","Una nuova Nato? Conflitti locali e geopolitica globale nei nuovi scontri in Libia","post",1555000484,[62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/conflitti-internazionali/","http://radioblackout.org/tag/geopolitica/","http://radioblackout.org/tag/guerra-in-libia/","http://radioblackout.org/tag/medio-oriente/",[24,18,31,22],{"post_title":68,"tags":72},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":71},[70],"Conflitti","Una nuova Nato? \u003Cmark>Conflitti\u003C/mark> locali e geopolitica globale nei nuovi scontri in Libia",[73,78,80,82],{"matched_tokens":74,"snippet":77},[75,76],"conflitti","internazionali","\u003Cmark>conflitti\u003C/mark> \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>",{"matched_tokens":79,"snippet":18},[],{"matched_tokens":81,"snippet":31},[],{"matched_tokens":83,"snippet":22},[],[85,90],{"field":36,"indices":86,"matched_tokens":87,"snippets":89},[48],[88],[75,76],[77],{"field":91,"matched_tokens":92,"snippet":71,"value":71},"post_title",[70],1157451471441625000,{"best_field_score":95,"best_field_weight":96,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":97,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":99,"highlight":113,"highlights":125,"text_match":93,"text_match_info":134},{"cat_link":100,"category":101,"comment_count":48,"id":102,"is_sticky":48,"permalink":103,"post_author":51,"post_content":104,"post_date":105,"post_excerpt":54,"post_id":102,"post_modified":106,"post_thumbnail":107,"post_thumbnail_html":108,"post_title":109,"post_type":59,"sort_by_date":110,"tag_links":111,"tags":112},[45],[47],"28910","http://radioblackout.org/2015/03/medioriente-gli-usa-e-le-nuove-potenze-regionali/","Il contributo audio che segue non è che la registrazione di una chiacchierata fatta questa mattina in radio tra noi della redazione informativa di Radio Blackout e Lorenzo, un compagno che si occupa di Medioriente, studente di relazioni internazionali. Abbiamo esordito affrontando la trattativa sulla questione del nucleare tra l'Iran e il consiglio di sicurezza dll'ONU più la Germania. Trattativa che va vanti da mesi e di cui i quotidiani italiani si sono accorti solo di recente, sulla presunta rottura delle trattative per una questione tecnica che riguarderebbe il trasporto di alcune barre di uranio in Russia. In realtà la partita che si gioca è tutta politica. Ciò che è in gioco è la presa d'atto da parte occidentale del ruolo fondamentale dell'Iran in questa area, come argine all'Is certo, ma anche come tentativo di creare un equilibrio bipolarizzato nell'area, che per quanto instabile non intacchi gli interessi occidentali nell'area mediorientale e soprattutto non dia fastidio agli interessi statunitensi.\r\n\r\nAlla base dell'esigenza di rimodellare i rapporti tra le potenze mediorientali l'emergere incontestabile di potenze regionali capaci di giocare in proprio nell'area. In particolare Turchia, Iran e Arabia Saudita.\r\n\r\nAscoltate il contributo dagli studios di Blackout\r\n\r\nlaurenzo_medioriente_con prima domanda\r\n\r\n \r\n\r\n ","31 Marzo 2015","2015-04-01 17:06:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/Carte_Proche_et_Moyen_Orient200-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"200\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/Carte_Proche_et_Moyen_Orient200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Medioriente: gli Usa e le nuove potenze regionali",1427819677,[62,63,65],[24,18,22],{"post_content":114,"tags":118},{"matched_tokens":115,"snippet":116,"value":117},[76],"di Medioriente, studente di relazioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>. Abbiamo esordito affrontando la trattativa","Il contributo audio che segue non è che la registrazione di una chiacchierata fatta questa mattina in radio tra noi della redazione informativa di Radio Blackout e Lorenzo, un compagno che si occupa di Medioriente, studente di relazioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>. Abbiamo esordito affrontando la trattativa sulla questione del nucleare tra l'Iran e il consiglio di sicurezza dll'ONU più la Germania. Trattativa che va vanti da mesi e di cui i quotidiani italiani si sono accorti solo di recente, sulla presunta rottura delle trattative per una questione tecnica che riguarderebbe il trasporto di alcune barre di uranio in Russia. In realtà la partita che si gioca è tutta politica. Ciò che è in gioco è la presa d'atto da parte occidentale del ruolo fondamentale dell'Iran in questa area, come argine all'Is certo, ma anche come tentativo di creare un equilibrio bipolarizzato nell'area, che per quanto instabile non intacchi gli interessi occidentali nell'area mediorientale e soprattutto non dia fastidio agli interessi statunitensi.\r\n\r\nAlla base dell'esigenza di rimodellare i rapporti tra le potenze mediorientali l'emergere incontestabile di potenze regionali capaci di giocare in proprio nell'area. In particolare Turchia, Iran e Arabia Saudita.\r\n\r\nAscoltate il contributo dagli studios di Blackout\r\n\r\nlaurenzo_medioriente_con prima domanda\r\n\r\n \r\n\r\n ",[119,121,123],{"matched_tokens":120,"snippet":77},[75,76],{"matched_tokens":122,"snippet":18},[],{"matched_tokens":124,"snippet":22},[],[126,131],{"field":36,"indices":127,"matched_tokens":128,"snippets":130},[48],[129],[75,76],[77],{"field":132,"matched_tokens":133,"snippet":116,"value":117},"post_content",[76],{"best_field_score":95,"best_field_weight":96,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":97,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},{"document":136,"highlight":150,"highlights":158,"text_match":93,"text_match_info":164},{"cat_link":137,"category":138,"comment_count":48,"id":139,"is_sticky":48,"permalink":140,"post_author":51,"post_content":141,"post_date":142,"post_excerpt":54,"post_id":139,"post_modified":143,"post_thumbnail":144,"post_thumbnail_html":145,"post_title":146,"post_type":59,"sort_by_date":147,"tag_links":148,"tags":149},[45],[47],"88525","http://radioblackout.org/2024/04/raid-israeliano-a-damasco-un-quadro-degli-attori-e-delle-strategie-nel-conflitto-in-medio-oriente/","Proviamo a dare un quadro del clamoroso attacco dell'esercito israeliano contro la sede consolare iraniana nella città di Damasco (Siria), avvenuto lunedì 1 aprile, a cui ha fatto seguito l'attacco israeliano contro i convogli umanitari della WCK del 2 aprile. Due fatti scollegati dalla narrazione mainstream ma che, secondo diverse analisi, andrebbero ricollegati all'interno di un conflitto su larga scala e multisituato, dove il territorio siriano costituisce un'opzione praticabile alla luce di un confronto tra Israele e Iran che in Siria prosegue da oltre dieci anni.\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo parlato delle geografie e degli interessi tra gli attori in conflitto in Medio-Oriente con Lorenzo Trombetta, corrispondente da Beirut per l'Ansa e per la rivista Limes.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/DamascoIsraele.mp3\"][/audio]","5 Aprile 2024","2024-04-05 22:54:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/05042024-Raid-a-Damasco-sulla-19158027-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/05042024-Raid-a-Damasco-sulla-19158027-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/05042024-Raid-a-Damasco-sulla-19158027-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/05042024-Raid-a-Damasco-sulla-19158027-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/05042024-Raid-a-Damasco-sulla-19158027.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Raid Israeliano a Damasco: un quadro degli attori e delle strategie nel conflitto in Medio-Oriente",1712354437,[62,63,65],[24,18,22],{"tags":151},[152,154,156],{"matched_tokens":153,"snippet":77},[75,76],{"matched_tokens":155,"snippet":18},[],{"matched_tokens":157,"snippet":22},[],[159],{"field":36,"indices":160,"matched_tokens":161,"snippets":163},[48],[162],[75,76],[77],{"best_field_score":95,"best_field_weight":96,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":166,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},1,"1157451471441625193",{"document":168,"highlight":194,"highlights":199,"text_match":202,"text_match_info":203},{"cat_link":169,"category":170,"comment_count":48,"id":171,"is_sticky":48,"permalink":172,"post_author":51,"post_content":173,"post_date":174,"post_excerpt":54,"post_id":171,"post_modified":175,"post_thumbnail":176,"post_thumbnail_html":177,"post_title":178,"post_type":59,"sort_by_date":179,"tag_links":180,"tags":187},[45],[47],"84719","http://radioblackout.org/2023/10/fascisti-al-campus-e-cariche-della-polizia/","Venerdì scorso, al Campus Luigi Einaudi è stato autorizzato da parte dell’Università di Torino un evento del FUAN, organizzazione di estrema destra che era già stata espulsa dall’albo delle organizzazioni universitarie a causa delle loro politiche fasciste (ma vi era stata successivamente reintrodotta). All'evento ha partecipato anche l'assessore regionale di Fratelli d'Italia, Maurizio Marrone, in quanto \"esperto di conflitti internazionali\". Per proteggerli, la Questura ha predisposto un ingente dispiegamento di polizia in assetto anti sommossa, che ha presidiato l'aula in cui si teneva l'incontro, impedendo allx studentx di accedervi. Dopo qualche ora, per permettere al FUAN di uscire dall'aula, la polizia ha caricato lx studentx antifascistx.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Ada di Cambiare Rotta di raccontarci l'accaduto:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/fuan_campus.mp3\"][/audio]","30 Ottobre 2023","2023-10-30 21:39:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/poliziauni-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"251\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/poliziauni-251x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/poliziauni-251x300.jpg 251w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/poliziauni.jpg 444w\" sizes=\"auto, (max-width: 251px) 100vw, 251px\" />","Fascisti al campus e cariche della polizia",1698701214,[181,182,183,184,185,186],"http://radioblackout.org/tag/cariche/","http://radioblackout.org/tag/collettivi-universitari/","http://radioblackout.org/tag/fascisti/","http://radioblackout.org/tag/fuan/","http://radioblackout.org/tag/polizia/","http://radioblackout.org/tag/universita/",[188,189,190,191,192,193],"cariche","collettivi universitari","fascisti","fuan","polizia","università",{"post_content":195},{"matched_tokens":196,"snippet":197,"value":198},[75,76],"Marrone, in quanto \"esperto di \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>\". Per proteggerli, la Questura ha","Venerdì scorso, al Campus Luigi Einaudi è stato autorizzato da parte dell’Università di Torino un evento del FUAN, organizzazione di estrema destra che era già stata espulsa dall’albo delle organizzazioni universitarie a causa delle loro politiche fasciste (ma vi era stata successivamente reintrodotta). All'evento ha partecipato anche l'assessore regionale di Fratelli d'Italia, Maurizio Marrone, in quanto \"esperto di \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>\". Per proteggerli, la Questura ha predisposto un ingente dispiegamento di polizia in assetto anti sommossa, che ha presidiato l'aula in cui si teneva l'incontro, impedendo allx studentx di accedervi. Dopo qualche ora, per permettere al FUAN di uscire dall'aula, la polizia ha caricato lx studentx antifascistx.