","Lo spirito del balon non si può incartare e spedire via","post",1547854164,[51,52,53,54,55,56],"http://radioblackout.org/tag/balon/","http://radioblackout.org/tag/barattolo/","http://radioblackout.org/tag/cortile-del-maglio/","http://radioblackout.org/tag/gentrificazione/","http://radioblackout.org/tag/mercatari/","http://radioblackout.org/tag/via-carcano/",[15,19,25,23,17,21],{"post_content":59,"post_title":66,"tags":69},{"matched_tokens":60,"snippet":64,"value":65},[61,62,63],"Cortile","del","Maglio","a un presidio quotidiano al \u003Cmark>Cortile\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>Maglio\u003C/mark> alle 15 e al rifiuto","Una delibera comunale della giunta pentastellata completa un lungo percorso di gentrificazione e di stravolgimento di quello che è lo spirito ultrasecolare \u003Cmark>del\u003C/mark> balon, che non è quello plastificato che la \"riqualificazione\" vorrebbe imporre a quello ruspante – autenticamente povero – di venire ghettizzato nel nulla, un iter avviato da anni con la truffaldina imposizione \u003Cmark>del\u003C/mark> nome che doveva servire da cavallo di Troia per bandire quella area di libero scambio ancora non \u003Cmark>del\u003C/mark> tutto controllabile (e su cui poco si può lucrare) da parte dell'autorità costituita. Snaturando quello che è il balon vero, che non è fatto di commercianti o di associazioni di commercianti che si arrogano il diritto di dichiararsi il balon, solo per investitura di élites che proprio in quanto tali non hanno nulla da spartire con lo spirito popolare \u003Cmark>del\u003C/mark> mettere in vendita le proprie misere cose.\r\n\r\nQuesto attacco ha dato luogo a un presidio quotidiano al \u003Cmark>Cortile\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>Maglio\u003C/mark> alle 15 e al rifiuto di prenotare il proprio spazio al prossimo mercatino – sia di sabato che di domenica – perché si rifiutano di venire banditi per vivere l'apartheid di via Carcano. Cacciati da politici bocconiani che non sanno nulla di autentico commercio popolare e non conoscono la storia della propria città e \u003Cmark>del\u003C/mark> mercato dei poveri, che tirano avanti. Il presidio di oggi sta proseguendo nella notte per tenere occupati gli spazi che da sempre sono il luogo naturale \u003Cmark>del\u003C/mark> balon e le lenzuola sono già all'inizio della notte stesi come ogni sabato che si rispetti nella tradizione \u003Cmark>del\u003C/mark> balon, che cercherà di resistere all'arroganza \u003Cmark>del\u003C/mark> Comune e fare mercato come si è sempre fatto e dove la curiosità e l'interesse si fondono con l'offerta di oggetti.\r\n\r\nSi è svolto un corteo venerdì scorso, piuttosto partecipato e che è arrivato coi fischietti al Comune e la consueta delegazione ha ricevuto rassicurazioni che non hanno dato luogo a nulla. Anche nella giornata di sabato 19 ci saranno iniziative nei pressi \u003Cmark>del\u003C/mark> mercato, appuntamento alle 10 dal lato di san Pietro in Vincoli, ma ascoltate radio Blackout per tenervi informati sugli spostamenti.\r\n\r\nQui un intervento durante la mattinata informativa di Niccolò, che fa mercato da anni e con quello cerca di sbarcare il lunario:\r\n\r\nBuggerare il balon è contronatura come contenerlo\r\n\r\nqui il presidio della notte dalla parte di via Andreis, Canale Molassi, in attesa della manifestazione \u003Cmark>del\u003C/mark> mattino alle 10:\r\n\r\ni mercatari non se ne vogliono andare\r\n\r\ne qui invece si sente la voce \u003Cmark>del\u003C/mark> presidio notturno dal lato di San Pietro in Vincoli in diretta, Claudia:\r\n\r\nNon conoscete la vostra storia\r\n\r\nHabib, che fa un mestiere onesto e non ha mai fatto male a nessuno:\r\n\r\nThe importance of being Honest\r\n\r\nRiassunto delle 3:\r\n\r\n2019.01.19-balon-nite3\r\n\r\nE poi alle 4 \u003Cmark>del\u003C/mark> mattino una signora che vende pelletteria, decisa a reiterare ogni settimana e dopo di lei un altro balonaro romeno, che da più di 10 anni vive di queste cose e in via Carcano non ci vuole proprio