, magistrati, psicologi e psichiatri, del discorso della medicina e del discorso penale e del senso comune? Quale idea di donna e di madre è costruita culturalmente e socialmente? Come, quando, perchè e a cosa servono i \"mostri\"?\r\nL'idea di maternità e più in generale il genere è da sempre culturalmente e socialmente costruito in modo funzionale al sistema produttivo vigente. Ogni società da sempre costruisce i suoi uomini e le sue donne. La filosofa Elizabeth Badinter, (\"L'amour en plus\", 1981) storicizza ciò che viene chiamato istinto di maternità e mostra quanto questo sia una costruzione sociale che è cambiata nel tempo così come il ruolo e la funzione delle donne.\r\nFin dall'antica Grecia...\r\nla donna patisce, in Occidente, una subalternità fortissima: è l'esclusa insieme al barbaro e allo schiavo (la storia di Medea è paradigmatica), confinata nella propria funzione riproduttiva. Funzione che - in quasi tutte le società (anche quelle non statuali e non capitaliste o precapitaliste) è motivo di esclusione ed emarginazione. Anche la costruzione di identità di genere non solo differenti ma impari e squilibrate dal punto di vista del potere, si nota ampiamente nel discorso che i Greci, attraverso il mito e la tragedia, facevano intorno alle madri/ padri infanticidi. La costruzione del discorso sulle madri infanticide si incrive entro un contesto di forte subalternità della donna che la filosofia e la scienza dell'epoca supportano e giustificano, sistematizzano.\r\nNei miti greci...\r\nle donne che uccidono i propri figli, sono punite per l'inottemperanza al culto, al volere divino, in particolare si sottraggono al culto dionisiaco che era destinato ad orientare culturalmente il disordine. Rappresentano dunque, col loro rifiuto, la scelta del disordine, del caos sociale, il rifiuto dell'ordine sociale. I padri infanticidi invece sacrificano sempre i figli per un bene superiore, per la fine di una guerra, obbedendo al contrario, al volere di un DIO. Ancora oggi le motivazioni addotte nei discorsi penali, mediatici, comuni sui casi di cronaca, sono diverse per gli uomini e per le donne.\r\nLa psichiatria e la psicoanalisi...\r\nsono fin da sempre discorsi che rifllettono la struttura patriarcale della società, tendenti a patologizzare gli individui devianti, in particolar modo le donne. Il vero pericolo della psicoanalisi va al di là della sua sfera come tecnica, è nei suoi effetti sociali, nel discorso diffuso, psicologizzato/ psicologizzante, medicalizzato intorno ad essa. Tutti parlano ormai in questi termini, dall'anchor man alla Bruno Vespa, all'ultimo giornalista, al prete, al magistrato, al poliziotto. Il potere psiconalitico ha rappresentato una nuova tecnologia di sorveglianza, neoumanistica e neofilantropica, per il controllo delle anime. L'Edipo moderno, che la psicoanalisi ha contribuito a generalizzare nei discorsi quotidiani, non è che questo: privatizzare, tagliar via il familiare dal sociale, psicologizzare il politico. La castrazione non è che il ripiegamento del sociale, dello storico, del politico sul familiare e sul privato.\r\nContro il determinismo biologico...\r\n(dell'istinto di maternità a/de-storicizzato, che prescrive certi comportamenti come naturali), si vedano le ricerche antropologiche di Margareth Mead, in particolare \"Sesso e temperamento\", 1929, che analizza il modello sociale di 3 diverse tribù della Nuova Guinea. La differenza dei sessi è ovviamente uno dei temi del \"dramma sociale\", ma ciascuna lo sviluppa a modo suo (e differenza dei sessi implica anche differenti organizzazioni della sfera familiare e del rapporto padre/madre/figli). Già nel 29 dimostra come esistano elementi senza rapporto con la realtà biologica del sesso, che sono appunto \"costruzioni sociali\". Per Mead in Occidente sociologia, medicina, gergo, poesia accettano le definizioni sociali delle differenze tra i sessi come fondate sul temperamento ed ogni deviazione dalla parte assegnata è un'anomalia \"dalla nascita\" invece ad esempio tra gli Arapesh e i Mundugumor uomini e donne non sono ritenuti diversi per temperamento ma attribuiscono loro funzioni sociali diverse.\r\nA cosa servono i mostri?\r\nNell'800 si consuma l'abbraccio mortale tra psichiatria e potere penale. A fine '800 Cesare Lombroso tenta il primo esperimento ansiolitico di rassicurazione dei cittadini moderni e civili, elaborando il primo testo multimediale della storia. Fa fare dagherrotipi dai volti dei criminali descritti e la domanda implicita è – hai la fronte di due pollici? Hai tu il sopracciglio unito così?- la risposta del cittadino spaventato è sempre no, è sempre di dissociazione ( la separazione del grottesco, mai l'empatia del tragico). Tutt'oggi la spiegazione più diffusa per certi crimini è l'alibi del raptus, che rappresenta una grande auto-assoluzione sociale di massa, e che, come ogni determinismo biologico o psichiatrico assolve tutti perchè promette di trovare un'unica causa interna, individuale, privata (il capro espiatorio).