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Ada di Cambiare Rotta di raccontarci l'accaduto:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/fuan_campus.mp3\"][/audio]",[200],{"field":132,"matched_tokens":201,"snippet":197,"value":198},[75,76],1157451471441100800,{"best_field_score":204,"best_field_weight":205,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":206,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},"2211897868288",14,"1157451471441100913",{"document":208,"highlight":229,"highlights":234,"text_match":237,"text_match_info":238},{"cat_link":209,"category":210,"comment_count":48,"id":211,"is_sticky":48,"permalink":212,"post_author":51,"post_content":213,"post_date":214,"post_excerpt":215,"post_id":211,"post_modified":216,"post_thumbnail":217,"post_thumbnail_html":218,"post_title":219,"post_type":59,"sort_by_date":220,"tag_links":221,"tags":226},[45],[47],"96343","http://radioblackout.org/2025/03/la-guerra-nel-congo-orientale-rischia-di-estendersi-a-tutta-la-regione/","La crisi congolese condensa un insieme di conflitti regionali, nazionali e internazionali. Il deterioramento della situazione nella parte orientale della RDC e l'assenza di strumenti efficaci per controllarla hanno nel tempo attratto un numero crescente di attori locali e stranieri che traggono profitto dal caos e lo mantengono ,l'estensione del conflitto è un rischio reale e puo' coinvolgere gli stati confinanti come avvenne dal 1997 al 2003. Le radici del conflitto risalgono perlomeno al 1994 quando in Ruanda il regime dell'Hutu power scatenò il massacro dei tutsi e degli hutu moderati , in seguito alla conquista di Kigali da parte delle forze tutsi sconfinarono in Congo centinaia di miliziani hutu destabilizzando ulteriormente le ricche regioni minerarie del Kivu e dell'Ituri. La distruzione del tessuto economico nell’est del Congo a seguito della guerra ha lasciato alla popolazione abbandonata poche vie di fuga se non lo sfruttamento artigianale del coltan (il minerale da cui si estrae il tantalio), un economia militarizzata nelle mani della miriade di gruppi armati presenti nella regione, molti dei quali lavorano per o sono protetti da potenti figure politiche o militari legate al potere. In questo contesto il Ruanda paese piccolo e sovrapopolato trova nell'espansione territoriale il proprio spazio vitale sostenendo la comunità tutsi congolese e combattendo le milizie hutu tollerate dal governo di Kinshasa. Il Ruanda è diventato un grande fornitore di materiali strategici pur non possedendoli poichè anche attraverso il controllo delle milizie M23 beneficia dello sfruttamento delle miniere artigianali congolesi.\r\nNe parliamo con Giovanni Gugg di Focus on Africa\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-10032025-GIOVANNI-GUGG.mp3\"][/audio]","10 Marzo 2025","Guerra in Congo orientale .","2025-03-10 17:51:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-10032025-CONGO-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"170\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-10032025-CONGO-300x170.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-10032025-CONGO-300x170.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-10032025-CONGO.jpg 620w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LA GUERRA NEL CONGO ORIENTALE RISCHIA DI ESTENDERSI A TUTTA LA REGIONE.",1741629075,[222,223,224,225],"http://radioblackout.org/tag/coltan/","http://radioblackout.org/tag/congo/","http://radioblackout.org/tag/contro-la-guerra/","http://radioblackout.org/tag/ruanda/",[227,228,33,29],"coltan","congo",{"post_content":230},{"matched_tokens":231,"snippet":232,"value":233},[75,76],"congolese condensa un insieme di \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> regionali, nazionali e \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>. Il deterioramento della situazione nella","La crisi congolese condensa un insieme di \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> regionali, nazionali e \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>. Il deterioramento della situazione nella parte orientale della RDC e l'assenza di strumenti efficaci per controllarla hanno nel tempo attratto un numero crescente di attori locali e stranieri che traggono profitto dal caos e lo mantengono ,l'estensione del conflitto è un rischio reale e puo' coinvolgere gli stati confinanti come avvenne dal 1997 al 2003. Le radici del conflitto risalgono perlomeno al 1994 quando in Ruanda il regime dell'Hutu power scatenò il massacro dei tutsi e degli hutu moderati , in seguito alla conquista di Kigali da parte delle forze tutsi sconfinarono in Congo centinaia di miliziani hutu destabilizzando ulteriormente le ricche regioni minerarie del Kivu e dell'Ituri. La distruzione del tessuto economico nell’est del Congo a seguito della guerra ha lasciato alla popolazione abbandonata poche vie di fuga se non lo sfruttamento artigianale del coltan (il minerale da cui si estrae il tantalio), un economia militarizzata nelle mani della miriade di gruppi armati presenti nella regione, molti dei quali lavorano per o sono protetti da potenti figure politiche o militari legate al potere. In questo contesto il Ruanda paese piccolo e sovrapopolato trova nell'espansione territoriale il proprio spazio vitale sostenendo la comunità tutsi congolese e combattendo le milizie hutu tollerate dal governo di Kinshasa. Il Ruanda è diventato un grande fornitore di materiali strategici pur non possedendoli poichè anche attraverso il controllo delle milizie M23 beneficia dello sfruttamento delle miniere artigianali congolesi.\r\nNe parliamo con Giovanni Gugg di Focus on Africa\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-10032025-GIOVANNI-GUGG.mp3\"][/audio]",[235],{"field":132,"matched_tokens":236,"snippet":232,"value":233},[75,76],1157451471038447600,{"best_field_score":239,"best_field_weight":205,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":240,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},"2211897671680","1157451471038447729",{"document":242,"highlight":276,"highlights":281,"text_match":284,"text_match_info":285},{"cat_link":243,"category":244,"comment_count":48,"id":245,"is_sticky":48,"permalink":246,"post_author":51,"post_content":247,"post_date":248,"post_excerpt":54,"post_id":245,"post_modified":249,"post_thumbnail":250,"post_thumbnail_html":251,"post_title":252,"post_type":59,"sort_by_date":253,"tag_links":254,"tags":265},[45],[47],"30840","http://radioblackout.org/2015/07/in-egitto-aumenta-la-stretta-repressiva/","In Egitto, dopo l'attentato al consolato italiano al Cairo dell'altro ieri, la situazione è di forte tensione: l'attentato segna un colpo grave contro il regime militare del generale Al-Sisi. L'episodio è sicuramente collegato all'anniversario del golpe nel luglio di due anni fa, che ha visto salire al potere il generale, voluto e fortemente \"favorito\" dai governi occidentali, come baluardo anti stato islamico nella regione. Al-Sisi dopo sabato ha colto l'occasione per una nuova stretta repressiva nei confronti di oppositori interni e giornalisti non allineati con il regime (egiziani o stranieri). Questa mattina abbiamo parlato con Giuseppe Acconcia - scrittore e giornalista del Manifesto - della situazione in cui si muove il regime violento e repressivo del generale, che ha sostituito il governo del presidente Morsi e dei Fratelli Musulmani dal 2013: dopo arresti, processi e centinaia di condanne a morte o all'ergastolo di ex-esponenti del governo ma anche di attivisti e militanti dell'opposizione laica, di centro o estrema sinistra, la mano dura di polizia, magistratura e censura si è abbattuta anche su giornalisti che sono stati improgionati o espulsi dal paese.\r\n\r\nDiviene quindi imprescindibile di fronte ai livelli di intensità crescenti dei diversi conflitti presenti nella zona - la lunga e logorante guerra in Siria, la situazione esplosiva in Sinai che ha causato pochi giorni fa circa 200 morti e il zoppicante accordo tra Onu e governo libico di Tobruk rappresentato, di fatto, solo dalla figura del generale Haftar - inserire l'azione di Al-Sisi e dei suoi sostenitori internazionali in un quadro più ampio di interessi e conflitti regionali. Prima di tutto partendo dalla guerra in Libia, dal controllo dei confini con Egitto e Tunisia, da una partita enorme di profitti e traffici giocata principalmente sulla pelle di migliaia di richiedenti asilo e migranti che cercano, malgrado tutto e in ogni modo, di raggiungere il Mediterraneo.\r\n\r\nAscolto l'interessante contributo\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ","13 Luglio 2015","2015-07-20 13:25:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"190\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-300x190.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-300x190.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize.jpg 672w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","In Egitto aumenta la stretta repressiva",1436792504,[255,256,257,258,259,64,260,261,262,263,264],"http://radioblackout.org/tag/affari-sui-migranti/","http://radioblackout.org/tag/attentati/","http://radioblackout.org/tag/confini/","http://radioblackout.org/tag/controllo-dei-confini/","http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/il-cairo/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/regime-militare-al-sisi/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[266,267,268,269,270,31,271,272,273,274,275],"affari sui migranti","attentati","confini","controllo dei confini","Egitto","Il Cairo","migranti","regime militare Al-Sisi","repressione","tunisia",{"post_content":277},{"matched_tokens":278,"snippet":279,"value":280},[76,75],"Al-Sisi e dei suoi sostenitori \u003Cmark>internazionali\u003C/mark> in un quadro più ampio di interessi e \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> regionali. Prima di tutto partendo","In Egitto, dopo l'attentato al consolato italiano al Cairo dell'altro ieri, la situazione è di forte tensione: l'attentato segna un colpo grave contro il regime militare del generale Al-Sisi. L'episodio è sicuramente collegato all'anniversario del golpe nel luglio di due anni fa, che ha visto salire al potere il generale, voluto e fortemente \"favorito\" dai governi occidentali, come baluardo anti stato islamico nella regione. Al-Sisi dopo sabato ha colto l'occasione per una nuova stretta repressiva nei confronti di oppositori interni e giornalisti non allineati con il regime (egiziani o stranieri). Questa mattina abbiamo parlato con Giuseppe Acconcia - scrittore e giornalista del Manifesto - della situazione in cui si muove il regime violento e repressivo del generale, che ha sostituito il governo del presidente Morsi e dei Fratelli Musulmani dal 2013: dopo arresti, processi e centinaia di condanne a morte o all'ergastolo di ex-esponenti del governo ma anche di attivisti e militanti dell'opposizione laica, di centro o estrema sinistra, la mano dura di polizia, magistratura e censura si è abbattuta anche su giornalisti che sono stati improgionati o espulsi dal paese.