andare:\r\n\r\nI pullman non arrivano laggiù\r\n\r\nNon si è svolto il corteo, perché si è tenuto il mercato, la polizia alle 4 ha mollato e il sabato è stato come tutti gli altri:\r\n\r\nuna bella solidarietà consente il consueto mercato\r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":67,"snippet":68,"value":68},[62],"Lo spirito \u003Cmark>del\u003C/mark> balon non si può incartare e spedire via",[70,72,74,78,80,82],{"matched_tokens":71,"snippet":15},[],{"matched_tokens":73,"snippet":19},[],{"matched_tokens":75,"snippet":77},[76,62,63],"cortile","\u003Cmark>cortile\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>Maglio\u003C/mark>",{"matched_tokens":79,"snippet":23},[],{"matched_tokens":81,"snippet":17},[],{"matched_tokens":83,"snippet":21},[],[85,91,94],{"field":26,"indices":86,"matched_tokens":88,"snippets":90},[87],2,[89],[76,62,63],[77],{"field":92,"matched_tokens":93,"snippet":64,"value":65},"post_content",[61,62,63],{"field":95,"matched_tokens":96,"snippet":68,"value":68},"post_title",[62],1736172819517538300,{"best_field_score":99,"best_field_weight":100,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":37,"score":102,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":37},"3315704398080",13,3,"1736172819517538411",6646,{"collection_name":48,"first_q":25,"per_page":29,"q":25},{"facet_counts":106,"found":138,"hits":139,"out_of":280,"page":14,"request_params":281,"search_cutoff":27,"search_time_ms":282},[107,115],{"counts":108,"field_name":113,"sampled":27,"stats":114},[109,111],{"count":87,"highlighted":110,"value":110},"I Bastioni di Orione",{"count":14,"highlighted":112,"value":112},"anarres","podcastfilter",{"total_values":87},{"counts":116,"field_name":26,"sampled":27,"stats":136},[117,119,121,122,124,126,128,130,132,134],{"count":87,"highlighted":118,"value":118},"BastioniOrione",{"count":14,"highlighted":120,"value":120},"no voto",{"count":14,"highlighted":112,"value":112},{"count":14,"highlighted":123,"value":123},"elezioni",{"count":14,"highlighted":125,"value":125},"casa pound",{"count":14,"highlighted":127,"value":127},"zad di bure",{"count":14,"highlighted":129,"value":129},"war on drugs",{"count":14,"highlighted":131,"value":131},"missioni militari",{"count":14,"highlighted":133,"value":133},"discarica nucleare",{"count":14,"highlighted":135,"value":135},"democrazia formale",{"total_values":137},21,4,[140,178,207,255],{"document":141,"highlight":165,"highlights":170,"text_match":173,"text_match_info":174},{"comment_count":37,"id":142,"is_sticky":37,"permalink":143,"podcastfilter":144,"post_author":112,"post_content":145,"post_date":146,"post_excerpt":43,"post_id":142,"post_modified":147,"post_thumbnail":148,"post_title":149,"post_type":150,"sort_by_date":151,"tag_links":152,"tags":159},"31033","http://radioblackout.org/podcast/cannabis-legale-pruderie-proibizionista/",[],"Cannabis legale? Nelle ultime settimane, complice la presentazione di un progetto di legge su una modestissima legalizzazione dell'uso della cannabis, il dibattito si è riaperto.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino del collettivo antioproibizionista di Pisa, tra i promotori della street parade \"Canapisa\".\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ncannabis robertino\r\n\r\nLeggi l'articolo di Robertino uscito sull'ultimo numero di Umanità Nova:\r\n\"Sin dal loro apparire, tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’30 del secolo del secolo scorso, le leggi antidroga hanno suscitato critiche sia per la loro evidente irrazionalità che per la pretesa di imporre un codice di comportamento in una delle sfere più intime delle persone, cioè cosa mettere e non mettere dentro il proprio corpo. Queste critiche per un lungo periodo sono rimaste confinate nell’ambito ristretto delle riviste accademiche di diritto e di medicina o tra le pagine della stampa libertaria (il nostro Umanità Nova già nel 1921 pubblicava un durissimo articolo di Errico Malatesta contro la messa fuorilegge della cocaina in Francia), ma sono diventate