","Monetarismo, Draghi e minibot","post",1561248616,[62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/blockchain/","http://radioblackout.org/tag/crisi-monetaria/","http://radioblackout.org/tag/deflazione/","http://radioblackout.org/tag/draghi/","http://radioblackout.org/tag/minibot/","http://radioblackout.org/tag/monetarismo/","http://radioblackout.org/tag/quantitative-easing/",[70,20,71,72,29,33,35],"blockchain","deflazione","Draghi",{"post_content":74,"tags":78},{"matched_tokens":75,"snippet":76,"value":77},[15],"che ha subito la prima \u003Cmark>crisi\u003C/mark> economicamente planetaria, dovendosi inventare soluzioni","Districarsi nel turbocapitalismo monetarista è un'impresa, anche perché se si cominciasse a intravedere un barlume di rotta da seguire, si potrebbe forse prendere le contromisure, contrapporre scelte eticamente condivisibili, fargli male davvero... o semplicemente trarre piacere dal fatto che si era anticipato dove si stava andando a parare. E tralasciamo le opportunità redditizie derivanti dall'aver capito uno sviluppo economico-finanziario in corso.\r\n\r\nNon sono pochi i fronti che quotidianamente presenta la comunità economico-finanziaria; oggi ci siamo occupati di quello che pertiene all'ambito monetario a seguito dello scontro tra Draghi, che ha di nuovo imbracciato il bazooka del quantitative easing, e Trump, che si è trovato rinnovata la spietata concorrenza delle merci targate euro, proveniente dal sostegno alla moneta attraverso l'emissione di ulteriori certificati del tesoro del vecchio continente, spendibili a sostegno dell'economia UE, perché le previsioni sono di una nuova recessione... e allora sono stati rinnovati a forza in un'ammissione di fallimento, da questo lato dell'Atlantico come dall'altro con la reazione di riflesso della Federal Reserve; però abbiamo capito da questa chiacchierata che non si produce inflazione – come avveniva quando si batteva Lira negli anni Settanta – ma le paure possono essere neanche più di stagflazione quanto di deflazione... quindi diventa essenziale capire il contesto in cui opera questa imponente e unica immissione di liquidità lunga un decennio.\r\n\r\nAnche se si guarda alla produzione, si nota una stagnazione a ogni livello, persino tedeschi e cinesi hanno ridotto i ritmi... e anche in questo caso va contestualizzato il dato con il resto degli aspetti economici, primo tra tutti la droga dei tagli fiscali, ma anche la bolla borsistica creata dalla accumulazione senza ricaduta produttiva... e la mossa di Draghi si può leggere anche come risposta alla spinta neonazionalista (a diversi livelli e con differenti protagonisti) derivante dalle elezioni europee.\r\n\r\nL'avvento dei populismi, ancora più ammantati da sofismi in ambito economico-monetario (visto il nazionalismo e dunque l'attaccamento a una moneta \"sovrana\"), aggiunge strappi locali a quelli che sono quegli scontri planetari. In quest'altro contesto vanno inseriti i minibot di Borghi, che però a una disamina minimamente più approfondita rispetto al loro muoversi nella stessa direzione degli stimoli monetari che rimetterebbero in moto l'economia si ammantano di qualche afflato keynesiano (ovvero nella vulgata ormai diffusa, \"di sinistra\")... e anche stavolta dunque serve una contestualizzazione dei concetti sottesi a quelle che sembrano sparate provocatorie a livello locale, ma se ricondotte alle dispute tra Usa e UE assumono altri spunti di interesse.\r\n\r\nPer contestualizzare tutte queste innumerevoli spinte contrapposte ci siamo rivolti a Raffaele Sciortino, il cui ultimo libro è appunto, parafrasando John Reed, I dieci anni che sconvolsero il mondo. Raffaele ha cominciato a dischiuderci una spiegazione di quell'economia globalizzata che ha subito la prima \u003Cmark>crisi\u003C/mark> economicamente planetaria, dovendosi inventare soluzioni inedite per evitare che a settembre si ripeta:\r\n\r\nI surrogati monetari forse rilanciano, ma poi qualcuno deve