\r\n\r\nDiviene quindi imprescindibile di fronte ai livelli di intensità crescenti dei diversi \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> presenti nella zona - la lunga e logorante guerra in Siria, la situazione esplosiva in Sinai che ha causato pochi giorni fa circa 200 morti e il zoppicante accordo tra Onu e governo libico di Tobruk rappresentato, di fatto, solo dalla figura del generale Haftar - inserire l'azione di Al-Sisi e dei suoi sostenitori \u003Cmark>internazionali\u003C/mark> in un quadro più ampio di interessi e \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> regionali. Prima di tutto partendo dalla guerra in Libia, dal controllo dei confini con Egitto e Tunisia, da una partita enorme di profitti e traffici giocata principalmente sulla pelle di migliaia di richiedenti asilo e migranti che cercano, malgrado tutto e in ogni modo, di raggiungere il Mediterraneo.\r\n\r\nAscolto l'interessante contributo\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ",[282],{"field":132,"matched_tokens":283,"snippet":279,"value":280},[76,75],1157451470367359000,{"best_field_score":286,"best_field_weight":205,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":287,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},"2211897344000","1157451470367359089",6645,{"collection_name":59,"first_q":24,"per_page":290,"q":24},6,{"facet_counts":292,"found":332,"hits":333,"out_of":484,"page":165,"request_params":485,"search_cutoff":37,"search_time_ms":290},[293,308],{"counts":294,"field_name":306,"sampled":37,"stats":307},[295,298,300,302,304],{"count":296,"highlighted":297,"value":297},7,"anarres",{"count":17,"highlighted":299,"value":299},"black holes",{"count":17,"highlighted":301,"value":301},"I Bastioni di Orione",{"count":26,"highlighted":303,"value":303},"frittura mista",{"count":165,"highlighted":305,"value":305},"La fine della Fine della storia","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":309,"field_name":36,"sampled":37,"stats":330},[310,313,314,316,318,320,322,324,326,328],{"count":311,"highlighted":312,"value":312},4,"guerra",{"count":311,"highlighted":18,"value":18},{"count":311,"highlighted":315,"value":315},"Herri Batasuna",{"count":311,"highlighted":317,"value":317},"sanità pubblica",{"count":311,"highlighted":319,"value":319},"Izquierda Abertzal",{"count":311,"highlighted":321,"value":321},"medicina preventiva",{"count":311,"highlighted":323,"value":323},"terza guerra mondiale",{"count":311,"highlighted":325,"value":325},"resistenze dei popoli",{"count":311,"highlighted":327,"value":327},"Iñaki Gil de San Vicente",{"count":311,"highlighted":329,"value":329},"frittura mista radio fabbrica",{"total_values":331},230,16,[334,362,385,407,430,454],{"document":335,"highlight":350,"highlights":355,"text_match":358,"text_match_info":359},{"comment_count":48,"id":336,"is_sticky":48,"permalink":337,"podcastfilter":338,"post_author":51,"post_content":339,"post_date":340,"post_excerpt":54,"post_id":336,"post_modified":341,"post_thumbnail":342,"post_title":343,"post_type":344,"sort_by_date":345,"tag_links":346,"tags":348},"98317","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-15-05-2025-fine-della-lotta-armata-del-pkk-in-turchia-e-subbuglio-mediorientale-la-cina-delleconomia-tra-dazi-e-guerre-altrui-2/",[301],"<em>Questa settimana la fine della lotta armata iniziata dal Pkk nel 1978 è la notizia che ci è sembrata epocale, per quanto sia passata senza troppi approfondimenti dai commentatori mainstream (e forse proprio per questo e per la loro incapacità di identificarla come centrale nel momento di rivolgimenti di un Sudovest asiatico in subbuglio). La Turchia si propone come protagonista nel costante scontro tra potenze locali mediorientali e dunque la trasformazione della lotta armata in richiesta di confederalismo democratico laico e socialista ci ha spinto a chiedere a <strong>Murat Cinar</strong> un'analisi molto problematica e ne è scaturita una sorta di autocoscienza sulle potenzialità di questa scelta, che per Murat era inevitabile e giunge nel momento migliore. Una idea che <strong>Alberto Negri</strong> nega nella sua visione del quadro della regione che compone arrivando alla centralità del dinamismo di Erdoğan a partire dal nuovo abisso di contrasti che attraversano la Tripolitania.\r\nLa puntata trova compimento con uno sguardo gettato insieme a <strong>Sabrina Moles</strong> sulle sfide che aspettano l'economia cinese di fronte ai dazi del nemico americano e alle guerre dell'amico russo.</em>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n<em>La lotta armata del Pkk ha \"esaurito\" i suoi compiti e consegna le armi</em>, da non sconfitto, proponendosi come forza politica con l’intento di aggiornare il concetto di confederalismo democratico in salsa turca. <strong>Murat Cinar</strong> ci guida nella fluida situazione geopolitica del Sudovest asiatico che vede grandi differenze tra i quattro stati che amministrano il territorio abitato da popolazioni di lingua curda; così, semmai sia esistito, il nazionalismo curdo viene superato e nelle indicazioni di Ocalan dall’isolamento di Imrali leggono il momento come propizio per riproporre unilateralmente a un regime autoritario di cessare il fuoco che in 45 anni ha registrato decine di migliaia di morti, ulteriore motivo per resistenze da parte dei parenti delle vittime, potenziale bacino di consensi per i partiti di ultradestra non alleati dell’Akp.\r\nQuindi la critica alla obsolescenza del modello della lotta armata otto-novecentesca, che punta sullo stato-nazione, è una scommessa ma, ci dice Murat, forse non ci sono alternative alla svolta disarmata per avanzare nuove richieste a una repubblica ora retta da una cricca di oligarchi autocratici senza contrappesi democratici riconducibili a una nuova lotta per una Turchia laica, indipendente e socialista: ora il Pkk si rivolge all’intera società turca in un momento di forti tensioni interne, puntando alla trasformazione culturale della Turchia.\r\nMurat adduce motivi di vario genere per dimostrare che recedere dalla lotta armata in questo momento può produrre risultati maggiori di quanto si sia conseguito finora, sia cercando modelli di guerriglie andate al negoziato negli ultimi decenni ai quattro angoli del pianeta, sia sviluppando l’analisi sincronica su un presente attraversato da alleanze variabili e guerre di ogni tipo. Erdogan è indebolito in patria ma ha un attivismo in politica internazionale che sta ripagando nella considerazione dei risultati geopolitici in un momento di riposizionamento e di grande caos.\r\nOvviamente questo panorama vede un percorso diverso per i curdi siriani: in Rojava le dinamiche sono diverse e ci sono protagonisti internazionali diretti (americani, Idf nel Golan, l’influenza dei curdi di Barzani…) che dipingono un quadro diverso per cui le organizzazioni sorelle tra curdi operano strategie diverse. E lo stesso avviene in Iran dove l’organizzazione curda ha rinunciato da tempo alla creazione di uno stato indipendente.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/51Su0lG6XrzCMs80p3Oaof?si=hpkV_FFCRIKFWmosuaTX1g\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/pkk-rondò-à-la-turk.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast precedenti relativi al neottomanesimo si trovano <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/le-guerre-ottomane-del-nuovo-millennio--4610767\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n \r\n\r\n«Regolamenti di conti mortali e scontri tra le fazioni in Tripolitania, avanzata delle truppe del generale Khalifa Haftar da Bengasi alla Sirte: la Libia sfugge a ogni controllo e soprattutto a quello del governo di Giorgia Meloni», così scriveva il 15 maggio <strong>Alberto Negri</strong> per “il manifesto” e da qui comincia il lungo excursus che illustra la situazione della regione Mena, a partire dalla Libia, dove le milizie tornano a scontrarsi in Tripolitania, vedendo soccombere i tagliagole sostenuti dalla Fortress Europe, a cominciare dal governo Meloni che ha coccolato al-Masri, il massacratore ricercato internazionalmente. Ora Haftar, il rais su cui punta dall’inizio la Russia in Cirenaica, è alleato anche della Turchia, dunque si assiste a un nuovo tentativo di rivolgimento del potere tripolino ormai al lumicino.\r\nMa questa situazione regolata dalla Turchia nell’Occidente libico nell’analisi di Alberto Negri si può anche vedere come uno dei 50 fronti dell’attivismo internazionale turco, fluido e adattabile alla condizione geopolitica, che vede Dbeibah – l’interlocutore dell’Europa per contenere e torturare le persone in movimento – sostenuto solo dalle milizie di Misurata nella girandola di alleanze e rivalità tripoline. La Turchia rimane al centro delle strategie che passano dal Mediterraneo in equilibrio anche con i sauditi e avendo imposto il vincitore di Assad in Siria, quell’Al-Jolani a cui Trump ha stretto la mano nonostante i 10 milioni di taglia; intanto all’interno si assiste alla svolta di Ocalan che – inopinatamente secondo Alberto Negri in un momento in cui l’area sta esplodendo e sono in corso mutamenti epocali – cede le armi e propone un percorso pacifico alla trasformazione della repubblica. In attesa di assistere e posizionarsi nella trattativa iraniana, con Teheran indebolita dalla escalation israeliana.\r\nE qui si giunge al centro del discorso mediorientale, perché da qualunque punto lo si rigiri <em>l’intento di Netanyahu di annettersi la Cisgiordania a cominciare dal genocidio gazawi sarà il punto di ricompattamento con l’amministrazione Trump</em>, in questi giorni invece impegnata a contenere il famelico criminale di Cesarea.\r\nSullo sfondo di tutto ciò Alberto si inalbera per il ruolo inesistente dell’Europa, se non per l’istinto neocoloniale di Macron, che non riesce comunque a conferire uno spessore da soggetti politici agli europei, in particolare per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, mai preso in considerazione dalla nomenklatura germano-balcanica che regola la politica comunitaria, totalmente disinteressata alle coste meridionali, se non per il contenimento dei migranti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ogni-rais-persegue-una-sua-visione-del-medioriente-tranne-gli-europei--66134433\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Il-garbuglio-mediorientale-incomprensibile-per-gli-europei.