sempre più diffuse a partire dagli anni ‘50 con la diffusione della cannabis tra i giovani europei e nordamericani da una parte e con la conseguente repressione poliziesca dall’altra. Molti fanno risalire la data di nascita “ufficiale” delle mobilitazioni antiproibizioniste al 25 luglio 1967 quando il Times di Londra ospitò in un’intera pagina a pagamento un appello per la legalizzazione della marijuana firmato dal filosofo Alaistair McIntyre, dallo psichiatra Ronald Laing, dal sociologo Tariq Ali, da tutti e quattro i membri dei Beatles (secondo alcuni sarebbero stati proprio i componenti della boy band più famosa di tutti i tempi a pagare il costoso annuncio), dal loro manager Brian Epstein e da altri personaggi della scena musicale e culturale britannica. Il giorno dopo anche Bertrand Russell esprimeva la propria adesione all’appello. L’evento che aveva scatenato la mobilitazione era stata, solo poche settimane prima, l’incarcerazione di Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones, in prigione dal 29 giugno per detenzione e uso di marijuana. La notizia aveva fatto rapidamente il giro di Londra e il clamore suscitato dalla carcerazione dei due artisti diventò l’occasione per attaccare il sistema giudiziario britannico e le leggi proibizioniste in particolare. La mobilitazione per i due Stones raggiunse il culmine il 31 luglio all’udienza conclusiva dell’appello, a cui partecipano centinaia di persone che invadono l’aula, i corridoi e il cortile del tribunale che accolsero con un tripudio generale la lettura della sentenza con cui il giudice revocava la condanna al carcere e ordinava l’immediata liberazione dei due musicisti. Pochi giorno dopo il quotidiano The Guardian dichiarava “già morta” la convenzione internazionale contro “la droga” entrata in vigore sotto l’egida dell’Onu e grazie alle pressioni del governo USA solo pochi anni prima.\r\nQuasi mezzo secolo dopo, la War On Drugs infuria più che mai e si fa sempre più feroce, tanto che, come ha denunciato da tempo Amnesty International, non fa che allungarsi la lista dei Paesi che applicano la pena di morte per traffico di droga e ogni anno centinaia di persone vengono giustiziate in Cina, Arabia Saudita, Indonesia, Iran etc per quello che i giuristi definiscono “un reato senza vittime”, nel senso che chi assume sostanze illecite ne ricava un danno, ma lo fa comunque in genere volontariamente e senza essere costretto (esattamente come nessuno viene a costretto a rovinarsi il fegato mangiando 5 hamburger di fila o a farsi venire il diabete con una dieta zuccheri e junk food). Contemporaneamente, in questi 50 anni in cui la War On Drugs ha prodotto solo guadagni stratosferici per i narcos e carcerei piene di disgraziati, non sono mai finite neanche le mobilitazioni antiproibizioniste. Anzi, proprio in questi ultimi anni hanno segnato importanti risultati, sia negli USA (dove grazie ad una serie di referendum popolari la cannabis cosiddetta “terapeutica” è ormai legale in 24 stati, mentre in altri 5 è legale la marijuana tout court) che in Europa (basti pensare alla diffusione dei Cannabis Social Club in Spagna) che in America Latina. Giusto pochi giorni fa, il 7 luglio in Cile (dove è ancora in vigore la legge sulle droghe approvata negli anni ’70 dal dittatore Pinochet, che prevede sino a 15 anni di carcere per la coltivazione di cannabis) la Camera dei Deputati ha votato ad ampia maggioranza un disegno di legge che consentirebbe il possesso fino a 500 grammi di cannabis e la coltivazione di sei piante.