\r\nSegnaliamo a questo proposito l'importazna del testo \"Moi, Pierre Riviere, ayant egorgé ma mère, ....) scoperto e pubblicato da Foucault e la sua equipe nel '73, e che si riferisce al caso di P.R, del 1836. Pierre Rivière è uno dei primi mostri, anche per i giornali, sul quale si pronunciano a distanza tutti i maggiori psichiatri dell'epoca. Mostro non solo per ciò che ha compiuto ma per il preciso memoriale ex post, scritto nel carcere.\r\n[...] Il fatto è che l'orribile è quotidiano. Nelle campagne era da sempre il destino di tutti, uno ne ride di un riso che si crederenbbe di un idiota, un altro lo dice tranquillamente; ed è lo stesso. Il destino di tutti. Ma questa famiglia è esemplare, per il fatto che visse in modo da gridare con rabbia che tutto fa male, sempre, e che a questo come a tutto ci si abitua. Come una cappa di piombo, il peso dell'impossibile....\r\nArriva nel 1838 una nuova legge, con il concorso attivo dei grandi nomi della psichiatria dell'epoca, che riescono ad imporre una nuova sintesi che segna una modificazione decisiva del rapporto tra mondo medico e mondo penale. Istituzionalizzando accuratamente le modalità dell'internamento - \"d'ufficio\" e \"volontario\"- in \"istituti speciali\" (ospedali psichiatrici),. L'internamento d'ufficio assicura la possibilità di una procedura rapida, altrettanto efficace ed imperativa quanto il sequestro penale. Ma ha il \"vantaggio\" supplementare di poter agire prima che un atto delittuoso sia commesso, prima ancora che una sentenza di interdizione sia emessa come in linea di massima era richiesto nel caso della follia prima della legge del '38. Un certificato medico, interinato dall'autorità prefettizia e controllato da una possibile ispezione giudiziaria, potrà rivelare degli stati potenzialmente pericolosi. Vince dunque, storicamente, la forma di controllo più molecolare, biopolitica e micro-diffusa, capace di essere introiettata più di altre forme di controllo.\r\nLa costruzione del mostro...\r\nDonna Haraway, Manifesto Cyborg, \"Nell'immaginario occidentale i mostri hanno sempre tracciato i confini della com,unità. I centauri e le amazzoni dell'antica Grecia, immagini della disgregazione del matrimonio e della contaminazione del guerriero con l'animalità e la donna, hanno stabilito i limiti dell'accentrata polis del maschio umano greco\".\r\nOgni epoca ha prodotto il suo mostro funzionale al rafforzamento identitario e alla generazione di esclusione sociale...\r\nNella stagione della modernità il potere necessitava dello strumento della \"misura\" per normare lo spazio sociale e lo smisurato che eccedeva quella misura doveva rifugiarsi in una dimensione crepuscolare per non turbare lo scorrere della vita. Il capitale oggi ha vinto frantumandosi e ricostruendosi frattalmente a partire da molecole di sociale. Il processo di valorizzazione non ha più bisogno di luoghi specifici per svolgersi ma dilaga in tutte le società. L'ordine sociale non ha più bisogno di una misura imposta dall'esterno, di un'articolazione specifica dell'immaginario legata all'esclusione, ma è una pratica introiettata e automaticamente applicata dalla popolazione. Il mostro oggi è invisibile, non perchè debba nascondersi (come il Frankenstein di Mary Shelley), ma perchè l'occhio che lo guarda è totalmente assuefatto: nessuno vede il Cie di Via Corelli o di Corso Brunelleschi.\r\nI Freaks di Tod Browning, i mostri moderni, dolenti, mutanti, pseudoumani, permettevano all'uomo \"normale\" di specchiarsi per ritirarsene inorridito, confermandosi nella propria normalità e segnalando l'esistenza terribile dell'Altro. In \"M, il mostro di Dusseldorf\", film tedesco del 1931 diretto da Fritz Lang, considerato uno dei capolavori dell'espressionismo tedesco, l'uso del fuoricampo risponde proprio alla scelta di enfatizzare la mostruosità del personaggio, la sua alterità che non può trovare spazio in uno spazio normale – il campo – ma deve essere situata altrove – il fuoricampo. Oggi, che si sono superate persino le profezie di Debord sulla società dello spettacolo, a furia di divorare immagini siamo diventati talmente ciechi che forse i fuoricampo non ce li possiamo più permettere. Sicuramente, non tanto il cinema, che c'è ancora chi lo fa bene ed è in grado di farlo, ma le immagini televisive il fuoricampo non sanno nemmeno che cosa sia. Non hanno l'etica del fuoricampo, del rappresentabile e dell'irrappresentabile...secondo la celebre formula di Godard che individuava nell'uso del carrello “una questione morale” (e quindi delle distanze da salvaguardare, del visibile e del mostrabile, della vicinanza pornografica e della lontananza rispettosa). Se sono giuste le distanze è giusto il film, secondo un'etica che rifiuta la spettacolarizzazione, diceva Serge Daney, indimenticabile critico e cinefilo dallo sguardo ostinato. Ancora sempre Daney, che scriveva di quanto fosse necessario passare dall'atto di mostrare con il dito all'arte di fissare con lo sguardo, prendendo a esempio due movimenti di macchina da presa, che più distanti non si può, rivolti entrambi verso la morte e la guerra, il primo, “modello di abiezione” realizzato da Pontecorvo in Kapò e l'altro da Mizoguchi in Ugetsu Monogatari, il quale sceglie uno sguardo che fa finta di non vedere nulla, che preferirebbe non aver visto nulla e per questo scivola lentamente con una panoramica di fianco alla morte, rischiando di lasciarla addirittura fuori campo. Di contro l'abiezione del carrello in avanti di Kapò, che procede e avanza senza timore e senza tremore verso la morte, spettacolarizzandola.