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi alla questione mediorientale <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/israele-compra-a-saldo-paesi-arabi--4645793\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a> potete trovare quelli che riconducono all'espansionismo sionista i conflitti in corso\r\n\r\n \r\n\r\n<hr />\r\n\r\nDopo una prima maratona negoziale durata due giorni ,Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un accordo sulla sospensione per 90 giorni dei dazi reciproci che in pochi giorni avevano difatto bloccato gli scambi fra i due paesi. Nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno annullato il 91% delle tariffe aggiuntive imposte alla Cina, sospeso il 24% dei “dazi reciproci” e mantenuto il restante 10%. Rimangono ancora in atto le misure su veicoli elettrici, acciaio e alluminio ,è un primo passo verso la creazione di un meccanismo di consultazione che regoli le relazioni commerciali e di fatto uno stop al processo di \"decoupling\" ,disaccopiamento ,fra le due economie che la nuova amministrazione americana non sembra gradire. Secondo varie fonti, negli ultimi giorni sono riprese le forniture di Boeing, che Pechino aveva interrotto in risposta ai dazi. Ma le restrizioni sui materiali critici ufficialmente sono ancora lì. Anche se sono state emesse le prime licenze per l’export di alcune terre rare, di cui potrebbero beneficiare anche le 28 aziende americane rimosse dalla lista delle entità interdette dalla Cina alle importazioni e altre attività economiche.\r\nNe parliamo con <b>Sabrina Moles</b> di China files.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/accordo-stati-uniti-cina-sui-dazi--66192697\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/sabrinomia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-03 00:36:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 15/05/2025 - FINE DELLA LOTTA ARMATA DEL PKK IN TURCHIA E SUBBUGLIO MEDIORIENTALE; LA CINA DELL'ECONOMIA TRA DAZI E GUERRE ALTRUI","podcast",1748910974,[347],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[349],"Bastioni di Orione",{"post_content":351},{"matched_tokens":352,"snippet":353,"value":354},[76],"diverse e ci sono protagonisti \u003Cmark>internazionali\u003C/mark> diretti (americani, Idf nel Golan,","<em>Questa settimana la fine della lotta armata iniziata dal Pkk nel 1978 è la notizia che ci è sembrata epocale, per quanto sia passata senza troppi approfondimenti dai commentatori mainstream (e forse proprio per questo e per la loro incapacità di identificarla come centrale nel momento di rivolgimenti di un Sudovest asiatico in subbuglio). La Turchia si propone come protagonista nel costante scontro tra potenze locali mediorientali e dunque la trasformazione della lotta armata in richiesta di confederalismo democratico laico e socialista ci ha spinto a chiedere a <strong>Murat Cinar</strong> un'analisi molto problematica e ne è scaturita una sorta di autocoscienza sulle potenzialità di questa scelta, che per Murat era inevitabile e giunge nel momento migliore. Una idea che <strong>Alberto Negri</strong> nega nella sua visione del quadro della regione che compone arrivando alla centralità del dinamismo di Erdoğan a partire dal nuovo abisso di contrasti che attraversano la Tripolitania.\r\nLa puntata trova compimento con uno sguardo gettato insieme a <strong>Sabrina Moles</strong> sulle sfide che aspettano l'economia cinese di fronte ai dazi del nemico americano e alle guerre dell'amico russo.</em>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n<em>La lotta armata del Pkk ha \"esaurito\" i suoi compiti e consegna le armi</em>, da non sconfitto, proponendosi come forza politica con l’intento di aggiornare il concetto di confederalismo democratico in salsa turca. <strong>Murat Cinar</strong> ci guida nella fluida situazione geopolitica del Sudovest asiatico che vede grandi differenze tra i quattro stati che amministrano il territorio abitato da popolazioni di lingua curda; così, semmai sia esistito, il nazionalismo curdo viene superato e nelle indicazioni di Ocalan dall’isolamento di Imrali leggono il momento come propizio per riproporre unilateralmente a un regime autoritario di cessare il fuoco che in 45 anni ha registrato decine di migliaia di morti, ulteriore motivo per resistenze da parte dei parenti delle vittime, potenziale bacino di consensi per i partiti di ultradestra non alleati dell’Akp.\r\nQuindi la critica alla obsolescenza del modello della lotta armata otto-novecentesca, che punta sullo stato-nazione, è una scommessa ma, ci dice Murat, forse non ci sono alternative alla svolta disarmata per avanzare nuove richieste a una repubblica ora retta da una cricca di oligarchi autocratici senza contrappesi democratici riconducibili a una nuova lotta per una Turchia laica, indipendente e socialista: ora il Pkk si rivolge all’intera società turca in un momento di forti tensioni interne, puntando alla trasformazione culturale della Turchia.\r\nMurat adduce motivi di vario genere per dimostrare che recedere dalla lotta armata in questo momento può produrre risultati maggiori di quanto si sia conseguito finora, sia cercando modelli di guerriglie andate al negoziato negli ultimi decenni ai quattro angoli del pianeta, sia sviluppando l’analisi sincronica su un presente attraversato da alleanze variabili e guerre di ogni tipo. Erdogan è indebolito in patria ma ha un attivismo in politica internazionale che sta ripagando nella considerazione dei risultati geopolitici in un momento di riposizionamento e di grande caos.\r\nOvviamente questo panorama vede un percorso diverso per i curdi siriani: in Rojava le dinamiche sono diverse e ci sono protagonisti \u003Cmark>internazionali\u003C/mark> diretti (americani, Idf nel Golan, l’influenza dei curdi di Barzani…) che dipingono un quadro diverso per cui le organizzazioni sorelle tra curdi operano strategie diverse. E lo stesso avviene in Iran dove l’organizzazione curda ha rinunciato da tempo alla creazione di uno stato indipendente.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/51Su0lG6XrzCMs80p3Oaof?si=hpkV_FFCRIKFWmosuaTX1g\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/pkk-rondò-à-la-turk.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast precedenti relativi al neottomanesimo si trovano <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/le-guerre-ottomane-del-nuovo-millennio--4610767\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n \r\n\r\n«Regolamenti di conti mortali e scontri tra le fazioni in Tripolitania, avanzata delle truppe del generale Khalifa Haftar da Bengasi alla Sirte: la Libia sfugge a ogni controllo e soprattutto a quello del governo di Giorgia Meloni», così scriveva il 15 maggio <strong>Alberto Negri</strong> per “il manifesto” e da qui comincia il lungo excursus che illustra la situazione della regione Mena, a partire dalla Libia, dove le milizie tornano a scontrarsi in Tripolitania, vedendo soccombere i tagliagole sostenuti dalla Fortress Europe, a cominciare dal governo Meloni che ha coccolato al-Masri, il massacratore ricercato internazionalmente. Ora Haftar, il rais su cui punta dall’inizio la Russia in Cirenaica, è alleato anche della Turchia, dunque si assiste a un nuovo tentativo di rivolgimento del potere tripolino ormai al lumicino.\r\nMa questa situazione regolata dalla Turchia nell’Occidente libico nell’analisi di Alberto Negri si può anche vedere come uno dei 50 fronti dell’attivismo internazionale turco, fluido e adattabile alla condizione geopolitica, che vede Dbeibah – l’interlocutore dell’Europa per contenere e torturare le persone in movimento – sostenuto solo dalle milizie di Misurata nella girandola di alleanze e rivalità tripoline. La Turchia rimane al centro delle strategie che passano dal Mediterraneo in equilibrio anche con i sauditi e avendo imposto il vincitore di Assad in Siria, quell’Al-Jolani a cui Trump ha stretto la mano nonostante i 10 milioni di taglia; intanto all’interno si assiste alla svolta di Ocalan che – inopinatamente secondo Alberto Negri in un momento in cui l’area sta esplodendo e sono in corso mutamenti epocali – cede le armi e propone un percorso pacifico alla trasformazione della repubblica. In attesa di assistere e posizionarsi nella trattativa iraniana, con Teheran indebolita dalla escalation israeliana.\r\nE qui si giunge al centro del discorso mediorientale, perché da qualunque punto lo si rigiri <em>l’intento di Netanyahu di annettersi la Cisgiordania a cominciare dal genocidio gazawi sarà il punto di ricompattamento con l’amministrazione Trump</em>, in questi giorni invece impegnata a contenere il famelico criminale di Cesarea.\r\nSullo sfondo di tutto ciò Alberto si inalbera per il ruolo inesistente dell’Europa, se non per l’istinto neocoloniale di Macron, che non riesce comunque a conferire uno spessore da soggetti politici agli europei, in particolare per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, mai preso in considerazione dalla nomenklatura germano-balcanica che regola la politica comunitaria, totalmente disinteressata alle coste meridionali, se non per il contenimento dei migranti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ogni-rais-persegue-una-sua-visione-del-medioriente-tranne-gli-europei--66134433\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Il-garbuglio-mediorientale-incomprensibile-per-gli-europei.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi alla questione mediorientale <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/israele-compra-a-saldo-paesi-arabi--4645793\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a> potete trovare quelli che riconducono all'espansionismo sionista i \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> in corso\r\n\r\n \r\n\r\n<hr />\r\n\r\nDopo una prima maratona negoziale durata due giorni ,Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un accordo sulla sospensione per 90 giorni dei dazi reciproci che in pochi giorni avevano difatto bloccato gli scambi fra i due paesi. Nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno annullato il 91% delle tariffe aggiuntive imposte alla Cina, sospeso il 24% dei “dazi reciproci” e mantenuto il restante 10%. Rimangono ancora in atto le misure su veicoli elettrici, acciaio e alluminio ,è un primo passo verso la creazione di un meccanismo di consultazione che regoli le relazioni commerciali e di fatto uno stop al processo di \"decoupling\" ,disaccopiamento ,fra le due economie che la nuova amministrazione americana non sembra gradire. Secondo varie fonti, negli ultimi giorni sono riprese le forniture di Boeing, che Pechino aveva interrotto in risposta ai dazi. Ma le restrizioni sui materiali critici ufficialmente sono ancora lì. Anche se sono state emesse le prime licenze per l’export di alcune terre rare, di cui potrebbero beneficiare anche le 28 aziende americane rimosse dalla lista delle entità interdette dalla Cina alle importazioni e altre attività economiche.\r\nNe parliamo con <b>Sabrina Moles</b> di China files.