","Salvare l'insalvabile: via libera alla riforma delle banche","post",1455196881,[60,61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/crisi-bancaria/","http://radioblackout.org/tag/cub-salca/","http://radioblackout.org/tag/renato-strumia/","http://radioblackout.org/tag/riforma-delle-banche/",[31,23,29,33],{"tags":66},[67,72,74,76],{"matched_tokens":68,"snippet":71},[69,70],"crisi","bancaria","\u003Cmark>crisi\u003C/mark> \u003Cmark>bancaria\u003C/mark>",{"matched_tokens":73,"snippet":23},[],{"matched_tokens":75,"snippet":29},[],{"matched_tokens":77,"snippet":33},[],[79],{"field":34,"indices":80,"matched_tokens":81,"snippets":83},[46],[82],[69,70],[71],1157451471441625000,{"best_field_score":86,"best_field_weight":87,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":88,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,"1157451471441625193",2,{"document":91,"highlight":109,"highlights":114,"text_match":118,"text_match_info":119},{"cat_link":92,"category":93,"comment_count":46,"id":94,"is_sticky":46,"permalink":95,"post_author":49,"post_content":96,"post_date":97,"post_excerpt":52,"post_id":94,"post_modified":98,"post_thumbnail":99,"post_thumbnail_html":100,"post_title":101,"post_type":57,"sort_by_date":102,"tag_links":103,"tags":107},[43],[45],"43944","http://radioblackout.org/2017/10/visco-e-bankitalia-beghe-di-cortile-e-segnali-alleuropa/","Una vicenda apparentemente di scarso interesse ha occupato le cronache dei giornali mainstream in questi giorni: il possibile mancato rinnovo del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, su pressione di (una parte del) PD.\r\n\r\nUn episodio che ci parla non tanto di una campagna elettorale già pienamente avviata quanto della perigliosa navigazione del \"sistema Italia\" dentro il triangolo delle Bermude della crisi globale: crisi bancaria, crisi dei debiti sovrani e crisi dell'economia.\r\n\r\nPer vederci più chiaro abbiamo contattato Silvano Cacciari, ricercatore in sociologia e redattore della rivista livornese Senza soste\r\n\r\ncacciarivisco","26 Ottobre 2017","2017-10-28 01:40:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/08018734-1cee-4765-8f68-8779b548438a_large-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/08018734-1cee-4765-8f68-8779b548438a_large-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/08018734-1cee-4765-8f68-8779b548438a_large-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/08018734-1cee-4765-8f68-8779b548438a_large-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/08018734-1cee-4765-8f68-8779b548438a_large-1024x682.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/08018734-1cee-4765-8f68-8779b548438a_large.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Visco e Bankitalia: beghe di cortile e segnali all'Europa",1509020280,[104,105,106],"http://radioblackout.org/tag/bankitalia/","http://radioblackout.org/tag/draghi/","http://radioblackout.org/tag/visco/",[25,108,15],"Draghi",{"post_content":110},{"matched_tokens":111,"snippet":112,"value":113},[69,69,70,69],"delle Bermude della \u003Cmark>crisi\u003C/mark> globale: \u003Cmark>crisi\u003C/mark> \u003Cmark>bancaria\u003C/mark>, \u003Cmark>crisi\u003C/mark> dei debiti sovrani e","Una vicenda apparentemente di scarso interesse ha occupato le cronache dei giornali mainstream in questi giorni: il possibile mancato rinnovo del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, su pressione di (una parte del) PD.\r\n\r\nUn episodio che ci parla non tanto di una campagna elettorale già pienamente avviata quanto della perigliosa navigazione del \"sistema Italia\" dentro il triangolo delle Bermude della \u003Cmark>crisi\u003C/mark> globale: \u003Cmark>crisi\u003C/mark> \u003Cmark>bancaria\u003C/mark>, \u003Cmark>crisi\u003C/mark> dei debiti sovrani e \u003Cmark>crisi\u003C/mark> dell'economia.\r\n\r\nPer vederci più chiaro abbiamo contattato Silvano Cacciari, ricercatore in sociologia e redattore della rivista livornese Senza soste\r\n\r\ncacciarivisco",[115],{"field":116,"matched_tokens":117,"snippet":112,"value":113},"post_content",[69,69,70,69],1157451471441100800,{"best_field_score":120,"best_field_weight":121,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":122,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":46},"2211897868288",14,"1157451471441100913",{"document":124,"highlight":145,"highlights":150,"text_match":153,"text_match_info":154},{"cat_link":125,"category":126,"comment_count":46,"id":127,"is_sticky":46,"permalink":128,"post_author":49,"post_content":129,"post_date":130,"post_excerpt":131,"post_id":127,"post_modified":132,"post_thumbnail":133,"post_thumbnail_html":134,"post_title":135,"post_type":57,"sort_by_date":136,"tag_links":137,"tags":141},[43],[45],"93923","http://radioblackout.org/2024/12/unicredit-bpm-la-foresta-pietrificata-si-muove/","L'operazione