\r\nPer riascoltare la puntata del 22 dicembre 2014:\r\nil colpo della strega_22dic2014_primaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_secondaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_terzaparte\r\n\r\nil colpo della strega_22dic2014_quartaparte\r\n\r\nPer riascoltare la puntata del 12 gennaio 2015:\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_secondaparte","13 Gennaio 2015","2018-10-24 17:35:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/adesivo-il-colpo-della-strega-new-copy-e1413229678451-200x110.jpg","Madri e mostri: due puntate de Il colpo della strega dedicate al tema",1421155669,[261,262,263,264,265,266,267,268,269,270,271,272,273,274,275,276,277,278,279,280,281,282,283,284],"http://radioblackout.org/tag/cesare-lombroso/","http://radioblackout.org/tag/cinema/","http://radioblackout.org/tag/culturanatura/","http://radioblackout.org/tag/determinismo-biologico/","http://radioblackout.org/tag/donna-haraway/","http://radioblackout.org/tag/elisabeth-badinter/","http://radioblackout.org/tag/esclusione-sociale/","http://radioblackout.org/tag/femminile/","http://radioblackout.org/tag/funzione-riproduttiva/","http://radioblackout.org/tag/gender/","http://radioblackout.org/tag/genere/","http://radioblackout.org/tag/immaginario/","http://radioblackout.org/tag/istinto-materno/","http://radioblackout.org/tag/margareth-mead/","http://radioblackout.org/tag/maternita/","http://radioblackout.org/tag/michel-foucault/","http://radioblackout.org/tag/mitologia/","http://radioblackout.org/tag/mostro/","http://radioblackout.org/tag/mostruosita/","http://radioblackout.org/tag/potere-penale/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria/","http://radioblackout.org/tag/psicoanalisi/","http://radioblackout.org/tag/riproduzione/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[286,287,288,289,290,291,292,293,294,295,296,297,298,299,300,149,139,137,145,147,301,143,141,302],"cesare lombroso","cinema","cultura/natura","determinismo biologico","donna haraway","elisabeth badinter","esclusione sociale","femminile","funzione riproduttiva","gender","genere","immaginario","istinto materno","margareth mead","maternità","psichiatria","storie di donne",{"post_content":304},{"matched_tokens":305,"snippet":307,"value":308},[306],"com,unità","sempre tracciato i confini della \u003Cmark>com,unità\u003C/mark>. I centauri e le amazzoni","DUE PUNTATE (22dic2014 - 12genn2015) INTERAMENTE DEDICATE AL TEMA CHE VI PROPONIAMO IN UN UNICO SPECIALE APPROFONDIMENTO.\r\nVisto il grande interesse suscitato, continuamo a parlare di maternità a partire dai recenti casi di madri accusate di aver ucciso il proprio figlio. Funzione riproduttiva e \"istinto materno\", costruzione dei ruoli e dei generi, maternità e infanticidio, costruzione mediatica del mostro, il ruolo del mostro come autoassoluzione sociale...questi alcuni dei temi che abbiamo trattato.\r\nNaturalmente, la storia di Ragusa come le altre che offre la cronaca, non ci interessa per trattarla in sè, come caso ( giudiziario, psichiatrico, giornalistico), ma per l'analisi dei discorsi che essa solleva, come fatti culturali.\r\nQuale idea della maternità (e del femminile) sta alla base dei discorsi di media, magistrati, psicologi e psichiatri, del discorso della medicina e del discorso penale e del senso comune? Quale idea di donna e di madre è costruita culturalmente e socialmente? Come, quando, perchè e a cosa servono i \"mostri\"?\r\nL'idea di maternità e più in generale il genere è da sempre culturalmente e socialmente costruito in modo funzionale al sistema produttivo vigente. Ogni società da sempre costruisce i suoi uomini e le sue donne. La filosofa Elizabeth Badinter, (\"L'amour en plus\", 1981) storicizza ciò che viene chiamato istinto di maternità e mostra quanto questo sia una costruzione sociale che è cambiata nel tempo così come il ruolo e la funzione delle donne.\r\nFin dall'antica Grecia...\r\nla donna patisce, in Occidente, una subalternità fortissima: è l'esclusa insieme al barbaro e allo schiavo (la storia di Medea è paradigmatica), confinata nella propria funzione riproduttiva. Funzione che - in quasi tutte le società (anche quelle non statuali e non capitaliste o precapitaliste) è motivo di esclusione ed emarginazione. Anche la costruzione di identità di genere non solo differenti ma impari e squilibrate dal punto di vista del potere, si nota ampiamente nel discorso che i Greci, attraverso il mito e la tragedia, facevano intorno alle madri/ padri infanticidi. La costruzione del discorso sulle madri infanticide si incrive entro un contesto di forte subalternità della donna che la filosofia e la scienza dell'epoca supportano e giustificano, sistematizzano.