\r\nAnche in Italia, il movimento antiproibizionista è sempre stato attivo a partire dall’opposizione contro la legge Craxi-Jervolino tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 fino all’incessante mobilitazione che ha portato la Corte Costituzionale nel febbraio dell’anno scorso a pochi giorni di distanza dalla grande manifestazione nazionale organizzata dalla Rete Fino Alla Fine Del Mondo Proibizionista. Non c’è da stupirsi che in questo clima mercoledì scorso sia stata presentato un disegno di legge per la legalizzazione della cannabis in Italia redatto dall’Intergruppo “Cannabis Legale” e firmato da 218 parlamentari tra Camera e Senato (SEL al gran completo, M5S in forze, un po’ di PD e un po’ di ex centrodestra ed ex centrosinistra). Il capo dell’intergruppo è Benedetto Della Vedova, una vecchia volpe della politica, fra le altre cose ex presidente dei Radicali (il partito degli sciacalli delle lotte per i diritti civili, da mezzo secolo ininterrottamente) e ex deputato di Futuro e Libertà, oggi sottosegretario agli Esteri del Governo Renzi. La proposta di legge prevede che i maggiorenni possano detenere una modica quantità per uso ricreativo: 15 grammi a casa, 5 grammi fuori casa, mentre rimarrebbe il divieto assoluto per i minorenni. Sarebbe consentita l’autocoltivazione a casa fino a 5 piante ma vietata la vendita del raccolto. Possibili però i cannabis social club: ai maggiorenni residenti in Italia sarà consentita la coltivazione in forma associata in gruppi fino a 50 membri. Consentita anche la vendita: previa autorizzazione, si potrà lavorare e coltivare la cannabis e venderla in negozi specializzati, forniti di licenza dei monopoli, mentre rimarrebbero vietate l’importazione e l’esportazione. E’ una legge che in gran parte ricalca la normativa sulla cannabis in vigore in Uruguay dalla fine dello scorso anno, con l’unica differenza che in Uruguay la marijuana (quando verrà attivata anche la vendita al dettaglio) verrà venduta in farmacia. Condita comunque di una iperburocratizzazione e di una ipocrisia tutte italiane. Per la coltivazione personale sarebbe necessario inviare una comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli a cui bisognerebbe chiedere l’autorizzazione non solo per la produzione commerciale, ma anche per poter fare un cannabis sociale. E in questa caldissima estate in cui di notte le piazze, i parchi e le spiaggie s’illuminano delle braci dei joint e dei chilum, la proposta di Dalla Vedova etc prevede che non si potrà fumare in nessun luogo pubblico e in nessun luogo aperto al pubblico, costringendo quindi i fumatori a rimanere rinchiusi nelle loro case (una limitazione non prevista né dalla legge uruguayana né da quelle degli stati USA che vietano di fumare ganja solo nei luoghi dove è già vietato fumare tabacco). Dulcis in fundo, la legalizzazione della cannabis non comporta l’attenuazione delle norme e delle sanzioni previste dal Codice della strada per la guida in stato di alterazione psico-fisica (che prevedono tra l’altro, il ritiro della patente anche fino a 2 anni e addirittura il carcere e la confisca del mezzo). Secondo il testo proposto dall’intergruppo, bontà loro, “rimane aperta comunque la questione relativa alle tecniche di verifica che attestino un’alterazione effettivamente in atto, come per gli alcolici”. In effetti la questione che rimane aperta da più di 40 anni (da quando nello Stato di Washington vennero fatti i primi studi “dal vivo” con automobilisti fumati che però guidavano in modo prudente) è piuttosto se la cannabis abbia un effetto negativo sulla guida. Tanto per intenderci, in Colorado dove dopo che hanno legalizzato la cannabis i test li fanno solo agli automobilisti che hanno provocato incidenti o che hanno commesso gravi infrazioni e dove attualmente il limite è di 5 mcg per litro di sangue (quello che potrebbe avere un adulto di 70 kg che nelle ultime 24 ore avesse fumato 2 g di erba con THC al 20%), stanno abbassando di abolirli del tutto questi limiti o per lo meno di riconsiderarli, dopo che è uscito uno studio del NIDA che stabilisce che per produrre nei consumatori di cannabis problemi di guida accumunabili a quelli di chi ha 0,5g/l di alcol servivano concentrazioni di thc di almeno 13,1 mcg/l, cioè più del doppio del limite permesso agli automobilisti secondo le leggi del Colorado.