di offerta pubblica di scambio di Unicredit verso BPM sta facendo fibrillare gli ambienti finanziari e anche quelli politici, a dimostrazione che il tempo in cui il sistema bancario italiano era definito la foresta pietrificata, all'inizio degli anni '90 dall'allora fautore delle liberalizzazioni Amato, è decisamente finito. L’operazione serve alle ambizioni dell'amministratore delegato di Unicredit Orcel, consolida il gruppo nel mercato domestico, ferma una rivale in ascesa, ma non conviene a nessun altro. È, insomma, soprattutto difensiva, e guasta i piani del Tesoro per la creazione di un terzo polo con Mps radicato nel Centro-nord.\r\nUnicredit puntava a Commerzbank ma i tedeschi si sono messi di traverso, poi con la crisi di governo in Germania i tempi si sono allungati e Unicredit, che ha ricavi per il 45% dal mercato italiano, si è orientata verso BPM, puntando a diventare una banca di peso europeo, andando così ad aumentare la concentrazione bancaria nel mercato italiano dominata da una manciata di soggetti prevalenti.\r\nLe grida della Lega dimostrano come alcuni settori della politica puntassero al controllo del MPS, ma il peso delle fondazioni nell'assetto azionario di certi istituti di credito è diminuita a favore del controllo dei grandi fondi d'investimento globali come Blackrock e Vanguard, che aspirano al controllo di buona parte della quota del risparmio italiano.\r\nNe parliamo con Renato Strumia della Sallca Cub:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-02122024-STRUMIA.mp3\"][/audio]","2 Dicembre 2024","Unicredit -BPM la saga continua. ","2024-12-03 00:06:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-021220024-STRUMIA-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-021220024-STRUMIA-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-021220024-STRUMIA-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-021220024-STRUMIA-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-021220024-STRUMIA-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-021220024-STRUMIA.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","UNICREDIT-BPM LA FORESTA PIETRIFICATA SI MUOVE",1733163226,[138,139,140],"http://radioblackout.org/tag/banche/","http://radioblackout.org/tag/fusioni/","http://radioblackout.org/tag/unicredit/",[142,143,144],"banche","fusioni","unicredit",{"post_content":146},{"matched_tokens":147,"snippet":148,"value":149},[69],"di traverso, poi con la \u003Cmark>crisi\u003C/mark> di governo in Germania i","L'operazione di offerta pubblica di scambio di Unicredit verso BPM sta facendo fibrillare gli ambienti finanziari e anche quelli politici, a dimostrazione che il tempo in cui il sistema bancario italiano era definito la foresta pietrificata, all'inizio degli anni '90 dall'allora fautore delle liberalizzazioni Amato, è decisamente finito. L’operazione serve alle ambizioni dell'amministratore delegato di Unicredit Orcel, consolida il gruppo nel mercato domestico, ferma una rivale in ascesa, ma non conviene a nessun altro. È, insomma, soprattutto difensiva, e guasta i piani del Tesoro per la creazione di un terzo polo con Mps radicato nel Centro-nord.\r\nUnicredit puntava a Commerzbank ma i tedeschi si sono messi di traverso, poi con la \u003Cmark>crisi\u003C/mark> di governo in Germania i tempi si sono allungati e Unicredit, che ha ricavi per il 45% dal mercato italiano, si è orientata verso BPM, puntando a diventare una banca di peso europeo, andando così ad aumentare la concentrazione \u003Cmark>bancaria\u003C/mark> nel mercato italiano dominata da una manciata di soggetti prevalenti.\r\nLe grida della Lega dimostrano come alcuni settori della politica puntassero al controllo del MPS, ma il peso delle fondazioni nell'assetto azionario di certi istituti di credito è diminuita a favore del controllo dei grandi fondi d'investimento globali come Blackrock e Vanguard, che aspirano al controllo di buona parte della quota del risparmio italiano.