\r\nNei miti greci...\r\nle donne che uccidono i propri figli, sono punite per l'inottemperanza al culto, al volere divino, in particolare si sottraggono al culto dionisiaco che era destinato ad orientare culturalmente il disordine. Rappresentano dunque, col loro rifiuto, la scelta del disordine, del caos sociale, il rifiuto dell'ordine sociale. I padri infanticidi invece sacrificano sempre i figli per un bene superiore, per la fine di una guerra, obbedendo al contrario, al volere di un DIO. Ancora oggi le motivazioni addotte nei discorsi penali, mediatici, comuni sui casi di cronaca, sono diverse per gli uomini e per le donne.\r\nLa psichiatria e la psicoanalisi...\r\nsono fin da sempre discorsi che rifllettono la struttura patriarcale della società, tendenti a patologizzare gli individui devianti, in particolar modo le donne. Il vero pericolo della psicoanalisi va al di là della sua sfera come tecnica, è nei suoi effetti sociali, nel discorso diffuso, psicologizzato/ psicologizzante, medicalizzato intorno ad essa. Tutti parlano ormai in questi termini, dall'anchor man alla Bruno Vespa, all'ultimo giornalista, al prete, al magistrato, al poliziotto. Il potere psiconalitico ha rappresentato una nuova tecnologia di sorveglianza, neoumanistica e neofilantropica, per il controllo delle anime. L'Edipo moderno, che la psicoanalisi ha contribuito a generalizzare nei discorsi quotidiani, non è che questo: privatizzare, tagliar via il familiare dal sociale, psicologizzare il politico. La castrazione non è che il ripiegamento del sociale, dello storico, del politico sul familiare e sul privato.\r\nContro il determinismo biologico...\r\n(dell'istinto di maternità a/de-storicizzato, che prescrive certi comportamenti come naturali), si vedano le ricerche antropologiche di Margareth Mead, in particolare \"Sesso e temperamento\", 1929, che analizza il modello sociale di 3 diverse tribù della Nuova Guinea. La differenza dei sessi è ovviamente uno dei temi del \"dramma sociale\", ma ciascuna lo sviluppa a modo suo (e differenza dei sessi implica anche differenti organizzazioni della sfera familiare e del rapporto padre/madre/figli). Già nel 29 dimostra come esistano elementi senza rapporto con la realtà biologica del sesso, che sono appunto \"costruzioni sociali\". Per Mead in Occidente sociologia, medicina, gergo, poesia accettano le definizioni sociali delle differenze tra i sessi come fondate sul temperamento ed ogni deviazione dalla parte assegnata è un'anomalia \"dalla nascita\" invece ad esempio tra gli Arapesh e i Mundugumor uomini e donne non sono ritenuti diversi per temperamento ma attribuiscono loro funzioni sociali diverse.\r\nA cosa servono i mostri?\r\nNell'800 si consuma l'abbraccio mortale tra psichiatria e potere penale. A fine '800 Cesare Lombroso tenta il primo esperimento ansiolitico di rassicurazione dei cittadini moderni e civili, elaborando il primo testo multimediale della storia. Fa fare dagherrotipi dai volti dei criminali descritti e la domanda implicita è – hai la fronte di due pollici? Hai tu il sopracciglio unito così?- la risposta del cittadino spaventato è sempre no, è sempre di dissociazione ( la separazione del grottesco, mai l'empatia del tragico). Tutt'oggi la spiegazione più diffusa per certi crimini è l'alibi del raptus, che rappresenta una grande auto-assoluzione sociale di massa, e che, come ogni determinismo biologico o psichiatrico assolve tutti perchè promette di trovare un'unica causa interna, individuale, privata (il capro espiatorio).\r\nSegnaliamo a questo proposito l'importazna del testo \"Moi, Pierre Riviere, ayant egorgé ma mère, ....) scoperto e pubblicato da Foucault e la sua equipe nel '73, e che si riferisce al caso di P.R, del 1836. Pierre Rivière è uno dei primi mostri, anche per i giornali, sul quale si pronunciano a distanza tutti i maggiori psichiatri dell'epoca. Mostro non solo per ciò che ha compiuto ma per il preciso memoriale ex post, scritto nel carcere.\r\n[...] Il fatto è che l'orribile è quotidiano. Nelle campagne era da sempre il destino di tutti, uno ne ride di un riso che si crederenbbe di un idiota, un altro lo dice tranquillamente; ed è lo stesso. Il destino di tutti. Ma questa famiglia è esemplare, per il fatto che visse in modo da gridare con rabbia che tutto fa male, sempre, e che a questo come a tutto ci si abitua. Come una cappa di piombo, il peso dell'impossibile....