\r\nInsomma, nella miglior tradizione di quel Teatro Dell’Assurdo che è la politica istituzionale italiana, una proposta di legge per la legalizzazione, ma piena di pruderie proibizioniste. Non c’è da stupirsi visto che tra i primi firmatari ci sono molti del M5s a cominciare dai quattro membri del direttorio, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, Roberto Fico, Luigi Di Maio che solo pochi giorni prima avevano lanciato un comunicato stampo sul fatto che molti profughi che arrivano in Italia in realtà non sarebbero altro che “spacciatori professionisti di droga”, riprendendo un appello del Coisp (il sindacato di polizia di ultradestra noto alle cronache per aver organizzato un presidio contro la madre di Federico Aldrovandi e, più di recente, per la proposta di rimuovere da Piazza Alimonda a Genova la targa che ricorda Carlo Giuliani). \r\nCerto, una pur minimissima forma di depenalizzazione della cannabis sarebbe un grande passo in avanti anche perché, come assicura la saggezza contadini appena si aprono i cancelli, i buoi scappano. La proposta di Della Vedova etc è però solo uno specchietto per le allodole per acchiappare i voti degli ingenui, ma con pochissime possibilità di concretizzarsi in qualche modo. Il Governo Renzi a causa della sua alleanza di ferro con l’NCD non riesce neanche ad approvare una prudentissima legge sulle unioni civili, figuriamoci legalizzare la cannabis (e infatti il ministro della Giustizia pd Orlando ha subito che lui se ne lava le mani dicendo che e’ competenza degli organismi internazionali e transnazionali). E, tanto per rimanere nel mondo della realtà, solo poche settimane fa’ l’Associazione Antigone e la Società della Ragione hanno denunciato che in carcere ci sono ancora migliaia di detenuti per la legge Fini-Giovanardi dichiarata poi incostituzionale.\"","31 Luglio 2015","2018-10-17 22:09:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/cannabis-200x110.jpg","Cannabis legale? 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Dulcis in fundo, la legalizzazione della cannabis non comporta l’attenuazione delle norme e delle sanzioni previste dal Codice della strada per la guida in stato di alterazione psico-fisica (che prevedono tra l’altro, il ritiro della patente anche fino a 2 anni e addirittura il carcere e la confisca \u003Cmark>del\u003C/mark> mezzo). Secondo il testo proposto dall’intergruppo, bontà loro, “rimane aperta comunque la questione relativa alle tecniche di verifica che attestino un’alterazione effettivamente in atto, come per gli alcolici”. In effetti la questione che rimane aperta da più di 40 anni (da quando nello Stato di Washington vennero fatti i primi studi “dal vivo” con automobilisti fumati che però guidavano in modo prudente) è piuttosto se la cannabis abbia un effetto negativo sulla guida. Tanto per intenderci, in Colorado dove dopo che hanno legalizzato la cannabis i test li fanno solo agli automobilisti che hanno provocato incidenti o che hanno commesso gravi infrazioni e dove attualmente il limite è di 5 mcg per litro di sangue (quello che potrebbe avere un adulto di 70 kg che nelle ultime 24 ore avesse fumato 2 g di erba con THC al 20%), stanno abbassando di abolirli \u003Cmark>del\u003C/mark> tutto questi limiti o per lo meno di riconsiderarli, dopo che è uscito uno studio \u003Cmark>del\u003C/mark> NIDA che stabilisce che per produrre nei consumatori di cannabis problemi di guida accumunabili a quelli di chi ha 0,5g/l di alcol servivano concentrazioni di thc di almeno 13,1 mcg/l, cioè più \u003Cmark>del\u003C/mark> doppio \u003Cmark>del\u003C/mark> limite permesso agli automobilisti secondo le leggi del Colorado.