\r\nNe parliamo con Renato Strumia della Sallca Cub:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-02122024-STRUMIA.mp3\"][/audio]",[151],{"field":116,"matched_tokens":152,"snippet":148,"value":149},[69],1155199671761633300,{"best_field_score":155,"best_field_weight":121,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":156,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":46},"1112386306048","1155199671761633393",{"document":158,"highlight":184,"highlights":189,"text_match":153,"text_match_info":192},{"cat_link":159,"category":160,"comment_count":46,"id":161,"is_sticky":46,"permalink":162,"post_author":49,"post_content":163,"post_date":164,"post_excerpt":52,"post_id":161,"post_modified":165,"post_thumbnail":166,"post_thumbnail_html":167,"post_title":168,"post_type":57,"sort_by_date":169,"tag_links":170,"tags":179},[43],[45],"58073","http://radioblackout.org/2020/03/la-bancarotta-dei-cedri-chi-si-comprera-il-libano-allasta-dei-bond/"," \r\n\r\nLunedì 9 marzo il Libano non ha potuto restituire 1,2 miliardi di eurobond in scadenza, con un debito pubblico al 170 per cento e rivolte popolari solo sospese per covid19 – alla ricerca di un modo di esprimersi alternativo tutti insieme. Ha praticamente dichiarato la bancarotta. Hassan Diab, nuovo leader libanese, chiamato a trovare una soluzione alla insolvenza bancaria, non ce l'ha fatta: è rimasto sotterrato dal debito. Le banche libanesi si sono dissanguate per mantenere la parità con il dollaro e a sovvenzionare la corruzione e la finanziarizzazione di un'economia fino a 10 anni fa solidissima e pronta a lucrare sulla crisi del 2008, ma gradualmente il risparmio fu eroso dal debito e nel 2019 cominciarono le restrizioni sui prelievi, perché le banche non riuscivano più a reggere e avevano attinto pericolosamente alle riserve di valuta preziosa, dando così spazio alla finanza di imporre bond in cambio di prestiti, mentre il paese non riusciva a importare prodotti da pagare in valuta. Poiché la crisi libanese ha seguito la flessione del mercato petrolifero. Quando nel 2018 il prezzo del petrolio ha iniziato a calare e l'Arabia Saudita ha ritirato il suo sostegno alle istituzioni libanesi, queste hanno dovuto umentare le tasse. L’economia libanese è caratterizzata da un doppio legame tra il settore bancario – diviso tra istituti vicini ai vari potentati politici – e i settori dell’immobiliare e dei servizi, anch’essi strettamente legati ai partiti tradizionali. Di qui discende quella crescita di una struttura economica sempre più sbilanciata verso settori non-produttivi, compensata fino a pochi anni fa dagli ingenti investimenti stranieri resi attraenti dagli alti tassi di interesse garantiti dalle banche libanesi e dal tasso di cambio della valuta nazionale rispetto al dollaro. Dall’altra parte, in mancanza di un settore industriale sviluppato, il sistema politico ha garantito l’occupazione tramite la creazione e distribuzione di posti di lavoro su base settaria, che via via hanno gravato sul bilancio dello stato\r\n\r\nOra il buco è contabilizzato in 30 miliardi di dollari e due terzi dei bond sono in mano a speculatori perlopiù britannici, l'alternativa a essere mangiato dai detentori dei titoli in eurobond (la banca inglese Ashmore) per il Libano è la richiesta di aiuto al Fmi (già intervenuto alla fine della Guerra civile, come si vince dall'intervento di Rosita Di Peri), con quello che consegue normalmente in termini di cancellazione di diritti, welfare, produttività e imposizione di austerità, licenziamenti, ulteriori privatizzazioni, che nel paese dei cedri è alla base della dissoluzione del sistema, poiché la spartizione tra i potentati delle varie comunità, i cui vari apparati si sono spartiti la ricchezza, affidando servizi malerogti a privati. Il problema è che Hezbollah non vuole assolutamente affidarsi al Fmi per il controllo americano sulla istituzione monetaria; ma la fine del sistema di equilibri tra comunità, a cui ha contribuito non poco a dare una spallata il movimento ancora molto vivace, che è attraversato da componenti di ognuna delle 18 comunità e protesta anche e soprattutto contro i trent'anni di neoliberismo in cui lo stato si è ritirato dall'erogazione di servizi primari, dapprima collegato alla ricostruzione del dopoguerra. Questo ingranaggio, di cui le grandi famiglie (una per tutte gli Hariri sostenuti dai sauditi) sono l'emblema patente, ha permesso al paese di lasciarsi alle spalle la guerra civile che ha dissanguato il paese dal 1975 al 1990, ma ha anche arricchito le clientele a discapito delle casse statali e della popolazione e le rivendicazioni dei giovani protestano contro questo sistema di ripartizione, senza leader con rivendicazioni precise e condivise.\r\n\r\nLa permeabilità dei confini libanesi, la quantità di rifugiati, possono aver prodotto situazioni di crisi già con la presenza della diaspora palestinese, ma l'accoglienza libanese ha sempre assorbito l'immigrazione (impegnati nelle ditte di costruzioni) per cui si possono archiviare gli effetti della vicina crisi siriana come diversamente influenti sui problemi di Beirut.