pagare",[79,81,85,87,89,91,93],{"matched_tokens":80,"snippet":70},[],{"matched_tokens":82,"snippet":84},[15,83],"monetaria","\u003Cmark>crisi\u003C/mark> \u003Cmark>monetaria\u003C/mark>",{"matched_tokens":86,"snippet":71},[],{"matched_tokens":88,"snippet":72},[],{"matched_tokens":90,"snippet":29},[],{"matched_tokens":92,"snippet":33},[],{"matched_tokens":94,"snippet":35},[],[96,101],{"field":36,"indices":97,"matched_tokens":98,"snippets":100},[22],[99],[15,83],[84],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":76,"value":77},"post_content",[15],1157451471441625000,{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":108,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":110,"highlight":134,"highlights":148,"text_match":104,"text_match_info":154},{"cat_link":111,"category":112,"comment_count":48,"id":113,"is_sticky":48,"permalink":114,"post_author":51,"post_content":115,"post_date":116,"post_excerpt":54,"post_id":113,"post_modified":117,"post_thumbnail":118,"post_thumbnail_html":119,"post_title":120,"post_type":59,"sort_by_date":121,"tag_links":122,"tags":128},[45],[47],"49190","http://radioblackout.org/2018/10/risultati-economici-della-democratura-populista-del-sultano/","La Turchia è spesso al centro dell'attenzione perché il dinamismo di Erdogan, che in politica estera azzarda alleanze variabili pur di essere protagonista nella vicenda siriana per piegarla a suo favore contro le istanze curde (non più tardi di giovedì sono stati uccisi 9 militari nella zona di Batman, forse ascrivibili a una replica ai consueti raid assassini del regime nelle zone curde), lo spinge talvolta a un'attività strategica spregiudicata con alleanze pericolose coltivate per poter proseguire la guerra personale ai curdi e in altri casi per contrapporsi alle scelte dell'Arabia Saudita, rivale nell'egemonia sul campo sunnita.\r\n\r\nAll'interno quello stesso dinamismo alza costantemente l'asticella della repressione, della censura, dell'estensione del controllo e dell'interesse personale, che in questi giorni si esprime con gli ergastoli confermati agli intellettuali da una magistratura al guinzaglio che prende per buone narrazioni improbabili e con altrettante razionalmente confutabili interpretazioni in chiave dietrologica complottista del disastro finanziario. Inflazione alle stelle (19,8% da agosto; -40% da gennaio), prezzi alla produzione incrementati del 46% (in seguito al fatto che per energia la Turchia dipende dai vicini) che si ripercuoteranno in nuovi aumenti sui prezzi al consumo, dipendenza dall'estero in quasi ogni comparto, svalutazione della lira con le ovvie conseguenze sui prezzi dell'energia (+40% della benzina alla pompa), numerosi fallimenti concordati di aziende... e il ministro delle Finanze Berat Albyrak, il genero di Erdogan erede di una grande holding (produttrice dei droni forniti all'esercito turco), non riesce a balbettare altro che accuse agli speculatori, che si ripetono da quando Trump ha minacciato dazi anche su prodotti turchi e sanzioni per la vicenda del pastore evangelista detenuto da Ankara, e a vagheggiare un “Piano eccellente” che salverà il paese dalla bancarotta. Per ora si sono solo salvate tre banche statali (esposte per miliardi di Grandi Opere volute dal sistema Erdogan) con i fondi per l'occupazione.\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dalla notizia della scomparsa di Jamal Khashoggi, giornalista saudita molto polemico verso Mohammad bin Salman, il nuovo emiro forte wahabita, inghiottito martedì dal consolato generale di Riad a Istanbul (da cui l'opinionista del “Washington Post” non è più uscito), e dalla disastrosa condizione economico-finanziaria indotta dalle indicazioni di sviluppo erroneamente seguite dal sistema Erdogan fin dagli anni Novanta (in particolare l'episodio dell'Astaldi, creditrice per il Terzo ponte sul Bosforo, e soprattutto l'esposizione con McKinsey, agenzia americana di monitoraggio e finanziamento privata) per esemplificare con Murat Cinar lo stato in cui versa il paese.