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/accordo-stati-uniti-cina-sui-dazi--66192697\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/sabrinomia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[356],{"field":132,"matched_tokens":357,"snippet":353,"value":354},[76],1155199671761633300,{"best_field_score":360,"best_field_weight":205,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":361,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},"1112386306048","1155199671761633393",{"document":363,"highlight":376,"highlights":381,"text_match":358,"text_match_info":384},{"comment_count":48,"id":364,"is_sticky":48,"permalink":365,"podcastfilter":366,"post_author":367,"post_content":368,"post_date":369,"post_excerpt":54,"post_id":364,"post_modified":370,"post_thumbnail":371,"post_title":372,"post_type":344,"sort_by_date":373,"tag_links":374,"tags":375},"83064","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-29-06-2023-private-military-company-la-privatizzazione-della-guerra-e-il-modello-wagner-sudan-continua-la-guerra-senza-fine-si-apre-anche-il-fronte-in-kordofan-turchia-fine-del/",[301],"radiokalakuta","Bastioni di Orione nell'ultima puntata della stagione affronta il tema della proliferazione delle compagnie private militari ,il ruolo dei mercenari nella privatizzazione della guerra ,il caso della Wagner e le sue implicazioni africane con Stefano Ruzza dell'Università di Torino ,profondo conoscitore dell'argomento . Ruzza fa un excursus dello sviluppo della privatizzazione dei conflitti ,in particolare dopo la fine della guerra fredda e del blocco sovietico che ha portato alla proliferazione di milizie private che incorporano anche una serie di interessi economici e costituiscono ingenti fonti di ricchezza per i \"warlords\" di turno.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/BASTIONI-26063-RUZZA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse riparliamo della situazione in Sudan ,dove la guerra continua senza tregua ,si apre un altro fronte nel sud del paese nel Kordofan ,mentre nel Darfur le notizie che arrivano fanno presupporre un tentativo scientifico di eliminazione sistematica della popolazione Masalit ,rinnovando i tragici ricordi del genocidio perpetrato nel 2003 dai Janjaweed ,eredi delle RSF di Hemmetti.\r\n\r\nLa situazione umanitaria è fuori controllo e gli attori che alimentano la guerra per interessi economici e strategici sono molteplici come sottolinea il nostro interlocutore che pone l'accento sulla complessità delle contraddizioni del Sudan che risalgono alla dominazione britannica.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/BASTIONI-260623-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Murat Cinar spesso ospite dei nostri microfoni parliamo ancora della Turchia prendendo spunto dalle nomine di Erdogan al ministero delle finanze e sopratutto la scelta di nominare come governatrice della Banca centrale turca Hafize Gaye Erkan ,prima donna a ricoprire l'incarico ,giovane economista proveniente da Goldman Sachs e gradita agli ambienti finanziari internazionali.\r\n\r\nLo scopo è quello di combattere l'inflazione galoppante ormai quasi al 110% invertendo la politica seguita finora di mantenre i tassi bassi nonostante l'elevata l'inflazione ,un modello economico decisamente non ortodosso che ha portato la banca centrale a dilapidare 26 miliardi di dollari nel vano tentativo di sostenere la lira turca svalutata di piu' del 30% sul dollaro.\r\n\r\nMurat fa un quadro complessivo dello stato del regime di Erdogan soffermandosi sulle relazioni con Assad e sul ruolo della Turchia come nuovo hub del traffico internazionale di cocaina .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/BASTIONI-260623-MURAT.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","2 Luglio 2023","2023-07-02 22:41:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 29/06/2023- PRIVATE MILITARY COMPANY ,LA PRIVATIZZAZIONE DELLA GUERRA E IL MODELLO WAGNER -SUDAN CONTINUA LA GUERRA SENZA FINE ,SI APRE ANCHE IL FRONTE IN KORDOFAN-TURCHIA FINE DELLA FANTASIOSA POLITICA MONETARIA DEL SULTANO CHE STRIZZA L'OCCHIO AI MERCATI PER EVITARE LA BANCAROTTA.",1688337676,[347],[349],{"post_content":377},{"matched_tokens":378,"snippet":379,"value":380},[75],"dello sviluppo della privatizzazione dei \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> ,in particolare dopo la fine","Bastioni di Orione nell'ultima puntata della stagione affronta il tema della proliferazione delle compagnie private militari ,il ruolo dei mercenari nella privatizzazione della guerra ,il caso della Wagner e le sue implicazioni africane con Stefano Ruzza dell'Università di Torino ,profondo conoscitore dell'argomento . Ruzza fa un excursus dello sviluppo della privatizzazione dei \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> ,in particolare dopo la fine della guerra fredda e del blocco sovietico che ha portato alla proliferazione di milizie private che incorporano anche una serie di interessi economici e costituiscono ingenti fonti di ricchezza per i \"warlords\" di turno.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/BASTIONI-26063-RUZZA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse riparliamo della situazione in Sudan ,dove la guerra continua senza tregua ,si apre un altro fronte nel sud del paese nel Kordofan ,mentre nel Darfur le notizie che arrivano fanno presupporre un tentativo scientifico di eliminazione sistematica della popolazione Masalit ,rinnovando i tragici ricordi del genocidio perpetrato nel 2003 dai Janjaweed ,eredi delle RSF di Hemmetti.\r\n\r\nLa situazione umanitaria è fuori controllo e gli attori che alimentano la guerra per interessi economici e strategici sono molteplici come sottolinea il nostro interlocutore che pone l'accento sulla complessità delle contraddizioni del Sudan che risalgono alla dominazione britannica.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/BASTIONI-260623-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Murat Cinar spesso ospite dei nostri microfoni parliamo ancora della Turchia prendendo spunto dalle nomine di Erdogan al ministero delle finanze e sopratutto la scelta di nominare come governatrice della Banca centrale turca Hafize Gaye Erkan ,prima donna a ricoprire l'incarico ,giovane economista proveniente da Goldman Sachs e gradita agli ambienti finanziari \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>.\r\n\r\nLo scopo è quello di combattere l'inflazione galoppante ormai quasi al 110% invertendo la politica seguita finora di mantenre i tassi bassi nonostante l'elevata l'inflazione ,un modello economico decisamente non ortodosso che ha portato la banca centrale a dilapidare 26 miliardi di dollari nel vano tentativo di sostenere la lira turca svalutata di piu' del 30% sul dollaro.\r\n\r\nMurat fa un quadro complessivo dello stato del regime di Erdogan soffermandosi sulle relazioni con Assad e sul ruolo della Turchia come nuovo hub del traffico internazionale di cocaina .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/BASTIONI-260623-MURAT.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[382],{"field":132,"matched_tokens":383,"snippet":379,"value":380},[75],{"best_field_score":360,"best_field_weight":205,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":361,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},{"document":386,"highlight":398,"highlights":403,"text_match":358,"text_match_info":406},{"comment_count":48,"id":387,"is_sticky":48,"permalink":388,"podcastfilter":389,"post_author":297,"post_content":390,"post_date":391,"post_excerpt":54,"post_id":387,"post_modified":392,"post_thumbnail":393,"post_title":394,"post_type":344,"sort_by_date":395,"tag_links":396,"tags":397},"79859","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-27-gennaio-litalia-va-alla-guerra-cospito-sullorlo-del-baratro-alpini-la-memoria-tradita-progetto-diana-il-tuscania-in-prima-linea/",[297],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/2023-01-27-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nCospito. Sull’orlo del baratro\r\nLe condizioni di salute di Alfredo Cospito, in sciopero della fame dal 20 ottobre, stanno precipitando. Ha perso 42 chili e non si regge in piedi: in seguito ad una caduta si fratturato il naso. Spostato in pronto soccorso e medicato per una frattura scomposta è stato subito riportato nella tomba per vivi del 41bis nel carcere di Bancali, dove non c’è una struttura sanitaria. La richiesta al ministro perché venisse trasferito in una prigione con un centro sanitario è rimasta senza risposta.\r\nIn compenso il DAP - dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - alle dirette dipendenze del ministero di giustizia, è stata l’intimidazione alla dottoressa di Cospito, affinché non divulgasse ai media le informazioni sullo stato di salute del suo assistito.\r\nCospito, pur nel frattempo trasferito ad Opera, rischia ormai di morire con la benedizione del ministro della giustizia Nordio. \r\n\r\nDiana. Ad aprile i primi bandi\r\nAprile 2023. È questa la data del primo bando per startup di Diana, l'acceleratore di innovazione varato dalla Nato.\r\nDiana, acronimo per acceleratore di innovazione nella difesa per l'Atlantico del nord, vuole essere lo strumento con cui la Nato tiene a battesimo startup impegnate a sviluppare tecnologie dirompenti, in ambiti come la robotica, la sicurezza informatica, i computer quantistici o le biotecnologie, le valida e le fa crescere all'interno del perimetro dei suoi 30 alleati. In tandem con Diana viaggia un fondo per l'innovazione da un miliardo di euro, che dovrà mettere il carburante nel motore e, nelle intenzioni della Nato\r\nA Torino verrà ospitato alle OGR uno dei nove acceleratori di innovazioni della NATO. \r\n\r\nAlpini. La memoria tradita\r\nIl 26 gennaio per la prima volta è stata celebrata la “Giornata nazionale dedicata alla memoria e al sacrificio degli alpini”. È stata istituita nel maggio del 2022 “in ricordo dell’eroismo dimostrato dal corpo d’armata nella battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943”, durante la seconda guerra mondiale. L’intenzione sin troppo esplicita è celebrare l’avventura dell’ARMIR, il corpo di spedizione italiano inviato in Russia da Mussolini per sostenere l’aggressione della Germania nazista contro l’Unione sovietica.\r\nIl 26 gennaio, un giorno prima della giornata della memoria, in cui si ricorda lo sterminio di ebrei e rom europei nei campi nazisti e le leggi razziali in Italia durante la dittatura, si è celebrata la guerra voluta dal governo fascista e i valori patriottici che la giustificarono.\r\nUn vero revisionismo di Stato. \r\n\r\nIl Tuscania e la guerra\r\nIn meno di un anno è aumentato di cinque volte il numero dei militari italiani schierati in Europa orientale alle frontiere con Ucraina, Russia e Bielorussia. Su 10.000 militari impegnati nelle missioni internazionali quasi 1.500 operano in ambito NATO nel “contenimento” delle forze armate russe. A partire del 2014 l’Alleanza atlantica ha dato vita ad un’escalation bellica sul fianco est come mai era accaduto nella sua storia. Nelle Repubbliche baltiche, in Polonia, Romania, Bulgaria e Ungheria, sono state realizzate grandi installazioni terrestri, aeree e navali, sono state trasferite le più avanzate tecnologie di guerra, sono state sperimentate le strategie dei conflitti globali del XXI secolo con l’uso dei droni e delle armi interamente automatizzate, cyber-spaziali e nucleari.