\r\n\r\nDalla bancarotta e dall'affastellarsi di questi e di molti altri aspetti della storia socio-politica libanese siamo partiti per capire con Rosita Di Peri in che modo si sia potuto arrivare a questo punto e verso dove si possa indirizzare, ora che non è più così scontato che il Libano venga aiutato comunque, soprattutto perché gli interessi della finanza e le sue strategie sono mutate, come il gioco di alleanze e il rischio di sopravvivenza per gruppi di potere, come i filoiraniani di hezbollah.\r\n\r\nLa bancarotta libanese era nella natura del sistema?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUn sistema fortemente maschilista, come abbiamo potuto rilevare quando Rosita ci ha illustrato la condizione femminile a partire dal sistema kafala per immigrate e collaboratrici famigliari in condizioni di schiavitù e dalla mancanza di un codice civile unificato, di diritti, e dalla presenza lgbtqia all'interno del movimento. Intrecciato al consociativismo tra comunità religiose il patriarcato è ancora molto potente e pervasivo, eppure in questo frangente – o forse proprio per quello – le donne sono state molto presenti in piazza durante la sollevazione di questi mesi; e non è certo l'inserimento di parecchie donne nel nuovo governo di Diab a essere sufficiente per contenere le rivendicazioni egualitarie.\r\n\r\nLa contingenza di crisi aiuta l'emergere delal rivolta femminile contro il patriarcato\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","14 Marzo 2020","2020-03-14 11:04:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"228\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-300x228.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-300x228.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-768x585.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste.jpg 854w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La bancarotta dei cedri: chi si comprerà il Libano all'asta dei bond?",1584149905,[171,172,173,174,175,176,177,178],"http://radioblackout.org/tag/bancarotta/","http://radioblackout.org/tag/hariri/","http://radioblackout.org/tag/hezbollah/","http://radioblackout.org/tag/kafala/","http://radioblackout.org/tag/libano/","http://radioblackout.org/tag/patriarcato/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati-siriani/","http://radioblackout.org/tag/sauditi/",[27,19,180,17,181,182,183,21],"hezbollah","libano","patriarcato","rifugiati siriani",{"post_content":185},{"matched_tokens":186,"snippet":187,"value":188},[70],"trovare una soluzione alla insolvenza \u003Cmark>bancaria\u003C/mark>, non ce l'ha fatta: è"," \r\n\r\nLunedì 9 marzo il Libano non ha potuto restituire 1,2 miliardi di eurobond in scadenza, con un debito pubblico al 170 per cento e rivolte popolari solo sospese per covid19 – alla ricerca di un modo di esprimersi alternativo tutti insieme. Ha praticamente dichiarato la bancarotta. Hassan Diab, nuovo leader libanese, chiamato a trovare una soluzione alla insolvenza \u003Cmark>bancaria\u003C/mark>, non ce l'ha fatta: è rimasto sotterrato dal debito. Le banche libanesi si sono dissanguate per mantenere la parità con il dollaro e a sovvenzionare la corruzione e la finanziarizzazione di un'economia fino a 10 anni fa solidissima e pronta a lucrare sulla \u003Cmark>crisi\u003C/mark> del 2008, ma gradualmente il risparmio fu eroso dal debito e nel 2019 cominciarono le restrizioni sui prelievi, perché le banche non riuscivano più a reggere e avevano attinto pericolosamente alle riserve di valuta preziosa, dando così spazio alla finanza di imporre bond in cambio di prestiti, mentre il paese non riusciva a importare prodotti da pagare in valuta. Poiché la \u003Cmark>crisi\u003C/mark> libanese ha seguito la flessione del mercato petrolifero. Quando nel 2018 il prezzo del petrolio ha iniziato a calare e l'Arabia Saudita ha ritirato il suo sostegno alle istituzioni libanesi, queste hanno dovuto umentare le tasse. L’economia libanese è caratterizzata da un doppio legame tra il settore bancario – diviso tra istituti vicini ai vari potentati politici – e i settori dell’immobiliare e dei servizi, anch’essi strettamente legati ai partiti tradizionali. Di qui discende quella crescita di una struttura economica sempre più sbilanciata verso settori non-produttivi, compensata fino a pochi anni fa dagli ingenti investimenti stranieri resi attraenti dagli alti tassi di interesse garantiti dalle banche libanesi e dal tasso di cambio della valuta nazionale rispetto al