\r\nInsomma, nella \u003Cmark>miglior\u003C/mark> tradizione di quel Teatro Dell’Assurdo che è la politica istituzionale italiana, una proposta di legge per la legalizzazione, ma piena di pruderie proibizioniste. Non c’è da stupirsi visto che tra i primi firmatari ci sono molti \u003Cmark>del\u003C/mark> M5s a cominciare dai quattro membri \u003Cmark>del\u003C/mark> direttorio, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, Roberto Fico, Luigi Di Maio che solo pochi giorni prima avevano lanciato un comunicato stampo sul fatto che molti profughi che arrivano in Italia in realtà non sarebbero altro che “spacciatori professionisti di droga”, riprendendo un appello \u003Cmark>del\u003C/mark> Coisp (il sindacato di polizia di ultradestra noto alle cronache per aver organizzato un presidio contro la madre di Federico Aldrovandi e, più di recente, per la proposta di rimuovere da Piazza Alimonda a Genova la targa che ricorda Carlo Giuliani). \r\nCerto, una pur minimissima forma di depenalizzazione della cannabis sarebbe un grande passo in avanti anche perché, come assicura la saggezza contadini appena si aprono i cancelli, i buoi scappano. La proposta di Della Vedova etc è però solo uno specchietto per le allodole per acchiappare i voti degli ingenui, ma con pochissime possibilità di concretizzarsi in qualche modo. Il Governo Renzi a causa della sua alleanza di ferro con l’NCD non riesce neanche ad approvare una prudentissima legge sulle unioni civili, figuriamoci legalizzare la cannabis (e infatti il ministro della Giustizia pd Orlando ha subito che lui se ne lava le mani dicendo che e’ competenza degli organismi internazionali e transnazionali). E, tanto per rimanere nel mondo della realtà, solo poche settimane fa’ l’Associazione Antigone e la Società della Ragione hanno denunciato che in carcere ci sono ancora migliaia di detenuti per la legge Fini-Giovanardi dichiarata poi incostituzionale.\"",[171],{"field":92,"matched_tokens":172,"snippet":168,"value":169},[76,62],1733920951118069800,{"best_field_score":175,"best_field_weight":176,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":37,"score":177,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":87},"2216159281152",14,"1733920951118069873",{"document":179,"highlight":195,"highlights":200,"text_match":203,"text_match_info":204},{"comment_count":37,"id":180,"is_sticky":37,"permalink":181,"podcastfilter":182,"post_author":183,"post_content":184,"post_date":185,"post_excerpt":43,"post_id":180,"post_modified":186,"post_thumbnail":187,"post_title":188,"post_type":150,"sort_by_date":189,"tag_links":190,"tags":193},"99949","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-18-09-2025-la-svolta-dellattacco-sionista-a-doha-rivolte-e-intrighi-nella-contorta-estate-in-sudest-asiatico-il-gerd-etiope-alleanze-in-corno-dafrica-e-lassedio-medievale/",[110],"info2","Nel 43esimo anniversario di Sabra e Chatila iniziamo la trasmissione con Laura Silvia Battaglia per analizzare quali strade si aprono al mondo arabo e in particolare ai paesi del Golfo dopo il proditorio attacco del fascistissimo governo israeliano contro la delegazione di Hamas chiamata a Doha a valutare le proposte di tregua; da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]","20 Settembre 2025","2025-09-22 23:43:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 18/09/2025 - LA SVOLTA DELL'ATTACCO SIONISTA A DOHA; 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E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua \u003Cmark>del\u003C/mark> Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe \u003Cmark>del\u003C/mark> Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città \u003Cmark>del\u003C/mark> Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo \u003Cmark>del\u003C/mark> dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità \u003Cmark>del\u003C/mark> colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la \u003Cmark>maggio\u003C/mark>ranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento \u003Cmark>del\u003C/mark> modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]",[201],{"field":92,"matched_tokens":202,"snippet":198,"value":199},[62,76],1733920916758331400,{"best_field_score":205,"best_field_weight":176,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":37,"score":206,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":101},"2216142503936","1733920916758331505",{"document":208,"highlight":238,"highlights":246,"text_match":251,"text_match_info":252},{"comment_count":37,"id":209,"is_sticky":37,"permalink":210,"podcastfilter":211,"post_author":112,"post_content":212,"post_date":213,"post_excerpt":43,"post_id":209,"post_modified":214,"post_thumbnail":215,"post_title":216,"post_type":150,"sort_by_date":217,"tag_links":218,"tags":232},"46125","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-23-febbraio-voto-a-perdere-alla-conquista-della-italafrique-lo-sgombero-della-zad-di-bure-lantifascismo-elettorale-e-quello-quotidiano/",[112],"Un