\r\nArriva nel 1838 una nuova legge, con il concorso attivo dei grandi nomi della psichiatria dell'epoca, che riescono ad imporre una nuova sintesi che segna una modificazione decisiva del rapporto tra mondo medico e mondo penale. Istituzionalizzando accuratamente le modalità dell'internamento - \"d'ufficio\" e \"volontario\"- in \"istituti speciali\" (ospedali psichiatrici),. L'internamento d'ufficio assicura la possibilità di una procedura rapida, altrettanto efficace ed imperativa quanto il sequestro penale. Ma ha il \"vantaggio\" supplementare di poter agire prima che un atto delittuoso sia commesso, prima ancora che una sentenza di interdizione sia emessa come in linea di massima era richiesto nel caso della follia prima della legge del '38. Un certificato medico, interinato dall'autorità prefettizia e controllato da una possibile ispezione giudiziaria, potrà rivelare degli stati potenzialmente pericolosi. Vince dunque, storicamente, la forma di controllo più molecolare, biopolitica e micro-diffusa, capace di essere introiettata più di altre forme di controllo.\r\nLa costruzione del mostro...\r\nDonna Haraway, Manifesto Cyborg, \"Nell'immaginario occidentale i mostri hanno sempre tracciato i confini della \u003Cmark>com,unità\u003C/mark>. I centauri e le amazzoni dell'antica Grecia, immagini della disgregazione del matrimonio e della contaminazione del guerriero con l'animalità e la donna, hanno stabilito i limiti dell'accentrata polis del maschio umano greco\".\r\nOgni epoca ha prodotto il suo mostro funzionale al rafforzamento identitario e alla generazione di esclusione sociale...\r\nNella stagione della modernità il potere necessitava dello strumento della \"misura\" per normare lo spazio sociale e lo smisurato che eccedeva quella misura doveva rifugiarsi in una dimensione crepuscolare per non turbare lo scorrere della vita. Il capitale oggi ha vinto frantumandosi e ricostruendosi frattalmente a partire da molecole di sociale. Il processo di valorizzazione non ha più bisogno di luoghi specifici per svolgersi ma dilaga in tutte le società. L'ordine sociale non ha più bisogno di una misura imposta dall'esterno, di un'articolazione specifica dell'immaginario legata all'esclusione, ma è una pratica introiettata e automaticamente applicata dalla popolazione. Il mostro oggi è invisibile, non perchè debba nascondersi (come il Frankenstein di Mary Shelley), ma perchè l'occhio che lo guarda è totalmente assuefatto: nessuno vede il Cie di Via Corelli o di Corso Brunelleschi.\r\nI Freaks di Tod Browning, i mostri moderni, dolenti, mutanti, pseudoumani, permettevano all'uomo \"normale\" di specchiarsi per ritirarsene inorridito, confermandosi nella propria normalità e segnalando l'esistenza \u003Cmark>terribile\u003C/mark> dell'Altro. In \"M, il mostro di Dusseldorf\", film tedesco del 1931 diretto da Fritz Lang, considerato uno dei capolavori dell'espressionismo tedesco, l'uso del fuoricampo risponde proprio alla scelta di enfatizzare la mostruosità del personaggio, la sua alterità che non può trovare spazio in uno spazio normale – il campo – ma deve essere situata altrove – il fuoricampo. Oggi, che si sono superate persino le profezie di Debord sulla società dello spettacolo, a furia di divorare immagini siamo diventati talmente ciechi che forse i fuoricampo non ce li possiamo più permettere. Sicuramente, non tanto il cinema, che c'è ancora chi lo fa bene ed è in grado di farlo, ma le immagini televisive il fuoricampo non sanno nemmeno che cosa sia. Non hanno l'etica del fuoricampo, del rappresentabile e dell'irrappresentabile...secondo la celebre formula di Godard che individuava nell'uso del carrello “una questione morale” (e quindi delle distanze da salvaguardare, del visibile e del mostrabile, della vicinanza pornografica e della lontananza rispettosa). Se sono giuste le distanze è giusto il film, secondo un'etica che rifiuta la spettacolarizzazione, diceva Serge Daney, indimenticabile critico e cinefilo dallo sguardo ostinato. Ancora sempre Daney, che scriveva di quanto fosse necessario passare dall'atto di mostrare con il dito all'arte di fissare con lo sguardo, prendendo a esempio due movimenti di macchina da presa, che più distanti non si può, rivolti entrambi verso la morte e la guerra, il primo, “modello di abiezione” realizzato da Pontecorvo in Kapò e l'altro da Mizoguchi in Ugetsu Monogatari, il quale sceglie uno sguardo che fa finta di non vedere nulla, che preferirebbe non aver visto nulla e per questo scivola lentamente con una panoramica di fianco alla morte, rischiando di lasciarla addirittura fuori campo. Di contro l'abiezione del carrello in avanti di Kapò, che procede e avanza senza timore e senza tremore verso la morte, spettacolarizzandola.\r\nPer riascoltare la puntata del 22 dicembre 2014:\r\nil colpo della strega_22dic2014_primaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_secondaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_terzaparte\r\n\r\nil colpo della strega_22dic2014_quartaparte\r\n\r\nPer riascoltare la puntata del 12 gennaio 2015:\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_secondaparte",[310],{"field":75,"matched_tokens":311,"snippet":307,"value":308},[306],{"best_field_score":79,"best_field_weight":80,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":81,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},{"document":314,"highlight":337,"highlights":342,"text_match":77,"text_match_info":345},{"comment_count":46,"id":315,"is_sticky":46,"permalink":316,"podcastfilter":317,"post_author":120,"post_content":318,"post_date":319,"post_excerpt":52,"post_id":315,"post_modified":320,"post_thumbnail":321,"post_title":322,"post_type":167,"sort_by_date":323,"tag_links":324,"tags":332},"25328","http://radioblackout.org/podcast/lagonia-di-kobane-lis-cavallo-di-troia-dal-maghreb-al-rojava/",[120],"Le milizie di autodifesa delle comunità del Rojava lo dicono da settimane. Il cerchio intorno a Kobane si sta stringendo, l'offensiva dell'IS, bene armato e deciso a farla finita con l'unica esperienza di autogoverno territoriale laica, femminista, egualitaria in medio oriente, stringe d'assedio la città.