\r\n\r\nIl disastro economico della Turchia","6 Ottobre 2018","2018-10-08 11:43:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo.jpg 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Risultati economici della democratura populista del Sultano",1538820508,[123,63,124,125,126,127],"http://radioblackout.org/tag/astaldi/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/inflazione/","http://radioblackout.org/tag/khashoggi/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[129,20,130,131,132,133],"Astaldi","Erdogan","inflazione","Khashoggi","Turchia",{"tags":135},[136,138,140,142,144,146],{"matched_tokens":137,"snippet":129},[],{"matched_tokens":139,"snippet":84},[15,83],{"matched_tokens":141,"snippet":130},[],{"matched_tokens":143,"snippet":131},[],{"matched_tokens":145,"snippet":132},[],{"matched_tokens":147,"snippet":133},[],[149],{"field":36,"indices":150,"matched_tokens":151,"snippets":153},[22],[152],[15,83],[84],{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":48,"score":155,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"1157451471441625193",{"document":157,"highlight":175,"highlights":192,"text_match":203,"text_match_info":204},{"cat_link":158,"category":159,"comment_count":48,"id":160,"is_sticky":48,"permalink":161,"post_author":51,"post_content":162,"post_date":163,"post_excerpt":54,"post_id":160,"post_modified":164,"post_thumbnail":165,"post_thumbnail_html":166,"post_title":167,"post_type":59,"sort_by_date":168,"tag_links":169,"tags":173},[45],[47],"10124","http://radioblackout.org/2012/09/crisi-finanziaria-e-svalutazione-monetaria/","La crisi finanziaria nella lettura del gruppo creatosi intorno alla rivista Krisis e alla figura carismatica di Robert Kurtz è crisi irreversibile e consustanziale alla natura stessa del Capitale. Presto o tardi porterà con sè anche in Europa e negli USA importanti fenomeni di svalutazione monetaria (già piuttosto evidenti per esempio in Cina) imponendo nei fatti, prima che nella cultura, un diverso rapporto col denaro e dunque con il tempo del lavoro che perderà il carattere astratto che riveste nei rapporti capitalistici (in cui è semplicemente il valore a dare un contenuto al lavoro). Questo non vuol dire che una società diversa è già in piedi e che in sostanza siamo già proiettati in una realtà comunista senza avvedercene, come altri autori hanno a più riprese azzardato, ma che questa è nell'orizzonte del possibile almeno quanto la catastrofe. E' molto interessante il ribaltamento che questi teorici operano della lettura dell'attuale congiuntura che senza vergogna politici e media mainstream pstrombazzano da qualche tempo: la colpa della crisi è nostra perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Ebbene, Jappe e soci ci dicono: è esattamente il contrario. Sia in un senso qualitativo che quantitativo abbiamo vissuto nettamente al di sotto delle potenzialità liberate dal modo di produzione capitalistico. L'unico ambito in cui tale proposizione del potere si mostra vera è quello ecologico. Solo in rapporto alle risorse naturali abbiamo in effetti vissuto molto al di sopra delle possibilità dell'ambiente che ci ospita. Commentiamo queste tesi con Anselm Jappe a partire da un suo articolo http://www.sinistrainrete.info/societa/2301-anselm-jappe-cambiare-cavallo.html e da un articolo scritto a quattro mani da Ernst Lohoff e Norbert Trenkle http://www.sinistrainrete.info/marxismo/2299-elohoff-e-ntrenkle-limmenso-rilievo-del-capitale-fittizio.html. Ascolta l'intervista: [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/09/Anselm-Jappe.mp3\"] Scarica il file","25 Settembre 2012","2025-09-24 22:01:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/09/proletari-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"221\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/09/proletari-300x221.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Crisi finanziaria e svalutazione monetaria",1348584487,[170,171,172],"http://radioblackout.org/tag/crisi/","http://radioblackout.org/tag/critica/","http://radioblackout.org/tag/finanza/",[15,174,18],"critica",{"post_content":176,"post_title":180,"tags":184},{"matched_tokens":177,"snippet":178,"value":179},[15],"La \u003Cmark>crisi\u003C/mark> finanziaria nella lettura del gruppo","La \u003Cmark>crisi\u003C/mark> finanziaria nella lettura del gruppo creatosi intorno alla rivista Krisis e alla figura carismatica di Robert Kurtz è \u003Cmark>crisi\u003C/mark> irreversibile e consustanziale alla natura stessa del Capitale. 