\r\nIn prima fila il Tuscania, reparto d’elite dei carabinieri, impegnati nell’addestramento alla guerra. Ed è anche per il Tuscania che il governo ha deciso di costruire una nuova base a Coltano.\r\nCe ne ha parlato Dario Antonelli del movimento No Base di Pisa\r\n\r\nL’Italia va alla guerra\r\nIl 24 gennaio il parlamento ha deciso di inviare armi sempre più potenti e sofisticate in Ucraina per alimentare il conflitto scoppiato 11 mesi fa con l’attacco russo al vicino, che si stava pericolosamente avvicinando alla NATO.\r\nIn questi giorni dietro pressione statunitense sia la Germania che l’Italia invieranno carri armati al governo Zelensky. La risposta russa non si è fatta attendere: uno stuolo di missili ipersonici ha colpito ovunque il paese, seminando terrore e morte.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 11 febbraio\r\nore 10,30 Balon\r\nNo alla città dell’aerospazio! No alla NATO a Torino!\r\nPasseggiata informativa antimilitarista tra il Balon e Porta Palazzo\r\n\r\nSabato 25 febbraio\r\nIn piazza contro la guerra e chi la arma\r\nore 15 piazza Castello\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\nA un anno dall’invasione russa dell’Ucraina che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulla vita civile.\r\nNella nostra regione, la cessione da parte di Leonardo di parte degli spazi dell'ex Alenia al Politecnico, rimette in moto il progetto di Città dell'aerospazio fermo alla partenza dal novembre 2021.\r\nIn primavera alle OGR è previsto lo sbarco della NATO a Torino con l’acceleratore di innovazione del progetto Diana. Fermare la guerra è possibile. A partire dalle nostre città dove ci sono le fabbriche delle armi usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.\r\nFermare la guerra è possibile. Con la solidarietà ai disertori e obiettori russi e ucraini. \r\n\r\nVenerdì 3 marzo\r\nAlle radici della guerra\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nInterverrà Antonio Mazzeo, antimilitarista e blogger\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","2 Febbraio 2023","2023-02-02 16:28:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/Adolfo_Wildt_Il_prigione-200x110.jpg","Anarres del 27 gennaio. L’Italia va alla guerra. Cospito: sull’orlo del baratro. Alpini: la memoria tradita. Progetto DIANA. Il Tuscania in prima linea...",1675355002,[],[],{"post_content":399},{"matched_tokens":400,"snippet":401,"value":402},[76],"10.000 militari impegnati nelle missioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark> quasi 1.500 operano in ambito","ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/2023-01-27-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nCospito. Sull’orlo del baratro\r\nLe condizioni di salute di Alfredo Cospito, in sciopero della fame dal 20 ottobre, stanno precipitando. Ha perso 42 chili e non si regge in piedi: in seguito ad una caduta si fratturato il naso. Spostato in pronto soccorso e medicato per una frattura scomposta è stato subito riportato nella tomba per vivi del 41bis nel carcere di Bancali, dove non c’è una struttura sanitaria. La richiesta al ministro perché venisse trasferito in una prigione con un centro sanitario è rimasta senza risposta.\r\nIn compenso il DAP - dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - alle dirette dipendenze del ministero di giustizia, è stata l’intimidazione alla dottoressa di Cospito, affinché non divulgasse ai media le informazioni sullo stato di salute del suo assistito.\r\nCospito, pur nel frattempo trasferito ad Opera, rischia ormai di morire con la benedizione del ministro della giustizia Nordio. \r\n\r\nDiana. Ad aprile i primi bandi\r\nAprile 2023. È questa la data del primo bando per startup di Diana, l'acceleratore di innovazione varato dalla Nato.\r\nDiana, acronimo per acceleratore di innovazione nella difesa per l'Atlantico del nord, vuole essere lo strumento con cui la Nato tiene a battesimo startup impegnate a sviluppare tecnologie dirompenti, in ambiti come la robotica, la sicurezza informatica, i computer quantistici o le biotecnologie, le valida e le fa crescere all'interno del perimetro dei suoi 30 alleati. In tandem con Diana viaggia un fondo per l'innovazione da un miliardo di euro, che dovrà mettere il carburante nel motore e, nelle intenzioni della Nato\r\nA Torino verrà ospitato alle OGR uno dei nove acceleratori di innovazioni della NATO. \r\n\r\nAlpini. La memoria tradita\r\nIl 26 gennaio per la prima volta è stata celebrata la “Giornata nazionale dedicata alla memoria e al sacrificio degli alpini”. È stata istituita nel maggio del 2022 “in ricordo dell’eroismo dimostrato dal corpo d’armata nella battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943”, durante la seconda guerra mondiale. L’intenzione sin troppo esplicita è celebrare l’avventura dell’ARMIR, il corpo di spedizione italiano inviato in Russia da Mussolini per sostenere l’aggressione della Germania nazista contro l’Unione sovietica.\r\nIl 26 gennaio, un giorno prima della giornata della memoria, in cui si ricorda lo sterminio di ebrei e rom europei nei campi nazisti e le leggi razziali in Italia durante la dittatura, si è celebrata la guerra voluta dal governo fascista e i valori patriottici che la giustificarono.\r\nUn vero revisionismo di Stato. \r\n\r\nIl Tuscania e la guerra\r\nIn meno di un anno è aumentato di cinque volte il numero dei militari italiani schierati in Europa orientale alle frontiere con Ucraina, Russia e Bielorussia. Su 10.000 militari impegnati nelle missioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark> quasi 1.500 operano in ambito NATO nel “contenimento” delle forze armate russe. A partire del 2014 l’Alleanza atlantica ha dato vita ad un’escalation bellica sul fianco est come mai era accaduto nella sua storia. Nelle Repubbliche baltiche, in Polonia, Romania, Bulgaria e Ungheria, sono state realizzate grandi installazioni terrestri, aeree e navali, sono state trasferite le più avanzate tecnologie di guerra, sono state sperimentate le strategie dei \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> globali del XXI secolo con l’uso dei droni e delle armi interamente automatizzate, cyber-spaziali e nucleari.\r\nIn prima fila il Tuscania, reparto d’elite dei carabinieri, impegnati nell’addestramento alla guerra. Ed è anche per il Tuscania che il governo ha deciso di costruire una nuova base a Coltano.\r\nCe ne ha parlato Dario Antonelli del movimento No Base di Pisa\r\n\r\nL’Italia va alla guerra\r\nIl 24 gennaio il parlamento ha deciso di inviare armi sempre più potenti e sofisticate in Ucraina per alimentare il conflitto scoppiato 11 mesi fa con l’attacco russo al vicino, che si stava pericolosamente avvicinando alla NATO.\r\nIn questi giorni dietro pressione statunitense sia la Germania che l’Italia invieranno carri armati al governo Zelensky. La risposta russa non si è fatta attendere: uno stuolo di missili ipersonici ha colpito ovunque il paese, seminando terrore e morte.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 11 febbraio\r\nore 10,30 Balon\r\nNo alla città dell’aerospazio! No alla NATO a Torino!\r\nPasseggiata informativa antimilitarista tra il Balon e Porta Palazzo\r\n\r\nSabato 25 febbraio\r\nIn piazza contro la guerra e chi la arma\r\nore 15 piazza Castello\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\nA un anno dall’invasione russa dell’Ucraina che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulla vita civile.\r\nNella nostra regione, la cessione da parte di Leonardo di parte degli spazi dell'ex Alenia al Politecnico, rimette in moto il progetto di Città dell'aerospazio fermo alla partenza dal novembre 2021.\r\nIn primavera alle OGR è previsto lo sbarco della NATO a Torino con l’acceleratore di innovazione del progetto Diana. Fermare la guerra è possibile. A partire dalle nostre città dove ci sono le fabbriche delle armi usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.\r\nFermare la guerra è possibile. Con la solidarietà ai disertori e obiettori russi e ucraini. \r\n\r\nVenerdì 3 marzo\r\nAlle radici della guerra\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nInterverrà Antonio Mazzeo, antimilitarista e blogger\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[404],{"field":132,"matched_tokens":405,"snippet":401,"value":402},[76],{"best_field_score":360,"best_field_weight":205,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":361,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},{"document":408,"highlight":421,"highlights":426,"text_match":358,"text_match_info":429},{"comment_count":48,"id":409,"is_sticky":48,"permalink":410,"podcastfilter":411,"post_author":412,"post_content":413,"post_date":414,"post_excerpt":54,"post_id":409,"post_modified":415,"post_thumbnail":416,"post_title":417,"post_type":344,"sort_by_date":418,"tag_links":419,"tags":420},"78977","http://radioblackout.org/podcast/stati-uniti-e-cina-dove-va-la-globalizzazione/",[305],"cattivipensieri","In questa seconda puntata puntiamo ad inquadrare l'attuale conflitto in Ucraina nel più ampio scontro che si profila all'orizzonte tra gli Stati uniti e Cina, e lo facciamo in compagnia di Raffaele Sciortino, ricercatore indipendente, dottore di ricerca in studi politici e relazioni internazionali, autore del recente volume \"STATI UNITI E CINA ALLO SCONTRO GLOBALE - Strutture, strategie, contingenza\" (Asterios, 2022), che qui presentiamo ai nostri microfoni.\r\n\r\n\"A più di dieci anni dall’innesco della crisi mondiale la globalizzazione è entrata in una fase critica e con essa il rapporto asimmetrico Usa/Cina che ne è stato fin qui il perno. Da un lato, il capitalismo cinese in ascesa ha in teoria ampi margini di sviluppo – anche se non più nella forma eroica dell’“accumulazione socialista” isolata dal mercato mondiale – ma la coesistenza non conflittuale con l’Occidente imperialista si sta rivelando una strada sempre meno praticabile. Sul fronte opposto, l’egemone mondiale nello svolgere una funzione ordinativa a tutt’oggi indispensabile a scala internazionale - suggellata dal dollaro moneta mondiale - opera un prelievo sempre più oneroso e destabilizzante per il capitalismo nel suo insieme.\"\r\n\r\nCosa lascia prefigurare l'attuale ritorno della guerra alle porte dell'Europa? Siamo davvero di fronte ad un processo di de-globalizzazione? Possiamo parlare di una fase di transizione egemonica, o sul piatto vi è una ristrutturazione complessiva del capitalismo mondiale? Nell'intrecciare vicenda geopolitica e questione sociale, proviamo ad ipotizzare quali scenari si aprono nello scontro globale all'orizzonte.