dollaro. Dall’altra parte, in mancanza di un settore industriale sviluppato, il sistema politico ha garantito l’occupazione tramite la creazione e distribuzione di posti di lavoro su base settaria, che via via hanno gravato sul bilancio dello stato\r\n\r\nOra il buco è contabilizzato in 30 miliardi di dollari e due terzi dei bond sono in mano a speculatori perlopiù britannici, l'alternativa a essere mangiato dai detentori dei titoli in eurobond (la banca inglese Ashmore) per il Libano è la richiesta di aiuto al Fmi (già intervenuto alla fine della Guerra civile, come si vince dall'intervento di Rosita Di Peri), con quello che consegue normalmente in termini di cancellazione di diritti, welfare, produttività e imposizione di austerità, licenziamenti, ulteriori privatizzazioni, che nel paese dei cedri è alla base della dissoluzione del sistema, poiché la spartizione tra i potentati delle varie comunità, i cui vari apparati si sono spartiti la ricchezza, affidando servizi malerogti a privati. Il problema è che Hezbollah non vuole assolutamente affidarsi al Fmi per il controllo americano sulla istituzione monetaria; ma la fine del sistema di equilibri tra comunità, a cui ha contribuito non poco a dare una spallata il movimento ancora molto vivace, che è attraversato da componenti di ognuna delle 18 comunità e protesta anche e soprattutto contro i trent'anni di neoliberismo in cui lo stato si è ritirato dall'erogazione di servizi primari, dapprima collegato alla ricostruzione del dopoguerra. Questo ingranaggio, di cui le grandi famiglie (una per tutte gli Hariri sostenuti dai sauditi) sono l'emblema patente, ha permesso al paese di lasciarsi alle spalle la guerra civile che ha dissanguato il paese dal 1975 al 1990, ma ha anche arricchito le clientele a discapito delle casse statali e della popolazione e le rivendicazioni dei giovani protestano contro questo sistema di ripartizione, senza leader con rivendicazioni precise e condivise.\r\n\r\nLa permeabilità dei confini libanesi, la quantità di rifugiati, possono aver prodotto situazioni di \u003Cmark>crisi\u003C/mark> già con la presenza della diaspora palestinese, ma l'accoglienza libanese ha sempre assorbito l'immigrazione (impegnati nelle ditte di costruzioni) per cui si possono archiviare gli effetti della vicina \u003Cmark>crisi\u003C/mark> siriana come diversamente influenti sui problemi di Beirut.\r\n\r\nDalla bancarotta e dall'affastellarsi di questi e di molti altri aspetti della storia socio-politica libanese siamo partiti per capire con Rosita Di Peri in che modo si sia potuto arrivare a questo punto e verso dove si possa indirizzare, ora che non è più così scontato che il Libano venga aiutato comunque, soprattutto perché gli interessi della finanza e le sue strategie sono mutate, come il gioco di alleanze e il rischio di sopravvivenza per gruppi di potere, come i filoiraniani di hezbollah.\r\n\r\nLa bancarotta libanese era nella natura del sistema?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUn sistema fortemente maschilista, come abbiamo potuto rilevare quando Rosita ci ha illustrato la condizione femminile a partire dal sistema kafala per immigrate e collaboratrici famigliari in condizioni di schiavitù e dalla mancanza di un codice civile unificato, di diritti, e dalla presenza lgbtqia all'interno del movimento. Intrecciato al consociativismo tra comunità religiose il patriarcato è ancora molto potente e pervasivo, eppure in questo frangente – o forse proprio per quello – le donne sono state molto presenti in piazza durante la sollevazione di questi mesi; e non è certo l'inserimento di parecchie donne nel nuovo governo di Diab a essere sufficiente per contenere le rivendicazioni egualitarie.\r\n\r\nLa contingenza di \u003Cmark>crisi\u003C/mark> aiuta l'emergere delal rivolta femminile contro il patriarcato\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[190],{"field":116,"matched_tokens":191,"snippet":187,"value":188},[70],{"best_field_score":155,"best_field_weight":121,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":156,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":46},6646,{"collection_name":57,"first_q":31,"per_page":195,"q":31},6,{"facet_counts":197,"found":89,"hits":211,"out_of":268,"page":14,"request_params":269,"search_cutoff":35,"search_time_ms":270},[198,206],{"counts":199,"field_name":204,"sampled":35,"stats":205},[200,202],{"count":14,"highlighted":201,"value":201},"I Bastioni di Orione",{"count":14,"highlighted":203,"value":203},"La fine della Fine della