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L’anemica ripresa, dice la Commissione, è stata essenzialmente trainata da fattori esterni come il prezzo del petrolio basso, l’euro \"debole\" rispetto al dollaro e una politica monetaria assolutamente accomodante da parte della BCE. Una parentesi “favorevole” in una crisi che si fa permanente e che non può durare eternamente. L’Europa è uno zombie che cammina sostenuta soltanto dalle iniezioni di liquidità di mastro Draghi e già in molti, nelle stanze dei bottoni di Bruxelles, stanno pensando a un exit strategy per quando la droga Quantitative Easing finirà.\r\nLa settimana scorsa, il presidente della Bundesbank tedesca ha chiarito che non c’è spazio in Europa per chi non rispetta i vincoli di bilancio e che il fatto che i paesi del Sud dell’Europa non abbiano utilizzato la parentesi favorevole nella crisi per ridurre il debito pubblico attraverso riforme lacrime e sangue sufficientemente dure lascia pensare che l’unione monetaria ha poco futuro.\r\nLa situazione italiana è particolarmente catastrofica, in particolare per quanto riguarda il settore bancario. Più di 300 miliardi di crediti “in sofferenza” (ossia che saranno difficilmente riscossi) fanno traballare tante banche che il governo non può direttamente salvare a causa della nuova normativa europea detta del bail in. Si ricorre quindi a degli escamotage, come il fondo Atlante, che oltre a essere insufficienti nascondono i processi di concentrazione in atto nel sistema bancario italiano con lo sfoltimento degli istituti più piccoli.\r\nNe abbiamo parlato con Renato (CUB banca):\r\nstrumia salvabanche mp3","4 Maggio 2016","2016-05-06 19:06:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/vache-aubrac-devant-etable-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"268\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/vache-aubrac-devant-etable-300x268.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/vache-aubrac-devant-etable-300x268.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/vache-aubrac-devant-etable.jpg 478w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","EU: dove andranno i buoi quando si richiude la stalla?",1462380682,[170,222,223],"http://radioblackout.org/tag/euro/","http://radioblackout.org/tag/salvabanche/",[15,23,31],{"post_content":226,"tags":230},{"matched_tokens":227,"snippet":228,"value":229},[83],"rispetto al dollaro e una politica \u003Cmark>monetaria\u003C/mark> assolutamente accomodante da parte della","Ieri la Commissione europea ha presentato le previsioni sulle prospettive economiche per l’Ue delineando un quadro tutt’altro che roseo. 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Ha praticamente dichiarato la bancarotta. Hassan Diab, nuovo leader libanese, chiamato a trovare una soluzione alla insolvenza bancaria, non ce l'ha fatta: è rimasto sotterrato dal debito. Le banche libanesi si sono dissanguate per mantenere la parità con il dollaro e a sovvenzionare la corruzione e la finanziarizzazione di un'economia fino a 10 anni fa solidissima e pronta a lucrare sulla crisi del 2008, ma gradualmente il risparmio fu eroso dal debito e nel 2019 cominciarono le restrizioni sui prelievi, perché le banche non riuscivano più a reggere e avevano attinto pericolosamente alle riserve di valuta preziosa, dando così spazio alla finanza di imporre bond in cambio di prestiti, mentre il paese non riusciva a importare prodotti da pagare in valuta. Poiché la crisi libanese ha seguito la flessione del mercato petrolifero. Quando nel 2018 il prezzo del petrolio ha iniziato a calare e l'Arabia Saudita ha ritirato il suo sostegno alle istituzioni libanesi, queste hanno dovuto umentare le tasse. L’economia libanese è caratterizzata da un doppio legame tra il settore bancario – diviso tra istituti vicini ai vari potentati politici – e i settori dell’immobiliare e dei servizi, anch’essi strettamente legati ai partiti tradizionali. Di qui discende quella crescita di una struttura economica sempre più sbilanciata verso settori non-produttivi, compensata fino a pochi anni fa dagli ingenti investimenti stranieri resi attraenti dagli alti tassi di interesse garantiti dalle banche libanesi e dal tasso di cambio della valuta nazionale rispetto al dollaro. Dall’altra parte, in mancanza di un settore industriale sviluppato, il sistema politico ha garantito l’occupazione tramite la creazione e distribuzione di posti di lavoro su base settaria, che via via hanno gravato sul bilancio dello