nuovo viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nSui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Dalle 10,45 alle 12,45. Anche in streaming\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 02 23 anarres1\r\n\r\n2018 02 23 anarres2\r\n\r\n2018 02 23 anarres3\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nVoto a perdere. La democrazia formale, un uroboro che si morde la coda\r\nNe abbiamo discusso con Simone Ruini.\r\n\r\nNotizie dal fronte.\r\nLe nuove avventure dei soldati italiani in Africa\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, esperto di geopolitica, tra i promotori del convegno antimilitarista del prossimo giugno a Milano.\r\n\r\nL’Eni e Gentiloni, l’Africano.\r\n\r\nSgomberata ieri all’alba la ZAD di Bure, nata per impedire il taglio degli alberi e la realizzazione di una gigantesca discarica nucleare. Nel pomeriggio in oltre ottanta città francesi si sono svolte manifestazioni di protesta. A Bure, due anni fa, la polizia ha ucciso con un proiettile di gomma un giovane compagno, Remy Fraisse.\r\n\r\nL’antifascismo e la campagna elettorale\r\n\r\nTorino. Assedio a Casa Pound: la polizia difende i fascisti\r\n\r\nProssime iniziative\r\n\r\n Venerdì 23 febbraio\r\nNotizie dal fronte.\r\nLe nuove avventure dei soldati italiani in Africa\r\nore 21 corso Palermo 46\r\nInterverrà Massimo Varengo\r\na cura dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nLunedì 26 febbraio\r\nNon scegliere la tua gabbia! Diserta il circo elettorale!\r\nPunto info astensionista. Porta la tua scheda per il falò delle vanità\r\nore 17\r\nvia Po 16\r\n\r\nDomenica 4 marzo\r\n Non votare, vieni al cinema!\r\n Brazil, regia di Terry Gilliam\r\nore 16\r\nfilm e apericena\r\nalla Fat, in corso Palermo 46\r\n\r\nGiovedì 8 marzo\r\n sciopero femminista internazionale\r\ncontro la violenza di genere\r\nA Torino:\r\nmattinata di azioni diffuse\r\nore 16,30 corteo cittadino da piazza XVIII dicembre\r\n\r\nVenerdì 9 marzo\r\n Aiutiamoli a casa loro!\r\nL’Africa post coloniale nella narrazione di Karim Metref, insegnante, blogger di origine cabila e Stefano Capello, geopolitico.\r\nore 21 alla Fat\r\nin corso Palermo 46\r\n\r\nPer chi fosse interessato ai percorsi della Federazione Anarchica Torinese\r\nriunioni ogni giovedì alle 21\r\ncorso Palermo 46 – a destra nel cortile -\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","23 Febbraio 2018","2018-10-17 22:58:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/niger-4-e1519402554570-200x110.jpg","Anarres del 23 febbraio. 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L’antifascismo elettorale e quello quotidiano...",1519405339,[219,220,221,222,223,224,225,226,227,228,229,230,231],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/anarres/","http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/astensionismo/","http://radioblackout.org/tag/bure/","http://radioblackout.org/tag/casa-pound/","http://radioblackout.org/tag/democrazia-formale/","http://radioblackout.org/tag/discarica-nucleare/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/missioni-militari/","http://radioblackout.org/tag/no-voto/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/zad-di-bure/",[233,112,234,235,236,125,135,133,123,131,120,237,127],"Africa","antifascismo","astensionismo","Bure","torino",{"post_content":239,"post_title":243},{"matched_tokens":240,"snippet":241,"value":242},[62,62],"di geopolitica, tra i promotori \u003Cmark>del\u003C/mark> convegno antimilitarista \u003Cmark>del\u003C/mark> prossimo giugno","Un nuovo viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nSui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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E invece è alle prese con miseria, clan, pogrom, lumpenproletariat...