\r\n\r\nNella seconda parte della puntata, rimaniamo in Cina per presentare un altro volume di recente pubblicazione: \"IL SORGO E L'ACCIAIO - iI regime sviluppista socialista e la costruzione della Cina contemporanea\" (Porfido Edizioni, 2022) del collettivo comunista Chuang, ricostruzione storica, economica e sociale della Cina maoista. Un viaggio alla ricerca dei nodi e dei passaggi che hanno portato alla trasformazione del Paese in uno dei due poli (asimmetrici) del capitalismo globale, alle radici di quel rapporto dialettico tra Partito Comunista Cinese e spinte sociali dal basso, ancora oggi chiave interpretativa importante per comprendere i conflitti sociali nel gigante asiatico.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/La-fine-della-fine-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPer approfondire:\r\n\r\nhttps://www.machina-deriveapprodi.com/post/introduzione-a-stati-uniti-e-cina-allo-scontro-globale\r\n\r\nhttps://www.infoaut.org/approfondimenti/%E9%97%AFchuang-il-sorgo-e-lacciaio-il-regime-sviluppista-socialista-e-la-costruzione-della-cina-contemporanea\r\n\r\n \r\n\r\n ","16 Dicembre 2022","2023-02-23 12:05:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/1671216249036-200x110.jpg","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA #2 – Stati Uniti e Cina: dove va la Globalizzazione?",1671221013,[],[],{"post_content":422},{"matched_tokens":423,"snippet":424,"value":425},[76],"in studi politici e relazioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>, autore del recente volume \"STATI","In questa seconda puntata puntiamo ad inquadrare l'attuale conflitto in Ucraina nel più ampio scontro che si profila all'orizzonte tra gli Stati uniti e Cina, e lo facciamo in compagnia di Raffaele Sciortino, ricercatore indipendente, dottore di ricerca in studi politici e relazioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>, autore del recente volume \"STATI UNITI E CINA ALLO SCONTRO GLOBALE - Strutture, strategie, contingenza\" (Asterios, 2022), che qui presentiamo ai nostri microfoni.\r\n\r\n\"A più di dieci anni dall’innesco della crisi mondiale la globalizzazione è entrata in una fase critica e con essa il rapporto asimmetrico Usa/Cina che ne è stato fin qui il perno. Da un lato, il capitalismo cinese in ascesa ha in teoria ampi margini di sviluppo – anche se non più nella forma eroica dell’“accumulazione socialista” isolata dal mercato mondiale – ma la coesistenza non conflittuale con l’Occidente imperialista si sta rivelando una strada sempre meno praticabile. Sul fronte opposto, l’egemone mondiale nello svolgere una funzione ordinativa a tutt’oggi indispensabile a scala internazionale - suggellata dal dollaro moneta mondiale - opera un prelievo sempre più oneroso e destabilizzante per il capitalismo nel suo insieme.\"\r\n\r\nCosa lascia prefigurare l'attuale ritorno della guerra alle porte dell'Europa? Siamo davvero di fronte ad un processo di de-globalizzazione? Possiamo parlare di una fase di transizione egemonica, o sul piatto vi è una ristrutturazione complessiva del capitalismo mondiale? Nell'intrecciare vicenda geopolitica e questione sociale, proviamo ad ipotizzare quali scenari si aprono nello scontro globale all'orizzonte.\r\n\r\nNella seconda parte della puntata, rimaniamo in Cina per presentare un altro volume di recente pubblicazione: \"IL SORGO E L'ACCIAIO - iI regime sviluppista socialista e la costruzione della Cina contemporanea\" (Porfido Edizioni, 2022) del collettivo comunista Chuang, ricostruzione storica, economica e sociale della Cina maoista. Un viaggio alla ricerca dei nodi e dei passaggi che hanno portato alla trasformazione del Paese in uno dei due poli (asimmetrici) del capitalismo globale, alle radici di quel rapporto dialettico tra Partito Comunista Cinese e spinte sociali dal basso, ancora oggi chiave interpretativa importante per comprendere i \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> sociali nel gigante asiatico.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/La-fine-della-fine-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPer approfondire:\r\n\r\nhttps://www.machina-deriveapprodi.com/post/introduzione-a-stati-uniti-e-cina-allo-scontro-globale\r\n\r\nhttps://www.infoaut.org/approfondimenti/%E9%97%AFchuang-il-sorgo-e-lacciaio-il-regime-sviluppista-socialista-e-la-costruzione-della-cina-contemporanea\r\n\r\n \r\n\r\n ",[427],{"field":132,"matched_tokens":428,"snippet":424,"value":425},[76],{"best_field_score":360,"best_field_weight":205,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":361,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},{"document":431,"highlight":445,"highlights":450,"text_match":358,"text_match_info":453},{"comment_count":48,"id":432,"is_sticky":48,"permalink":433,"podcastfilter":434,"post_author":367,"post_content":435,"post_date":436,"post_excerpt":54,"post_id":432,"post_modified":437,"post_thumbnail":438,"post_title":439,"post_type":344,"sort_by_date":440,"tag_links":441,"tags":443},"71190","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-07-10-2021/",[301],"[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/bastioni-07102021.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNuova puntata di Bastioni di Bastioni di Orione ,trasmissione del giovedi in onda dalle 20 alle 21 dedicata alle questioni internazionali.\r\n\r\nOggi parliamo con Antonio Mazzeo dell'accordo tra Israele e Marocco per la costruzionr e l'impiego di droni kamikaze conseguenza degli accordi di Abramo firmati con Trump che prevedono il riconoscimento reciproco tra i due paesi ,la questione delle tensioni fra Francia e Algeria ,occasione per il Marocco per il sostegno ai propri progetti di espansionismo militare sostenuti anche dalla Turchia .\r\n\r\nApprofondiamo le dinamiche dell'area del Sahel con la polemica tra Francia e Mali sul sostegno all'operazione Barkhane e il ricorso ai mercenari russi della Wagner ,con il coinvolgimento delle truppe di altri stati europei fra cui l'Italia nella nuova missione \"takuba\" .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nApprofondiamo la questione di Taiwan e le rinnovate tensioni con la Cina con Sabrina Moles di china files ,le incursioni cinesi come strumento per distrarre dalle problematiche interne dopo lo scoppio del caso Evergrande ,la presenza militare occidentale nell'area e le politiche dei dazi degli americani che non cambiano la loro strategia .\r\n\r\nL 'attenzione alla produzione dei semiconduttori di cui Taiwan detiene il monopolio ,elemento strategico in questa fase di transizione economica e il sostegno formale all'isola da parte USA.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Alice Pistolesi di \"Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo \" analizziamo l'aumento dei prezzi delle materie prime , gas , petrolio ma anche la bauxite in Guinea,con aumento esponenziale di questo componente fondamentale dell'alluminio dopo il colpo di stato. Risorse estratte spesso con lo sfruttamento della manodopera infantile in condizioni disumane e senza alcun ritorno a favore delle popolazioni locali.\r\n\r\nIl taglio della distribuzione del sistema energetico cinese ,l'aumento dei noli portuali ,la crisi del sistema di approvvigionamento globale delle merci ,i colli di bottiglia globali nel trasporto dei container stanno provocando l'aumento dei costi delle materie prime e generando la corsa dell'inflazione .\r\n\r\n\r\n\r\n ","10 Ottobre 2021","2021-10-10 15:11:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/blade-1-1-200x110.jpg","Bastioni di Orione 07/10/2021",1633878415,[347,442],"http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[349,444],"BastioniOrione",{"post_content":446},{"matched_tokens":447,"snippet":448,"value":449},[76],"alle 21 dedicata alle questioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>.\r\n\r\nOggi parliamo con Antonio Mazzeo","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/bastioni-07102021.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNuova puntata di Bastioni di Bastioni di Orione ,trasmissione del giovedi in onda dalle 20 alle 21 dedicata alle questioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>.\r\n\r\nOggi parliamo con Antonio Mazzeo dell'accordo tra Israele e Marocco per la costruzionr e l'impiego di droni kamikaze conseguenza degli accordi di Abramo firmati con Trump che prevedono il riconoscimento reciproco tra i due paesi ,la questione delle tensioni fra Francia e Algeria ,occasione per il Marocco per il sostegno ai propri progetti di espansionismo militare sostenuti anche dalla Turchia .\r\n\r\nApprofondiamo le dinamiche dell'area del Sahel con la polemica tra Francia e Mali sul sostegno all'operazione Barkhane e il ricorso ai mercenari russi della Wagner ,con il coinvolgimento delle truppe di altri stati europei fra cui l'Italia nella nuova missione \"takuba\" .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nApprofondiamo la questione di Taiwan e le rinnovate tensioni con la Cina con Sabrina Moles di china files ,le incursioni cinesi come strumento per distrarre dalle problematiche interne dopo lo scoppio del caso Evergrande ,la presenza militare occidentale nell'area e le politiche dei dazi degli americani che non cambiano la loro strategia .\r\n\r\nL 'attenzione alla produzione dei semiconduttori di cui Taiwan detiene il monopolio ,elemento strategico in questa fase di transizione economica e il sostegno formale all'isola da parte USA.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Alice Pistolesi di \"Atlante delle guerre e dei \u003Cmark>conflitti\u003C/mark> nel mondo \" analizziamo l'aumento dei prezzi delle materie prime , gas , petrolio ma anche la bauxite in Guinea,con aumento esponenziale di questo componente fondamentale dell'alluminio dopo il colpo di stato. Risorse estratte spesso con lo sfruttamento della manodopera infantile in condizioni disumane e senza alcun ritorno a favore delle popolazioni locali.\r\n\r\nIl taglio della distribuzione del sistema energetico cinese ,l'aumento dei noli portuali ,la crisi del sistema di approvvigionamento globale delle merci ,i colli di bottiglia globali nel trasporto dei container stanno provocando l'aumento dei costi delle materie prime e generando la corsa dell'inflazione .\r\n\r\n\r\n\r\n ",[451],{"field":132,"matched_tokens":452,"snippet":448,"value":449},[76],{"best_field_score":360,"best_field_weight":205,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":361,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},{"document":455,"highlight":475,"highlights":480,"text_match":358,"text_match_info":483},{"comment_count":48,"id":456,"is_sticky":48,"permalink":457,"podcastfilter":458,"post_author":297,"post_content":459,"post_date":460,"post_excerpt":54,"post_id":456,"post_modified":461,"post_thumbnail":462,"post_title":463,"post_type":344,"sort_by_date":464,"tag_links":465,"tags":470},"19973","http://radioblackout.org/podcast/soldi-per-le-avventure-belliche-dellitalia/",[297],"Mercoledì alla Camera e giovedì al Senato, il parlamento ha trasformato in legge il decreto sul finanziamento delle missioni militari all'estero.