stato\r\n\r\nOra il buco è contabilizzato in 30 miliardi di dollari e due terzi dei bond sono in mano a speculatori perlopiù britannici, l'alternativa a essere mangiato dai detentori dei titoli in eurobond (la banca inglese Ashmore) per il Libano è la richiesta di aiuto al Fmi (già intervenuto alla fine della Guerra civile, come si vince dall'intervento di Rosita Di Peri), con quello che consegue normalmente in termini di cancellazione di diritti, welfare, produttività e imposizione di austerità, licenziamenti, ulteriori privatizzazioni, che nel paese dei cedri è alla base della dissoluzione del sistema, poiché la spartizione tra i potentati delle varie comunità, i cui vari apparati si sono spartiti la ricchezza, affidando servizi malerogti a privati. Il problema è che Hezbollah non vuole assolutamente affidarsi al Fmi per il controllo americano sulla istituzione monetaria; ma la fine del sistema di equilibri tra comunità, a cui ha contribuito non poco a dare una spallata il movimento ancora molto vivace, che è attraversato da componenti di ognuna delle 18 comunità e protesta anche e soprattutto contro i trent'anni di neoliberismo in cui lo stato si è ritirato dall'erogazione di servizi primari, dapprima collegato alla ricostruzione del dopoguerra. 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Intrecciato al consociativismo tra comunità religiose il patriarcato è ancora molto potente e pervasivo, eppure in questo frangente – o forse proprio per quello – le donne sono state molto presenti in piazza durante la sollevazione di questi mesi; e non è certo l'inserimento di parecchie donne nel nuovo governo di Diab a essere sufficiente per contenere le rivendicazioni egualitarie.\r\n\r\nLa contingenza di crisi aiuta l'emergere delal rivolta femminile contro il patriarcato\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","14 Marzo 2020","2020-03-14 11:04:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"228\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-300x228.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-300x228.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste-768x585.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/libano-proteste.jpg 854w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La bancarotta dei cedri: chi si comprerà il Libano all'asta dei bond?",1584149905,[264,265,266,267,268,269,270,271],"http://radioblackout.org/tag/bancarotta/","http://radioblackout.org/tag/hariri/","http://radioblackout.org/tag/hezbollah/","http://radioblackout.org/tag/kafala/","http://radioblackout.org/tag/libano/","http://radioblackout.org/tag/patriarcato/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati-siriani/","http://radioblackout.org/tag/sauditi/",[273,27,274,25,275,276,277,278],"bancarotta","hezbollah","libano","patriarcato","rifugiati siriani","Sauditi",{"post_content":280},{"matched_tokens":281,"snippet":282,"value":283},[15],"e pronta a lucrare sulla \u003Cmark>crisi\u003C/mark> del 2008, ma gradualmente il"," \r\n\r\nLunedì 9 marzo il Libano non ha potuto restituire 1,2 miliardi di eurobond in scadenza, con un debito pubblico al 170 per cento e rivolte popolari solo sospese per covid19 – alla ricerca di un modo di esprimersi alternativo tutti insieme. Ha praticamente dichiarato la bancarotta. Hassan Diab, nuovo leader libanese, chiamato a trovare una soluzione alla insolvenza bancaria, non ce l'ha fatta: è rimasto sotterrato dal debito. Le banche libanesi si sono dissanguate per mantenere la parità con il dollaro e a sovvenzionare la corruzione e la finanziarizzazione di un'economia fino a 10 anni fa solidissima e pronta a lucrare sulla \u003Cmark>crisi\u003C/mark> del 2008, ma gradualmente il risparmio fu eroso dal debito e nel 2019 cominciarono le restrizioni sui prelievi, perché le banche non riuscivano più a reggere e avevano attinto pericolosamente alle riserve di valuta preziosa, dando così spazio alla finanza di imporre bond in cambio di prestiti, mentre il paese non riusciva a importare prodotti da pagare in valuta. Poiché la \u003Cmark>crisi\u003C/mark> libanese ha seguito la flessione del mercato petrolifero. 