\r\nGli esponenti della comunità curda nel nostro paese ieri - con una mossa disperata - hanno protestato dentro Montecitorio, denunciando il sostegno attivo della Turchia all'IS. Si sono guadagnati una pacca sulla spalla dal parlamentare incaricato di rassicurarli sul nulla.\r\nOggi con 298 voti a favore e 98 contrari il Parlamento di Ankara autorizza le truppe turche a condurre operazioni di terra, in Iraq e Siria, contro lo Stato Islamico (Isis) e il regime di Bashar Assad aprendo un nuovo capitolo del conflitto in corso in Medio Oriente.\r\nIl provvedimento lascia intravede in filigrana i reali obiettivi di Erdogan, che riconferma la propria attitudine espansionista in chiave neottomana.\r\nIl governo ottiene «per il periodo di un anno» l’autorizzazione a compiere interventi «contro gruppi terroristi in Siria ed Iraq» al fine di «creare zone sicure per i profughi dentro la Siria» e «proteggerle con delle no fly zone», oltre a poter «addestrare e provvedere logistica e armamenti all’Esercito di liberazione siriano» ovvero i ribelli filo-occidentali.\r\nInutile ricordare che il PKK e le YPG sono per la Turchia e gli Stati Uniti organizzazioni \"terroriste\", le uniche che si sono battute sia contro il regime di Assad sia contro l'Is e le brigate quaediste Al Nusra.\r\nDifficile dubitare che il governo turco interverrà quando l'IS avrà massacrato la popolazione di Kobane e distrutto l'autogoverno in questo cantone. Le frontiere con la Turchia sono serrate. Si aprono varchi qua e là nelle zone dove i guerriglieri del PKK e i solidali libertari arrivati dalle zone turcofone riescono a imporlo. Non per caso il ministro della Difesa turco, Ismet Yilmez, ha dichiarato «non siamo tenuti a prendere iniziative immediate».\r\n\r\nL'agenzia Reuters ha raggiunto telefonicamente il \"capo\" delle forze di autodifesa curde, Esmat al-Sheikh. La sua testimonianza è terribile: \"La distanza tra noi e i jihadisti è meno di un chilometro. Ci troviamo in un'area piccola e assediata. Nessun rinforzo ci ha raggiunto e il confine con la Turchia è chiuso\". \"Cosa mi aspetto? - si chiede il comandante - Uccisioni generalizzate, massacri e distruzione. Siamo bombardati da carri armati, artiglieria, razzi e mortai\".\r\nNei loro comunicati le milizie curde negano in parte questo scenario. Secondo i media ufficiali del PKK e delle YPG e osservatori kobane sarebbe ancora sotto il controllo delle YPG. Questa notte e questa mattina ci sono stati bombardamenti con mortai pesanti da parte dell'ISIS, ieri i tentativi di ieri di entrare a Kobane sono stati frustrati dalla resistenza da parte delle YPG e\r\nalmeno due tank del'IS sono andati distrutti.\r\nLa partita militare vede una netta superiorità militare dell'IS, che è dotata di artiglieria, mentre le YPG hanno solo armi leggere e armamento anticarro di squadra (nei video si vedono RPG 5 e 7, diverse fonti dicono che hanno anche dei MILAN, che sono molto più moderni degli RPG 5). Finché gli islamisti stanno al di fuori Kobane possono attaccare con artiglieria di medio calibro, mortai da 80 e forse obici da 105 M 777 howitzer (americani, catturati in iraq). In città la situazione sarebbe (o già è) diversa: qui si troverebbbero a fronteggiare una guerra urbana dove chi attacca è in pesante svantaggio tattico, con i carri MBT bloccati nelle vie strette ed esposti al tiro, impossibilitati ad usare artiglieria media per evitare perdite da fuoco amico. Inoltre li miliziani delle YPG hanno dichiarato che piuttosto di cadere prigionieri preferiscono prendere una granata e farsi saltare sotto i carri nemici.\r\nNei giorni scorsi un corrispondente de La Stampa a da una cittadina oltre la frontiera turca, riportava la testimonianza di un guerrigliero curdo di Kobane che negava che i bombardieri statunitensi e britannici avessero agito nella zona.\r\nL'IS, lautamente finanziata prima dai sauditi, poi dal Quatar, appoggiata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nella NATO è diventata ingombrante ma è ancora utile.\r\nI cavalieri di Montezuma sui loro tornado arriveranno - se arriveranno - quando i coltelli dei Jhaidisti saranno affondati nella carne viva degli uomini, delle donne, dei bambini di Kobane.