storia","podcastfilter",{"total_values":89},{"counts":207,"field_name":34,"sampled":35,"stats":210},[208],{"count":14,"highlighted":209,"value":209},"Bastioni di Orione",{"total_values":14},[212,242],{"document":213,"highlight":228,"highlights":235,"text_match":238,"text_match_info":239},{"comment_count":46,"id":214,"is_sticky":46,"permalink":215,"podcastfilter":216,"post_author":217,"post_content":218,"post_date":219,"post_excerpt":52,"post_id":214,"post_modified":220,"post_thumbnail":221,"post_title":222,"post_type":223,"sort_by_date":224,"tag_links":225,"tags":227},"81489","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-13-4-2023-petroyuan-prima-picconata-allegemonia-del-dollaro/",[201],"radiokalakuta","Bastioni di Orione apre una riflessione sui processi di dedollarizzazione che sono in corso i quali si concretizzano con accordi significativi di scambio fra paesi produttori di materie prime che s'impegnano all'utilizzo dello yuan per i regolamenti finanziari .Siamo di fronte all'inizio della fine dell'egemonia del dollaro così come l'abbiamo conosciuta dal 1971 ,cioè dalla fine dell'ancoraggio della moneta americana all'oro decretata da Richard Nixon appunto il 15 agosto del 1971 e l'inizio della sua libera fluttuazione?\r\n\r\nIl meccanismo di produzione di moneta ,il dollaro , da usare come strumento di regolamento internazionale ha innestato un meccanismo egemonico che si fonde sulla dipendenza dell'economia internazionale dalla moneta americana attirando enormi masse di capitali verso il mercato finanziario di Wall street ,su questo meccanismo si fonda il \"Washington consensus\" che viene messo in discussione dall'emergere dello yuan come mezzo di regolamento per gli scambi di materie prime e petrolio fra Arabia Saudita e Cina e dalla definizioni di accordi commerciali che fanno intravedere nuovi equilibri globali.\r\n\r\nNe parliamo con Giuseppe Masala economista con cui affrontiamo i temi relativi alla costituzione dell'egemonia del dollaro dopo la prima guerra mondiale ,i meccanismi di accumulazione finanziaria generati da questa primazia del biglietto verde,le relazioni controverse con L'Arabia saudita e l'accordo con i cinesi,gli aspetti delle crisi bancarie che s'intrecciano con le conseguenze della politica di aumento dei tassi da parte della Ferderal Reserve.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/BASTIONI-13042033-MASALA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSfumate a causa di imponderabili contrattempi le dirette previste per questa puntata ,i conduttori si esercitano in improvvide analisi sulle questioni sollevate dal precedente intervento sulla fine dell'egemonia del dollaro e anticipano i temi che verrano trattati nella prossima puntata.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/BASTIONI-130423-CONDUTTORI.mp3\"][/audio]","14 Aprile 2023","2023-04-14 14:18:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 13/4/2023- PETROYUAN PRIMA PICCONATA ALL'EGEMONIA DEL DOLLARO?","podcast",1681481909,[226],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[209],{"post_content":229},{"matched_tokens":230,"snippet":233,"value":234},[231,232],"crisi ","bancarie","con i cinesi,gli aspetti delle \u003Cmark>crisi \u003C/mark> \u003Cmark>bancarie\u003C/mark> che s'intrecciano con le conseguenze","Bastioni di Orione apre una riflessione sui processi di dedollarizzazione che sono in corso i quali si concretizzano con accordi significativi di scambio fra paesi produttori di materie prime che s'impegnano all'utilizzo dello yuan per i regolamenti finanziari .Siamo di fronte all'inizio della fine dell'egemonia del dollaro così come l'abbiamo conosciuta dal 1971 ,cioè dalla fine dell'ancoraggio della moneta americana all'oro decretata da Richard Nixon appunto il 15 agosto del 1971 e l'inizio della sua libera fluttuazione?\r\n\r\nIl meccanismo di produzione di moneta ,il dollaro , da usare come strumento di regolamento internazionale ha innestato un meccanismo egemonico che si fonde sulla dipendenza dell'economia internazionale dalla moneta americana attirando enormi masse di capitali verso il mercato finanziario di Wall street ,su questo meccanismo si fonda il \"Washington consensus\" che viene messo in discussione dall'emergere dello yuan come mezzo di regolamento per gli scambi di materie prime e petrolio fra Arabia Saudita e Cina e dalla definizioni di accordi commerciali che fanno intravedere nuovi equilibri globali.