\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\nSolo facendo risalire a questi presupposti si possono interpretare i tatticismi putiniani nella zona caucasica, dove il Cremlino non si è comportato come in Bielorussia – con la strenua difesa di Lukashenko –, né come in Ucraina (l'occupazione della Crimea non può venir considerata \"vincente\" per Putin, a fronte della perdita del resto dell'Ucraina). Ma soprattutto si evidenziano i problemi che emergono nelle dispute per procura in Libia (dove al momento pare che Erdoğan tragga maggiori vantaggi), in Siria – dove il 21 ottobre è cominciato il lento ripiegamento delle truppe turche da Idlib –, in Nagorno-Karabach, dove Ankara è impegnata direttamente e Mosca cerca di presentarsi come Grande Mediatrice.\r\n\r\n \r\n\r\nE poi c'è il Greta Game siberiano: il legname va separato dagli interessi mafiosi secondo Putin che h abloccato le esportazioni, ma i cinesi hanno comprato i diritti di sfruttamento per un secolo. Non si può immaginare quale sarà l'evoluzione dei rapporti tra i due giganti asiatici, Yurii non sembra propenso a immaginare una reale alleanza, ma la questione siberiana è complessa e attigua alla guerra indopacifica.\r\n\r\n \r\n\r\nSi vedrà quanto filo hanno i singoli contendenti da filare (o meglio quanto petrolio o gas hanno da spillare e vendere); quali e quante alleanze riusciranno a fabbricare i due contendenti, tra cinesi e loro interessi sui territori centrasiatici (strategici per la Belt Road Iniziative) da un lato e sanzioni dall'altro da parte di occidentali, dubbiosi tra eticità e affari... tra tatticismi riusciti e inesistenti strategie; tra boiari, intelligence, affaristi, mafie...\r\n\r\nAffascinanti i Bastioni di Orione che ci illustra Yurii:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/Yurij_01-satelliti-in-subbuglio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","26 Ottobre 2020","2020-11-03 20:15:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/bambole-putin-erdogan-200x110.jpg","“I Bastioni di Orione” e... i satelliti ex sovietici in subbuglio (n° 0)",1603754938,[192],[118],{"post_content":269},{"matched_tokens":270,"snippet":271,"value":272},[62],"ammanta di baluardo contro l'islamizzazione \u003Cmark>del\u003C/mark> Caucaso, tutti comunque prigionieri di","Abbiamo inaugurato la trasmissione che ha nel titolo un riferimento a una delle prime opere distopiche che attingeva a un immaginario in cui si mescolavano anche in parte strutture sovietiche, abitazioni ed edifici fatiscenti che nell'idea occidentale potevano ascriversi a una condizione di postcapitalismo... e forse la condizione che andiamo a descrivere con Yurii Colombo si avvicina in parte: in un' altra diretta con Teresa Di Mauro ci si chiedeva cosa rendesse così preziosi i territori che gli opposti nazionalismi, quello azero, rinfocolato dal comune sentimento di fratellanza con i turchi, e quello armeno, insufflato di religiosità millenaria che si ammanta di baluardo contro l'islamizzazione \u003Cmark>del\u003C/mark> Caucaso, tutti comunque prigionieri di Pushkin e \u003Cmark>del\u003C/mark> suo romanticismo.\r\n\r\nQuesto panorama lo abbiamo lasciato sullo sfondo, sovrapponendogli petrolio (e i suoi bassi costi), di interessi e spese strategico-militari, che si muovono in questo triangolo che comprende migliaia di chilometri che sono il vecchio \u003Cmark>cortile\u003C/mark> di casa di Mosca: Biškek, Step'anakert, Minsk sono i tre vertici \u003Cmark>del\u003C/mark> triangolo che sono diverse spine nel fianco derivanti da motivi disparati, che mettono in crisi l'autorevolezza regionale della Russia, tesa a cercare di continuare a essere percepita ancora come grande potenza globale evirando di ridursi a potenza locale, come il duello a cui l'ha portata la Turchia in ascesa sembra lasciare immaginare. 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