\r\nNel nostro paese ben pochi colgono la posta in gioco. Certa sinistra stalinista non trova di meglio che appoggiare chiunque si opponga a Bashar al Assad trasformato in campione di un'improbabile medioriente \"socialista\", ma non esitano a sostenere chiunque sia nemico degli Stati Uniti. Chi sa? Oggi che il fronte delle alleanza sta subendo una brusca virata potrebbero trovare simpatici i salafiti con il coltello. D'altra parte sono gli stessi che sostengono il governo ferocemente confessionale di Hamas.\r\n\r\nRaccontare quello che succede, cercando di ricostruire gli eventi tramite fonti dirette, non è facile ma è più che mai necessario, perché il sudario del silenzio non avvolga la resistenza in Rojava.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, torinese di origine kabila, scrittore, blogger, insegnante, che nei giorni del rapimento del turista francese poi sgozzato dall'IS nel Maghreb si trovava in visita ai parenti nel proprio paese natale a pochi chilometri dal luogo del rapimento.\r\nLa sua testimonianza ci restituisce un'immagine molto diversa da quella proiettata dai media main stream.\r\nL'Is nel Maghreb è erede diretta di Al Quaeda nel Maghreb, a sua volta figlia delle formazioni salafite che hanno insanguinato l?Algeria per dieci lunghi anni.\r\nFormazioni che il governo di Bouftelika ufficialmente avversa ma nei fatti copre. In Kabilia molti sono convinti dell'ambiguità di formazioni i cui capi provenivano tutti dai paracadutisti, unità d'elite dell'esercito algerino, ancora oggi asse portante del potere nel paese, nonostante il ridimensionamento imposto da Bouftelika. Catturati tutti e tre dai gruppi di autodifesa popolare sorti nei villaggi più esposti ai loro attacchi, sono liberi e non sono mai stati processati dallo Stato algerino. Più che legittimo il sospetto che le formazioni della guerriglia salafita sulle montagne della Kabilia siano un ottimo pretesto per mantenere forte la pressione in questa regione dove la ribellione cova ancora sotto la cenere.\r\nLe analogie con il Rojava, sia pure meno drammatiche, sono molto forti.\r\n\r\nAscolta la diretta di Anarres con Karim:\r\n\r\n2014 10 03 karim metref is algeria kobane\r\n\r\nRingraziamo \"lorcon\" per le i dati sullo scenario militare a Kobane","3 Ottobre 2014","2018-10-17 22:59:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/rojava-200x110.jpg","L'agonia di Kobane. L'IS cavallo di Troia dal Maghreb al Rojava",1412359059,[325,326,327,328,329,330,331],"http://radioblackout.org/tag/cobane-cabilia/","http://radioblackout.org/tag/iraq/","http://radioblackout.org/tag/is/","http://radioblackout.org/tag/pkk/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/turchia/","http://radioblackout.org/tag/ypg/",[151,333,133,334,335,336,135],"iraq","pkk","Siria","Turchia",{"post_content":338},{"matched_tokens":339,"snippet":340,"value":341},[70],"Le milizie di autodifesa delle \u003Cmark>comunità\u003C/mark> del Rojava lo dicono da","Le milizie di autodifesa delle \u003Cmark>comunità\u003C/mark> del Rojava lo dicono da settimane. Il cerchio intorno a Kobane si sta stringendo, l'offensiva dell'IS, bene armato e deciso a farla finita con l'unica esperienza di autogoverno territoriale laica, femminista, egualitaria in medio oriente, stringe d'assedio la città.\r\nGli esponenti della \u003Cmark>comunità\u003C/mark> curda nel nostro paese ieri - con una mossa disperata - hanno protestato dentro Montecitorio, denunciando il sostegno attivo della Turchia all'IS. Si sono guadagnati una pacca sulla spalla dal parlamentare incaricato di rassicurarli sul nulla.\r\nOggi con 298 voti a favore e 98 contrari il Parlamento di Ankara autorizza le truppe turche a condurre operazioni di terra, in Iraq e Siria, contro lo Stato Islamico (Isis) e il regime di Bashar Assad aprendo un nuovo capitolo del conflitto in corso in Medio Oriente.\r\nIl provvedimento lascia intravede in filigrana i reali obiettivi di Erdogan, che riconferma la propria attitudine espansionista in chiave neottomana.\r\nIl governo ottiene «per il periodo di un anno» l’autorizzazione a compiere interventi «contro gruppi terroristi in Siria ed Iraq» al fine di «creare zone sicure per i profughi dentro la Siria» e «proteggerle con delle no fly zone», oltre a poter «addestrare e provvedere logistica e armamenti all’Esercito di liberazione siriano» ovvero i ribelli filo-occidentali.\r\nInutile ricordare che il PKK e le YPG sono per la Turchia e gli Stati Uniti organizzazioni \"terroriste\", le uniche che si sono battute sia contro il regime di Assad sia contro l'Is e le brigate quaediste Al Nusra.\r\nDifficile dubitare che il governo turco interverrà quando l'IS avrà massacrato la popolazione di Kobane e distrutto l'autogoverno in questo cantone. Le frontiere con la Turchia sono serrate. Si aprono varchi qua e là nelle zone dove i guerriglieri del PKK e i solidali libertari arrivati dalle zone turcofone riescono a imporlo. Non per caso il ministro della Difesa turco, Ismet Yilmez, ha dichiarato «non siamo tenuti a prendere iniziative immediate».