\r\n\r\nNe parliamo con Giuseppe Masala economista con cui affrontiamo i temi relativi alla costituzione dell'egemonia del dollaro dopo la prima guerra mondiale ,i meccanismi di accumulazione finanziaria generati da questa primazia del biglietto verde,le relazioni controverse con L'Arabia saudita e l'accordo con i cinesi,gli aspetti delle \u003Cmark>crisi \u003C/mark> \u003Cmark>bancarie\u003C/mark> che s'intrecciano con le conseguenze della politica di aumento dei tassi da parte della Ferderal Reserve.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/BASTIONI-13042033-MASALA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSfumate a causa di imponderabili contrattempi le dirette previste per questa puntata ,i conduttori si esercitano in improvvide analisi sulle questioni sollevate dal precedente intervento sulla fine dell'egemonia del dollaro e anticipano i temi che verrano trattati nella prossima puntata.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/BASTIONI-130423-CONDUTTORI.mp3\"][/audio]",[236],{"field":116,"matched_tokens":237,"snippet":233,"value":234},[231,232],1157451402721624000,{"best_field_score":240,"best_field_weight":121,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":241,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":89},"2211864313856","1157451402721624177",{"document":243,"highlight":256,"highlights":261,"text_match":264,"text_match_info":265},{"comment_count":46,"id":244,"is_sticky":46,"permalink":245,"podcastfilter":246,"post_author":247,"post_content":248,"post_date":249,"post_excerpt":52,"post_id":244,"post_modified":250,"post_thumbnail":251,"post_title":252,"post_type":223,"sort_by_date":253,"tag_links":254,"tags":255},"81289","http://radioblackout.org/podcast/la-fine-della-fine-della-storia-14/",[203],"cattivipensieri","Abbiamo dato conto delle mobilitazioni che hanno attraversato la Francia, l'Inghilterra, la Grecia, ed è stata nell'ultima settimana anche la volta della Germania, dove i sindacati aspettavano solo l'uscita dalla pandemia per rivendicare aumenti salariali.\r\n\r\nL'inflazione è il grande nemico dei lavoratori e il fatto che in punti tanto alti dell'accumulazione e del benessere europeo si diano grosse mobilitazioni anche inedite è indicativo di questa fase tanto caotica che comporta comunque un'erosione del potere di acquisto dei lavoratori europei.\r\n\r\nE' indubbio che la grande quantità di denaro pubblico pompata per tenere in vita l'economia durante la pandemia ha contribuito ad alzare molto l'inflazione; la guerra e la crisi energetica che ne è derivata hanno aggravato il quadro; il rialzo dei tassi ha provocato scossoni finanziari che mettono in luce una volta di più le molte fragilità del sistema bancario internazionale. Insomma, ogni ricetta messa in campo da istituzioni nazionali e internazionali per attenuare gli effetti di un disastro precedente finisce con l'approfondire le criticità già esistenti e col generarne di nuove. Una sorta di circolo vizioso di cui non s'intravede l'interruzione mentre il quadro generale è sempre più quello di una guerra mondiale che va scaldandosi.\r\n\r\nLa Germania va in cerca del suo ruolo europeo, come forza economicamente e militarmente (?) egemone che faccia le veci degli Stati Uniti nel Mediterraneo e nell'Est europeo, passando per l'umiliazione del North Stream 2 e dei Leopard, certo, ma non c'era grossa scelta.\r\n\r\nS'inizia a intravedere l'interlocutore privilegiato del protagonismo diplomatico cinese che sembrerebbe l'Unione Europea in definitiva, tanto da muovere a Pechino Van der Layen e Macron che forse cercano nei cinesi un argine alle pretese statunitensi. Forse l'Europa prende finalmente atto che non c'è alcuna uscita possibile al conflitto in termini militari e che il permanere dell'impasse non fa che precipitare gli eventi verso un allargamento che avrebbe conseguenze atomiche, quindi catastrofiche.\r\n\r\nLe notizie di questi giorni sono quindi i negoziati a trazione cinese, orizzonte ancora sfumato su cui si staglia quello più concreto degli Iskander portati in Bielorussia, dell'ingresso ufficiale della Finlandia nella Nato, che rinunciando alla sua storica neutralità fa sì che la delicata architettura mondiale postbellica perda un altro architrave. In questo contesto il grido di allarme del presidente Lukashenko chiarisce che l'alternativa ai negoziati no è il prolungarsi indefinito della guerra ma il suo allargamento con conseguenze a dir poco esiziali visto che si tratterebbe non solo di una terza guerra mondiale ma di “una terza guerra mondiale illuminata da fuochi nucleari”.\r\n\r\nAi nostri microfoni Lars, del sindacato Ver.di per fare il punto sulle proteste sindacali in Germania dove non si verificava un ondata di scioperi tanto massiccia da trent'anni.