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Questo ingranaggio, di cui le grandi famiglie (una per tutte gli Hariri sostenuti dai sauditi) sono l'emblema patente, ha permesso al paese di lasciarsi alle spalle la guerra civile che ha dissanguato il paese dal 1975 al 1990, ma ha anche arricchito le clientele a discapito delle casse statali e della popolazione e le rivendicazioni dei giovani protestano contro questo sistema di ripartizione, senza leader con rivendicazioni precise e condivise.\r\n\r\nLa permeabilità dei confini libanesi, la quantità di rifugiati, possono aver prodotto situazioni di \u003Cmark>crisi\u003C/mark> già con la presenza della diaspora palestinese, ma l'accoglienza libanese ha sempre assorbito l'immigrazione (impegnati nelle ditte di costruzioni) per cui si possono archiviare gli effetti della vicina \u003Cmark>crisi\u003C/mark> siriana come diversamente influenti sui problemi di Beirut.\r\n\r\nDalla bancarotta e dall'affastellarsi di questi e di molti altri aspetti della storia socio-politica libanese siamo partiti per capire con Rosita Di Peri in che modo si sia potuto arrivare a questo punto e verso dove si possa indirizzare, ora che non è più così scontato che il Libano venga aiutato comunque, soprattutto perché gli interessi della finanza e le sue strategie sono mutate, come il gioco di alleanze e il rischio di sopravvivenza per gruppi di potere, come i filoiraniani di hezbollah.\r\n\r\nLa bancarotta libanese era nella natura del sistema?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUn sistema fortemente maschilista, come abbiamo potuto rilevare quando Rosita ci ha illustrato la condizione femminile a partire dal sistema kafala per immigrate e collaboratrici famigliari in condizioni di schiavitù e dalla mancanza di un codice civile unificato, di diritti, e dalla presenza lgbtqia all'interno del movimento. 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Si persegue insomma una svalutazione monetaria attraverso la svalutazione delle vite dei produttori reali della ricchezza sociale: i lavoratori. Oltre a una sistematica privatizzazione e svendita di settori strategici della ricchezza nazionale: energie, trasporti e sevizi. Alla base di questo piano sta l'idea che le banche siano le legittime proprietarie della ricchezza nazionale. La Grecia funge in qualche maniera da apripista di strategie che coinvolgeranno man mano molti paesi europei, con i popoli lasciati fuori da qualunque pur modesto ruolo nel meccanismo decisionale. Appare sempre più evidente che la Grecia sta sprofondando in una miseria dalla quale non si solleverà mai più e che l'unico modo di fermare questo meccanismo è il rifiuto del pagamento del debito: cosa per altro cui la Grecia si era già decisa durante la crisi del debito del 1982. Un paesaggio a tinte scure dunque ma squarciato dalla luce della possibilità. Possibilità che in qualche misura stanno germogliando nella cultura e nella pratica del conflitto che i Greci stanno sperimentando nelle lotte di questi ultimi anni e che resta da valutare se sapranno imprimere all'organizzazione insorgente un salto qualitativo indispensabile.\r\n \r\nAscolta l'intervista:\r\n \r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/spyros_Salonicco.mp3\"]\r\n \r\nScarica file\r\n \r\n ","7 Febbraio 2012","2025-09-24 22:01:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/grecia-crisi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"197\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/grecia-crisi-300x197.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/grecia-crisi-300x197.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/grecia-crisi-768x505.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/grecia-crisi.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La Grecia sotto ricatto",1328646658,[],[],{"post_content":305},{"matched_tokens":306,"snippet":307,"value":308},[15],"fase storica nota ormai come \u003Cmark>crisi\u003C/mark> del debito sovrano, è caratterizzata","Spyros Marchetos, docente di storia delle idee alla Aristotle University of Salonicco percorre con noi la parabola drammatica di un Paese, la Grecia, che da febbraio 2010 è sotto la pesante tutela di Fondo Monetario internazionale, Banca Mondiale e Unione Europea.