\r\n\r\nL'agenzia Reuters ha raggiunto telefonicamente il \"capo\" delle forze di autodifesa curde, Esmat al-Sheikh. La sua testimonianza è \u003Cmark>terribile\u003C/mark>: \"La distanza tra noi e i jihadisti è meno di un chilometro. Ci troviamo in un'area piccola e assediata. Nessun rinforzo ci ha raggiunto e il confine con la Turchia è chiuso\". \"Cosa mi aspetto? - si chiede il comandante - Uccisioni generalizzate, massacri e distruzione. Siamo bombardati da carri armati, artiglieria, razzi e mortai\".\r\nNei loro comunicati le milizie curde negano in parte questo scenario. Secondo i media ufficiali del PKK e delle YPG e osservatori kobane sarebbe ancora sotto il controllo delle YPG. Questa notte e questa mattina ci sono stati bombardamenti con mortai pesanti da parte dell'ISIS, ieri i tentativi di ieri di entrare a Kobane sono stati frustrati dalla resistenza da parte delle YPG e\r\nalmeno due tank del'IS sono andati distrutti.\r\nLa partita militare vede una netta superiorità militare dell'IS, che è dotata di artiglieria, mentre le YPG hanno solo armi leggere e armamento anticarro di squadra (nei video si vedono RPG 5 e 7, diverse fonti dicono che hanno anche dei MILAN, che sono molto più moderni degli RPG 5). Finché gli islamisti stanno al di fuori Kobane possono attaccare con artiglieria di medio calibro, mortai da 80 e forse obici da 105 M 777 howitzer (americani, catturati in iraq). In città la situazione sarebbe (o già è) diversa: qui si troverebbbero a fronteggiare una guerra urbana dove chi attacca è in pesante svantaggio tattico, con i carri MBT bloccati nelle vie strette ed esposti al tiro, impossibilitati ad usare artiglieria media per evitare perdite da fuoco amico. Inoltre li miliziani delle YPG hanno dichiarato che piuttosto di cadere prigionieri preferiscono prendere una granata e farsi saltare sotto i carri nemici.\r\nNei giorni scorsi un corrispondente de La Stampa a da una cittadina oltre la frontiera turca, riportava la testimonianza di un guerrigliero curdo di Kobane che negava che i bombardieri statunitensi e britannici avessero agito nella zona.\r\nL'IS, lautamente finanziata prima dai sauditi, poi dal Quatar, appoggiata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nella NATO è diventata ingombrante ma è ancora utile.\r\nI cavalieri di Montezuma sui loro tornado arriveranno - se arriveranno - quando i coltelli dei Jhaidisti saranno affondati nella carne viva degli uomini, delle donne, dei bambini di Kobane.\r\nNel nostro paese ben pochi colgono la posta in gioco. Certa sinistra stalinista non trova di meglio che appoggiare chiunque si opponga a Bashar al Assad trasformato in campione di un'improbabile medioriente \"socialista\", ma non esitano a sostenere chiunque sia nemico degli Stati Uniti. Chi sa? Oggi che il fronte delle alleanza sta subendo una brusca virata potrebbero trovare simpatici i salafiti con il coltello. D'altra parte sono gli stessi che sostengono il governo ferocemente confessionale di Hamas.\r\n\r\nRaccontare quello che succede, cercando di ricostruire gli eventi tramite fonti dirette, non è facile ma è più che mai necessario, perché il sudario del silenzio non avvolga la resistenza in Rojava.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, torinese di origine kabila, scrittore, blogger, insegnante, che nei giorni del rapimento del turista francese poi sgozzato dall'IS nel Maghreb si trovava in visita ai parenti nel proprio paese natale a pochi chilometri dal luogo del rapimento.\r\nLa sua testimonianza ci restituisce un'immagine molto diversa da quella proiettata dai media main stream.\r\nL'Is nel Maghreb è erede diretta di Al Quaeda nel Maghreb, a sua volta figlia delle formazioni salafite che hanno insanguinato l?Algeria per dieci lunghi anni.\r\nFormazioni che il governo di Bouftelika ufficialmente avversa ma nei fatti copre. In Kabilia molti sono convinti dell'ambiguità di formazioni i cui capi provenivano tutti dai paracadutisti, unità d'elite dell'esercito algerino, ancora oggi asse portante del potere nel paese, nonostante il ridimensionamento imposto da Bouftelika. Catturati tutti e tre dai gruppi di autodifesa popolare sorti nei villaggi più esposti ai loro attacchi, sono liberi e non sono mai stati processati dallo Stato algerino. Più che legittimo il sospetto che le formazioni della guerriglia salafita sulle montagne della Kabilia siano un ottimo pretesto per mantenere forte la pressione in questa regione dove la ribellione cova ancora sotto la cenere.\r\nLe analogie con il Rojava, sia pure meno drammatiche, sono molto forti.\r\n\r\nAscolta la diretta di Anarres con Karim:\r\n\r\n2014 10 03 karim metref is algeria kobane\r\n\r\nRingraziamo \"lorcon\" per le i dati sullo scenario militare a Kobane",[343],{"field":75,"matched_tokens":344,"snippet":340,"value":341},[70],{"best_field_score":79,"best_field_weight":80,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":81,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},6647,{"collection_name":167,"first_q":112,"per_page":113,"q":112},7,["Reactive",350],{},["Set"],["ShallowReactive",353],{"$f5mM16KMlupfF9lG-vs2HVUIdytKn57MMiAke2g1LXWc":-1,"$fPh3dmvQgVCK7r4-mYZWsQO1j0vJfwiwLFHOMBdi6bJk":-1},true,"/search?query=comunit%C3%A0+terribile"]