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/fine-4aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nWolfgang Streeck - Germans to the Front (traduzione italiana qui)\r\n\r\nWolfgang Streeck - Il Ritorno del Re\r\n\r\nIl cortocircuito della sinistra di guerra:\r\n\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=1x3Dg4rdOXg","5 Aprile 2023","2023-04-06 23:04:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/1680699129279-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA #14 – LA GERMANIA TRA SCIOPERI E GUERRA",1680705234,[],[],{"post_content":257},{"matched_tokens":258,"snippet":259,"value":260},[69],"l'inflazione; la guerra e la \u003Cmark>crisi\u003C/mark> energetica che ne è derivata","Abbiamo dato conto delle mobilitazioni che hanno attraversato la Francia, l'Inghilterra, la Grecia, ed è stata nell'ultima settimana anche la volta della Germania, dove i sindacati aspettavano solo l'uscita dalla pandemia per rivendicare aumenti salariali.\r\n\r\nL'inflazione è il grande nemico dei lavoratori e il fatto che in punti tanto alti dell'accumulazione e del benessere europeo si diano grosse mobilitazioni anche inedite è indicativo di questa fase tanto caotica che comporta comunque un'erosione del potere di acquisto dei lavoratori europei.\r\n\r\nE' indubbio che la grande quantità di denaro pubblico pompata per tenere in vita l'economia durante la pandemia ha contribuito ad alzare molto l'inflazione; la guerra e la \u003Cmark>crisi\u003C/mark> energetica che ne è derivata hanno aggravato il quadro; il rialzo dei tassi ha provocato scossoni finanziari che mettono in luce una volta di più le molte fragilità del sistema \u003Cmark>bancario\u003C/mark> internazionale. Insomma, ogni ricetta messa in campo da istituzioni nazionali e internazionali per attenuare gli effetti di un disastro precedente finisce con l'approfondire le criticità già esistenti e col generarne di nuove. Una sorta di circolo vizioso di cui non s'intravede l'interruzione mentre il quadro generale è sempre più quello di una guerra mondiale che va scaldandosi.\r\n\r\nLa Germania va in cerca del suo ruolo europeo, come forza economicamente e militarmente (?) egemone che faccia le veci degli Stati Uniti nel Mediterraneo e nell'Est europeo, passando per l'umiliazione del North Stream 2 e dei Leopard, certo, ma non c'era grossa scelta.\r\n\r\nS'inizia a intravedere l'interlocutore privilegiato del protagonismo diplomatico cinese che sembrerebbe l'Unione Europea in definitiva, tanto da muovere a Pechino Van der Layen e Macron che forse cercano nei cinesi un argine alle pretese statunitensi. Forse l'Europa prende finalmente atto che non c'è alcuna uscita possibile al conflitto in termini militari e che il permanere dell'impasse non fa che precipitare gli eventi verso un allargamento che avrebbe conseguenze atomiche, quindi catastrofiche.\r\n\r\nLe notizie di questi giorni sono quindi i negoziati a trazione cinese, orizzonte ancora sfumato su cui si staglia quello più concreto degli Iskander portati in Bielorussia, dell'ingresso ufficiale della Finlandia nella Nato, che rinunciando alla sua storica neutralità fa sì che la delicata architettura mondiale postbellica perda un altro architrave. In questo contesto il grido di allarme del presidente Lukashenko chiarisce che l'alternativa ai negoziati no è il prolungarsi indefinito della guerra ma il suo allargamento con conseguenze a dir poco esiziali visto che si tratterebbe non solo di una terza guerra mondiale ma di “una terza guerra mondiale illuminata da fuochi nucleari”.\r\n\r\nAi nostri microfoni Lars, del sindacato Ver.di per fare il punto sulle proteste sindacali in Germania dove non si verificava un ondata di scioperi tanto massiccia da trent'anni.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/fine-4aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nWolfgang Streeck - Germans to the Front (traduzione italiana qui)\r\n\r\nWolfgang Streeck - Il Ritorno del Re\r\n\r\nIl cortocircuito della sinistra di guerra:\r\n\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=1x3Dg4rdOXg",[262],{"field":116,"matched_tokens":263,"snippet":259,"value":260},[69],1155199603042156500,{"best_field_score":266,"best_field_weight":121,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":267,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":89},"1112352751616","1155199603042156657",6637,{"collection_name":223,"first_q":31,"per_page":195,"q":31},3,["Reactive",272],{},["Set"],["ShallowReactive",275],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fDWH3yzPP9xLY09r6u-bOgga7fqg14jKrpXmYApouyWs":-1},true,"/search?query=crisi+bancaria"]