\r\nI militari italiani sono impegnati in 25 missioni internazionali. La spesa complessiva del dl è di circa 265 milioni di euro - 265.801.614 per la precisione - tra rifinanziamento delle missioni, competenze del ministero degli esteri e \"interventi umanitari\". Per le prime due voci il costo è di 256 milioni di euro.\r\nLa legge approvata continua a sostenere che \"Le missioni delle Forze Armate e di Polizia italiane sono “iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione“. Quelli approvati questa settimana e più volte finanziati dal parlamento non sarebbero interventi di guerra, ma operazioni di mantenimento, istruzione, formazione e controllo di territori a rischio, dove sono in corso conflitti.\r\nI dati a nostra disposizione, specie per l'Afganistan dove l'Italia è maggiormente impegnata, raccontano un'altra storia, la storia di un'occupazione militare violenta, fatta di bombardamenti, mitragliamenti, perquisizioni notturne, assassini di civili. Una storia di guerra.\r\n\r\nQueste le missioni internazionali in cui sono impegnate le forze armate italiane:\r\nMissioni ISAF-EUPOL (Afganistan) 124.536.000 euro\r\nMissione UNIFIL (Libano) 40.237.496 euro\r\nMissioni Joint Enterprise – MSU – MLO- EULEX (Kossovo) 22.447.777 euro\r\nMissione ALTHEA – IPU (Bosnia-Ervegovina) 75.320 euro\r\nMissione Active Endeavour (Mediterraneo) 5.090.340 euro\r\nMissione TIPH 2 (Hebron, Palestina) 285.997 euro\r\nMissione EUBAM (valico di Rafah)\r\nMissione UNAMID (Darfur)\r\nMissione UNFICYP (Cipro) 66.961 euro\r\nMissioni ATALANTA e OCEAN SHIELD (antipirateria) 11.424.069 euro\r\nMissione la logistica per l'Afganistan in Barhein - 5.509.576 euro\r\nMissioni EUTM – EUCAP NESTOR (Somalia e Corno d’Africa) 3.689.030 euro\r\nMissione EUBAM (Libia) 2.547.405 euro\r\nMissione EUMM (Georgia)\r\nMissione UNMISS (Sud Sudan)\r\nMissione EUCAP Sahel Niger e iniziative ONU ed EU per il Mali 726.003 euro\r\nCooperazione delle Forze di polizia italiane (Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Corpo della guardia di finanza) in Albania e nei Paesi dell’area balcanica\r\nMissione EUPOL COPPS (Palestina)\r\nUfficio Interforze Area Balcani\r\nAgenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali.\r\nSi aggiungono il corpo militare volontario e Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni internazionali in Afganistan e negli Emirati Arabi Uniti.\r\n\r\nLa più corposa è la missione Isaf-Eupol in Afganistan, a guida Nato la prima, decisa dal Consiglio Europeo la seconda: oltre 3mila soldati impegnati, con mezzi terrestri e aerei, per un totale di oltre 124 milioni di euro (124.536.000)\r\nLa seconda per importanza e voce di spese è la Unifil, in Libano, al confine sud del paese fino a quello con Israele. Più di mille i soldati impiegati, come mezzi militari, aerei e navali: in tutto 40 milioni di euro.\r\nNon mancano le missioni navali, tra queste l’Active Endeavour, “impegno attivo” 347 militari, 3 aerei e 4 navi sotto la bandiera della Nato per un costo di 5 milioni di euro.\r\nLa missione nasce per il controllo del mar Mediterraneo: secondo i dati raccolti, nel 2009 veniva controllato il 60% delle acque. La percentuale è in aumento negli ultimi anni: ci sono unità di 62 paesi, tra cui anche la Russia, che tengono sotto controllo oltre 100mila mercantili.\r\nIl dato curioso di questa enorme operazione di controllo del mare è quello che non c'é. Ci si aspetterebbe che in tanti anni qualcuno avesse incrociato qualche barcone degli immigrati, che percorrono le rotte del Mediterraneo per approdare in Sicilia. Invece no. nonostante i collegamenti satellitari e i radar potentissimi l'enorme flotta militare internazionale che pattuglia il Mediterraneo non ha mai visto nessuno.\r\nAll’inizio la missione era diretta al controllo delle rotte di Al Qaeda, ma non è stato mai fermato nessuno. Solo controlli sui mercantili, oltre 100mila: delle navi dei rifugiati neanche un accenno. Il tratto tra la Libia e la Sicilia, è pattugliato, mentre sul canale tra Tunisia e Italia volano gli aerei: sulla mappa c’è Lampedusa, eppure, da questa missione non giungono dati sulla presenza di navi che non siano mercantili.\r\nUn inghippo interessante da sciogliere, mentre, dopo la strage di Lampedusa, sono diventate più pressanti le richieste di intervento da parte dell'Unione Europea e della sua agenzia per il controllo delle frontiere, la famigerata Frontex.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Stefano Raspa del Comitato contro Aviano 2000. Ne è scaturita una discussione a tutto campo, sul confine sempre più labile tra guerra esterna e guerra interna.\r\n\r\nAscolta la chiacchierata:\r\n\r\n2013 12 04 raspa missioni estero","6 Dicembre 2013","2018-10-17 22:59:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/12/militari_italiani_missioni-200x110.jpg","Soldi per le avventure belliche dell'Italia",1386346816,[466,467,468,469],"http://radioblackout.org/tag/afganistan/","http://radioblackout.org/tag/militarismo/","http://radioblackout.org/tag/missioni-militari/","http://radioblackout.org/tag/spesa-bellica/",[471,472,473,474],"afganistan","militarismo","missioni militari","spesa bellica",{"post_content":476},{"matched_tokens":477,"snippet":478,"value":479},[76],"sono impegnati in 25 missioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>. La spesa complessiva del dl","Mercoledì alla Camera e giovedì al Senato, il parlamento ha trasformato in legge il decreto sul finanziamento delle missioni militari all'estero.\r\nI militari italiani sono impegnati in 25 missioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>. La spesa complessiva del dl è di circa 265 milioni di euro - 265.801.614 per la precisione - tra rifinanziamento delle missioni, competenze del ministero degli esteri e \"interventi umanitari\". Per le prime due voci il costo è di 256 milioni di euro.\r\nLa legge approvata continua a sostenere che \"Le missioni delle Forze Armate e di Polizia italiane sono “iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark> per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione“. Quelli approvati questa settimana e più volte finanziati dal parlamento non sarebbero interventi di guerra, ma operazioni di mantenimento, istruzione, formazione e controllo di territori a rischio, dove sono in corso \u003Cmark>conflitti\u003C/mark>.\r\nI dati a nostra disposizione, specie per l'Afganistan dove l'Italia è maggiormente impegnata, raccontano un'altra storia, la storia di un'occupazione militare violenta, fatta di bombardamenti, mitragliamenti, perquisizioni notturne, assassini di civili. Una storia di guerra.\r\n\r\nQueste le missioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark> in cui sono impegnate le forze armate italiane:\r\nMissioni ISAF-EUPOL (Afganistan) 124.536.000 euro\r\nMissione UNIFIL (Libano) 40.237.496 euro\r\nMissioni Joint Enterprise – MSU – MLO- EULEX (Kossovo) 22.447.777 euro\r\nMissione ALTHEA – IPU (Bosnia-Ervegovina) 75.320 euro\r\nMissione Active Endeavour (Mediterraneo) 5.090.340 euro\r\nMissione TIPH 2 (Hebron, Palestina) 285.997 euro\r\nMissione EUBAM (valico di Rafah)\r\nMissione UNAMID (Darfur)\r\nMissione UNFICYP (Cipro) 66.961 euro\r\nMissioni ATALANTA e OCEAN SHIELD (antipirateria) 11.424.069 euro\r\nMissione la logistica per l'Afganistan in Barhein - 5.509.576 euro\r\nMissioni EUTM – EUCAP NESTOR (Somalia e Corno d’Africa) 3.689.030 euro\r\nMissione EUBAM (Libia) 2.547.405 euro\r\nMissione EUMM (Georgia)\r\nMissione UNMISS (Sud Sudan)\r\nMissione EUCAP Sahel Niger e iniziative ONU ed EU per il Mali 726.003 euro\r\nCooperazione delle Forze di polizia italiane (Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Corpo della guardia di finanza) in Albania e nei Paesi dell’area balcanica\r\nMissione EUPOL COPPS (Palestina)\r\nUfficio Interforze Area Balcani\r\nAgenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark>.\r\nSi aggiungono il corpo militare volontario e Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni \u003Cmark>internazionali\u003C/mark> in Afganistan e negli Emirati Arabi Uniti.\r\n\r\nLa più corposa è la missione Isaf-Eupol in Afganistan, a guida Nato la prima, decisa dal Consiglio Europeo la seconda: oltre 3mila soldati impegnati, con mezzi terrestri e aerei, per un totale di oltre 124 milioni di euro (124.536.000)\r\nLa seconda per importanza e voce di spese è la Unifil, in Libano, al confine sud del paese fino a quello con Israele. Più di mille i soldati impiegati, come mezzi militari, aerei e navali: in tutto 40 milioni di euro.\r\nNon mancano le missioni navali, tra queste l’Active Endeavour, “impegno attivo” 347 militari, 3 aerei e 4 navi sotto la bandiera della Nato per un costo di 5 milioni di euro.\r\nLa missione nasce per il controllo del mar Mediterraneo: secondo i dati raccolti, nel 2009 veniva controllato il 60% delle acque. La percentuale è in aumento negli ultimi anni: ci sono unità di 62 paesi, tra cui anche la Russia, che tengono sotto controllo oltre 100mila mercantili.\r\nIl dato curioso di questa enorme operazione di controllo del mare è quello che non c'é. Ci si aspetterebbe che in tanti anni qualcuno avesse incrociato qualche barcone degli immigrati, che percorrono le rotte del Mediterraneo per approdare in Sicilia. Invece no. nonostante i collegamenti satellitari e i radar potentissimi l'enorme flotta militare internazionale che pattuglia il Mediterraneo non ha mai visto nessuno.\r\nAll’inizio la missione era diretta al controllo delle rotte di Al Qaeda, ma non è stato mai fermato nessuno. Solo controlli sui mercantili, oltre 100mila: delle navi dei rifugiati neanche un accenno. Il tratto tra la Libia e la Sicilia, è pattugliato, mentre sul canale tra Tunisia e Italia volano gli aerei: sulla mappa c’è Lampedusa, eppure, da questa missione non giungono dati sulla presenza di navi che non siano mercantili.\r\nUn inghippo interessante da sciogliere, mentre, dopo la strage di Lampedusa, sono diventate più pressanti le richieste di intervento da parte dell'Unione Europea e della sua agenzia per il controllo delle frontiere, la famigerata Frontex.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Stefano Raspa del Comitato contro Aviano 2000. Ne è scaturita una discussione a tutto campo, sul confine sempre più labile tra guerra esterna e guerra interna.\r\n\r\nAscolta la chiacchierata:\r\n\r\n2013 12 04 raspa missioni estero",[481],{"field":132,"matched_tokens":482,"snippet":478,"value":479},[76],{"best_field_score":360,"best_field_weight":205,"fields_matched":165,"num_tokens_dropped":48,"score":361,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},6636,{"collection_name":344,"first_q":24,"per_page":290,"q":24},["Reactive",487],{},["Set"],["ShallowReactive",490],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fYqmnZn0FNplzudyaeAAQQKcVpGSjkAgbEbErTfmRGU8":-1},true,"/search?query=conflitti+internazionali"]