\r\n\r\nQuesta fase storica nota ormai come \u003Cmark>crisi\u003C/mark> del debito sovrano, è caratterizzata da politiche volte all'impoverimento dei livelli di vita e di abbassamento generale della remuneratività dei salari a livello degli operai cinesi, considerati come il termine cui guardare per restituire competitività all'industria europea. 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Ne abbiamo parlato con Francesco Carlizza, che ci ha aiutato a districarci nella giungla di anglicismi e cifre che decide il destino di miliardi di esseri umani.\r\nLe agenzie di rating – quelle importanti – sono solo tre. In tre controllano il 96% del mercato. La prima è Standard’s&Poor che ne controlla circa il 40%, Moody’s che arriva al 39% e Fitch che si aggiudica il 16%. Queste tre agenzie sono diventate importanti nel 1975, quando la società per la borsa statunitense decise che i debiti delle società quotate dovessero essere certificati da una delle tre. La conseguenza è stata che in tre si sono accaparrate tutto il mercato. Queste agenzie di rating non sono certo organismi neutrali: i proprietari sono fondi di investimento, hanno forti interessi all’interno del mercato finanziario, non sono arbitri di una partita giocata da altri. Il solo fatto di effettuare delle previsioni o comunque delle analisi, fa sì che queste diventino vere. Se un’agenzia considerata credibile asserisce che una certa società va male, ne conseguirà inevitabilmente che vada male davvero, perché chi investe vende per non correre rischi e contribuisce così ad accelerare (a volte anche ad innescare) la crisi. È un meccanismo decisamente perverso.\r\nProviamo a capire cosa è successo nell’ultima settimana. I dati sul declassamento di Italia, Francia e altri dieci paesi europei sono stati forniti il venerdì sera, quando i mercati sono chiusi, ma le voci di retrocessione circolavano già nel pomeriggio. Fitch, la terza società di rating, che è di proprietà di un miliardario francese, si è subito affrettata a dire che confermava la tripla A della Francia.\r\nQuest’estate Standard & Poor’s aveva retrocesso gli Stati Uniti dalla tripla A ad AA+. Due mesi dopo la visita dell’FBI e alcune class action per alcune valutazioni errate la società ha pensato bene di sostituire il direttore generale con un altro che non infastidisse gli Stati Uniti.\r\nLe motivazioni della retrocessioni di dieci paesi europei erano già contenute nella previsione, fatta da tempo, che l’Europa stesse entrando in una fase recessiva. Nei fatti la retrocessione di S&P è una bocciatura della politica monetaria di Angela Merkel, che ha scelto di non far crescere l’inflazione, riducendo però i costi sociali, stampando moneta. Merkel mira ad un euro forte, capace di sostituire il dollaro.\r\n\r\nAscolta l’intervista con Francesco Carlizza [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/2012-01-15-Francesco-Carlizza-abbassamento-del-rating.mp3|titles=2012 01 15 Francesco Carlizza abbassamento del rating]\r\n\r\nScarica il file","17 Gennaio 2012","L’abbassamento del rating dell’Italia e quello – annunciato ma non fatto – della Francia hanno animato la scorsa settimana. Ne abbiamo parlato con Francesco Carlizza, che ci ha aiutato a districarci nella giungla di anglicismi e cifre che decide il destino di miliardi di esseri umani.\r\nLe agenzie di rating – quelle importanti – sono solo tre. In tre controllano il 96% del mercato. La prima è Standard’s&Poor che ne controlla circa il 40%, Moody’s che arriva al 39% e Fitch che si aggiudica il 16%.","2018-10-17 22:11:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/stndard_and_poors-200x110.jpg","Il perverso gioco del rating",1326840292,[385,222,386,387],"http://radioblackout.org/tag/dollaro/","http://radioblackout.org/tag/rating/","http://radioblackout.org/tag/speculazione/",[332,23,330,340],{"post_content":390},{"matched_tokens":391,"snippet":392,"value":393},[15],"volte anche ad innescare) la \u003Cmark>crisi\u003C/mark>. È un meccanismo decisamente perverso.\r","L’abbassamento del rating dell’Italia e quello – annunciato ma non fatto – della Francia hanno animato la scorsa settimana. Ne abbiamo parlato con Francesco Carlizza, che ci ha aiutato a districarci nella giungla di anglicismi e cifre che decide il destino di miliardi di esseri umani.\r\nLe agenzie di rating – quelle importanti – sono solo tre. In tre controllano il 96% del mercato. La prima è Standard’s&Poor che ne controlla circa il 40%, Moody’s che arriva al 39% e Fitch che si aggiudica il 16%. Queste tre agenzie sono diventate importanti nel 1975, quando la società per la borsa statunitense decise che i debiti delle società quotate dovessero essere certificati da una delle tre. La conseguenza è stata che in tre si sono accaparrate tutto il mercato. Queste agenzie di rating non sono certo organismi neutrali: i proprietari sono fondi di investimento, hanno forti interessi all’interno del mercato finanziario, non sono arbitri di una partita giocata da altri. Il solo fatto di effettuare delle previsioni o comunque delle analisi, fa sì che queste diventino vere. Se un’agenzia considerata credibile asserisce che una certa società va male, ne conseguirà inevitabilmente che vada male davvero, perché chi investe vende per non correre rischi e contribuisce così ad accelerare (a volte anche ad innescare) la \u003Cmark>crisi\u003C/mark>. È un meccanismo decisamente perverso.\r\nProviamo a capire cosa è successo nell’ultima settimana. I dati sul declassamento di Italia, Francia e altri dieci paesi europei sono stati forniti il venerdì sera, quando i mercati sono chiusi, ma le voci di retrocessione circolavano già nel pomeriggio. Fitch, la terza società di rating, che è di proprietà di un miliardario francese, si è subito affrettata a dire che confermava la tripla A della Francia.\r\nQuest’estate Standard & Poor’s aveva retrocesso gli Stati Uniti dalla tripla A ad AA+. Due mesi dopo la visita dell’FBI e alcune class action per alcune valutazioni errate la società ha pensato bene di sostituire il direttore generale con un altro che non infastidisse gli Stati Uniti.\r\nLe motivazioni della retrocessioni di dieci paesi europei erano già contenute nella previsione, fatta da tempo, che l’Europa stesse entrando in una fase recessiva. 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A fronte di un altissimo tasso di astensione, i mercati salutano con favore la rinnovata prospettiva di stabilità politica con la rielezione del leader del Partito Liberal Democratico.\r\n\r\nFra i punti salienti della campagna elettorale, dalle forti tinte nazionaliste, l'avvio di una riforma della Costituzione ultrapacifista del secondo dopoguerra, che possa rilanciare un ruolo anche militare del paese sullo scenario internazionale, linea dura contro la Corea del Nord e prosecuzione della politica economica denominata \"Abenomics\", basata su una politica monetaria ultraespansiva volta a traghettare il paese fuori dal pantano della stagnazione economica degli ultimi decenni.\r\n\r\nUna panoramica sulla situazione politica ed economica della terza economia del mondo, con un approfondimento sui timidi successi di queste politiche economiche degli ultimi anni e l'acuirsi delle dinamiche di precarizzazione ed aumento del divario nel mondo del lavoro, soprattutto femminile.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la puntata di Cattivi Pensieri del 24/10/2017\r\n\r\nPrima parte\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/jap1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSeconda parte\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/jap2.mp3\"][/audio]","25 Ottobre 2017","2018-10-24 18:01:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/jap3-200x110.jpg","Giappone - Riconferma del premier Shinzo Abe, fra pulsioni nazionaliste e rilancio di \"Abenomics\"",1508891144,[410,411,170,412,413,414,415,416],"http://radioblackout.org/tag/asia/","http://radioblackout.org/tag/capitalismo/","http://radioblackout.org/tag/economia/","http://radioblackout.org/tag/giappone/","http://radioblackout.org/tag/lavoro/","http://radioblackout.org/tag/militarismo/","http://radioblackout.org/tag/nazionalismo/",[328,338,15,418,334,419,336,342],"economia","lavoro",{"post_content":421,"tags":425},{"matched_tokens":422,"snippet":423,"value":424},[83],"Abenomics\", basata su una politica \u003Cmark>monetaria\u003C/mark> ultraespansiva volta a traghettare il","Riconferma del premier uscente Shinzo Abe nelle elezioni politiche anticipate di domenica 22 ottobre in Giappone. 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